ANNO 25 tro Numero Quat Domenica
MEETING
PRIMO PIANO Santa Messa. Presiede sua eccellenza monsignor Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini. Auditorium Intesa Sanpaolo B3
10.45
Fully alive. Domande e sfide alla ricerca dell’amore di Dio in ciascuno di noi. Partecipano Maria Angela Bertelli, Timothy Shriver. Introduce Letizia Bardazzi. Auditorium Intesa Sanpaolo B3
15.00
O N A I D I T O U Q
23
PRIMO PIANO Una ragione per vivere e per morire: martiri di oggi. Partecipano Douglas Al-Bazi, Ibrahim Alsabagh. Introduce Stefano Alberto. Auditorium Intesa Sanpaolo B3
17.00
Verso un nuovo welfare: valutare il non profit per valorizzare il territorio. Partecipano Giuseppe Guerini, Donato Iacovone, Roberto Maroni, Giorgio Vittadini. Introduce Monica Poletto. Sala eni B1
19.00
AGOSTO 2015
Conquistati dal Giuss p. 5
Perseguitati in Siria p. 7
Violante: politica dal basso p. 8 Il cardinale George Pell, prefetto della Segreteria vaticana per l’Economia. È intervenuto sul tema “Chiesa e denaro”
Poveri di spirito Che grave errore negare la mancanza di COSTANTINO ESPOSITO he gli esseri umani siano esseri “mancanti” sembra essere la cosa più scontata. Eppure essa è anche la cosa più difficilmente compresa, spesso addirittura censurata, magari nell'illusione di potercene liberare. Gran parte della cultura in cui siamo immersi può essere vista come una grande strategia per analizzare, rielaborare e cercare di colmare le mancanze che segnano la
C
nostra esistenza e la nostra convivenza, ma al fondo di questa impresa emerge sempre una duplice possibilità di lettura: o la mancanza è il segno potente, anche se scomodo e inquietante, del fatto che ciascuno di noi è in rapporto con qualcosa o qualcuno – altro da sé – che gli manca; oppure la mancanza è un deficit o una disfunzione del nostro stare al mondo, dovuto a motivazioni psicologiche o a fattori oggettivi (per esempio di tipo socio-economico) che dobbiamo in qualche modo dominare, per diventare sempre più artefici della nostra vita. Vista con il primo sguardo, la mancanza è il segno o la traccia di una relazione; vista con il secondo, essa è un vero e proprio handicap. Per scoprire il senso più radicale – e
quello più interessante – della mancanza vale forse la pena partire dalla dinamica dei bisogni con cui abbiamo a che fare ogni giorno, e al fondo dei quali spesso si presenta, tacito o esplicito che sia, il bisogno stesso di vivere. Per noi "animali pensanti" la vita non è mai "pura" o "nuda" vita, come forse potremmo chiamare la vita delle piante o degli animali (o anche, se si vuole, dei meccanismi cibernetici addestrati a funzioni tecniche più elaborate), ma è una vita sensata. Il bisogno di vivere è il bisogno, inevitabile, di un possibile senso di noi e delle cose. Chi negherebbe, almeno in teoria, questo bisogno? E chi negherebbe che quasi sempre la radice ultima del disagio e della difficoltà della vita – a livello persona-
le, ma ancor più culturale e sociale – sta nella mancanza di questo senso? Il pensiero filosofico ha spesso sottolineato, da angoli visuali anche assai diversi tra loro, il fatto che noi non solo manchiamo di qualcosa – in quanto dipendenti dalla storia, dalle circostanze di spazio e di tempo, dai casi incontrollabili della vita – ma che più radicalmente noi siamo esseri-di-mancanza. Gli uomini non sono mai semplicemente "quello che sono", ma sono un processo di realizzazione, un movimento verso il proprio compimento che non è mai completamente realizzato. Platone nel Simposio aveva individuato questa dinamica nel fenomeno dell'eros, (segue a pag. 8)
PRIMO PIANO 3
23 agosto
Chiesa povera, ma di spirito Il cardinale Pell sul rapporto tra denaro e mondo ecclesiale: «Non siamo manichei, materia e carne parte della creazione» La povertà evangelica distinta dalla povertà materiale e la ricchezza terrena come possibilità per la prosperità umana. È una relazione chiara quella che il cardinale George Pell, prefetto della Segreteria per l’economia della Santa Sede, ha fatto ieri sera al Meeting. Il rapporto tra Chiesa e denaro, tema delicato e spesso al centro dell’attenzione soprattutto con il pontificato di Francesco, non può infatti essere oggetto di semplificazioni. «I cristiani non sono manichei – ha avvertito il cardinale Pell –. Noi non crediamo che la materia o la carne siano mali, fanno parte della creazione. Gesù ha regolarmente insistito sul primato delle cose spirituali e sull’importanza dell’aldilà, ma non è vietato il possesso di beni materiali o il guadagnare soldi». La povertà richiamata dal Vangelo, infatti, è di ben altro tipo: «Si tratta fondamentalmente di una semplicità di vita. È questa a essere necessaria per accettare il lieto annuncio di Cristo e la sua chiamata alla conversione. Gesù stesso ha avuto a che fare con individui che erano ricchi, la condizione è che fossero giusti e generosi». Affermazioni supportate da un percorso che il cardinale ha affrontato in tre diversi punti: gli insegnamenti contenuti nella sacra scrittura; l’evolversi nel corso della storia dei concetti di «usura» e «interesse»; gli influssi portati oggi sul tema del denaro dalla tradizione millenaria della Chiesa. «Gli insegnamenti del Vangelo su ricchezza e povertà mantengono ancora la loro verità e la loro importanza? È cambiata la dottrina della Chiesa a riguardo? È stato uno sviluppo genuino o un ripudiare il passato?» Domande che il cardinale ha rivolto agli oltre quattromila presenti nell’Auditorium B3. Molti i moniti presenti nelle scritture e citati durante l’incontro: la parabola di Lazzaro e del ricco Epulone; il feroce attacco alla ricchezza nella lettera di san Giacomo; l’episodio del giovane ricco. «Gesù comprese la ricchezza e capì il suo potere di affascinare, corrompere e catturare il cuore dell’uomo. Egli stesso però – ha osservato Pell – realizzò che non tutti erano chiamati alla perfezione, a far parte dei suoi primi discepoli e ad abbracciare la povertà: Maria, Marta, Giuseppe d’Arimatea mantennero i loro beni. Quello che era richiesto a tutti, specialmente ai ricchi, era la genero-
Il cardinale George Pell, prefetto della Segreteria per l’economia della Santa Sede, al Meeting di Rimini
sità; l’usare la loro ricchezza per aiutare gli altri, per promuovere l’opera di Dio e non chiudere i loro cuori a quanti stavano soffrendo». Una distinzione, quella tra povertà di spirito e materiale, che era chiara a chiunque e che fu riscontra-
«Attività commerciali che contribuiscano a un genuino prosperare dell’umanità devono essere incoraggiate e lodate» ta anche da Margaret Thatcher quando era primo ministro inglese: «Lei stessa – ha ricordato Pell – evidenziò che senza un sufficiente capitale, senza una significativa ricchezza, il buon samaritano non avrebbe potuto permettersi la cura di quell’uomo picchiato, derubato e lasciato sul ciglio della strada». La relazione tra denaro e bene, tra disponibilità finanziaria e possibilità di compiere buone azioni, è però tutt’altro che scontata; lo dimostra il problema dell’usura, che da sempre
Sostenere il Meeting, ecco come farlo Costruire il Meeting è una possibilità non solo per i volontari, ma per tutti. Tante le forme per sostenere economicamente la manifestazione, basta poco: donazioni, 5 x mille, Fundraising, progetto crowfunding “volontari dal mondo al Meeting di Rimini”. Senza dimenticare i cataloghi e i biglietti della lotteria venduti in fiera dai volontari. Anche pochi euro sono fondamentali per costruire quest’opera insieme. Novità introdotta dall’anno scorso e modalità più immediata per sostenere il Meeting è quella del Fundraising: con una donazione minima di 10 euro è possibile entrare nella Community Meeting, con una card personalizzata che permette di avere sconti del 10% sulle mostre i-
tineranti e rimanere aggiornati su tutte le news dalla “Fondazione Meeting per l’amicizia tra i popoli”. I punti dedicati al Fundraising si possono trovare nei diversi stand collocati nella fiera, a partire da quello principale, nella hall sud, e quelli delle piazze C1, A1, A3, e C5, davanti alle mostre. Le possibilità di sostenere il Meeting non si esauriranno però alla chiusura della fiera. Sul sito infatti, nella sezione “Sostienici”, si possono trovare tutte le modalità per donare. Tante piccole somme che da sempre hanno dato un contribuito fondamentale per portare avanti la vita del Meeting. Perché questo luogo di cultura, incontro e amicizia possa continuare ad esserci.
la Chiesa condanna. Diversa invece la riflessione sull’interesse applicato a un prestito: elemento nato con la creazione delle banche, vide tra i suoi fautori personalità ecclesiastiche. «Il denaro in eccedenza non era più accumulato e improduttivo come prima, ma disponibile per altri utilizzi – ha spiegato il cardinale –. Molti monasteri benedettini attraverso i secoli sono stati esempi di questo capitalismo all’opera e tanti tra i primi teorici dell’economia erano francescani, seguaci del “poverello” di Assisi». Personalità come Pietro Olivi, uomini che misero in pratica ciò che insegnavano formando società di prestito per aiutare i più bisognosi. Da questi esempi il cardinale Pell ha spostato l’attenzione sul tempo presente: «Attività commerciali che contribuiscono a un genuino prosperare dell’umanità devono essere incoraggiate e lodate». Un monito valido per tutte le comunità cristiane, a condizione che tengano ben presente le tentazioni portate dalla ricchezza. «Come minimo – ha detto il cardinale – occorre essere attenti, consapevoli del fatto che si ripeteranno problemi come avviene sin dai tempi del Nuovo Testamento: il Vangelo di Giovanni ci dice che Giuda Iscariota era un ladro; negli Atti leggiamo di Anania e Saffira, che sottrassero parte delle rendite destinate alla comunità». Episodi che non hanno fermato l’impegno della Chiesa nell’aiutare poveri e sofferenti; uno sforzo che si è anzi adeguato alle nuove situazioni createsi nel tempo. «La Caritas continua in tutto il mondo a fare meravigliose opere di rilievo e di sviluppo. Lo fa incoraggiando i destinatari a prendere le proprie decisioni e a utilizzare le donazioni in modo produttivo, così da evitare il crearsi di un clima di dipendenza». La Chiesa, quindi, è di fatto costretta per natura a entrare in contatto con il mondo economico. «È pericoloso, moralmente sbagliato, che un sacerdote non si interessi di come il denaro della sua comunità venga utilizzato; questo lascia campo aperto a incompetenti e ladri». Due i principi che la Chiesa deve seguire per amministrare il proprio patrimonio: la presenza di competenze laiche di alto livello e l’adozione di una reale trasparenza nell’esercizio. «Quanto stiamo facendo in Vaticano – conclude Pell – sia lezione per tutta la Chiesa». Davide Giuliani
PERSONAGGI 4
23 agosto
Ragione e libertà senza non si educa Wolfsgruber e Rigotti parlano di una scuola del dialogo e di un impegno educativo che è amore alla propria vita Davanti al sempre problematico mondo della scuola è facile imputare tutte le difficoltà a un deficit di organizzazione. Non è questa però l’idea portata avanti da Carlo Wolfsgruber, rettore della fondazione Grossman, e Eddo Rigotti, professore emerito allo Ials dell’università della Svizzera italiana. I due docenti, nell’incontro dal titolo «Ragione e libertà: la generazione di un soggetto», hanno infatti spiegato che all’origine della questione scuola l’essenziale è l’educazione, vista come ragione che si mette davanti alla realtà. Ed è proprio questo concetto, quello di una ragione spalancata e totalmente irriducibile, che ha affascinato Wolfsgruber nel suo primo incontro con don Giussani tra i banchi del liceo. Un’intuizione che lo ha sempre accompagnato nella sua carriera di docente, fino ad approdare alla fondazione di Accademia, un progetto di formazione interdisciplinare rivolto a docenti delle superiori, ma a cui hanno preso parte anche professionisti che operano al di fuori delle mura scolastiche. Un progetto
che ha visto la luce grazie all’incontro con Eddo Rigotti che con una «autorevolezza e apertura di cui c’era davvero bisogno - racconta Wolfsgruber – ha impostato il lavoro attraverso una amicizia vera che è diventata subito operativa». Il focus degli studi di Accademia è proprio il binomio che ha dato il titolo all’incontro: ragione e libertà. Il risultato dell’educazione deve essere infatti un soggetto in grado di giudicare la realtà attraverso l’uso della ragione messa in moto dalla totale libertà dell’individuo. «Una ragione così, a cui appartiene l’esperienza dello stupore della realtà e di sé, è una ragione affettiva che coinvolge l’io intero – ha affermato Wolfsgruber – sennò la persona è scissa in se stessa ed è proprio ciò che vediamo nella società attuale». La frammentazione del sapere, così presente nel mondo contemporaneo, è il risultato del fatto che non c’è più la prospettiva di una vera unità della ragione. «L’obiettivo di Accademia è proprio cercare di superare questa spaccatura tra il sapere
I relatori Eddo Rigotti e Carlo Wolfsgruber
delle scienze umane e quello delle scienze esatte» ha spiegato Rigotti. Un superamento possibile attraverso un dialogo continuo e una cooperazione costante tra docenti che si impegnino con autenticità nel rapporto con la propria disciplina e con i propri alunni. Un’interazione che, hanno sottolineato entrambi i relatori, è e deve essere possibile in ogni contesto, sia che si parli di scuola privata, paritaria o pubblica, perché realizzare da soli il compito educativo è impensabile. Un confronto tra le aule di scuola è infatti sempre possibile, secondo Rigotti, laddove l’interesse per l’educazione è interesse per il compimento e la coltivazione dell’umano. «Educare è un accompagnamen-
Persone che si prendono cura di Persone
to, un aiuto all’incontro con la realtà. La ragione però non lavora per comandi». L’esito dell’educazione, ha continuato Rigotti, è infatti sempre a rischio perché è implicata la libertà di un altro. Una libertà che non può essere ristretta nei confini della manipolazione, ma che può essere guidata attraverso la persuasione, il continuo dare ragioni della propria proposta. Il compito dell’insegnante diventa allora quello di cercare di rispondere alla domanda: «Il mio agire è in grado di non deludere le attese della ragione dei miei studenti?». Un compito che arriva a interrogare non solo l’altro, ma l’educatore stesso: «L’amore alla vita ha motivato il nostro impegno educativo – ha detto Wolf-
sgruber – ma non è un amore alla vita degli altri e basta, ma alla nostra stessa vita». Citando Charles Péguy, Wolfsgruber ha infatti sottolineato che «le crisi di insegnamento non sono crisi di insegnamento, sono crisi di vita», crisi che possono quindi facilmente riverberarsi sulla società, perché «una società che non insegna è una società che non si ama, che non si stima». Proprio sulla crisi della società è tornato anche Rigotti definendola un problema di cultura, ovvero un problema di educazione. L’utilizzo della libertà e della ragione diventano quindi essenziali per affrontare la realtà tutta, a partire dalle aule scolastiche fino ad arrivare a paragonarsi con il mondo intero. Benedetta Cremona
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INCONTRI 5
23 agosto
Conquistati dal Giuss, ora Pietro Modiano, Gianni Riotta e Massimo Borghesi testimoniamo la forza di un incontro decisivo per la loro vita Il manager: mi ha mosso la curiosità. Il giornalista: insieme ce la facciamo. Il filosofo: non reazione ma redenzione «Cristo ha risposto alla domanda umana. Perciò hanno un destino comune chi accetta la fede e la vive e chi, non avendo la fede, si annega dentro la domanda, si dispera nella domanda, soffre nella domanda». Con questa frase Alberto Savorana, portavoce di Cl, apre il dibattito dal titolo “Incontrare don Giussani oggi”. Il dialogo nasce per ricordare la persona di don Giussani, non per commemorarla, specifica Savorana. Due dei tre ospiti invitati ad intervenire all’incontro non hanno conosciuto don Giussani, eppure il sacerdote brianzolo, ancora oggi, a dieci anni dalla sua morte, conquista persone dalle più disparate esperienze, che ricercano una strada per vivere le esigenze della vita. Appare emozionato Gianni Riotta, editorialista de La Stampa, che apre il dialogo. In lui c’è tutto il desiderio di sottolineare il rischio che spesso i media e noi stessi corriamo nel banalizzare i grandi della storia, piegando, tramite l’uso di citazioni, le loro parole al nostro pensiero. Noi dobbiamo osservare i passi che Giussani ha compiuto nel suo tempo e prenderlo ad esempio. In una società come quella attuale, in cui vi è una forte chiusura e demo-
Massimo Borghesi, Pietro Modiano, Alberto Savorana e Gianni Riotta al dibattito “Incontrare don Giussani oggi”
nizzazione dell’altro, la strada indicata da Giussani è l’unica salvezza. Polemico verso certi attacchi al Meeting, considerato a volte luogo ambiguo per la scelta dei suoi ospiti, ribatte con enfasi «Non si tratta di ipocrisia o servilismo al potere, perché chi invita tutti non è servo di nessuno – aggiunge –. Oggi siamo spossati, ciechi. Se non siamo disposti a batterci per i nostri valori perderemo, ma - conclude con voce speranzosa - sono venuto qui al Meeting e ho pensa-
to, forse non perdiamo, forse vinciamo». Accolto con un fragoroso applauso dalla platea, passa il testimone a Massimo Borghesi, professore di filosofia morale all’università di Perugia, che cita Giussani: «Il cristianesimo non si realizza mai nella storia come fissità di posizioni da difendere, che si rapportino al nuovo come pura antitesi; esso è principio di redenzione, che assume il nuovo, salvandolo». Giussani ha perforato il passato,
riuscendo a risultarci contemporaneo. I suoi interlocutori, ci ricorda il professore di Perugia, erano autori non cristiani, come Leopardi e Pavese, poiché sentiva con essi una vicinanza con le proprie posizioni esistenziali. Di questi autori parlava ai suoi studenti del liceo milanese Berchet, che riconoscevano di avere lo stesso cuore. Un altro è il punto di modernità che il prete brianzolo introduce: il giudizio storico su ciò che accade oggi.
«Il cristianesimo non può disinteressarsi della polis - sostiene Borghesi – lo stesso movimento secondo Giussani non è per se stesso, ma per gli altri, si deve aprire agli altri». È proprio grazie a questa apertura di Giussani al mondo che chiunque ha avuto la possibilità di conoscerlo. È il caso di Pietro Modiano, presidente Sea (società esercizi aeroportuali), che dice «Non eravamo destinati a incontrarci, eppure è capitato». “Stupito”, così si definisce, raccontando la sua storia: «La mia strada e quella del movimento erano parallele, ma si incontrarono perché fui mosso inizialmente da una curiosità, - dice Modiano raccontando il suo incontro con il movimento – curiosità verso quella “gente strana”». Le esigenze del cuore di cui Giussani parla, il conflitto tra finito e infinito sono punti che hanno attratto Modiano. «Solo il fatto che esista un posto dove si possono porre davanti a tante persone tali temi - dice Modiano riferendosi al Meeting - è sbalorditivo. Venendo da lontano ora non mi sento più tale, ma mi sento legittimato a continuare a guardarvi nella prospettiva di una “conoscenza amorosa”». Federica Capaccioni
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INCONTRI 6
23 agosto A sinistra, Tania Groppi in visita alle mostre del Meeting
È possibile parlare di costituzioni e democrazia negli Stati a maggioranza musulmana? Lo abbiamo chiesto a Andrea Simoncini e Tania Groppi, docenti di diritto costituzionale all’Università rispettivamente di Firenze e di Siena, che ieri sono intervenuti al Meeting. Professor Simoncini, che cosa è stata la «primavera araba»? Dal 17 ottobre 2010, quando quel giovane tunisino si diede fuoco, nacque una grande ventata di speranza che poi si diffuse in Egitto e non solo. La Treccani ha inserito nel lessico del XXI secolo «primavera araba». Un fatto che ha cambiato la storia. L’uguaglianza e la democrazia, che furono motivo di vita per quanti ricostruirono l’Europa dopo la II guerra mondiale, per gli arabi diventavano espressioni piene di valore fino al sacrificio della vita, mentre da noi si trasformavano in parole usurate e stanche. Che cosa ne è rimasto oggi? Noi europei facciamo fatica a capire ciò che sta accadendo. Come ci ricorda il professor Wael Farouq, anche la definizione è occidentale e poco ha a che fare con la loro sensibilità: per noi la primavera è simbolo di vita, prepara alla bella stagione, mentre per chi vive in terre aride o nel deserto anticipa l’estate infuocata. È un incubo! Un concetto che mai userebbe un arabo. Questo dimostra quanto sia un’idea nostra
Primavera araba democrazia difficile Giudici e costituzionalisti da Turchia, Egitto e Tunisia davanti alla sfida di trasformare paesi dove gli islamisti vogliono imporre la legge coranica proiettata su di loro e quanta fatica facciamo a vedere bene accadimenti lontani. Di fronte a questa miopia il Meeting brucia le distanze. Per capire se democrazia e costituzione possano avere cittadinanza nei Paesi arabi abbiamo invitato: il tunisino Rafaa Ben Achour, giudice della Corte africana dei diritti dell’uomo; İbrahim Kaboğlu, docente di Diritto
Enel
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costituzionale all’Università di Istanbul; Omar Sherif, vice presidente della Corte costituzionale d’Egitto. E Tania Groppi, esperta dei sistemi giuridici di questi Paesi. Ci aiutano a mettere a fuoco la questione. Professoressa Groppi, Islam, costituzioni e democrazia sono tre parole che possono convivere? Se ci riferiamo alla democrazia
costituzionale così come la intendiamo noi, a prima vista sembrerebbe di no. Le esperienze dei tre Paesi invitati vengono da una lunga tradizione di autoritarismi, e laddove la democratizzazione ha portato a libere elezioni troppo spesso hanno vinto partiti islamisti. E una cosa sono i musulmani praticanti, un’altra sono gli islamisti, cioè coloro che sono
convinti che la Sharia debba essere la legge dello Stato. Il punto è vedere se ci sono nelle società di questi Paesi forze dal basso che possano portare pluralismo e lottare per una vera democrazia. Il rischio che vedo è questo. È vero che ci sono movimenti di donne piuttosto che leader di diritti umani che si battono in tal senso, ma sono per adesso piccole élite. Le democrazie costituzionali possono esistere se ci sono forze pluraliste maggioritarie e, se nel tempo ciò avverrà, la convivenza tra Islam, costituzioni e democrazia sarà realmente possibile. Ci sono esempi di costituzioni democratiche nei Paesi arabi? La Tunisia ha una costituzione che garantisce le libertà e la democrazia ed è stata fatta in un percorso pattizio tramite un’assemblea costituente. Il rapporto Freedom in the World 2015 riconosce la Tunisia come unico Paese arabo free, cioè libero. Ma è anche vero che la Tunisia è sotto attacco non solo da parte dell’Isis (vittima di due sanguinosi attentati suicidi), ma anche di un fronte interno di giovani islamisti senza speranza che odiano l’Occidente e ciò che da esso proviene, compreso il modello costituzionale democratico. Siamo nel momento della “prova” delle forze “pluraliste” non fondamentaliste che ci sono sia in Tunisia sia nel resto dei Paesi arabi. Walter Viola
PERSONAGGI 7
23 agosto
Vita da perseguitati in Siria «Manca tutto, non la fede» Nel convento francescano di padre Ibrahim ad Aleppo trovano rifugio cristiani, curdi, musulmani «Sparano, saccheggiano, distruggono. Ma sappiamo di non essere soli: stare con Gesù è bellissimo» Ad Aleppo, nel cuore della Siria martoriata da quattro anni di guerra, una sola parola riempie la testa degli abitanti: acqua. L’acqua manca costantemente: le forniture vengono interrotte ciclicamente per mancanza di accordi tra i governativi e i ribelli fondamentalisti che si spartiscono le diverse zone della città. «A luglio è mancata per 20 giorni. Ad agosto per 17. La gente era stremata e umiliata: senz’acqua non si può bere, cucinare, lavarsi. Quante volte ho incontrato la gente che puzzava e si vergognava di questo. Mi commuovevo per loro. Noi frati della Custodia di Terra Santa abbiamo cominciato a distribuire l’acqua dei depositi alle famiglie, attingendo ai pozzi sotterranei e portandola nelle case degli anziani. Poi, il giorno dell’Assunta, il miracolo: l’acqua è tornata. Per noi è stato uno dei tanti segni del bene che Dio ha per noi. Anche qui, dove portiamo una croce grande, la Madonna ci ha protetti». Padre Ibrahim Alsabagh è parroco di Aleppo e la sua chiesa, de-
Padre Ibrahim Alsabagh: la chiesa di cui è parroco è l’unica scampata alle bombe
dicata a San Francesco, è l’unica rimasta in piedi dopo i bombardamenti. Nel convento sono in tre frati e accolgono tutti: donne, bambini, studenti, i pochi uomini ancora rimasti in città. Già, gli uomini. Non mancano solo acqua, pane e lavoro, ad Aleppo. Mancano i giovani maschi, tutti richiamati alle armi dal regime del presidente Bashar al-Assad: l’esercito è allo stremo, la battaglia contro gli jihadisti non sembra sortire effetti e le armate sono sguarnite.
Così il reclutamento è serrato, di città in città. Qualcuno si arruola, altri disertano e scappano. A casa rimangono le mogli, i bambini, gli anziani, i disabili. «Non è facile. Le donne mancano dell’appoggio dei mariti, le ragazze che vorrebbero costruire una famiglia e un futuro non sanno dove guardare. Ma nella fatica, cresce la fede. La messa è sempre piena, nonostante il rischio di bombe e pallottole». Racconta il parroco che tutto è affidato all’ingegno e alla Provvi-
la libreria del meeting PADIGLIONE A3
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denza. Le ostie per la messa, ad esempio, vengono fabbricate a mano dai ragazzi, che con la farina e uno stampo di fortuna ogni giorno ne producono centinaia. «Per il vino della fatichiamo di più: ma non è mancato mai», sorride. Le giornate di padre Ibrahim e dei suoi trascorrono nel rispondere ai bisogni della gente, non importa che siano cristiani, curdi o musulmani. I feriti da portare all’ospedale delle suore di San Giuseppe, i bambini della scuola gestita dalle religiose del Rosario, l’oratorio estivo dei francescani e quello dei salesiani. «Accogliamo centinaia di bambini. Da loro si può imparare molto. Hanno un’agilità bellissima nel comunicare tra loro e anche nel perdonarsi», racconta. Per gli adulti invece è più difficile: il cibo e le medicine scarseggiano e molti implorano di trovar loro qualcosa con cui impiegare il tempo. In una città dove tutto è fermo (attività, esercizi, infrastrutture) l’inerzia è forse la cosa peggiore. Ma padre Ibrahim non è triste. «Possiamo affrontare tutto questo
perché sentiamo una grande comunione con tutti voi, anche voi che siete al Meeting e che pregate per noi. A volte qui abbiamo paura: sparano, distruggono le nostre chiese, le nostre famiglie; trattano male perfino i cadaveri e i cimiteri. Noi offriamo anche questa paura a Dio nella santa messa. E durante la messa noi sappiamo di non essere soli. Con la vostra preghiera ci aiutate a vivere. E la vita è bellissima». Lo è anche quando gli jihadisti rapiscono i frati «per umiliarci e metterci paura», quando la fila per una tanica d’acqua e una tazza di latte è interminabile. Quando le famiglie vengono costrette a separarsi. «Cerchiamo ogni giorno di stringerci intorno alla pietra angolare, Cristo. E Lui con tanta intelligenza non ci lascia mai soli. Lui è tangibile tra noi». Anche le vocazioni religiose fioriscono: «Tanti si convertono, tanti scelgono di diventare religiosi. Il titolo di questo Meeting parla della mancanza. Qui ad Aleppo manchiamo di tutto, ma la mancanza ci ricorda che abbiamo qualcosa da desiderare, ci fa sentire l’anelito e ci costringe a una vera ricerca del senso della vita e dalla fede. Sta accadendo a noi cristiani siriani, ma anche tanti musulmani». Sorride padre Ibrahim: «Sono contento di essere al Meeting, anche se penso continuamente alla mia gente rimasta ad Aleppo. Ma qui o laggiù, di una cosa sono certo». Di cosa, padre? «La vita con Gesù è bellissima». Maria Acqua Simi
MOSTRE 10 La Sagrada Família è una l’unica chiesa contemporanea costruita nei tempi lunghi del Medioevo. Gaudí era solito ripetere che il suo committente non aveva fretta e guardava alla sua opera consapevole che non l’avrebbe mai vista conclusa. Anche Alessandro Rondena, Sandro per gli amici, guardava a quel modo l’abbazia di Morimondo. Dopo più di vent’anni di restauro, nel 2007, gli viene diagnosticato un tumore che lo porterà alla morte nel gennaio del 2015, così che deve lasciare il lavoro di tutta una vita proprio quando sta per essere completato. “Mossi da uno sguardo. Dalla Sagrada Família all’Abbazia di Morimondo, storia di un’amicizia” è uno dei tanti percorsi che si possono incontrare quest’anno girando per i padiglioni della Fiera. Tra lo stand della Fraternità San Carlo e la mostra sull’arte contemporanea, in piazza A5C5, si fa spazio il racconto di un’amicizia, quella tra Etsuro Sotoo, scultore giapponese, che dal 1978 lavora alla costruzione del tempio di Gaudí, gli architetti barcellonesi della Sagrada Família, Sandro, anche lui architetto, e il Centro culturale Shalom di Abbiategrasso. L’amicizia tra Sandro e Sotoo nasce circa otto anni fa. Lo scultore era stato invitato al Meeting per presentare il libro scritto con il collega e amico José Manuel Almuzara, presidente della fondazione per la beatificazione di Gaudí, e alla fine un gruppo di ragazzi lo accerchia per bersagliarlo di domande. «Dietro di loro stava un signore con la barba che mi guardava. Un adulto. Mentre rispondevo, fui colpito dal suo sguardo». Era come u-
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Due pannelli della mostra “Mossi da uno sguardo”
Dalle abbazie a Gaudí la natura è l’architetto Un’amicizia che lega la Sagrada Família al monastero di Morimondo La mostra sul lavoro di Sandro Rondena e sul suo rapporto con Sotoo na «punta di spada di samurai». Non era minaccioso, ma arrivava dritto «al punto focale dell’anima di una persona». Quello sguardo rimane impresso nella memoria di Sotoo e solo dopo scopre che i pellegrini che da mesi arrivavano alla Sagrada per pregare sulla tomba di Gaudí andavano a chiedere la sua guarigione. «La nostra amicizia non era come fare il bagno insie-
me nell’acqua tiepida, ma era più come camminare sotto una cascata di acqua fredda, sempre alla ricerca di qualcosa di grande e forte», racconta lo scultore giapponese. Un rapporto molto intenso che si scolpisce nella pietra di due grandi opere cristiane: la Sagrada Família di Barcellona e l’abbazia cistercense di Morimondo, appunto. Nel XII secolo alcuni monaci sce-
sero dalla Francia per fondare un monastero nei dintorni di Milano. Scelsero una collina irregolare per la posa della prima pietra e continuarono a costruire seguendo le linee dolci del terreno, così che ora la struttura finale poggia su più livelli irregolari tra loro. Come a dire che il primo architetto, in fondo, è la natura. Un’idea cara anche all’arquitecto de Dios, che dal creato traeva le for-
me per la sua scultura. Un albero, un fiore, un tendine. Girando lo sguardo tra gli alberi-colonna della navata centrale o cercando di scorgere la figura del pellicano nella facciata della Natività non si trova un dettaglio uguale all’altro: ogni pezzo è unico e insieme ricostruiscono l’armonia dela natura. Durante il restauro dell’abbazia, Sandro e Giovanni Carminati, il collega che con lui ha riportato in vita Morimondo, scoprono qualcosa di eccezionale: dietro strati di calce e muri posticci, riaffiora tutto l’apparato decorativo. Fiori, volute e tralci di vite colorano gli archi e le pareti delle zone comuni, le colonne e gli infissi delle porte. «La bellezza è lo splendore del vero», diceva san Tommaso, e in questo luogo trasuda da tutti i muri: anche nelle stalle. Proprio lì, nascosta e lontana dalla sguardo dei visitatori, si trova l’unica colonna a pianta ottagonale del complesso. Spigolosa rispetto alle dolci curve di quelle degli altri piani, per i monaci rappresentava la pietra angolare scartata dai costruttori, su cui il Signore avrebbe edificato la sua casa. «Nei secoli l’uomo ha sempre cercato la strada da seguire, ma è sempre stata la bellezza a indicare dove camminare» dice ancora Sotoo. Morimondo era un faro per gli uomini del Medioevo, così come la Sagrada Família lo è per quelli di oggi. «Un tempo la vita e la morte erano molto vicine. Ma più sono vicine più gli uomini hanno bisogno di bellezza». E oggi come allora resta la certezza di questo bisogno. Francesca Capitelli
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MOSTRE 11
23 agosto
Acqua, il mistero che ci fa capire la sete del cuore La risorsa decisiva per la terra, i viventi e l’uomo è un dono La storia e la scienza ci spingono a una «ecologia integrale» Per apprezzare davvero l’acqua occorre provare la sete. Il primo dei filmati proposti nella mostra “Misteriosa è l’acqua” (a cura dell’Associazione Euresis), bellissime immagini con testo tratto da un racconto di Corman McCarty, è fatto così bene che il visitatore sente quasi l’arsura, e così può condividere l’invocazione, il grido dell’uomo allo stremo delle forze in terra arida, l’immensa sua gratitudine per la piccola pozza che finalmente incontra come dono inaspettato, la leggerezza con cui ora può riprendere il cammino. Diciamolo subito: la dinamica della sete e l’esserci (misterioso come la mostra documenta) dell’acqua sono forse la migliore analogia, il miglior riflesso della mancanza che l’uomo sente in fondo al suo cuore, il desiderio dell’acqua che dà la vita eterna, cioè la vita piena. «La pista della sete ci è apparso un ottimo percorso di ricerca attorno al tema di questo Meeting – conferma Mario Gargantini, direttore di Emmeciquadro e tra i curatori della mostra – perché la sete è un’esperienza umana comune a tutti, che ci consente di andare alle sorgenti dell’umano che è esigenza di tutte quelle va-
lenze che l’acqua richiama: vita, purezza, chiarità, limpidezza, freschezza». Basterebbe già il titolo della mostra – Misteriosa è l’acqua – per incuriosirsi ed entrare a visitarla. Misteriosa l’acqua?, ci viene da dire. Se c’è una cosa che tutti conosciamo bene, è l’acqua. Pardon, crediamo di conoscere. Il titolo è tratto da una frase di Romano Guardini, tra i maggiori teologi del Novecento. Godibilissimi e facili (cioè comprensibili, non banalizzati) sono i percorsi di questa esposizione che si snoda con pannelli, ovviamente, un paio di filmati e qualche piccolo esperimento pratico che funziona come il piccolo chimico, o come il trenino: è adattissimo ai bambini ma finisce con l’essere irresistibile per papà e nonni. Il primo percorso è duplice: segue una linea della storia umana che in tutte le civiltà ha avuto nell’acqua l’elemento essenziale e fondante, e insieme il valore simbolico più profondo. L’uomo abita vicino all’acqua, beve, impara a far bere i campi e il bestiame; riesce con gli acquedotti romani a trasferirla dove serve. L’acqua è vita, anche potere: chi
Alla scoperta dell’acqua, l’elemento che crediamo più noto ma che non conosciamo abbastanza
DA SPETTATORI A PROTAGONISTI Noleggiate le mostre e le esposizioni “esperienze e percorsi” sin da ora. Potete farlo presso lo sportello collocato nella hall sud.
contrdi purifi7cazione. Anche di potere. Chi naviga per primo gli oceani è padrone del mondo. Chi non ha i fiumi se li inventa, tipo Milano che è città d’acqua per via dei Navigli, sui quali ha messo la testa uno che di testa ne aveva mica poca, come Leonardo. A Suez e Panama si tagliano continenti. In questo percorso si galoppa dalla Genesi in cui Dio separa le acque che stanno sopra il cielo da quelle che stanno sotto, alla Mesopotamia ( in mezzo ai fiumi), all’Egitto del Nilo (dalle cui acque sorge il sole), a Grecia, Roma, Medioevo su su fino ai giorni nostri, approfondendo il valore dell’acqua nella grandi religioni.
Un altro percorso è intitolato Il pianeta blu, fa vedere come il nostro pianeta sia inspiegabilmente e provvidenzialmente il pianeta dell’acqua. Da dove venga l’acqua è oggetto di ipotesi, non di certezze. E comunque, di tutti i posti dove l’acqua è presente nell’universo, la terra sembra proprio il più inadatto. E qui si entra nell’ulteriore percorso, quello scientifico, che spiega perché dobbiamo bere, com’è che un cactus sta benone nel deserto e il banano ci muore, come mai tutti gli esseri viventi, dall’ameba al tirannosauro passando per l’uomo, hanno lo stesso tipo di meccanismo per dissetarsi. Stabilendo una straordinaria «comunanza tra i viventi» ben richiamata dal titolo “fratelli d’acqua”. «Queste considerazioni – sottolinea il prof. Gargantini – ci hanno portato ad allargare lo sguardo nella traiettoria della ecologia integrale indicata da Benedetto XVI e oggetto dell’Enciclica Laudato sii di papa Francesco: la natura come dono, l’unità profonda di tutta la realtà (che non si può fare a pezzi!), il senso e la cura della comune dimora». Maurizio Vitali
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FederUnacoma: 70 anni di storia, attività ed esperienze La Federazione Nazionale Costruttori Macchine per l’Agricoltura riunisce in seno a Confindustria i costruttori italiani di macchine e attrezzature per l’agricoltura, il giardinaggio e il movimento terra e relativa componentistica. L’associazione è nata nel 1945 all’indomani della fine della II guerra mondiale, e nei suoi 70 anni di storia ha accompagnato l’evoluzione della meccanizzazione agricola italiana sostenendo imprenditori-artigiani che in pochi decenni hanno dato vita a un’attività industriale prima al mondo per gamma merceologica prodotta, in grado di fornire mezzi ad elevata tecnologia per lavorazioni agricole di ogni tipo e ad ogni latitudine. FederUnacoma oltre a rappresentare gli interessi dei propri associati e contribuire alla divulgazione di una cultura della meccanizzazione agricola, promuove il comparto anche attraverso l’organizzazione diretta di importanti eventi fieristici in Italia e all’estero (Eima International, Eima Agrimach, Eima Show, Agrilevante).
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23 agosto • stand FederlegnoArredo (Pad. C1) • h. 13.45 GIOVANI 3.0: ASPETTATIVE E SPERANZE PROTAGONISTE DEL FUTURO
LA STORIA
Un caffè con: Andrea Bazzichetto • Amministratore Delegato Henry Glass Paolo Pastorino • Amministratore Delegato Deltacalor Gerardo Iamunno • Titolare Gran Tour srl Modera: Giorgio Vittadini • Presidente Fondazione Sussidiarietà
LE ATTIVITÀ
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FederUnacoma è presente al Meeting di Rimini 2015 presso il Padiglione adiglione A A1
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SPETTACOLI 14
23 agosto
«Un amico grande grande» Presentato con un concerto del figlio Benedetto l’ultimo cd di Claudio Chieffo, il cantautore amico del Meeting scomparso nel 2007. Dedicata ai più piccoli, ma non solo, la raccolta contiene anche alcune registrazioni inedite A Claudio Chieffo non bastavano grancassa o clarinetto, tromba, trombone o sax tenore. Voleva «essere una banda», tutta intera e «col direttor che la comanda». E si sarebbe trovato a casa ancora una volta tra la gente del Meeting, dopo aver contribuito a realizzarlo per tanti anni, con concerti – indimenticabile l’ultimo, il 23 agosto 2006 –, incontri e soprattutto tanti e tanti amici. Al Meeting Chieffo dedicò anche la Canzone dell’Ideale, nel 1985. Ieri sera Claudio è tornato, a modo suo, grazie a un concerto del figlio Benedetto, anteprima del nuovo cd Ho un amico grande grande, dove sono riproposte alcune delle canzoni più celebri del grande cantautore scomparso nel 2007. Tra queste alcune di quelle più amate dai bambini, come L’uomo cattivo, Avrei voluto essere una banda, I cieli e tante altre. Tra le “chicche” anche Gloria, con l’arrangiamento di Mark Harris e Canzone di Benedetto dal cd Come la Rosa con David Horowitz. Abbiamo fatto due chiacchiere con Benedetto a poche ore dallo spettacolo. Perché avete scelto di fare un cd di canzoni per bambini? È un’idea di mia madre, perché anche i più piccoli possano essere educati al vero grazie alla bellezza di queste composizioni che mio padre ha scritto, non sono solo per i bambini, ma per tutti. Ci sono anche delle registrazioni inedite? Sì, una di queste è Favola, eseguita nello studio di casa. «C’è qualcuno con te, non ti lascerà mai, non avere paura, prendi i campi e
Sopra: la copertina del cd “Ho un amico grande grande”. A sinistra: Claudio Chieffo in concerto al Meeting nel 2001.
vai» è la consegna di un padre a un figlio che inizia a camminare. E gli dice: tieni presente che quando io non ci sarò più, ci sarà comunque un altro Padre. «Una mano più grande ti solleverà, abbandonati a quella, non temere perché c’è Qualcuno con te». Claudio spiegava proprio che quella mano è di Gesù: è la sua compagnia. Ed è la cosa più bella che un bambino può sentirsi dire. La Canzone di Benedetto, dedicata a te, dice «ti darò l’orizzonte che non muore», che significa questo per te oggi?
Non dormivo mai da bambino, avevo sempre gli incubi e allora gli ho chiesto: «Perché babbo non mi scrivi una canzone dove, oltre a te che canti, ci sono anche degli animali?» E lui ha fatto appunto la Canzone di Benedetto, dove è Dio che parla a un bambino. Tutte queste canzoni testimoniano la gioia che nasce dall’esperienza cristiana. Poter assorbire questo fin da piccoli rende possibile camminare, i campi da attraversare sono quelli di Favola: la vita, la vocazione, quante volte abbiamo paura! Se c’è un «amico grande grande»
è tutta un’altra cosa. Cos’è di tuo padre che porti di più nel cuore? Proprio quello che dice nella Canzone di Benedetto, la conferma che c’è un destino buono per me. Cosa che poi scopro quotidianamente, e cantare le canzoni mi aiuta anche a risvegliarmi dai momenti di nebbia. Nel cd ci sono anche alcune delle canzoni più ironiche di Claudio, a quali sei più affezionato? Ti direi di sicuro Avrei voluto essere una banda o L’uomo cattivo, che sono da ridere, ma fino a un
Rota, Morricone, Bacalov musiche da cine-paradiso "La dolce vita: la musica del cinema italiano" è un concerto-evento tenutosi per la prima volta a New York, in cui sono state eseguite le colonne sonore dei grandi capolavori del cinema italiano. Tra questi, le musiche di 8 ½, La Dolce Vita, Amarcord, Il Postino, Il Gattopardo, Nuovo Cinema Paradiso e La Vita è Bella, nei nuovi originali arrangiamenti di William Ross. I brani del concerto composti da Nino Rota, Ennio Morricone, Luis Bacalov, Nicola Piovani e molti altri, sono stati selezionati in collaborazione con la New York Philharmonic proprio in occasione dell’inaugurazione dell’orchestra. L’evento americano è stato applaudito con la standing ovation di molti celebri partecipanti, fra cui un’entusiasta Woody Allen. Lo spettacolo è ora in tour in Italia e il 23 agosto farà tappa a Rimini, città da sempre affezionata a importanti appuntamenti musicali durante il periodo estivo. Questo concerto s’inserisce, infatti, all’interno della collaborazione del Meeting di Rimini con la Sagra musicale malatestiana, festival storico che esiste da 60 anni e che quest’anno condivide con la kermesse ciellina ben 4 appuntamenti. Giampiero Piscaglia, direttore artistico
della Sagra, sottolinea che: «La sfida va oltre i confini stretti e canonici della musica sinfonica per abbracciare anche certi territori della musica pop e del cantautorato». Anche Andrea Obiso, il giovane violinista protagonista della serata, rivela tutta la sua gratitudine e stima: «Suonerò dei pezzi nel nuovo bellissimo arrangiamento di William Ross. Lo spettacolo mette in risalto il grande lavoro del cinema italiano nel rapporto con la musica. In questo senso siamo sempre stati avanguardisti. » Tuttavia, a Rimini questo evento non è soltanto vissuto come la celebrazione delle più poetiche colonne sonore del cinema italiano. Come evidenzia Raphael Gualazzi, lo spirito di alcuni film parla di una tradizione tuttora visibile fra i romagnoli più genuini: «Nel concerto mi esibirò anche in un’improvvisazione rapsodica della colonna sonora di Amarcord, film che rappresenta un luogo culturale vicino a quello della mia infanzia. Sono nato e cresciuto a Urbino e mi sento legato alla tradizione romagnola. In questo film, ambientato nel secolo scorso, si cattura una realtà genuina che non è mai cambiata, si descrivono delle dinamiche ancora riscontrabili
certo punto. Dicono delle verità con ironia. La «banda» scherza sui desideri, anche i più piccoli, che possiamo avere. E che però sono grandi, in realtà. Mio padre, da bambino in estate andava sempre nel paese dei suoi genitori, in Molise. Là vedeva suonar la banda e avrebbe desiderato esser proprio tutti gli strumenti insieme. Questo brano l’ha composto quando sua mamma stava morendo, lei era stonata e però amava molto le sue canzoni. Claudio si sentiva in colpa perché in quel periodo stava scrivendo una canzone da ridere, ma lei lo invitò a comporla ugualmente. Quindi l’ha dedicata a lei. Ed è appunto la storia di questo ragazzo che, pur essendo stonato, ama molto la musica, cerca di avvicinarsi sempre di più al palco, finché ci arriva sotto proprio quanto crolla. Lui muore e Dio lo prende in una banda molto più grande, il paradiso. E così si compie quel suo desiderio. Invece «L’uomo cattivo»? Lì parla proprio di sé, perché quando ha incontrato il movimento di Cl, la sua vita è incominciata sì a cambiare, però, come succede a quasi tutti gli adolescenti, a casa era un po’ intrattabile. Eppure sua nonna, che abitava con loro, lo guardava in un modo diverso e pregava per lui. Con questo si è accorto che la sua ingratitudine non era l’ultima parola. La misericordia di Dio è più grande di tutto il male che possiamo fare, basta accoglierlo: «poi gli donò ancor più vita, poi gli donò ancor più amor». Questo lo comunicano tutte le canzoni del mio babbo. Alessandrio Caprio
Raphael Gualazzi e Morgan, fra i protagonisti del concerto-evento “La dolce vita: la musica del cinema italiano” che si terrà domenica 23 agosto al palacongressi di Rimini alle 21.00
nella quotidianità di molte famiglie». La performance sarà accompagnata oltre che dalla visione di scene dei film, anche da suggestive immagini realizzate dal pittore, scenografo e visual-artist Giuseppe Ragazzini. « La musica è un linguaggio che non si vede, per questo va d’accordo con l’arte visiva, è come se fossero nate insieme - afferma il direttore d’orchestra Steven Mercurio – lo spet-
tacolo evoca una grande nostalgia degli anni ’60, è un grande omaggio a quei mondi che solo Cinecittà sapeva ricreare». Rispetto all’esibizione americana, dove erano stati scelti cantanti lirici, la versione italiana sarà originalmente interpretata da alcuni fra i celebri cantanti pop del momento, come Morgan, Alice e Tosca. Benedetta Parenti
I FATTI DI OGGI 15 23 agosto I parroci di Erbil e Aleppo raccontano la persecuzioni Incontri SANTA MESSA Ore: 10.45 Auditorium Intesa Sanpaolo B3 Presiede S. Ecc. Mons. Francesco Lambiasi, Vescovo di Rimini. La S. Messa sarà trasmessa in diretta televisiva su Rai1. GIOVANI 3.0: ASPETTATIVE E SPERANZE PROTAGONISTE DEL FUTURO. UN CAFFÈ CON… FEDERLEGNOARREDO Ore: 13.45 Stand FederlegnoArredo Pad. C1 Partecipano: Andrea Bazzichetto, Amministratore Delegato Henry Glass; Gerardo Iamunno, Titolare Gran Tour Srl; Paolo Pastorino, Amministratore Delegato Deltacalor. Introduce Giorgio Vittadini, Presidente Fondazione per la Sussidiarietà.
LA GIORNATA
FULLY ALIVE. Domande e sfide alla ricerca dell’amore di Dio in ciascuno di noi Ore: 15.00 Salone Intesa Sanpaolo B3 Partecipano: Maria Angela Bertelli, Missionaria saveriana a Bangkok, Thailandia; Timothy Shriver, Chairman of Special Olympics. Introduce Letizia Bardazzi, Presidente Associazione Italiana Centri Culturali. L’UOMO: ESSERE DI MANCANZA Ore: 15.00 Sala eni B1 Partecipano: Eugenio Mazzarella, Docente di Filosofia Teoretica all’Università degli Studi Federico II di Napoli; Carlo Sini, Professore Emerito di Filosofia Teoretica all’Università degli Studi di Milano. Introduce Costantino Esposito, Docente di Storia della Filosofia all’Università degli Studi di Bari.
Fontolan, Direttore Centro Internazionale di Comunione e Liberazione.
Da Iraq e Siria i martiri di oggi della Comunità Latina di Aleppo, Siria. Introduce Stefano Alberto, Docente di Teologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. In occasione dell’incontro video-intervista con i profughi iracheni di Qaraqosh Waleed, Alis e Myriam nel campo Ainkawadi di Erbil. PERCHÉ IO LAVORO? Testimonianza dalla Cina Ore: 18.15 Stand FederlegnoArredo Pad. C1 Incontro con Lyndon Neri, Studio Neri & Hu. Introduce Giovanni De Ponti, Direttore Generale FederlegnoArredo VERSO UN NUOVO WELFARE: VALUTARE IL NON PROFIT PER VALORIZZARE IL TERRITORIO Ore: 19.00 Sala eni B1 Partecipano: Giuseppe Guerini, Presidente Federsolidarietà di Confcooperative e Presidente Cooperativa sociale Ecosviluppo; Donato Iacovone, Amministratore Delegato EY Italia; Roberto Maroni, Presidente Regione Lombardia; Giorgio Vittadini, Presidente Fondazione per la
Spettacoli SPIRTO GENTIL - H. VILLA LOBOS: BRANI SCELTI Ore: 19.00 Sala Neri CONAI Guida all’ascolto dal vivo. Relatore ed esecutore: Piero Bonaguri.
Sussidiarietà. Introduce Monica Poletto, Presidente Compagnia delle Opere Sociali. EUGENIO MONTALE. UN LUNGO CAMMINO DI RICERCA Ore: 19.00 Sala Poste Italiane C2 Reading su Eugenio Montale con contributo scritto di Bianca Montale. Partecipano: Emilia Guarnieri, Presidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli; Franco Palmieri, Direttore Artistico di Culter/Firenze. STORIE DAL MONDO. LA NUOVA PERSECUZIONE. Iraq e Siria, i cristiani nel mirino e NASARAH Ore: 21.45 Sala Neri CONAI Presentazione e proiezione dei reportages di Gian Micalessin (con la collaborazione di Fausto Biloslavo; produzione Aiuto alla Chiesa che Soffre - Gli occhi della guerra) e Fernando De Haro. Partecipano: Douglas Al-Bazi, Parroco di Mar Eillia ad Erbil, Iraq; Fernando De Haro, Giornalista; Gian Micalessin, Giornalista; Marta Petrosillo, Portavoce Aiuto alla Chiesa che Soffre Italia. Introduce Roberto
I MERCATI GLOBALI: SFIDA O MINACCIA PER L’ITALIA? Ore: 15.00 Sala Neri CONAI Partecipano: Miro Fiordi, Vice Presidente ABI (Associazione Bancaria Italiana) e Amministratore Delegato Credito Valtellinese; Mauro Moretti, Amministratore Delegato Finmeccanica. Introduce Bernhard Scholz, Presidente Compagnia delle Opere.
1° TORNEO BASEBALL GIOVANILE MEETING RIMINI Ore: 09.00 Stadio baseball - Rimini Orario svolgimento torneo: mattina 9.0012.00 Alle ore 14.00, presso il padiglione Kinder + Sport Village (Rimini Fiera) ci sarà Fuori Campo con la partecipazione di Campioni di Baseball. A cura della Federazione Italiana BaseballSoftball.
IN BICI SULLE TRACCE DI ALBERTO Ore: 15.30 Spiaggia Bagno 62 - Rimini Percorso nei luoghi in cui è vissuto il giovane beato riminese. Dalla spiaggia, attraverso il centro storico fino alla Fiera di Rimini, con visita alla mostra d’arte dedicata al beato Marvelli “Levati, o anima, e guarda”, allestita al Meeting per l’amicizia fra i popoli. ore 15.30 Spiaggia (bagno 62) - Ritrovo e registrazione partecipanti ore 18.15 Arrivo in Fiera e visita guidata alla mostra ore 19.15 Termine programma Iscrizione gratuita (minori di anni 18 solo se accompagnati da un adulto) Info e iscrizioni: 3663447215 - 3281029598 A cura di Umana Dimora Rimini – Associazione Alberto Marvelli – Meeting Rimini
UNA RAGIONE PER VIVERE E PER MORIRE: MARTIRI DI OGGI Ore: 17.00 Auditorium Intesa Sanpaolo B3 Partecipano: Douglas Al-Bazi, Parroco di Mar Eillia ad Erbil, Iraq; Ibrahim Alsabagh, Parroco
QUOTIDIANO
Sport
TORNEI DI SCACCHI Ore: 15.00 Kinder + Sport Village (PAD A7/C7) Torneo di scacchi semilampo UNDER 16. A cura di Francesco De Vincenzo.
"MOSSI DA UNO SGUARDO". Dalla Sagrada Familia all’Abbazia di Morimondo, storia di un’amicizia Ore: 15.00 Sala Poste Italiane C2 Partecipano: José Manuel Almuzara, Presidente Associazione per la Beatificazione di Antoni Gaudì; Etsuro Sotoo, Scultore. Introduce Gianni Mereghetti, Insegnante di Storia e Filosofia al liceo.
MEETING
LA DOLCE VITA: LA MUSICA DEL CINEMA ITALIANO Ore: 21.00 Palacongressi di Rimini Ingresso a pagamento In collaborazione con la Sagra Musicale Malatestiana. Con la straordinaria partecipazione di: Alice, Morgan, Andrea Obiso, Federico Paciotti, Tosca e Raphael Gualazzi. Direttore: Steven Mercurio. Orchestra: Filarmonica Arturo Toscanini. Musiche di: Luis Bacalov, Stelvio Cipriani, Giovanni Fusco, Ennio Morricone, Nino Oliviero, Riz Ortolani, Nicola Piovani, Nino Rota, Armando Trovaioli.
Padre Douglas Al-Bazi
Direttore Stefano Filippi Direttore responsabile Cesare Trevisani Editore Associazione Meeting per l’amicizia tra i popoli Associazione riconosciuta con D.P.R. n.869 del 6/8/1986, sede: via Flaminia 18/20, c.p. 1106, 47900 Rimini. Tel. 0541-783100, Fax. 0541-786422
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