eeting m Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma DCB Rimini valida dal 01/06/98” - € 1,00
NOTIZIARIO
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ANNO XXXIII
R I V I S TA D E L L A F O N D A Z I O N E M E E T I N G P E R L ’ A M I C I Z I A F R A I P O P O L I
MARZO 2013
Emergenza
uomo
EDITORIALE
L’uomo, la sua identità Il titolo del Meeting 2013 mette a tema la cosa più bella e al tempo stesso più drammatica che esista sulla faccia della terra: l’uomo, più precisamente “l’emergenza uomo”. L’uomo nel suo bisogno di esistere come realtà unica ed irripetibile, l’uomo nella irriducibilità del suo desiderio, l’uomo che sente che ciò da cui è definito e caratterizzato è la libertà. Un grande scrittore russo, Vasilij Grossman, nelle ultime pagine di “Tutto scorre”, vede riaffiorare nell’anima del suo protagonista, che torna a casa dopo 30 anni di deportazione in Siberia, il sentimento, mai totalmente sopito, della libertà. «Ivan Grigorievic non si stupì che la parola libertà fiorita sulle sue labbra quando, studente, era finito in Siberia - che quella parola vivesse, non fosse scomparsa dalla sua testa neanche adesso». L’uomo oggi vive in una condizione di emergenza, non soltanto quando sistemi politici autoritari ne IL MEETING minacciano le condizioni elementari di libertà e di NON VORRÀ SOLTANTO sopravvivenza, ma anche laddove, pur in sistemi dove le libertà democratiche sono garantite, è il LANCIARE UN GRIDO DI ALLARME, desiderio del cuore che corre il rischio di venire QUANTO PIUTTOSTO MOSTRARE anestetizzato, censurato. Questa condizione di emergenza, nella quale oggi CHE L’EMERGERE DELL’UMANO viviamo è sotto gli occhi di tutti. Ma, come è nella sua storia, il Meeting non vorrà È POSSIBILE. insistere soprattutto sugli aspetti negativi, non vorrà soltanto lanciare un grido di allarme, quanto piuttosto mostrare che l’emergere dell’umano è possibile, che ovunque nel mondo, ieri come oggi, esistono uomini che hanno trovato un punto di forza nella scintilla del proprio desiderio, riaccesa da un incontro, da un fatto, da una circostanza attraversata. Quello che ci aspettiamo è che ancora una volta il Meeting possa essere l’occasione per incontrare ed incontrarsi, per sperimentare una positività del vivere e soprattutto per verificare che le differenze di cultura e di tradizioni sono solo l’espressione di modalità diverse con le quali ogni uomo, ma anche ogni popolo, ha utilizzato gli incontri che il destino e la storia gli hanno offerto, nel tentativo di affrontare la questione della vita e di dare risposta ragionevole a quel bisogno di verità e a quel desiderio di senso che è iscritto nel cuore di ciascuno.
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SOMMARIO
w w w . m e e t i n g r i m i n i . o r g «AMICI MIEI, EMERGENZA UOMO! IL NOSTRO COMPITO È QUELLO DI RIDESTARE L’IDENTITÀ DELL’UOMO IN QUESTA DISSOCIAZIONE UNIVERSALE, PRODUTTIVA DEL POTERE E QUINDI NECESSARIA AL POTERE. RIDARE ALL’UOMO LA SUA IDENTITÀ. E LA SUA IDENTITÀ È UN RAPPORTO ASSOLUTO, VALE A DIRE SCIOLTO DA QUALSIASI DETERMINAZIONE». [DON LUIGI GIUSSANI]
EDITORIALE
L’uomo, la sua identità
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EVENTI SPECIALI In copertina: Il manifesto dell’edizione 2013 Grafica di: Emiliano Ponzi
Ci ha sorpresi, ci sorprenderà ancora
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di Alver Metalli
SPETTACOLO INAUGURALE
Le “Confessioni” di Agostino
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di Stefano Pichi Sermolli
SPETTACOLI 2013
In scena “Un Uomo Vivo”
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di Giampiero Pizzol
IN MOSTRA 2013
I nuovi martiri russi
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Di Stefano Pichi Sermolli
AMICI
Il ricordo di un amico
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di Sante Bagnoli
IN MOSTRA 2013
Dialogo uomo - natura
meeting
WEB
NOTIZIARIO
Il Meeting sempre più social
Anno XXXIII - N. 1, Marzo 2013 Questo numero è stato chiuso il 29/03/2013
PUBBLICITÀ: Evidentia Communication (società a direzione e coordinamento di Fondazione Meeting): Tel 0541/18.32.501 Fax 0541/78.64.22
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di Daniela Schettini
Proprietario/Editore: Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli Autorizzazione del Tribunale di Rimini n. 2008 del 2/11/82 DIRETTORE RESPONSABILE: Alver Metalli COORDINAMENTO REDAZIONALE: Stefano Pichi Sermolli REDAZIONE: Vanni Casadei, Erika Elleri, Piergiorgio Gattei, Walter Gatti, Rosanna Menghi, Daniela Schettini FOTO: Roberto Masi, Angelo Tosi PROGETTO GRAFICO: Davide Cestari, Lucia Crimi VIDEOIMPAGINAZIONE: IMMpAGINA - Rimini STAMPA: Pazzini - Villa Verucchio - Rimini REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: Via Flaminia, 18-20 - C.P. 1106 - 47923 Rimini Tel 0541/78.31.00 Telefax 0541/78.64.22. email - meeting@meetingrimini.org www.meetingrimini.org
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di Carlo Soave
CONCORSI
Il tuo corto al Meeting
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di Otello Cenci
INCONTRI
Quando il “signor G” venne al Meeting
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di Erika Elleri
BREVI
Dona il tuo 5X1000 al Meeting
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EVENTI SPECIALI
C ci sorpree
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EVENTI SPECIALI
Ci ha sorpresi, enderà ancora La testimonianza del direttore del Notiziario Meeting Alver Metalli su Papa Francesco, che ha conosciuto a Buenos Aires, dove tuttora vive. di Alver Metalli
L
’uomo vestito di bianco che la sera di mercoledì 13 si è affacciato su piazza San Pietro e si è fatto benedire dalla folla con gli ombrelli aperti è lo stesso che “quasi alla fine del mondo” attraversa Plaza de Mayo, scende nella metropolitana della linea A e riemerge una ven-
tina di stazioni dopo in Plaza Flores per dire messa nella parrocchia del posto. Piazze diverse, stesso uomo. Ha citato Léon Bloy il giorno dopo: “Chi non prega il Signore, prega il diavolo”; avrebbe potuto citare alcune > MARZO2013
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EVENTI SPECIALI pagine di Marechal, l’idea è la stessa: quando non si riconosce Cristo si dà l’anima e il corpo alla vacuità del potere. Il giovane professore di letteratura nel collegio del Salvador negli anni settanta, diventato Francesco, che richiama un anticlericale francese di origini borghesi convertito al cattolicesimo! Che si intrattiene con una amica giornalista sulla figura dell’Innominato manzoniano, che si abbandona all’abbraccio della misericordia che aveva il volto del cardinal Federigo! In Papa Francesco gesti e parole coincidono. A Roma da Papa, Francesco userà lo stesso motto che aveva adottato da cardinale a Buenos Aires: Miserando atque eligendo. Ha un significato particolare per Bergoglio, legato ad una particolare circostanza. L’ha notato un giorno e preso dalle Omelie di San Beda il Venerabile, quando il monaco benedettino commentando l’episodio della vocazione di Matteo scrisse: «Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: Seguimi». Perdono e misericordia sono termini che ritornano continuamente in que-
ste prime mosse del pontificato, dove le parole non sono poi tante e quasi mai preparate dagli appositi uffici. Francesco ha esposto ai cardinali le sue intenzioni, «portare Gesù Cristo all’uomo e condurre l’uomo all’incontro con Gesù Cristo Via, Verità e Vita, realmente presente nella Chiesa e contemporaneo in ogni uomo». Così come lo ha fatto molte volte davanti ad un auditorio di maestri e maestre che erano soliti invitarlo per l’annuale congresso nella capitale argentina. Quello che ha detto ai fratelli porporati, prima che ripartissero per le loro destinazioni, lo ha detto anche in cattedra, nell’università cattolica, di cui era Gran Cancelliere. «La verità cristiana è attraente e persuasiva perché risponde al bisogno profondo dell’esistenza umana, annunciando in maniera convincente che Cristo è l’unico Salvatore di tutto l’uomo e di tutti gli uomini». Attraente… persuasiva… convincente… Gli aggettivi sono importanti, perché mettono a fuoco gli accenti che stanno a cuore. E dove si può vedere anche il programma di pontificato. Di pontificato e di governo. Perché non c’è dubbio che ci saranno cam-
biamenti profondi nell’assetto della curia vaticana. In questo senso è vero che Bergoglio-Francesco assume l’eredità di Ratzinger-Benedetto e farà quello che Benedetto non è riuscito a fare. Francesco modellerà la curia vaticana attorno alla sua visione di pontificato, che rifletterà quello che – ancora una volta - in Argentina ha detto in tanti interventi, lettere pastorali, conferenze, omelie, gesti, quella, insomma, di “andare verso”, “uscire dal ghetto dell’autoreferenzialità”, condividere la situazione degli uomini dove gli uomini vivono, portare lì la misericordia e la speranza di Dio. Un cristianesimo, il suo, che va incontro agli uomini con la ricchezza della vita che nasce dalla fede. Per usare una sola parola direi che proprio l’autoreferenzialità della Chiesa è quello che Bergoglio ha maggiormente avversato nei suoi anni da arcivescovo. La direzione di fondo della riforma, pertanto, andrà nel senso di rendere la struttura funzionale ad un pontificato che si muoverà così. Camminare, edificare, confessare. Sono convinto che non sarà neppure una riforma tanto graduale. In questo senso ci sorprenderà ancora.
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SPETTACOLO INAUGURALE
Le “Confessioni” di Agostino Lo spettacolo inaugurale del Meeting di quest’anno sarà un recital basato sulle “Confessioni” di Sant’Agostino, un’opera filosofica e teologica del tutto attuale, che percorre le tappe di un itinerario esistenziale alla ricerca della verità e testimonia l’incontro di Agostino di Ippona con la fede. Cioè con la presenza del Mistero che tocca la vita e la cambia. Come mai è attuale? Qual è la proposta? Lo abbiamo chiesto al principale curatore, Costantino Esposito, Ordinario di Storia della Filosofia presso l’Università degli Studi di Bari. di Stefano Pichi Sermolli
P
rof. Esposito, come è nata l’idea di portare al Meeting quest’opera del IV sec. d.C.? E quali sono i tratti che la rendono tuttora attuale? Pensando al tema del prossimo Meeting - “Emergenza uomo” - mi è tornata prepotentemente alla memoria l’esperienza di un uomo eccezionale, Agostino d’Ippona, che forse più di ogni altro, non solo nel suo tempo ma ancora nel nostro tempo, ha percorso e indicato il cammino drammatico della scoperta di “sé” come un “io” fatto da un Altro e per un Altro. L’esistenza dell’uomo è profondamente segnata da questo rapporto, e il suo segno – come una ferita incisa nella sua carne e nella sua anima – è l’inquietudine. Il cuore inquieto è in effetti la “nascita” dell’io, appunto perché l’inquietudine è segno della provenienza e del destino di sé. L’io emerge in un incontro, e l’incontro si fa storia. Agostino è colui che per primo ha chiamato il Principio di tutte le cose, il Creatore del mondo con il nome proprio di “Tu”, e ha mostrato che il modo più vero per parlare di questo Altro è quello di parlare con lui: la vita è un dialogo drammatico dell’io con questo Tu – una confessione, appunto. E nelle Confessioni, l’opera scritta >
Un’immagine di Sant’Agostino.
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SPETTACOLO INAUGURALE tra il 397 e il 401, in cui Agostino ripercorre la vicenda tormentata e affascinante della sua vita – come una trama di eventi e di incontri, di scoperte e di attese, di tentazioni e di soddisfazioni, di sconfitte e di vittorie – egli descrive e testimonia che per un uomo “cercare” il significato di sé e del mondo è possibile veramente solo quando egli scopre di essere stato “trovato” da esso. Ma esser trovato dal Tu è ciò che rimette in moto l’intelligenza e l’affezione dell’uomo, principio di una conoscenza e di un volontà nuove.
In cosa consiste la proposta di questo spettacolo? La proposta è quella di restituire in qualche modo la vivezza drammatica dell’esperienza di Agostino attraverso la lettura-interpretazione di brani dalle sue Confessioni, per immedesimarsi con un percorso personale, in cui vengono a galla la verità e la posta in gioco dell’esistenza di ognuno di noi. La lettura non ha certo lo scopo di essere “edificante” e non si propone neanche come un mero scavo “psico-
Un’immagine da Il Cappellone di San Nicola, Basilica di S.Nicola da Tolentino. 12
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logico” o come un monologo “interiore”. Ciò che si vuole comunicare è l’emergenza dell’io: come esso “emerga” nell’esperienza della vita nel rapporto con l’Altro, e come costituisca sempre – oggi in particolar modo – l’“emergenza” continua, ossia l’urgenza più acuta di ogni esistenza personale, così come della società e della storia. E non è di poco conto che le Confessioni siano un testo dalla qualità letteraria eccezionale, in cui la vivezza e l’inventività sperimentale della lingua fanno diventare – quasi
SPETTACOLO INAUGURALE teatralmente – la prosa “poesia”, la descrizione invocazione, e l’invocazione conoscenza affettiva del vero. Chi sarà l’interprete principale? Interprete di questo percorso, attraverso il reading dalle Confessioni è Sandro Lombardi, uno degli attori più importanti della scena italiana contemporanea, fondatore con Federico Tiezzi della Compagnia di teatro d’avanguardia «Magazzini criminali», oggi «Compagnia Lombardi-Tiezzi», che ha proposto al-
cuni degli spettacoli più interessanti negli ultimi decenni, tra i quali, memorabili, quelli su testi di Giovanni Testori. Come siete arrivati a chiederlo proprio a lui? L’invito di Sandro Lombardi non è motivato solo dalla grande arte interpretativa di questo attore, ma anche dal fatto che con lui è nata una storia intensa di rapporti con alcuni di noi. Potrebbe descriverci meglio quali saranno i tratti principali di questo spettacolo? Quello che vorremmo realizzare è uno spettacolo essenziale, ma al tempo stesso molto curato nel testo (che per l’occasione sarà tradotto ex novo dal latino), nella colonna sonora, nelle luci, e con la proiezione di immagini e video. Ma non si tratterà di semplici supporti di accompagnamento, perché sia la musica che le immagini avranno la funzione di evocare la profondità e la drammaticità del bisogno e del grido dell’uomo contemporaneo, e di mostrare come l’esperienza e le parole di Agostino permettano di scoprirne tutta la portata e di illuminarne l’attesa. Come un amico che ti porti ad aver coscienza di ciò cui tutto il tuo umano è teso. Da questo punto di vista potremmo dire che Agostino resta il più “moderno” di tutti, perché ha individuato, con una nettezza e una persuasività impressionanti, che la coscienza e la libertà dell’io sono il luogo di un rapporto, o meglio, costituiscono di per sé l’evento di un incontro. È l’Altro che costituisce l’io, e l’io accade o si compie proprio in questa relazione. Preparando questo spettacolo sto capendo ancora di più che si tratta dell’unica sfida davvero pertinente per comprendere e condividere l’insopprimibile ricerca del significato di sé e del mondo nell’epoca del nichilismo.
L’attore Sandro Lombardi
Come si svolgerà lo spettacolo? Per quanto riguarda il testo del recital, sarà preparato un vero e proprio percorso drammaturgico in sei quadri (ciascuno dei quali riprenderà momenti o eventi significativi della vita di Agostino), a cura di Fabrizio Sinisi, che è Assistente per la drammaturgia di Federico Tiezzi e autore di un testo, La grande passeggiata, messo in scena quest’anno dalla «Compagnia Lombardi-Tiezzi» con grande successo. L’idea di fondo è quella di proporre il racconto che Agostino fa della sua esistenza come rapporto con il “Tu”, non come semplice rievocazione autobiografica, ma come un percorso della “memoria”, intendendo per memoria ben più che un ricordo commosso, ma piuttosto il ri-accadere di ciò che si è vissuto, rendendone presente il significato vero, cioè la presenza del Mistero, all’io. È il senso propriamente cristiano della memoria, quello che i linguisti contemporanei chiamerebbero un “atto performativo”, vale a dire un atto del linguaggio umano che non si limita a descrivere o a indicare qualcosa, ma che la fa accadere in presenza. Per questo Agostino, in qualche modo, continua a precederci e ad attenderci. MARZO2013
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La nostra tecnologia fa volare alto la nostra bandiera.
Elicotteri, Elettronica per la Difesa e Sicurezza, Aeronautica, Spazio, Sistemi di Difesa, Energia, Trasporti. Finmeccanica da oltre 60 anni è il portabandiera dell’eccellenza tecnologica italiana nel mondo. Finmeccanica è tra i leader globali in tutti i settori in cui opera, campione dell’industria italiana nella ricerca e nello sviluppo delle più avanzate tecnologie.
SPETTACOLI 2013
In scena “Un Uomo Vivo” Vi presentiamo lo spettacolo del Meeting 2013 tratto dal romanzo omonimo di G. K. Chesterton, che sbarcherà al Teatro Ermete Novelli di Rimini durante la settimana della manifestazione. di Giampiero Pizzol
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Un uomo vivo”, romanzo scritto da G. K. Chesterton nel 1912, si presenta già come una romanzesca commedia con colpi di scena ben studiati, uno stile impeccabile da teatro conversazione, irta di battute pungenti, modulata sui registri comico-drammatici e un intreccio degno di Shakespeare. Si tratta di un giallo senza delitto, ma con un vero processo che tiene viva l’attenzione del pubblico e sorprende come succede nelle migliori pagine di Sherlock Holmes. Eppure non abbiamo sul banco d’accusa solo i fatti, ma l’interpretazione dei fatti o meglio ancora l’interpretazione della vita stessa. Chesterton qui può far appello alla filosofia ma anche alla poesia, può scatenare la follia omicida e nello stesso tempo predicarci l’amore eterno. «In certe epoche particolari, è necessaria una specie di preti chiamati poeti per ricordare agli uomini che non sono morti... infatti gli intellettuali tra cui viviamo a volte non si rendono nemmeno conto di essere nati finché non hanno sotto il naso la canna di una pistola!». Vivere intensamente il presente Il nostro saggio e spietato, comico e drammatico autore ci mette sotto gli occhi “Un uomo vivo”, un breve, ma esplosivo atto unico per risvegliarci alla vita, per predicare quel
Drawing Piotr Prominski (www.prominski.com)
“vangelo di meraviglia”, che consiste nel vivere intensamente il presente e accorgersi del Mistero, a cui
siamo chiamati fin dall’istante in cui veniamo al mondo. Chesterton si accorge che in casi di emergenza > MARZO2013
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SPETTACOLI 2013 zioso come un dipinto, allegro come il sole e triste come l’autunno. Un uomo come tutti noi, ma deciso a non perdere tempo, determinato a lottare contro il nichilismo, il relativismo e lo scetticismo imperante ai suoi come ai nostri tempi. «Un uomo passato dall’infanzia alla maturità senza conoscere quella crisi di gioventù in cui la maggior parte degli uomini diventano vecchi».
deve emergere l’uomo: ed ecco Innocenzo Smith, l’uomo che vuole vivere e non si accontenta di sopravvivere, un uomo sconvolgente e folle, frenetico come una danza e silen-
Irruzione del sig. Smith in casa Beacon La sua irruzione in Casa Beacon, una delle mille tranquille case di Londra, scatena un uragano di avvenimenti fino a un vero e proprio processo, in cui i crimini contro l’umanità di mister Smith verranno svelati come piccoli misteri di un giallo. Siamo abituati ormai a seguire sui giornali fatti di cronaca nera, che però, purtroppo, si risolvono solo con la scoperta del male. Chester-
ton qui, con un colpo di scena da teatro elisabettiano, ribalta le accuse, confuta le prove e ci sorprende con la scoperta del miracolo del bene. Nei fatti è nascosto il senso della vita La casa messa a soqquadro dal vento impetuoso di Innocenzo Smith è l’anima di tutti noi messa alla prova da fatti eccezionali e provvidenziali, che ci accadono e che vanno sempre interpretati con cuore e ragione. La logica di Chesterton è tagliente e accurata come quella di un vero investigatore del mistero: tutto l’uomo vi partecipa perché dai fatti dipende la vita e nei fatti è nascosto il senso. Rinunciare è perdere la scommessa più importante del mondo. «Ci prepariamo sempre per qualcosa, qualcosa che non viene mai, io do aria alla casa, voi spazzate la casa, ma che cosa dovrà dunque succedere nella casa?». Il destino bussa alla porta di ciascun uomo. Saremo pronti ad aprire ? Saremo pronti a capire? Saremo capaci di rispondere? Spettacoli Meeting 2013 MANALIVE – UN UOMO VIVO di G. K. Chesterton Drammaturgia a cura di: Giampiero Pizzol Regia di: Otello Cenci
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IN-MOSTRA 2013
I nuovi martiri russi «La luce splende nelle tenebre. La testimonianza della Chiesa ortodossa russa negli anni della persecuzione sovietica», questo è il titolo della mostra che quest’anno sarà allestita al Meeting e che sarà curata dall’Università Ortodossa San Tichon di Mosca. In occasione del Seminario di preparazione della mostra, svoltosi nella capitale russa dal 10 al 14 marzo 2013, abbiamo potuto intervistare padre Georgij Orechanov, vice rettore dell’Università ortodossa di Mosca, presente al Meeting dal 2007. «La prima volta che sono venuto al Meeting – ha affermato - mi sembrava di essere in un altro pianeta». Vi proponiamo di seguito la sua intervista. di Stefano Pichi Sermolli
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uest’anno al Meeting sarà presentata la mostra sui martiri russi, una mostra che sarà lo sviluppo di un’esposizione già presentata a Mosca un anno fa. Da dove è nato il desiderio di portarla al Meeting di Rimini, in Italia? L’anno scorso siamo venuti al Meeting di Rimini, ci siamo incontrati con i rappresentanti della manifestazione, con il Presidente, Prof.ssa Emilia Guarnieri, e da lì è nata l’idea di presentare in qualche modo la nostra università al Meeting. Bisogna dire che, in quei giorni, mi aveva fatto una profonda impressione la lezione del Rettore dell’Università “San Damaso”, Javier Prades, e ho pensato: «Perché in quello stesso modo non fare intervenire il nostro rettore?». Quando abbiamo iniziato a discutere di questa possibilità, ci siamo domandati che cosa la nostra università potesse portare di proprio, oltre alla lezione del rettore. In quel momento si sapeva già che a Mosca avrem18
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mo allestito una mostra dedicata alla storia dei nuovi martiri ed è nata l’idea: «Perché non allestire questa mostra in Italia?». Ma, dal momento che allora la mostra non c’era ancora, abbiamo messo da parte quell’idea. In seguito, i nostri amici italiani hanno visitato la mostra a Mosca e si sono convinti che si trattava davvero di un’esposizione bellissima e che sarebbe stato importante e interessante mostrarla al pubblico italiano. Cosi è nata l’idea di portare la mostra in Italia. Non sarà quindi la prima volta al Meeting... Cosa l’ha colpita di più, qual è la cosa più preziosa che ha portato a casa l’anno scorso? La prima volta che sono venuto al Meeting mi sembrava di essere in un altro pianeta. In un primo momento mi ha colpito la portata dell’evento, la quantità di persone presenti alle mostre, la grande quantità di inizia-
Cattedrale dell’Assunzione, Cremlino - Mosca.
IN-MOSTRA 2013 tive (decine e decine e questo fa una grande impressione); mi hanno colpito alcune splendide iniziative nelle più diverse sfere: messe in scena teatrali, iniziative scientifiche, mostre e concerti, cioè, in generale, questo forum giovanile fa una grande impressione. E naturalmente la possibilità di incontrarsi con le persone, di conoscersi e parlare di collaborazione. Il Meeting in questo senso è una piattaforma splendida per l’avvio di collaborazioni. Torniamo alla mostra. State lavorando con studenti di altre nazioni, quali? E che tipo di lavoro state facendo? Nella preparazione della mostra di Rimini partecipano in primo luogo studenti della nostra università che
rappresentano varie facoltà; partecipano anche rappresentanti dell’Italia, dell’Università Cattolica di Milano e dell’Ucraina, studenti di Kiev e Kharkov. Il nostro lavoro comune consiste nell’elaborare l’idea generale della mostra; nell’ambito di questa idea, ogni gruppo di studenti prepara una serie di relazioni, che saranno poi trasformate per diventare parte concreta della mostra. Ogni gruppo cerca immagini, oggetti da esporre e scrive testi. Si tratta di quei piccoli mattoni, da cui sarà composto poi l’edificio della mostra dedicato ai nuovi martiri. E qui è molto importante il ruolo degli esperti che guidano il lavoro degli studenti; da questo lavoro comune di studenti e professori nasce infatti la stessa mostra e la composizione delle sale. Tutto questo per noi è sicuramente un’esperienza interessante. Saranno dunque i martiri, le loro storie, i protagonisti di questa mostra. Lei ha detto più volte che molte delle libertà che avete adesso in Russia sono il frutto del martirio, del sangue dei martiri. Ci può descrivere con alcuni esempi questa sua affermazione? Gli esempi sono molti. La stessa possibilità di portare la mostra in Italia su questo tema è già una possibilità recente, trent’anni fa non si sarebbe neanche potuta sognare una possibilità così. Ma oltre a questo, tutto ciò che abbiamo acquisito nella vita della Chiesa negli ultimi venti anni è il risultato dell’opera di persone che hanno dato la vita per la fede in Cristo: la possibilità di insegnare religione ai bambini a scuola, agli studenti universitari - non solo in università ecclesiastiche ma anche statali - , la possibilità di discutere liberamente sui mass media di questioni riguardanti la vita della Chiesa, la vita politica, sociale e culturale. Queste sono tutte espressioni della nostra vita ecclesiale oggi. Ci si può liberamente occupare di attivi-
tà sociali, di assistenza sociale ai più sfortunati, si può discutere della presenza di preti nell’esercito russo e, qualunque aspetto della vita della chiesa prendiamo in considerazione, possiamo affermare che tutto questo oggi ce l’abbiamo grazie al fatto che qualcuno molti anni fa ha dato la sua vita per la chiesa e per Cristo. Un’ultima domanda. Forse un po’ personale. Per parecchi anni, al Meeting, ma anche in Italia, molti hanno parlato e raccontato della Chiesa Ortodossa, del rapporto con voi, dell’amicizia con voi. Quest’anno, per la prima volta, avete deciso di essere voi i protagonisti. Come sente questa sfida? Naturalmente per noi è una grossa responsabilità, perché, sebbene il tema dell’ortodossia sia già risuonato al Meeting prima di adesso, sappiamo che se n’è data un’idea non attraverso rappresentanti della Chiesa Ortodossa, ma attraverso rappresentanti di organizzazioni, come ad esempio “Russia Cristiana”, che ha preparato tra l’altro mostre molto interessanti sulla vita di Pasternak, Marija Judina, padre Pavel Florenskij; ma una testimonianza diretta da parte della Chiesa Ortodossa non c’è stata finora. Perciò, definirei il nostro compito, un “compito missionario”, quello di raccontare di Cristo così come noi lo capiamo qui in Russia nella Chiesa Ortodossa, raccontare cosa è la fede, cosa è la vita della Chiesa, raccontare cosa è la Chiesa Ortodossa oggi, quali compiti stanno innanzi a lei oggi in Russia.
Domenica 18 agosto - sabato 24 agosto LA LUCE SPLENDE NELLE TENEBRE. LA TESTIMONIANZA DELLA CHIESA ORTODOSSA RUSSA NEGLI ANNI DELLA PERSECUZIONE SOVIETICA. A cura dell’Università Ortodossa San Tichon di Mosca. MARZO2013
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AMICI
Il ricordo di un amico Abbiamo chiesto a Sante Bagnoli, Presidente della casa editrice Jaca Book, un ricordo del Card. Ries, scomparso a 92 anni, lo scorso 23 febbraio. Un rapporto, quello tra Bagnoli e Ries, iniziato negli anni ’70 e che ha portato Jaca Book a pubblicare per prima in Italia gli studi del Cardinale belga. Negli anni tra i due è nata una grande amicizia che Bagnoli racconta in queste bellissime righe che ci ha voluto donare. di Sante Bagnoli
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i siamo incontrati ad un convegno sull’Arte rupestre organizzato dal Centro Camuno di Studi Preistorici diretto da Emmanuel Anati, a Capo di Ponte, tra il 28 luglio e il 3 agosto del 1979. Jaca Book fu la prima casa editrice a pubblicare sistematicamente arte rupestre in Italia. Il convegno mi interessava molto, perché c’erano studiosi di tutto il mondo e si poteva avere un quadro internazionale delle scoperte. Il tema era su Arte e Religione, perciò tutta la tematica del simbolo avrebbe avuto un grande spazio. La seconda mattina prende la parola un prete belga, membro del Comitato dell’Unesco per la classificazione dell’arte rupestre, così almeno avevo capito: era Julien Ries. La tradizione di sacerdoti in Preistoria nel mondo francofono mi era ben nota, dall’Abbé Breuil a Teilhard de Chardin, ma a metà dell’esposizione ero particolarmente colpito. Dopo relazioni anche molto tecniche, ero davanti ad uno sfondamento di orizzonti. L’uomo è l’uomo perché riconosce il sacro Con i piedi ben saldi sulle rocce graffite e con indagini dettagliate delle incisioni, Ries incontrava la presen20
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za di miti istoriati, in particolare in accordo con antichi elementi fondanti della mitologia indoeuropea. Da una larga disanima traeva una conseguenza che oggi, dopo le migliaia di pagine pubblicate delle sue opere, può apparire evidente, e che allora era tanto poco acquisita da passare di fatto inosservata per i partecipanti allo stesso convegno. Certo, tutti erano molto interessati a vedere la tripartizione di Dumézil tra sacerdoti-guerrieri-contadini nei simboli delle steli della Valcamonica o dell’Asia Centrale, ma un concetto espresso da Ries sfuggiva a quella platea: l’uomo è uomo perché riconosce il sacro. Oggi noi conosciamo Ries come l’autore di un’antropologia religiosa fondamentale, come colui che ha aperto un nuovo campo del sapere, certo partendo dal concetto di Homo Religiosus di Eliade, ma rendendolo talmente operativo da metterlo a fondamento di una nuova disciplina. Allora tutto questo sembrava un commento personale alla lettura di quei graffiti in cui si ravvisavano incisi dei miti. Lo invitai a cena La sera lo invitai a cena e gli dissi che non volevo parlare solo di graffiti, ma di quel legame inscindibile tra l’uo-
mo e il sacro di cui aveva accennato. Il professore belga era ben contento che chi gli era stato presentato come un editore di Rock Art si interessasse anche a quel tema. La cena ci trovò concordi sulla qualità del cibo alpino e dei formaggi, di cui Ries si mostrò da subito un ottimo degustatore. La conversazione divenne serrata, la mia curiosità non si accontentava. Poco più di un anno dopo sarebbe uscito da Jaca Book “Il sacro nella storia religiosa dell’umanità”. Cher Professeur e cher directeur Bene, quella sera si decise l’uscita di quella che divenne il primo mattone della grande costruzione riessiana dell’Antropologia religiosa, il volume sul “Sacro”. Il libro lo aveva già in testa, ma Ries, pur essendo a sua volta un editore, e un grande editore scientifico, per una sintesi del genere preferiva il catalogo di un editore di Scienze umane diffuso in libreria come era Jaca Book. Da quella sera ci chiamammo “cher Professeur” e “cher directeur”. L’ultimo saluto Così ci siamo salutati per l’ultima volta alle 20.30 del sabato 8 febbraio 2013 nella clinica di Notre Dame a Tournai, dopo due giorni in cui,
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Un’immagine del Cardinale J. Ries.
pur con molte pause di riposo e molto succo d’uva e yogurt, ci siamo intesi sulla conclusione delle sue opere e dei suoi inediti. La serenità di Ries, l’umorismo, la luce di una missione culturale da compiere e ormai compiuta, la totale confidenza nello Spirito, mi fece in quella clinica riandare con la mente a quella cena a
Capo di Ponte. Missione compiuta, professor Ries! Anche la Chiesa, con un cardinalato dato un anno fa a 92 anni sembra dirci che averlo tenuto in disparte era stata una omissione. Quell’Homo Religiosus non è confondente, al contrario dà gloria a tutta la Creazione. In ogni uomo c’è l’esigenza di
un ponte con l’infinito. Quei segni sulle rocce per Ries furono la prova di un Homo Religiosus che precede tutte le religioni conosciute; per dirla con Coppens, con cui Ries ha tenuto un dialogo culturale a distanza per tutti questi anni, da quando noi riconosciamo l’apparire dell’uomo, quell’essere è religioso. MARZO2013
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Dialogo uomo - natura Carlo Soave, uno dei principali curatori della mostra dal titolo “Naturale, artificiale, coltivato. L’antico dialogo dell’uomo con la natura”, dedicata all’interazione virtuosa tra uomo e natura, ci racconta cosa l’ha spinto ad implicarsi in questa avventura. di Carlo Soave
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lla conclusione del Meeting per l’amicizia fra i popoli del 2012 sono stato colpito da queste parole: «Nella società in cui viviamo è urgente l’esigenza di ridare un’identità chiara all’io, protagonista nella vita e costruttore di storia. Per questo il titolo della XXXIV edizione del Meeting sarà “Emergenza uomo”». Mi è ritornato in mente quante volte nella mia vita - sono stato per anni un ricercatore e insegnante di genetica agraria e di fisiologia vegetale - mi sono interrogato su un fatto per certi versi stupefacente: per migliaia e migliaia di anni (più di 150.000) i nostri antenati preistorici hanno vissuto in piccole bande di nomadi, cacciatori e raccoglitori che si nutrivano di selvaggina, frutti, semi e radici di piante selvatiche. Poi intorno a 10.000 anni fa, in diversi luoghi del pianeta, indipendentemente gli uni dagli altri, alcuni di essi sono diventati agricoltori. Cosa li ha spinti a questo passo? Non certo la ricerca di una vita più comoda. La vita del contadino è più faticosa di quella del nomade cacciatore-raccoglitore - come si può anche oggi verificare nella vita dei gruppi di cacciatori-raccoglitori tuttora esistenti - e neppure si può dire che sia stata la scarsità di selvaggina e frutti, semi: l’agricoltura è nata in
aree e in periodi in cui abbondavano le risorse alimentari. E allora perché? Non lo sapremo mai con certezza, ma possiamo cercare dentro di noi oggi - in fondo non siamo molto lontani da questi nostri progenitori, ci separano da loro circa 400 generazioni - e vedere quali motivazioni oggi ci potrebbero spingere a cambiare così drasticamente lo stile di vita. Una motivazione che oggi ci muove è la preoccupazione per il domani, la sollecitudine a che i nostri figli, la comunità in cui viviamo possa continuare a vivere e prosperare. Liberarsi dall’aleatorietà della caccia - un giorno va bene, ma tante volte si torna a mani vuote - è stata sicuramente una spinta importante per iniziare a coltivare. Ma come si faceva a sapere che raccogliendo quelle spighe di frumento dal suolo e mettendo a dimora i semi sarebbe iniziato un ciclo virtuoso? Qui gioca un altro elemento, la inarrestabile passione dell’uomo per provare, sperimentare, ricercare nuove strade: l’uomo preistorico guarda quello che fa la natura, cerca di comprenderla, usa la ragione per vedere se da ciò che vede si può estrarre qualcosa di più generale, di più ampio che supera i confini del torpore della vita di ogni giorno. Si manifesta qui l’identità profonda dell’umano: una inquietu-
“Mese di Febbraio, contadino che vanga”, Benedetto Antelami (1150 ca.-1230 ca.), Battistero di Parma.
dine profonda che lo spinge all’azione e che dà inizio ad una storia che nel tempo porterà alle grandi civiltà del passato e anche a quelle di oggi. Qui l’io protagonista della vita e costruttore di storia emerge ed è ciò che ci ha spinto a realizzare la mostra “Naturale, artificiale, coltivato. L’antico dialogo dell’uomo con la natura”. Domenica 18 agosto - sabato 24 agosto NATURALE, ARTIFICIALE, COLTIVATO. L’ANTICO DIALOGO DELL’UOMO CON LA NATURA A cura di: Euresis MARZO2012
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FA TUTTO. ANCHE IL CAFFĂˆ. www.dolce-gusto.it Seguici su
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WEB
Il Meeting sempre più social 365 giorni all’anno di aggiornamenti, curiosità, notizie, anticipazioni, contenuti multimediali, interviste e appuntamenti. di Daniela Schettini
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l Meeting tutto l’anno? Ebbene sì. Infatti, non è solo un evento culturale fatto di convegni, mostre, spettacoli, sport, attività per ragazzi e bambini della durata di una settimana, ma molto di più: un luogo attivo tutto l’anno, con una ricchezza di contenuti fruibili in ogni momento e da qualsiasi luogo. Basta solo un click e Vivilo con noi! Da quest’anno sul sito www.meetingrimini.org potete trovare una nuova sezione denominata “Work in progress”, che racconta il backstage, il dietro le quinte dell’evento: storie di incontri, anticipazioni di spettacoli, mostre, sport indoor e outdoor, le proposte ristorative, gli intrattenimenti serali, le animazioni per i bambini e tutti i servizi formato famiglia; le aree tematiche e i grandi allesti-
menti e tante altre curiosità sul Meeting 2013. Durante la settimana Meeting o nel corso dell’anno, direttamente dalla fiera o comodamente da casa, la parola chiave per seguire la manifestazione e condividere gli avvenimenti più importanti, notizie, foto e video è #meeting13. Il Social Media Team, un gruppo di volontari curiosi della rete, sarà presente al Meeting con uno stand disposto nella hall sud della fiera e pubblicherà interviste, estrapolati di incontri, immagini di vita Meeting, videointerviste, nonché notizie in chiave social, permettendo così, anche a chi non ha la possibilità di partecipare, di viverlo in ogni sua sfaccettatura. Aggiornamenti costanti e in tempo reale su Twitter e Facebook.
I video degli incontri, le dirette o le differite durante la settimana saranno disponibili in lingua italiana e inglese sul canale Youtube del Meeting. Non mancherà una raccolta delle immagini dei principali momenti su Flickr, ma anche l’App del Meeting quest’anno avrà una nuova veste grafica e sarà visualizzabile da tutti gli smartphone, per avere i contenuti a portata di mano, il programma aggiornato, la mappa dettagliata delle sale degli incontri, i padiglioni delle mostre e i luoghi degli spettacoli, il Quotidiano Meeting e tanti altri strumenti sfogliabili, nonché tutte le notizie condivisibili sui canali social. Ecco tutti i link per seguire il Meeting: Sito: www.meetingrimini.org Facebook: www.facebook.com/meetingrimini Twitter: www.twitter.com/MeetingRimini Youtube: www.youtube.com/meetingdirimini Flickr: www.flickr.com/meetingdirimini
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CONCORSI
Il tuo corto al Meeting Hai tempo fino al 10 maggio per inviarci il tuo cortometraggio! di Otello Cenci
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ussia, New York, Malesia, Texas, Israele, Italia sono le nazioni da cui sono arrivati i primi filmati per l’edizione 2013 del Meeting Rimini Film Festival. In palio: 1. Un soggiorno studio di 10 settimane
presso la School of Visual Arts di New York. 2. Una borsa di studio per la frequenza di un anno di studi presso l’Accademia di Cinema e della Televisione di Cinecittà a Roma. 3. Un premio del valore di 1.500,00 euro.
Iscriviti adesso! Scarica la scheda di iscrizione su www.meetingrimini.org e inviaci il tuo cortometraggio. Meeting Rimini Film Festival è un eccezionale concorso internazionale per cortometraggi che il Meeting per l’amicizia fra i popoli organizza da 6 anni, in collaborazione con Made Officina Creativa, School of Visual Arts di New York, ACT multimedia di Cinecittà Roma, Radio Cinema, Sentieri del Cinema e Best Movie, la rivista di cinema più diffusa in Italia. La giuria, composta da esperti e docenti del settore, ha avuto come presidenti il regista Pupi Avati nel 2008, Gigio Alberti nel 2009, nel 2010 Massimo d’Alatri, nel 2011 il regista e produttore polacco K. Zanussi e nel 2012 la giornalista e documentarista Monica Maggioni. Quello del 2013 è ancora top secret… Il MRFF è un’interessante opportunità per affrontare il mondo dei cortometraggi e incontrare maestri da cui imparare e carpire i segreti del mestiere. Il Meeting Rimini Film Festival ha l’intento inoltre di valorizzare opere che raccontano, e approfondiscono con verità, il tema dell’uomo impegnato con la vita quotidiana, mostrandone gli aspetti seri, ironici, drammatici, appassionati, enigmatici. Il Festival offre ai suoi partecipanti momenti di incontro con affermati maestri del settore. Puoi chiedere informazioni inviando una e-mail all’indirizzo: shortfilm@meetingrimini.org o telefonando allo 0541/709131. Rimani aggiornato. Seguici su: www.meetingrimini.org @MRFilmFestival www.facebook.com/MeetingRiminiFilmFestival
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INCONTRI
Quando il “signor G” venne al Meeting Vi proponiamo l’intervista al giornalista televisivo Massimo Bernardini, realizzata in occasione del decimo anniversario dalla morte di Giorgio Gaber. di Erika Elleri
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ono passati dieci anni dalla morte del “signor G”, uno dei più grandi artisti della nostra epoca, “un intellettuale vero” come è stato definito dal giornalista Massimo Bernardini nell’introduzione criticobiografica al volume dedicato a Giorgio Gaber: “La libertà non è star sopra un albero”, edito da Einaudi dove si legge: «L’intellettuale, quello vero, lo distingui perché ama il pensiero ma
ancora di più ama la realtà». Un intellettuale che non ha lasciato nessuno indifferente: «Da Mina a Francesco Alberoni, - continua - da Antonio Ricci a Sergio Castellitto, da Sergio Bertinotti al fondatore di Comunione e Liberazione don Luigi Giussani, tutti concordano nel riconoscere, pur da sponde e radici diverse, quanto è prezioso l’apporto di Giorgio Gaber alla nostra cultura».
Vogliamo riprendere i suoi incontri con il popolo del Meeting, nell’agosto del 1985 e del 1991, visti attraverso lo sguardo dell’amico Bernardini, che è stato uno dei principali fautori dell’arrivo di Gaber al Meeting. Durante la conferenza stampa, successiva alla serata di domenica 25 agosto 1985, Giorgio Gaber ha affermato: “Sono stato invitato con molta insistenza. Ho accettato un po’ per curiosità e un po’ per capire cosa succede qui. Del resto nel mio mestiere la curiosità è d’obbligo”. Perché è nata l’idea di invitarlo e da dove è sorta questa insistenza di cui lui parla? Ricordo bene il fatto che in quegli anni gli artisti si dividevano tra chi aveva diffidenza verso il Meeting e verso il mondo che lo ha generato e chi non si tirava indietro ma era aperto ad incontrare una novità. Nel caso di Giorgio c’era, fin dai primi incontri con >
Un’immagine di Giorgio Gaber al Meeting 1985.
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INCONTRI lui, una genuina curiosità, che però non era la curiosità sfiziosa dell’intellettualino che dice «andiamo a vedere un po’ che roba è», ma proprio la curiosità di uno appassionato, curioso nella sua ricerca e si chiedeva «chi sono questi che vengono a vedere i miei spettacoli e mi fanno delle domande?». Dopo il primo incontro, abbiamo subito percepito di avere tante preoccupazioni comuni su quello che stava succedendo in Italia, su come l’io delle persone si stesse frantumando, su quello che è accaduto dopo il ‘68 e per questo, pur nella diversità, ci siamo incontrati e lo abbiamo invitato con insistenza al Meeting. Un rapporto dunque iniziato tempo prima… Come sei entrato in rapporto con Gaber? Come è iniziata la tua amicizia con lui? Attraverso il giornalismo, che è il mio mestiere. In quegli anni ero molto concentrato sulla critica musicale e così ci incontrammo agli inizi degli anni ottanta proprio attraverso una lunga intervista, in cui ci conoscemmo per la prima volta e ci annusammo con grande simpatia. Poco alla volta, questa conoscenza cordiale si è trasformata in un’amicizia anche personale. Io gli devo molto, sia in termini personali, che professionali. Tornando alla sua presenza al Meeting, nessuno si aspettava che il signor G. ci venisse, una partecipazione non scontata, viste le evidenti differenze di vedute su molti temi. Secondo te da cosa fu colpito (oltre che dalla curiosità), tanto da tornarci sei anni dopo? Innanzitutto fu colpito dal fatto di essere stato nuovamente invitato, non è così scontata la cosa. Tra gente diversa, la grande forza del Meeting è quella di spiazzare dicendo: «Guarda che della diversità non è che ci importi, ci importa della qualità dell’incontro, non siamo spa28
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Giorgio Gaber al Meeting 1985.
ventati dalla diversità». Ecco, questo è ciò che colpisce molto le persone e che ha colpito molto Gaber. Un invito arrivato nonostante la diversità di pensiero su temi cruciali quali la Chiesa, la politica e la vita,… «Quindi, questa qui – avrà pensato Gaber - è gente, che davvero ama la diversità». Una stima e un’attenzione per il Meeting e per ciò che lo genera che si è portato appresso fino alla fine della sua vita. Cosa ti ricordi di quell’incontro? Quale immagine ti è rimasta più impressa? Oltre al suo rapporto con il pubblico, direi la libertà di accettare qual-
siasi tipo di domanda e di accoglierla. Le domande che facevamo le sentiva in qualche modo per la prima volta. La sua forza è stata quella di non essere mai stato ideologico e quindi ogni domanda era plausibile, la portava dentro di sé. Come dire, io vi rispondo una cosa e magari voi ve ne aspettavate un’altra, ma capisco dalle vostre facce, che siete in grado di accettare una risposta che non era quella che volevate. Mi ricordo bene il clima di assoluta libertà nelle domande e nelle risposte. Che eco ha portato l’incontro di Gaber col Meeting nel mondo dello spettacolo e della musica?
INCONTRI pre cresciuto. Così, a ricaduta, tutta la diffidenza di molti verso un certo tipo di libertà di opzione del Meeting nell’invitarlo e dall’altra di accettare è diventata diffidenza nei confronti di Gaber. Hai qualche ricordo personale, una confidenza che ti ha fatto e che ora, a distanza di tempo, puoi raccontarci? Riguarda la famiglia. Lui era abbastanza impressionato da quello che aveva incontrato al Meeting come dimensioni di famiglie. Mi ricordo che sua figlia si stava per sposare… lui in qualche modo sognava per sua figlia lo stile di vita di quelle famiglie, uno stile libero, ma nel contempo molto consapevole. Anche perché era molto in linea con la sua profonda riflessione, sua e di Luporini, sul tema dell’uomo e della donna. Conosco bene sua figlia, quasi in fratellanza parentale, e posso dire che ora ha una famiglia solida e consapevole.
Gli ha portato qualche rogna, perché la libertà di incontrare un mondo, dal punto di vista identitario, così forte come quello di Comunione e Liberazione ha fatto diffidare alcuni di lui. Rendiamoci conto che Gaber dagli anni ’80 in avanti per un certo tipo di intelligentia di sinistra comincia a diventare sospetto, perché, dopo aver accompagnato tutto l’evolversi della generazione del ’68 fino alla fine degli anni ’70, negli anni ’80 diventa (con Sandro Luporini) una fortissima individualità solitaria, che comincia a riflettere sulle contraddizioni di quel cammino. E questo incomincia a creare scandalo. Uno scandalo che in realtà è sem-
Un’ultima battuta sul tuo rapporto con il signor G... Gaber fu il primo ad incoraggiarmi a fare il passaggio al mondo televisivo. Ma soprattutto gli devo un’amicizia che è diventata confronto sulla vita. Quando ci incontravamo, c’era sempre un motivo giornalistico, per cui ho avuto il privilegio di veder nascere tanti suoi spettacoli dopo gli anni ottanta, di vedere anche la sua bottega artigiana, ma sempre c’era il parlare del mondo, della vita, dello stato del mondo e della vita, le due cose ormai si intrecciavano. Era insieme un rapporto professionale, ma che andava anche molto oltre. Continuamente rimandava ad un confronto serrato sulla vita. Tant’è che l’ultimo atto di questo cammino è stato quello della malattia. Quando ormai la malattia era arrivata ad un punto finale, ha chiesto di incontrare gli amici. Da tempo si era rifugiato nella sua casa in Toscana. Quin-
di mi ricordo che io e mia moglie siamo andati in questa casa e, vedendolo molto provato, è stato un incontro di una commozione profonda, perché capimmo che l’amicizia resta come segno e io me lo porto dietro. Io ascolto molta musica e ho un Iphone strapieno di pezzi musicali. Ma l’unico artista che non ho dentro è Gaber. Infatti, non è sostenibile per me ascoltarlo. Ogni volta che lo ascolto mi prende una commozione tale, per cui non riesco più ad ascoltarlo. Allora non l’ho inserito. Forse tra qualche anno ci riuscirò, ma per ora no. Il rimando alla persona concreta, che tante volte ho incontrato e con cui spesso ho cenato è troppo forte. Tra l’altro è l’unica amicizia con un artista che ho condiviso con mia moglie. Io per mestiere incontro tanti personaggi, ma quello con Gaber è stato davvero un rapporto speciale, in cui ho coinvolto anche mia moglie. È l’unico di cui anche lei ha visto tutti gli spettacoli, con cui amava andare a cena. Una cosa ancora misteriosa. Tant’è che i legami son rimasti. I legami con sua figlia, i suoi nipoti, con sua moglie Ombretta. Siamo gente che si vuol bene. Io sono fratello di sangue della Fondazione Gaber e tale son considerato da loro. Sento un po’ il compito di restare legato a loro perché la memoria resti nel tempo. È una cosa troppo importante, perché ci provoca talmente tanto anche nel nostro presente, che bisogna continuare a tenerla desta. Per cui ogni volta che la Fondazione Gaber mi coinvolge in qualcosa io ci sono sempre.
Spettacoli Meeting 2013 CHIEDO SCUSA AL SIGNOR GABER: SERATA GIORGIO GABER, con Enzo Iacchetti e band. A seguire intervista e video con Massimo Bernardini. In collaborazione con: Fondazione Giorgio Gaber. MARZO2013
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BREVI
Dona il tuo 5X1000 al Meeting Un tuo mattone per costruire l’evento culturale aperto a tutto il mondo e per sostenere il lavoro e l’ospitalità dei volontari.
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uoi costruire il Meeting con noi? Puoi farlo donandoci il tuo 5x1000. Basta un piccolo gesto per aiutarci a continuare una grande storia nata più di trenta anni fa, formata da volti, incontri ed esperienze. Il valore del tuo gesto Donando il tuo 5x1000 ci sostieni a dare ospitalità a più di 4000 volonta-
ri, provenienti dalle più svariate parti d’Italia e del mondo. Albania, America, Argentina, Camerun, Canada, Colombia, Francia, Irlanda, Kazakistan, Lituania, Messico, Olanda, Perù, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Spagna e Svizzera sono solo alcuni dei Paesi esteri, da cui provengono. Ragazzi disposti ad affrontare grandi sacrifici pur di venire e di
COSTRUISCI IL MEETING: Quando partiranno le iscrizioni per il lavoro volontario 2013 Le iscrizioni al lavoro volontario del Meeting saranno aperte dal 2 maggio al 15 giugno 2013. Nello stesso periodo verrà comunicata la procedura di iscrizione più adeguata a seconda se si è adulti, universitari o studenti. Per qualsiasi informazione contattate il numero 0541/783100 o mandare una e-mail a volontari@meetingrimini.org.
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non perdersi questa occasione. Un mappamondo di amicizie e una grande possibilità per tutti per allargare il proprio orizzonte. Lavoro e formazione Il lavoro dei volontari inizia già dal pre-Meeting, qualche settimana prima dell’apertura della manifestazione, occupandosi principalmente dell’abbellimento del cantiere, dall’allestimento, alla grafica, alle pulizie, fino al lavoro negli uffici. Durante il Meeting li trovate alla ristorazione, all’International Meeting Point, alle mostre, nelle sale, al Villaggio ragazzi, allo sport, a vendere i biglietti della lotteria, ma sono anche un valore aggiunto per i nostri uffici. Per 8 giorni sono ben 192 mila le ore di lavoro insostituibile e sono necessari ben 68 mila pasti durante la settimana! Da quest’anno, le nuove norme sulla sicurezza ci richiedono di mettere a disposizione per tutti loro un corso in versione e-learning, con gran parte del costo a nostro carico. Per questo il tuo aiuto è fondamentale! Come farlo Puoi porre la tua firma e scrivere nell’apposito riquadro della tua dichiarazione dei redditi il codice fiscale del Meeting 01254380403. Sul nostro sito sono disponibili alla pagina www.meetingrimini.org/5x1000 alcuni strumenti per invitare amici e colleghi a farlo.
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