ANNO 25 tro Numero Quat Domenica
MEETING
PRIMO PIANO Santa Messa. Presiede sua eccellenza monsignor Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini. Auditorium Intesa Sanpaolo B3
10.45
Fully alive. Domande e sfide alla ricerca dell’amore di Dio in ciascuno di noi. Partecipano Maria Angela Bertelli, Timothy Shriver. Introduce Letizia Bardazzi. Auditorium Intesa Sanpaolo B3
15.00
O N A I D I T O U Q
23
PRIMO PIANO Una ragione per vivere e per morire: martiri di oggi. Partecipano Douglas Al-Bazi, Ibrahim Alsabagh. Introduce Stefano Alberto. Auditorium Intesa Sanpaolo B3
17.00
Verso un nuovo welfare: valutare il non profit per valorizzare il territorio. Partecipano Giuseppe Guerini, Donato Iacovone, Roberto Maroni, Giorgio Vittadini. Introduce Monica Poletto. Sala eni B1
19.00
AGOSTO 2015
Conquistati dal Giuss p. 5
Perseguitati in Siria p. 7
Violante: politica dal basso p. 8 Il cardinale George Pell, prefetto della Segreteria vaticana per l’Economia. È intervenuto sul tema “Chiesa e denaro”
Poveri di spirito Che grave errore negare la mancanza di COSTANTINO ESPOSITO he gli esseri umani siano esseri “mancanti” sembra essere la cosa più scontata. Eppure essa è anche la cosa più difficilmente compresa, spesso addirittura censurata, magari nell'illusione di potercene liberare. Gran parte della cultura in cui siamo immersi può essere vista come una grande strategia per analizzare, rielaborare e cercare di colmare le mancanze che segnano la
C
nostra esistenza e la nostra convivenza, ma al fondo di questa impresa emerge sempre una duplice possibilità di lettura: o la mancanza è il segno potente, anche se scomodo e inquietante, del fatto che ciascuno di noi è in rapporto con qualcosa o qualcuno – altro da sé – che gli manca; oppure la mancanza è un deficit o una disfunzione del nostro stare al mondo, dovuto a motivazioni psicologiche o a fattori oggettivi (per esempio di tipo socio-economico) che dobbiamo in qualche modo dominare, per diventare sempre più artefici della nostra vita. Vista con il primo sguardo, la mancanza è il segno o la traccia di una relazione; vista con il secondo, essa è un vero e proprio handicap. Per scoprire il senso più radicale – e
quello più interessante – della mancanza vale forse la pena partire dalla dinamica dei bisogni con cui abbiamo a che fare ogni giorno, e al fondo dei quali spesso si presenta, tacito o esplicito che sia, il bisogno stesso di vivere. Per noi "animali pensanti" la vita non è mai "pura" o "nuda" vita, come forse potremmo chiamare la vita delle piante o degli animali (o anche, se si vuole, dei meccanismi cibernetici addestrati a funzioni tecniche più elaborate), ma è una vita sensata. Il bisogno di vivere è il bisogno, inevitabile, di un possibile senso di noi e delle cose. Chi negherebbe, almeno in teoria, questo bisogno? E chi negherebbe che quasi sempre la radice ultima del disagio e della difficoltà della vita – a livello persona-
le, ma ancor più culturale e sociale – sta nella mancanza di questo senso? Il pensiero filosofico ha spesso sottolineato, da angoli visuali anche assai diversi tra loro, il fatto che noi non solo manchiamo di qualcosa – in quanto dipendenti dalla storia, dalle circostanze di spazio e di tempo, dai casi incontrollabili della vita – ma che più radicalmente noi siamo esseri-di-mancanza. Gli uomini non sono mai semplicemente "quello che sono", ma sono un processo di realizzazione, un movimento verso il proprio compimento che non è mai completamente realizzato. Platone nel Simposio aveva individuato questa dinamica nel fenomeno dell'eros, (segue a pag. 8)