Quotidiano Meeting, domenica 21 agosto 2016

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MEETING D O M E N I C A

21 agosto 2016

#3

anno 26

PRIMO PIANO

11.15

15.00

SANTA MESSA Presiede sua eccellenza monsignor Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini

AUDITORIUM B3

17.00

BANGUI, CENTRAFRICA: LA CAPITALE SPIRITUALE DEL MONDO

TU SEI UN BENE PER ME

Incontro con Federico Trinchero, missionario carmelitano a Bangui, Repubblica Centrafricana. Introduce Davide Perillo, direttore di Tracce

Interviene Luca Doninelli, scrittore. Introduce Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli.

SALONE B3

SALA B3

19.00 LE NOSTRE VITE CAMBIATE: LA GIUSTIZIA OLTRE LA PENA

Partecipano: Adolfo Ceretti, Maria Grazia Grena e Agnese Moro. Introduce Marta Cartabia, vicepresidente della Corte Costituzionale.

SALONE B1

Sulla tregua per Aleppo non demordo L’inviato dell’Onu, de Mistura: vite da salvare. Verso un incontro mondiale di «città che non possono morire» Sulla tregua per Aleppo Staffan de Mistura non ha nessuna intenzione di mollare. L’inviato speciale dell’Onu in Siria, impegnato in una fase delicatissima della diplomazia internazionale, lo ha detto con chiarezza ieri dal palco del Meeting di Rimini. «Ho sospeso la riu-

nione della task force umanitaria – ha spiegato – proprio per sottolineare con forza la necessità di una pausa almeno di 48 ore. Nemmeno un convoglio umanitario ha potuto raggiungere la parte assediata di Aleppo». E per marcare la sua determinazione, ha confidato di essere

solito, nei momenti più critici, ripetersi un vecchio adagio: «Hai provato? Riprova. Hai fallito? Riprova ancora, fallirai meglio. E riprova ancora, e ancora e ancora. Non mollare». Messaggio chiaro. A che serve una pausa specie se di breve durata? «Una pausa – De Mistura non

Staffan De Mistura, inviato speciale dell’Onu in Siria, con il direttore del Museo del Bardo di Tunisi, Moncef Ben Moussa

Wael Farouq: l’incontro è più del dialogo Wael Farouq, docente di lingua araba all’Università Cattolica di Milano, spiega che il confronto è qualcosa di diverso dal semplice dialogo, perché ci si sposta dal dire “uno, o un altro” a dire “tu”. Solo dopo questo passaggio può nascere un’amicizia, come quella tra lui e il Gran Muftì della Croazia Aziz Hasanovic’. Professor Farouq, il Meeting per l’amicizia tra i popoli è sempre più luogo

d’incontro tra cristiani e mussulmani. È il mio undicesimo anno di partecipazione al Meeting e torno in questo luogo per imparare ad aprire gli occhi di fronte al mondo e guardare agli altri, perché l’unico modo di riscoprire la propria cultura è accettare e vivere il confronto con l’altro. Di che natura è il confronto di cui parla? È un confronto continuo, che vede come protagonisti un “io” e un “tu”. Un confronto presuppone un incontro con un “tu”, non è un semplice dialogo con un “altro”. Che incontri l’hanno colpita quest’anno? Ho studiato, sono un professore (ride), e ho scoperto che in Croazia c’è una

grande comunità di musulmani, ma nessuno di questi è un integralista. Mi sono incuriosito e sono andato ad incontrare il Muftì della Croazia per capire le ragioni di questo fatto straordinario. Cosa è successo? Quando mi sono presentato a lui ho raccontato l’esperienza da cui provengo, del Meeting e dell’amicizia con tanti cristiani. Poi ho iniziato a parlargli di un incontro che ho avuto con papa Francesco e il Muftì mi ha interrotto subito dicendo “Grande uomo! Preghiamo per lui!”. Mi ha colpito perché in quel momento c’erano (...) Luca Brambilla segue a pag. 5

ha dubbi - può salvare delle vite. Può dare un po’ di respiro alla popolazione e magari a rompere la spirale di violenza. Le città, sono come le nostre vite: nei momenti di difficoltà hanno bisogno di ritrovare la fede in se stessi ma innanzitutto di sentire la fiducia degli altri, di non sentirsi abbandonati». Le città. Quelle che rischiano di morire sotto le bombe e il terrorismo. Le città come Giuba (Sud Sudan), Dubrovnik (Croazia), Beirut (Libano) e appunto Aleppo, in Siria. De Mistura nel corso delle sue 19 missioni internazionali, ha vissuto in prima persona il dramma di queste città. Giuba, dove nel 1986, si riuscì a rompere l’assedio con un volo umanitario grazie all’aiuto di Madre Teresa di Calcutta. Dubrovnik («dove per 42 giorni dovetti usare la birra per lavarmi, in mancanza di acqua»), ridotta a macerie fumanti dalle bombe, abbandonata da chi poté fuggire. «Ma Dubrovnik non morì – ricorda l’ambasciatore – perché chi tra i sopravvissuti sapeva suonare uno strumento diede vita a un incredibile concerto in piazza mentre gli assedianti erano ancora sulle colline attorno alla città. Come dire: potete (...) Maurizio Vitali segue a pag. 3

A Betlemme tra cielo e realtà pag. 2

Onda su onda: il cosmo si rivela pag. 9

Volontari: le “fatine” delle hostess pag. 12


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