Quotidiano Meeting, lunedì 22 agosto 2016

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22 agosto 2016

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anno 26

PRIMO PIANO

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QUALE ISLAM IN EUROPA?

«FARE LA VOLONTÀ DEL PADRE NOSTRO IN CIELO»

“QUO VADIS EUROPA?”

PONTI O MURI. IL FUTURO DELL’EUROPA

Partecipano: Wael Farouq, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Aziz Hasanovic, gran muftì di Croazia. Introduce Roberto Fontolan, direttore Centro Internazionale di CL.

Partecipano: Ignacio Carbajosa Pérez, docente all’Università San Dámaso di Madrid, Spagna; Eugene B. Korn, direttore Accademico CJCUC, Israele. Introduce Alberto Savorana, portavoce di Comunione e Liberazione.

Partecipano: Enzo Moavero Milanesi, docente di Diritto dell’Unione Europea e direttore dell’Università LUISS Guido Carli di Roma; Joseph Weiler, presidente EUI. Introduce Roberto Fontolan, direttore Centro Internazionale di CL.

Partecipano: Angelino Alfano, ministro dell’Interno; Thomas de Maizière, ministro Federale dell’Interno tedesco. Introduce Federico Fubini, vicedirettore de Il Corriere della Sera.

SALONE B3

SALONE B3

AUDITORIUM B3

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Il «tu», una bellezza immeritata Lo scrittore Luca Doninelli e il titolo del Meeting: il rapporto con l’altro è l’esperienza drammatica più elementare Il «tu» è un dramma, dire «tu» è l’esperienza drammatica più elementare che ci sia. Per dire «tu» bisogna vincere qualcosa, abbattere un muro. Anche il nostro amico più caro può assumere il volto del nemico. La questione non si può risolvere, semplicemente perché «tu» siamo prima di tutto noi stessi.

Noi siamo molto spesso i peggiori nemici di noi stessi, perciò David Foster Wallace dice che bisognerebbe «trattare noi stessi come tratteremmo un buon amico, un amico prezioso. O un nostro bambino che amiamo più della vita stessa». Una volta, nel 1979, io e quello che sarebbe diventato il mio più

grande amico (ho avuto almeno quattro più grandi amici) facemmo un viaggio: due settimane a Parigi. Io studiavo in Cattolica, lui in Statale. Ci conoscevamo da poco, ma ci stavamo simpatici. La sera del secondo giorno bum!, scoppia una lite furiosa come solo due universitari possono fare: parlando

Lo scrittore Luca Doninelli ha presentato ieri il titolo del Meeting

Carrón: il bene che cambia la storia Parte da sé, don Julián Carrón, presidente della Fraternità di CL, per “reagire” alla provocazione coraggiosa, come l’ha definita papa Francesco, del tema del Meeting 2016. Un “Tu sei un bene per me” che Carrón ha vissuto anche in questi primi giorni di Fiera, tra incontri con personaggi importanti - uno su tutti quello con il Presidente

della Repubblica, Sergio Mattarella - ma anche con amici, tra abbracci e saluti in mezzo a stand e mostre. Cosa le dice questo titolo? Cos’è questo “tu”? E cosa questo bene? Questo titolo, per me, è veramente la definizione di che cos’è la vita in rapporto con l’altro. Me ne sono reso conto nella mia esperienza quando, dovendo incontrare gli altri, a volte con differenti opinioni, differenti sguardi sulla vita, differenti interessi, ho percepito che mi destavano delle domande che mi facevano fare una strada e che diventava un bene per me accettare questa sfida. Ho scoperto che l’altro non era soltanto un

ostacolo, ma qualcuno che mi spalancava a capire di più, a domandarmi delle cose, a scoprire nuovi orizzonti che prima non avevo immaginato. Allora ho percepito che la realtà è amica, che l’altro è amico indipendentemente da quale sia la sua posizione. Perché ti fa diventare di più te stesso. In questo senso, cosa la colpisce del Meeting, cosa ha visto? Il Meeting è un luogo dove possiamo fare proprio esperienza di questo fatto. L’altro ci offre sempre delle prospettive, degli accenti, dei suggerimenti (...) Paolo Perego segue a pag. 2

di filosofia. Lui col suo esistenzialismo da Università Statale e io col mio neotomismo da Università Cattolica per poco non venimmo alle mani. E il biglietto di ritorno era prenotato di lì a dodici giorni. Dodici giorni d’inferno, penso tra me - cosa che deve aver pensato anche lui. Per due giorni non ci siamo parlati. Ecco che cos’era il nemico per me, in quel momento: non Hitler, non i comunisti o i fascisti, ma il mio amico. Il pensiero che mi aiutò allora è lo stesso di oggi: dovevo combattere la mia inimicizia, sperando che anche lui facesse altrettanto. Io sono il nemico, mi sono detto. Come feci a vincere? Una cosa su tutte: il ricordo di quello che avevo ricevuto, del privilegio che mi era stato accordato, o meglio: regalato. Ero a Parigi con un amico, a passare una vacanza inaspettata. Andavo a messa in St. Germain-des-Prés, passeggiavo lungo la Senna tra i bouquinistes, salivo le scale verso Montmartre, esploravo bellezze nascoste come Bagnolet o la Butte-aux-Cailles. La bellezza mi sovrastava. Avevo conosciuto una promessa di felicità che mi era stata donata senza che ne avessi alcun merito. Chi mi aveva donato tutto questo? Gesù Cristo era il suo nome. Gesù Cristo mi aveva insegnato che noi veniamo al mondo per essere felici. Questa era la vita. Una bellezza immeritata. Luca Doninelli

Il gran muftì croato: copiate da noi pag. 3 Moro-Grena vite cambiate pag. 5 Tango, musica da fine del mondo pag. 14


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