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CAPITOLO XV: ALCHIMIA E MEDICINA TRADIZIONALE CINESE [pag

CAP. XV – ALCHIMIA E MEDICINA TRADIZIONALE CINESE

I più antichi testi alchemici cinesi esistenti, comprendenti il corpus Taiqing, il Cantong qi e il Baopuzi, risalgono al II-IV sec. a.C. La tradizione alchemica cinese, durata due millenni e tuttora ininterrotta in alcuni suoi aspetti, ha dato origine a numerose correnti, a un'ampia serie di pratiche e tecniche e a un corpus letterario di notevoli dimensioni, solamente in parte conservato sino a oggi. Le scuole di alchimia cinese, pur avendo come obiettivo comune la r icerca dell'immortalità si differenziano l'una dall'altra essenzialmente sul piano della pratica: la distinzione principale è quella tra i due rami convenzionalmente noti come waidan o alchimia esterna e neidan o alchimia interna.

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Gli alchimisti della scuola esterna si occupavano prevalentemente della ricerca dell'elisir di lunga vita (dan) attraverso la produzione di rimedi, elisir e pillole dell'immortalità, le cui componenti erano sia sostanze vegetali che sostanze animali e minerali, dando maggiore importanza, a seconda dei casi, al loro ingerimento oppure ai loro significati simbolici. I due ingredienti principali dell’alchimia taoista erano l’oro e il cinabro (solfuro di mercurio, di colore rosso vermiglio; dato il suo contenuto in mercurio, è da considerarsi tossico). Questi alchimisti affermavano che l'estrazione dell'elisir riproduceva il processo attraverso il quale la natura trasmuta spontaneamente minerali e metalli in oro: l'alchimia ha il compito di accelerare comprimendo o "manipolando" i secoli di tempo che il processo naturale richiede.

Li Shaojun disse all'imperatore: «Facendo offerte ai fuochi (zao), si possono evocare gli esseri soprannaturali (wu). Se li si chiama, il cinabro può essere tramutato in oro. Quando l'oro è stato prodotto e trasformato in recipienti per mangiare e bere, si può prolungare la propria vita. Se la propria vita è prolungata, si sarà in grado di incontrare gli immortali dell'Isola Penglai in mezzo al mare. Quando uno li ha visti e ha eseguito le cerimonie di feng e shan, non morirà mai.»

L’alchimia interna (ancora oggi trasmessa e praticata), che usava il linguaggio alchemico per esprimere concetti fisiologici, mistici e spirituali, consiste invece nel conseguire la trasmutazione del corpo da

mortale a immortale, intervenendo direttamente sull’organismo attraverso l'utilizzo di pratiche fisiche e mentali, quali esercizi respiratori, dieta (es: l’abolizione dei cinque cereali), ginnastica e particolari forme meditative.

Con il tempo, le due forme, “interna” ed “esterna” dell’alchimia, divennero talmente complementari che, già dall’XI secolo, fu assolutamente impossibile distinguere una operazione dall’altra.

La pratica dell'alchimia esterna waidan ebbe origine nella prima dinastia Han (206 a.C.–220 d.C.), crebbe in popolarità fino a quella Tang (618–907) quando il neidan cominciò a imporsi a seguito della morte di diversi imperatori per avvelenamento (molti elisir erano velenosi, con allucinazioni da avvelenamento da mercurio), e gradualmente declinò fino alla dinastia Ming (1368–1644). La medicina tradizionale cinese ha ereditato dall'alchimia esterna le basi di farmacologia tradizionale e dall'alchimia interna la parte relativa al Qi gong.

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