ANNO 25 Numero Uno Giovedì
MEETING
PRIMO PIANO Le religioni sono parte della soluzione, non il problema. Partecipano Azzedine Gaci, Haïm Korsia, Jean-Louis Tauran. Introduce Emilia Guarnieri. Auditorium Intesa Sanpaolo B3
15.00
O N A I D I T O U Q
20
17.00
Abramo. La nascita dell’io. Partecipano Giorgio Buccellati e Ignacio Carbajosa. Introduce Alberto Savorana. Salone Intesa Sanpaolo B3
PRIMO PIANO Per me vivere è Cristo. Il metropolita Antonij. Partecipano Aleksandr Filonenko, Constantin Sigov, Dimitrij Strotsev. Introduce Francesco Braschi. Salone Intesa Sanpaolo B3
19.00
L’impronta – cuori moderni. Spettacolo multimediale In scena Marco Baldazzi, regia di Otello Cenci, suggerimenti di Davide Rondoni. Arena Frecciarossa1000 D3
21.45
AGOSTO 2015
Il saluto di Mattarella p. 2
La sfida dell’arte contemporanea p. 9
Il paese dei balocchi p. 13
Xxxxxxx Il cuore mai xxxxxxxxxx s’accontenta
Un’immagine dello spettacolo «L’Impronta» che stasera inaugura il Meeting 2015
Ridestare il senso della mancanza Il cardinale Pietro Parolin ha inviato al vescovo di Rimini, monsignor Francesco Lambiasi, un messaggio con il saluto di Papa Francesco e con le considerazioni del Santo Padre sul tema del XXXVI Meeting. ccellenza Reverendissima, a nome del Santo Padre Francesco e mio personale, rivolgo un cordiale saluto a Lei, agli organizzatori e ai partecipanti al XXXVI Meeting per l’amicizia fra i popoli. La suggestiva e poetica espressione scelta
E
come tema di quest’anno – “Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno?” (Mario Luzi) – pone l’accento sul “cuore” che è in ciascuno di noi, e che sant’Agostino ha descritto come “cuore inquieto”, che mai si accontenta e ricerca qualcosa all’altezza della sua attesa. È una ricerca che si esprime in domande sul significato della vita e della morte, sull’amore, sul lavoro, sulla giustizia e sulla felicità. Ma per essere degni di trovare una risposta occorre considerare in modo serio la propria umanità, coltivando sempre questa sana inquietudine. In tale impegno – ci dice Papa Francesco – «è possibile ricorrere semplicemente a qualche esperienza umana frequente, come la gioia di un nuovo incontro, le delusioni, la paura della solitudine, la compassione per il dolore altrui, l’insicurezza davanti al futuro, la preoccupazione per una persona cara”
(Esort. ap. Evangelii gaudium, 155). Qui vediamo emergere una delle grandi questioni del mondo di oggi: davanti a tante risposte parziali, che offrono solo dei “falsi infiniti” (Benedetto XVI) e che producono una strana anestesia, come dare voce agli interrogativi che tutti si portano dentro? Di fronte al torpore della vita, come risvegliare la coscienza? Per la Chiesa si apre una strada affascinante, come fu all’inizio del cristianesimo, quando gli uomini si affannavano nella vita senza il coraggio, la forza o la serietà di esprimere le domande decisive. E, come accadde a san Paolo all’Areopago, parlare di Dio a chi ha ridotto, censurato o dimenticato i suoi “perché?”, risulta una stranezza che sembra lontana dalla vita reale con i suoi drammi e le sue prove. Perciò nessuno di noi può iniziare un dialogo su Dio, se non riusciamo ad alimentare il
lumino fumigante che arde nel cuore, senza accusare nessuno per i suoi limiti – che sono anche i nostri – e senza pretendere, ma accogliendo e ascoltando chiunque. Il compito dei cristiani – come ama ripetere Papa Francesco – è iniziare processi più che occupare spazi (cfr ibid., 222). E il primo passo è proprio ridestare il senso di quella mancanza di cui il cuore è pieno e che così frequentemente giace sotto il peso di fatiche e speranze deluse. Ma “il cuore” c’è, ed è sempre in ricerca. Il dramma di oggi consiste nel pericolo incombente della negazione dell’identità e della dignità della persona umana. Una preoccupante colonizzazione ideologica riduce la percezione dei bisogni autentici del cuore per offrire risposte limitate che non considerano l’ampiezza della ricerca di amore, verità, bellezza, giustizia che è in ciascuno. Tutti siamo (segue a pagina 3)
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20 agosto
«Un incessante bisogno di verità» Il messaggio di Mattarella: dalla capacità di dialogo e collaborazione tra le religioni monoteiste dipenderà la pace nel mondo Ecco il messaggio inviato al Meeting 2015 dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Agli organizzatori, ai volontari e a tutti i partecipanti al Meeting per l’amicizia tra i popoli desidero rivolgere il saluto più cordiale e l’augurio affinché anche questa XXXVI edizione abbia il successo sperato. La persona è il fondamento della comunità e dello Stato. La sua libertà, il valore incomprimibile del suo essere unica e irripetibile, l’integralità dei diritti umani preesistono, come indica l’articolo 2 della nostra Costituzione, agli stessi ordinamenti. Da questa radice è nato il Meeting, che nel tempo ha prodotto centinaia di incontri e discussioni, ha arricchito il dialogo, ha sviluppato maturazioni e amicizie. In questa esperienza si sono formati tanti giovani, è cresciuta e si è fatta adulta la vostra associazione, ne ha tratto ricchezza il pluralismo della nostra società e della nostra cultura. L’intensa poesia di Mario Luzi dalla quale avete tratto il titolo del Meeting di quest’anno – “Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno?” – scava ancor più in profondità nell’animo umano, alla ricerca della fonte di quell’incessante bisogno di verità, che sospinge le Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nostre energie spirituali e sociali. Viviamo in un mondo di comunicazioni immediate, di straordi- mento. È un impegno di popolo, al quale ciascuno narie potenzialità tecnologiche, di connessioni è chiamato a contribuire nel pluralismo delle conmultiple e all’apparenza infinite. vinzioni e delle culture, tutti ne trarremo benefiSono opportunità che vanno messe al servizio cio. A partire dalle istituzioni e dalla politica. del progetto di un umanesimo integrale, premessa Il rischio di chiusure settarie, o di tentazioni dello sviluppo civile, evifondamentaliste, è sempre in tando che sia la tecnica a agguato. Basta guardare attor«Il terrorismo, dominarci. Ogni volta che no a noi il riemergere di populisiamo assaliti da sensazioni alimentato anche da smi e nazionalismi. Ebbene, la di strapotere scopriamo che viene offerta da tante fanatiche distorsioni risposta si tratta soltanto di un’illutestimonianze di moralità, di sione se perdiamo di vista della fede in Dio, sta solidarietà, di impresa responla nostra umanità, la fraterdi governo dei conflitti, cercando di introdurre sabile, nità, il desiderio del bene e di ricostruzione del diritto ladi germi di una terza dove la sua rete è stata lacerata. di ciò che è bello, il valore della legalità, la percezione Personalismo e solidarietà, guerra mondiale» dei limiti invalicabili agli valori che si trovano alla base stessi poteri pubblici, l’adella nostra Costituzione, hanspirazione a una condizione di pace, di maggiore no bisogno di essere continuamente realizzati. E giustizia e uguaglianza. chi lo fa con generosità, accresce anche gli antiL’ideale personalista è una grande aspirazione corpi per affrontare le difficoltà che si presentano dell’uomo moderno che trova nelle formazioni nelle diverse stagioni. sociali e nei corpi intermedi il suo pieno compiLa nostra società, dopo una lunga crisi econo-
Sta a noi prosciugare l’odio, far crescere la mica, che ha lasciato ferite così profonde, avverte ancor di più l’esigenza di valori e di percorsi ispi- fiducia e la cooperazione, mostrare i vantagrati a ideali sinceri. E ha bisogno di testimoni cre- gi della pace. L’Europa ha un compito di grande rilievo dibili, che conducano la loro azione con coerenza e moralità, rompendo l’area grigia dell’opportuni- perché il dialogo tra le religioni monoteiste può svilupparsi già all’interno smo, che purtroppo sfocia delle nostre società, divenuspesso nella corruzione, ger«La persona è il te plurali e multietniche. me distruttivo della società L’umanità che mostrerecivile. fondamento della mo nell’accogliere i profuLa XXXVI edizione del Meeting si apre con un im- comunità e dello Stato. ghi disperati, l’intelligenza portante incontro sulle reli- Da questa radice è nato con cui affronteremo i fenomeni migratori, la fermezza gioni. Dalla capacità di dialoil Meeting, che ha con cui combatteremo i trafgo, di comprensione reciproca, di collaborazione tra le arricchito il pluralismo ficanti di esseri umani sail modo con il quale religioni monoteiste dipendella nostra società» ranno mostreremo al mondo la derà la pace nel mondo. Di qualità della vita democratiquesto dobbiamo essere consapevoli. Il terrorismo, alimentato anche da fana- ca. La democrazia si esporta con la cultura e tiche distorsioni della fede in Dio, sta cercando di con l’esempio. Con questo spirito seguirò i vostri lavori, rinintrodurre nel Mediterraneo, in Medio Oriente, in novando il mio sincero augurio. Africa i germi di una terza guerra mondiale. Sergio Mattarella Sta alla nostra responsabilità fermarla.
Quando la mancanza muove: 200 relatori e 2500 volontari Oltre un centinaio i ragazzi stranieri venuti a dare una mano Ci sono russi, kazaki, ucraini, egiziani, americani del nord e del sud È una mancanza che muove – fisicamente - l’uomo: questo paiono testimoniare i numeri del Meeting. Perché si sa che solo quando una domanda tocca la carne, fa muovere i piedi e fa spostare, è anche vera. 218 sono i relatori che hanno raccolto la sfida della domanda di Mario Luzi e che interverranno nel corso della XXXVI edizione del Meeting di Rimini; accompagnati da 15 tra mostre ed esposizioni, 13 spettacoli e 17 manifestazioni sportive. Un evento che non si ferma nei 127.000 metri quadrati coperti delle strutture fieristiche, coinvolgendo l’intera città di Rimini: tre incontri e alcuni avvenimenti sportivi troveranno luogo nel centro cittadino.
Gli spazi interni sono stati trasformati dall’impegno nascosto dei 498 volontari che durante il “premeeting” (dall’11 al 19 agosto) hanno lavorato gratuitamente all’allestimento della fiera. A loro si aggiungono le 2145 persone, in maggioranza universitari, che impegneranno le proprie energie, competenze e tempo per permettere lo svolgimento della manifestazione con la particolare cura che la caratterizza. Colonna portante del Meeting, i volontari provengono da ogni parte d’Italia come dall’estero: più di un centinaio di essi sono arrivati da Russia, Ucraina, Bielorussia, Spagna, Paraguay, Stati Uniti, Egitto, Kazakistan ed altri paesi. Alcune importanti novità caratterizzano l’edizione del 2015: la prima ri-
guarda la scelta infrasettimanale dell’evento, che non parte più dalla domenica ma dal giovedì, oltre a non occupare gli ultimi giorni di agosto. Una decisione tesa a facilitare i visitatori della kermesse riminese, e attenta a non sovrapporsi alla ripresa delle attività scolastiche, come testimonia il Direttore del Meeting Sandro Ricci. Chiude il conto la nutrita presenza degli spazi di ristorazione, comprendente non solo l’articolata proposta di fast food, ma anche i diversi ristoranti tipici: romagnolo, pugliese, l’osteria romana e l’ormai famosa “Graticula”. Perché se non fossimo mancanti, non avremmo nemmeno bisogno di mangiare. Simone Lombardo
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20 agosto Papa Francesco. Nel messaggio al Meeting il Pontefice invita ad «andare incontro a tutti sostenuti dal desiderio di proporre con forza, bellezza e semplicità la buona notizia dell’amore di Dio, che anche oggi si china sulla nostra mancanza per riempirla»
Il cuore c’è, sempre in ricerca Papa Francesco: «Il compito dei cristiani è iniziare processi più che occupare spazi. E il primo passo è ridestare il senso di quella mancanza di cui il cuore è pieno e che così frequentemente giace sotto il peso di fatiche e speranze deluse» (segue dalla prima pagina) negatore più incallito non riesce a estirparli figli di questo tempo e subiamo l’influsso di del tutto dalla propria esistenza. una mentalità che offre nuovi valori e oppor- La vita non è un desiderio assurdo, la mantunità, ma può anche condizionare, limitare e canza non è il segno che siamo nati “sbagliaguastare il cuore con proposte alienanti che ti”, ma al contrario è il campanello che ci spengono la sete di Dio. avverte che la nostra natura è fatta per cose Ma il cuore non si accontenta, perché, come grandi. Come ha scritto il servo di Dio mondisse Papa Benedetto XVI parlando ai giova- signor Giussani, «le esigenze umane costituini a San Marino, «è una scono riferimento, afferfinestra aperta sull’infinimazione implicita di una to» (19 giugno 2011). ultima che sta al «Una preoccupante risposta Perché dobbiamo soffrire e di là delle modalità esialla fine morire? Perché stenziali sperimentabili. colonizzazione c’è il male e la contraddivenisse eliminata l’ipoideologica riduce la Se zione? Vale la pena vivere? tesi di un “oltre”, quelle percezione dei bisogni esigenze sarebbero innatuSi può sperare ancora davanti a una “terza guerra ralmente soffocate» (Il autentici per offrire senso mondiale combattuta a religioso, Milano risposte limitate» pezzi” e con tanti fratelli 1997, p. 157). Il mito di perseguitati e uccisi a Ulisse ci parla del nostos motivo della loro fede? Ha algos, la nostalgia che può ancora senso amare, lavorare, fare sacrifici e trovare soddisfazione solo in una realtà infiimpegnarsi? Dove va a finire la mia vita e nita. quella delle persone che non vorremmo per- Per questo, Dio, il Mistero infinito, si è curdere mai? Che cosa stiamo a fare nel mondo? vato sul nostro niente assetato di Lui e ha Sono domande che si pongono tutti, giovani offerto la risposta che tutti attendono anche e adulti, credenti e non credenti. Prima o poi, senza rendersene conto, mentre la cercano almeno una volta nella vita, a causa di una nel successo, nel denaro, nel potere, nelle prova o di un evento gioioso, riflettendo sul droghe di qualunque tipo, nell’affermazione futuro dei propri figli o sull’utilità del pro- dei propri desideri momentanei. Solo l’iniziaprio lavoro, ciascuno si trova a fare i conti tiva di Dio creatore poteva colmare la misura con uno o più di questi interrogativi. Anche il del cuore; ed Egli ci è venuto incontro per
lasciarsi trovare da noi come si trova un la vita per questo, per restituirci l’identità amico. E così noi possiamo riposare anche in perduta» (Papa Francesco, Discorso nel cenun mare in tempesta, perché certi della sua tro di rieducazione a Santa Cruz de la Sierra, presenza. Ha detto Papa Francesco: «Anche Bolivia, 10 luglio 2015). Qui sta il contributo se la vita di una persona è stata un disastro, che la fede cristiana offre a tutti e che il se è distrutta dai vizi, dalla droga o da qua- Meeting può testimoniare innanzitutto con la lunque altra cosa, Dio è nella sua vita. […] vita delle persone che lo realizzano. Anche se la vita di una persona è un terreno Per questo il Santo Padre augura agli organizzatori e ai volontari pieno di spine ed erbacce, del Meeting di andare c’è sempre uno spazio in cui incontro a tutti sostenuti il seme buono può crescere. «Il Meeting può dal desiderio di proporre Bisogna fidarsi di Dio» (La Civiltà Cattolica, 19 settem- cooperare a un compito con forza, bellezza e la buona notibre 2013, 470). essenziale della Chiesa, semplicità zia dell’amore di Dio, Con il tema di quest’anno, il cioè consentire che si che anche oggi si china Meeting può cooperare a un compito essenziale della possa dire apertamente: sulla nostra mancanza per riempirla dell’acqua Chiesa, cioè «non consentire Cristo vive in me» di vita che scaturisce da che qualcuno si accontenti Gesù risorto. Egli chiede di poco, ma che possa dire di pregare per il Suo pienamente: “Non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20)» (Esort. ministero e invia di cuore a Lei, Eccellenza, e ap. Evangelii gaudium, 160), perché quello a tutti i partecipanti al Meeting la di Gesù «è l’annuncio che risponde all’aneli- Benedizione Apostolica. to d’infinito che c’è in ogni cuore umano» Nell’unire anche i miei migliori auspici, pro(ibid., 165). Gesù «è venuto a mostrarci, a fitto della circostanza per confermarmi con rendere visibile l’amore che Dio ha per noi. sensi di distinto ossequio. Pietro Parolin […] Un amore attivo, reale. […] Un amore Segretario di Stato che guarisce, perdona, rialza, cura. Un amore che si avvicina e restituisce dignità. Una dignità che possiamo perdere in molti modi e forme. Ma Gesù è ostinato in questo: ha dato
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INCONTRI 4
20 agosto
È qui l’amicizia fra i popoli Vittadini: «Al Meeting da 36 anni le persone dialogano per il bene comune senza perdere la propria identità» Nel giorno di apertura del Meeting uno degli organizzatori, il professor Giorgio Vittadini, parla dei temi più importanti di questa edizione. Il Meeting quest’anno propone la sfida della mancanza: non una fregatura ma una risorsa. In che modo questo è accaduto nella sua vita? Percepisco la mancanza in me nel fatto che non basto a me stesso, che ho bisogno di cercare nel rapporto con la realtà e con gli altri la risposta alle esigenze di verità, giustizia, bellezza che mi costituiscono. La mancanza strutturale che sono mi spinge ad amare, conoscere, mobilitarmi, muovermi, cercare, incontrare. In ogni caso non siamo noi ad inventarcela, ma ne siamo costituiti e ce la troviamo dentro. E si diventa amici di coloro che percepiscono questa comune mancanza, capiscono di non poter essere loro la risposta e diventano compagni di strada in questa ricerca di qualcosa che sia all’altezza di quello che desideriamo. Quali sono state le idee che hanno mosso lei e gli altri organizzatori nella scelta degli ospiti e del programma? Il primo tema portante è centrato sulla figura cruciale di Abramo (presente sia nella mostra curata da don Carbajosa e dal professor Buccellati, sia nell’incontro tra don Julián Carrón e il professor Joseph Weiler), come colui che storicamente ci mostra la risposta vivente al tema posto dal titolo. La risposta alla mancanza di cui si parla è in un incontro con qualcuno all’altezza della tua domanda. Abramo è l’uomo che ci mostra come l’avvenimento dell’incontro con un Dio che si manifesta faccia nascere il suo io fatto di domanda strutturale. Quella che Abramo scopre è una compagnia con Colui che lo prende sul serio e lo accompagna con un compito per le vie del mondo. Solo un incontro significativo permette di tenere sempre aperta questa domanda non abbandonando la speranza. Per noi oggi, nell’esperienza cristiana, il metodo è identico. Il secondo filone del Meeting, legato
Il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Giorgio Vittadini, al Meeting
al primo, è l’incontro con persone che vivono all’altezza di questo desiderio, provengono da tutto il mondo e da esperienze ed estrazioni culturali diverse. L’incontro con cui s’inaugura il Meeting ad esempio vede protagonisti un cristiano, un musulmano e un ebreo; sarà poi pre-
«La mancanza strutturale che sono mi spinge ad amare, conoscere, mobilitarmi, muovermi, cercare, incontrare» sente il ministro degli esteri tunisino e la moglie del presidente dell’Afghanistan; ci saranno ortodossi e protestanti, oltre ad atei e agnostici. E questo confronto si estenderà anche ai protagonisti della vita pubblica del nostro Paese. Non meno importante è il tema della
Chiesa. Interverranno mons. Galantino, i cardinali Pell e Betori, il vescovo di Aleppo in Siria e quello di Erbil in Kurdistan che ci mostreranno come si può vivere una vita veramente umana e cristiana anche nei luoghi dove domina persecuzione e violenza. E poi come sempre la vita economica, sociale e politica con i suoi protagonisti. A proposito della politica, lo scorso anno lei ha rilasciato a Repubblica un’intervista nella quale diceva di essere sempre «governativo». Non teme l’accusa di essere prono verso il potere? L’anno scorso in realtà ho detto di essere filo-istituzionale. Vuol dire che in un momento di crisi come quella che l’Italia non vede da settant’anni, non si può non partecipare come italiani alla costruzione del bene comune e impegnarsi per la prosperità della nazione. Questo è il senso del dialogo con le istituzioni, coi ministri e con Renzi. Il che non vuol dire non avere critiche, come io personalmente ho ad esempio per ciò che riguarda la mancanza di chiarezza sul federalismo, sulla scuola, in cui le giuste aperture sono ancora timidissime, e sul lavoro,
anche qui, la flessibilità è ancora limitata (su questi temi il Meeting propone incontri importanti). Quindi non è che dobbiamo rinunciare a criticare, però le critiche devono essere costruttive, per il Paese. Se ci mettiamo anche noi a essere di-
«L’altro è una risorsa perché io possa uscire da questo Meeting più maturo, più grande e più capace di sostenere la fatica personale e la speranza degli uomini» struttivi contribuiamo a mandare l’Italia definitivamente in serie B. Questo considerando anche il fatto che siamo in un’Europa decisamente criticabile perché è un cappio al collo allo sviluppo dei suoi Paesi, un ostacolo allo sviluppo e si è dimenticata del Mediterraneo. Dobbia-
Federlegno ritorna in fiera «Come essere a casa nostra» Il direttore De Ponti: «Venire qui è sempre una sorpresa, accade qualcosa di nuovo in noi per quello che viviamo» Tutto cominciò da una maglietta. Difficile da credere per quanti oggi e nei prossimi giorni si imbatteranno nel gigantesco padiglione di FederlegnoArredo, nel padiglione C1. A dare vita alla partnership tra Meeting e industria del legno, però, fu proprio un gadget venduto nell’estate 2010. A raccontarlo è Giovanni De Ponti, direttore generale della federazione: «Accompagnai a Rimini l’allora presidente Rosario Messina per una visita di due giorni. Rimase impressionato dai giovani incontrati all’ingresso, dalle loro facce. In particolare da un volontario che gli vendette una maglietta per suo nipote». Per questo incontro Messina decise di far partecipare Federlegno all’edizione seguente del Meeting. Una volontà che, dopo la sua morte, fu rispettata dall’attuale presidente, Roberto Snaidero. «Il merito fu più dei giovani – prosegue De Ponti – che dei colloqui con i rappresentanti della politica».
Cinque anni dopo, tra i padiglioni della Fiera, Federlegno si sente ormai a proprio agio, tanto da dare a tutti il «benvenuto a casa sua», come recita il titolo della mostra portata a Rimini. «Sì, si può dire che siamo a casa», sottolinea De Ponti. «L’importante, però, è il desiderio di rinnovarsi. La nostra presenza quest’anno, infatti, è diversa dalle passate edizioni: vogliamo lanciare una sfida ai giovani, per appassionarli alla possibilità di lavorare nel nostro settore». Idea nata da Roberto Snaidero, dopo che lo scorso agosto furono proprio le giovani generazioni a visitare in massa lo stand dell’associazione. Per questo il percorso della mostra è un vero e proprio incontro con i fattori che danno origine all’industria del legno: il progetto, connubio tra l’opera di un maestro e l’impresa; il lavoro manuale, reso concreto dai macchinari manovrati dagli studenti del Polo formativo di Lentate sul Seveso; i
Il presidente di Federlegno Roberto Snaidero
prodotti finali, di cui sono in esposizione esemplari unici concessi per la prima volta da La Triennale di Milano. «Puntiamo sui giovani – afferma De Ponti – consapevoli che le nostre imprese chiedono più persone rispetto a quelle che ora frequentano i corsi del Polo formativo». Un dato importante, se si pensa alla situazione di crisi attraversata da molte industrie italiane. A Federlegno però la partecipazione al Meeting
mo sostenere e stimolare chi ci rappresenta perché si batta per un cambiamento dell’Europa. E non smettere di impegnarci per una politica che nasca dal basso, nel segno della sussidiarietà, come faremo nell’incontro con Violante e Magatti. Altrimenti l’unica alternativa è beccarsi a vicenda come i capponi di Renzo di manzoniana memoria. Ritornando alla costruzione del Meeting, che cosa vi piacerebbe che i visitatori ed i partecipanti si portassero a casa? Un Meeting che dopo 36 anni è sempre più attuale e nello stesso tempo sempre più fedele alla sua immagine originaria, quella dell’amicizia e della pace fra i popoli: la collaborazione fra persone che senza perdere la propria identità dialogano per il bene comune. Uno spazio comune e non il luogo di una parte, pur essendo quella che lo origina un’esperienza ben precisa, l’esperienza cristiana. A proposito della situazione economica del Meeting, in quali condizioni si trova? La crisi economica da una parte e l’Expo dall’altra ci hanno obbligati ad essere più responsabili nella gestione delle risorse. Io e tutto il consiglio di amministrazione del Meeting siamo molto soddisfatti del lavoro di razionalizzazione fatto: le difficoltà contingenti si sono rivelate un’opportunità che ci ha permesso di organizzare un evento ricco come sempre. Che cosa si augura partecipando a questo Meeting? Conoscere e imparare da tutto ciò che incontrerò. «L’altro è una risorsa», come ebbe a dire don Carrón in un suo intervento, perché io possa uscire da questo Meeting più maturo, più grande e più capace di sostenere la fatica quotidiana personale e la speranza degli uomini. Come diceva don Giussani: «Che coraggio ci vuole per sostenere la speranza degli uomini». Leonardo Cavallo
non serve solo per programmare il futuro; l’esperienza di queste settimane in Fiera, infatti, cambia il modo di lavorare in tutti i giorni. Ne è convinto De Ponti: «Rimango colpito dal clima che qui si forma tra i nostri collaboratori presenti. È qualcosa di diverso dal solito e migliora il modo in cui ci trattiamo, o quello di curare quanto dobbiamo fare». Tornati a casa, poi, questo contamina anche quanti non erano venuti in Fiera: «È sempre una sorpresa, accade qualcosa di nuovo in noi grazie a quello che qui viviamo, come le mostre o gli incontri». Sì, perché i lavoratori di Federlegno si sentono protagonisti del Meeting, e non solo i rappresentanti di uno stand commerciale. Una conferma arriva se si domanda quale sia il rapporto tra la loro presenza e il titolo di questa edizione: tra la mancanza del cuore dell’uomo e il legno, infatti, può esserci una continuità. «L’esigenza che come uomini abbiamo è quella di capire cosa siamo al mondo a fare, afferma De Ponti. La fatica del lavoro favorisce questa ricerca. Ovviamente si tratta di una scoperta possibile anche all’esterno del mondo del legno, ma quello che noi documentiamo è tangibile. Lo si vede nel rapporto tra gli allievi e i maestri, dove ciascuno conosce di più se stesso». Il problema, quindi, non è soltanto il profitto. «Se così fosse – conclude De Ponti – non sarebbe spiegabile la passione per il bello che queste persone testimoniano mentre lavorano». Davide Giuliani
INCONTRI 5
20 agosto
Imam, rabbino e cardinale alleati per la pace Le religioni? Non problema ma parte della soluzione. Parlano Azzedine Gaci, Haïm Korsia e Jean-Louis Tauran
Azzedine Gaci, imam musulmano; il rabbino Haïm Korsia e il cardinale Jean-Louis Tauran.
C’è una vecchia idea nella vecchia cultura del vecchio continente che è tanto sbagliata quanto dura a morire. Si tratta dell’idea diventata luogo comune secondo cui le fedi sono causa della guerra e per conseguenza la pace esige la loro abolizione tout court o quantomeno la loro riduzione alla sfera privata. Il Meeting non è avvezzo a inchinarsi ai luoghi comuni, e sulla tesi contraria, cioè che le religioni sono non il problema ma parte essenziale della soluzione, ci apre questa edizione. Una bella sfida. Tanto più che la vecchia tesi della vecchia cultura viene ancora adesso usata dai media per parlare delle più gravi vicende di guerra e terrorismo che incendiano quel pezzo di mondo che dall’Africa mediterranea si estende sino all’Asia passando per il Medioriente, e che è tutto caratterizzato in un modo o nell’altro dall’Islam, oltre che, in parte dal cristianesimo e dall’ebraismo. Per smontare un simile luogo comune, e farlo con cognizione di causa, occorrono personalità libere e coraggiose, dotate di grande esperienza e capaci di andare contro corrente. Doti che non mancano ai tre relatori dell’incontro di oggi (ore 15, Sala B3), esponenti autorevolissimi delle tre reli-
fessore alla Scuola superiore di Chimica Fisica ed Elettronica di Lione. Da molti anni è organizzatore di incontri, viaggi e forum internazionali tra cattolici e islamici; all’inizio di quest’anno ha guidato la parte islamica di una delegazione di sacerdoti cattolici e imam in Vaticano. Quanto al card. Tauran, da tempo amico del Meeting, vanta una carriera accademica e diplomatica di primissimo piano. Se il grande pubblico non lo inquadra, basta che riveda il film dell’elezione di papa Bergoglio: quel signore porporato uscito sul balcone pontificio ad annunciare in latino «annuntio vobis gaudium magnum....». L’attesa scelta del conclave cardinalizio, era lui, lui in quanto cardinale protodiacono. Stima profonda l’ha avuta da tutti e tre gli ultimi pontefici: san Giovanni Paolo II l’ha voluto suo ministro degli esteri, Benedetto XVI l’ha messo a capo del Dialogo interreligioso, Francesco l’ha nominato Camerlengo al posto del cardinale Bertone. Tipo tosto, il cardinale Tauran, che stupisce per la capacità di lavoro nonostante il parkinson che l’accomuna a Wojtyla ma certo gli triplica la fatica. Il titolo dell’incontro viene da una sua affermazione all’indomani dell’attentato di Parigi, dove ha negato decisamente che
gioni monoteiste cristiano-cattolica, musulmana ed ebraica: il card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, Azzedine Gaci, rettore della Moschea Othmane a Villeurbanne (Lione) e il gran rabbino di Francia, Haïm Korsia. Singolarmente si tratta di tre persone che hanno in comune la Francia: nato a Bordeaux il cardinale (nel 1943), nato a Lione il rabbino (nel 1963); vive e lavora a Lione l’imam, nato ad Algeri nell’ex colonia francese, sempre nel 1963, l’Imam. La Francia è il teatro della strage di Charlie Hebdo, cioè del punto simbolicamente più acuto e rivelatore delle contraddizioni che l’Europa stessa attraversa, che non sono fuori di lei e su cui non può non interrogarsi. Korsïa è rabbino capo di Francia dalla fine del 2014 (vigilia dell’attentato di Charlie Hebdo) e lo sarà sino al 2021. Ha fama di essere ortodosso e aperto insieme. Studioso profondo della sua religione, unisce alla conoscenza scientifica della Torah una grande competenza in fatto di geo-politica e di strategie internazionali. Il che è ottima garanzia di non astrattezza. Azzedine Gaci regge un’importantissima moschea e nello stesso tempo è uno scienziato, pro-
la religione fosse causa della violenza e si è incontrato con un gruppo di imam in Francia per rilanciare il dialogo. In recenti interviste o incontri ha insistito sulla necessità di partire sempre dall’educazione, perché oggi l’occidente «ha bisogno di riformare un’identità forte»; sulla testimonianza dei cristiani martiri in Siria e Iraq «una fede ardente testimoniata; solo se si ha consapevolezza della propria fede si può incontrare l’altro e dialogare con lui»; sulla fiducia reciproca come base di tutto, che nasce dall’incontro fra uomini e non dalla dialettica delle idee, perché l’altro non è un nemico ma il riflesso di Dio: «Esiste una fratellanza nell’adorare Dio pur nella diversità». Che poi il cardinale non sia uso a conformarsi alle mode correnti lo conferma gustosamente la risposta a chi gli ha chiesto se leggerà l’ultimo romanzo di quel (presunto) mostro sacro della (vecchia) cultura occidentale contemporanea che ha nome Michel Hoiuellebeck, che ha fatto sparate anti-islamiche assolte in tribunale come diritto alla critica delle religioni e che non sei alla page se non l’hai letto. Lo leggerà dunque? «No. E non darei molto peso a questo autore». Maurizio Vitali
la libreria del meeting
ore 17.00 Presentazione mostra m ABRAMO. La nascita dell’io
ore 19.00 0 Presentazione mostra Per me vivere è Cristo. Metropolita Antonij
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libreria Jaca Book Rimini
LO SPETTACOLO 7 20 agosto Marco Baldazzi, in scena durante la sua coreografia. Lo spettacolo coniuga poesia, teatro, danza in cui i brani danno il ritmo a diversi linguaggi artistici
La parola che diventa musica La poesia protagonista della prima serata al Meeting. Marco Baldazzi danza al ritmo di Péguy, Baudelaire e Leopardi Lo spettacolo inaugurale del Meeting di Rimini 2015, in collaborazione con la Sagra musicale malatestiana, nasce dal desiderio di esplorare il titolo di quest’edizione, incipit della celebre poesia di Mario Luzi, attraverso una produzione di poesia, teatro e danza in cui il ritmo dei brani potesse diventare il vero protagonista musicale su cui innestare il dialogo fra diversi linguaggi artistici. Vento, mare, foglie e fuoco sono la cornice entro cui il ballerino, Marco Baldazzi, si lascia coinvolgere in una danza intensa, con tanto di acrobazie con funi e vele, dialogando fisicamente con le parole e i rumori che lo avvolgono, lo schiacciano e lo rilanciano sul vasto palcoscenico dell’arena Frecciarossa1000 D3. Si tratta di una messinscena originale in cui la multimedialità consiste nella proiezione di volti di celebri attori su diverse vele in movimento, mentre interpretano alcune fra le più toccanti e musicali poesie appartenenti a diverse tradizioni e periodi storici. Il ballerino accompagna la lettura lasciandosi «emozionare, quindi muovere», usando le sue parole, dall’impatto poetico dato dalla voce degli interpreti. Gli attori, ripresi singolarmente da Otello Cenci, sono invece spesso proiettati in scena l’uno accanto all’altro, rincorrendo e rivivendo le medesime parole, che appaiono quindi incarnate quasi simultaneamente con sensibilità e ritmi differenti. Il percorso letterario proposto è frutto di un confronto con gli attori stessi, fra i migliori del panorama artistico italiano, quali Francesca Benedetti, Maddalena Crippa, Gioele Dix, Sandro Lombardi, Glauco Mauri, Ermanna Montanari, Michele Nani, Massimo Popolizio, Galatea Ranzi, Roberto Sturno, Pamela Villoresi e con la partecipazione straordinaria dell’attore francoinglese Michael Lonsdale che interpreta in francese dei versi di
Marco Baldazzi durante un’acrobazia con le funi
Charles Péguy. Agli attori è stato chiesto infatti, di partecipare alla creazione dello spettacolo, suggerendo dei testi che in qualche modo parlassero della malinconia e della tristezza, causate dall’assenza di qualcuno o qualcosa fortemente desiderato.
«La tristezza non è che il segno di una presenza di cui si ha fame». Nello spettacolo appaiono contributi (tra gli altri) di Dix, Mauri, Lombardi, Popolizio, Villoresi Li vedremo così portare sul palcoscenico dei versi che li interpellano in prima persona, ai quali affidano l’espressione del grido più profondo del loro cuore. Fra gli autori scelti vi sono Charles Baudelaire, Giacomo Leopardi, Clemente Rebora e Kikuo Takano, solo per citarne alcuni. Il filmato che verrà proiettato, purtroppo, non è che una piccola parte del materiale girato, ma il direttore artistico dello spettaco-
Appuntamento in D3 La prevendita sul sito Lo spettacolo «L’impronta - cuori moderni» va in scena questa sera in Arena Frecciarossa1000 D3 alle 21,45. I biglietti sono in prevendita sul sito www.meetingrimini.org; il costo è di 10 euro (intero) e 8 euro (ridotto). Contributi filmati di Francesca Benedetti, Maddalena Crippa, Gioele Dix, Sandro Lombardi, Glauco Mauri, Ermanna Montanari, Michele Nani, Massimo Popolizio, Galatea Ranzi, Roberto Sturno, Pamela Villoresi, Michael Lonsdale. In scena Marco Baldazzi, regia di Otello Cenci.
lo, Otello Cenci, spera si possa realizzare presto anche un video integrale della performance di questi grandi artisti. «Sono veramente grato per l’impegno e l’immedesimazione degli attori – rivela Cenci, – mi ha particolarmente colpito il loro stupore per la poesia di Mario Luzi, interpretata da ognuno di loro in modo commosso e personale». Davide Rondoni, autore del titolo dello spettacolo: L’impronta- cuori moderni, ci spiega che la tristezza non è che il segno di una presenza di cui “si ha fame”, è la traccia chiara che indica l’esistenza di ciò che l’uomo brama così fortemente nel segreto del proprio cuore. «Baudelaire e Leopardi, due fra i più grandi poeti del 1800, ci invitano a una lettura non banale di questa sproporzione», rivela il poeta forlivese, per il quale ogni uomo serio vive il vuoto esistenziale come confronto fra due ipotesi: la prima legge la malinconia come un’inquietudine fine a se stessa, la seconda come un’impronta che desidera essere guardata, conosciuta e, magari, riconosciuta. Le due ipotesi evidentemente non possono convivere, “l’uomo serio” si dirige inesorabilmente verso una di queste due. Il titolo rappresenta la chiave interpretativa delle poesie, è il punto di fuga che permette di guardare alle parole dei poeti come un ritmo su cui danzare, come un dialogo da interpretare. Benedetta Parenti
CONAI PRESENTA RECYCLING TUBE, LA VIDEOINSTALLAZIONE SUL RICICLO DEI RIFIUTI DI IMBALLAGGIO
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MOSTRE 9
20 agosto
La sfida dell’arte contemporanea Un percorso tra sette opere di autori viventi. E senza guida di LUCA FIORE Negli scorsi mesi mi è capitato diverse volte di raccontare che genere di opere avrebbe visto il visitatore entrando nella mostra “Tenere vivo il fuoco – Sorprese dell’arte contemporanea”. Appena chiarito che al Meeting ci sarebbe stato il racconto di alcune opere di artisti viventi, la prima reazione di molti era: «Ma io l’arte di oggi non la capisco». La frase finiva lì, ma avrebbe potuto continuare così: «E quindi non mi piace». Ecco, diciamolo subito: questa che ho pensato con Davide Dall’Ombra, Giuseppe Frangi e Francesca Radaelli non è una mostra per convincere qualcuno che l’arte contemporanea è bella. E men che meno che è più bella di quella del passato. L’idea che vorremmo rimanesse alla fine del percorso è che l’arte fatta dai nostri contemporanei è qualcosa di serio e che qualche volta può toccare dei vertici che sarebbe un peccato lasciarsi sfuggire. È per questo che abbiamo scelto sette opere di sette artisti tra i più famosi e pagati del mondo: proprio dentro il “sistema” dell’arte, con le sue storture, le tante meschinità e ambiguità, può accadere che qualcuno, fosse anche solo con un’opera, riesca a dire qualcosa di davvero importante. Nelle tante chiacchierate avute ho notato che i miei interlocutori erano particolarmente conquistati dal racconto che facevo loro di un’opera di Alberto Garutti, l’unico artista italiano che presentiamo e che ci farà l’onore di venire in Fiera per l’incontro di presentazione di oggi alle 17 (Sala Neri Conai). L’opera di cui parlo non è presente in mostra, ma rende bene l’idea di come i nuovi linguaggi possano toccare corde molto profonde. Si tratta di una lastra di pietra posta in grandi luoghi di passaggio, come stazioni ferroviarie o aeroporti che presenta questa semplice iscrizione: «Tutti i passi che ho fatto nella mia
DA SPETTATORI A PROTAGONISTI Noleggiate le mostre e le esposizioni “esperienze e percorsi” sin da ora. Potete farlo presso lo sportello collocato nella hall sud.
vita mi hanno portato qui, ora». Per i primi secondi sul volto di chi mi ascoltava appariva un’espressione scettica dovuta all’apparente contenuto lapalissiano. Poi improvvisamente vedevo negli occhi accendersi qualcosa. Avevano capito. Un’opera di una semplicità disarmante: sempre uguale eppure sempre diversa a seconda di chi e quando se
Nella mostra «Tenere vivo il fuoco» si sperimenta che i nuovi linguaggi figurativi toccano corde profonde che è un peccato perdere
la ritrova davanti. Ogni passo, ogni gesto, ogni esperienza della mia vita assumono di colpo un’importanza fondamentale. Forte, no? Ecco, le opere che raccontiamo in questa mostra vogliono essere a questa altezza. Non ci illudiamo, non tutta l’arte è di questa immediatezza e occorre essere introdotti in qualche modo alla diversità dei linguaggi nati nell’ultimo secolo. È per questo che il visitatore verrà accolto da un video che proverà, senza tecnicismi o paroloni, a mettere a fuoco quali sono le caratteristiche dell’arte di oggi. Visto che parliamo di sorprese: ci siamo fatti aiutare da un personaggio che non vi aspettereste. È Giacomo Poretti, che con noi condivide la passione per l’arte contemporanea. Dopo l’introduzione il visitatore sarà lasciato libero di girare per le stanze della mostra (niente tradizionale visita guidata, insomma). Avrete
a disposizione le poche informazioni necessarie per “incontrare” le opere di Alberto Garutti, Damien Hirst, Marina Abramovic, Ai Weiwei, Jenny Saville, Ron Mueck e Anish Kapoor. L’invito che facciamo è a prendervi il tempo necessario per farvi interrogare da queste opere. Alla fine, nel caso, ci sarà qualcuno a cui rivolgere le domande che vi saranno sorte.
Anche l’attore Giacomo Poretti tra gli ideatori. Il visitatore verrà accolto da un video che illustra le caratteristiche dell’arte di oggi
Vi rivelo un segreto. Sono stati i responsabili del Meeting a chiederci un percorso didattico sull’arte contemporanea. Quando hanno ricevuto il nostro progetto sono saltati sulla sedia: «Ci aspettavamo un percorso su Matisse, Bacon e Picasso...». È chiaro che per gli artisti viventi non esiste la garanzia del tempo. L’incontro non è mediato da una critica consolidata: non esiste rete di protezione. Occorre prendersi qualche rischio. E il Meeting ha accettato la sfida. A volte si dice: la grande arte è sempre contemporanea, anche se è stata realizzata secoli fa. È molto vero. Ma è vero anche che non possiamo permetterci di non interrogare i tentativi dei nostri contemporanei. Rischiamo di perderci qualcosa di importante di noi. Perché questa arte non parla solo del presente. L’arte, quando è grande, è sempre profetica. (curatore della mostra)
Dal mistero dell’acqua ai canti dei nostri soldati Ecco le 5 grandi mostre e le 10 “esperienze e percorsi” Pittura, musica, fotografia raccontano desideri e identità
La Sagrada Familia, celebre opera di Gaudì
Si sa, le mostre sono uno degli eventi più attesi e più visti del Meeting. Quest’anno sono 5 principali più 10 “esperienze e percorsi” Le maggiori sono «Tenere vivo il fuoco. Sorprese dell’arte contemporanea» in C5, «Misteriosa è l’acqua» in A3, «Opus florentinum. Piazza del Duomo a Firenze tra fede, storia e arte», mentre il padiglione C1 ospita «Abramo. La nascita dell’io» e «Per me vivere è Cristo. Il metropolita Antonij». Compongono il quadro delle esposizioni «Una comunità alle periferie: la Chiesa villera a Buenos Aires» in C1. Il padiglione A1 ospita «Momenti di dignità. Mostra fotografica di Joseph Weiler» e «Take care of the seed. Storie di chi è ripartito, dal desiderio», mentre in A5
si trovano «Lèvati, o anima, e guarda. Pittori e scultori raccontano Alberto Marvelli nel decennale della beatificazione», «Fare scuola: introduzione alla realtà totale» e «Tu lascerai ogni cosa diletta più caramente. L’esilio dei giuliano dalmati alla fine del secondo conflitto mondiale». Nei padiglioni A5/C5 si trova «Mossi da uno sguardo. Dalla Sagrada Familia all’abbazia di Morimondo», «Un cuore più grande della guerra. I canti del popolo soldato» campeggia in A3, «Istantanee. Viaggio nel cuore di Cl» è alle piscine est, mentre «I am exceptional: the millenial experience. Alla ricerca della propria identità» è nella hall sud. Leonardo Cavallo
VITA MEETING 10 20 agosto Costruire il Meeting non è solo compito dei volontari che, in questi giorni, si sono affaccendati tra mostre da ultimare, grafiche da attaccare e muri da dipingere. Costruire il Meeting è, infatti, una possibilità per tutti. La modalità, concreta e immediata, è quella del Fundraising, la campagna di raccolta fondi iniziata già durante l’edizione dello scorso anno per aiutare il Meeting ad affrontare le sempre ingenti spese. Sostenere «la costruzione di un luogo che, da 36 anni, testimonia e racconta una cultura dell’incontro e dell’amicizia» – come recita la locandina ufficiale della raccolta – sarà possibile durante tutta la settimana attraverso una donazione nei diversi stand collocati nella fiera, a partire da quello principale – nella Hall Sud – passando per quelli situati nelle piazze C1, A1, A3 e C5. Una collocazione non casuale quella nelle piazze fuori dalle mostre, ma un luogo che può diventare occasione concreta per rispondere a quella domanda che in tanti si pongono, ogni anno, davanti alla bellezza delle esposizioni e alla passione dei volontari impegnati a spiegarle: «Come posso dire il mio grazie?». La risposta, in coloro che hanno già partecipato alla campagna, è nata proprio dall’esigenza di fare qualcosa davanti alla necessità di fondi di un’opera che, in maniera sempre gratuita, ha reso possibile incontri importanti e inaspettati. «Non c’è nulla di scontato nella possibilità che una realtà così bella e positiva continui, ha affermato un volontario, raccontando l’esperienza del Fundraising dello scorso anno, mi sono quindi speso affinché il Meeting
Lo stand per la raccolta fondi del Meeting allestito nella Hall Sud
Il Meeting: un’opera da costruire insieme La racconta fondi per aiutare la kermesse «perché questo luogo possa continuare a esistere». E c’è anche la Community con sconti e newsletter venga percepito sempre più come una moderna cattedrale alla quale ciascuno possa portare il suo mattone». Partecipare al Fundraising del Meeting non è però solo questione di donazioni, ma anche la possibilità di creare una rete di amicizie. Una vera e propria community, la “Community Meeting”, ovvero un gruppo di persone che scelgono di contribuire alla costruzione di questo luogo.
L’iscrizione è semplice: con una donazione minima di 10 euro, è possibile ricevere la card personalizzata Community Meeting che, oltre a riservare vantaggi come lo sconto del 10% sulle mostre itineranti durante l’anno, permette di ricevere aggiornamenti continui sulla vita del Meeting e l’utilizzo dei fondi ricevuti. Una comunità fatta di rapporti tra persone che, semplicemente, hanno a cuore il destino di que-
st’opera e hanno il desiderio di vederla, e viverla, ancora in futuro. «Siamo contenti, i dati economici sono confortanti – ha dichiarato il direttore dell’Associazione Meeting, Sandro Ricci –, abbiamo fatto un lavoro attento sulla razionalizzazione dei costi. Il Meeting si conferma una manifestazione di forte interesse e anche quest’anno abbiamo costruito un programma di altissimo livello culturale e stiamo già
lavorando a tutti i livelli per il Meeting del 2016». L’iniziativa del Fundraising sarà comunque determinante, le prospettive sono buone: «L’interesse verso il Meeting si consolida davvero anno dopo anno – ha continuato Ricci – e siamo rimasti molto sorpresi dall’attenzione che tantissimi hanno dimostrato attraverso le iscrizioni alla Community e le donazioni che sono arrivate da quando, lo scorso anno, abbiamo iniziato la campagna di Fundraising». L’obiettivo di quest’anno è allora quello di riuscire a coinvolgere più gente possibile, «anche dove essa vive quotidianamente – ha detto un altro volontario – perché a sua volta diventino “ambasciatori” di questa fondamentale necessità per il Meeting». Tra i padiglioni, invece, gli ambasciatori di questa iniziativa saranno proprio i moderatori dei vari incontri che spiegheranno le ragioni di questa proposta. Le possibilità di partecipare alla raccolta fondi non si chiudono però con le porte della fiera di Rimini, ma rimangono attive durante tutto l’anno. Le diverse modalità si possono trovare sul portale del Meeting, nella sezione “Sostienici”. Piccoli gesti, certo, ma essenziali per permettere a una grande storia di continuare e, come dice lo slogan della raccolta fondi, «perché questo luogo possa continuare a esserci». Benedetta Cremona
AL MEETING DI RIMINI, 20 - 26 AGOSTO 2015
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VITA MEETING 11 20 agosto
Noi, costruttori di cattedrali Sono 500 i volontari, anche stranieri, che hanno lavorato per allestire la fiera. Chiara: «Il Meeting ha costruito me, ora io voglio costruire il Meeting». I cinque russi da Mosca: «Qui le ragioni della fede diventano quelle della realtà» Apri gli occhi. Si è svegliata con questa canzone nella mente. Avete presente quelle volte che una canzone vi perseguita? Oggi quel ritornello le ronza in testa mentre fa colazione, mentre chiude la valigia, mentre viaggia diretta verso Rimini. Abituata sin da piccola ad arrivare in fiera e godersi il Meeting in tutto il suo splendore, è rimasta stordita quando si è ritrovata in un cantiere aperto. Apri gli occhi. Quella dannata canzone continua a risuonare nella sua mente, mentre, attonita, si guardava intorno. Non c’è nulla di finito: mostre in divenire, ristoranti in costruzione, stand in allestimento. Apri gli occhi. Ragazzi e adulti, vecchi e giovani sono intenti a pitturare, costruire, sistemare e pulire. E mentre lei cammina per la fiera che veste un manto inusuale ai suoi occhi, nota un ragazzo davanti a sé. Ha una maglia verde su cui c’è scritto premeeting e indossa dei pantaloncini color cachi, macchiati da pittura nera. Sorride e guarda ciò che ha attorno con occhi luccicanti, come se stesse osservando un’opera d’arte. Chi sono quei ragazzi e adulti sporchi di vernice, stravolti dalla stanchezza, ma i cui occhi brillano di una luce che lei desidera per sé? Co-
Una volontaria del premeeting al lavoro per gli ultimi ritocchi alle scritte sul pannello introduttivo di una mostra
sì scopre l’esperienza del premeeting. 500 volontari da ogni parte del mondo venuti a costruire il Meeting. Un americano ha fatto un viaggio transoceanico per dare il suo aiuto all’ufficio convegni. Uno spagnolo ha lasciato Barcellona per costruire una mostra. Cinque russi hanno tro-
vato «conveniente» abbandonare Mosca alla volta di Rimini per sperimentare che «al Meeting le ragioni della fede diventano quelle della realtà». Gli occhi azzurri di Chiara, però, stregano la visitatrice. Chiara è una giovane fiorentina che racconta di a-
ver deciso di prendere le sue ferie proprio per lavorare al premeeting. Con il volto stanco, ma lo sguardo energico alla domanda sul perché abbia preso tale decisione, risponde: «il Meeting ha costruito me, ora io voglio costruire il Meeting». Parla dei giorni passati a fianco di sconosciuti
di età diverse, da cui ha imparato a lavorare per un ideale. Spiega come, essendo nata a Firenze, sia cresciuta immersa dalla bellezza, ma allo stesso tempo tormentata dall’interrogativo sulla propria capacità di generarla. Infine con un sorriso timido confida: «Costruendo la mostra sull’Opus Florentinum mi sono sentita partecipe della creazione di un’opera grande». Improvvisamente la visitatrice apre gli occhi. Non si è accorta di dove in realtà si trova. È in mezzo a una cattedrale in costruzione. Un luogo sacro. Nessuno riflette mai, quando entra in una cattedrale, al lavoro che migliaia di uomini hanno dedicato per la costruzione di una simile opera. Il Meeting è proprio questo, un luogo sacro, un’opera d’arte la cui bellezza può ogni anno sprigionarsi grazie alla fatica di un lavoro gratuito, fatto da volontari che sanno che forse non si godranno il Meeting nel suo splendore, proprio come i costruttori di cattedrali sapevano che non avrebbero potuto compiacersi della loro opera conclusa. Eppure quell’istante di fatica, donato per un’ideale di bellezza, diviene denso e compie l’uomo. Lei ha aperto gli occhi, e voi? Federica Capaccioni
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VITA MEETING 13
20 agosto
Non è un villaggio per vecchi Tra Einstein, Dante e la ballerina Liliana Cosi, lo spazio dedicato ai bambini si presenta al suo giovane pubblico L’allestimento dei giochi nel Villaggio Enel Ragazzi al padiglione C3
Grande protagonista del Meeting negli ultimi anni e sempre più frequentato, lo spazio dedicato ai giovanissimi, il Villaggio Enel Ragazzi al padiglione C3, quest’anno si presenta al suo giovane pubblico con un programma fitto di incontri, mostre e spettacoli. Un crescendo di proposte e attività per grandi e piccini che ha portato sempre più persone a visitarlo. Qualche numero: dai 9.000 visitatori delle ultime edizioni è arrivato l’anno scorso a toccare le 13.000 visite. Raffaella Ottaviani, da otto anni responsabile del villaggio, racconta il lavoro che ci sta dietro: «La nostra equipe lavora per tutto l’anno, tra chi si occupa dei laboratori, delle mostre o del teatro delle marionette». Il Villaggio nella storia del Meeting è cresciuto non solo nei numeri, non è più un babysitting per lasciare il tempo ai genitori per visitare la fiera, ma è riuscito anche a sviluppare un’idea educativa completa. Ed è proprio qui che intervengono gli altri grandi protagonisti del Villaggio (e, certo, di tutto il Meeting): sono i 70 volontari ai quali non viene chiesto solamente di “badare” ai bambini ma soprattutto di implicarsi con loro. Dice ancora Raffaella: «Questa dei volontari è forse una delle cose più sorprendenti che accadono qui. In soli sette giorni nascono dei rapporti non solo con i più piccoli ma anche con i genitori».
Per quanto riguarda il titolo del Meeting Raffaella spiega: «Quest’anno è stato facile trovare qualcosa che avesse a che fare con i bambini. Infatti chi più di loro ci può insegnare cosa vuol dire una mancanza, un bisogno?
«Chi più dei bambini può insegnare a noi adulti cosa vuol dire una mancanza?»
I bambini sono bisogno, e non hanno paura di comunicarlo. E in questo sono maestri per noi adulti». Ed è scommettendo sulla capacità dei bambini di pensare e comprendere in profondità che si è deciso di proporre mostre e incontri tutt’altro che banali. Certo, davanti ai cent’anni della teoria della relatività di Einstein o la complessità letteraria di Dante uno potrebbe anche pensare che non siano proprio argo-
menti per i più giovani. Eppure, dando un’occhiata ai pannelli, ci accorgiamo di come la chiave di lettura per leggere (e comprendere) un autore sia partire da una prospettiva, diciamo, più giovane. Così abbiamo un Dante bambino che incontra per la prima volta la sua Beatrice quando ha solo 9 anni e, da lì, tutto il meraviglioso viaggio della Divina Commedia. Oppure un altrettanto giovane Einstein che si interroga e rimane affascinato dall’infinito. D’altra parte quale modo migliore per incontrare e conoscere un autore se non andare a vedere dove e quando ha mosso i primi passi e sviluppato la sua curiosità? Per questo stesso motivo un’altra ospite attesissima quest’anno sarà la ballerina Liliana Cosi, che interverrà sabato 22 agosto alle 18. L’artista racconterà di sé e della bellezza della danza, di come questa passione sia nata quando era bambina e come riesca a trasmetterla ai giovani alunni della sua scuola di ballo. I bambini saranno poi coinvolti in una serie di laboratori che si preannunciano innovativi e interessanti, dando loro sempre un ruolo da protagonisti. «Questa è la proposta che il Villaggio ragazzi vuole offrire al Meeting: un’esperienza educativa piena - conclude Raffaella -. Per meno di questo non ne varrebbe la pena, sarebbe troppo poco». Francesco Graffagnino
La grande avventura di un piccolo uomo Al Villaggio Ragazzi “Lo Hobbit”, il racconto del viaggio di Bilbo e compagni. E di quell’inaspettata ricchezza... «Cerco qualcuno con cui condividere un’avventura!». Inizia così, in un bel giorno apparentemente calmo e tranquillo, la chiamata inaspettata dello stregone Gandalf ad un pacioso e ignaro personaggio di nome Bilbo Baggins. Una chiamata che ben presto si trasforma nell’avventura più importante della sua vita e che grazie alla geniale penna del suo inventore, John Ronald Reuel Tolkien, continua a incantare e affascinare, da più di settant’anni, milioni di lettori in tutto il mondo. La mostra esposta qui al Meeting, presso il Villaggio ragazzi, s’intitola “In te c’è più di quanto tu creda. L’avventura umana secondo Tolkien ne Lo Hobbit”. E prende spunto proprio dalla prima opera pubblicata dal professore di Oxford nel 1937 e intitolata come il suo improbabile protagonista Lo Hobbit. Bilbo diventa un eroe, suo malgrado, pur non avendo assolutamente le caratteristiche tradizionali per esserlo, nemmeno l’altezza, essendo, come venivano definiti gli hobbit, un “mezzuomo”. Tutto cambia per il signor Baggins della Contea quando, dopo aver ricevuto l’appello da parte dello stregone Gandalf, si vede invadere la casa da
un nutrito numero di nani non attesi. Anche se avrebbe preferito «conoscerli prima che arrivassero» e avrebbe preferito essere lui a invitarli. In un percorso che ripropone le tappe salienti dell’avventura de Lo Hobbit, l’opera di Tolkien ci ricorda che l'uomo è ancora “fatto” per uscir fuori "a riveder le stelle", come diceva Dante, e che l'irruzione di qualcosa di inatteso o inaspettato nella vita di ognuno è “la porta” per scoprire che in noi c'è molto di piú di quanto crediamo. Quest’avventura rivelerà infatti al signor Baggins che, oltre le mura comode e rassicuranti della propria casa, vi è tutto un mondo pronto a metterlo duramente alla prova e che gli farà affrontare le sue paure, fragilità, insicurezze e tentazioni. Un mondo, però, che mostrerà a Bilbo quanto l’amicizia, la fedeltà, l’allegria, il coraggio, il sacrificio siano davvero un tesoro prezioso, capace di trasformare una vita. Il piccolo, ma solo in altezza, protagonista si ritroverà così a scoprire che in lui, nonostante tutto, c’è davvero una grandezza inaspettata. Dal 20 al 26 agosto sarà dunque possibile immergersi nell’avventura vissuta da questo curioso personaggio, attraverso l’itinerario
Bilbo Baggins ne Lo Hobbit di Peter Jackson
illustrato da giovani artisti e insegnanti del Liceo artistico Nani Boccioni di Verona, e incontrare quanti potranno far rivivere le emozioni del racconto tolkieniano. Tra loro anche alcuni curatori della mostra, come il noto saggista e scrittore Paolo Gulisano, presente per l’occasione il 22 agosto e la saggista Chiara Nejrotti, che accompagnerà i visitatori alla mostra domenica 23. La Compagnia degli Argonath di Verona, che ha curato l’esposizione, sarà sempre presente durante i giorni di esposizione per condurre i visitatori della mostra a vivere quell’avventura, iniziata molto tempo prima, dalla pagina bianca di un compito da correggere a casa di un illustre professore di Oxford. A Tolkien il merito, uno dei tanti, di aver riproposto in pieno XX secolo, il genere let-
terario epico, donando piena dignità letteraria a questa antica narrativa. Una mostra molto attuale che, nonostante o proprio grazie ai suoi toni fantastici, ci porta più che mai dentro la realtà di oggi. L’esposizione è stata realizzata dal Family Happening di Verona e dall’Associazione Rivela, grazie alla collaborazione di Delmiglio Editore (Verona), con il patrocinio della Commissione cultura del Comune di Verona e con il contributo dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani. Ad affiancarla ci sarà anche un laboratorio che metterà alla prova le doti dei giovani più intrepidi, sfidandoli nella creazione di una mappa del tutto personale, che ognuno potrà tenere in ricordo dell’esperienza vissuta. Roberta Tosi
SPETTACOLI 14
20 agosto
Dal silenzio, la musica come un unico respiro Alexei Melnikov, uno dei maggiori talenti del panorama internazionale, si esibirà domani al Meeting Russo, ventiquattro anni, lo scorso settembre ha sbaragliato la concorrenza al sesto Concorso pianistico internazionale della Repubblica di San Marino, aggiudicandosi il Premio del Pubblico, dell’Orchestra e anche quello della Critica. Alexei Melnikov è un giovane pianista dal talento indiscusso, che venerdì sera alle 21.45 si esibirà all’Arena Frecciarossa, pad. D3. Nato durante il crollo dell’Unione Sovietica, ad appena cinque anni è stato ammesso all’Accademia Gnessin di Mosca. Nei dieci anni in cui ha frequentato la prestigiosa scuola musicale, fondata nel 1895, ha collezionato un premio dopo l’altro - il primo a soli sette anni - tra cui il Carl Czerny Competition di Praga e il Festival di musica romantica a Mosca. Al Meeting arriva grazie al Concerto N. 3 in Re minore di Rachmaninoff, che gli è valso il primo premio assoluto a San Marino. Dopo aver suonato a Bassano del Grappa lo scorso lunedì, Melnikov porterà alla Fiera di Rimini la Sonata in Do minore di Haydn, uno dei padri della sinfonia classica, che
Il pianista russo Alexei Melnikov in concerto
scrisse quest’opera alle soglie del diciannovesimo secolo mentre irrompeva sulla scena il Romanticismo. Di questo periodo Melnikov ci darà un assaggio con due notturni di Chopin: il N.1 e il N.3. E ancora Prokofiev, compositore russo, con la Sonata N.6, e la Rapsodia Spagnola di Liszt, tra il tortuoso e il vivace nei suoi arrangiamenti, e per concludere la suite arrangiata da Grieg dal Peer Gynt del drammaturgo norvegese Henrik Ibsen: quattro brevi pezzi di estrema sempli-
cità melodica, che evocano la fredda monumentalità dei paesaggi nordici. Sono cinque autori apparentemente molto distanti tra loro, vissuti in epoche lontane, immersi nel classicismo austriaco di fine Settecento, negli sconvolgimenti di metà Novecento, o tra le insurrezioni parigine del diciannovesimo secolo. «Sarà un sfida particolarmente interessante» - spiega Melnikov - «dovrò combinare stili completamente diversi tra loro. Ma ogni volta che li
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suono, è straordinario sentire come questi compositori esprimano nella musica le stesse idee, gli stessi sentimenti, le stesse urgenze, e in secoli così distanti tra loro». È molto impegnativo per un musicista destreggiarsi tra questi autori, ma ancora di più quando vengono eseguiti uno di fila all’altro, senza interruzioni e senza alcuna introduzione. «Perché la musica, secondo me, non ha bisogno di spiegazione», dice ancora Melnikov. Certo, bisognerà vedere come reagirà il pubblico, ma «il mio obiettivo è quello di costruire un’esperienza solida». Cosa intende? «Voglio che le persone che mi ascoltano suonare percepiscano la musica come un unico respiro, che si riversa da un’epoca all’altra, senza interruzioni». Alexei suona da quando ha quattro anni, la musica è tutta la sua vita. Un amore a prima vista quello con il pianoforte, che dopo il Meeting lo porterà a Cervo, in provincia di Imperia, in Giappone e finalmente al suo primo album. Francesca Capitelli
Libera nella clausura A quattordici anni dopo lo spettacolo proposto al Meeting su Edith Stein, che si convertì al cristianesimo proprio grazie a Teresa d’Avila, la Compagnia Bella presenta un’opera musicale che ripercorre i viaggi della mistica spagnola lungo la penisola iberica. Sul testo di Giampiero Pizzol, attore e regista, impegnato nel teatro fin dagli anni ’70, Alessandro Nidi, compositore e direttore d’orchestra, costruisce, a cinquecento anni dalla nascita della santa d’Avila, un’opera completa. Protagonista indiscussa è la chitarra classica, dal caldo sapore mediterraneo, accompagnata da nacchere e percussioni che richiamano alla mente le canzoni popolari spagnole. Teresa di Gesù non fu solo una riformatrice e una mistica, ma soprattutto una libera donna di Dio; e la sua clausura mai una prigione, ma la possibilità di vivere la pienezza della vita anche nella più misera cella. Nata per voi verrà rappresentato nella Chiesa del Suffragio, domani alle ore 19, ingresso gratuito. F.C.
FederUnacoma: 70 anni di storia, attività ed esperienze La Federazione Nazionale Costruttori Macchine per l’Agricoltura riunisce in seno a Confindustria i costruttori italiani di macchine e attrezzature per l’agricoltura, il giardinaggio e il movimento terra e relativa componentistica. L’associazione è nata nel 1945 all’indomani della fine della II guerra mondiale, e nei suoi 70 anni di storia ha accompagnato l’evoluzione della meccanizzazione agricola italiana sostenendo imprenditori-artigiani che in pochi decenni hanno dato vita a un’attività industriale prima al mondo per gamma merceologica prodotta, in grado di fornire mezzi ad elevata tecnologia per lavorazioni agricole di ogni tipo e ad ogni latitudine. FederUnacoma oltre a rappresentare gli interessi dei propri associati e contribuire alla divulgazione di una cultura della meccanizzazione agricola, promuove il comparto anche attraverso l’organizzazione diretta di importanti eventi fieristici in Italia e all’estero (Eima International, Eima Agrimach, Eima Show, Agrilevante).
LA STORIA
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