Notiziario Meeting giugno 2014

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NOTIZIARIO

R I V I S TA D E L L A F O N DA Z I O N E M E E T I N G P E R L’A M I C I Z I A T R A I P O P O L I

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ANNO XXXIV

GIUGNO 2014


Sport, arte, musica, moda, design, industria, cinema. Non esiste disciplina nella quale l’Italia non sia stata grande. Non esiste settore nel quale non abbiamo brillato. Siamo stati sul tetto del mondo, ora è tornato il momento di attaccare in contropiede. E allora

#GUARDIAMOAVANTI Costruiamo, inventiamo, produciamo, scriviamo. Facciamo qualcosa di cui essere di nuovo fieri. Perché per essere grandi come il nostro passato non serve la nostalgia. Serve l’energia.

insieme con

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EDITORIALE

Le sfide del vivere Ci avviciniamo alla XXXV edizione del Meeting e con questo Notiziario continuiamo ad anticiparvi quello che troverete nei padiglioni della fiera ad agosto. Un Meeting dedicato a quelle periferie che Papa Francesco ci ha invitato a guardare e conoscere fin dall’inizio del suo

pontificato. Uscire verso le periferie, andare incontro - ci ha ripetuto spesso il Papa - andare verso le periferie esistenziali per incontrare tutti.

Non solo quindi le periferie geografiche, quelle dei posti più poveri del mondo, ma anche

le periferie del quotidiano, le sfide della normalità del vivere. Sono proprio queste sfide che la prossima edizione del Meeting vuole provare a rac-

PERIFERIE RACCONTATE DAI PERIFERICI, PER I QUALI LA REALTÀ È QUALCOSA DA ABBRACCIARE E NON DA COMBATTERE.

contare. Sfide dentro le quali si pone una presenza, si pone, emerge un soggetto capace di stare davanti alle difficoltà, un soggetto che riesce, non semplicemente a sopravvivere, ma a vivere nella periferia.

Questo soggetto, questa presenza, sarà il filo rosso del prossimo Meeting. Un filo che, come potrete vedere sfogliando queste pagine, sarà davvero internazionale.

L’amicizia degli SWAP, il gruppo di studenti egiziani, che raccontano in una mostra l’espe-

rienza del dialogo tra musulmani e cristiani copti durante la rivoluzione in Egitto; il lavoro del

Prof. Giorgio Buccellati e di sua moglie Marilyn negli scavi archeologici in Siria e in Georgia; la straordinaria esperienza di un gruppo di artisti Kenioti, che si esibiranno nell’International Arena, spazio interamente dedicato ad artisti internazionali. Ma anche la realtà di Portofranco

e l’aiuto allo studio che ogni giorno offre ai ragazzi in difficoltà; fino all’esperienza e alle proposte che la CDO sport farà al Meeting di quest’anno.

Periferie raccontate dai periferici. Persone per le quali la realtà è innanzitutto qualcosa da guardare e da abbracciare, e non da combattere. Persone che riconosco che la realtà rappresenta un bene e che l’altro rappresenta un’occasione attraverso cui il destino si fa presente all’uomo.

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GIUGNO 2014 NOTIZIARIO NOTIZIARIO

R I V I S TA DELLA D E L L A FFONDAZIONE O N DA Z I O N E M E E T I N G PPER E R L’A M I C I Z I A TTRA R A II PPOPOLI OPOLI RIVISTA MEETING L’AMICIZIA

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SOMMARIO

w w w . m e e t i n g r i m i n i . o r g «NOI DESIDERIAMO VEDERE CHE LA FEDE È IN GRADO DI ENTRARE NELLA REALTÀ DI TUTTE LE COSE, E DI MOSTRARE TUTTA LA SUA POTENZA DI CAMBIAMENTO» [JULIÁN CARRÓN]

ANNOXXXIV XXXIV ANNO

GIUGNO MARZO 2014 2014

EDITORIALE

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Le sfide del vivere IN-MOSTRA 2014

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Ho incontrato i ragazzi di SWAP di Stefano Pichi Sermolli

Un cuore battente

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Dal profondo del tempo

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Il fascino di Tolstoj

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di Pigi Colognesi

di Erika Elleri In copertina: Un’immagine dello spettacolo dei kenioti: “Una fame che ci vedo!”

di Giovanna Parravicini

SPETTACOLI 2014

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Una fame che ci vedo di Otello Cenci

SPETTACOLI 2014

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Il film che ho amato di più di Francesca Fabbri Fellini

SPETTACOLI 2014

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La magia del cinema di Beppe Musicco

SPETTACOLI 2014 Anno XXXIV - N. 2, Giugno 2014 Questo numero è stato chiuso il 31/05/2014 Proprietario/Editore: Fondazione Meeting per l’amicizia tra i popoli Autorizzazione del Tribunale di Rimini n. 2008 del 2/11/82 DIRETTORE RESPONSABILE: Alver Metalli COORDINAMENTO REDAZIONALE: Stefano Pichi Sermolli REDAZIONE: Vanni Casadei, Erika Elleri, Piergiorgio Gattei, Walter Gatti, Rosanna Menghi, Daniela Schettini FOTO: Roberto Masi, Angelo Tosi PROGETTO GRAFICO: Davide Cestari, Lucia Crimi VIDEOIMPAGINAZIONE: R&S&C - Modena STAMPA: Pazzini - Villa Verucchio - Rimini REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: Via Flaminia, 18-20 - C.P. 106 - 47923 Rimini Tel 0541/78.31.00 Telefax 0541/78.64.22. email - meeting@meetingrimini.org www.meetingrimini.org PUBBLICITÀ: Evidentia Communication (società a direzione e coordinamento di Fondazione Meeting) Tel 0541/18.32.501 Fax 0541/78.64.22

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Artisti da tutto il mondo

NOTIZIARIO

di Paolo Montani

TESTIMONI

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Una presenza nelle periferie di Erika Elleri

SPORT

Lo sport come divertimento e mezzo educativo

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di Stefano Pichi Sermolli

VILLAGGIO RAGAZZI

Un Meeting per i piccoli di Raffaella Ottaviani

MOSTRE ITINERANTI

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Qualcosa di donato di Concetta Russo

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IN-MOSTRA 2014

Ho incontrato i ragazzi di SWAP A Firenze, per due giorni nel mese di maggio, i ragazzi di SWAP (Share With All People) hanno allestito la mostra “Quando i valori prendono vita”. Un percorso sull’Egitto e il lato umano della sua Rivoluzione, che sarà riproposta al prossimo Meeting. Ho passato una giornata con gli “swapper” e mi hanno raccontato com’è nata la mostra e la loro strana amicizia, un’esperienza di unità vissuta tra cristiani e musulmani. di Stefano Pichi Sermolli

È

una bellissima giornata, siamo nel cuore di Firenze, in Piazza San Giovanni, al Centro di Arte e Cultura. Dalle finestre si vedono la Cattedrale, Santa Maria del Fiore e il Battistero che purtroppo è coperto dalle impalcature per la ristrutturazione. Ma la vista è comunque mozzafiato. Nelle sale del palazzo i ragazzi del Prof. Wael Farouq hanno montato i pannelli. Mina, uno dei ragazzi, cristiano copto, sta spiegando la mostra ad un visitatore d’eccezione, il Vescovo ausiliare di Firenze, S.E. Mons. Claudio Maniago. Come è nato tutto Mi aggrego. Mina racconta la storia della piccola Mariam, bambina di otto anni, colpita da dodici pallottole all’uscita dalla chiesa della Vergine Maria al Cairo, nella quale si era recata per la celebrazione del matrimonio di due amici di famiglia. È la storia che ha dato il via alla mostra. È nell’agosto del 2013, infatti, che scoppia in Egitto la persecuzione contro i cristiani copti, e alcune ragazze musulmane, studentesse dell’Università Cattolica di Milano,

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parlando con il Prof. Wael Farouq sentono il desiderio di raccontare le sofferenze che i loro fratelli cristiani stanno vivendo. E la mostra racconta queste sofferenze. Dopo alcuni pannelli Mina passa il testimone a Jasmin, una ragazza con lo chador in testa, occhi azzurri e uno spiccato accento milanese, che prosegue la spiegazione. Ogni pannello è una storia Ogni pannello è una storia, una bella storia, in mezzo al dramma della rivoluzione. Storie di morte e di speranza. Storie di bellezza dentro la tragedia, storie di una strana amicizia, che i giornali, le televisioni non raccontano. Fatti, avvenimenti precisi, che molti dei ragazzi hanno vissuto anche personalmente, perché durante la rivolta erano in Egitto, erano tornati a trovare i propri parenti. Foto di quella rivoluzione Le foto che hanno scelto e stampato raccontano gli eventi straordinari di quella rivoluzione. I cristiani copti che fanno da scudo umano ai musulmani in preghiera rivolti verso la Mecca; un

I ragazzi di Swap durante l’incontro di presentazione gruppo di musulmani che proteggono gli edifici sacri cristiani; l’impegno della dottoressa Mona Mina, di recente nominata a Segretario Generale dei Medici, carica per la prima volta affidata ad una donna, una donna copta; il volto di Emad Effat, sheykh di al-Azhar, sceso in piazza spogliandosi della sua veste azharita; ed infine il volto di Gika, l’eroe della rivoluzione, morto a soli 16 anni per il sogno egiziano di libertà e giustizia, diventato simbolo di quella rivoluzione e simbolo della mostra.


IN-MOSTRA 2014 i ragazzi con il sorriso stampato in faccia, durante l’incontro di presentazione della mostra. «Dentro il male, dentro la morte, abbiamo voluto far vedere una speranza». La speranza di una possibilità di cambiamento dell’uomo. «Noi questa speranza l’abbiamo vista in noi stessi, in questo gruppo che mette insieme ragazzi musulmani, ragazzi cristiani, ragazzi di paesi diversi». «Si devono denunciare le violenze e i soprusi, certo, ma bisogna parlare del bene, e noi abbiamo raccolto storie positive, di cooperazione, di collaborazione e condivisione. La bellezza della convivenza parla a tutti, arriva a tutti. Abbiamo raccontato una speranza che è il riflesso della nostra esperienza».

della mostra all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Graffiti Storie raccontate attraverso i graffiti, l’arte popolare per eccellenza. «I graffiti testimoniano senza veli e senza filtri il pensiero della gente», dice Mina spiegando i pannelli successivi. «Mina Daniel ed Emad Effat sono stati disegnati l’uno con l’aureola e l’altro con le ali perché la gente li vede realmente come due angeli, e se un altro murale li rappresenta mentre reggono insieme uno striscione sotto il quale sono radunati una serie di manifestanti, è perché la gente li considera davvero come un

esempio da seguire e una testimonianza concreta di cooperazione tra musulmani e copti. E Gika è stato disegnato con la maglietta di Superman, con la G di Gika al posto della S, perché la gente lo considera realmente un eroe. Storie di uomini liberi, i martiri della rivoluzione, che in quanto liberi hanno potuto dare la vita per difendere la loro libertà». Uno sguardo di speranza «Abbiamo raccontato la rivoluzione egiziana con un altro sguardo», dicono

Il gruppo SWAP A fine giornata mi fermo con loro. Mina, Jasmin, Gloria, Monica, Shereen, Omnia, Veronica, Nadia, chiedo loro di raccontarmi meglio la loro storia, come è nato il gruppo SWAP. «Chi ha fatto nascere tutto non è con noi oggi a Firenze. - Precisano - Randa è rimasta a Milano insieme ad altri del gruppo che non sono potuti venire». È con Randa, infatti, che è nata la “Comunità incontro” (primo nome del gruppo) che nei chiostri dell’Università Cattolica si imbatte nel nome del Prof. Farouq, nome che le ricorda un articolo letto anni prima sul Meeting Cairo. Con altre amiche lo cercano, lo trovano e con lui nasce un’amicizia che oggi è diventata da condividere con tutti (Share with all People). Ci vediamo al Meeting «Com’è il Meeting?» mi chiede Mina, un po’ preoccupato, andando via. «Tranquillo, un po’ più grande di qui, ci vediamo a Rimini», rispondo io.

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IN-MOSTRA 2014

Un cuore battente Quest’anno una mostra al Meeting sul grande scrittore francese Charles Péguy, in occasione del centesimo anniversario dalla sua morte. In mezzo all’enorme mare degli scritti di Péguy, qual è il punto essenziale? Quale idea verrà comunicata e quale sarà il tema principale della mostra? Ce lo racconta uno dei curatori, Pigi Colognesi. di Pigi Colognesi

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ulle basse poltrone dell’Ufficio stampa del Meeting edizione 2013 siamo seduti in tre: Piero Cappelli, Massimo Morelli ed io. Abbiamo appena sottoposto ai responsabili dell’Ufficio Mostre un’idea che ci è venuta non si sa bene come: fare una mostra dedicata a Charles Péguy nell’anno centenario della sua morte, questo 2014. Ci hanno risposto con un sì di massima e adesso si tratta di dare forma alla proposta. Mentre beviamo un caffè e attorno a noi sfrecciano occupatissimi gli operatori dell’Ufficio stampa e un po’ più compassati i giornalisti, cominciamo a tirar fuori qualche idea su come immaginiamo la mostra. Il punto essenziale Pian piano si fa largo la domanda fondamentale: In mezzo all’enorme mare degli scritti di Péguy, qual è il punto che ci appare essenziale? Improvvisamente salta fuori l’ipotesi di lavoro: la mostra deve ruotare attorno alla parola «avvenimento». Le scelte operative che abbiamo fatto nel progettare e realizzare la mostra dipendono tutte da quell’originale intuizione. Provo a riassumerle. Ogni evento è sempre storicamente de-

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terminato, avviene in uno spazio preciso e in un tempo identificabile. L’«avvenimento» Péguy deve, quindi, innanzitutto essere presentato nel suo concreto svolgersi. Le quattro sezioni della mostra In tal senso la mostra è suddivisa in quattro «sezioni» cronologicamente successive. La prima si intitola «Per la città armoniosa» e copre il periodo che va dalla nascita ad Orléans (1873) alla fondazione dei Cahiers de la quinzaine (1900). La vicenda che vi si svolge è quella di un bambino nato in famiglia povera, resa monca dalla morte prematura del padre, educato contemporaneamente nella scuola laica e nella parrocchia, a cui si apre la prospettiva di studi superiori. Un giovane che abbandona la pratica religiosa, sentita come superflua, e che abbraccia il socialismo inteso come soluzione più accettabile per realizzare una giusta convivenza dalla quale nessuno sia escluso, la «città armoniosa», appunto. La seconda sezione (1900-1907) riguarda la prima fase del Cahiers, quella delle battaglie contro il socialismo anchilosato, per il mantenimento del

Ritratto di Charles Pèguy disegnato da Lèon Deshairs dreyfusismo autentico, per il superamento del «mondo moderno» che avvilisce ogni umanità nell’asfittico meccanismo dei sistemi intellettuali. Anni di lavoro


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sezione. Il giardino in cui Gesù ha vissuto la sua agonia (sulla quale Péguy ha scritto pagine immortali) può essere preso a simbolo degli anni in cui lo scrittore ha vissuto su di sé la profonda crisi del mondo che lo circondava: crisi di ideali alti, di pensiero autentico, di solidarietà vissuta, di giustizia praticata, di politica utile. Crisi esterna accompagnata da gravi difficoltà personali: malattia, povertà, solitudine, sbandamento affettivo. Ma come nel giardino degli ulivi Cristo ha posto - «Fiat voluntas tua» - il seme della resurrezione, così da quel periodo di acuta sofferenza, Péguy ha tratto lo slancio del rinnovamento: attraverso la riscoperta della fede «di quando eravamo bambini». Non una «conversione» intesa come rinnegamento del passato, ma una rifioritura come di un albero che trova più profonde sorgenti di linfa. È dall’avvenimento di questa rinascita che sgorgano le grandi opere dell’ultimo periodo della vita di Péguy (1910-1914), quelle più famose e citate: il tre Misteri, il Laudet, Il denaro, gli Arazzi, Eva e le due Note. Le abbiamo raccolte sotto l’emblema del «cammino di Chartres», perché il pellegrinaggio del giugno 1912 alla celebre cattedrale ha segnato - per ammissione dello stesso Péguy: «Sono un uomo nuovo» - una svolta decisiva nella sua esistenza, una profonda pacificazione - «Ecco, mi abbandono» -, che durerà fino ai giorni della guerra e della morte sul campo di battaglia.

nel luglio del 1894 (© Ph. Templier / Centre Charles Pèguy, Ville d’Orlèans). estenuante, di amicizie annodate o sciolte, di polemiche e di esaltanti scoperte, di scrittura sovrabbondante. Ma anche di progressivo isolamento, quasi che il

mondo politico e culturale abbia voluto espellere Péguy percepito come un corpo estraneo. «Dal Getsemani» è il titolo della terza

Ampio spazio ai testi Su tutto questo itinerario Péguy ha continuamente riflettuto e scritto e per noi oggi l’unica possibilità per partecipare alla sua esperienza è quella di leggere le sue parole. Perciò in mostra abbiamo voluto lasciare il più ampio spazio ai testi di Péguy. In proposito sono necessarie due annotazioni. La prima è che gli scritti di Péguy sono un fiume in piena; proprio per essere

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fedele alla logica dell’avvenimento, il nostro autore non seguiva degli schemi predefiniti: si lasciava andare alla sollecitazione che un fatto, un incontro, una lettura, gli suscitavano e li inseriva nel flusso della sua scrittura. Li inseriva aggiungendo, accumulando: Péguy non cancellava mai nulla e tantomeno rifiniva i suoi testi per pura preoccupazione stilistica. Le sue stesse famose ripetizioni non sono altro che un’ultima obbedienza alla constatazione che la parola è insufficiente a descrivere la ricchezza del fatto e che quindi occorre ritornarci sempre, chiarirlo da nuovi punti di vista, illuminarlo con successivi tocchi di approssimazione. Si comprende subito quanto un autore che scrive così sia difficile da citare. I testi esposti in mostra sono sostanzialmente dei puzzle ricomposti da un contesto molto più lungo e variegato. Un limite, senz’altro; ma anche il suggerimento al visitatore di immergersi direttamente lui nel fiume della poesia e della prosa dello scrittore orleanese.

La seconda annotazione è più sostanziale e coinvolge direttamente l’atteggiamento del visitatore. La lettura di un testo, infatti, può essere un avvenimento, ma può anche non esserlo. E non lo sarà di certo se il lettore non ha l’apertura disponibile che non si ferma al già saputo. L’ha scritto Péguy in Clio: «Leggere è entrare in; nella contemplazione di una vita, con amicizia, con fedeltà, anche con un certo compiacimento indispensabile, non soltanto con simpatia, ma con amore». Solo a queste condizioni lo scritto rimane «vivo» e solo da qualcosa di vivo può scaturire l’avvenimento. «È un destino meraviglioso, quasi formidabile, che tante grandi opere possano ricevere ancora un compimento, una conclusione, un coronamento da parte nostra, dalla nostra lettura. La più grande opera del genio è rimessa nelle nostre deboli mani». Ciò vale tanto più quanto più la parola proposta è impegnativa e, dunque, vale supremamente di fronte alla parola di Dio: «Gesù non ci ha dato delle parole morte che noi

Cattedrale di Chartres (© Ph. Templier / Centre Charles Péguy, Ville d’Orléans).

dobbiamo chiudere in piccole scatole (o in grandi) e che dobbiamo conservare in olio rancido. Le parole di vita, le parole vive non si possono conservare che vive, nutrite vive, nutrite, portate, scaldate, calde in un cuore vivo. È a noi, infermi, che è stato dato, è da noi che dipende, infermi e carnali, di far vivere e di nutrire e di mantenere vive nel tempo quelle parole pronunciate vive nel tempo» (Il portico del mistero della seconda virtù). Titolo e allestimento Resta da dire qualche parola sul titolo e sull’allestimento. L’«anima carnale» di cui in mostra si cerca di fare la «storia» è, ovviamente, quella di Péguy stesso. Ma lo è proprio in quanto lo scrittore ci ha fatto capire che ogni avvenimento è un dato concreto, carnale, portatore però di un’anima, di una tensione al significato che eccede l’apparenza. Inoltre - come ricorda il primo pannello introduttivo a tutta la mostra - «anima carnale» per eccellenza è stato Cristo: nell’avvenimento della sua incarnazione, della sua vita privata e pubblica, della sua morte e risurrezione Egli ha reso presente il sublime «incastro» dell’eterno nel temporale e, reciprocamente, del temporale nell’eterno. Nella assoluta imprevedibilità di un simile avvenimento - dice Péguy - sta la novità del cristianesimo e la sua inesauribile attrattiva. La forma che ha assunto l’allestimento della mostra vuole rendere fisicamente evidente quanto Péguy ebbe a dire della sua vita. Quella vita è stata la continua fedeltà di un «cuore battente» alle proprie domande e allo svolgersi degli avvenimenti. Non è stata priva di peccati, ma non ha mai barato di fronte alla imprevedibile proposta della grazia.

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Dal profondo del tempo Al Meeting verrà esposta una mostra archeologica sull’origine della comunicazione e della comunità a partire dallo studio sugli ominidi di Dmanisi (odierna Repubblica di Georgia) e sulla città-stato di Urkesh (odierna Siria), fino ad uno sguardo sulla Siria dei giorni nostri. Per saperne di più abbiamo intervistato la principale curatrice Marilyn Kelly-Buccellati e suo marito Giorgio Buccellati, tra i più noti studiosi di civiltà antiche, entrambi con alle spalle più di quarant’anni di scoperte e di scavi. di Erika Elleri

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uest’anno al Meeting verrà proposta una mostra frutto del vostro lavoro sulla città di Urkesh, una delle più antiche città del mondo. Come è possibile che dallo studio di antichi reperti si possa arrivare a comprendere meglio il proprio passato e presente? Marilyn Kelly-Buccellati: Per comprendere meglio il proprio presente e passato dallo studio di antichi reperti il presupposto fondamentale è la genuinità dell’esperienza. Ad esempio, l’origine del linguaggio, è un presupposto che condiziona tutta la storia successiva della comunicazione e per questo lo consideriamo un momento molto importante, a partire dal pre-linguaggio, quello attestato a Dmanisi, fino allo sviluppo del linguaggio vero e proprio. In mostra vogliamo far vedere come l’uomo abbia incominciato ad organizzarsi in una piccola comunità di poche persone, in una organizzazione della società, che è la logica delle prime città, fino ad oggi. Giorgio Buccellati: Questa comunità è una cosa organica, per cui non è soltan-

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to che impariamo dal passato, ma siamo limitati e condizionati dalle esperienze che sono state vissute attraverso i secoli. Vedere com’è questa esperienza originaria - nel nostro caso all’origine della città e prima ancora nella preistoria - vedere e capire queste realtà, ci aiuta a comprendere il condizionamento nel quale viviamo e, perciò, noi stessi. Qual è l’intento cardine di questa mostra dedicata all’archeologia, agli studi sugli ominidi di Dmanisi (odierna Georgia) e alla città stato di Urkesh (odierna Siria) e quali sono i tratti che la rendono attuale? Marilyn Kelly-Buccellati: L’intento è di mostrare in una maniera abbastanza drammatica i vari passaggi di questa storia che parte da prima del linguaggio, dal pre-linguaggio, passando attraverso il linguaggio fino ai comportamenti del gruppo, dal gruppo attestato a Dmanisi, fino alle città e alla città odierna. Proviamo a porre l’accento sull’individuo come ha fatto don Giussani, parlando di individuo come colui che fa cultura.

Urkesh: Veduta aerea del grande palazzo reale (2250 Attraverso i nostri scavi possiamo dunque raggiungere gli individui antichi. Giorgio Buccellati: Quindi l’intento cardine è di mostrare, di visualizzare dei concetti. Le mostre del Meeting diversamente da altri contesti, in cui al centro sono posti gli oggetti - mettono sul palcoscenico un concetto. E in questo caso il concetto cardine è proprio lo sviluppo della società, che per almeno un paio di milioni d’anni non c’era.


IN-MOSTRA 2014 matrice amorfa e inerte all’interno della quale tutti ci siamo. È vero, non ci lascia soli, ma perché facciamo parte noi stessi di questo destino. In questo modo si arriva a vedere più nitidamente il messaggio dell’Antico Testamento e ancor di più del cristianesimo, per cui il destino è Dio e quindi una realtà personale che ci sfida ad essere noi stessi, ad essere degli individui, persone che si confrontano con il destino che è Dio. Ci sono due modi di vedere la realtà e vedendoli sullo sfondo di questa grande tradizione che è la storia della civiltà, in sostanza, e mettendo l’esperienza biblica a confronto con le prime grandi città, si capisce molto più chiaramente cosa significhi un Dio personale.

a. C.) e della terrazza templare come scalinata monumentale (2500 a.C.). Inizialmente c’erano piccolissimi gruppi e poi pian piano si è sviluppata una capacità di vivere insieme e di superare il “momento dell’individuo”, quindi si è arrivati a formare una società (che non era più una comunità perché la gente non si conosceva più di persona, eppure condividevano tutti un senso di solidarietà). Insomma, questo è un po’ il cardine centrale della mostra.

Il titolo del Meeting di quest’anno afferma che il destino non ha lasciato solo l’uomo. Cosa significa questo per un ricercatore, per un archeologo? Giorgio Buccellati: Dipende molto da cosa si intende per destino. Per destino si intendono due cose molto diverse. In un senso secolare, laico o pagano, il destino è un qualcosa di inerte, non ha una personalità. Quindi dal punto di vista della nostra città antica, il destino è una specie di

Può darci qualche anticipazione e curiosità sull’allestimento della mostra al Meeting? Marilyn Kelly-Buccellati: Noi e tutti quelli che si sono coinvolti nell’organizzazione della mostra siamo entusiasti e ci stiamo impegnando nel cercare di trovare il modo migliore per far vedere in una maniera drammatica il concetto della mostra. Ci sono due momenti principali nella mostra. Il primo è legato al ritrovamento della città di Urkesh, dove, scavando, abbiamo trovato una struttura molto profonda, con una scalinata molto ripida e stretta. Era il luogo in cui andava una medium e nel quale faceva riti per richiamare gli dei degli inferi. Questa è una struttura molto particolare, tipica degli hurriti, una civiltà che popolava la città da noi scoperta. In Mesopotamia, invece, non si parlava mai con gli dei, c’era un modo differente. La storia biblica della strega di Endor contiene un’eco di questa modalità degli hurriti di porsi di fronte agli dei: la si trova nel capitolo 28 del primo libro di Samuele. Desideriamo rendere al meglio la struttura e il significato al grande pubblico e per questo stiamo lavorando assiduamente con gli architetti. Il secondo passaggio importante

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nella mostra sono i poster siriani. Abbiamo chiesto al dipartimento di antichità in Siria di darci alcuni esempi di grandi poster che hanno messo in tutte le città in Siria. In essi è evidente la volontà dei siriani di proteggere la loro cultura durante questa guerra civile. Ed è impressionante come i siriani cerchino con tutte le loro forze di proteggere il loro passato. Altre curiosità? Come curiosità posso inoltre anticiparvi che all’inizio del percorso della mostra si troverà l’immagine di un teschio senza denti: una persona vissuta più o meno per due anni senza denti, ritrovato negli scavi di Dmanisi. La cosa impressionante è stato rendersi conto che ha vissuto in questo modo per un periodo così lungo. Per riuscire a vivere deve aver avuto di certo un aiuto da persone a lui vicine. Questi non sono homo sapiens ma homo herectus e quindi non sono esseri umani come noi, ma molto vicino a noi. Chiaramente è questo il primo atto di “carità” che conosciamo nella storia. Giorgio Buccellati: Gli animali a volte si aiutano l’un con l’altro, ma curarsi di una persona debole per lungo tempo è qualcosa che va al di là degli animali. Era una persona “vecchia”, secondo i loro standard, perché aveva già quasi 35

Da destra: Marilyn Kelly-Buccellati, Giorgio Buccellati e il figlio Federico. anni quando è morto. Quindi curarsi di una persona debole per così tanto tempo va al di là di quello che possiamo dire degli animali. Siccome si tratta di quasi 2 milioni di anni fa, è davvero impressionante.

Ricostruzione del palazzo reale e della grande terrazza templare di Urkesh.

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Professor Buccellati, quest’anno al Meeting parteciperà anche ad uno degli incontri principali dal titolo “L’archeologia in Siria oggi: una speranza per la pace”. Può spiegarci meglio questo titolo, ovvero, come è possibile che la vostra attività archeologica possa essere espressione di pace in una terra martoriata? Lo scopo principale di questo incontro non è tanto di parlare dei disastri che conosciamo dalla stampa e dai media, ma di parlare proprio della speranza per la pace, di qualcosa di positivo che sta accadendo. Questo qualcosa di positivo si basa proprio sull’archeologia. Il Direttorato Generale della Antichità e dei Musei (equivalente alla nostra sovraintendenza) sta facendo degli sforzi eroici per salvaguardare il patrimonio culturale e soprattutto archeologico della Siria. Si può paragonare a quello che era avvenuto in Italia durante la II Guerra Mondiale.


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Impronta di sigillo che raffigura il sacrificio di un torello (circa 2250 a.C.) In Siria si sta facendo un po’ la stessa cosa, mettendo al riparo i musei e proteggendo i siti archeologici. Il modo in cui lo fanno è di educare la popolazione che deve essere sempre più sensibilizzata al valore del patrimonio. Questi grandi poster di cui parlava Marilyn prima - ne hanno circa una quarantina e noi ne porteremo 4 o 5 alla mostra - sono di cinque metri di altezza e vengono messi sui vari edifici, nelle varie città della Siria. Essi vogliono comunicare il senso che i siriani possono trovare una loro unità nel passato comune e quindi nell’archeologia. È un tentativo coraggioso di sublimare la cultura al di là della politica, considerando le difficoltà che si possono incontrare da entrambe le parti. Questo è il motivo principale che ci ha spinto a prendere come tema di questo incontro “la speranza per la pace” e a collegarlo anche alla mostra, che termina con questi grandi poster, verso cui si deve volgere lo sguardo, voltandosi verso l’alto per guardarli, una spinta a rinnovare la speranza. Professor Buccellati, mercoledì 27 agosto parteciperà ad un incontro dal titolo “Nella storia, la compagnia del destino all’uomo”. Qual è stato il percorso che l’ha portata alla constatazione che il destino non ha lasciato solo l’uomo? Mi rifaccio a quello che dicevo prima e lo

collego alla dialettica che don Ignacio Carbajosa ed io metteremo in atto, così come abbiamo fatto nei due Meeting passati. L’idea è proprio di mostrare la dialettica nel senso che c’è un rapporto dinamico e

di differenza tra il mondo politeistico, quindi quello della Mesopotamia e di tutto il resto del mondo, e quello del messaggio biblico. Nella storia il destino ci ha accompagnato, ma la percezione di come questo avviene è radicalmente diversa a seconda della civiltà e della cultura. Quello che vorremmo mettere in luce sono tre poli di questa dialettica. Uno è il mondo mesopotanico antico, l’altro è quello biblico e il terzo è quello della filosofia greca, su cui si soffermerà soprattutto don Ignacio. Sarà dunque una riflessione matura che deriva dall’esperienza più vasta della civiltà urbana, che risale alla Mesopotamia e che poi arriva fino in Grecia. Sono tre modi molto diversi di vedere questa compagnia del destino. Ed è quello che vorremmo mettere in luce in maniera un po’ drammatica, non visualizzandolo come nella mostra, ma verbalizzandolo.

Tavoletta cuneiforme con un testo amministrativo hurrita (2250 a.C.)

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Il fascino di Tolstoj Chi era Tolstoj? Qual è stato il suo fascino nel passato e nel presente? Per la mostra del Meeting saranno messe a disposizione foto, disegni, caricature, testi e filmati, grazie al contributo di musei russi e degli eredi del grande scrittore, per far emergere quel grido inesausto che si riscontra in tutte le sue opere.

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di Giovanna Parravicini Cinque anni or sono cominciarono a prendermi dei momenti di perplessità, che si esprimevano sempre nelle medesime domande: perché? Be’ e poi? Dapprima mi sembrava che fossero questioni oziose e fuori luogo... Ma le domande sempre più spesso cominciarono a ripetersi e ad esigere sempre più insistentemente delle risposte. Per occuparmi dei miei possedimenti, dell’educazione di mio figlio, per scrivere un libro, devo sapere perché lo faccio... Oppure, pensando alla gloria che mi avrebbero procurato le mie opere, mi dicevo: “E va bene, sarai più famoso di Gogol’, di Puškin, di Shakespeare, di Molière, di tutti gli scrittori del mondo, be’ e poi?”. E nulla, nulla potevo rispondere». Così Tolstoj scrive, all’apice della maturità e del successo, nella sua Confessione. Un grido inesausto Ciò che rese così affascinante Tolstoj agli occhi dei suoi contemporanei, e successivamente di milioni di lettori, è questo grido inesausto, che si riscontra in tutte le sue opere: dai giganteschi affreschi di Guerra e pace e Anna Karenina, dai numerosi racconti fino alle opere di pubblicistica, ovunque il tema è il bisogno di infinito dell’uomo, a cui niente può bastare. Calato in un mondo finito, che vive e si evolve secondo le leggi della finitezza, l’uomo scopre in sé

un infinito che esige risposta, non nell’aldilà, ma proprio qui, dentro questa realtà. «Perché un uomo possa vivere, egli deve, o non vedere l’infinito, oppure avere una spiegazione del senso della vita tale per cui il finito venga eguagliato all’infinito», dirà infatti Tolstoj. La mostra al Meeting La mostra sul grande scrittore russo ripercorre attraverso foto, disegni e caricature, testi e filmati messi a disposizione dai musei russi e dagli eredi di Tolstoj, il dialogo - a volte un discorso tra sordi, a volte un grido solitario, tormentoso e angosciato, a volte un colloquio commosso e umanissimo - da lui intrattenuto con la sua epoca, con grandi personalità del mondo della cultura e dell’arte, con politici, uomini di Chiesa, ma anche con persone semplici, anonime, con gli stessi contadini che agli occhi di Tolstoj rappresentarono sempre il mondo ultimamente inspiegabile, ma autentico, affascinante, della vita vissuta secondo la fede. Il rapporto con Dostoevskij Simbolico, tra tutti, il tormentato rapporto con Dostoevskij, suo

contemporaneo, con cui non si incontrò mai, sebbene per tutta la vita ne avesse letto le opere facendole oggetto di attenta analisi. La moglie di Dostoevskij riporta nelle sue memorie queste parole, dettele da Tolstoj poco dopo la morte del marito: «Mi è sempre rincresciuto di non essermi mai incontrato con vostro marito… Come mi dispiace! Dostoevskij era la persona a me più cara, e forse l’unico a cui avrei potuto chiedere tante cose, l’unico che avrebbe potuto rispondermi…». La grandezza di Tolstoj La grandezza di Tolstoj, come documentano le sezioni della mostra (Chi è l’Anticristo?; Tolstoj e la Russia; Perché lo guardava tutto il mondo?; Il sogno delle comuni contadine; Un cristianesimo senza Chiesa, una Chiesa senza Cristo; La primavera di Jasnaja Poljana) è appunto in questo grido che non si arrende mai, fino alla fine, che non degenera mai in scetticismo ma riapre continuamente la domanda. La visita alla sorella suora, la giornata trascorsa sulla soglia del monastero di Optina alla vigilia della morte ne resteranno il drammatico, ultimo emblema.

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Una fame che ci vedo Njaa Ifnyayo Nione! Dalle periferie di Nairobi arriverà uno spettacolo acrobatico, frutto di un incontro, di uno sguardo non solo sui bisogni primari legati alla povertà, ma anche a quelli fondamentali dell’istruzione, dell’affetto e del significato del vivere. Ma come è nato tutto e chi sono i principali protagonisti di questa vicenda? Ce lo racconta Otello Cenci, responsabile degli spettacoli del Meeting, che si è recato in Kenia, per incontrare gli artisti e per preparare lo spettacolo che si terrà nella grande International Arena FS B7 il 25 e 26 agosto prossimi. di Otello Cenci

P

er allestire lo spettacolo “Una fame che ci vedo!” sono stato una settimana a Nairobi, in Kenia, dove vivono gli acrobati e i musicisti che si esibiranno in agosto al Meeting di Rimini nell’International Arena FS B7. Con me è venuto l’amico Giuseppe Chirico che di keniota non ha assolutamente nulla e neppure di acrobatico e per questo motivo, oltre a quello di essere un attore esperto e simpaticissimo, accompagnerà sulla scena il team di artisti africani. Gli artisti e l’ambiente I ragazzi sono tutti molto giovani e si sono appassionati all’acrobatica, alla mu-

sica e alla danza dopo aver incontrato la comunità educativa e di recupero Koinonia, guidata da Padre Kizito, in missione in Africa con i fratelli comboniani da fine anni settanta. Da allora qui sono nate sei case di accoglienza per bambini e bambine di strada, che abbiamo visitato con enorme stupore. La comunità A Ndugu Mdogo abbiamo conosciuto i bambini dai 5 ai 10 anni che sono stati letteralmente salvati dalla strada e invitati a vivere insieme nel centro che è sorto in mezzo alla baraccopoli di Kibera. Quando siamo arrivati Padre Kizito è stato preso

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d’assalto dai bambini che gli han fatto festa. Dopo pochi minuti e le prime veloci presentazioni, anche Giuseppe e io siamo stati stretti da decine di braccia per una carezza e un abbraccio in mezzo a facce sorridenti e occhi vispi che ci scrutavano curiosi. Quando siamo tornati poi domenica siamo stati accolti come amici da una vita e la partecipazione alla messa, sostenuta dai canti e dalle letture dei bambini, ci ha dato conferma di questa impressione. Un’ estrema periferia Il luogo dove abbiamo soggiornato e fatto le prove dello spettacolo è invece Kivuli Centre, in una estrema periferia che anche chi è nato e cresciuto a Nairobi può non conoscere e far molta fatica a raggiungere: Kabiria. Kabiria Road è una strada irrealistica per qualsiasi occidentale, fatta di terra rossa con buche profonde quanto i bambini di pochi anni che vi giocano correndo in mezzo a carretti di legno, biciclette e motociclette cinesi anni settanta, che trasportano divani, letti, bombole del gas e altissime pile di cassette di plastica. La strada è percorsa anche da auto e camion che con noncuranza e incredibile talento si muovono in mezzo a questo bailamme inspiegabilmente ordinato. Ai lati di Kabiria una fila continua di capanne fatte con bastoni, lamiere e buste di plastica, con scritte vistose tra il buffo e il drammatico: Coiffeure, Boutique, Hotel,... Il primo impatto ci ha lasciato naturalmente allibiti, tanta è la distanza dalle condizioni abituali in Italia. Ma dopo una settimana, la strada ci è diventata più familiare come il volto dei suoi abitanti che continuavano comunque a guardarci come marziani ogni volta che uscivamo per poter acquistare una birra o del pane nei “negozietti” ricavati tra le lamiere. Lo spettacolo Qui ogni giorno Bruce, Peter, Mato, An-

drew, Reagan e gli altri artisti arrivavano alle 14 per provare fino a sera. Sono degli acrobati incredibili e le musiche tradizionali sono belle e coinvolgenti, ma la sfida che ci siamo dati è molto ambiziosa: allestire insieme uno spettacolo teatrale che racconti la loro storia, documentando il titolo della prossima edizione del Meeting: “Verso le periferie del mondo e dell’esistenza. Il destino non ha lasciato solo l’uomo”. Una condivisione Anche qui alle periferie di Nairobi, dove i bisogni più urgenti sono quelli del cibo e della casa, è arrivato qualcuno che ha accettato di condividere non solo queste prime naturali necessità ma anche quelle fondamentali dell’istruzione, dell’affetto e del significato del vivere. Una gran bella avventura!

“Una fame che ci vedo!” Con Giuseppe Chirico e il Koinonia Acrobatic Team di Nairobi: Samuel Kinyanjui Assumpta, Job Kihiko Ngugi, Levi Isalikho Memba, Martin Ochieng Opiyo, Reagan Odiwour Nyachienga, Peter Njuri Kenjo, Sammi Mwendwa Wambua,

Dominic Kimau Maweu, Melchisedek Bukhala, Andrew Ndiragu Njoroge, Jadoscar Biko Musasia, Peter Macharia Wanjiku. International Arena FS B7 Lunedì 25 e martedì 26 agosto - ore 20.30

TRAMA In Africa a seguito di una battaglia tra due tribù un piccolo villaggio viene distrutto e lo sparuto gruppo di sopravvissuti si trova a vagare in una terra desolata in cerca di un nuovo luogo dove poter ricominciare a vivere. I dodici camminano a lungo sotto il sole sfamandosi di quello che la terra gli offre e dissetandosi grazie alle rare e provvidenziali piogge. Un evento sconvolge il normale e faticoso procedere della ricerca: forse un segno, forse un’ammonizione, forse un semplice evento atmosferico. I dodici discutono sul senso da attribuire allo

strano fatto, fino a decidere la grande impresa: una scalata al cielo per afferrare la verità, l’origine delle loro fatiche e forse la risposta ai loro desideri. Intanto qualcuno, nascosto dalla notte, sta seguendo un differente percorso… Uno spettacolo poetico di teatro, musica e acrobatica che viene presentato al Meeting dopo un lavoro di approfondimento delle tecniche teatrali di clownerie e mimica realizzato da Giuseppe Chirico e Otello Cenci insieme agli acrobati e ai musicisti keniani di Koinonia Community di Nairobi.

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CALENDARIO GIUGNO-DICEMBRE 2014 World of Coffee 10 - 12 giugno www.worldofcoffee-rimini.com

Sport Dance 7 - 13 luglio 7a Edizione dei Campionati Italiani di Danza Sportiva www.riminisportdance.it Gelato World Tour 22 - 24 agosto Gusta e Vinci! Berlino - Germany Alexander Plaz Meeting 24 - 30 agosto XXXV Meeting per l’Amicizia fra i Popoli www.meetingrimini.org Gelato World Tour 5 - 7 settembre Gusta e Vinci! Rimini - Italy Tecnargilla 22 - 26 settembre 24° Salone Internazionale delle Tecnologie e delle Forniture all’Industria Ceramica e del Laterizio www.tecnargilla.it TTG Incontri 9 - 11 ottobre 51a Edizione della Fiera B2B del Settore Turistico www.ttgincontri.it

BTC 11-12 novembre Fiera internazionale dedicata agli eventi, meeting, congressi, convention, viaggi incentive. Firenze - Fortezza da Basso www.btc.it

Sia Guest 9 - 12 ottobre 62° Salone Internazionale dell’Accoglienza www.siaguest.it

Ecomondo 5 - 8 novembre 18a Fiera Internazionale del Recupero di Materia ed Energia e dello Sviluppo Sostenibile www.ecomondo.com Oro Blu Salone dedicato al trattamento e riuso delle acque Inertech Salone sul riciclaggio nel mondo delle costruzioni Città Sostenibile La via italiana alle Smart Grid

Enada Roma 15 - 17 ottobre 42a Mostra Internazionale degli Apparecchi da Intrattenimento e da Gioco. Roma - Quartiere Fieristico www.enada.it

Key Energy 5 - 8 novembre 8a Fiera Internazionale per l’Energia e la Mobilità Sostenibili www.keyenergy.it

CALENDARIO GENNAIO-MARZO 2015

Sun 23 - 25 ottobre 32° Salone Internazionale dell’Esterno Progettazione, Arredamento, Accessori www.sungiosun.it

Key Wind 5 - 8 novembre Salone dedicato all’intera filiera dell’energia eolica www.keyenergy.it

Giosun 23 - 25 ottobre 29° Salone Internazionale del Giocattolo e dei Giochi all’Aria Aperta www.sungiosun.it

H2R 5 - 8 novembre Mobility for Sustainability www.h2rexpo.it

Tende & Tecnica 23 - 25 ottobre 7° Biennale Internazionale dei Prodotti e Soluzioni per la Protezione, l’oscuramento, il risparmio Energetico, la Sicurezza, l’Arredamento www.tendeetecnica.it

Cooperambiente 5 - 8 novembre 7a Fiera dell’Offerta Cooperativa di Energia e Servizi per l’Ambiente www.cooperambiente.it

TTI Travel Trade Italia 9 - 11 ottobre 14a Edizione del Workshop dedicato al Prodotto Turistico Italiano www.ttiworkshop.it International Bus Expo 9 - 11 ottobre www.ttgincontri.it

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Gluten Free Expo 14 - 17 novembre Salone internazionale dedicato ai prodotti e all’alimentazione senza glutine www.glutenfreeexpo.eu

SIGEP 17 - 21 gennaio 36° Salone Internazionale Gelateria, Pasticceria e Panificazione Artigianali www.sigep.it A.B. Tech Expo 17 - 21 gennaio 4° Salone Internazionale delle Tecnologie e Prodotti per la panificazione, pasticceria e dolciario www.sigep.it RHEX Rimini Horeca Expo 17 - 21 gennaio Il nuovo salone dedicato alla ristorazione www.rhex.it

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Tiro con l’Arco 31 gennaio - 1 febbraio 42° Campionato Italiano Indoor www.arcoemiliaromagna.org Beer Attraction 21 - 24 febbraio International Craft Breweries Show www.beerattraction.com R&B Rhythm’n’basket 6 - 8 marzo Finali Coppa Italia LNP www.rnbasket.it Enada Primavera 18 - 20 marzo Mostra Internazionale degli Apparecchi da intrattenimento e da Gioco www.enadaprimavera.it Organizzato da Sigep & Gelato University Carpigiani: www.gelatoworldtour.com

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SPETTACOLI 2014

Il film che ho amato di più

In occasione del 60° anniversario del film di Federico Fellini “La Strada”, quest’anno al Meeting la suite musicale di Nino Rota tratta dalla colonna sonora del film prediletto dal regista riminese, nonché una selezione di immagini di Giovanni Morricone. Per questa occasione vi proponiamo un ritratto intimo di sua nipote Francesca Fellini. di Francesca Fabbri Fellini

La Strada”, il film più fiabesco di Fellini, compie 60 anni ma sembra sia stato girato oggi, tale è l’attualità del suo significato: il dolore di essere soli, il bisogno che abbiamo gli uni degli altri, la certezza che ognuno di noi può servire a qualche cosa, per quanto umili, oscuri si possa essere. Federico spiegava così: «La parola “strada” significa amore, malinconia, speranza, ma significa soprattutto quel dolce, delicato, buffo clown chiamato Gelsomina». Gelsomina, il personaggio che ha reso celebre Giulietta in tutto il mondo, al punto da meritare l’appellativo di ‘Charlot in gonnella’.

clown. Ecco, Giulietta è appunto un’attrice-clown, un’autentica clownesse. Questa definizione, per me gloriosa, è accolta con fastidio dagli attori che vi sospettano forse qualcosa di riduttivo, di poco dignitoso, di rozzo. Sbagliano: il talento clownesco di un attore, a mio avviso, è la sua dote più preziosa, il segno di un’aristocratica vocazione per l’arte scenica. Credo che il film l’ho fatto perché mi sono innamorato di

quella bambina-vecchina, un po’ matta e un po’ santa, di quell’arruffato, buffo, sgraziato e tenerissimo clown che ho chiamato Gelsomina e che ancora oggi riesce a farmi ingobbire di malinconia quando sento il motivo della sua tromba». L’amicizia con Nino Rota Un irripetibile binomio tra arte e amicizia quello tra Fellini e Rota. >

Il film La Strada e Giulietta Charlie Chaplin confessò nel ‘66 al New York Times: «Giulietta Masina è l’attrice che ammiro di più». Mi fa piacere offrirvi quello che un giorno Federico affermò sul film e Giulietta: «Era un pezzo che volevo fare un film per Giulietta: mi sembrava un’attrice singolarmente dotata per esprimere con immediatezza gli stupori, gli sgomenti, le frenetiche allegrezze e i comici incupimenti di un

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«Con il tema di Gelsomina, Nino - mi raccontò Federico - è riuscito anche a far piangere con dei grandi singhiozzi persino un gangster americano a New York. Questo era un tipo, un vecchione 70enne con una canizie che, invece di ingentilirne il volto, come succede di solito alle persone di una certa età, aggravava l’aspetto minaccioso, da bandito. Un uomo alto 1.90. Aveva un nome dolcissimo, che non posso riferire perché ho anche paura a riferirlo. Questo qui mi strinse la mano con forza e la prima cosa che mi disse fu: ”Federico guardami”. E poi si mise lui a cantare il tema de “La Strada”. E dovete sapere che quella facciaccia infame da assassino mi disse: “Mi fa piangere” e piangeva. E stando con lui un mesetto, mi portò a Las Vegas e mi fece vedere la sua potenza mafiosa. Era veramente un boss, un mafioso potente. Bastava che io fischiettassi in alcuni momenti il tema della Strada, che subito si metteva a piangere: potere misterioso e naufragante della musica di Nino...».

De Laurentis. Il regista Billy Wilder disse: «Fu “La Strada” che me lo fece scoprire come regista. Fellini era balzato di colpo alla notorietà grazie a quel film, a quella moglie così brava». A New York il film rimase in programmazione oltre 3 anni. Articoli e pensieri sul film Nel ricordare i 60 anni del capolavoro di Federico voglio rivolgere un affettuoso pensiero ad uno dei più grandi attori italiani che ci ha lasciato recentemente, Arnoldo Foà che proprio in questo film è stato il magistrale doppiatore di Anthony Quinn. Anthony Quinn si espresse in questo modo su Federico: «Che straordinaria esperienza è stata per me lavorare con Fellini. È un vero mago che sa creare la vita nella quale l’artista lavora. Allora io ero uno straniero e non mi rendevo pienamente conto delle meraviglie da me vissute su quel set. È con sincero rispetto e sentito affetto che io ora ringrazio Fellini per avermi permesso di

camminare nel suo Mondo». Centinaia di articoli sono usciti su questo film dello zio Federico e centinaia i premi che ha ricevuto in tutto il mondo, ma mi piace chiudere questi pensieri in libertà con quello che ha dichiarato recentemente il nostro Papa Francesco : «La Strada di Fellini è il film che forse ho amato di più. Mi identifico con quel film, nel quale c’è un implicito riferimento a San Francesco».

Io, un sassetto tra le stelle Suite musicale di Nino Rota tratta dal film “La Strada” di Federico Fellini Interpretata da: l’orchestra del Festival di Brescia e Bergamo. Regia di: Giovanni Morricone Serata introdotta da: Francesca Fabbri Fellini Auditorium Intesa Sanpaolo D5 domenica 24 agosto 2014 - ore 21.45

La serata dell’Oscar Tutti sapete che La Strada conquistò l’Oscar nel ‘56 per il Miglior Film Straniero, il primo nella storia assegnato con questa dizione (prima era soltanto un “Special Award”) ma nessuno di voi sa come andò la serata. Federico mi raccontò che zia Giulietta aveva la poltrona n°13. Lui, Anthony Quinn e Dino De Laurentis le poltrone successive. Tutt’intorno a loro c’erano Liz Taylor, Gary Cooper, Bing Crosby, Frank Sinatra, Gary Grant, James Stewart, Clark Gable, Alan Ladd. In quella parata di toilettes scintillanti, Giulietta, che indossava una giacca di ermellino bianco su un abito di tulle, sembrava una poverina, capitata lì per caso. Molti credevano che lui l’avesse presa davvero da un circo e l’avesse vestita in quel modo per l’occasione. La statuina dell’Oscar volle ritirarla Dino

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SPETTACOLI 2014

La magia del cinema

Una vera sala cinematografica accoglierà, come negli scorsi anni, film di grande spessore, con a tema la ricerca inesausta di verità e positività. di Beppe Musicco*

N

on sono mancate le occasioni per apprezzare o riscoprire, negli ultimi anni, film importanti a Rimini: grazie all’impegno congiunto della direzione spettacoli del Meeting e dell’Associazione Sentieri del Cinema, titoli di vari continenti (dall’Asia, all’Europa alle Americhe), hanno avuto spazi e riscosso successo tra il numerosissimo popolo del Meeting. Un cinema attrezzato Un vero cinema, attrezzato con le più moderne tecniche di proiezione digitale e realizzato con l’impegno di veri esercenti di sale cinematografiche, sarà in grado anche quest’anno - di ospitare le consuete centinaia di spettatori per quattro serate dedicate alla visione di film, nonché alla premiazione del concorso internazionale per cortometraggi, il Film Festival del Meeting. Così giovani registi e autori provenienti da tutto il mondo avranno occasione di incontrare la platea riminese, un pubblico attento e curioso che in tutti questi anni ha saputo apprezzare i corti in concorso e confrontarsi con le scelte di una giuria internazionale, che anche quest’anno avrà tra i suoi componenti nomi illustri del mondo del cinema.

Film di grande spessore Nell’ultimo anno sono stati presentati film affascinanti e di grande spessore culturale, e anche alcuni capolavori (tra cui anche titoli inediti per le sale italiane). Anche per l’edizione 2014 abbiamo identificato, sia per bambini e ragazzi che per adulti, alcuni titoli significativi, cercando non un tema conduttore ma come filo rosso la

ricerca inesausta di verità e positività. Al momento due sono i titoli certi (i nostri selezionatori sono ancora al lavoro); una serata sarà dedicata al pluripremiato vincitore di questa edizione degli Oscar (sette statuette!): Gravity, di Alfonso Cuarón, con Sandra Bullock e George Clooney. Una storia che inizia tra le stelle, una lotta solitaria per la vita che coinvolge una donna sola nello spazio (anche questo non è un’estrema periferia?), ma in grado di affrontare e rendere vivida un’esperienza di ricerca di significato. Il secondo titolo è del regista italo-inglese Uberto Pasolini: Still Life, la storia di un umile impiegato di un municipio inglese, la cui occupazione è trovare i parenti e assicurare un funerale dignitoso ai cittadini morti in solitudine. Un uomo apparentemente senza qualità, ma che ha il dono di riuscire a ridare dignità e una storia a persone dimenticate se non addirittura volutamente tenute a distanza dai loro cari perfino nel momento della morte. E mentre ferve l’attività per decidere quali saranno gli altri titoli in programma, non possiamo che darvi l’appuntamento al Meeting, per gustare insieme la magia del cinema. *Presidente di Sentieri del Cinema

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Artisti da tutto il mondo Sul palco del Meeting va in scena un grande omaggio a Federico Fellini, la band di Frankie Gavin & De Dannan e l’Orchestra Filarmonica Armena, gli acrobati kenioti, il racconto dell’apostolo Matteo e uno spettacolo dedicato a Giuseppe Ungaretti e ancora, artisti dalla Lituania e dal Kurdistan, per un cartellone artistico veramente internazionale. di Paolo Montani

AUDITORIUM INTESA SANPAOLO D5 ore 21.45 > 24 AGOSTO 2014 Io, un sassetto tra le stelle Suite musicale di Nino Rota tratta dal film “La Strada” di Federico Fellini Lo spettacolo inaugurale della XXXV edizione del Meeting porterà in scena “La Strada” di Federico Fellini, in occasione dei 60 anni del film. Protagonista indiscussa sarà la musica, l’orchestra del Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo, in collaborazione con Emilia Romagna Festival, eseguirà la suite musicale di Nino Rota tratta dal film che vinse l’Oscar. Francesca Fabbri Fellini introdurrà la serata svelando alcuni aneddoti legati allo zio e alla pellicola. Un capolavoro più che mai attuale e centrale per questa edizione del Meeting, per le tematiche affrontate: la solitudine, il bisogno dell’altro e la certezza del valore infinito di ogni persona.

> 26 AGOSTO 2014 Concerto dell’Orchestra Filarmonica Armena Sul palco dell’Auditorium del Meeting quest’anno sarà possibile assistere ad un evento veramente eccezionale: il concerto della grande Orchestra Filarmonica Armena. Diretta dallo straordinario Eduard Topchjan, l’orchestra presenterà un repertorio di opere tradizionali armene e alcuni brani internazionali. Tra i maestri di grande prestigio che saliranno sul palco, la violinista Anush Nikoghosyan, che collabora con alcuni dei più importanti compositori contemporanei. L’Orchestra filarmonica Armena è stata fondata nel lontano 1925 e ha registrato più di quaranta CD che hanno ricevuto critiche entusiastiche in tutto il mondo.

> 29 AGOSTO 2014 Grande Festa - Band Frankie Gavin & De Dannan La grande festa del Meeting 2014 sarà all’insegna della musica folk e celtica dei De Dannan, gruppo irlandese fondato negli anni settanta. Frankie Gavin, uno dei principali fondatori della band, nonché grande violinista, celebre per la sua rapidità di esecuzione e per il suo virtuosismo tipico della scuola di Galway, presenta “La versione migliore di sempre” della sua band De Dannan. Accanto a lui arriveranno a Rimini gli interpreti migliori che l’Irish Music abbia mai avuto. Sul palco ci sarà Michelle Lally, descritta come la voce d’angelo, Barry Brady dai Co. Roscommon alla fisarmonica, Paul O’Drisceoil da Kinvara al contrabbasso e il giovanissimo Colm O’ Caoimh da Kilkenny, alla chitarra.

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SPETTACOLI 2014

INTERNATIONAL ARENA FS B7 ore 20.00 FESTA: MUSICHE E BALLI DAL MONDO

> 25 AGOSTO 2014

Gianni Aversano. “Miserere ‘e me”, Cantata napoletana pe’ Maria e pe’ Gesù. In anteprima al Meeting il nuovo spettacolo di Gianni Aversano, il giullare napoletano che mette in scena il teatro canzone. Canti del Centro Sud che raccontano l’Avvenimento cristiano attraverso gli occhi di Maria, emblema dell’amore, della gioia e del dolore di una mamma. Sono questi i sentimenti espressi nelle tarantelle, nei canti e nelle tammurriate di ringraziamento e di festa, e nelle litanie di dolore, del repertorio presentato.

> 26 AGOSTO 2014

> 27 AGOSTO 2014

Musica popolare, musica di tradizione, quella proposta dal gruppo Lituania Canta, che al Meeting racconterà l’affascinante storia del popolo lituano e del suo cammino verso la libertà. Nel repertorio di canti popolari sarà dato ampio spazio a canzoni che descrivono tutto l’amore e la difesa della propria terra. Il lavoro dei campi, il sacrificio, l’attesa e la nostalgia sono i sentimenti che i canti lituani esprimono e che il gruppo desidera far conoscere al pubblico.

Attraversare il mondo in musica, sentire il calore del sole in una bossa nova brasiliana, essere trasportati dalla potenza ritmica dell’Africa nera, partecipare della dolcezza e della forza dei canti maori della Nuova Zelanda, gridare il desiderio di libertà del popolo irlandese, sentire sulla pelle il vento dell’altopiano andino, sono alcune delle suggestioni che dal palco trascinano e guidano l’ascoltatore in una immedesimazione con tante culture e tanti luoghi della terra. Questo è ciò che si ottiene dal laboratorio di canto promosso dall’associazione di famiglie riminesi “Il Ponte sul Mare”, il gruppo vocale “Amarcanto” e la cooperativa di prevenzione del disagio giovanile “Centro Open”.

Coro Lituano

> 28 AGOSTO 2014

Concerto di musica curda

Canta per il Mondo

La musica di Siamak Guran, musicista, compositore e musicologo iraniano arricchisce l’arena internazionale. Un concerto di musica tradizionale che Guaran mescola con passione ai suoni, ricercati e riscoperti nei piccoli paesi del Kurdistan, che si sono trasmessi e tramandati oralmente. Lo strumento musicale che accompagna la sua performance è il tambur, strumento simbolo dei canti kalam della tradizione curda Yarsan.

INTERNATIONAL ARENA FS B7 ore 20.30 > 25 e 26 AGOSTO 2014

Una fame che ci vedo Spettacolo di teatro acrobatico

> 27 e 28 AGOSTO 2014

Opera Fratel Ettore - “Sabatino”

Uno spettacolo poetico di teatro, musica e acrobatica che viene presentato al Meeting dopo un lavoro di approfondimento delle tecniche teatrali di clownerie e mimica realizzato da Giuseppe Chirico e Otello Cenci insieme agli acrobati e ai musicisti keniani di Koinonia Community di Nairobi.

Dopo la bella esperienza di “Ettore dei poveri”, “Opera Fratel Ettore” ritorna al Meeting con un nuovo grande spettacolo. Protagonisti, questa volta, saranno le proiezioni ottenute con vecchie lavagne luminose, e la cartapesta, materiale povero, leggero e malleabile, che permette di coinvolgere nella sua lavorazione tante delle persone che l’Opera accoglie. I poveri di Fratel Ettore, protagonisti della messinscena, passano così dalle dimensioni ridotte delle marionette a un grande spettacolo di piazza che toccherà le periferie milanesi, per poi approdare al Meeting. GIUGNO 2014

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SPETTACOLI 2014

TEATRO ERMETE NOVELLI via Cappellini, 3 - Rimini ore 21.45 > 27 AGOSTO 2014 Attaccato alla Vita. Ungaretti e Lussu. Frammenti dalla Grande Guerra. Sul palco un attore e un pianista. Sullo sfondo un grande schermo. L’orrore della guerra è in scena. I racconti realistici di Lussu e le immagini di repertorio ci fanno rivivere la vita di trincea, l’odore dell’alcol per sfidare la morte, la precarietà del quotidiano. In questa devastazione, il cuore non cessa di sperare e gridare. La musica echeggia l’uno e l’altro. Come steli tra le macerie i versi di Ungaretti perforano la notte dell’anima, esili e inarrestabili. L’uomo è fatto per l’infinito.

> 28 AGOSTO 2014 Matteo, ragioniere di Dio La vita parsimoniosa di un piccolo ragioniere di una sperduta periferia del Grande Impero Romano, viene sconvolta da un imprevedibile incontro. La chiamata di Gesù di Nazareth cambia la vita dell’esattore delle tasse Matteo. San Matteo scrive, racconta, le ragioni del suo seguire Gesù, con numeri, parole, con il divertente buonsenso e la matematica scaltrezza di un contabile ebreo che deve fare i conti con Dio.

SALA CINEMA D3 ore 19.00 e 21.30 > 25 AGOSTO 2014

> 25 AGOSTO 2014 ore 21.30

Premiazione Meeting Rimini Film Festival 2014 - ore 19.00.

Rassegna Cinematografica - Gravity

Nella serata di premiazione della VII edizione del Concorso Internazionale di Cortometraggi - organizzato dal Meeting, in collaborazione con Made Officina Creativa, School of Visual Arts di New York, ACT Campus di Roma, Radio Cinema, Sentieri del Cinema, la rivista Best Movie e World Youth Alliance Foundation - saranno proiettati i migliori progetti e saranno assegnati i premi tra i quali: un soggiorno studio di 10 settimane presso la School of Visual Arts di New York, una borsa di studio di un anno presso l’Accademia del Cinema e della Televisione di Cinecittà a Roma e un premio del valore di 1.500 euro. La preview internazionale dei corti è prevista a New York l’11 giugno presso la sala teatro della School of Visual Arts.

Un film di Alfonso Cuarón (USA 2013) con Sandra Bullock e George Clooney. Genere fantascienza.

> 26 AGOSTO 2014 ore 21.30 Rassegna Cinematografica - Locke Un film di Steven Knight (USA 2013) con Tom Hardy, Ruth Wilson e Olivia Colman. Genere thriller.

> 27 AGOSTO 2014 ore 21.30 Rassegna Cinematografica - I sogni segreti di Walter Mitty Un film di Ben Stiller (USA 2013) con Ben Stiller, Kristen Wiig e Shirley MacLaine.

> 28 AGOSTO 2014 ore 21.30 Rassegna Cinematografica - Still Life Un film di Uberto Pasolini (Gran Bretagna 2013) con Eddie Marsan, Joanne Froggatt e Karen Drury.

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SPETTACOLI 2014

AREA PISCINE OVEST EDISON ore 22.00 > 25 AGOSTO 2014 The Greenwich I Greenwich si formano nel 1994 a seguito di una comune passione: il folk anglo-americano degli anni sessanta/settanta. Il nome viene dal “Greenwich village” di New York, il quartiere degli artisti dove è nata e cresciuta la beat generation. La scelta del repertorio è vasta ed attinge al mondo folk-rock. Ci sono Bob Dylan, Neil Young, Cat Stevens e James Taylor, ma anche Patty Smith, John Denver, Brian Adams e anche un po’ di Inghilterra… Beatles, perché no?

> 26 AGOSTO 2014 I believe in a promise land Andrea Monda, insegnante, giornalista ed appassionato di musica rock, e Antonio Zirilli, musicista e compositore, hanno realizzato questo spettacolo, un po’ reading e un po’ concerto, che, attraverso le parole e le melodie dei cantautori, mette in luce l’influenza dell’immaginario biblico nei testi del rock e del folk. Il percorso affronta il tema del “viaggio” dell’uomo attraverso cadute e rinascite, oltre la frontiera della vita, in cerca di una “terra promessa”.

> 27 AGOSTO 2014 Pier on Sunday Ai “POS” piace la musica; tutta la musica e per questo motivo si spazia dal funky al rock, passando per il blues. Ed ecco apparire i Queen che fanno l’occhiolino a Jamiroquai, dietro l’angolo i Creedence Clearwater Revival che inseguono David Bowie e James Brown. Grandi pezzi di ieri e di oggi, che hanno fatto e fanno la storia della musica, tutti da ballare e da ascoltare. Una sola parola d’ordine: coinvolgimento.

> 28 AGOSTO 2014 Federico Viviani - Storie allegre ma non troppo. Una serata all’insegna della musica italiana. Un viaggio alla scoperta di un cantautore nuovo, fiorentino, con la sua straordinaria band, ritrovando anche, rivisitati, brani di altri artisti come “Ciao amore ciao” di Tenco, una versione reggae di “Adesso tu” di Ramazzotti, “Io che non vivo” di Pino Dosaggio, “Ho bisogno di voi” degli Stadio, “Ragazzo triste” di Patty Pravo.

SALA NERI ore 19.00 > 25-27-29 AGOSTO 2014 Spirto Gentil Tre serate per incontrare la musica della celebre collana: i “Canti baschi”, presentati da Massimo Bernardini; gli “Improvvisi” di F.P. Schubert, a cura di Nazzareno Carusi, e la “Messa per l’Incoronazione” di W.A. Mozart, a cura di Pier Paolo Bellini.

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TESTIMONI

Una presenza nelle periferie

Quest’anno al Meeting ci sarà una testimonianza sulla realtà di Portofranco di Milano. Un’avventura nata nel 2000 da un’idea di don Giorgio Pontiggia col desiderio di far riscoprire il gusto dello studio e sempre più punto di riferimento per studenti e famiglie. Ma cosa spinge giovani universitari e insegnanti a dedicare il proprio tempo a chi fa fatica nello studio? Cosa accade ogni giorno? Lo abbiamo domandato al presidente della Onlus Alberto Bonfanti.

Q

di Erika Elleri

uest’anno al Meeting parteciperà ad un incontro inserito nel ciclo delle “testimonianze dalle periferie”, dove racconterà dell’esperienza di Portofranco. Cos’è per lei, per la sua esperienza, una periferia esistenziale? Per la mia esperienza la periferia esistenziale è l’imbattermi nell’inquietudine, nel bisogno, nell’attesa, nel disinteresse, magari anche nella noia del ragazzo, che è sempre comunque una manifestazione di un bisogno, di un desiderio più profondo. Imbattermi anche in questo disinteresse, nella fatica dello studio, nella ricerca di un senso, è una grande provocazione per me sia come insegnante che come responsabile di Portofranco, perché in qualche modo mi richiama al mio stesso bisogno di significato. Può succedere che i ragazzi di oggi lo nascondano con un apparente disinteresse, o con la difficoltà a prendere sul serio la realtà e l’impegno con essa, ma al fondo hanno lo stesso bisogno di verità, di senso e di gusto che ho anch’io.

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Potrebbe raccontarci la storia di Portofranco, come è nato e qual è la sfida per un insegnante che si coinvolge con questa proposta e per il ragazzo che vi aderisce? Può farci qualche esempio di persone che in questo luogo sono rifiorite? Portofranco è nato quindici anni fa durante una cena di insegnanti delle superiori con don Giorgio Pontiggia, allora rettore dell’Istituto Sacro Cuore (morto il 19 ottobre del 2009). Riflettendo sulla situazione dei ragazzi, a don Giorgio è venuto in mente di creare un luogo libero, gratuito e aperto a tutti, per poter aiutare i ragazzi nell’affronto dello studio, che è appunto il primo aspetto del loro impegno col reale. Un aiuto a scoprire il valore dello studio e della conoscenza. Devo dire che in quindici anni ho scoperto come questo luogo permette di incontrare il ragazzo al di là di ogni barriera ideologica, perché «il bisogno - diceva sempre don Giorgio - è l’emergere della persona». Non coincide con la persona, ma è l’inizio del suo desiderio. Innanzitutto Portofranco c’è gra-

Un’immagine di Portofranco. zie alla gratuità degli universitari, degli adulti che fanno il loro servizio a tu per tu coi ragazzi. Mi porto dentro tantissimi esempi di ragazzi rinati; una miriade di storie, se consideriamo che dall’inizio sono passati di qui più di 10.000 ragazzi. Ho in mente la faccia di un ragazzo autistico che veniva accompagnato dalla


TESTIMONI

mamma e dopo un po’ ha iniziato a venire da solo. La mamma ha detto che venire a Portofranco lo ha aiutato anche nel suo handicap fisico-psichico più di tante terapie che ha sempre fatto. Oppure la storia di un ragazzo egiziano: era venuto ad iscriversi a Portofranco con una barra di ferro nascosta nello

zaino, perché uno dei suoi hobby preferiti era quello di picchiare i latino-americani in una zona di Milano, dove le bande dei latinos e degli egiziani si fanno guerriglia… poi spacciava. Ricordo un momento in cui è venuto a dirmi: «Guarda, Alberto, io stando con voi non riesco più a fare la vita di prima».

Mi ha colpito questo “non riesco”, non: “non voglio, non devo”, ma “non riesco”, che indica cosa sia la moralità. E lo diceva in un momento in cui era ancora tentato dalla vita di prima. Stando con noi, vedendo la gratuità di cui è stato inondato, si è “ribaltato”. Tanto da chiedermi di poter partecipare agli esercizi spirituali di Pasqua. Mi ha detto che voleva partecipare, perché con noi veniva fuori il meglio di sé. Così ora fa parte della nostra equipe di Portofranco, pur rimanendo musulmano. Oppure la storia di una ragazza egiziana che quando ci ha incontrato non sapeva l’italiano. Ma aveva una determinazione tale che si è diplomata, si è laureata e adesso è in America a fare il master per diventare diplomatica. Con lei mi ricordo tante discussioni, ad esempio quando è venuta da me a chiedermi di aiutarla a fare un tema su “l’11 settembre”. La vicenda di una ragazza turca che in forza all’esperienza che ha fatto è venuta ancora a farsi aiutare perché voleva laurearsi, ora fa un lavoro di volontariato presso la questura per tradurre i documenti dei suoi amici curdi, perché dice: «la gratuità che io ho visto voglio in qualche modo trasmetterla». La cosa che mi piace di più quando vado a Portofranco è fare un giro e guardare le facce dei volontari e dei ragazzi, perché in questa relazione, in questo sguardo, c’è tutta la grandezza del volontario e il risveglio dell’umano dell’altro, come anche la fatica, l’apparente noia. Un giorno una mamma mi ha scritto, ringraziandoci per quello che abbiamo fatto per suo figlio: «neanche san Gennaro - ha scritto - sarebbe riuscito a fare una roba del genere; a me basta vedere mio figlio che ha ripreso uno sguardo verso di sé e verso la realtà». Ecco, penso che questa sia la cosa più bella. Certo, questo si documenta nel fatto che uno è più serio in quel brano di realtà che è la scuola. Un’ultima

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TESTIMONI

cosa che mi viene in mente è che a dicembre dell’anno scorso abbiamo fatto un convegno in Università Cattolica, in cui è stato documentato scientificamente come il metodo di Portofranco abbia un’efficacia nel recupero scolastico.

ché l’avventura educativa è una generazione e non si può generare da soli!

L’immagine che mi è venuta subito in mente di fronte alla tua domanda è ciò che ci diceva sempre don Giorgio: «quello che educa a Portofranco è anche il clima». Un luogo bello, illuminato, pulito, silenzioso, dove c’è rispetto tra le persone è di per sé un piccolo villaggio. È un centro, dove il fattore educativo è nel rapporto personale fra ragazzo e volontario, dentro ad un contesto che lo richiama interamente alla fedeltà rispetto alla realtà: dall’ordine dei locali al clima di silenzio, all’amicizia tra le persone. Il Papa ha detto anche che non dobbiamo aver paura della realtà. Questa è veramente la sfida, perché i ragazzi di oggi tendenzialmente hanno paura della realtà. Il motivo è che spesso non sono introdotti a scoprirne il significato e quando invece lo scoprono vedono la ricchezza della realtà sulla loro vita. Ecco, penso che introdurre al rapporto con la realtà, sia la sfida più bella, più affascinante che come educatori abbiamo.

Sabato 10 maggio Papa Francesco ha incontrato le scuole e davanti a circa 300 mila persone presenti ha sottolineato come per educare un figlio ci vuole un villaggio, dunque ha parlato della scuola come di un punto d’incontro, come sinonimo di apertura alla realtà. Che immagine le viene in mente rispetto a Portofranco? Ecco, l’immagine del villaggio mi ricorda quel grande principio educativo secondo il quale uno non può mai educare da solo: si educa sempre in una comunione, innanzitutto perché per poter educare si deve continuamente essere educati e, in secondo luogo, perStudenti a Portofranco.

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SPORT

Lo sport come divertimento e mezzo educativo

La CDO Sport rinnova la sua partecipazione al Meeting con eventi, incontri e grandi campioni. Fra tutti grande attesa per il rugbista Martín Castrogiovanni. di Stefano Pichi Sermolli

«

Il Meeting è sempre stato per me un momento d’incontro e di scoperta. Dal 2005 vengo tutti gli anni e il prossimo sarà il mio secondo da presidente di CDO Sport», spiega Francesca Sadowski, ex atleta e medico sportivo, direttore di Fisiosport, Centro di Medicina dello Sport a Villa Ravenna, nell’introdurre la presenza della Compagnia delle Opere Sport alla XXXV edizione del Meeting.

lo sport anche in uno dei convegni del Meeting? Per noi della Cdo Sport, il Meeting è un momento molto importante e

l’idea di proporre oltre alle attività anche un dibattito è nata proprio durante le passate edizioni. L’appuntamento dal titolo “L’impensabile possibile: quando

Presidente, la CDO sport rinnova la sua presenza al Meeting con molte attività, può raccontarle? Ci troverete nuovamente presso Il Gioco del Lotto Sport Village, Pad. A7 - C7, insieme al CSI e ad alcune società sportive. Fra le attività che presenteremo c’è la scuola di Rugby, con la presenza eccezionale del capitano della nazionale Martín Castrogiovanni, oltre ai tradizionali appuntamenti del calcio e lacrosse. Spero, inoltre, di poter confermare, anche per quest’anno, la scuola di Judo che l’anno scorso è stato un grande successo. Oltre alle attività ludiche e competitive quest’anno si affronterà il tema del-

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SPORT

con lo sport si diventa grandi” è fissato per martedì 26 agosto, alle ore 17.00. I relatori saranno l’allenatore di basket Marco Calamai; Pedro Samaniego, Responsabile della Casa Virgen di Caacupe ad Asunciòn, Paraguay; Massimiliano Ruggiero, Autore del progetto “Ragazzi difficili, prospettive vincenti” del Rugby Virgen di Cacupe Rugby Tracce; ad introdurre l’incontro Davide Perillo, Direttore di Tracce. Altro momento di confronto sarà la presentazione del volume: “Bellezza, gratuità, cameratismo. Professionisti e dilettanti: la vocazione iniziale nel fare sport”, a cura di Giancarlo Ronchi e Nicola Lovecchio edizione ARES. Il termine sport è l’abbreviazione della parola inglese disport che significa “divertimento”, oltre alla parte ludica vi è però dietro un’importante funzione educativa… Questa funzione è essenziale perché non cela solo un’ambizione, ma fa diventare grandi. Fa crescere non solo i più giovani, ma anche chi insegna perché gli dà un valore in più. Con il campione Alex Zanardi ragionavamo tempo fa proprio su que-

sta finalità e lui mi spiegava che «il cuore dell’uomo non ragiona per ambizioni, ma per desiderio». L’ambizione è necessaria, ma il desiderio è infinito. Quindi si può vincere nello sport diventando grandi attraverso sacrifici, regole, disciplina e sudore. Parlando proprio di ostacoli e insidie il Papa ha ripetuto più volte di fronte ai giovani delle scuole: «Meglio una sconfitta pulita che una vittoria sporca». Una bella sfida per chi fa sport? Sì, penso che sia una bella sfida. Mi sembra che il Papa non abbia voluto fare un richiamo semplicemente moralistico, ma ha ripreso un’affermazione che viene fuori da molti campioni. E infatti in Piazza San Pietro era stato proprio Jury Chechi, di fronte al Santo Padre, ha lanciare quella sfida ai ragazzi. Ho parlato di questo argomento proprio tempo fa con il campione di tiro a segno Niccolò Campriani. È normale che chi partecipi ad una gara voglia vincere! L’ esser veri e leali però deve venire prima di tutto. Anche quest’anno oltre 5000 ragazzi giocheranno al Meeting. Con riferimento al tema dell’edizione, si può dire

che anche lo sport è una periferia? Lo sport è una realtà vissuta quotidianamente da chi lo pratica e ha una forte valenza educativa, ancor più forte nei luoghi dove c’è più bisogno. È uno strumento straordinario, specialmente quando non “sfrutta”, ma percepito per la sua natura, una natura appunto educativa. Pensiamo al prossimo Mondiale di calcio in Brasile, che coinvolgerà in un modo o nell’altro tutti i giovani del mondo, la speranza è che possa farlo mettendone in luce solo gli aspetti positivi ed educativi. E che aiuto può dare lo sport a chi invece è costretto a vivere nella periferia? Per rispondere a questa domanda mi viene proprio in mente il convegno che faremo al Meeting, a cui accennavo prima. Le esperienze dei quartieri poveri di Asunciòn con il progetto educativo del rugby; e ancora, la disabilità, una periferia dell’umano che grazie allo sport permette a queste persone di fare tutto come gli altri. Poche cose come lo sport raggiungono certi livelli. Lo dico con il cuore, non solo come ex campione, medico sportivo e presidente: è una possibilità che la magia dello Sport regala davvero.

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VILLAGGIO RAGAZZI

Un Meeting per i piccoli

Tante le proposte al Villaggio Ragazzi per i bambini dagli 1 ai 12 anni, musica, balli, spettacoli, mostre e tante attività per ogni gusto e per ogni età, un luogo privilegiato per i bambini e per le loro famiglie. di Raffaella Ottaviani Nel Padiglione C3 c’è un’intera area dedicata ai bambini: è il Villaggio Ragazzi! In uno spazio di circa 3000 mq ogni giorno dalle 11,00 alle 23,00 si svolgono eventi per i bambini dagli 1 ai 12 anni, ma anche per genitori, zii e nonni. Un servizio alle famiglie Ma cosa c’è di speciale al Villaggio Ragazzi? È un servizio reso alle famiglie, nel quale i bambini possono vivere il Meeting a loro misura e dove forma e contenuto si fondono totalmente nella cura estetica del luogo e nella proposta educativa dei temi proposti. Ma soprattutto la bella sfida è nel rapporto tra bambini e adulti: i bambini sono accompagnati nell’esperienze proposte, perché la loro intelligenza ed il loro cuore siano stimolati a guardare, domandare, scoprire e riconoscere, avendo qualcuno da seguire e che a propria volta segue l’esperienza educativa che è il Meeting. Tante proposte Quali saranno le proposte di quest’anno? Si parte ogni mattina con il “Lancio della giornata”, tutti gli appuntamenti vengono raccontati a suon di musica e subito dopo ogni spazio del Villaggio si anima e partono le tante attività. Ci sarà la possibilità di imparare

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l’affascinante gioco degli scacchi, con degli appositi maestri, oppure, per i più sportivi, verranno insegnati balli popolari e medioevali. Non mancherà il Capobanda, la mascotte del Villaggio, che ogni pomeriggio farà giocare e cantare piccoli e grandi, assieme agli “amici che cantano e suonano”. Tante le novità all’interno del Teatro, un luogo che può accogliere più di 300 persone e con una miriade di incontri ogni pomeriggio. Domenica ci sarà la presentazione della mostra su don Bosco e del libro a lui dedicato, lunedì e giovedì la presentazione di libri per bambini e ragazzi, martedì un percorso nell’arte, guidato dal prof. Enzo Gibellato, docente di Storia dell’Arte, e mercoledì le videostorie di sport, presentate dal giornalista sportivo Nando Sanvito. Tutte le sere alle 21 il teatro ospiterà tanti spettacoli, tra cui “Storie per ridere” e “Non ho parole”, della compagnia teatrale Naviganti e Sognatori con Bano Ferrari. Ci sarà lo spettacolo teatrale “Cappuccetto e il lupo” di e con Giampiero Pizzol; non mancherà l’allegria del Maestro Villa, con una serata di canti e balli, ma anche una rappresentazione teatrale-amatoriale dei ragazzi della Parrocchia San Vicinio di Rimini su “La storia

Un’immagine del Villaggio Ragazzi. di Edimar”. La settimana si concluderà venerdì sera con la Festa del Villaggio, con canti e balli in compagnia del maestro Villa, Padre Marco Finco e tutti gli altri amici del Villaggio. Le mostre Nella grande piazza del Villaggio ci saranno una miriade di proposte, per ogni gusto ed età. La mostra-spettacolo con Padre Marco Finco e Bano Ferrari dal titolo “I poveri, San Francesco, Fra Cecilio e le pie donne”. Una mostra e uno spettacolo teatrale insieme, per raccontare come il


VILLAGGIO RAGAZZI

Laboratori artistici Il Capobanda si aggirerà festoso per il Villaggio, invitando i bambini agli appuntamenti preparati, ed in particolare verso l’Area Laboratori Artistici: “riVOLTI & riTRATTI”, l’immagine nell’arte. Le proposte riguarderanno la riproduzione di famose opere d’arte di differenti periodi storici e raffiguranti volti, utilizzando tecniche differenti. Dal collage all’uso dei pastelli, dalla tempera allo stucco e tanto altro. Vincent Van Gogh, Amedeo Modigliani, Giuseppe Arcimboldo, Pablo Picasso, Paul Klee e Andy Warhol sono solo alcuni esempi di artisti presi come punti di riferimento. La Libreria per Ragazzi Non mancherà La Libreria per Ragazzi, dove i libri si potranno comprare, sfogliare, leggere ed ascoltare… con le Letture animate per i bambini e ogni sera alle 22.00 il Capobanda racconterà la fiaba della buonanotte.

Destino non ci lascia soli né nello spazio, né nel tempo. Ciò che è iniziato con l’avvento di Cristo continua dentro la storia, attraverso il grande dono della Chiesa, e in particolare dei suoi Santi: San Francesco, Giovanni il Semplice, le pie donne... e fra Cecilio Cortinovis, il cappuccino questuante della “Mensa dei Poveri di Milano”, che ha trascorso la vita bussando ad ogni porta, domandando pane per i poveri e donando la sua parola e la sua preghiera. La mostra-laboratorio: “l’oratorio di don Bosco: la Società dell’Allegria”. A duecento anni dalla nascita di don

Bosco, la mostra cercherà di far vedere, attraverso il racconto di alcuni episodi della vita del santo, come tutto quello che è nato da lui sia frutto della sua familiarità con Gesù e della sua passione a comunicarLo ai più giovani. È un percorso su pannelli fotografici dei luoghi di don Bosco, dei frutti della sua vita, dei salesiani oggi, unita al racconto di episodi della sua vita con momenti di animazione in brevi “atti” teatrali, giochi, merenda e canto insieme. Per i più piccoli tornerà il teatro dei burattini: tanti personaggi e storie da raccontare, per bambini da 3 a 6 anni.

Area Kids e il Ristorante per le famiglie Il Villaggio accoglierà i più piccoli, fino a 3 anni, in un’apposita Area Kids piena di giochi a loro misura e mentre le mamme e i papà, “a portata di voce”, si riposeranno, guardandoli giocare dalle panchine del Villaggio o dai tavoli del Ristorante per Famiglie che si affaccia sull’area. Il Baby club e l’Area Papperia Per bambini dai 4 agli 8 anni ci sarà il baby club a pagamento, dove i genitori potranno affidare i bambini, per una o più ore, a personale qualificato. Infine, ci sarà posto anche per l’Area Papperia, un luogo attrezzato e un ambiente tranquillo con tutti i comfort per la mamma e il suo bambino.

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MOSTRE ITINERANTI

Qualcosa di donato Le mostre del Meeting sono in tour tutto l’anno. Occasioni interessanti e di approfondimento come quella della mostra sulla scrittrice americana Flannery O’Connor, esposta all’Università La Sapienza di Roma dal 5 al 10 maggio. Vi proponiamo il racconto di Concetta, una ragazza che si è coinvolta personalmente nell’organizzazione dell’esposizione a Roma. di Concetta Russo

S

ettimana intensa quella del 5-10 maggio, che ha visto protagonista la mostra su “Flannery O’Connor, L’infinita misura del limite” all’Università La Sapienza di Roma, nella Facoltà di Lettere e Filosofia. Divisa tra orari del banchetto, delle guide, tra esami e lezioni, è stato piacevole per me stare in compagnia dell’affascinante viaggio alla scoperta di Flannery O’Connor, personalità misteriosa ai suoi contemporanei. La mostra Esposta già nel 2010 al Meeting, la mostra, dal titolo magnetico ed enigmatico, ha riscosso ottimi consensi ed è stata l’occasione per vivere appieno anche la realtà universitaria. Molti i visitatori, molti i curiosi e molti gli scettici che si sono avvicinati alla lettura dei pannelli, al banchetto informazioni e alle visite guidate e che sono rimasti ammaliati dalla forza della scrittrice americana. Il fascino di Flannery «Convinzione senza esperienza conduce all’acredine. Ciò che uno possiede, se è nato cattolico, è qualcosa che è donato e accettato prima ancora di essere speri-

mentato» questo il leitmotiv della conoscenza con Flannery. Identificata come scrittrice cattolica, lei stessa diceva: «Io scrivo in questo modo, perché e solo perché sono cattolica. Se non lo fossi, non avrei nessuna ragione di scrivere, di guardare e nemmeno di sentirmi inorridita o di gioire per qualsiasi cosa». Nata a Savannah, in Georgia nel 1925 è vissuta per trentanove anni della sua vita, tranne cinque, nel Sud protestante e razzista degli Stati Uniti. Ha fatto della sua realtà non una limitazione, ma la vera possibilità per il sorgere di un’opera d’arte. Flannery intuì che scrivere era per lei una vocazione, sia donata che ordinata da Dio e scrivere racconti è la concreta espressione del mistero, il mistero vissuto. A 25 anni, nel momento in cui la sua vita e la sua carriera erano all’apice del successo, fu costretta a ritornare nella sua piccola città in Georgia a causa del Lupus, malattia che dieci anni prima aveva spento suo padre: «Un senso di infinito è sceso sopra di noi, riempiendoci di stupore. I nostri piani erano cosi ben pensati, pronti per essere realizzati, ma con magnifica certezza Dio li ha messi da parte dicendoci: “Avete dimentica-

to i Miei?”. Abituata alla tranquilla vita da scrittrice era solita scrivere due ore al giorno, nella stessa ora, nello stesso posto, senza nessuna interferenza e a volte senza nessun risultato ma «quando le parole vengono, qualcosa succede che rende tutto più facile. Il punto è che se non ti


MOSTRE ITINERANTI

Grande entusiasmo dei visitatori Pieni di entusiasmo e di curiosità nel voler approfondire ulteriormente la sua conoscenza, i commenti dei visitatori alla fine delle viste sono stati vari, ma all’unisono erano sbalorditi dalla forte fede con la quale Flannery ha affrontato la sua esistenza, la grande determinazione nel concretizzare fino alla fine la sua vocazione, la speranza e la serenità nel vivere i limiti della sua realtà e nel cogliere il profondo Mistero in ogni sua manifestazione. E c’è stato anche chi, conquistato, ha preso informazioni e appuntato tutti i nomi dei suoi scritti, i contatti del Meeting mostre e degli organizzatori. La semplicità della sua vita testimonia la profondità nel percepire quell’Assoluto presente nella quotidianità, che abita tra di noi, in tutto quello che vediamo, sentiamo e tocchiamo con mano e che, grazie ai suoi racconti, le conferisce un fascino senza fine e lascia il sapore di quell’Eterno che comincia nel tempo e che fa nuove tutte le cose. La mostra, facendo rivivere Flannery, grazie all’essenziale contributo di ognuno, è riuscita nel suo scopo e ha travolto, appassionato e parlato al cuore di chi si è messo in ascolto.

PORTA UNA MOSTRA NELLA TUA CITTÀ:

siedi là tutti i giorni, quando quella cosa succede, non sei pronta a sfruttarla». Era profondamente convinta che nessuna circostanza è limite all’incontro dell’uomo con il mistero dell’Essere che dà la Vita. Il mistero opera nella realtà ed il limite altro non è che una porta aperta

sul reale, capendo che l’universo visibile è un riflesso di quello invisibile e ciò che è vero di qualsiasi persona è la misericordia purificante che sta al cuore di ogni povertà umana, questo il fulcro della sua vita e della sua arte. Nel 1964 un tumore le riattiva il Lupus e a 39 anni si spegne.

Sei interessato a una mostra del Meeting e vuoi portarla nella tua città? Per informazioni contatta International Exhibition Service, uno staff a tua disposizione per aiutarti nella promozione, nel noleggio delle strutture, nella progettazione e ambientazione e nell’organizzazione degli eventi. tel. 0541/728565, fax 0541/765206 info@meetingmostre.com

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