Lombardia, una regione a misura di giovani
“La fatica di essere giovani”, il titolo dell’incontro a cui ho partecipato all’edizione 2022 del Meeting, mi sembra particolarmente evocativo e fotografa una situazione che i giovani stanno vivendo. È una fatica che si intuisce e si percepisce nettamente dalle loro parole, dai loro gesti, dai loro comportamenti, dal
la più penalizzata di tutte, in diversi ambiti: lavorativo, scolastico, sportivo-ricreativo, senza contare poi l’improvvisa perdita di occasioni di socializzazione e di aggregazione. La pandemia e le misure di contenimento sono state certamente necessarie, ma hanno comportato anche delle ripercussioni negative.
valorizzati per ciò che di buono realizzano. A scanso di equivoci e fraintendimenti, credo che, ad ogni età, chi sbaglia e commette un reato debba essere punito e scontare la pena. Però, il mondo dei giovani non è solo questo, è tanto altro.
loro modo di esprimere il disagio che questa fatica porta con sé, che spesso sfocia in comportamenti negativi (anche criminali in alcuni casi, come possiamo quasi quotidianamente leggere sulle cronache dei giornali).
Gli ultimi due anni non hanno certo alleviato questa fatica, anzi, sono stati un vero e proprio macigno sui giovani che, purtroppo è ormai indubbio, durante il periodo pandemico sono stati una delle categorie maggiormente penalizzate, se non
E questo vale soprattutto, anche in virtù delle situazioni che ho appena citato, per il mondo giovanile e per le nuove generazioni.
Spesso si parla dei giovani solo quando delinquono, compiono atti di teppismo, spaccano le vetrine. Insomma, salgono agli “onori” delle cronache quasi esclusivamente come modelli negativi. Ma ragionare in questo modo credo non aiuti. Di certo non aiuta i giovani, che vengono additati continuamente per ciò che sbagliano, invece che
Posso affermare, senza alcuna paura di essere smentito, che, durante questi due anni in cui ho avuto la possibilità di lavorare fianco a fianco con i giovani, ascoltarli e incontrarli in scuole, università, eventi pubblici, in Lombardia, per ogni giovane che delinque o compie reati, ce ne sono 1.000 che vivono la loro vita in maniera “normale” e positiva, nonostante le difficoltà. Studiano, lavorano, praticano uno sport, si prodigano in opere di volontariato per i più fragili e per i più bisognosi, portano avanti i loro interessi, le loro idee, i loro progetti con energia e con passione. E credo siano queste le storie da raccontare e da valorizzare, anche se fanno meno notizia e sono meno eclatanti di un arresto o di una rissa.
Occorre investire su questa positività coinvolgendo di più e meglio le nuove generazioni, rendendone i componenti protagonisti e convincendoli a “partecipare”, concetto fondamentale per una democrazia sana e ben funzionante, come vogliamo che sia la nostra. È complicato, certo, ma ai giovani dobbiamo provare a raccontare e mostrare, con il loro linguaggio e i loro strumenti, i tanti modelli positivi che esistono già per motivarli a fare al-
trettanto. In Lombardia stiamo cercando di mettere in pratica questi concetti e di costruire un percorso comune, con l’obiettivo di valorizzare i giovani e farli sentire protagonisti, coinvolti, ascoltati. Ho girato molto in questi mesi e dialogato con
dei giovani e promuoverne il loro protagonismo. Il bando regionale “Giovani Smart”, ad esempio, è andato a sostenere 191 progetti sul territorio, con il coinvolgimento di ben 885 tra comuni, enti e associazioni. Progetti rivolti specificamen-
In questo contesto, la comunicazione con loro e per loro è un aspetto fondamentale. Come può un ente pubblico entrare in sintonia con le nuove generazioni, che hanno linguaggi e modi di comunicare completamente diversi da quelli di un’amministrazione? Anche qui, è necessario partire proprio dall’ascolto dei giovani e dal loro coinvolgimento. Con diverse iniziative, da un certo punto di vista anche rivoluzionarie per un ente pubblico, stiamo provando a farlo. Un esempio è il profilo Instagram “Generazione Lombardia”, interamente rivolto alla fascia di età 15-34 anni e, seguendo il quale, i giovani lombardi possono rimanere aggiornati sulle novità di Regione Lombardia a loro dedicate o informarsi in merito a nuove opportunità e possibilità. È anche un “luogo” in cui raccontiamo storie di ragazze e ragazzi che animano e realizzano progetti e iniziative in tutta la Lombardia.
tanti ragazzi, di età, estrazioni, culture, interessi diversi. Nonostante i problemi che vivono quotidianamente in questo momento storico, la vitalità e la voglia di fare e di essere protagonisti che i giovani mi trasmettono ogni volta che li incontro sono straordinarie. E la cosa più bella è quando vedo che vengono realizzate attività in cui ci sono ragazzi che istruiscono, accompagnano, guidano uno o più loro coetanei, in un’ottica di peer education, che fa bene a tutti, ai ragazzi in primis, ma poi anche alla comunità intera.
Ci sono stati in questi due anni anche diversi interventi, come l’approvazione della Legge Regionale 4/2022, “La Lombardia è dei Giovani”, creata propriwwwo dialogando con loro e intercettandone i loro bisogni, ma anche strumenti e risorse per favorire l’inclusione
te al contrasto del disagio giovanile e, soprattutto, ad incentivare la partecipazione, l’inclusione, il coinvolgimento attivo dei giovani nelle vite delle comunità di cui fanno parte.
E poi, le campagne di comunicazione tramite il canale social TikTok. Inutile negarcelo, oggi i giovani, soprattutto quelli appartenenti alla fascia tra i 15 e i 20 anni, sono lì. Ne abbiamo promosse due: la prima,
istituzioni
che aveva come obiettivo la diffusione della conoscenza della nuova legge per i giovani, ha raccolto oltre 5 milioni di visualizzazioni (tutti sotto i 35 anni). La seconda, incentrata sulla campagna vaccinale per gli under 30, è stata “vista” da 8,5 milioni di ragazzi e ragazze e viene citata come esempio di “buona pratica” di comunicazione istituzionale dall’azienda stessa che gestisce TikTok, in questo caso nella sua società italiana. Poi, il nuovo sito regionale dedicato ai giovani, una piattaforma semplice e con una grafica accattivante dove gli under 35 potranno trovare, in un unico luogo, tutto le informazioni di cui hanno bisogno, le novità dell’ente regionale e le possibilità e opportunità che la Lombardia offre loro. In sintesi, i numeri e l’interesse dimostrato dai giovani ci dimostrano che la strada che abbiamo intrapreso è quella da percorrere senza indugi: se siamo attivi sui canali giusti, i ragazzi sono interessati e ci ascoltano.
Abbiamo preso un impegno di visione nei confronti dei nostri giovani: creare un percorso che abbia l’obiettivo di valorizzarli e farli sentire protagonisti. Un percorso che, giocoforza, non può che coinvolgere tutti i soggetti: i giovani in primis, ma anche i comuni, i territori, la scuola, le imprese, il terzo settore, gli oratori e tanti altri. Stiamo cercando di promuovere, dal basso, una rete di soggetti e interventi che permetta ai giovani di trovare e vivere percorsi positivi. Regione è pronta a continuare a fare la sua parte, dando loro voce, ascoltando i loro bisogni, coinvolgendoli e rendendoli protagonisti.
Soprattutto, vogliamo trasmettere un messaggio a 360°: ogni giovane può essere un modello positivo per i
propri coetanei. E lo può essere con la naturalezza e la normalità che specialmente ragazzi e ragazze hanno. Trasmettere questo messaggio è una sfida importante, anzi, cruciale. Per il nostro presente, certo, ma soprattutto per il nostro futuro, perché saranno proprio i giovani di oggi a dargli un volto e un’anima. E sono convinto che non ci deluderanno.
ACI: la transizione energetica-ecologica della mobilità
La transizione ecologica è uno dei temi strategici dell’Unione Europea e del Governo italiano, sempre più ne leggiamo e sentiamo parlare. Sarebbe però più appropriato parlare di transizione energetico-ecologica perché energia e ambiente sono due facce di un’unica medaglia: il futuro di tutti noi.
Futuro che sarà più sostenibile soltanto se riusciremo a produrre e utilizzare energia sempre più pulita. Il tema, delicato e complesso, è soprattutto urgente, come segnalato dagli allarmi degli scienziati e come ormai possiamo constatare empiricamente con le cronache metereologiche. Occorre, quindi, accelerare e al contempo imboccare la strada giusta.
La mobilità è parte rilevante di questa transizione, con norme sempre più stringenti e ravvicinate nel tempo per ridurre le emissioni di CO2 (che è clima-alterante) e degli inquinanti. Rilevante anche per l’impatto diretto sulla quotidiana mobilità dei cittadini e delle merci.
ACI sostiene convintamente questa transizione, con le uniche condizioni che la sostenibilità della mobilità si accompagni all’accessibilità per tutti e alla sicurezza stradale: in sostanza la vera transizione si ottiene riducendo in modo duraturo l’impatto ambientale e, al contempo, permettendo che tutti possano accedere ai nuovi veicoli e alle nuove forme di mobilità e garantendo sempre più elevati standard di sicurezza per tutti coloro che, in qualsiasi modo, utilizzano la strada.
Per questa ragione, ad esempio, ACI ed Eni hanno siglato un protocollo d’intesa che li impegna a unire esperienze, conoscenze, intelligenze, risorse, per concorrere alla costruzione di un futuro più pulito e sicuro per tutti, in un comparto essenziale per qualità della vita, lavoro, crescita e sviluppo economico, come la mobilità.
Per centrare questo obiettivo – che non possiamo mancare – è, difatti, fondamentale perseguire unicamente l’obiettivo del risultato finale, ossia la costante e decisa riduzione dei gas serra e degli inquinanti nel
comparto - l’automotive - fondamentale per milioni di lavoratori del Paese e dell’Europa.
Dobbiamo essere consapevoli che, purtroppo, il parco circolante italiano è il più vecchio d’Europa. L’età media delle auto supera i 12 anni e 1 auto su 5 (il 20%) sono vecchie euro 0-12, con almeno 18 anni di anzianità. Parliamo di 12 milioni di vetture fortemente inquinanti, oltre che decisamente meno sicure di quelle attuali. È evidente che, se non rinnoviamo il parco auto, la mobilità sostenibile rimarrà un miraggio. Ma è altrettanto evidente che – soprattutto in tempi di
minor numero di anni. Per raggiungerlo efficacemente e tutti insieme, ACI ritiene che si debba adottare un approccio razionale, tecnologicamente neutrale ed equilibrato, fondato su dati scientifici e serie analisi statistiche, senza pregiudizi o approcci ideologici.
ACI pertanto raccomanda tre punti: per quanto urgente, la rivoluzione verde della mobilità non si potrà realizzare in un giorno; non potrà essere fatta senza tenere conto dei bisogni e delle possibilità reali dei cittadini; non deve realizzarsi a spese di un
crisi come quelli che stiamo vivendo, con un’inflazione che è la più alta degli ultimi tre decenni - non è possibile ai cittadini di cambiare l’auto, perché intere fasce di popolazione non possono permettersi un’auto nuova.
Gli incentivi sono fondamentali, è vero. Non sempre, però, sono sufficienti o pienamente funzionali all’obiettivo.
Nel nostro Paese, infatti, nonostante gli importanti contributi alla rottamazione, sono state sostituiti più veicoli omologati euro5 e euro6 che euro0.
è essenziale per la crescita dell’Italia
Cosa significa questo? Che chi vive in condizioni più agiate è in grado di acquistare di ultimissima generazione o un’auto elettrica. I possessori delle
e non rinviabile, ma per farlo occorre tempo e sincronia con la sostituzione delle auto che oggi circolano. E non di certo per mancanza di volontà ma
auto più vecchie e inquinanti, viceversa, non riescono a cambiarle, poiché il prezzo delle auto nuove, soprattutto se elettriche o elettrificate (Ibride e Plug-In), è fuori dalla loro portata. Morale: il ricambio finisce coll’interessare solo il segmento più alto del parco – che è già il meno inquinante - e milioni e milioni di auto vecchie (un terzo dei veicoli circolanti inquina 28 volte più degli altri due terzi) continuano a circolare.
Allo stesso tempo, è chiaro che la rivoluzione verde non potrà compiersi penalizzando un settore cardine e trainante della nostra economia quale il comparto automotive. Un comparto che - tra produzione, componentistica, riparazioni, vendita, post-vendita e indotto - impiega 1,6 milioni di persone e rappresenta il 20% del PIL. Riconvertire logiche e processi produttivi è indispensabile
perché nessuno, purtroppo, possiede la bacchetta magica in grado di trasportarci, in un istante, da un presente grigio a un futuro verde.
Infine, restano tre aspetti tutt’altro che irrilevanti: l’energia elettrica deve velocemente essere ricavata da fonti rinnovabili o comunque non inquinanti (oggi la otteniamo in parte non marginale da gas, petrolio e carbone); le auto elettriche nel totale del loro ciclo di vita – specie per la loro produzione e smaltimento (a causa delle batterie) – comunque inquinano, pur con modalità differenti e non nelle nostre città, ma in termini assoluti quasi quanto quelle tradizionali; l’Italia di deve dotare di una rete di ricarica capillare, in grado di far fronte alle esigenze non di poche decine di migliaia (oggi sono poco meno di 120mila: lo 0,3% del totale) ma di milioni e milioni di auto elettriche.
Ecco perché il tema è delicato - per l’impatto concreto sula vita dei cittadini – è complesso – perché coinvolge tanti diversi ambiti – è urgente – per i tempi che sono necessari a sostituire milioni di veicoli e a riqualificare intere filiere produttive e dei servizi. ACI lavora incessantemente, con la sua competenza e capacità, affinché tutte le tessere di questo grande mosaico vadano al loro posto: solo così la transizione energetico-ecologica si compirà realmente, la mobilità diverrà complessivamente eco-sostenibile e la rivoluzione della sostenibilità potrà esprimere tutti i suoi vantaggi per il nostro futuro.
Grazie allo stabilimento di Gaglianico ri-diamo forma al FUTURO
La fabbrica di Gaglianico è un polo di eccellenza in innovazione e sostenibilità ambientale, con tecnologie pioniere in Europa per la lavorazione della plastica riciclata.
Con oltre 30 milioni di euro di investimento l’impianto di Gaglianico è capace di trasformare fino a 30.000 tonnellate di PET all’anno in nuove bottiglie in 100% PET riciclato (rPET) destinate a coprire la necessità di imbottigliamento di Coca-Cola HBC Italia. Scopri di più:
meeting tutto l’anno
La Nouvelle Vague delle mostre itineranti
La pandemia è ormai alle spalle – facciamo gli scongiuri – e quindi certo, la vita riparte, le attività in presenza ritornano ad essere normalità. Ma la “nouvelle vague” che stanno conoscendo le mostre itineranti del Meeting è qualcosa che non si spiega solo con la fine del distanziamento sociale. Negli ultimi mesi, specialmente dalla fine del Meeting 2022, le prenotazioni stanno arrivando a un ritmo pressoché giornaliero. A conferma che le mostre costituiscono, per il popolo del Meeting, uno dei punti di maggior valore della manifestazione. E che la formula delle mostre itineranti, che ormai ha parecchi anni sulle spalle, continua, con i dovuti aggiornamenti e modifiche, a dare ottimi frutti.
Merito sicuramente di un “must” come “Giussani 100. 1922-2022 centenario della nascita”. La scadenza del centenario ha comprensibilmente portato la mostra dedicata al fondatore di Cl in ogni angolo d’Italia. Ma non è solo don Giussani a tenere la scena. Tra gli hit di questa stagione c’è sicuramente anche “Sub tutela Dei. Il giudice Rosario Livatino”. L’esposizione dedicata al giudice ragazzino, che metteva in evidenza l’assoluta normalità della vita del giudice ucciso nel 1990 dalla Stidda, ha colpito moltissimi al Meeting. Forse perché non si trattava delle figure più note al nostro pubblico? Più probabilmente proprio per questo messaggio di “eccezionalità nella normalità” che è immediatamente applicabile alla vita di ciascuno di noi. Fatto sta che “Sub tutela Dei” sta viaggiando molto e anche nella versione on the
road di Meeting Mostre continua ad emozionare e colpire tanti che magari non l’hanno potuta vedere in Fiera a Rimini a fine agosto.
A volte sono anche fattori esterni che facilitano il successo di un’esposizione. Di certo il premio Nobel per la Pace conferito il 7 ottobre all’Associazione Memorial, che al Meeting era stata presente con un convegno e una mostra molto “con-
lincertezza-mostra/ ) e soprattutto è stata presentata sui palcoscenici più autorevoli, dal Franco Parenti di Milano al Maxxi di Roma, dalla Città della Scienza di Napoli a Palazzo Ducale di Genova, registrando sempre il sold out.
Infine, in vista del 2023, e dei relativi centenari in arrivo, che sono sempre occasione di presenza delle mostre nelle città, al Meeting sono pronti a lanciare due mostre di alcuni anni fa: “Il sugo della storia. Rileggendo I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni”, realizzata nel 2004, e – più recente – “Storia di un’anima carnale. A cent’anni dalla morte di Charles Péguy”, datata 2014. C’è da credere che usciranno presto dai magazzini del Meeting.
creta” e toccante, ha reso bollente il centralino di via Flaminia. Fin dall’8 ottobre sono giunte prenotazioni per una mostra che racconta con il linguaggio muto degli oggetti il tentativo delle madri nei gulag sovietici di tenere un filo di rapporto con i loro figli.
Non legata a nessun evento specifico, ma con una sua continuità che non mostra segni di stanchezza, anche “Vivere senza paura nell’età dell’incertezza”. La mostra curata da Samuele Busetto, Pia De Simone, Alessandra Gerolin, Kirsten Pinto Gfroerer, Aaron Riches e Alessandro Rovati in collaborazione con Massimo Bernardini e con la regia di Giulia Sodi, ha capitalizzato oltre 50mila visualizzazioni sul sito del Meeting (al link https://www. meetingrimini.org/eventi-totale/ vivere-senza-paura-nelleta-del -
Alla Fiera internazionale del Libro di Sharjah
Più di 1.600 espositori, mille attività, un milione e 300mila titoli, un milione 700mila visitatori, 83 paesi presenti. Cifre da capogiro per una delle manifestazioni di settore di maggior impatto nel mondo. Parliamo della International Book Fair di Sharjah (Sibf), negli Emirati Arabi Uniti, la cui 41ma edizione si tiene dal 2 al 13 novembre e vede l’Italia come ospite d’onore.
Oltre al nostro paese, anche il Meeting ha avuto un ruolo di rilievo nella kermesse, accanto ad altre prestigiose organizzazioni del nostro paese, tra le quali l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e la Biblioteca Ambrosiana. Alla fine del 2021 abbiamo stilato un protocollo d’intesa con gli organizzatori della Sibf, che poi hanno visitato il Meeting 2022, e ora una delegazione riminese dal 4 al 7 novembre è stata presente a Sharjah nel segno della comune tensione alla bellezza e al dialogo fra i popoli.
La delegazione era guidata dal presidente Bernhard Scholz e ne hanno fatto parte il direttore Emmanuele Forlani, Wael Farouq come componente della redazione culturale oltre che “ponte” del Meeting verso il mondo arabo, il congress manager Marco Aluigi e gli scienziati Marco Bersanelli e Giorgio Dieci
«Tutti quanti a Sharjah ripetono fieri la storia del loro Emiro», ha raccontato Farouq dopo un viaggio nel 2021, «che da giovane, prima che zampillasse il petrolio dei pozzi, ave-
va dato in pegno il suo pugnale, ornamento e orgoglio del vero uomo, per comprare un libro, non avendo di che pagarlo. L’Emiro dice sempre che l’orgoglio sta nella conoscenza e ha dedicato le risorse del suo emirato all’educazione e alla diffusione dei libri e delle arti. Con loro non ho avuto bisogno di parole per presentare il Meeting di Rimini». È così che il Meeting ha proseguito il suo cammino, «piantando un fiore», spiega Farouq, «nella terra scelta da papa Francesco per firmare il Documento sulla Fratellanza umana». Molto bella e per noi significativa, a proposito di papa Francesco, la parziale coincidenza della nostra missione con il viaggio apostolico del Pontefice in Bahrein, che si è svolta dal 3 al 6 novembre.
relazioni internazionali
Il diario della missione Meeting
Sharjah sabato 5 novembre 2022.
Mentre in Italia le temperature cominciano a scendere, a Sharjah, sul Golfo Persico, siamo in pieno clima estivo, con temperature ben superiori ai trenta gradi. La delegazione Meeting, composta da Bernhard Scholz, Emmanuele Forlani, Wael Farouq, Marco Aluigi, Marco Bersanelli e Giorgio Dieci, è arrivata venerdì 4 novembre in tarda serata verso le 23.30
mo una grande curiosità e desiderio di imparare, l’incontro con l’altro è sempre un fattore di crescita personale. Presenteremo la storia del Meeting ma soprattutto vedremo come proseguire in un rapporto che si annuncia molto fruttuoso per la nostra storia.
Wael Farouq è a Sharjah già da quattro giorni e ne ha ricavato delle impressioni precise. «È un momento
“Meeting Rimini and its history” con Scholz e Forlani, il secondo alle 20.30 (le 17.30 italiane) dal titolo “Faith and science” con Bersanelli e Dieci. Entrambi i convegni saranno introdotti da Wael Farouq.
Sharjah domenica 6 novembre 2022. C’è entusiasmo nella delegazione Meeting a Sharjah al termine di que-
locali: la differenza di orario è di tre ore in più rispetto all’Italia. Il tempo di sistemarsi, di preparare le relazioni del pomeriggio, ed è già quasi ora di andare in Fiera. Ecco con quali sentimenti e aspettative.
«Fra poche ore saremo in fiera», racconta il presidente Bernhard Scholz, «penso sia un’occasione grandissima per presentare il Meeting, c’è un grande interesse e una grande aspettativa. Abbiamo firmato un protocollo d’intesa che prevede un’intensa collaborazione per il futuro, siamo anche molto curiosi di vedere cosa ci aspetta. Sono sicuro che nascerà una grande collaborazione per il futuro del Meeting». «Siamo molto curiosi», conferma il direttore Emmanuele Forlani, «il Meeting ha nel nome stesso l’amicizia tra i popoli. Per costruirla bisogna esserci, occorre essere presenti, incontrare le persone. Abbia-
commovente, ora sono sicuro dell’originalità dell’esperienza che portiamo in questa parte del mondo, ma anche dell’apertura e dell’accoglienza verso questa esperienza. La particolarità dell’esperienza del Meeting si incontra con un grande bisogno qui, che si vede realizzato in tanti eventi. Credo che un’esperienza come il Meeting incarni il senso di tutti i desideri e bisogni che ho incontrato qui».
I convegni dedicati al Meeting sono due: il primo si tiene alle 19.15 ora locale (le 16.15 italiane) ed è intitolato
sto sabato ricco di eventi. C’è sorpresa, c’è anche una punta di commozione. Si sono appena conclusi i due speech sulla storia del Meeting con Scholz e Forlani e sul rapporto tra fede e scienza con Dieci e Bersanelli, entrambi moderati da Wael Farouq. «Siamo stati tutti sorpresi dalla grandissima ospitalità che abbiamo avuto e dal grande interesse per le nostre presentazione, così come dalle numerose domande», reagisce a caldo il presidente del Meeting Bernhard Scholz. «Durante il primo incontro c’è stata anche la testimonianza di una
persona che ha visitato il Meeting che ci ha sorpreso per la profondità del suo contributo e per l’acutezza con cui ha colto la specificità del Meeting».
Presentare il Meeting in un contesto come quello di Sharjah aiuta meglio a capire cos’è il Meeting stesso. «Siamo tornati più consapevoli anche noi del dono che il Meeting è, e più grati dell’impegno di tanti che lo hanno creato e costruito in questi 40 anni. Abbiamo incontrato persone che ci parlato dell’utilità del Meeting per il mondo. Per me è stato commoven-
elementi in comune con il Meeting. «Anche questo come il Meeting è un luogo di incontro annuale di persone, culture, popoli e religioni diversi, ci sono anche similitudini di esperienze. Potremmo pensare anche a delle mostre, potrebbero esserci delle sorprese al prossimo Meeting».
Cos’è la Fiera internazionale del Libro di Sharjah
te sentire persone di grande livello, scienziati e politici dell’area mediterranea e del Golfo Persico che ci dicono che per loro il Meeting è un luogo di speranza».
Il sabato è stato anche il giorno di incontri ufficiali con i responsabili della Fiera. «Abbiamo incontrato gli organizzatori e concordato con il chairman che la collaborazione proseguirà al prossimo Meeting, con la possibilità che loro intervengano a presentare la Fiera del Libro di Sharjah. Una fiera peraltro che ci ha sorpreso, soprattutto per la presenza di tantissimi giovani e di libri per i giovani e i ragazzi. C’è un interesse educativo che non ci aspettavamo con questa intensità».
Conoscere una realtà di enormi dimensioni come la Sibf è stata anche l’occasione di scoprire non pochi
Anche l’incontro dedicato alla scienza ha riservato varie sorprese. «C’era un clima di attenzione, curiosità, immedesimazione con il Meeting e i suoi contenuti», racconta Marco Bersanelli, «e questo anche durante la sessione scientifica che abbiamo coordinato Giorgio Dieci e io. Abbiamo proposto una narrazione della storia della natura dal punto di vista biologico e cosmologico, mostrando come il movimento della natura è segno di qualcosa di grande, fino al punto di coscienza della natura stessa che è l’io». Un tipo di proposta che ha generato commenti e domande in tempo reale tra i presenti. «Ci hanno fatto sentire a casa», spiega lo scienziato, «erano interlocutori con lo stesso nostro interesse. Questo è notevole, perché denota la presenza di una realtà sinceramente aperta al vero e al bello e su questo ci si intende».
«Viene voglia di continuare, al di là dei numeri e dei progetti», è il commento finale. «Vedere accadere qui questa apertura e assenza di preconcetto è qualcosa che per me in questi giorni mi fa dire che sarebbe bello che fosse così anche da noi, paradossalmente. Ci portiamo a casa qualcosa che arricchisce la storia di tutti».
È una delle più grandi fiere del libro del mondo, si tiene ogni anno presso l’Expo Center della città. La Fiera internazionale del Libro di Sharjah, negli Emirati Arabi Uniti, dura undici giorni durante i quali si svolgono centinaia di eventi letterari, tra cui seminari quotidiani di scrittura, letture di poesie e incontri con l’autore con relativa firma delle copie.
Gli stand presentano in primo piano i bestseller dell’area, tra cui diversi libri arabi su Sharjah, cultura araba e arte araba. La Fiera del Libro di Sharjah è un’enorme attrazione per gli appassionati di letteratura.
L’evento infatti attira un milione 700mila visitatori e 1.600 case editrici nazionali e internazionali. I libri alla fiera trattano i più svariati generi in oltre 210 lingue. Curiosa la sincronia quasi perfetta con il Meeting: l’edizione 2022 è la 41ma, due in meno della manifestazione riminese nata nel 1980.
Coltiva la tua natura
Abbiamo bisogno di riconnettere le persone per definire un nuovo equilibrio di vita. Costruire luoghi in comune, progettare esperienze personali e sociali, allargare lo spazio privato in spazio sociale, ci fa sentire parte di una relazione: con noi stessi, con gli altri, con il luogo che abitiamo.
MilanoSesto ridefinisce il futuro delle ex aree Falck a Sesto San Giovanni: riconnettere le persone per rigenerare le comunità.
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Encuentro Madrid: «Vivere intensamente il reale»
Si è svolto a Madrid da venerdì 11 a domenica 13 novembre l’EncuentroMadrid, quest’anno dedicato al tema “Vivir apasionadamente la realidad”. Mostre, concerti, area bimbi, spettacoli, tavole rotonde e convegni hanno dato forma ad una realtà unica nel panorama culturale spagnolo. Nato nel 2003 dall’esperienza cristiana di persone legate al movimento cattolico di Comunione e Liberazione, EncuentroMadrid, nei suoi tre giorni,
è una frase di don Luigi Giussani di cui quest’anno si celebra il centenario della nascita: «l’unica condizione per essere sempre e veramente religiosi è vivere intensamente ciò che è reale». «A EncuentroMadrid 2022 vogliamo accettare la proposta di Giussani e vivere con passione la realtà», spiegano i promotori. «Vivere con passione significa intendere la vita come un’avventura. Abbiamo bisogno con urgenza di
possibilità di scoprire qual è il senso della realtà e che ne fa parte».
si propone di creare spazi di dialogo tra persone di culture, tradizioni e credi diversi, convinti che i luoghi di incontro siano i propizi terreno per la costruzione della convivenza e del bene comune.
Sin dalle sue origini, EncuentroMadrid è stato un evento popolare aperto a tutti e il cui “cuore” sono le centinaia di volontari di tutte le età e ceti sociali che collaborano gratuitamente durante tutto l’anno alla sua costruzione. Una chiave di lettura di questo momento storico
riconoscere che, prima di prendere l’iniziativa alla ricerca della comodità, benessere o piacere, le cose già sono, sono e hanno molto da dirci. Vogliamo verificare se, come dice Giussani, «vivere il reale implica la
Molto ricco il programma. Le tematiche affrontate sono andate dalla fragilità dei millennial e della Gen Z, al lavoro, alla guerra in Ucraina, ma anche a temi controversi come quelli affrontati nell’incontro «È possibile nascere nel corpo sbagliato?» Come a Rimini, anche a Madrid si sono ricordati i cent’anni della nascita di don Giussani con una mostra, ma anche con un concerto e un incontro a cui ha partecipato il presidente della Fraternità di Cl Davide Prosperi.
Il bilancio della manifestazione madrilena? «Durante tre intense giornate, i partecipanti a EncuentroMadrid 2022 hanno cercato di verificare la sfida posta dal motto di questa edizione: con il dolore causato dalla pandemia, con l’incertezza causata dalla crisi energetica ed economica, con l’ingiustizia di una guerra crudele ai confini dell’Europa, è possibile non
fuggire dalle circostanze ed entrare con passione nella carne della realtà che dobbiamo vivere?». Di fronte all’immagine della religiosità come fuga dalla realtà, proiettata da alcune ideologie, «il sacerdote milanese Luigi Giussani, di cui abbiamo ricordato la figura in questo Encuentro», spiegano gli organizzatori, «ha affermato che “l’unica condizione per essere veramente religiosi è vivere intensamente la realtà”. Quando si approfon-
di questa bella e drammatica vicenda. La persona è anche il punto fermo che può resistere al totalitarismo, quello che può riparare i danni provocati dall’ingiustizia e quello che può offrire quel mistero che è il perdono, come documentato nella commedia “La mirada del otro”».
Gli eventi dedicati alla sfida dell’istruzione, all’accoglienza familiare, al lavoro o alla risposta alla crisi dei rifugiati
disce la densità del lavoro, il dramma dei profughi, la paura causata dalla malattia o l’assurdità della guerra, si pone necessariamente la questione del senso di tutto. Infatti, come abbiamo verificato in tante testimonianze, “vivere il reale implica la possibilità di trovare qual è il suo senso”».
Ecco quindi perché l’Encuentro Madrid ha posto a tema la domanda di verità e giustizia che l’invasione dell’Ucraina solleva, seguendo la tenace pretesa di Papa Francesco. O perché ha puntato l’obiettivo su personaggi come Magellano, Elcano e i marinai che fecero il primo giro del mondo alla ricerca dell’ideale, di una piena soddisfazione che il denaro, la fama e la gloria del mondo non possono offrire. «La mostra dedicata a questa vera e propria epopea storica», commentano da Madrid, «è stata visitata da centinaia di persone, affascinate dai retroscena
in diverse parti del mondo hanno invece messo in evidenza un ulteriore passaggio: che la persona cresce e si sostiene solo all’interno di una compagnia che risveglia le sue domande, alimenta i suoi desideri e gli indica la
rotta in mezzo alle tempeste. SI torna così alla figura di don Giussani. «Nel recente incontro con Comunione e Liberazione papa Francesco ha sottolineato che Giussani è già patrimonio di tutta la Chiesa e della società», è la conclusione degli amici di Encuentro Madrid. «Certamente anche la nostra esperienza di Encuentro non esisterebbe senza la vita che lui ci ha comunicato e che ci ha permesso per un altro anno di stare in mezzo alla nostra società, di accogliere le domande di tutti e di offrire gratuitamente la testimonianza di un’umanità plasmata dall’esperienza della fede».
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riconoscimenti
Cultura Cattolica, Bassano premia Franco Nembrini
Una grande festa, venerdì 4 novembre, al teatro Remondini di Bassano del Grappa per la 40ma edizione del Premio internazionale al merito della Cultura cattolica promosso dalla Scuola di Cultura cattolica cittadina. Parliamo di un’istituzione che da decenni è in contatto fecondo con il Meeting (non a caso la stragrande maggioranza dei premiati sono stati relatori della manifestazione riminese). Ma parliamo anche di un premiato, Franco Nembrini, che è uno dei relatori più cari al pubblico del Meeting.
Educatore e saggista, le partecipazioni di Nembrini al Meeting dal 2002 ad oggi non si contano, l’ultima nel 2022 con il religioso passionista Massimo Granieri e il cantautore Brunori sas. Lettore di Dante, Manzoni, Leopardi, Collodi, Milosz, ha saputo appassionare generazioni di giovani e di adulti con i suoi testi, con le trasmissioni televisive, ma soprattutto con gli incontri dal vivo lungo tutta la penisola e all’estero.
Intervistato da Silvia Guidi de L’Osservatore Romano, Nembrini ha detto che considera il Premio
tenario della nascita di Giussani «e nel cinquantesimo del mio incontro con lui». Vent’anni di incontri con Franco Nembrini al Meeting al link https://www.meetingrimini.org/ personaggi/nembrini-franco/
come un secondo premio a don Luigi Giussani (vincitore dell’edizione 1995) «perché quello che sono e che dico l’ho imparato da lui». Significativo anche il fatto, ha ricordato, che il riconoscimento cada nel cen-
CREATING THE CULTURE OF COMFORT DIMENSIONS SINCE 1948
Il Premio Ratzinger a Joseph Weiler
Tante personalità del mondo della Chiesa e della cultura, dai cardinali Gianfranco Ravasi e Walter Kasper, al ministro degli Esteri Antonio Tajani, al presidente emerito della Corte Costituzionale Marta Cartabia, lo scorso 1 dicembre, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, in Vaticano per l’edizione 2022 del Premio Joseph Ratzinger. Per noi del Meeting, come annunciato nelle scorse settimane, un evento del tutto particolare, per-
eting Joseph Weiler ha saputo sostenere il dialogo fra religioni e culture con profonda sapienza e un coraggio lungimirante. Le sue riflessioni sull’Europa sono preziose soprattutto per la sua straordinaria capacità di far emergere i nessi fra le radici culturali e le dimensioni costituzionali e politiche come potenziale di sviluppi futuri. Nei suoi numerosi interventi ha sempre aperto nuovi orizzonti sulla tutela della libertà della persona
Le occasioni in cui ha portato avanti tale intento durante il suo pontificato sono state molte; non è qui il caso di enumerarle. Sulla stessa linea ho proseguito a mia volta, con passi ulteriori, nello spirito di dialogo e di amicizia con gli ebrei che mi ha sempre animato durante il ministero in Argentina».
ché assieme al teologo gesuita Michel Fédou, a ricevere il prestigioso riconoscimento è stato Joseph H.H. Weiler, giurista di fama internazionale carissimo al popolo del Meeting, presente alla manifestazione in modo pressoché continuativo dal 2003.
Per il Meeting è intervenuto il vicepresidente Andrea Simoncini. «Abbiamo appreso del conferimento del premio Ratzinger a Joseph Weiler con gioia e gratitudine», commenta il presidente del Meeting Bernhard Scholz. «Con la sua vicinanza al Me-
in un contesto sociale e politico che rischia di relativizzarla in nome della libertà stessa».
Niente meglio delle parole pronunciate da papa Francesco l’1 dicembre spiegano l’importanza di questo riconoscimento. «Il professor Weiler», ha detto il Papa, «è la prima personalità di religione ebraica a cui viene attribuito il Premio Ratzinger, di cui finora erano stati insigniti studiosi appartenenti a diverse confessioni cristiane. Ne sono veramente felice. In un momento difficile, in cui ciò era stato messo in dubbio, il Papa Benedetto ha affermato con decisione e fierezza che «un obiettivo del suo personale lavoro teologico era stata fin dall’inizio la condivisione e la promozione di tutti i passi di riconciliazione fra cristiani ed ebrei fatti a partire dal Concilio» (Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica, 10 marzo 2009).
Papa Francesco ha poi voluto rimarcare la profonda sintonia tra il Papa emerito e il professor Weiler. «Una sintonia», ha detto, «che riguarda in particolare temi di sostanziale importanza: il rapporto tra la fede e la ragione giuridica nel mondo contemporaneo; la crisi del positivismo giuridico e i conflitti generati da un’estensione senza limiti dei diritti soggettivi; la giusta comprensione dell’esercizio della libertà religiosa in una cultura che tende a relegare la religione all’ambito privato. Papa Benedetto ha sempre considerato centrali questi temi per il dialogo della fede con la società contemporanea.
E il professor Weiler non solo ha condotto su di essi studi approfonditi, ma ha anche preso posizioni coraggiose, passando, quando necessario, dal piano accademico a quello della discussione – e noi potremmo dire del “discernimento” – per la ricerca del consenso su valori fondamentali e il superamento dei conflitti per il bene comune. Che in ciò credenti ebrei e cristiani possano trovarsi uniti è un segno di grande speranza».
Gli interventi di Joseph Weiler al Meeting di Rimini al link https://www.meetingrimini.org/ il-premio-ratzinger-a-joseph-weiler/
“Cento ripartenze” per ricominciare a vivere
Percorre in più occasioni le vie del Meeting l’ultimo volume di Giorgio Paolucci, giornalista e scrittore, per ventisei anni al quotidiano «Avvenire», del quale è editorialista dopo esserne stato vicedirettore. E anche il titolo è in pieno Meeting mood: “Cento ripartenze”, con il significativo sottotitolo “Quando la vita ricomincia”. Sono cento sketch, cento narrazioni di percorsi umani che spesso si incrociano con la fiera di Rimini. Così è per
finestra aperta sulla realtà che vuole incontrare il mondo», secondo l’invito formulato nel 1985 da don Giussani: «Io auguro a me e a voi di non stare mai tranquilli, mai più tranquilli».
Ma perché le cento ripartenze? L’uomo, spiega Paolucci, ha dentro di sé un inesausto desiderio di rialzarsi dopo ogni caduta e di ripartire, ma ci vuole un punto di luce a cui guardare perché il buio non abbia l’ultima parola. «Ognuno, scorrendo il film della propria esistenza, può rintracciare momenti di difficoltà più o meno gravi», spiega l’autore, «un insuccesso scolastico, la perdita del lavoro, una disavventura finanziaria, una malattia, la detenzione in carcere, il buco nero di una dipendenza, una crisi affettiva, l’emigrazione, la morte di una persona cara...
sistenza, a recuperare la consapevolezza che tutti abbiamo un valore che non dipende dalle nostre performance. E così, momenti di crisi possono diventare occasioni di cambiamento e di crescita, raccontate peraltro con uno stile e una misura di concisione assolute, al punto che al termine di ciascuna storia rimane il desiderio di saperne di più, di capire ancora, di entrare più a fondo in queste vite che si riaccendono.
la testimonianza splendida di Gemma Milite Calabresi, per la vicenda del Sistema italiano cori e Orchestre giovanili che nel 2022 ha portato al Teatro Galli di Rimini le musiche di Haydn e Mozart oppure la storia tragica, normalissima e gloriosa del giudice Rosario Livatino. Ma il Meeting stesso, a cui è dedicata una delle cento storie di Paolucci, con la sua passione per l’uomo, «testimonia che l’identità cristiana non è un castello in cui rinchiudersi per non soccombere agli attacchi del nemico, non è una realtà statica e autoreferenziale, ma una
Di fronte all’evidenza della fragilità umana possiamo rassegnarci o ribellarci, ma per reagire non bastano gli slogan rassicuranti (“andrà tutto bene”), abbiamo bisogno di qualcosa che dia significato e vigore all’esistenza».
Così, in un linguaggio semplice e con una modalità asciutta e coinvolgente, questo libro racconta volti e storie di persone che hanno sperimentato la possibilità di “ripartire” grazie all’incontro con qualcuno che le ha aiutate a scoprire uno sguardo positivo sull’e-
Come scrive Daniele Mencarelli nella prefazione: «Nella vita di ognuno di noi, almeno per un secondo, compare non il volto, ma la mano che ci prende e ci mette su una via fatta di salvezza. Sta a noi, poi, percorrerla o meno. Il Suo amore si compie nella nostra libertà.» Con uno sguardo curioso e sapiente, l’autore mette in evidenza i segni con cui Dio ci raggiunge passando attraverso persone e accadimenti che diventano le Sue braccia. E così la vita può ricominciare.
Giorgio Paolucci Cento ripartenze. Quando la vita ricomincia Prefazione di Daniele Mencarelli Itaca Editore. Collana Icaro p. 112; € 12,00
Quella serata del 2000 con “Voce d’angelo” al Meeting
Il Meeting è uno scrigno ricco di tesori, e a volte capita di estrarne di inaspettati, quando non del tutto sconosciuti. A noi è capitato con una mail che abbiamo ricevuto il 23 agosto scorso da Enrico Mantovani, grande appassionato di musica lirica, veronese, con oggetto “Renata Tebaldi me-
vere l’incontro coi suggerimenti di Caruso, e così oggi, nel centenario della nascita della grandissima cantante lirica, la “voce d’angelo”, come la intitolò Toscanini, possiamo proporvi, come se fosse la prima volta, un incontro che definire eccezionale non è poco. La cantante, all’età di 78 anni (ci
Da Toscanini a Placido Domingo, fino a Rubinstein (che la Tebaldi giudica simpatico ma un po’ troppo superficiale per i suoi gusti), sono i principali nomi della musica classica del Novecento a popolare il suo racconto. Oltre a ciò la Tebaldi si rivela una donna con i piedi ben piantati per terra,
eting 2000 serata 23 agosto” e con il seguente contenuto: «Buongiorno vorrei sapere se esiste una trascrizione scritta o filmata di quella conferenza».
All’inizio sembra proprio che di un simile incontro non ci sia traccia. Poi, approfondendo, emergono testimonianze: una registrazione fatta recapitare da parte di Giuseppe Caruso, amico personale di lunga data della Tebaldi, poi un’altra registrazione rintracciata dal Meeting e alcune foto. Mantovani stesso si offre di trascri-
lascerà quattro anni dopo), è un fiume in piena: spiritosa, simpatica, ricchissima di aneddoti più o meno noti, in un batti e ribatti con il moderatore Pier Paolo Bellini, general editor della collana discografica Spirto Gentil.
saggia e pratica, ma anche caratterizzata da una grande fede. «A me la fede ha aiutato molto in tanti periodi brutti della mia vita: mi ha dato la forza di andare avanti», racconta con semplicità. E confessa tutta la sua ammirazione per Giovanni Paolo II e per i milioni di ragazzi che avevano appena partecipato al grande Giubileo di Roma.
Insomma, una grande artista e una persona quanto mai diretta che si confessa a cuore aperto al pubblico del Meeting. E lascia il segno. Così come faceva con la sua ineguagliabile voce. Lo testimonia lo scrittore e drammaturgo Giovanni Testori, in un brano pure scovato dagli infaticabili Caruso e Mantovani: «Perché, che cosa c’è di così impalpabile e pur presente, così sottile e pur profondo, di così quotidiano e pur sublime nella voce della Tebaldi? Risponderei così:
“Il cuore” e per cuore intendo un luogo dove ogni sentimento della vita di un uomo inizia, geme, si nutre, soffre. Ora questo cuore, in pratica, nella pratica intendo dei suoni, cos’è mai? Ho detto un dono, ho detto una grazia. C’è nella voce della Tebaldi qualcosa che chiama da molto, molto lontano come se venisse da tutte le gioie, da tutti gli strazi del mondo, qualcosa che ha la tenerezza infinita e l’infinita carità materna che è del mondo la vera salvezza. Dove è passata la voce della Tebaldi, dove lei ha lasciato il suo segno d’amore e di cuore, è in proprio e per sempre la musica, essendo, come abbiamo detto, della musica il cuore».
Da Parma ai maggiori teatri del mondo
Renata Tebaldi è stata il soprano italiano più importante nella storia del melodramma del secolo scorso. Voce di una bellezza e purezza estremamente rara, dolce ed allo stesso tempo incredibilmente corposa e potente, nasce a Pesaro il 1 febbraio 1922, trascorre l’infanzia e la giovinezza in provincia di Parma, nel cui Conservatorio compie i primi studi musicali.
Esordisce a Rovigo il 23 maggio 1944. Il trampolino di lancio della sua carriera avvenne l’11 maggio 1946 quando viene prescelta, a soli 24 anni, da Arturo Toscanini per il concerto inaugu-
venendone interprete d’eccellenza e di riferimento. Le sue interpretazioni di Mimì, Desdemona, Leonora, Aida, Maddalena, Butterfly, Tosca, Gioconda solo per citarne alcune, sono storia ed esempio eclatante. Meno famose, ma non meno importanti, sono le sue incursioni nel repertorio barocco e moderno.
Affermatasi nei maggiori Teatri mondiali dal 1955 al 1973 è stata membro effettivo del Metropolitan Opera House di New York. Miss “Sold Out” per gli americani ha la sua stella nella Walk of Fame di Hollywood. Amata
rale del Teatro alla Scala ricostruito dopo la guerra. Ed è proprio il maestro Toscanini a pronunciare le parole che la identificarono per tutti come la “Voce d’Angelo”.
Il suo repertorio ha abbracciato tutti i maggiori compositori operistici di-
“Regina” del Teatro di San Carlo, conclude la carriera con un memorabile concerto al Teatro alla Scala di Milano il 23 maggio 1976 esattamente 32 anni dopo il suo esordio sulle scene. (a cura dell’ing. Giuseppe Caruso)
Una voce che diventa preghiera
Ecco una selezione di pezzi a carattere religioso interpretati da Renata Tebaldi (edizioni Decca) sempre a cura del nostro amico “tebaldiano” di ferro Enrico Mantovani
1. Canzone del salice, Ave Maria (Otello 1954, Dir. Erede, Accademia Santa Cecilia)
2. La Vergine degli angeli (La forza del destino 1955, Dir. Molinari Pradelli, Accademia Santa Cecilia)
3. Madre Pietosa Vergine (La forza del destino 1955, Dir. Molinari Pradelli, Accademia Santa Cecilia)
4. Pace Mio Dio (La forza del destino 1955, Dir. Molinari Pradelli, Accademia Santa Cecilia) (live ONU 1958, dir. Bernstein se fruibile, o registrazione di Decca del 1955)
5. Vissi d’arte (Tosca 1951, dir. Molinari Pradelli, Santa Cecilia)
6. Senza mamma (Suor Angelica 1962, dir. Lamberto Gardelli, Maggio Fiorentino )
7. Tu, che le vanità (Don Carlo 1965, dir. Solti, Royal Opera House Covent Garden)
8. Morrò, ma prima in grazia (Un ballo in maschera 1970, dir. Bartoletti, Santa Cecilia)
9. Per amor di Gesù porgete il core (Cecilia, Refice, dir. Erede 1955, Santa Cecilia)
10. Grazie sorelle (Cecilia, Refice, dir. Erede 1955, Santa Cecilia)
11. Oh! Vergin santa, deh’mi ascolta (Elisabeth’s Prayer) (Wagner: Tannhäuser, 1964 dir. Anton Guadagno New Philarmonia Orchestra)
12. Ave Maria (Bach/Gounod, 1971 New Philarmonia Orchestra, dir. Anton Guadagno, The Ambrosian Singers chorus)
13. Panis angelicus (Frank, 1971 New Philarmonia Orchestra, dir. Anton Guadagno)
14. Mille cherubini in coro (Schubert 1971 New Philarmonia Orchestra, dir. Anton Guadagno)
15. Ave Maria (Schubert 1971 New Philarmonia Orchestra , dir. Anton Guadagno)
16. Adeste fideles (Wade 1971 New Philarmonia Orchestra, dir. Anton Guadagno)
17. Libera me (Requiem Verdi 1951 dir. De Sabata, live Teatro alla Scala, conc. Fonit Cetra, cofanetto Renata Tebaldi ‘Voce d’Angelo’, 2014, BONUS , CD n° 66: tracce 6,7,8)