MEETING D O M E N I C A
21 agosto 2016
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anno 26
PRIMO PIANO
11.15
15.00
SANTA MESSA Presiede sua eccellenza monsignor Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini
AUDITORIUM B3
17.00
BANGUI, CENTRAFRICA: LA CAPITALE SPIRITUALE DEL MONDO
TU SEI UN BENE PER ME
Incontro con Federico Trinchero, missionario carmelitano a Bangui, Repubblica Centrafricana. Introduce Davide Perillo, direttore di Tracce
Interviene Luca Doninelli, scrittore. Introduce Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli.
SALONE B3
SALA B3
19.00 LE NOSTRE VITE CAMBIATE: LA GIUSTIZIA OLTRE LA PENA
Partecipano: Adolfo Ceretti, Maria Grazia Grena e Agnese Moro. Introduce Marta Cartabia, vicepresidente della Corte Costituzionale.
SALONE B1
Sulla tregua per Aleppo non demordo L’inviato dell’Onu, de Mistura: vite da salvare. Verso un incontro mondiale di «città che non possono morire» Sulla tregua per Aleppo Staffan de Mistura non ha nessuna intenzione di mollare. L’inviato speciale dell’Onu in Siria, impegnato in una fase delicatissima della diplomazia internazionale, lo ha detto con chiarezza ieri dal palco del Meeting di Rimini. «Ho sospeso la riu-
nione della task force umanitaria – ha spiegato – proprio per sottolineare con forza la necessità di una pausa almeno di 48 ore. Nemmeno un convoglio umanitario ha potuto raggiungere la parte assediata di Aleppo». E per marcare la sua determinazione, ha confidato di essere
solito, nei momenti più critici, ripetersi un vecchio adagio: «Hai provato? Riprova. Hai fallito? Riprova ancora, fallirai meglio. E riprova ancora, e ancora e ancora. Non mollare». Messaggio chiaro. A che serve una pausa specie se di breve durata? «Una pausa – De Mistura non
Staffan De Mistura, inviato speciale dell’Onu in Siria, con il direttore del Museo del Bardo di Tunisi, Moncef Ben Moussa
Wael Farouq: l’incontro è più del dialogo Wael Farouq, docente di lingua araba all’Università Cattolica di Milano, spiega che il confronto è qualcosa di diverso dal semplice dialogo, perché ci si sposta dal dire “uno, o un altro” a dire “tu”. Solo dopo questo passaggio può nascere un’amicizia, come quella tra lui e il Gran Muftì della Croazia Aziz Hasanovic’. Professor Farouq, il Meeting per l’amicizia tra i popoli è sempre più luogo
d’incontro tra cristiani e mussulmani. È il mio undicesimo anno di partecipazione al Meeting e torno in questo luogo per imparare ad aprire gli occhi di fronte al mondo e guardare agli altri, perché l’unico modo di riscoprire la propria cultura è accettare e vivere il confronto con l’altro. Di che natura è il confronto di cui parla? È un confronto continuo, che vede come protagonisti un “io” e un “tu”. Un confronto presuppone un incontro con un “tu”, non è un semplice dialogo con un “altro”. Che incontri l’hanno colpita quest’anno? Ho studiato, sono un professore (ride), e ho scoperto che in Croazia c’è una
grande comunità di musulmani, ma nessuno di questi è un integralista. Mi sono incuriosito e sono andato ad incontrare il Muftì della Croazia per capire le ragioni di questo fatto straordinario. Cosa è successo? Quando mi sono presentato a lui ho raccontato l’esperienza da cui provengo, del Meeting e dell’amicizia con tanti cristiani. Poi ho iniziato a parlargli di un incontro che ho avuto con papa Francesco e il Muftì mi ha interrotto subito dicendo “Grande uomo! Preghiamo per lui!”. Mi ha colpito perché in quel momento c’erano (...) Luca Brambilla segue a pag. 5
ha dubbi - può salvare delle vite. Può dare un po’ di respiro alla popolazione e magari a rompere la spirale di violenza. Le città, sono come le nostre vite: nei momenti di difficoltà hanno bisogno di ritrovare la fede in se stessi ma innanzitutto di sentire la fiducia degli altri, di non sentirsi abbandonati». Le città. Quelle che rischiano di morire sotto le bombe e il terrorismo. Le città come Giuba (Sud Sudan), Dubrovnik (Croazia), Beirut (Libano) e appunto Aleppo, in Siria. De Mistura nel corso delle sue 19 missioni internazionali, ha vissuto in prima persona il dramma di queste città. Giuba, dove nel 1986, si riuscì a rompere l’assedio con un volo umanitario grazie all’aiuto di Madre Teresa di Calcutta. Dubrovnik («dove per 42 giorni dovetti usare la birra per lavarmi, in mancanza di acqua»), ridotta a macerie fumanti dalle bombe, abbandonata da chi poté fuggire. «Ma Dubrovnik non morì – ricorda l’ambasciatore – perché chi tra i sopravvissuti sapeva suonare uno strumento diede vita a un incredibile concerto in piazza mentre gli assedianti erano ancora sulle colline attorno alla città. Come dire: potete (...) Maurizio Vitali segue a pag. 3
A Betlemme tra cielo e realtà pag. 2
Onda su onda: il cosmo si rivela pag. 9
Volontari: le “fatine” delle hostess pag. 12
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PRIMO PIANO
A Betlemme fra cielo e realtà L’incredibile storia di un’impresa italiana a capo dei lavori di restauro della Basilica della Natività. La famiglia Piacenti racconta la vita nel cantiere in Palestina: «Una straordinaria esperienza professionale ma anche spirituale» Ventotto anni, toscana e incinta al settimo mese, Silvia Stranieri è il talento italiano nel campo del restauro che ha scoperto il settimo angelo della Basilica della Natività a Betlemme. Papa Francesco usa addirittura il suo ritrovamento come potente metafora di evangelizzazione: «Anche il volto delle nostre comunità ecclesiali può essere coperto da incrostazioni dovute ai diversi problemi e ai peccati […] eppure sotto questo strato che sembra impenetrabile c’è un volto luminoso come quello dell’angelo del mosaico. Cooperate a questo “restauro” perché il volto della Chiesa rifletta visibilmente il volto di Dio incarnato».Silvia si siede, mi guarda e aggiunge: «Questo fatto non riesco a commentarlo, il Papa ha usato il concetto di restauro per parlare al cuore di tutti. Posso, anzi possiamo, parlando a nome della mia famiglia, solo dire grazie». La famiglia Piacenti si occupa di restauri dal 1875, cinque generazioni hanno trasmesso di padre in figlio una grande passione e professionalità, tanto da essere oggi una s.p.a. presente sia in Italia sia all’estero. Nel 2013 vincono la gara d’appalto che li porterà in Palestina, a mettere mani nel luogo che diede i natali a Gesù di Nazareth. « È il lavoro della vita - spiega Gianmarco Piacenti, presidente dell’omonimo centro restauri - ed è un’esperienza fortissima sia a livello professionale sia spirituale. La Terra Santa scuote anche le anime più fredde. Ti fa rendere conto che è tutto molto più vero di ciò che pensavi». Anche lui sorride, come sua nipote Silvia: « L’anno scorso sono venuto per la prima volta al Meeting e ho pensato che fosse il posto giusto per far vedere le scoperte che stavamo facendo in cantiere. Non vogliamo mostrare
quanto siamo bravi. Non mi interessa neanche avere un pubblico di esperti. Il bello di essere qui al Meeting è poter condividere il nostro lavoro con persone sensibili a un certo modo di cooperare insieme». La mostra racconta della storia di una chiesa antichissima, mai distrutta né dalle calamità naturali,
Mariella Carlotti: « Tutti lavorano insieme con pari dignità come in un cantiere medievale» Mariella Carlotti, curatrice della mostra “Restaurare il cielo. Il restauro della basilica della Natività”, mentre spiega i pannelli
né dalle guerre di religione. Una chiesa, però, molto degradata. I lavori condotti dalla famiglia Piacenti vedono il coinvolgimento di centosettanta persone appartenenti a sessanta aziende diverse, che compongono un vero e proprio mosaico di competenze e abilità: «Ho passato cinque giorni a Betlemme con loro e ho potuto realizzare il sogno della mia vita – spiega Mariella Carlotti, curatrice della mostra – i restauri comprendono il tetto, i prospetti esterni, il nartece e gli apparati decorativi interni. Necessitano quindi di esperti universitari, ingegneri, falegnami ecc. Tutti lavorano insieme, ciascuno nel suo settore, con pari dignità e importanza, come in un vero e proprio cantiere medievale». La mostra si trova al centro della piazza A3. Oltre alle spiegazioni per gli adulti, ve ne sono due per i bambini: alle 11,30 e alle 16,30. Su richiesta è possibile inoltre prenotare spiegazioni in inglese, spagnolo e russo. Benedetta Parenti
TANIA GROPPI «QUANDO IL CANTO PRECEDE IL DIRITTO» Tania Groppi, costituzionalista, offre una particolare lettura del concerto “Un solo canto”. Perché il concerto di Tosca, Tania Kassis e Mirna Kassis è stato così innovativo per lei? È stata una serata commovente, le voci delle cantanti, il loro incredibile talento e l’amicizia che le lega ci hanno portato al riconoscimento di una verità. Lo spettacolo era particolarmente centrato con il titolo del Meeting: ogni volta che ci apriamo all’“altro” accade il centuplo. Lei è una professionista in un campo molto distante dall’arte. Può
l’arte, come una legge, cambiare la storia? L’arte può molto di più. La legge ha bisogno di contesti altrimenti non trova un’effettività. L’arte viene prima del diritto perché è un terreno di conoscenza e di riconoscimento dell’“altro”. Perché oggi abbiamo paura del profugo? Abbiamo perso la memoria e tanti giudizi si basano sull’ignoranza. Crediamo di essere migliori e siamo autocentrati. Credo che manchi una visione vera e autentica dell’uomo che lo porta all’incontro e alla condivisione. Le tre cantanti di ieri sera ci hanno
mostrato come i loro personali talenti, intrecciandosi tra loro in un assoluto spettacolo di bellezza, siano una testimonianza di amicizia e condivisione tra loro e con noi. B. P.
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PRIMO PIANO
Città, nasce un’amicizia anti-terrore Tunisi, Diyarbakir, Lampedusa, Firenze: puntiamo su cultura, dialogo, accoglienza. Dal 2017 al Meeting Dialogo fra sindaci del mondo, come fece La Pira dopo la bomba H
segue da pag. 1 (...) bombardare noi, ma non i nostri valori, la nostra anima». «Le città non possono morire» era il titolo dell’incontro cui è intervenuto De Mistura. «Un titolo che è come un grido», ha detto Andrea Simoncini docente di Diritto costituzionale, spiegando che si tratta della ripresa della intuizione di Giorgio La Pira che nel ’55 diede vita nella sua Firenze alle conferenze dei sindaci di tutto il mondo per la pace. Ma non si tratta solo della ripresa di una intuizione. Accettando la proposta dell’attuale sindaco
della città del giglio, il Meeting per l’amicizia tra i popoli si è detto disposto ad ospitare, a partire dall’anno prossimo, analoghi incontri mondiali di sindaci delle grandi città. L’incontro di ieri è stato come un’anteprima, o un assaggio, di questa impresa. Vi hanno partecipato sindaci e rappresentanti di città emblematiche dei drammi del nostro tempo: il direttore del Museo del Bardo di Tunisi, Moncef Ben Moussa; la sindaco di Diyarbakir, nel Kurdistan turco, Goultan Kisanak; la sindaco di Lampedusa, Giusi
Staffan de Mistura, Dario Nardella, Goultan Kisanak, Andrea Simoncini, Ben Moussa. La Nicolini era in video-conferenza
Nicolini; il sindaco di Firenze Dario Nardella. Hiroshima fu distrutta dalla bomba atomica. Per il direttore del Bardo, «la nuova bomba H è l’ignoranza della storia e della cultura di un popolo. La città è il luogo di culture diverse che si conoscono e convivono. E’ questo che il terrorismo e il razzismo vogliono colpire. La collaborazione sul rilancio della cultura e dell’arte con le città italiane, Firenze, Torino, Assisi, Sestri Levante ed ora Rimini è stata straordinaria. Il museo ha perso visitatori internazionali a causa
dell’attentato, ma gli italiani sono ancora i più numerosi e i tunisini stanno imparando, attraverso la riscoperta dei nostri tesori artistici, a conoscere la loro cultura». Diyarbakir ha quasi due milioni di abitanti, appartenenti a 33 etnie diverse, il 70% degli abitanti è di lingua curda. Sta a sudest di Istanbul da cui dista 1400 km; Aleppo in Siria e Mosul in Iraq sono a soli 400 km. Diyarbakir, che pure le armi e le violenze non hanno risparmiato, ospita nientemeno che 300.000 profughi provenienti dalla Siria. Ha
aiutato con tutti i mezzi possibili gli abitanti o i profughi di città massacrate come Sinjar, Sirnak, Kobane. Difende con le unghie e coi denti della sua prima cittadina il pluralismo, la tolleranza e la democrazia. Sono queste le sue armi contro il terrorismo, così come la cultura lo è per il direttore del Museo di Tunisi. E come l’accoglienza umanitaria della combattiva e instancabile Giusi Nicolini di Lampedusa, fiera che la sua piccola isola sia stata l’ancora della salvezza per 300.000 profughi. Finora. Maurizio Vitali
Terra, bene prezioso Recenti stime ONU confermano la previsione che la popolazione mondiale raggiungerà i 9 miliardi di persone nel 2050. Per alimentare un così alto numero di esseri umani sarà necessario rivedere molte delle pratiche in corso e cercare soprattutto di preservare la risorsa base di ogni attività umana, la terra. Un terzo di tutti i territori emersi - pari a 5 miliardi di ettari - è utilizzato per l’agricoltura, una quota che, nonostante nuovi dissodamenti e nuove super fici messe a coltura, non si riesce realmente ad incrementare. Infatti, se per un verso si cerca di ottenere maggiore area coltivabile, d’altra parte una super ficie enorme di terreno viene continuamente sottratta all’agricoltura per fenomeni di impoverimento o desertificazione dei suoli e di urbanizzazione. Mai come in questo momento la terra appare come un bene da difendere e conservare. Le macchine agricole possono offrire un contributo decisivo non solo per la produttività dei suoli ma anche per la loro conservazione, grazie allo sviluppo di tecnologie e sistemi sempre più innovativi e attenti alla difesa e al mantenimento delle caratteristiche dei terreni e degli ecosistemi presenti nel Pianeta. FederUnacoma rappresenta i costruttori italiani di mezzi e attrezzature per l’agricoltura, un settore della meccanica che esprime un’ampia produzione in grado di rispondere alle più varie esigenze colturali, e in grado di proporre soluzioni innovative per un impiego sempre più sostenibile della risorsa terra, il nostro bene prezioso.
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LA LIBRERIA DEL MEETING
EDUCAZIONE, FORMAZIONE, CREA AT TIVITÀ PER COSTRUIRE UNA SOCIETÀ DELLA CONOSCENZA FONDAZIONE GOLINELLI
OPIFICIO GOLINELLI
Nasce a Bologna nel 1988 per volontà di Marino Golinelli, imprenditore e filantropo. Ispirata alle fondazioni americane, promuove l’educazione e la formazione, favorisce la crescita intellettuale, culturale ed etica dei giovani. Sviluppa progetti innovativi che mettono in contatto scuola, università, ricerca e mondo dell’impresa e del lavoro. Crede nell’approccio sperimentale: il sapere che si conquista attraverso l’esperienza concreta e il saper fare. Divulga contenuti di qualità attraverso mostre, laboratori, corsi e convegni, rivolgendosi a persone di tutte le età, da zero a cento anni e oltre.
È la cittadella per la conoscenza e la cultura che da ottobre 2015 riunisce le attività svolte dalla Fondazione Golinelli. Opificio Golinelli si trova a Bologna e si sviluppa su 9 mila metri quadri grazie a un importante intervento di riqualificazione urbana. Qui la Fondazione ha registrato nel suo primo anno di vita circa 100 mila presenze tra studenti, insegnanti e famiglie e svolge ampia parte delle attività formative, didattiche e culturali che fanno capo alle sei aree progettuali: Scuola delle idee, Scienze in pratica, Giardino delle imprese, Scienza in Piazza, Educare a educare, Arte scienza e conoscenza.
ore 13.45 ncontro con Federico Robbe
APPUNTAMENTI
graficalpg.it
martedì 23 agosto, ore 19.45
L'innovazione della didattica L' e del sistema scuola: Educare a educare
mercoledì 24 agosto, ore 10.45 GIARDINO DELLE
Giardino delle imprese, un progetto per avvicinare i giovani alla cultura imprenditoriale
Lo spazio espositivo della Fondazione Golinelli si trova all’interno del Padiglione A3 nell’area “Conta su di te”. Gli appuntamenti si svolgono nell’area workshop “Conta su di te”.
OPIFICIO GOLINELLI
via Paolo Nanni Costa 14, Bologna www.fondazionegolinelli.it
Il CD di Claudio Chieffo & David Horowitz ore 18.45 Incontro con Monica Mondo
libreria Jaca Book Rimini
PADIGLIONE A3
1.200 mq, oltre 7.000 titoli
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PRIMO PIANO
Giovani, un bene per tutti Alessandro Rosina analizza la crisi demografica che blocca l’Italia: «I ragazzi siano più intraprendenti. Decisiva la formazione. Lo Stato sostenga e incoraggi le famiglie numerose» «I giovani devono essere intraprendenti, sia che decidano di restare in Italia, sia che scelgano di cercare lavoro e di costruirsi un futuro all’estero». Alessandro Rosina, docente di Demografia all’Università Cattolica di Milano, studioso dell’evoluzione della popolazione non ha dubbi: il sistema paese ha bisogno di un nuovo protagonismo. Riprendere l’iniziativa per tornare a costruire. Nonostante la crisi e oltre le difficoltà di cui è lastricato ogni cammino. Ieri Rosina ha partecipato all’incontro “La strana demografia italiana: c’è futuro per noi?”.. Che consigli darebbe ai giovani in cerca di occupazione? I giovani devono essere intraprendenti sia che scelgano di restare in Italia sia che decidano di trasferirsi all’estero. Possono inventarsi un lavoro, sperimentare forme innovative di imprenditorialità. Ma devono avere una buona formazione, che fornisca adeguate competenze per le atti-
Alessandro Rosina
vità che decideranno di svolgere. Con solide basi e molta intraprendenza riusciranno a realizzare se stessi. Di chi parliamo quando utilizziamo la parola giovani? A livello europeo sono considerate giovani le persone al di sotto dei venticinque anni. Spesso però sentiamo parlare di giovani anche oltre questa età, i cosiddetti giovani-adulti. Tutte le tappe esistenziali che portano da uno sta-
tus all’altro, ovvero finire gli studi, trovare un lavoro, formare una famiglia, si sono dilatate nel tempo, soprattutto in Italia. Lei ha scritto un libro intitolato “Non è un paese per giovani. L’anomalia italiana: una generazione senza voce”. Perchè questa scelta? Voleva essere un titolo un po’ provocatorio. Ho iniziato a scriverlo prima che esplodesse la crisi economica globale, quando già s’intravedeva una situazione difficile, che poi si è accentuata. Le politiche fiscali italiane non favoriscono le famiglie numerose e sempre più spesso le persone decidono di avere pochi figli. I neet, poi, sono la categoria che più rischia di perdere senso di appartenenza sociale e visione del futuro, rassegnandosi a una vita al ribasso. È un sistema in cui i giovani sono poco inclusi, hanno scarso peso e fanno fatica a realizzare i propri progetti. L’Italia dovrebbe investire di più su di loro attraverso politiche fiscali.
Farouq: nessun libro spinge a uccidere persone innocenti segue da pag. 1 (...) solo quattro musulmani in quella stanza e non c’era nessuna ragione “mediatica” per dire una cosa del genere, se non per amore vero a un uomo che sta lottando per salvare il mondo. Storie così sembrano lontanissime dai fatti che siamo abituati a sentire. Che cosa si dovrebbe fare per dare un contributo a costruire ponti di pace? Noi dobbiamo credere che il bello, il vero sono innegabili. Questo è il nostro primo compito, ma spesso noi per primi non ci crediamo. Dice che siamo concausa del caos che vediamo in giro? Esatto. Quando vediamo dei giovani occidentali che vanno verso il Medio Oriente per combattere con il Daesh dobbiamo riconoscere il fallimento della società. Ma dobbiamo guardare a fondo
questo fenomeno perché non nasce dal loro coraggio, ma da una mancanza. Spieghi meglio. Intendo dire che il punto non è l’interpretazione di quattro versetti di un libro (Corano), perché nessun libro spinge un uomo ad andare a uccidere degli innocenti. Il punto è che quell’uomo ha, o meglio, è mancanza di un dialogo vero con qualcuno che gli dica “tu”. Vede esempi di speranza di fronte a noi? Sì. Io sono testimone ad esempio di migliaia di musulmani che hanno cambiato il loro profilo facebook mettendo una croce, facendo capire che si erano immedesimati, che si riconoscevano con i preti cristiani uccisi in Afghanistan. Di storie così ce ne sono tante ed è nostro compito testimoniarle. Luca Brambilla
Le famiglie numerose sono una risorsa per il nostro paese? Sì e devono essere assolutamente incoraggiate. Senza di loro la situazione demografica sarebbe ancora più preoccupante. Le difficoltà che trovano i giovani nel passaggio dalla scuola al lavoro costituiscono un punto critico che sta indebolendo tutto il percorso verso la vita adulta, accentuando la dipendenza dalla famiglia di origine. Non è un caso se negli ultimi anni siamo diventati il paese con maggior crollo delle nascite da genitori under trenta. Quali sono i paesi che investono sui giovani? La Francia promuove politiche incisive a sostegno dell’incremento demografico, mentre, la Germania ha investito molto sulla formazione dei giovani e sulle competenze tecniche necessarie in ambito lavorativo. L’Italia invece presenta carenze in entrambi gli aspetti. Luca Rimmauro
NEET Li chiamano Neet (Not in education, employment or training), acronimo che identifica i giovani tra i 15 e i 29 anni usciti dai percorsi scolastici, ma non ancora entrati nel mondo del lavoro. Problema irrisolto o risorsa potenziale? Il “Rapporto giovani” dell’Istituto Toniolo afferma che l’indice di soddisfazione per la propria vita si attesta, tra i cosiddetti Neet, a 3,7 punti su 5, quota inferiore quella registrata tra chi ha un lavoro a tempo indeterminato (4,8), ma anche a quella (4,3) di chi ha un’occupazione instabile. Dall’i’indagine emerge tuttavia che i giovani italiani non sono, “rinunciatari”, ma hanno “desideri e progetti da mettere in atto” e un “atteggiamento positivo verso il lavoro”.
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INCONTRI
Apriamo il gas, energia per la pace Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni: «Il giacimento che abbiamo scoperto nel Mediterraneo sta avvicinando Israele ed Egitto. L’Africa è un’opportunità, facciamo investimenti e aiutiamo le popolazioni locali» «La nostra forza non è rendere debole qualcuno, ma renderlo forte». Claudio Descalzi, l’ad di Eni, raccoglie gli applausi del Meeting. È il suo modo di sintetizzare il senso del lavoro che conduce dove la più grande azienda petrolifera italiana è presente. L’andare incontro all’altro, anche nel complicato mondo dell’energia, è il filo rosso del dialogo con la presidente della Rai Monica Maggioni all’interno del percorso “Mappe: pezzi di guerra e vie di pace”. Descalzi illustra l’importanza del nuovo giacimento di gas a Zhor, scoperto al largo delle coste egiziane nel 2015. Ma introduce il pubblico nello scenario mediorientale, in particolare nella triangolazione tra Egitto, Cipro e Israele, dove la presenza di diversi giacimenti sta riavvicinando anche politicamente questi Paesi. Il numero uno dell’Eni definisce paradossale la situazione
europea: «L’Europa è ricca e povera, importa il 70% del proprio gas dalla Russia e dalla Norvegia, seguendo la direzione fissa nord-sud, ma la Russia ha tensioni con l’Ucraina; la diversificazione può arrivare dal Medio Oriente e dall’Africa». Nonostante l’Eni sia arrivato in Africa più tardi delle aziende petrolifere inglesi, francesi e americane, sta lasciando un impronta più significativa: «Ora copriamo 18 milioni di persone con le nostre centrali elettriche in Repubblica democratica del Congo. Lasciamo dispensari e strutture per la formazione delle persone. Tutto ciò comunica l’identità italiana ed esprime anche la nostra cultura cattolica». Il primo passo è andare incontro all’altro, riconoscendo la concretezza dei suoi bisogni: «Per farci conoscere dobbiamo riconoscere gli altri. In campo energetico abbiamo iniziato a
Claudio Descalzi, numero 1 dell’Eni, con Emilia Guarnieri, presidente del Meeting
vendere il gas che producevamo ai Paesi, abbiamo investito 2 miliardi in strutture energetiche in Nigeria e in Congo. Il profitto sono i cento metri, il valore è la maratona». Al termine dell’incontro Descalzi ha risposto al QM.
In Nigeria, uno dei Paesi africani più ricchi di risorse ma spesso dimenticati, la stabilità politica è minacciata dal terrorismo del gruppo Boko Haram. L’Eni può contribuire a migliorare la situazione? Boko Haram agisce a nord del
Paese, noi siamo a sud, direi che il contributo che la società dà al Paese è di tipo finanziario, e deve essere più culturale. Noi nel sud del Paese stiamo lavorando da vent’anni sulla crescita; in particolare su un progetto agricolo che adesso tocca più di mezzo milione di persone. A partire dal 1987, abbiamo investito 13 milioni di dollari, il senso del lavoro era andare verso la diversificazione. Penso che il contributo che dobbiamo dare sia proprio quello di far crescere queste popolazioni, toglierle dai bisogni primari; una volta che hanno un lavoro, una dignità e delle competenze, sono anche meno attaccabili dal punto di vista della cultura terroristica, della ribellione e del rifiuto. L’Eni si riconosce nel titolo del Meeting? Il titolo esprime appieno la mission di ogni persona nella sua vita. Davide Amata
L’ITALIA CH HE LAVORA
MEETING DI RIMINI 2016
WORKSHOP 2016 DOMENICA 21 AGOSTO 2016 ore 12,15 Gli attttrreezzi per conoscerree e mapp pa arree il merrccatto o del lavvo orro o ore 15,15 Il colloquio di lavvo orro o
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ECONOMIA
«Meno tasse, più flessibilità» Il presidente dei Giovani industriali, Marco Gay, al Meeting: «Il rallentamento della crescita è frutto dell’instabilità Le aziende hanno bisogno di investire. Lo stato deve tagliare maggiormente i costi improduttivi. E ridurre l’Ires» Il governo è al lavoro per la Legge di bilancio. Matteo Renzi ha dichiarato che ci saranno nuovi tagli di tasse e Marco Gay, vicepresidente di Confindustria e numero 1 dei Giovani imprenditori di viale dell'Astronomia, ritiene «irrinunciabile mantenere quanto annunciato nella scorsa Legge di stabilità, cioè il taglio dell'Ires». L'Italia scopre che la crescita del Pil sta rallentando. Quali sono a suo avviso le cause di questa situazione e le vie da percorrere per ritrovare una solida crescita? Il rallentamento della nostra crescita purtroppo è la conseguenza della grande instabilità che stiamo vivendo in Europa e non solo, combinata con la lentezza con cui in Italia la ripresa economica si sta manifestando e, per alcuni versi, consolidando; partendo dal ragionamento che il cambio di epoca in cui siamo richiede un
approccio che non guardi alle dinamiche del passato, ma pensi a quelle del futuro. Per ritrovare la crescita penso sia essenziale favorire in maniera
«La politica industriale deve favorire l’innovazione e la trasformazione digitale» Marco Gay, vicepresidente di Confindustria e leader dei Giovani industriali
determinante gli investimenti privati, anche attraverso quelli pubblici, e gli investimenti nello scale up e nello start up d'impresa con una visione di politica industriale che si fondi su basi solide e policy di mediolungo periodo. Il governo sembra intenzio-
nato a chiedere nuova flessibilità all'Europa. Secondo lei è una scelta giusta? Quali interventi ritiene irrinunciabili? Credo che la flessibilità, se indirizzata a una politica di sviluppo e di crescita, sia indispensabile in questo momento per ripartire e per farlo
La scuola dei mestieri il “tesoro” di Federlegno Giovani e imprenditori: oggi appuntamento allo stand di Fla Passeggiando lungo la fiera, ci si può imbattere, nel padiglione C1, in un grande stand bianco, che colpisce per il movimento e la quantità di persone che stanno attorno. È lo spazio di Federlegno Arredo, ospite ormai fisso del Meeting (questa è la sesta partecipazione) presente quest’anno con una mostra che va alle origini e all’essenza di questo settore, dal titolo “Costruire insieme. Numeri e storie del legno–arredo”. Nelle sale, tra numeri, diagrammi e statistiche che descrivono un mondo fatto di artigianato, passioni e nuove tecnologie c’è una parte dedicata al vero “tesoro” di questo settore. Il legname? I mobili? L’eccellenza del made in Italy? No, i giovani. Con il Polo formativo di Lentate sul Seveso, Federlegno è «l’unica organizzazione di categoria italiana rappresentante una filiera, che è promotrice al tempo stesso di uno spazio formativo ed educativo per i suoi futuri lavoratori», afferma Giovanni Toffoletto, coordinatore di questa “fucina” di operatori del legno. Un luogo dove si può entrare da diverse finestre, a seconda dell’età e delle esigenze delle aziende: «Abbiamo percorsi per ragazzi che escono dalla terza media – continua Toffoletto – e che li portano a ottenere un profilo tecnico e professionale elevato, grazie a esperienze di stage già a partire dal secondo anno; ma anche
opportunità per chi, magari, ha già un diploma e vuole imparare un mestiere richiesto. E anche affascinante». In un periodo in cui si parla molto di riforma scolastica e di alternanza scuolalavoro, quest’idea di formazione può diventare un modello a cui guardare. È di questo avviso anche Rossana, docente di Inglese, che nel Polo lavora da anni e insegna nelle sedi dell’Aslam (Associazione scuole lavoro alto milanese): «Il quid aggiunto dei nostri corsi è che la collaborazione tra aziende e scuola fa sì che le esigenze delle imprese entrino nei programmi. Per cui cosa insegnare non si decide a priori, ci sono solo le linee guida che ci da la Regione». Così chi fa docenza può decidere liberamente e in modo più mirato. Oggi alle ore 13.45, allo stand di Federlegno ci sarà l’incontro “l’impresa che fa crescere. Dialogo e confronto tra imprenditori e studenti” a cui parteciperanno, insieme al presidente dell’Aslam, Angelo Candiani, e l’ad di Plotini Allestimenti, Paolo Plotini, anche alcuni studenti del Polo. Ragazzi come Gabriele, sedicenne al secondo anno del corso in Operatore del legno; un’esperienza che gli è stata proposta da un amico già iscritto alla scuola di Lentate e a cui non ha potuto dire altro che: «Ci sto!». Alessandro Giuntini
velocemente. Per questo penso sia la scelta giusta, chiaramente abbinata a una seria spending review che vada sempre più a tagliare i costi improduttivi. Ritengo anche irrinunciabile mantenere quanto annunciato nella scorsa Legge di stabilità, cioè il taglio del-
l'Ires, e indispensabile favorire lo sviluppo economico e quindi la crescita e l'occupazione tramite interventi di politica industriale volti a favorire l'innovazione e la trasformazione digitale delle nostre imprese, che possono contare su un'indubbia qualità e capacità manifatturiera e di produzione di servizi resi ancora più forte dal brand made in Italy e dalla capacità creativa del nostro talento e capitale umano. La proposta di Federmeccanica sui salari legati alla produttività ha sollevato proteste. Si tratta di posizioni di "retroguardia"? Legare i salari alla produttività è centrale nell'approcciare le nuove modalità contrattuali. La ricchezza deve essere prodotta per venir distribuita: e oggi la produttività delle aziende è imprescindibile per creare appunto ricchezza e sviluppo.
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SCIENZA
Onda su onda, il cosmo si rivela L’astrofisico Bersanelli: la scoperta apre un cammino di conoscenza sempre più profondo nel modo di vedere la realtà 1916: Einstein pubblica la teoria della Relatività generale. Febbraio 2016: le onde gravitazionali sono registrate per la prima volta. Agosto 2016: la sala buia, in silenzio attende i relatori Laura Cadonati e Roberto Battiston; parliamo della scoperta con il professor Marco Bersanelli. Si è sentito molto parlare di onde gravitazionali, che cosa sono?
«AMERICAN DREAM» VISITE IN INGLESE Una mostra che proviene dagli Stati Uniti non poteva che essere spiegata anche in inglese. Gli americani che hanno preparato la mostra American Dream svolgono infatti guide nella loro madrelingua tutti i giorni nei seguenti orari: 10,40, 13,40, 16,20, 19,20. Possono anche unirsi altre persone che parlano l’inglese.
«La tecnologia richiede sempre un fattore di consapevolezza degli uomini» Da sinistra Laura Cadonati, docente al Georgian Institute of Technology; Marco Bersanelli, docente di astrofisica all’Università di Milano, e Roberto Battiston, presidente dell’Agenzia spaziale italiana
Qualcosa di simile alla luce, della quale abbiamo un’esperienza diretta, ma una luce invisibile. Sappiamo che la luce è un’onda elettromagnetica in cui oscillano i campi elettrico e magnetico; nelle onde gravitazionali; invece ciò che oscilla è nientemeno che lo spazio-tempo. Con questa scoperta abbiamo verificato che la gravità, quella forza di cui abbiamo esperienza tutti i giorni, assume anche la natura di un’onda. E questo ci permette di “vedere” oggetti che, altrimenti, sarebbero completamente inaccessibili: fenomeni naturali che altrimenti
rimarrebbero fuori dalla nostra esperienza. E' veramente una nuova finestra sull’universo, una “seconda luce”, che permette di percepire aspetti altrimenti non visibili. Che cosa produce queste onde? Nascono da masse in movimento; una grande massa che viene accelerata, non produce solo gravità statica -come quella che fa cadere gli oggetti ma genera anche un’onda che si propaga, proprio come la luce. Quindi la registrazione di quest'onda testimonia l’esistenza, da qualche parte nell’universo, di una grande massa in accelera-
zione. Com'è possibile osservare un'onda gravitazionale? Abbiamo bisogno di strumenti capaci di percpeire le lievi oscillazioni dello spazio, che ci permettano di “sentire” la vibrazione gravitazionale. Gli strumenti Ligo negli Stati Uniti e Virgo in Italia sono questi primi "occhi gravitazionali". Che cosa significa “una nuova finestra”? É necessario rivedere la teoria esistente? No, anzi, la scoperta è stata la conclusione di un lungo percorso nato con la previsione di Einstein cento anni fa, all’interno della
teoria della Relatività generale. L’esistenza di queste onde non è una rivoluzione, ma la conferma che abbiamo una buona teoria della gravità, e apre la possibilità di osservare nuovi fenomeni nell’universo prima inaccessibili, come le collisioni di coppie di buchi neri osservata da Ligo. Quali sono le possibili implicazioni? Nessuno ha idea se o come si potrà far uso delle onde gravitazionali nel futuro; tuttavia, nemmeno lo studio delle onde elettromagnetiche di Maxwell ne rivelava l’uso odierno. Le scoperte scientifiche sviluppano un
cammino di conoscenza sempre più profondo nella nostra capacità di vedere la realtà. Questo è frutto della tecnologia. Tuttavia, l’uso della tecnica in queste collaborazioni richiede sempre un fattore di consapevolezza degli uomini. Centinaia di persone collaborano a vedere un segno così debole, ma tra queste occorre una tensione allo scopo, una consapevolezza della bellezza che stiamo cercando di vedere, senza la quale è difficile che qualunque tecnologia riesca a mettere in luce l’oggetto della ricerca. Tommaso Zanchettin
La «non-mostra» che fa sperimentare la tecnologia La mostra What a cura di Associazione Euresis e Fondazione Ceur, presso la piazza A5/C5.
«What?», quattro aree tematiche hi-tech per il confronto sui problemi e i limiti del progresso scientifico Sono le sei, i padiglioni sono gremiti di gente. Tra l’A5 e il C5 un gruppo di persone è fermo davanti a una costruzione in mezzo alla sala. I distratti camminano intorno al muro incuriositi da una sequenza di frasi. Leonardo, Philip K.Dick, Aristotele provocano con le loro osservazioni. All’angolo si apre una piccola piazza, un luogo pieno di persone, chi attento ad un video, chi a guardare pannelli didascalici e oggetti tecnologici, chi a discutere animatamente con il proprio interlocutore. Alle pareti, citazioni di autori illustri si susseguono provocatorie: alcuni autori noti, molti motivi di riflessione. All’esterno, sul muro, un cartello: «What’s human about technology». Anche in questa edizione l’appuntamento fisso con la scienza non abban-
dona il Meeting, ma cambia completamente l’approccio al pubblico. Mai come quest anno si esce dal tracciato divulgativo, dal carattere meramente enciclopedico, e ci si “sporca le mani”, coinvolgendo l’interlocutore in un dialogo serrato e provocatorio sui limiti e le problematiche del progresso tecnico e della convivenza con la tecnologia. Quattro aree tematiche, nanotecnologie, biotecnologie, realtà virtuali e robotica, esemplificative non della tecnologia in generale, ma di quei settori maggiormente all’avanguardia che, potenzialmente, urtano la persona, coinvolgendo direttamente l’identità del fruitore. “WHAT” non si limita a risposte preconfezionate, non conduce a nessuna disquisizione filosofica, o di carattere etico-morale; porta solo domande.
Tratta di argomenti rischiosi, possibili preda di strumentalizzazione, ma considerati nella loro essenza, nel loro aspetto più radicale poiché derivanti dal rapporto tra soggetti, siano essi creatori o utilizzatori.
Una non-mostra, come la definiscono gli stessi curatori, un luogo dove è possibile un confronto reale, alimentato anche dai numerosi incontri organizzati con esponenti appartenenti ad aree di competenza distinte, non prettamente scientifiche, ma interrelate e rispondenti alla stessa provocazione origine del Meeting. Spiega Nicola Sabatini, uno dei curatori dello spazio espositivo: «La tecnologia è dell’uomo, per l’uomo, tipica dell’uomo. È umana perché l’uomo non può esimersi dal farlo, è espressione dei suoi bisogni. In questo senso i rischi ci sono, non possono non esistere. Il rischio è che la tecnologia possa sostituirsi nell’acquisizione della maturità dell’uomo». T.Z.
21 AGOSTO
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PERSONAGGI
Lo scrittore che insegna ai migranti La giornata al Meeting di Eraldo Affinati, autore di best-seller che con la moglie ha aperto una scuola di italiano: «Scrivere e leggere è acqua, pane, vino» «Per me la scrittura sarà sempre l’ultima stazione, perché solo lì riesco a capire la mia esperienza, che cosa c’è dentro me stesso». Eraldo Affinati, ieri al Meeting ospite della mostra sui migranti di Giorgio Paolucci, non poteva fare altro che lo scrittore, mestiere a cui decise di dedicarsi il giorno in cui, alle elementari, i compagni di classe lo applaudirono dopo che il maestro lesse davanti a tutti un suo tema. Quel talento che si ritrovò addosso venne poi coltivato, e si è tradotto in diciotto romanzi.
«Fin da bambino mi sono sempre sentito un uomo di espressione, non di azione. Non volevo “stare” nella storia, volevo incidere un atto di presenza, come quando si segna il proprio nome sulla corteccia di un albero». Un’intuizione che implica anche una grande responsabilità, perché dopotutto, come afferma Camus, «lo scrittore scrive anche in nome di chi non può farlo». Non poteva farlo sua madre, scappata nel ‘44 dal treno che la stava deportando in Germania, suo padre, nato come fi-
Anna Luce ed Eraldo Affinati (al centro) ieri in vista al Meeting
glio illegittimo poi abbandonato, e suo nonno, un partigiano che morì fucilato dai nazisti durante la guerra. E, più di tutti, non possono farlo quei ragazzi stranieri e «difficili» che incrocia nella sua esperienza di insegnante di italiano. L’altra faccia dell’Affinati scrittore è, infatti, l’Affinati insegnante “di frontiera”, come ama definirsi lui stesso. «Il mio primo libro fu Veglia d’armi, dedicato a Lev Tolstoj, il più grande scrittore-insegnante dell’epoca moderna, ma in de-
finitiva l’insegnamento lo vedo più come una forma di risarcimento nei confronti dei miei genitori». Quei ragazzi immigrati, oggi soli come un tempo fu solo il padre di Eraldo, sono accolti dallo scrittore e da sua moglie Anna Luce alla Penny Wirton (il nome richiama il romanzo per ragazzi Penny Wirton e sua madre, di Silvio D’arzo), una scuola, da loro fondata, che nasce dal semplice ma difficile sogno di insegnare la lingua italiana ai migranti, «come se parlare, leggere e scrivere
fossero acqua, pane e vino». Una scuola nel centro di Roma che però non ha proprio le caratteristiche per permettersi di definirsi tale. Niente classi, niente voti, niente burocrazia, sessanta ragazzi per sessanta insegnanti che, tra l’altro, insegnano gratuitamente. Eraldo e Anna Luce tentano di dare una scossa all’integrazione di cui si sente veramente il bisogno. Un’integrazione che si basa, come dicono entrambi, «sulla qualità del rapporto umano e di amicizia». Davide Grammatica
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PERSONAGGI
Ballin: «Il mio Tu è l’Arabia» La commozione del vescovo che vive da quasi 50 anni in Paesi musulmani. Una sola messa settimanale, il venerdì, e il divieto di convertire: «Ho avuto 4-5 richieste, le prime due erano spie, gli altri volevano solo un passaporto» «L’intercessione ininterrotta dei nostri f...». Si blocca. Il volto resta chino. Le dita si muovono sul foglio... forse ha perso il segno. No, è un lungo silenzio per cercare di trattenere la commozione: «Scusate». Parte l’applauso. Da come stava parlando, non ci si aspettava che monsignor Camillo Ballin, vicario apostolico di Arabia del Nord, si interrompesse così. O forse sì. Perché l’intero intervento davanti ai suoi «cari amici» del Meeting è intriso dell’amore per il popolo che gli è stato affidato da quando «i superiori mi chiesero dove intendessi vivere la mia missione dandomi tre possibilità di scelta. Scrissi: 1. nei paesi arabi; 2. nei paesi arabi; 3. nei paesi arabi». Da allora è stato due anni in Siria e Libano da «un professore, musulmano, che mi ha fatto innamorare di questa lingua», poi per 24 in Egitto, 10 in Sudan ed è da 11 nel Golfo. Inizialmente vescovo del Kuwait, dal 2011 lo è anche di Bahrain, Qatar e Arabia
Saudita. «Il “Tu”, di cui parla il titolo del Meeting - dice - scopro che è un dono per me. Questo
Ha 1,7 milioni di fedeli, tutti stranieri. «La loro ininterrotta intercessione è la nostra forza» Monsignor Camillo Ballin, vescovo nell’Arabia del Nord (a destra) con don Carrón
“Tu” sono i quattro paesi del Golfo di cui sono responsabile». Si tratta di un territorio grande 7 volte e mezzo l’Italia, che Ballin ha potuto visitare grazie al passaporto donatogli dal re del Bahrein, «un regalo preziosissimo perché mi permette di viaggiare in tutti i paesi del Golfo» senza poter essere rimpatriato. Per quanto riguarda le religioni
diverse da quella islamica sunnita, il Paese più tollerante è proprio il Bahrein, dove infatti c’è la cattedrale; quello meno, l’Arabia Saudita, dove esiste un Comitato per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio, dotato di una polizia religiosa. All’interno di questi due estremi, sono tanti i problemi che i suoi un mi-
lione e 700 mila fedeli, in massima parte stranieri, devono affrontare: la difficoltà di ottenere permessi per la costruzione di nuove chiese; un'unica messa settimanale stabilita alle 7.30 del venerdì mattina (unico giorno di riposo); il divieto di convertire al Cristianesimo. «In 47 anni non ho mai convertito nessun musul-
mano - afferma il vescovo - in tutto questo lungo periodo ho avuto solo 4-5 richieste ma i primi due erano delle spie, incaricati di verificare se intendevo convertire musulmani, gli altri erano interessati ad avere un passaporto europeo». Tutte queste difficoltà però non lo spaventano ed è anche molto libero nel parlarne. In egual modo riferisce i fatti positivi che accadono, come l’istituzione di alcuni comitati per il dialogo interreligioso ed il rispetto di cui gode da parte delle comunità islamiche di questi Paesi. Dalle sue parole emerge un totale affidamento al piano del Signore, tanto da arrivare a parlare dell’uccisione di Padre Jacques come una «grazia di morire martire». Ma da dove riceve la forza per testimoniare come si vive da cristiani in quelle terre? In parte l’ha detto: «L’intercessione ininterrotta dei nostri fedeli è la nostra forza». Leonardo Cavallo
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VITA MEETING
Ago e filo: le “fatine” delle hostess Dietro le quinte del Meeting la sartoria si prende cura delle divise di chi accompagna gli ospiti, ma anche delle camicie degli autisti: «Amare l’ordine è amare l’ideale» Un’avventura nata con il Meeting in un bugigattolo e che continua a espandersi, in ogni senso: la storia delle “sarte”. Loretta Bleggi, veterana responsabile del settore, racconta che «fin dalle prime edizioni è esistito un servizio garantito da sarte che “disegnavano” i vestiti delle hostess e che durante la settima in fiera sistemavano e ricucivano merli e risvolti». «Successivamente però - continua Loretta - le divise sono state fornite da partner esterni, ma il lavoro non è certo diminuito perché il numero delle hostess è
aumentato e l’impegno anche. Infatti sono sempre stati di più gli abiti da ricucire, accorciare, rattoppare. Tutto è avvenuto dentro una sorta di sgabuzzino lontano dagli sguardi dei visitatori». Poi, nel 2002, Loretta ha visto passare tra gli stand del Meeting un amico architetto e gli ha chiesto di aiutarla a trovare uno spazio più idoneo e funzionale. Detto fatto. Dall’anno successivo la squadra delle sarte ha avuto a disposizione una sala intera dove lavorare. Più spazio, nuove incombenze:
Le sarte di ieri e di oggi insieme nei padiglioni del Meeting
«Da allora abbiamo iniziato a sistemare oltre ai vestiti delle hostess, anche le camicie degli autisti, che già ci chiedevano aiuto per la sistemazione di bottoni, strappi e cuciture». Nel 2007 un altro passo. Raconta sempre Loretta: «Mi ero stancata di sistemare le camicie degli autisti, che non riuscivano da soli a lavarsi bene i colletti, e così mi sono organizzata per installare in sartoria anche un lavandino perché insieme con le “colleghe” potessimo farci carico anche di questo servizio». Il progetto, ancora una volta, si concretizza.
L’anno dopo, Simona, una delle sarte, decide di regalare una lavatrice e così diventa possibile lavare più di cinquanta camicie al giorno. Da quel momento nasce una vera e propria adorazione dell’autoparco del Meeting per le sarte. Un giorno gli autisti sorpresero Loretta andandola a prendere a casa con la più potente delle loro auto e regalandole una camicia con tutte le loro firme. «La tengo ancora appesa in camera - fa sapere la sarta -, come un ricordo prezioso e un segno
di un’amcizia profonda». La storia di queste volontarie continua a crescere in passione e numero: ora sono sei e lo spazio che hanno conquistato è quasi una piazza d’armi. L’ultimo arrivo, poche settimane fa, è una splendida asciugatrice. Il tutto è costruito per essere sempre più utili al servizio delle hostess e degli autisti perché, come ricorda sempre Loretta, «Don Giussani diceva che chi ama l’ordine ama l’ideale. Parole che da anni dominano da su una delle pareti della sartoria». Luca Brambilla
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21 AGOSTO
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CULTURA
Amleto e il dramma dell’«io» Davide Rondoni introduce all’incontro di oggi: «Shakespeare ci fa scandagliare il Bene che ci fa essere. Il rischio più grave è l’annullamento della persona fatto da terroristi, tecnocrazia capitalista e certo sentimentalismo religioso» Oggi al Meeting di Rimini Davide Rondoni, poeta e scrittore, introdurrà Piero Boitani, docente di letterature comparate nell’Università La Sapienza di Roma, sul senso dell’altro in Amleto. Gli abbiamo innanzitutto chiesto perché mettere a tema oggi Amleto: «Significa entrare in una delle più grandi opere letterarie mondiali. E’ qui, in particolare, che Shakespeare ha messo a tema che cos’è l’io. E l’ha fatto centrando il dramma non solo della cultura mondiale, ma di ogni persona, di ognuno di noi». Come avviene questo nell’opera? In due modi. Da un lato il rapporto di Amleto con il padre che, benché ucciso, si ripresenta al figlio come fantasma, e dall’altro il rapporto con il potere. L’io infatti consiste proprio nel rapporto con l’origine (il padre) e il potere. Il punto è capire con quale potere. Che cosa intende? Il potere può essere dispotismo,
lussuria, ma anche amore e servizio. Quindi il punto che, andando al fondo di Shakespeare insieme all’amico Piero Boitani, vorremmo scandagliare che cosa sono io, sia nel senso di cosa, di chi ci fa e ci fa essere, sia nella prospettiva di quale azione abbiamo sul mondo. L’io è interessante quanto Dio, e solo la consapevolezza del bene che fa l’io fa guardare positivamente al tu. In questa mancanza di consapevolezza sta il dramma della cultura europea. Così si capisce davvero il titolo del Meeting. Certo! Solo se sperimenti un bene che fa tutti gli “io”, eviti di essere sentimentale o di cadere nel facile buonismo politico. Solo così l’io non è guardingo in difesa dal mondo, ma aperto, libero e positivo tendenzialmente con tutti. Il Meeting ritengo sia una grande possibilità di riflessione sull’abisso del rapporto dell’io con il bene che lo fa e che lo apre a un rapporto positivo
con ogni tu. Altrimenti dire che “tu sei un bene per me” sono solo chiacchiere estive. Questo significa anche guardare in maniera diversa quanto accade oggi nel mondo. Quello cui stiamo assistendo è il rischio sempre più forte dell’annullamento dell’io fatto non solo dai terroristi, ma anche dalla tecnocrazia capitalista e da certo sentimentalismo religioso. Pur avendo avuto la cultura europea Dante, Shakespeare, Leopardi, Dostoevskij che hanno puntato tutto sulla consistenza autentica dell’io, è come se la cultura odierna avesse abbandonato questo dramma. La Chernobyl dell’umano di cui parlava don Giussani? Esatto. In crisi è il senso dell’io più che di Dio. Con l’Amleto e il Meeting si tratta invece di contribuire a ridare pieno valore e significato all’io e al suo rapporto con la realtà tutta. Anche con la tecnologia. Walter Viola
UN OMAGGIO «DI CUORE» AI VOLONTARI DEL MEETING
Una piacevole sorpresa, quella che i volontari della Confraternita della Misericordia hanno fatto ieri ai responsabili del Meeting Emilia Guarnieri e Sandro Ricci: un defibrillatore del valore di circa 800 euro. L’amicizia tra le due realtà è ormai consolidata da anni di collaborazioni. La Confraternita mette in campo, durante la settimana di manifestazione, volontari, ambulanze e preziosi strumenti di assistenza sanitaria. Al Meeting sono inoltre 20 i volontari provenienti da ogni parte d’Italia, tra medici e infermieri, che ‘vegliano’ sulla salute di visitatori e militanti con turni da cinque persone, dalle 9,30 alle 24. AC
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SPETTACOLI
Pieni di grazia e di umanità
21.00 SALA NERI
Stasera al Meeting la prima europea del film di Andrew Hyatt che narra le storie della prima comunità cristiana e gli ultimi giorni di Maria Il Meeting è sede di una prestigiosa prima cinematografica europea: è “Full of Grace”, film che verrà proiettato in anteprima (oggi, ore 21, Sala Neri) alla presenza di T.J.Berden, produttore del lungometraggio. La vicenda narrata nel film segue le storie non scritte della prima comunità cristiana, con Pietro e gli altri apostoli indecisi sul da farsi per iniziare a seguire le orme del Messia, e Maria che offre loro consigli umili ma concreti di fede e di vera umanità, proprio nei suoi ultimi giorni di vita terrena. A portare la storia di Maria sul grande schermo, è stato il regista Andrew Hyatt, cinea-
sta indipendente attivo da una decina d'anni soprattutto nell'ambito del thriller, con
Alla proiezione assisterà il produttore T.J. Berden. Tra gli interpreti Noam Jenkins e Bahia Haifi
due titoli già amati dagli appassionati di cinema come “Frozen” e “Last light”. I produttori del marchio cinematografico Out Da Box, Eric
Groth e Terence Berden (produttore con esperienze con Terence Malick e con film come “Snowmen”, “As we Forgive”, “American Carol”), con Hyatt hanno costruito un prodotto forte di una narrazione diretta e realista, centrando già negli States – dove il film è uscito all'inizio dell'anno - commenti e giudizi particolarmente positivi. “Full of Grace”, è interpretato da Noam Jenkins (già interprete di “Saw”, “JohnQ” e “Studio 54”) nei panni di Pietro e Bahia Haifi – attrice californiana già interprete di “Dmus” e di “The world ends without you” - nei panni di Maria. Carlo Alberti
STRADIVARI IN CONCERTO Matteo Fedeli, violinista milanese, questa sera (in collaborazione con Bayer, ore 21.45, UnipolSai Arena D3) sarà protagonista di un recital con il pianista Andrea Carcano. Negli ultimi dodici anni, Fedeli ha suonato su 26 preziosissimi Stradivari in oltre 600 concerti e con oltre 400.000 persone coinvolte. Lo strumento che si potrà ascoltare questa sera al Meeting, risale al 1730.
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LA GIORNATA
Oggi Centrafrica capitale del mondo al e Doninelli spiega il titolo Meeting Alle 19 l’incontro con Agnese Moro e l’ex terrorista Maria Grazia Grena
Incontri SANTA MESSA Ore 11.15 Auditorium Intesa Sanpaolo B3. Presiede S. Ecc. Mons. Francesco Lambiasi, Vescovo di Rimini. WHAT’S HUMAN ABOUT TECHNOLOGY. DIALOGO CON… Ore 12.30 What? - Spazio Innovazione Piazza A5/C5. Damiano Pietri, Presidente Giovani Confartigianato; Raffaello Vignali, Parlamentare, Commissione Attività produttive. RILANCIARE IL BRAND ITALIA Ore 13.00 Sala Neri CONAI. Partecipa Vincenzo Boccia, Presidente di Confindustria. Introduce Bernhard Scholz, Presidente Compagnia delle Opere. L’IMPRESA CHE FA CRESCERE. DIALOGO E CONFRONTO TRA IMPRENDITORI E STUDENTI. UN CAFFÈ CON… FEDERLEGNOARREDO Ore 13.45 Stand FederlegnoArredo Pad. C1. Partecipano: alcuni studenti del Polo Formativo del Legno Arredo di Lentate sul Seveso; Angelo Candiani, Presidente ASLAM (Associazione Scuole Lavoro Alto Milanese); Paolo Plotini, Amministratore Delegato Plotini Allestimenti. Introduce Martino Cervo, Direttore de Il Cittadino di Monza e Brianza. BANGUI, CENTRAFRICA: «LA CAPITALE SPIRITUALE DEL MONDO» Ore 15.00 Salone Intesa Sanpaolo B3. Incontro con Federico Trinchero, Missionario carmelitano a Bangui, Repubblica Centrafricana. Introduce Davide Perillo, Direttore di Tracce.
PRESENTE E FUTURO DELL’EUROZONA Ore 15.00 Sala Illumia B1. In collaborazione con CIGI (Centre for International Governance Innovation, Canada). Partecipano: Daniel Gros, Direttore CEPS (Centre for European Policy Studies), Belgio; Jacques Mistral, Direttore del Dipartimento Economico dell’IFRI (Istituto Francese di Relazioni Internazionali), Francia; Riccardo Ribera d’Alcalá, Direttore Generale presso la Direzione Generale delle Politiche Interne del Parlamento europeo. Introduce Domenico Lombardi, Direttore Global Economy Department presso il CIGI (Centre for International Governance Innovation), Canada. SMART CITIES: IL DOMANI DELLE CITTÀ Ore 15.00 Sala Neri CONAI. Partecipano: Roberto Filipelli, Sales & Business Development Director and Head of IoT Strategy, Microsoft Italia; Marco Moretti, Chief Information Officer e Smart City President at A2A Group; Carmelo Papa, Amministratore Delegato e Direttore Generale STMicroelectronics Italia; Mauro Parolini, Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Lombardia; Gianni Savio, Presidente PLANET IDEA srl. Introduce Sandro Bicocchi, Vice Presidente Fondazione per la Sussidiarietà. WHAT’S HUMAN ABOUT TECHNOLOGY. DIALOGO CON… Ore 15.30 What? - Spazio Innovazione Piazza A5/C5. Luca Sangiorgi, Genetista, Istituto Ortopedico Rizzoli Bologna; Andrea Simoncini, Professore di Diritto costituzionale, Università degli Studi Firenze. TU SEI UN BENE PER ME Ore 17.00 Auditorium Intesa Sanpaolo B3. Partecipa Luca Doninelli, Scrittore. Introduce Emilia Guarnieri, Presidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli.
Direttore: Stefano Filippi Direttore responsabile: Cesare Trevisani Editore: Associazione Meeting per l’amicizia tra i popoli Associazione riconosciuta con D.P.R. n.869 del 6/8/1986, sede: via Flaminia 18/20, c.p. 1106, 47900 Rimini. Tel. 0541-783100, Fax. 0541-786422
“SONO MOLTO CONTENTO DI VIVERE CON TE”: LA DISABILITÀ COME RISORSA Ore 19.00 Salone Intesa Sanpaolo B3. In collaborazione con CEC (The Notre Dame Center for Ethics and Culture). Partecipano: Mary O’Callaghan, Public Policy Fellows at the Center for Ethics and Culturealla Notre Dame University, USA; Orlando Carter Snead, Direttore Center for Ethics and Culture alla Notre Dame University, USA. In occasione dell’incontro proiezione della video-intervista a Jean Vanier, Fondatore della Comunità L’Arche. Introduce Maurizio Vitali, Giornalista. “L’INCONTRO CON L’ALTRO: GENIO DELLA REPUBBLICA. 1946-2016”: L’ECONOMIA Ore 19.00 Sala Illumia B1. Partecipa Giulio Sapelli, Docente di Storia Economica all’Università degli Studi di Milano. Introduce Giorgio Vittadini, Presidente Fondazione per la Sussidiarietà. “COSÌ LE NOSTRE VITE SONO CAMBIATE”. LA GIUSTIZIA OLTRE LA PENA Ore 19.00 Sala Neri CONAI. Partecipano: Adolfo Ceretti, Docente di Criminologia all’Università degli Studi di Milano-Bicocca; Maria Grazia Grena, Già appartenente alle organizzazioni di lotta armata degli anni ‘70; Agnese Moro, Figlia di Aldo Moro. Introduce Marta Cartabia, Vice Presidente della Corte Costituzionale.
Spettacoli APERITIVO CON… Matteo Fedeli Ore 19.00 Area Piscine Ovest THOMAS MORE. L’opera ritrovata di William Shakespeare Ore 21.30 Teatro Ermete Novelli. Testo di Giampiero Pizzol e Otello Cenci; Regia e scene di Otello Cenci; con – Andrea Carabelli; Giampiero Bartolini; Giampiero Pizzol; Isotta Ravaioli Andrea Soffiantini. Biglietto intero: 10 euro, ridotto: 8 euro. RECITAL PER VIOLINO E PIANOFORTE Ore 21.45 Arena Spettacoli Unipolsai D3. Con Matteo Fedeli (violino) e Andrea Carcano (pianoforte). Biglietto intero: 10 euro, ridotto: 8 euro. NASHVILLE & BACKBONES – Musica Country Ore 22.00 Area Piscine Ovest. Marcello Dolci, chitarra e voce; Matteo De Angeli, chitarra, banjo e voce; Michele Tani, tastiere e voce; Davide Mastroianni, basso; Tommy Graziani, batteria; Elisa Semprini, violino e voce.
Sport PEDALATA LUNGO IL MARECCHIA Ore 10.00 Esterno Fiera - Ingresso Sud.
400 ANNI DALLA MORTE DI SHAKESPEARE: IL SENSO DELL’ALTRO IN AMLETO Ore 19.00 Sala Poste Italiane A4. Dialogo e percorso di letture e immagini con Piero Boitani, Docente di Letterature Comparate all’Università La Sapienza di Roma. Introduce Davide Rondoni, Poeta e scrittore.
2° TORNEO BASEBALL GIOVANILE MEETING RIMINI Ore 10.00 Stadio baseball - Rimini. Alle ore 14.30, presso il padiglione Kinder + Sport Village (Rimini Fiera) ci sarà Fuori Campo con la partecipazione di Campioni di Baseball.
FULL OF GRACE Ore 21.00 Sala Neri CONAI. Première del film. A seguire dibattito con Terence “T.J.” Berden, Produttore. Introduce Walter Gatti, Giornalista.
1° TORNEO DI CALCIO A 5 “MEMORIAL GIGI TADEI” Ore 10.00 Kinder + Sport Village (PAD A7/C7).
Progetto grafico e Impaginazione: Èdita, Rimini
Pubblicità Ufficio commerciale Meeting Tel. 0541-783100
Fotolito e stampa: CED Via dell’Industria, 52 Erbusco (BS) Registrazione Tribunale di Rimini n.16/91 del 15/07/1991
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