Meeting News Agosto 2024 Speciale Mostre

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Speciale Mostre Meeting 2024

DA ENERGIE DIVERSE, UN’ENERGIA UNICA.

Vieni a scoprire di più sulla famiglia Eni al Meeting di Rimini 2024, dal 20 al 25 agosto, nella Rotonda Hall Sud.

Lavoro e vita personale, un equilibrio ancora possibile

Il percorso di Eni verso la sostenibilità energetica giusta

Costruire le mostre del Meeting? È come scalare insieme una montagna

Da De Gasperi ai Giubilei, scopri con noi le mostre del Meeting

Villaggio ragazzi

Il Cantico delle Creature, i mosaici di Ravenna e il Mago di Oz

Artisti in fiera

“Diversi ma unanimi”, propongono le loro opere al Meeting

Wall fotografico

60 scatti da portarsi a casa per rivivere il Meeting ogni giorno

A cura di: Direzione Commerciale e Dipartimento Comunicazione FONDAZIONE MEETING PER L’AMICIZIA FRA I POPOLI ETS via Flaminia 18/20, 47923 Rimini RN meeting@meetingrimini.org

Progetto Grafico Bruno Monaco comunicazione non convenzionale Rimini

AGOSTO 2024

Questo numero è stato chiuso in redazione il 16/08/2024

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Quale equilibrio tra vita e lavoro?

Mettere le persone al centro e saperle ascoltare non è solo un impegno etico ma anche un imperativo di business. Perché il vero successo è creare valore condiviso

La ricerca del massimo profitto è, a livello accademico, il principale obiettivo di ogni organizzazione. Tuttavia, sempre di più, è fondamentale, per l’intero ecosistema delle imprese, porre le persone al centro e partire dall’ascolto dei loro bisogni per la definizione delle proprie scelte di business.

Anche nello specifico contesto del mondo del lavoro, viviamo nell’era della cosiddetta “Human sustainability”, cioè l’insieme delle azioni che rendono l’occupazione sostenibile e attenta alle necessità del singolo: percorsi di crescita, formazione, promozione delle diversità e dell’inclusione e ascolto costante delle necessità di ogni individuo sono alcuni dei pilastri principali per tutte le attuali strategie relative alle risorse umane.

Ma qual è, oggi, lo stato della relazione tra impresa e singoli individui?

Come dimostrato dal nostro osservatorio, le persone stanno consolidando nuove aspettative, necessità e priorità, focalizzandosi sempre di più su aspetti immateriali - ad esempio l’equilibrio tra lavoro e vita privata e il benessere sul luogo di lavoro - come driver per le loro scelte professionali. E le imprese, di conseguenza, iniziano invece a divulgare diverse dichiarazioni di impegno per poter rispondere efficacemente alle loro richieste. Mentre la società e il mercato, quindi, si evolvono ad una velocità in costante aumento, le organizzazioni agiscono in parallelo per raggiungere un ritmo pari a quello del cambiamento, promuovendo opportunità e nuovi modelli di lavoro

In questo contesto, caratterizzato quindi dal costante tentativo delle imprese di colmare o diminuire la distanza organizzazione - singolo, come Randstad ci impegniamo nello sviluppo di un approccio basato sulla specializzazione e sull’equità, con l’obiettivo di costruire un mondo del lavoro fatto di pari opportunità, valorizzando le unicità di ognuno, e

guersi in questa direzione, costruendo una solida strategia a sostegno della human sustainability, il primo passo fondamentale da compiere è partire da una chiara definizione di identità: qual è l’impatto che si vuole realizzare, a livello più esteso, sul mercato in cui opera, e come poter valorizzare le proprie risorse in modo efficace per raggiungerlo.

di generare soluzioni e servizi in grado di rispondere in modo mirato alle esigenze del mercato. “Mettere le persone al centro” e instaurare con loro una relazione basata sull’ascolto, infatti, rappresenta per noi non soltanto un impegno etico ma anche un imperativo di business.

Definiamo “successo” non solo il raggiungimento degli obiettivi prefissati, a vantaggio dell’organizzazione, ma anche la creazione, in tutto il processo, di valore condiviso

E per ogni impresa che vuole distin-

Ciò che ne consegue, in conclusione, sarà un costante e necessario bilanciamento tra la mission finale della propria organizzazione e la consapevolezza e conoscenza delle proprie potenzialità interne, allineando così in modo graduale e coerente i bisogni delle persone agli obiettivi di business.

Marco Ceresa Group CEO Randstad

LA STRADA È IL FILO CHE CI LEGA A CIÒ CHE AMIAMO

Laura Antonini

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Eni e la sostenibilità

Un percorso verso una transizione energetica socialmente equa

Eni, una delle maggiori compagnie energetiche a livello globale, ha pubblicato nel maggio 2024 il report di sostenibilità intitolato “Eni for 2023 – A Just Transition”, che illustra i progressi compiuti dall’azienda nell’ultimo anno verso una transizione energetica equa e sostenibile, con l’obiettivo della neutralità carbonica entro il 2050. Questo report rappresenta non solo una testimonianza degli impegni presi, ma anche un resoconto dei risultati ottenuti e delle sfide che l’azienda affronta in un contesto globale sempre più complesso.

Nel 2023, anno del settantesimo anniversario di Eni, il mondo ha continuato a vivere momenti di incertezza e cambiamento, accentuati dalle crisi geopolitiche in Medio Oriente e in Ucraina. Questi eventi hanno messo in evidenza la fragilità del sistema energetico globale, rendendo ancora più urgente il bisogno di una transizione energetica che sia non solo ecologica, ma anche socialmente giusta.

Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, ha sottolineato come l’energia rappresenti un nodo cruciale per lo sviluppo e la sicurezza globale. «La transizione energetica è irreversibile, e dobbiamo garantirne la realizzazione senza sacrificare la competitività del sistema produttivo e la sostenibilità sociale», ha dichiarato Descalzi, evidenziando l’approccio di Eni basato su sicurezza, innovazione e sostenibilità.

Uno dei punti salienti del report è l’impegno di Eni nella decarboniz-

zazione. Nel 2023, l’azienda ha ridotto del 40% le emissioni nette di Scope 1 e 2 nel settore Upstream e del 30% quelle complessive rispetto ai livelli del 2018. Questo risultato è stato raggiunto attraverso una serie di interventi, tra cui la riduzione delle emissioni di metano del 20% nel business Upstream, ottenendo il riconoscimento del “Gold Standard”

con partner internazionali, come Sonatrach in Algeria, EGAS in Egitto e ADNOC negli Emirati Arabi Uniti, per supportare la riduzione delle emissioni di metano e gas flaring.

Eni ha poi intensificato gli sforzi per ampliare il proprio portafoglio di energie rinnovabili, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. Nel 2023, Plenitude, la controllata di Eni specializzata in energie rinnovabili, ha raggiunto i 3GW di capacità installata. Inoltre, è stata lanciata Enilive, una nuova iniziativa volta a trasformare la mobilità verso modelli più sostenibili. Un altro passo significativo è stato l’avvio dei progetti di Carbon Capture & Storage (CCS), una tecnologia chiave per ridurre le emissioni di CO2, con importanti sviluppi in Italia e nel Regno Unito. In particolare, Eni ha firmato un accordo con il Dipartimento per la Sicurezza Energetica e Net Zero del Regno Unito per il modello economico e di governance del cluster di HyNet North West.

dall’United Nations Environment Programme (UNEP) e aderendo a iniziative globali come il fondo Global Flaring and Methane Reduction della Banca Mondiale. L’attenzione alla decarbonizzazione si è concretizzata anche nella collaborazione

La strategia di Eni per la transizione energetica giusta va oltre la semplice riduzione delle emissioni. Si concentra anche sugli impatti sociali della trasformazione energetica, lavorando in stretta collaborazione con le comunità locali per massimizzare le

opportunità di sviluppo e minimizzare i costi della transizione. Progetti come la conversione della raffineria di Livorno in bioraffineria, il Centro di Eccellenza Oyo per le Energie Rinnovabili e l’Efficienza Energetica in Congo, e le partnership con l’ILO (International Labour Organization) e IRENA (International Renewable Energy Agency) sono esempi concreti dell’impegno di Eni per una transizione equa e inclusiva. In particolare, il Centro di Eccellenza Oyo in Congo, sviluppato in collaborazione con l’UNIDO (Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale), rappresenta un modello di sviluppo sostenibile che unisce formazione, innovazione e creazione di nuove opportunità lavorative.

Eni riconosce che la transizione energetica è una sfida complessa, che richiede soluzioni innovative e un approccio flessibile. Le fonti fos-

sili continueranno a giocare un ruolo nel mix energetico globale, ma con un impatto ridotto grazie all’adozione di tecnologie come la CCUS (Carbon Capture, Utilization, and Storage) e l’idrogeno. Inoltre, Eni sta investendo in tecnologie breakthrough come la fusione a confinamento magnetico, che potrebbe rivoluzionare il settore dell’energia nei prossimi decenni. L’azienda ha anche intrapreso un percorso di trasformazione interna, con la creazione di nuove entità autonome come Enivibes, una venture dedicata al monitoraggio delle condotte, e il lancio di ROAD (Rome

Advanced District), un polo dedicato alla ricerca tecnologica.

Il 2023 è stato un anno cruciale per Eni, che ha dimostrato come sia possibile coniugare crescita economica, innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale. L’impegno di Eni per una transizione energetica giusta è un segnale forte della volontà dell’azienda di essere protagonista in un mondo che cambia, garantendo al contempo che nessuno venga lasciato indietro. Mentre il mondo affronta sfide senza precedenti, Eni si posiziona come un leader che non solo risponde alle esigenze del presente, ma anticipa quelle del futuro, con un occhio sempre attento alla sostenibilità e all’inclusione.

Milano riscopre il volto di una sua parte importante nel quartiere San Siro. La sede storica dell’ippodromo del trotto, dismessa dal 2012, si apre alla città: un progetto inclusivo che grazie alla rigenerazione di un’area di 130.000 metri quadrati ricuce due aree del quartiere riconsegnando ai cittadini uno spazio urbano sostenibile.

Costruire Andature

RACCONTI E IMMAGINI IN MOSTRA

PADIGLIONE C1

COSTRUIRE

Performance teatrale di e con Andrea Carabelli

Quattro storie di grandi donne e di grandi uomini che nel loro lavoro e nei rapporti umani hanno contribuito a definire la nostra storia. Il racconto di aspirazioni e persone che sintetizzano i valori e le ambizioni con cui Hines ha pensato e ideato il progetto Ex Trotto Milano.

Nei giorni 20/21/23/24 agosto:

11.oo-11.30: Costruire con Cura, Francesca Cabrini e l’emancipazione femminile

12.00-12.30: Costruire per Sport, Walter Bonatti e gli ultimi eroi

14.00-14.30: Costruire in Armonia, l’Arch. Paolo Vietti Violi e il suo ippodromo

15.00-15.30: Costruire di Gusto, il Maestro Gualtiero Marchesi dalla parte del cibo

ANDATURE

Mostra fotografica di Marco Garofalo

Le andature e gli sguardi rappresentati nella mostra appartengono alle persone che il fotografo Marco Garofalo ha incontrato lungo le strade e le piazze del quartiere San Siro misurandosi con la realtà in tutti i suoi aspetti, nessuno escluso. Alla ricerca dell’essenziale. Dal 20 al 25 agosto

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Costruire le mostre? È come scalare insieme una montagna

«Costruire una mostra del Meeting è come andare in cima a una montagna». L’analogia è di Alessandra Vitez, non solo da appassionata di montagna, ma anche nel suo ruolo di responsabile dell’Ufficio mostre della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli.

«Quando scali una montagna può

risce riparti e vedi con più chiarezza l’orizzonte. Salendo sempre incontri persone che vogliono arrivare in cima con te, e per chi si ferma c’è l’attesa di ritrovarlo sul sentiero. Lavorare a una mostra del Meeting è un percorso molto simile», spiega Alessandra. Riminese con origini friulane, laureata in Farmacia con lode a Bologna, sposata con Gianlorenzo e madre di

capitare che ti fermi al rifugio perché hai bisogno di riposare, andando su può essere che togli dallo zaino le cose che non servono, ma anche di riempirlo man mano di perle preziose. Se arriva la tempesta cerchi riparo, ma non la temi perché quando schia-

tre figli, Vitez è al Meeting dal 1998. E come si può ben capire da quell’anno il suo navigatore di bordo ha ricalcolato il percorso».

Da sempre le mostre sono il fiore all’occhiello della proposta culturale

del Meeting. Qual è il loro segreto?

«Ti conducono alla profondità del tema proposto fino a farne esperienza. I visitatori vengono con le famiglie, con gli amici, con i gruppi di colleghi e spesso preferiscono la visita guidata per poter dialogare su quello che stanno vedendo. Infatti anche la guida entra a pieno titolo nel percorso della mostra. Noi non proponiamo appena un contenuto, ma l’esperienza di quel contenuto».

Dinamica imprescindibile dal concetto di mostra al Meeting, o sbaglio?

«È proprio così. Ed è una delle prime cose che mi hanno detto quando ho iniziato a lavorare qui. Al Meeting

ci sono le mostre, come in tanti altri luoghi. Ma al Meeting c’è qualcosa in più. Non solo un percorso estetico, che è fondamentale perché si possa chiamare mostra, ma un’esperienza, che inizia già nel percorso di preparazione con i curatori».

E poi c’è il paragone con l’oggi... «Certo. Siamo in un periodo di guerre e di conflitti, diventa fondamentale affrontare i temi della pace, del dialogo, del bene che l’altro può essere, della riconciliazione, della bellezza che risveglia il cuore dell’uomo».

Qual è quindi lo scopo delle mostre?

E, in particolare, cosa ci si aspetta che suscitino nel visitatore?

«Uno stupore, un’attrattiva e una curiosità. Ci si aspetta che possano essere l’inizio di un percorso in questa direzione. Per questo ci teniamo che

le mostre siano curate fino al più piccolo particolare, che possano essere belle, perché la bellezza è la porta che genera l’attrattiva per il percorso culturale che proponiamo. Non imponiamo mai temi ma offriamo dei percorsi».

Anche per questo spesso le mostre del Meeting stimolano domande e generano riflessioni. Quanto è importante questa dinamica?

«Importantissima. Durante tutto l’anno, la riflessione sui temi nasce e cresce nei comitati scientifici, con i collaboratori, con gli studiosi. È inevitabile per andare al fondo delle questioni. Durante la settimana del Meeting il fenomeno coinvolge anche i visitatori. È la dinamica della cultura, che non è qualcosa di cristallizzato e statico. Per essere viva ha bisogno di uomini vivi, perché si paragonano con una proposta».

E quindi quali sono le domande adeguate per uomini vivi?

«Cosa ha a che fare questa cosa con me? Di cosa ho veramente bisogno? Cosa desidero? Dove sono rispetto a questo? La politica o l’economia come si pongono rispetto a temi come la povertà o la bellezza? Questo è il bello del Meeting: un dialogo aperto che apre continuamente nuove finestre».

Dentro questa dinamica nascono anche idee nuove per le mostre? Come scegliete i temi?

«Sì, il dialogo favorisce sempre nuovi spunti, idee a cui a volte non aveva-

mo neanche pensato. Rispetto alla scelta dei temi, riceviamo tantissime proposte e dobbiamo fare un duro lavoro di selezione che la ricchezza e la bellezza dei suggerimenti rendono sempre molto difficile. Le proposte arrivano da tanti e da realtà molto diverse tra di loro. Altre volte siamo noi a proporre i titoli, come per esempio in occasione di anniversari o rispetto a tematiche che ci hanno colpito, che vogliamo approfondire e mettere al centro del programma del Meeting».

Di cosa parlano le mostre del 2024?

«Le mostre del 2024, come tutti gli anni, cercano il più possibile di dare un contributo al titolo del Meeting, ma non solo. Spaziano, vanno anche oltre. Quest’anno, in particolare, raccontano dei percorsi umani, storie di persone che hanno vissuto circostanze in cui è evidente che hanno guardato, scelto, raggiunto, conquistato l’essenziale. Franz e Franziska Jägerstätter, lo statista Alcide De Gasperi, il medico Enzo Piccinini, l’artista William Congdon ne sono esempi. Mi ha colpito tantissimo De Gasperi che alla fine della sua vita ha detto: io sono stato soltanto un servo inutile. Sì, spesso mettiamo a tema la fede, ma una fede che informa la vita in una continua verifica e nel lavoro quotidiano».

Com’è il tuo lavoro? Sembra un po’ come custodire, non solo temi, anche persone...

«Mi sento come un direttore d’orchestra che deve far suonare bene ogni strumento perché la musica che esce sia quella giusta. Ma è vero: sono anche un po’ custode nel lavoro con i curatori. La sfida per ogni mostra è che in ogni cosa, anche quella più banale, possa emergere un punto di luce da guardare e valorizzare assieme ai curatori. E poi, gli architetti, i grafici, gli artigiani... sono chiamati a dare forma. Si custodisce ciò a cui si tiene».

Sembra il lavoro più bello del mondo... «È sicuramente il più bel lavoro del Meeting! Ma probabilmente forse sì: è anche il più bel lavoro del mondo. Le mostre del Meeting sono una piattaforma che ti dà la possibilità di conoscere persone le più diverse, provenienti da Paesi diversi, di culture diverse. Una ricchezza di relazioni infinita. Dialoghi con grandi studiosi

complesso, e la diversità può sì portare a riconoscere che l’altro è un bene, ma anche allo scontro. Alla fine, però, con pazienza tutto concorre a far nascere e crescere dei frutti interessanti. Bisogna essere pronti a coglierli».

Che rapporto si crea con i curatori?

imparare insieme. Nelle mostre del Meeting cerchiamo sempre di mettere a fuoco qualcosa di originale. Dare vita a una mostra del Meeting è un po’ come un vero e proprio parto. Si lavora per nove mesi e questo tempo serve davvero perché la profondità si raggiunge lentamente. Il lavoro ne-

e artisti, ma anche con i volontari del preMeeting, sia con chi deve colorare un cubo, sia con gli studenti di Brera provocati ad interrogarsi sempre su quello che stanno facendo. È un continuo stupore, anche dentro alle difficoltà: fare le mostre non è facile, è

«È un rapporto fondamentale. Sono loro a pensare la mostra e il percorso che proponiamo ai visitatori. Hanno studiato i temi, e con essi si sono paragonati. A volte possono non essere studiosi, ma appassionati e con loro si sceglie l’esperto da intervistare per

cessita di tempi e spazi adeguati. Si trascorrono giorni e giorni insieme e in questo percorso comune nascono legami profondi. Si inizia discutendo di questioni legate alle mostre e si finisce per farlo anche su altro. Con i curatori si raggiunge una bella familiarità».

Amicizie che durano nel tempo?

«Alla grande! Per esempio, con Wael Farouq, con cui quest’anno abbiamo costruito una mostra sulla fuga in Egitto. Qualcosa di speciale è nato anche quando abbiamo lavorato alla mostra di Famiglie per l’accoglienza con il presidente Luca Sommacal. Sono rapporti al pari di quelli con amici che conosco da sempre e frequento quotidianamente, per la profondità di sguardo a cui si arriva. Sono amicizie inaspettate con persone in giro per l’Italia e per il mondo, come con gli amici dell’America Latina o Martina Saltamacchia che vive e la-

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speciale mostre 2024

vora in Nebraska. Ti sembra appunto di conoscerli da una vita. Accade perché stai condividendo con loro un pezzo di strada, di una strada che a te interessa».

Con le mostre del Meeting c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire... anche quest’anno?

«Faccio alcuni esempi. Lavorando ai Giubilei o De Gasperi, dopo aver studiato tutto quello che già si conosce, ci siamo fatti delle domande. Cosa abbiamo di nuovo da dire? Abbiamo documenti inediti? Ci sono state scoperte recenti? C’è qualcosa che De

Gasperi ha detto su cui c’è stato uno studio in questi ultimi anni e che ancora non è stato divulgato? Noi cerchiamo di proporlo, ma non con un intento sensazionalistico. È più il desiderio che possa crescere scientificamente lo studio rispetto a quel tema lì, il desiderio di portare un contributo originale. Penso anche alla mostra sul pittore Congdon, oppure al medico Enzo Piccinini: porteremo testimonianze inedite. E poi ai contributi dai luoghi di guerra. È sempre commovente vedere cosa può nascere di bello e di vero in circostanze dove l’ideologia tenta di distruggere l’uo-

mo. C’è sempre un punto di novità nei percorsi delle mostre del Meeting».

La mostra del Meeting più bella di sempre?

«Ho amato la mostra sulle riduzioni del Paraguay di padre Aldo Trento,

quella su Solženicyn o quella sulle serie Tv, le mostre che abbiamo dedicato alle figure di Abramo e Giobbe. Giobbe è ancora oggi una ricchezza inaudita, una di quelle mostre che contribuiscono a ‘mettere in crisi’ la coscienza del visitatore, ma che subito dopo gli offrono una traccia da seguire per continuare a camminare nella quotidianità. Lo scorso anno ho amato Burri e le mostre d’arte, una bella provocazione ad andare fuori e oltre dagli schemi. Cosa che mi piace molto! La preferenza si origina perché, anche per il momento e le circostanze che sto vivendo, quella mostra accende uno spunto di conoscenza che mi provoca e appassiona».

E la mostra più bella del Meeting 2024?

«Voglio scoprirlo durante il Meeting insieme ai visitatori qual è la mia preferita».

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Per il sesto anno consecutivo, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) sarà presente al Meeting di Rimini con un grande padiglione internazionale intitolato “C’è un’Italia che Coopera”. L’area espositiva sarà dedicata alle iniziative del sistema italiano di cooperazione allo sviluppo e dei suoi partner nazionali ed internazionali. Particolare attenzione sarà rivolta all’Africa e alle grandi progettualità della Cooperazione Italiana nel continente.

Con una narrativa sinergica rispetto al tema scelto dalla Fondazione Meeting, la partecipazione del MAECI sarà declinata intorno al concetto di essenzialità nei quattro elementi della Natura: Terra, Acqua, Aria e Fuoco. Tali elementi saranno collegati – sia nei contenuti sia a livello espositivo – a specifici settori di intervento della Farnesina e del Sistema Italia, con un focus sulle attività di cooperazione allo sviluppo e di risposta alle emergenze. Le installazioni permetteranno di mostrare il nuovo paradigma nel rapporto tra il nostro Paese i suoi partner, soprattutto quelli del continente africano, in continuità con lo spirito del Piano Mattei per l’Africa.

Il Padiglione del MAECI valorizzerà la nuova direttrice strategica della cooperazione allo sviluppo italiana in Africa e nel resto del mondo attraverso la presentazione delle iniziative intraprese in settori prioritari. Tra queste figurano l’iniziativa “Food For Gaza”, che occuperà l’intera sezione dedicata al fuoco, le progettualità per garantire accesso all’acqua e ai servizi igienici e i progetti per la mitigazione e l’adattamento agli effetti del cambiamento climatico.

Un’installazione apposita darà risalto alla grande progettualità sulla filiera sostenibile del caffè in Africa, sviluppata in partenariato con UNIDO e con il coinvolgimento di Illy e Lavazza. Lo stesso spazio conterrà anche una panoramica sul partenariato a 360 gradi con UNIDO e con l’Ufficio Italiano ITPO UNIDO.

Un’area del padiglione sarà dedicata a illustrare l’azione della Farnesina in settori chiave quali la promozione della lingua italiana, le missioni archeologiche nel mondo, la promozione della Cucina Italiana e del Design italiano, i siti web Viaggiare Sicuri e Dove Siamo Nel Mondo e l’azione a contrasto della disinformazione. Il padiglione ospiterà anche un’area giochi per bambini curato dalla FAO sul tema acqua e la mostra INSIEME a cura di AVSI.

Nell’arena della Cooperazione Internazionale saranno organizzati dibattiti con esperti, testimonianze e voci dal campo per raccontare alcune iniziative e programmi di cooperazione.

stm

Quanti volti ha l’essenziale?

Un percorso ragionato tra le mostre dell’edizione 2024 del Meeting

Il Meeting di Rimini 2024 si prepara a stupire ancora una volta con un ricco programma di mostre che esplorano la fede, la storia, la scienza, l’arte, la salute e l’assistenza, anche attraverso studi e testimonianze inedite. Le esposizioni di quest’anno promettono di offrire un viaggio unico nel cuore dell’umano, evidenziando le esperienze di vita e le domande

Iniziamo da Franz e Franziska: Non c’è amore più grande dedicata alla straordinaria storia d’amore e fede di Franz e Franziska Jägerstätter, contadini austriaci che si opposero al nazismo. Attraverso foto storiche, parti del film “The Hidden Life” di Terence Malick e materiali girati appositamente, i visitatori esploreranno il coraggio e la devozione di una coppia

esistenziali che da sempre caratte rizzano il la proposta culturale del Meeting. Iniziamo a conoscerle una ad una in compagnia di Alessandra Vitez, responsabile dipartimento Mostre.

li ETS, celebra Alcide De Gasperi, statista trentino e costruttore della democrazia italiana. Attraverso un mosaico di testimonianze, documentazione audiovisiva e scritti, la mostra rivela la vita di De Gasperi, caratterizzata da una profonda fede e una sincera fiducia nella libertà umana, mettendo in luce il suo instancabile senso di servizio al prossimo. «Ai suoi tempi

Proseguiamo con Servus Inutilis: Al cide De Gasperi e la politica come servizio. L’esposizione, promossa da Fondazione De Gasperi e Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popo-

suo desiderio di dialogo. Dopo la se conda guerra mondiale, concepiva gli Stati senza confini. Una cosa impensabile all’epoca. De Gasperi non ha mai vissuto a metà, non ha mai cen-

surato qualcosa della realtà e dei temi che ha dovuto affrontare. È stato un uomo presente nei fatti con tutta la sua ragione, con tutto il suo cuore».

A cura di Euresis e Camplus è la mostra Terra! Un’oasi nell’universo. Un viaggio attraverso la storia millenaria della Terra, esplorando l’evoluzione del pianeta e la sua capacità di ospitare la vita. La mostra è divisa in quattro settori: Premessa cosmica, Territorio astrofisico, Il nostro pianeta, e La Vita. Incontri con esperti di diverse discipline integreranno l’esposizione, offrendo una visione completa e interdisciplinare. «Stimola grandi domande. In particolare: qual è il nostro posto nell’universo? Il percorso proposto dagli scienziati avrà cura di evidenziare come ogni scoperta scientifica generi nuove domande, in un dialogo continuo tra scienza e ricerca dell’infinito».

do i grandi interrogativi sulla vita e la morte, con testimonianze di nuova vita che spesso inizia sulla soglia della morte. «La mostra invita a riflettere su come il dolore possa unire le persone e spingerle a costruire relazioni più profonde e significative. Incontrandosi nel dolore può iniziare un dialogo, si può fare un pezzo di strada insieme».

La grande storia con 1914: Qualcosa di nuovo sul fronte occidentale è un’immersione nell’evento unico della Tregua di Natale del 1914, quando i soldati sul fronte occidentale decisero spontaneamente di sospende-

preso come mio: Enzo Piccinini, promossa dal Comitato per le celebrazioni del 25° anniversario della salita al cielo del Servo di Dio Enzo Piccinini e dalla Fondazione Enzo Piccinini. Un’esplorazione della vita di Enzo Piccinini, uomo di grande passione e profondamente trasformato dall’incontro con l’esperienza cristiana di don Luigi Giussani. La mostra, divisa in cinque parti, presenta testi inediti, foto, audio e video che illustrano il suo entusiasmo e la sua inquietudine

QUALCOSA DI NUOVO

SUL FRONTE OCCIDENTALE

re i combattimenti. La mostra offre testimonianze e documentazione fotografica che raccontano questo straordinario momento di umanità in mezzo alla guerra.

Spazio alla testimonianza in Ti ho

La mostra Giubilei. il perdono che ridona la vita racconta dal punto di vista del pellegrino la grande storia

dei giubilei, nati per offrire speranza e misericordia. Ogni 25 o 50 anni varcare la Porta Santa che rappresenta una nuova possibilità di vita, libera dalle fragilità e dalle ombre del male. «La mostra ci parla del Giubileo come una porta attraverso cui entrare per

ricevere un abbraccio universale, di cui il mondo odierno ha tanto bisogno». La narrazione è arricchita da un apparato iconografico ispirato a opere soprattutto contemporanea, creando un dialogo evocativo tra passato e presente.

La nostra Penisola è protagonista di Borghi futuri. Volti e storie di una piccola Italia capace di reinventarsi. Propone il racconto in video di borghi Polizzi Generosa (Sicilia), Rocca Calascio (Abruzzo), i comuni Val di Taro e Berceto (Emilia), Ulassai (Sardegna), Roseto Capo Spulico (Calabria), Castelpoto (Campania), Cerveno (Lombardia), i comuni dell’Aniene (Lazio), Greccio (Lazio), Borgo Valsugana (Trentino). Rinati prendendo nuova consapevolezza della propria storia,

bellezza e identità e investendo su questa ricchezza dimostrano di essere risorsa per il Paese. Il tutto grazie all’adesione al progetto “Attrattiva borghi” rientrato nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. «La passione per l’arte, il lavoro e l’accoglienza degli immigrati stanno rivitalizzando queste piccole comunità. Un mosaico di esperienze umane che sottolinea come la bellezza e l’impegno possano trasformare la società».

Due quest’anno le mostre dedicate all’arte. L’Essenziale è visibile agli occhi. Il giro del mondo di William Congdon, dedicata all’artista

newyorkese, esponente dell’action painting. Non è solo un gioco di parole, rovesciare la famosa frase del Piccolo Principe (“L’essenziale è invisibile agli occhi”), è l’essenza della pittura di Congdon. Per lui dipingere è una “avventura dello sguardo” che arriva

a cogliere l’essenza di ciò che si vede.

Curran Hatleberg. River’s Dream è la mostra dedicata al fotografo americano che ha scelto di esplorare la Florida evitando i luoghi turistici e catturando la vita quotidiana attraverso immagini di serpenti, alligatori, cani, boschi, auto demolite e angurie. Al Meeting saranno esposti i 65 scatti del progetto del 2022 finalista agli Paris Photo-Aperture PhotoBook Awards. Nei giorni del Meeting Hatleberg sarà a Rimini, disponibile a incontrare e dialogare con i visitatori, assieme al curatore, Luca Fiore.

«Congdon voleva guardare la realtà per com’era, senza interpretarla. Ma per lui dipingerla per come era non corrispondeva a dipingerla come appariva. La stessa cosa vale per Hatleberg. Attraverso l’obiettivo vuole guardare la realtà oltre l’apparenza. Si domanda quale sia il significato di

ciò che vede dentro l’inquadratura».

In Italia, 70mila persone sono senza fissa dimora e quasi due milioni di famiglie vivono in povertà assoluta. All’opera della Fondazione Progetto Arca è dedicata la mostra Per chi esistono le stelle. Il cammino di Progetto Arca a fianco dei poveri. Il Progetto risponde a questo bisogno offrendo non solo assistenza emergenziale ma anche un accompagnamento verso una vita normale. La mostra evidenzia la fragilità umana e il desiderio di bellezza culmina nel video con senzatetto guidati dal regista Marco Martinelli. “È dopo aver

placato la fame fisica, che possono emergere le domande essenziali: chi siamo e qual è il nostro scopo. Un invito a riscoprire il nostro valore e i nostri talenti”, spiega Vitez.

Partendo dal racconto del Vange-

lo di Matteo è ispirata la mostra La fuga. In Egitto ha vissuto mio figlio a cura di Wael Farouq. Milioni di pellegrini di fedi e culture diverse si recano ogni anno nei luoghi in cui la Sacra Famiglia ha vissuto in Egitto. Ne è nata una tradizione popolare interreligiosa (coinvolti cattolici, ortodossi e musulmani) che dura da circa 2000 anni. In mostra scopriremo i 25 luoghi in cui la Famiglia ha vissuto, come ce li tramanda la tradizione copta ortodossa.

La mostra Luxtenebra. 100 anni

dalla costruzione delle basiliche del’Agonia e della Trasfigurazione è un viaggio alla scoperta delle opere dell’architetto Antonio Barluzzi in Terra Santa. La mostra evidenzia il loro valore archeologico, storico, artistico e spirituale promuovendo la pace e il dialogo tra le nazioni.

Se credi in dio e nessun dio esiste. Assenza e domanda in Pär Lagerkvis è dedicata al poeta e romanziere svedese, Premio Nobel per la letteratura nel 1951. È possibile credere senza illudersi, amare senza perdersi, trovare una via d’uscita dal male che ci

avvolge e che è dentro di noi? E un incontro, può davvero cambiare la vita? Il racconto proposto nella mostra mette a tema le domande dell’autore e accompagna il visitatore in un viaggio attraverso i temi fondamentali della sua arte, utilizzando come filo conduttore il suo romanzo più famoso, «Barabba».

Infine, in occasione dei 100 anni dalla nascita, il Meeting per l’amicizia fra i popoli dedica un Omaggio a Camilian Demetrescu, artista ha partecipato più volte al Meeting, soprattutto nei primi anni della manifestazione. Al Meeting, in mezzo ai giovani, non si limitava più a dipingere, ma lasciava parlare la sua coscienza.

Le mostre del Meeting di Rimini 2024 offrono percorsi di risposta possibili a grandi domande esistenziali, invitando i visitatori a non accontentarsi mai, ma a cercare sempre il significato più profondo delle loro esperienze. Ogni esposizione è un invito a intraprendere un viaggio di scoperta personale, attraverso la fede, la scienza, l’arte e la solidarietà. Cerca la sezione mostre su meetingrimini.org.

In volo verso il futuro

Il Cantico delle Creature, Ravenna, il Mago di Oz

Alla scoperta delle mostre che troveremo nel Villaggio Ragazzi del Meeting

Il Villaggio Ragazzi Yoga del Meeting di Rimini, accanto a decine e decine di laboratori, spettacoli, spazi per giochi, racconti per bambini e ragazzi, ospiterà tre mostre che offrono ai visitatori l’opportunità di esplorare temi di grande profondità e bellezza attraverso percorsi espositivi pensati per coinvolgere sia i giovani che gli adulti. Queste mostre sono state pro-

Il cuore della mostra è uno spettacolo teatrale in cui padre Marco Finco, frate cappuccino e attore, recita e canta i versi del Cantico, accompagnato dalle musiche di Cialdo Capelli e con la regia di Marcello Chiarenza. Le scenografie, curate da Giovanni Chiarenza, Marco Muzzolon e Mirella Salvischiani, sono pensate per trasportare il pubblico in un viaggio

gettate per stimolare la riflessione e offrire un’esperienza immersiva che spazia dalla letteratura, all’arte passando per racconti fantastici.

La prima mostra è dedicata al Cantico delle Creature di San Francesco d’Assisi, un testo poetico di rara bellezza che ha segnato la storia della spiritualità occidentale. In occasione dell’ottocentenario della sua scrittura, questa mostra intende non solo far conoscere il Cantico ai più piccoli, ma anche invitare a una riflessione profonda su ciò che è essenziale nella vita.

attraverso le stagioni, simbolo del ciclo della vita.

Lo spettacolo non è solo un omaggio a San Francesco, ma anche un invito a riflettere sulla sua ricerca dell’Essenziale, un tema che risuona con forza in un’epoca caratterizzata da distrazioni e superficialità. Gli spettacoli, nello spazio mostra, si terranno ogni giorno alle 12.00 e alle 15.00.

La seconda mostra è un affascinante viaggio nel mondo dei mosaici di Ravenna, una città che, sebbene il suo nome significhi “palude fangosa”, ha

saputo trasformarsi in uno dei centri più importanti dell’arte paleocristiana e bizantina. Circa 1600 anni fa, Ravenna divenne la capitale dell’Impero Romano d’Occidente, e questo status si riflette nelle straordinarie opere musive che adornano le sue basiliche e mausolei.

La mostra offre ai visitatori l’opportunità di vedere da vicino, attraverso grandi stampe e tre riproduzioni musive, alcuni dei mosaici più celebri di Ravenna, quelli del Mausoleo di Galla Placidia, della Basilica di San Vitale e di Sant’Apollinare Nuovo, con l’obiettivo di far immergere i bambini nella bellezza delle rappresentazioni andando a scoprirne il significato profondo accompagnati dalle guide.

«Sarà anche l’occasione per vedere da vicino dettagli inaspettati», racconta il curatore Roberto Filippetti. «Di Sant’Apollinare Nuovo ad esempio i visitatori potranno vedere vis-avis la grande storia in 26 puntate eseguita oltre 1500 fa che ci racconta la vita di Gesù, i tre anni di vita pubblica e poi i tre giorni del triduo pasquale. Nella Basilica sono lassù sul soffitto, molto in alto, al confine con la volta a cassettoni. Li abbiamo riportati giù a portata di sguardo umano, così potremo godere di questa bellissima narrazione».

Il percorso espositivo guida i visitatori attraverso secoli di storia, mostrando come Ravenna sia stata un crocevia di culture e influenze, dai Romani agli Ostrogoti, fino ai Bizantini. I mosaici, con i loro colori vividi e i dettagli intricati, non sono solo opere d’arte, ma anche testimonianze di un’epoca di

grande fermento spirituale e intellettuale. Sotto la volta stellata del Mausoleo di Galla Placidia, ad esempio, le cerve che anelano ai corsi d’acqua rappresentano il desiderio di trascendere la materialità per cercare l’essenziale, un tema che si ritrova anche

di Latta e il Leone Codardo, esplorando il significato dei desideri che spingono i protagonisti a intraprendere il loro viaggio insieme. Ognuno di loro è alla ricerca di qualcosa che ritiene essenziale per la propria felicità: un cervello per lo Spaventapasseri, un

nei mosaici di San Vitale e Sant’Apollinare Nuovo.

La terza mostra è un’incursione nel mondo della letteratura fantastica, ispirata al celebre romanzo “Il Meraviglioso Mago di Oz” di L. Frank Baum. Pubblicato per la prima volta nel 1900, il libro è diventato un classico della letteratura per l’infanzia, ma il suo messaggio va oltre il semplice intrattenimento. Baum, nell’introduzione al suo racconto, definisce il suo lavoro come una “fiaba modernizzata” pensata per i bambini del suo tempo, ma ciò che emerge dalle avventure di Dorothy e dei suoi compagni di viaggio è una riflessione profonda sul tema del desiderio e della ricerca di sé, resa possibile solo dentro una compagnia.

La mostra invita i visitatori a seguire la strada di mattoni gialli insieme a Dorothy, lo Spaventapasseri, l’Uomo

desiderio sia un motore fondamentale della crescita personale e della costruzione dell’identità. Il viaggio nel mondo di Oz diventa così un’occasione per riflettere su ciò che davvero conta nella vita, e su come spesso ciò che cerchiamo si trovi già dentro di noi.

L’intento delle tre mostre, come di tutto il Villaggio Ragazzi, non è solo educare o intrattenere, ma far vedere ai bambini e ai ragazzi ciò che è essenziale nella vita attraverso esperienze concrete e adatte alla loro età.

cuore per l’Uomo di Latta, il coraggio per il Leone Codardo e una casa per Dorothy.

Attraverso un percorso interattivo, la mostra permette di approfondire i temi del romanzo, rivelando come il

ACQUA, UNA RISORSA, UN PAESE

Acea, Gruppo industriale leader nel mercato italiano e primo operatore nel settore idrico, gestisce servizi primari anche nei settori dell’energia e dell’ambiente generando valore per le persone e per i territori in cui opera. Un impegno che si concretizza attraverso importanti investimenti su infrastrutture, reti ed impianti, fondamentali per la crescita del Paese, ma anche attraverso l’incremento di soluzioni innovative necessarie allo sviluppo sostenibile del Gruppo e a una sempre migliore qualità dei servizi.

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IL CAMBIAMENTO

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miliardi di euro investiti in produzione e R&S

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nuovi farmaci autorizzati nel mondo, rispetto a una media annuale di 49 nei cinque anni pre-Covid under 35 negli ultimi cinque anni

settore per Ricerca in collaborazione con Università e Centri di Ricerca pubblici

riduzione dei consumi energetici negli ultimi 10 anni; nello stesso periodo quintuplicato l’uso di energia da fonti rinnovabili

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RAM Logistica, Infrastrutture e Trasporti Spa è la società in house del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT).

Creata nel 2004 per promuovere le Autostrade del Mare, in 20 anni di attività ha visto accrescere le sue funzioni: intermodalità, incentivi alle imprese, portualità e logistica, pianificazione strategica, progetti europei legati alla rete Ten-T e alla digitalizzazione.

Nel suo anno zero, il progetto “Artisti per il Meeting” nasce con l’obiettivo di sostenere il Meeting attraverso l’arte. Cinque affermati artisti riminesi, Domenico Casadei Palino, Paola Ceccarelli, Davide Frisoni, Alessandro La Motta e Alice Tamburini, legati al Meeting da una storia di amicizia e condivisione, esporranno alcune delle loro opere, perché ogni visitatore

Cinque artisti, un grido unanime

Meeting per l’Amicizia fra i Popoli ETS. «Un popolo che non genera artisti è un popolo morto», commenta il poeta Davide Rondoni nell’introduzione al catalogo delle opere esposte al Meeting.

«Gli artisti che il Meeting espone in questa prima edizione di “Artisti per il Meeting” sono non solo amici del

ART ISTI PER IL MEET ING

possa immergersi in un percorso di bellezza e di ispirazione e sostenere il Meeting.

Le opere potranno essere acquistate e gli artisti doneranno parte del ricavato a sostegno della Fondazione

povero scrivente, ma sono persone per varie vie animate dalla medesima esperienza di popolo che genera il Meeting. L’arte per chi la compie è di certo un fatto personale, ma tale fatto personale se non è radicato in qualcosa di più grande della propria

individualità non avrà mai la possibilità d’esser quel che il grande Ungaretti dice per la poesia, e vale per ogni opera ben fatta, “un grido unanime”, cioè un piccolo o grande tesoro che dà voce all’anima che accomuna tutte le persone. Di questo tesoro gli artisti convocati dal Meeting han fatto dono, così che il popolo del Meeting, composto da gente di ogni tipo ma segnato dalla medesima attrazione per una Presenza misteriosa, trasformi tale dono in altro dono. Marketing astuto? Sarebbe miserevole cosa. No, è considerazione che l’arte vive non come gesto solitario, come rito per iniziati o come pura illustrazione sociale (così come spesso oggi è ridotta in manifestazioni pur preclare). L’arte vive nel e per il circolare misterioso della vita, è segno unico nella natura della natura umana (insieme al perdono) cioè segno di libertà». l’amicizia fra i popoli ETS. «Un popolo che non genera artisti è un popolo morto», scrive Davide Rondoni, poeta, che firma l’introduzione al catalogo. «Gli artisti che il Meeting espone in questa prima edizione di “Artisti per il Meeting” sono non solo amici del povero scrivente, ma sono persone per varie vie animate dalla medesima esperienza di popolo che genera il Meeting. L’arte per chi la compie è di certo un fatto personale, ma tale fatto personale se non è radicato in qualcosa di più grande della propria individualità non avrà mai la possibilità d’esser quel che il grande Ungaretti dice per la poesia, e vale per ogni opera ben fatta, “un grido unanime”, cioè un piccolo o grande tesoro che dà voce all’anima che accomuna tutte le persone. Di questo tesoro gli artisti convocati dal Meeting han fatto

dono, così che il popolo del Meeting, composto da gente di ogni tipo ma segnato dalla medesima attrazione per una Presenza misteriosa, trasformi tale dono in altro dono. Marketing astuto? Sarebbe miserevole cosa. No, è considerazione che l’arte vive non come gesto solitario, come rito per iniziati o come pura illustrazione sociale (così come spesso oggi è ridotta in manifestazioni pur preclare). L’arte vive nel e per il circolare misterioso della vita, è segno unico nella natura della natura umana (insieme al perdono) cioè segno di libertà».

Vai sul sito per scoprire il contributo integrale di Davide Rondoni, per conoscere gli artisti e immergerti insieme a noi nella bellezza di questo progetto https://www.meetingrimini.org/sostieni-il-valore-meeting/artisti-per-il-meeting/

Ed ecco le biografie sintetizzate dei cinque artisti presenti nel catalogo

Domenico Casadei Palino

Nato a Faenza nel 1966, Casadei Palino si diploma in Scultura all’Istituto d’Arte per la Ceramica e prosegue gli studi in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Espone in numerose città italiane, tra cui Mantova, Vi-

cenza e Bologna, e partecipa alla 53ª Biennale di Venezia nel 2009. La sua arte esplora la realtà e la natura, creando opere che evocano paesaggi e memorie, con un’attenzione particolare alla materia pittorica e alle stratificazioni del tempo. Lavora anche con argilla e legno, in una continua ricerca di sacralità e sublimità, lontano dalle mode del momento.

Paola Ceccarelli

Nata a Rimini nel 1955, Paola Ceccarelli è musicista diplomata in pianoforte e scultrice autodidatta. Inizia a scolpire in età adulta, seguendo un percorso artistico segnato dall’incontro con il pittore Americo Mazzotta e il gruppo “Il Baglio”. Ha realizzato opere pubbliche in diverse città italiane, come Pisa e Ferrara, e ha esposto in prestigiose sedi in Italia e all’estero. La sua arte è una ricerca del senso profondo delle cose, con un linguaggio che interroga il destino umano e riflette sulle domande universali, rendendola una figura di rilievo nel panorama artistico italiano.

Davide Frisoni

Nato a Rimini nel 1965, Davide Frisoni è un pittore le cui opere sono esposte in musei e collezioni private in Italia e all’estero. Finalista di numerosi

premi, tra cui il Morlotti e il BP Award alla National Portrait Gallery di Londra, ha esposto in importanti eventi internazionali come Art Basel Miami e la Biennale di Venezia del 2011. La sua arte si distingue per una Nuova Figurazione Italiana, caratterizzata da riflessioni temporali e cicli pittorici ispirati a temi classici e contemporanei, esplorando i colori e le luci del paesaggio urbano e naturale.

Alessandro La Motta

Alessandro La Motta, nato a Rimini, è un artista che unisce la riscrittura del mondo classico con contaminazioni contemporanee. Espone a livello internazionale, con mostre in Spagna, USA, Belgio, Cina e Palestina. La Motta lavora anche come scenografo teatrale e collabora con poeti e scrittori nella realizzazione di libri d’artista. Le sue opere riflettono sulle origini della civiltà mediterranea e sul mito, esponendo in contesti archeologici e museali. La sua arte è una fusione di matericità e archeologia, premiata per il contributo alla comunicazione del patrimonio antico.

Alice Tamburini

Alice Tamburini, artista figlia dei muri e delle materie, trasforma la tessitura del passato in opere d’arte che evoca-

no spiriti mitologici. Le sue sculture, realizzate con materiali come stucco, gesso e resina, esplorano l’assenza e la presenza, creando forme che suggeriscono corpi umani ormai scomparsi, come nel mito di Alcesti. I suoi lavori riflettono sulla memoria e sulla temporalità, utilizzando tessuti e materiali antichi per creare un dialogo tra passato e presente, tra il visibile e l’invisibile.

CONOSCENZA. SUPERVISIONE. SICUREZZA.

ANSFISA vigila sulla sicurezza del sistema ferroviario, delle infrastrutture stradali e autostradali, e dei sistemi di trasporto a impianti ssi (metropolitane, funivie, seggiovie, tramvie, scale mobili, tapis roulant e ascensori pubblici).

Percorre, ogni giorno, la via dell’e cienza e dell’innovazione, per contribuire a costruire un sistema di mobilità più sicuro per tutti i cittadini. Ra orzando la collaborazione con il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Aumentando l’apertura al confronto con operatori e territorio. Divenendo sempre più incisiva nelle attività di vigilanza e prevenzione. Sempre più risoluta nel superamento di problemi e criticità.

Per far muovere l'Italia, ogni giorno più libera. Ogni giorno più sicura.

60 scatti per portarti a casa il Meeting 2024

Istanti di Meeting, immagini preziose, da conservare negli occhi e nella mente. Ma anche da portarsi via fisicamente. Immagini che ci possono accompagnare lungo tutto l’anno.

Da tre anni nella Hall Sud della Fiera di Rimini un wall fotografico, che si costruisce man mano a partire dal giorno precedente l’inizio del

giorno conclusivo della manifestazione, abbiamo dei momenti periodici di confronto e di approfondimento, ci diamo dei temi da sviluppare, confrontiamo i nostri lavori, cerchiamo di correggerci e migliorarci insieme».

Così sono nati anche percorsi professionali, come quello appunto di Giacomo e dei suoi amici e colleghi Denis

Meeting per arrivare a un totale di 60 scatti, impreziosisce il cuore del complesso fieristico. Sono scatti realizzati dai 35 fotografi volontari del Meeting, non di carattere documentativo, ma mirati a cogliere un istante prezioso, un volto, un dettaglio, una luce particolare.

«Il Meeting per noi è sempre stato una scuola di fotografia», dice Giacomo Bellavista, responsabile dei fotografi volontari del Meeting, che ne ha fatto da anni una professione proprio prendendo le mosse dal Meeting. «Il nostro lavoro non finisce il

e Luca, ma anche di altri volontari divenuti nel tempo professionisti.

«Ma soprattutto è nata una consuetudine a “guardare insieme”», tiene a precisare Giacomo, «a vivere il Meeting da dietro l’obiettivo facendolo vivere anche a tanti altri». Sono infatti almeno 15mila gli scatti caricati ogni anno online su Flickr (e consultabili al link https://www.flickr.com/photos/ meetingdirimini/albums/), tenendo conto poi che si tratta di una selezione mirata tra decine e decine di migliaia di immagini.

«Il linguaggio fotografico è importantissimo per il Meeting, è uno degli aspetti per cui questa manifestazione

si differenzia dalle altre», commenta il responsabile Comunicazione del Meeting Eugenio Andreatta. «È ciò che fa la differenza tra una kermesse di incontri, mostre e spettacoli e un luogo in cui scorre una vita, in cui ogni attimo, anche se non iscritto in programma, fa pienamente parte della proposta del Meeting e perciò stesso è prezioso e documentabile. Una vita si può raccontare anche con le parole, ma sono le immagini a proporcela nel modo più immediato e palpabile».

Gli scatti dei fotografi del Meeting esposti in Hall Sud però non hanno

solo uno scopo estetico ma fanno parte delle possibili forme di sostegno alla manifestazione.

Con una donazione di importo molto contenuto, infatti si può portare a casa propria la foto che più ci ha colpito. «Il sostegno al Meeting nasce sempre come condivisione, come costruzione comune di questo evento», spiega Federica Cipressi, responsabile fundraising del Meeting. Penso ad esempio alle migliaia di persone di tutta Italia che si coinvolgono per realizzare eventi nei mesi di maggio e giugno con Meet the Meeting».

Il wall fotografico non fa certamente eccezione. «È il racconto vivo di un’esperienza viva, è qualcosa di caro e di prezioso che ci accompagna giorno per giorno. Lo sono queste immagini e lo è soprattutto l’esperienza del Meeting che queste immagini raccontano».

L’APP MUSEI ITALIANI

Musei italiani è l’APP ufficiale e gratuita del Sistema Museale Nazionale, disponibile in italiano e in inglese nelle principali piattaforme. Offre in maniera agile e intuitiva informazioni sui servizi di fruizione e sull’accessibilità dei singoli musei e permette di acquistare online il biglietto di ingresso.

L’esperienza di navigazione è arricchita da proposte di visita e notizie di attualità su mostre ed eventi culturali che permettono all’utente di ispirarsi, esplorare, informarsi prima della visita oppure accedere direttamente alla sezione di e-ticketing.

Nell’ottica di garantire la massima accessibilità, grazie a un semplice sistema di filtri è possibile cercare i servizi più idonei per ogni visitatore.

Promossa dal Ministero della Cultura, l’APP Musei italiani è stata sviluppata dalla Direzione generale Musei con i fondi PNRR dedicati al miglioramento dell'accessibilità fisica, cognitiva e senso-percettiva del patrimonio culturale nazionale, nell’ambito del “Progetto Ad Arte, piattaforma nazionale dei servizi per l’accessibilità nei luoghi della cultura”.

LA PIATTAFORMA

La piattaforma Musei italiani, raggiungibile all’indirizzo www.museiitaliani.it, ha la funzione di interfaccia web dell’APP per presentare al pubblico i musei, l’offerta culturale e i servizi per l’acquisto dei biglietti online, anche da browser.

Al contempo, costituisce lo strumento di rete attraverso cui i musei, in possesso degli standard di qualità, si accreditano al Sistema Museale Nazionale. All’interno della piattaforma, ogni museo ha a disposizione uno spazio virtuale informativo.

SISTEMA MUSEALE NAZIONALE

Il Sistema Museale Nazionale (SMN) è la rete di tutti i musei e luoghi della cultura, pubblici - statali e non statali - e privati, accreditati in base a livelli uniformi di qualità e obiettivi di miglioramento, indipendentemente dalla loro proprietà, dimensione e regione di appartenenza.

Il Sistema, che fa capo alla Direzione generale Musei del Ministero della Cultura, ha l’obiettivo di migliorare l’esperienza dei visitatori e l’accessibilità fisica, senso-percettiva e cognitiva nei musei, in un’ottica di gestione sostenibile del patrimonio culturale.

Ogni giorno sulle nostre rotte accompagniamo chi vola con affidabilità e sicurezza. Disegniamo il cielo del futuro, investendo sulle persone e sull’innovazione per un trasporto aereo sostenibile e per la crescita economica del Paese.

Gestiamo il traffico aereo sul territorio nazionale 24 ore su 24, 365 giorni l’anno. Guardiamo sempre all’innovazione e creiamo

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