22 ANNO 42 N° 3
Il docente di teologia Javier Prades approfondisce il tema del Meeting di quest’anno
Spettacolo di umanità di Marco Bersanelli La pandemia ha dato una scossa al mondo, nel male e nel bene. Ha messo in discussione, fra l’altro, forme di organizzazione e di espressione che si erano consolidate nei decenni precedenti in ogni ambito della società costringendole a evolvere, o a scomparire. La sfida è arrivata in pieno anche al Meeting. L’“edizione speciale” dello scorso anno si è tenuta in piena emergenza, nello spazio ridotto e tecnologicamente spinto del nuovo Palacongressi di Rimini. Quest’anno, quasi miracolosamente, il Meeting è di nuovo qui, nei padiglioni della Fiera. Ma non è ritornato alla situazione pre-Covid, è andato avanti. Le limitazioni del distanziamento richiedono ancora di portare pazienza, ma alcune novità introdotte lo scorso anno si sono tradotte in nuove possibilità, prima solamente immaginate. Così, ad esempio, quest’anno gli incontri del Meeting si propagano attraverso la rete in tutto il mondo, in tempo reale e in alta definizione. Le mostre utilizzano strumenti multimediali che hanno reso i pannelli rigidi appesi al muro un lontano ricordo. E sulla scorta dell’esperienza nata spontaneamente lo scorso anno, in decine Paesi (dall’Europa all’America Latina, dall’Africa agli Stati Uniti) le “Piazze del Meeting” ripropongono eventi in collegamento insieme a una serie di contributi locali. Molto è cambiato e, possiamo starne certi, molto cambierà. Ma basta girare per i padiglioni della Fiera in questi giorni per rendersi conto che il cuore è quello di sempre: lo spettacolo di umanità che il Meeting rappresenta. La trama di incontri, di dialoghi, di rapporti nuovi che iniziano, di vecchi legami che si riallacciano: ovunque ti giri trovi qualcosa di vivo. Se qualcuno con il passare degli anni lo aveva iniziato a sentire come ovvio, ci ha pensato la pandemia a mostrare che è tutt’altro che scontato. I relatori che vengono qui da ogni angolo del pianeta portano testimonianze e giudizi originali su come va il mondo, dalle grandi metropoli fino alle più lontane periferie [continua a pagina 2]
Dall’io nasce il popolo
Javier Prades, Rettore Università San Damaso di Madrid, si è confrontato con il tema del Meeting, la frase di Soren Kierkegaard, il coraggio di dire io. Prades ha svolto il suo intervento con una introduzione, tre quadri e un epilogo. Nell’introduzione Prades ha ripreso la frase di Kierkegaard affermando che senza mettersi in gioco non vi è comunicazione della verità. Nel primo quadro riferendosi all’opera di Pirandello “Uno, Nessuno e Centomila”, Prades ha evidenziato la condizione esistenziale dell’uomo, che ha smarrito la conoscenza di sé e nello stesso tempo non si sente riconosciuto dagli altri. Nella deriva dell’uomo contemporaneo segnata da solitudine e nostalgia vi è però una crepa da cui passa un fascio di luce. Nel secondo quadro Abramo e Gesù sono la testimonianza da dove nasca il coraggio di dire io, dal rapporto con un Tu. Il terzo quadro fa emergere che il coraggio di dire io nasce da un attaccamento affettivo e genera la nascita del popolo. C’è oggi bisogno di spazi d’azione dove uomini testimoniando la loro libertà aiutano gli altri a ripartire da se stessi. Nell’epilogo Prades ha evidenziato che l’uomo che sa riconoscere il proprio errore dà spazio alla misericordia di Dio che ricrea vita. A pagina 3
Confindustria Plus Radio insiste il coraggio sul vaccino di dire rock A pagina 5
A pagina 9
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