Notiziario Meeting novembre 2012

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eeting m Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma DCB Rimini valida dal 01/06/98” - € 1,00

NOTIZIARIO

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ANNO XXXII

R I V I S TA D E L L A F O N D A Z I O N E M E E T I N G P E R L ’ A M I C I Z I A F R A I P O P O L I

NOVEMBRE 2012


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EDITORIALE

La verità non invecchia A poco più di due mesi dalla fine, in queste pagine del nostro Notiziario proviamo a raccontarvi quello che è stato il Meeting 2012, i momenti salienti e i contenuti emersi. Dagli articoli d’apertura, dove riportiamo il dibattito che è scaturito riguardo al titolo “La natura dell’uomo è rapporto con l’infinito” sulle pagine di alcuni quotidiani, al messaggio di Benedetto XVI, che ci ha indicato la strada per liberarsi dai ‘falsi infiniti’, fino agli incontri scientifici, occasione per andare alla scoperta della vera natura dell’uomo. Vi segnaliamo anche l’uscita del libro del Meeting, occasione per approfondire un’intensa settimana di appuntamenti. Una parte è dedicata ai giovani, che quest’anno, attraverso la mostra “L’imprevedibile istante”, e non solo (pensiamo ai volontari per esempio), hanno insegnato qualcosa a tutti quanti: che è possibile, dentro la crisi, intraprendere, avere una L’INFINITO E I GIOVANI, speranza e costruire qualcosa. Prova di questo, i tanti imprenLA PERSECUZIONE DEI CRISTIANI ditori, per esempio, che li hanno incontrati, rimanendone affascinati, qualcuno si è perfino commosso. E LA LIBERTÀ RELIGIOSA; Il Meeting di quest’anno è stato anche il palcoscenico, dove, in ALCUNI DEGLI ARGOMENTI un confronto reale tra uomini e culture diverse, si è parlato del rapporto con l’islam, della persecuzione dei cristiani e della liberDEL MEETING DI QUEST’ANNO, tà religiosa. Un lavoro vero, magari non da prima pagina, illuINDICANDO UN CAMMINO minato dalle parole, che vi proponiamo, di Benedetto XVI in COSTRUTTIVO E UNA SPERANZA, Libano, il quale ha indicato la vera strada per l’amicizia fra i popoli. Il Meeting come luogo di incontro, come luogo in cui DENTRO LA CRISI, PER TUTTI. un ospite può dire “ho idee diverse, ma mi sento come a casa”, un luogo dove una giovane studentessa di letteratura può lavorare insieme ad una delle più grandi esperte di Dostoevskij oppure, e questa è una delle storie più entusiasmanti di questo Meeting, una giovane volontaria arriva dal Canada per completare uno stage scolastico. Questo e tanto altro troverete in queste pagine. Tra gli ultimi servizi di questo numero, vi segnaliamo la proposta che facciamo per approfondire l’anno della fede. All’interno troverete una parte dell’intervista rilasciata da Benedetto XVI, in cui spiega le ragioni della sua speranza per l’Europa. “La verità non invecchia” ha detto il Papa, quella verità che il Cristianesimo annuncia da 2000 anni: «In tutti i periodi della storia appaiono sue nuove dimensioni, appare tutta la sua novità, nel rispondere alle esigenze del cuore e della ragione umana, che può camminare in questa verità e trovarvisi. E perciò, proprio per questo motivo, sono convinto che ci sia anche una nuova primavera del cristianesimo». “Emergenza uomo” sarà il titolo del prossimo Meeting, emergenza non solo come allarme, come urgenza, ma anche come documentazione di uomini risvegliati, di uomini che emergono, certi della loro identità, incontrando una realtà umana viva, una realtà umana che non invecchia.

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SOMMARIO

w w w . m e e t i n g r i m i n i . o r g “EMERGENZA UOMO” (IL TEMA DELLA XXXIV EDIZIONE DEL MEETING CHE SI TERRÀ DAL 18 AL 24 AGOSTO 2013).

EDITORIALE

La verità non invecchia

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LA NATURA DELL’UOMO

L’infinito più concreto che ci sia L’uomo come creatura Fatti per l’infinito L’uomo? Irriducibile L’infinitamente piccolo

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GIOVANI PER LA CRESCITA In copertina: Un particolare della mostra del rock.

Ogni istante, imprevedibile Costruire il futuro

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MESSAGGI DAL WEB

Ci hanno scritto

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INCONTRI

Un’amicizia contro la violenza

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APPROFONDIMENTI

I fondamenti dell’essere umano

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SPETTACOLI

Danza e musica: protagoniste

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VOLONTARI

Volontari senza frontiere

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MEETING ON–LINE

Naviga con noi

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Anno XXXII - N. 4, Novembre 2012 Questo numero è stato chiuso il 12/11/2012 Proprietario/Editore: Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli Autorizzazione del Tribunale di Rimini n. 2008 del 2/11/82 DIRETTORE RESPONSABILE: Alver Metalli COORDINAMENTO REDAZIONALE: Matteo Lessi REDAZIONE: Erika Elleri, Vanni Casadei, Piergiorgio Gattei, Walter Gatti, Giulia Genestreti, Rosanna Menghi FOTO: Roberto Masi, Angelo Tosi PROGETTO GRAFICO: Davide Cestari, Lucia Crimi VIDEOIMPAGINAZIONE: IMMpAGINA - Rimini STAMPA: Pazzini - Villa Verucchio - Rimini REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: Via Flaminia, 18-20 - C.P. 1106 - 47923 Rimini Tel 0541/78.31.00 Telefax 0541/78.64.22. email - meeting@meetingrimini.org www.meetingrimini.org PUBBLICITÀ: Evidentia Communication (società a direzione e coordinamento di Fondazione Meeting): Tel 0541/18.32.501 Fax 0541/78.64.22

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UN LUOGO D’INCONTRO

Incontrando i “Rimini people” Uno sguardo nuovo La casa degli stranieri

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PROGETTI

Un green Meeting

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RUSSIA

Verso Mosca

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IN–MOSTRA

Anno della fede

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BREVI

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LA NATURA DELL’UOMO

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LA NATURA DELL’UOMO

Alla scoperta della natura dell’uomo Un tema astratto? Assolutamente no. La settimana del Meeting ha documentato come questo infinito, al quale ogni uomo anela, non sia questione spiritualistica per addetti ai lavori o per persone ‘pie’, ma un fattore essenziale per vivere ogni aspetto della vita con verità, innescando riflessioni sui media che vi raccontiamo in queste pagine. Vi riproponiamo anche il messaggio scritto da Benedetto XVI, attraverso il quale ha invitato tutti a purificarci dai “falsi infiniti”, e alcuni articoli che raccontano quello che è emerso negli incontri scientifici in cui si è andati alla scoperta di che cosa è veramente l’uomo.

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LA NATURA DELL’UOMO

L’infinito più concreto che ci sia Non solo la relazione del teologo Prades, ma anche il dibattito scaturito sui giornali nelle giornate del Meeting ha documentato come l’infinito è una questione per tutti gli uomini. di Matteo Lessi

«

Tutte le immagini – dice una poesia di Montale – portano scritto:“Più in là”. È questo oltre, questo ‘più in là’ che dà senso a ogni concreta realtà infinita». È l’attacco dell’articolo a pagina 2 del Corriere della Sera a firma dello scrittore Claudio Magris; una riflessione sul tema del Meeting, con la quale non si sottrae a un argomento scomodo, il tema del Meeting, l’infinito. Quel tema, di fronte a cui in tanti si sono chiesti il perché di un tema apparentemente così astratto, in tempi così burrascosi. Ed è lo stesso Magris a rispondere a questa obiezione nel pezzo intitolato “L’infinito, Qui e Ora, nelle cose della vita”: «Senza questo senso concreto dell’oltre, non esiste veramente niente e niente può essere vissuto, patito, goduto. Basta uno sguardo, in cui nell’amore si accende improvvisamente qualcosa d’altro, per farci capire che la nostra esistenza non finisce ai confini del nostro corpo, dei nostri interessi, delle nostre paure. Anche l’aprirsi a un altro nell’amicizia varca e trascende le misere frontiere dell’io. Viviamo, anche senza saperlo e senza volerlo, in quest’oltre, come i pesci nel mare. Non avere questa consapevolezza impoverisce la vita, l’ Eros, l’avventura». Niente di più concreto quindi, niente di più decisivo per la vita di ogni 8

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uomo. E i lettori del Corriere il giorno dopo saranno rimasti sorpresi nel trovare come ‘risposta’ a Magris l’anticipazione della relazione fondamentale sul titolo del Meeting tenuta dal teologo Javier Prades il giorno stesso. Il titolo è “L’uomo e la possibilità di incontrare l’infinito”, perché o questo infinito è incontrabile oppure è facile che l’uomo cerchi di nascondere o dimenticare questo oltre, come ha scritto Luca Doninelli su ilsussidiario.net commentando e rispondendo a Magris: «Tu parli dell’Infinito come di quell’“oltre”, o per dirla con Montale quel “più in là” senza cui le cose finite - che sono poi quelle di cui in realtà ci occupiamo da mattina a sera - non avrebbero nessun senso. Aggiungi però che l’Infinito, pur essendo quanto di più reale esista, diventa astratto nel momento in cui cerchiamo di farne l’oggetto di un nostro discorso, definendolo fino a farne, per così dire, un nostro possesso. Perciò alla fine suggerisci come il solo modo di amare l’Infinito senza cadere nella vuota astrazione sia quello di amarlo “dentro” le cose finite, dentro il “qui e ora” delle cose di ogni giorno, senza la pretesa di definirLo né tantomeno di parlare in Suo nome. Nel tuo discorso manca però qualcosa di essenziale: il fatto cioè che l’uomo non è assolutamente in grado di

Il teologo Javier Prades al Meeting.

realizzare il programma che dici tu. C’è in noi una ferita enorme, paurosa: vorremmo essere virtuosi e siamo meschini, vorremmo essere magnanimi e siamo pieni di perfidia, cerchiamo di innalzare il nostro spirito e siamo prigionieri delle nostre passioni più inconfessabili». Quel titolo sottende una certezza Anche Marcello Veneziani riflettendo sul tema del Meeting sulle pagine de Il Giornale il 25 agosto non può che partire da un dato: «quel titolo sottende una certezza: nella finitudine umana c’è una congenita, radicata, tensione all’infinito (…)». A nulla valgono le spiegazioni scientiste e


DIBATTITO SUL TEMA

materialiste dell’uomo: «Se la condizione umana perde il suo carattere spirituale, si riduce a un puro factum, a un dato neurobiologico, al modo di un sofisticato meccanismo cibernetico, o a un puro fatto sociologico, risultato dell’autoregolazione impersonale delle strutture sociali. In questo caso, partendo da se stesso, l’uomo non può assicurarsi un senso. La mera contingenza sperimentale non può dare fondamento alla ragione. A mio giudizio, questa è la diagnosi decisiva: la ragione scientista che riduce indebitamente l’uomo a pura materia, non riesce più a dar ragione del suo stesso senso e dell’agire razionale, a partire dalle premesse che essa stessa ha

stabilito. L’attività razionale dell’uomo, inclusa quella dello scienziato che postula il materialismo, non sarebbe nient’altro che lo sguardo immobile di una cosa, di un “soggetto” o piuttosto di un “oggetto” che ignora se stesso». L’infinito è incontrabile Dove incontrare questo infinito, come è possibile viverlo adesso sulla terra nel mondo materiale? La risposta arriva da Prades: «Nell’ambito della cultura plurale dell’Occidente, dove convivono diverse espressioni del rapporto con l’infinito, anche contrastanti, si può ascoltare l’esperienza di un rapporto singolare con l’infinito:

la storia dei primi uomini che hanno incontrato Gesù che l’hanno riconosciuto come il Cristo, il Messia di Israele, il Figlio di Dio». E il rettore dell’Università San Dàmaso di Madrid nella sua relazione è andato ancora più in profondità: «Tenendo presente il titolo del Meeting, potremmo dire che quando quegli uomini hanno conosciuto Gesù hanno fatto un’esperienza singolare di rapporto con l’infinito, lo faceva – per così dire – sentire, vedere e udire, e in tal modo avvertivano che la loro vita trovava un compimento sovrabbondante in quel rapporto». C’è qualcuno, entrato nella storia dell’uomo, che rende possibile l’esperienza dell’infinito nelle > NOVEMBRE2012

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LA NATURA DELL’UOMO

piccole cose, in ogni attimo della vita, proprio “nelle cose concrete di ogni giorno”, come ha scritto Magris. Dall’intervento di Javier Prades al Meeting Questi fatti e queste parole che culminano nel grande fatto della risurrezione, portano ad una trasformazione radicale di quell’esperienza dell’orizzonte irraggiungibile che Chillida considera la patria comune di tutti gli uomini. Don Giussani ci aiuta a comprendere questo nucleo della fede cristiana: «Cristo risorto è il primo e fondamentale avvenimento in cui il punto di fuga è diventato esperienza dell’uomo.(...) Siccome in una realtà il punto di fuga è l’indice di un oltre, di quel che sta oltre, questo oltre è diventato di carne e ossa, perciò Cristo risorto è proprio la prima esperienza di Dio fatto carne e ossa. (...) Il contenuto del 10

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punto di fuga è diventato esperienza dell’uomo perché il contenuto del punto di fuga è il mistero di Dio, e Cristo risorto è Dio fatto uomo che entra nella tua esperienza». Ecco la chiave di volta del nostro percorso di oggi. Quello che i cristiani testimoniano nei loro racconti non è la soppressione delle domande umane, o la scomparsa dell’enigma dell’esistenza, ma un modo sorprendente di vivere il contenuto di quell’oltre che è inscritto in ogni cosa. Don Giussani l’ha spiegato una volta, immedesimandosi con l’immagine della Sevillana del adiós: «Il cristiano, dunque, è un uomo (...) appoggiato alla sbarra del porto, che è là e guarda il mare nel quale non c’è niente, salvo quell’ultimo filo che si chiama orizzonte. Ma mentre per l’uomo solito quel filo d’orizzonte è il punto dove tutto scompare - il barquiño della canzone era un punto, e poi è scomparso

- per il cristiano quella linea d’orizzonte è come l’enigma, il mistero da cui deve arrivare a lui qualcosa: è una terra ignota, da cui deve arrivare a lui uno che porta una ricchezza inimmaginabile....E, infatti, a un certo momento, appare un punto sulla linea dell’orizzonte: è questa barca che è un punto e diventa sempre più grande finché si delinea anche nei suoi fattori interni e si vede un uomo, il barcaiolo, seduto dentro. La barca si avvicina alla riva, attracca, e l’uomo che stava aspettando abbraccia l’uomo che arriva. Il cristianesimo nasce così, come l’uomo che aspetta, che abbraccia l’uomo che arriva dall’altrimenti enigmatico e prima ignoto orizzonte. Se togliete questa immagine non ci resta che una confusione presente, un nulla presente». Il testo integrale dell’intervento è disponibile su www.meetingrimini.org


IL MESSAGGIO DEL PAPA

L’uomo come creatura Il messaggio autografo di Benedetto XVI, per una cammino di purificazione dai “falsi infiniti”.

Al Venerato Fratello, Monsignor Francesco Lambiasi, Vescovo di Rimini. esidero rivolgere il mio cordiale saluto a Lei, agli organizzatori e a tutti i partecipanti al Meeting per l’Amicizia fra i Popoli, giunto ormai alla XXXIII edizione. Il tema scelto quest’anno - «La natura dell’uomo è rapporto con l’infinito» - risulta particolarmente significativo in vista dell’ormai imminente inizio dell’«Anno della fede», che ho voluto indire in occasione del Cin-

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quantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. Parlare dell’uomo e del suo anelito all’infinito significa innanzitutto riconoscere il suo rapporto costitutivo con il Creatore. L’uomo è una creatura di Dio. Oggi questa parola – creatura – sembra quasi passata di moda: si preferisce pensare all’uomo come ad un essere compiuto in se stesso e artefice assoluto del proprio destino. La considerazione dell’uomo come creatura appare «scomoda» poiché

implica un riferimento essenziale a qualcosa d’altro o meglio, a Qualcun altro – non gestibile dall’uomo – che entra a definire in modo essenziale la sua identità; un’identità relazionale, il cui primo dato è la dipendenza originaria e ontologica da Colui che ci ha voluti e ci ha creati. Eppure questa dipendenza, da cui l’uomo moderno e contemporaneo tenta di affrancarsi, non solo non nasconde o diminuisce, ma rivela in modo luminoso la grandezza e la dignità suprema dell’uomo, chiamato alla vita per entrare in rapporto con la Vita stessa, con Dio. Dire che «la natura dell’uomo è rapporto con l’infinito» significa allora dire che ogni persona è stata creata perché possa entrare in dialogo con Dio, con l’Infinito. All’inizio della storia del mondo, Adamo ed Eva sono frutto di un atto di amore di Dio, fatti a sua immagine e somiglianza, e la loro vita e il loro rapporto con il Creatore coincidevano: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò» >

Il vescovo di Rimini mons. Lambiasi durante la celebrazione della Santa Messa.

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LA NATURA DELL’UOMO (Gen, 1,27). E il peccato originale ha la sua radice ultima proprio nel sottrarsi dei nostri progenitori a questo rapporto costitutivo, nel voler mettersi al posto di Dio, nel credere di poter fare senza di Lui. Anche dopo il peccato, però, rimane nell’uomo il desiderio struggente di questo dialogo, quasi una firma impressa col fuoco nella sua anima e nella sua carne dal Creatore stesso. Il Salmo 63 [62] ci aiuta a entrare nel cuore di questo discorso: «O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti cerco, ha sete di te l’anima mia, desidera te la mia carne, in terra arida, assetata, senz’acqua» (v. 2). Non solo la mia anima, ma ogni fibra della mia carne è fatta per trovare la sua pace, la sua realizzazione in Dio. E questa tensione è incancellabile nel cuore dell’uomo: anche quando si rifiuta o si nega Dio, non scompare la sete di infinito che abita l’uomo. Inizia invece una ricerca affannosa e sterile, di «falsi infiniti» che possano soddisfare almeno per un momento. La sete dell’anima e l’anelito della carne di cui parla il Salmista non si possono eliminare, così l’uomo, senza saperlo, si protende alla ricerca dell’Infinito, ma in direzioni sbagliate: nella droga, in una sessualità vissuta in modo disordinato, nelle tecnologie totalizzanti, nel successo ad ogni costo, persino in forme ingannatrici di religiosità. Anche le cose buone, che Dio ha creato come strade che conducono a Lui, non di rado corrono il rischio di essere assolutizzate e divenire così idoli che si sostituiscono al Creatore. Riconoscere di essere fatti per l’infinito significa percorrere un cammino di purificazione da quelli che abbiamo chiamato «falsi infiniti», un cammino di conversione del cuore e della mente. Occorre sradicare tutte le false promesse di infinito che seducono l’uomo e lo rendono schiavo. Per ritrovare veramente se stesso e la propria identità, per vivere all’altezza del proprio essere, l’uomo deve tornare a riconoscersi creatura, dipendente da Dio. Al riconoscimento di questa dipen12

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L’Auditorium gremito di gente.

denza – che nel profondo è la gioiosa scoperta di essere figli di Dio – è legata la possibilità di una vita veramente libera e piena. È interessante notare come san Paolo, nella Lettera ai Romani, veda il contrario della schiavitù non tanto nella libertà, ma nella figliolanza, nell’aver ricevuto lo Spirito Santo che rende figli adottivi e che ci permette di gridare a Dio: «Abbà! Padre!» (cfr 8,15). L’Apostolo delle genti parla di una schiavitù «cattiva»: quella del peccato, della legge, delle passioni della carne. A questa, però, non contrappone l’autonomia, ma la «schiavitù di Cristo» (cfr 6,16-22), anzi egli stesso si definisce: «Paolo, servo di Cristo Gesù» (1,1). Il punto fondamentale, quindi, non è eliminare la dipenden-

za, che è costitutiva dell’uomo, ma indirizzarla verso Colui che solo può rendere veramente liberi. A questo punto però sorge una domanda. Non è forse strutturalmente impossibile all’uomo vivere all’altezza della propria natura? E non è forse una condanna questo anelito verso l’infinito che egli avverte senza mai poterlo soddisfare totalmente? Questo interrogativo ci porta direttamente al cuore del cristianesimo. L’Infinito stesso, infatti, per farsi risposta che l’uomo possa sperimentare, ha assunto una forma finita. Dall’Incarnazione, dal momento in cui in Verbo si è fatto carne, è cancellata l’incolmabile distanza tra finito e infinito: il Dio eterno e infinito ha lasciato il suo Cie-


IL MESSAGGIO DEL PAPA

lo ed è entrato nel tempo, si è immerso nella finitezza umana. Nulla allora è banale o insignificante nel cammino della vita e del mondo. L’uomo è fatto per un Dio infinito che è diventato carne, che ha assunto la nostra umanità per attirarla alle altezze del suo essere divino. Scopriamo così la dimensione più vera dell’esistenza umana, quella a cui il Servo di Dio Luigi Giussani continuamente richiamava: la vita come vocazione. Ogni cosa, ogni rapporto, ogni gioia, come anche ogni difficoltà, trova la sua ragione ultima nell’essere occasione di rapporto con l’Infinito, voce di Dio che continuamente ci chiama e ci invita ad alzare lo sguardo, a scoprire nell’adesione a Lui la

realizzazione piena della nostra umanità. «Ci hai fatti per te – scriveva Agostino – e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te» (Confessioni I, 1,1). Non dobbiamo avere paura di quello che Dio ci chiede attraverso le circostanze della vita, fosse anche la dedizione di tutto noi stessi in una forma particolare di seguire e imitare Cristo nel sacerdozio o nella vita religiosa. Il Signore, chiamando alcuni a vivere totalmente di Lui, richiama tutti a riconoscere l’essenza della propria natura di essere umani: fatti per l’infinito. E Dio ha a cuore la nostra felicità, la nostra piena realizzazione umana. Chiediamo, allora, di entrare e rimanere nello sguardo della fede che ha caratterizzato i Santi, per poter

scoprire i semi di bene che il Signore sparge lungo il cammino della nostra vita e aderire con gioia alla nostra vocazione. Nell’auspicare che questi brevi pensieri possano essere di aiuto per coloro che prendono parte al Meeting, assicuro la mia vicinanza nella preghiera ed auguro che la riflessione di questi giorni possa introdurre tutti nella certezza e nella gioia della fede. A Lei, Venerato Fratello, ai responsabili e agli organizzatori della manifestazione, come pure a tutti i presenti, ben volentieri imparto una particolare Benedizione Apostolica. Benedetto XVI Da Castel Gandolfo, 10 agosto 2012 NOVEMBRE2012

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LIBRO MEETING

Fatti per l’infinito «La battaglia ingaggiata per la verità dell’umano, per affermare e documentare che la natura dell’uomo è rapporto con l’infinito non si ferma», scrive Emilia Guarnieri nella prefazione al libro del Meeting 2012. di Emilia Guarnieri

Vivere il titolo di te ai grandi temi dell’eduquest ’anno non cazione, della politica, delcome slogan, ma la libertà religiosa. come autocoscienQuesto libro è come un za” aveva affermato, in una esempio, significativo ma intervista, don Carrón, in necessariamente limitato, visita per un giorno al della grande ricchezza di Meeting 2012. interventi culturali che hanLa manifestazione era no intessuto e costruito la a cura di appena alla sua terza gior33a edizione del Meeting. Emanuela Belloni e Tantissimi sono stati colonata e queste parole suoAlberto Savorana ro (tra relatori, artisti e curanavano come un invito. “Fatti per l’infinito” BUR Rizzoli Saggi tori di mostre si possono Un invito già autorevolpp. 352 - € 11,00 contare più di 300 persomente riecheggiato nella ne) che hanno condiviso consapevolezza cui il mescon il pubblico del Meeting il contesaggio autografo di Benedetto XVI, nuto della propria esperienza culturainviato all’inizio del Meeting, aveva le, accettando di confrontarsi e di diarichiamato. «Dire che “la natura dellogare in un contesto dominato dal l’uomo è rapporto con l’infinito” significa allora dire che ogni persona è stagusto per la diversità dell’altro, dalla ta creata perché possa entrare in diastima al cammino di ciascuno, dalla logo con Dio, con l’Infinito». passione a scoprire quella scintilla di Questa consapevolezza è stata come desiderio umano che tutti abbiamo in l’ipotesi di lavoro con la quale tutti gli comune. interventi si sono confrontati, docuLe scuole e le università sono nate mentando, seppure in modi e forme come luoghi di convivenza tra maediverse, la profonda ragionevolezza di stri e discepoli, a dimostrare che all’oriun’ipotesi “religiosa” di fronte alle sfigine della cultura c’è sempre l’avvenimento di un rapporto. Con stupore e de della realtà. Così è stato nell’afgratitudine possiamo dire che spesso fronto delle tematiche economiche, al Meeting capita di assistere allo stessociali, scientifiche, filosofiche, come nella rilettura di esperienze artistiche, so fenomeno. letterarie, musicali. Così è stato di fronE capita di accorgersi che c’è un popo-

lo di giovani e adulti desiderosi di imparare e di conoscere. Questo libro è la documentazione della traccia che il Meeting ha lasciato, un contributo offerto a chi abbia desiderio di confrontarsi non soltanto con discorsi e ideologie, ma con parole che sono innanzitutto “testimonianze ed esperienze”, come acutamente indicava il messaggio che il presidente Napolitano ha inviato per l’inaugurazione della manifestazione. Una delle mostre del Meeting 2012 aveva un titolo forse non immediato, ma intrigante, “L’imprevedibile istante”: era paradossalmente la mostra più vicina all’attualità, dedicata alla crisi e ai giovani. È stata la Mostra inaugurata dal presidente del Consiglio Mario Monti che a partire da essa ha iniziato il suo intervento al Meeting. Ma tutta la settimana del Meeting è stata l’avvenimento di istanti imprevedibili , di momenti in cui il desiderio si riaccende, in cui la speranza torna a balenare come possibilità concreta, in cui il fascino del bello e del bene riacquista tutta la sua forza attrattiva. Questa è stata l’esperienza documentata da tanti (pubblico e relatori) ed è il calore vivo di questa esperienza che ci auguriamo trasudi anche dai testi che questo libro ripropone. Perché l’avventura continua, la battaglia ingaggiata per la verità dell’umano, per affermare e documentare che “la natura dell’uomo è rapporto con l’infinito” non si ferma. Viviamo in un tempo in cui, complice anche la generale situazione di crisi, ci troviamo di fronte ad una sorta di “anoressia dell’umano”, come diceva don Giussani all’inizio del 1988, “all’ uomo di oggi non viene più voglia di vivere”. Ma proseguiva indicando una strada «il nostro compito è quello di ridestare l’identità dell’uomo in questa dissociazione universale, produttiva del potere e quindi necessaria al potere». “Emergenza uomo” è infatti il titolo > del Meeting 2013.

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LA NATURA DELL’UOMO

IL LIBRO DEL MEETING 2012 A partire dal 21 novembre nelle principali librerie italiane sarà disponibile il volume “Fatti per l’infinito” a cura di Emanuela Belloni e Alberto Savorana, edito da Bur Saggi Rizzoli, di 352 pagine e al costo €11,00. Il volume sarà disponibile anche in versione ebook e nelle principali librerie digitali. Nel testo sono raccolti alcuni degli interventi principali della scorsa edizione, con il desiderio di riproporre le principali tematiche affrontate. “La natura dell’uomo è rapporto con l’infinito.” È questa la frase di don Luigi Giussani che ha ispirato l’edizione 2012 del Meeting di Rimini: se non si rispetta la struttura originale dell’uomo, lo si rende schiavo del potere. Denaro, successo ed egemonia diventano così i “falsi infiniti” che non soddisfano, perché tutto è piccolo di fronte alla sete del cuore. Questa è l’origine antropologica della crisi che sta sacrificando la dignità delle persone. Grazie al contributo di leader religiosi, scienziati, economisti, politici e intellettuali, il Meeting ha approfondito questioni cruciali per il nostro Paese e non solo, dal contributo della fede nel definire l’identità dell’io al tema del diritto e dei nuovi diritti, dalle questioni etiche poste dalla ricerca scientifica fino ai fattori di una società libera e dignitosa. I saggi qui raccolti vogliono essere un’occasione per proseguire le ri-

L’incontro sul tema del Meeting 2012.

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flessioni iniziate nei giorni del Meeting, permettendo così al lettore di riscoprire e approfondire il significato del proprio rapporto con l’infinito, con se stesso e con gli altri. Il tema della crisi con l’intervento del presidente del consiglio Mario Monti e di Giorgio Vittadini, l’incontro centrale sul tema dell’edizione con il teologo Javier Prades, il seminario di filosofia con i filosofi Eugenio Mazzarella, Costantino Esposito e Carmine Di Martino. E ancora sull’educazione del cuore dell’uomo le relazioni di Carlo Wolfsgruber e di Franco Moscone, oppure l’incontro sull’Homo Religiosus con il monaco buddista Shodo Habukawa, il cardinale Julien Ries e don Stefano Alberto. Sulla positività della realtà verteranno i testi di don Ignacio Carbajosa e Giorgio Buccellati, mentre sulle mostre di Dostoevskij e sul rock i testi rispettivamente di Tat’jana Kasatkina e di John Waters. Le relazioni degli scienziati William E. Carroll, Ian Tattersall e Marco Bersanelli con a tema l’evoluzione biologica dell’uomo e la sua natura. E non mancheranno le testimonianze della dottoressa Elvira Parravicini, di Carter Snead o del vescovo della Nigeria Ignatius Kaigama. Si troveranno anche tematiche di respiro internazionale con gli interventi di Mary Ann Glendon e Wael Farouq, Nassir Abdulaziz AlNasser, Giulio Terzi di Sant’Agata e di S.Em. Card. Jean-Louis Tauran.


INCONTRI

L’uomo? Irriducibile Antropologi, biologi, neuroscienziati: numerosi gli appuntamenti scientifici del Meeting 2012, per scoprire, conoscere e rispondere alla domanda su chi è l’uomo. di Mario Gargantini

a domanda sull’uomo è stato un filo conduttore degli appuntamenti scientifici di questo Meeting 2012: una domanda che campeggiava espressamente nel titolo della mostra curata dall’Associazione Euresis e dalla Fondation Jérôme Lejeune “Cos’è l’uomo perché te ne ricordi?”; e che ha guidato le riflessioni di antropologi, biologi, neuroscienziati e filosofi. E ha fatto capolino tra le spetta-

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colari immagini della “dimora dell’uomo” fotografata dall’astronauta Paolo Nespoli a 400 km di distanza dagli oblò della Stazione Spaziale Internazionale e proposte a una ammirata e incontenibile platea. Come pure è stata una domanda presente e non troppo implicita nelle esaltanti descrizioni, offerte da Sergio Bertolucci e Lucio Rossi, del funzionamento dell’acceleratore LHC che al Cern di Ginevra ha stanato il

tanto ricercato bosone di Higgs. Un filo rosso che è uscito dal perimetro fieristico per spingersi fino a San Marino, dove un gruppo di studiosi, non solo scienziati, convocati da Euresis in collaborazione con lo stesso Meeting, con la Fondazione Ceur e con la Repubblica di San Marino, hanno discusso per tre intense giornate di “Biological Evolution and the Nature of Human Beings”, portando nelle discussioni appassionate e approfondite l’eco di quanto avevano visto e stava ancora accadendo nei padiglioni della Fiera. Ma vediamo più da vicino qualche spunto emerso nella settimana riminese e che vale la pena rilanciare e fare oggetto di ulteriore lavoro di approfondimento. L’uomo supera l’uomo C’è un termine che si presta bene a sintetizzare i dati che emergono da tante ricerche in settori diversi: irriducibilità. Sempre più l’uomo appare non riducibile a qualsiasi schema, o modello, o teoria che si illuda di spiegarne tutte le declinazioni, di confinare in un territorio ben presidiato >

Da sinistra lo scienziato William E. Carroll, l’astrofisico Marco Bersanelli e l’antropologo Ian Tattersall.

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LA NATURA DELL’UOMO dalle leggi scientifiche l’enorme ricchezza e varietà di espressioni che caratterizzano l’umano. Sia che lo si affronti dalla prospettiva paleoantropologica, che da quella genetica, che da quella neurologica “l’uomo supera infinitamente l’uomo”, secondo la paradossale provocazione di Pascal. Da un paleoantropologo come Ian Tattersall abbiamo sentito raccontare le prime mosse dell’uomo, che è diventato tale quando ha iniziato, circa 100mila anni fa, a costruire oggetti “simbolici”, ad “attribuire a un oggetto lo status di simbolo, cioè a rivestirlo di un altro significato”. È stato l’inizio di un rapporto speciale con la realtà, che si rivelava progressivamente come segno e suscitava un desiderio di rapporto ancor più profondo, in un susseguirsi illimitato di rimandi e di significati. Questo stesso desiderio innesca ancora oggi, più o meno consapevolmente, la curiosità e la tensione alla conoscenza della natura e stimola gli scienziati ad escogitare metodi via via più adeguati a cogliere tracce di verità. L’io tra genetica e neuroscienze La genetica è certamente una delle strade della scienza dove ci si imbatte con più intensità e drammaticità nella domanda sull’uomo. I primi passi della genetica moderna sono dominati dall’entrata in scena della struttura a doppia elica del Dna ma anche, pochi anni dopo (1959), da scoperte come quella di Lejeune che rivelava in una malformazione a livello cromosomico (la trisomia 21) la causa di una malattia (la sindrome di Down) fino ad allora non spiegata. Le conseguenze indesiderate della scoperta, fino al prospettarsi di nuove forme di eugenetica – contro le quali lo stesso Lejeune si è battuto fino all’ultimo – hanno reso subito evidente che non solo c’erano notevoli e preoccupanti implicazioni di tipo sociale ed etico, ma che la genetica sollevava interrogativi ben oltre il puro livello medico e applicativo; fino a mettere in questione – ed è cronaca dei nostri gior18

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ni - la natura stessa dell’uomo. Le scienze biomediche hanno registrato notevoli avanzamenti, come conoscenze e come possibilità applicative; ma questo successo spinge molti a prefigurare una sorta di totalitarismo genetico e a diffondere una certa visione riduttiva che porta a fare dei geni il fattore primario se non esclusivo dello sviluppo dei viventi e dell’uomo stesso. Al punto da far pensare che tutto nell’uomo sia determinato a livello genetico, che il nostro destino sia in qualche modo scritto nei nostri geni. È ancora la scienza però, laddove procede con la correttezza metodologica e senza cedere a tentazioni ideologiche, che suggerisce una prospettiva più aperta: a partire dallo stesso concetto di “geni”, intesi non come entità monolitiche e indipendenti, ma piuttosto come nodi di una rete di rapporti, come “strumenti” che cooperano con altri per sviluppare e far crescere la vita. Se poi ci spostiamo nel mondo delle neuroscienze, troviamo un settore in grande fermento, anche per la progressiva disponibilità di strumenti e metodi di indagine sofisticati e potenti. Non si può quindi non tenerne conto o sottovalutare tutto quello che si sta scoprendo circa la componente neurobiologica dei nostri comportamenti, delle diverse espressioni della persona nelle differenti condizioni dell’esistenza. Tuttavia, come è risultato dal dialogo tra Andrea Moro, Michele Di Francesco e Giancarlo Cesana, bisognerebbe chiudere gli occhi per non riconoscere che l’«io» è ben più dei suoi fattori cerebrali; e che il rapporto con l’infinito è un elemento che affiora non appena si spinga l’analisi dell’uomo un po’ in profondità, come mostrano bene gli studi sul linguaggio. Dono e gratuità C’è un’ultima osservazione. Confronti ed esperienze come quelli del Meeting e del San Marino Symposium mostrano l’efficacia e l’utilità del dialogo e del lavoro comune tra discipline e forme di conoscenza diverse. Ci sono tante

strade e tanti percorsi di conoscenza ma l’importante è la direzione, la meta: cioè la verità dell’uomo e della realtà. La tensione a questa meta aiuta sia a guardare la realtà con più attenzione (e quindi con maggior possibilità di “risultato” scientifico) sia a considerare i diversi approcci come una ricchezza, evitando un generico accostamento dei saperi, contrabbandato come interdisciplinarità, ed evitando di fare confusione di piani.


INCONTRI

Un particolare della mostra sul genetista francese Lejeune.

Le strade delle scienze nel loro cammino di scoperta aiutano a vedere la continua “novità” che emerge nel panorama della “vita” e soprattutto nel “fenomeno umano”; si scoprono numerosi “meccanismi” che regolano i vari processi vitali e comportamentali e si vede anche il manifestarsi della apparente casualità, del gioco delle circostanze, dell’imprevisto. Soprattutto si vedono i limiti della riduzione estrema di tutto sia

a meccanismi necessari e automatici sia all’azione impazzita del caso cieco. La stessa celebre combinazione di “caso e necessità” non basta a raccontare l’evoluzione cosmica e soprattutto l’esperienza umana: va introdotto un altro fattore, riassumibile nelle parole dono o gratuità; un fattore che la scienza non può certo “dimostrare” ma che può sicuramente apprezzare e percepire perché lo intravvede sporgere continuamente

nelle sue indagini dalla sovrabbondanza e inesauribilità del reale. La domanda sulla natura umana viene così riproposta al livello adeguato. La scienza infatti, come ha osservato il biologo Jeffrey Schloss, e riportato nel video che chiude la mostra su Lejeune, «non può dare risposte esaurienti sulla natura umana, ma aiuta a porsi la domanda su cos’è l’uomo in maniera molto più profonda e drammatica».

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La nostra tecnologia fa volare alto la nostra bandiera.

Elicotteri, Elettronica per la Difesa e Sicurezza, Aeronautica, Spazio, Sistemi di Difesa, Energia, Trasporti. Finmeccanica da oltre 60 anni è il portabandiera dell’eccellenza tecnologica italiana nel mondo. Finmeccanica è tra i leader globali in tutti i settori in cui opera, campione dell’industria italiana nella ricerca e nello sviluppo delle più avanzate tecnologie.


INCONTRI

L’infinitamente piccolo Sabato protagonista al Meeting il Cern con il bosone di Higgs e un appello per la ricerca scientifica in Italia.

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La conoscenza è inesauribile e l’avanzamento della conoscenza del in un certo senso questo è il mondo fisico, ma, nell’attuare questo segno dell’infinito già presenscopo, il risultato immediatamente conseguente è lo sviluppo di nuova tecte nel finito». Queste sono le parole di nologia, che spesso ha ricadute pesanLucio Rossi del Cern al termine delti anche al di fuori del nostro ambito. l’incontro sul bosone di Higgs, tenuInoltre il Cern ha come obiettivo fontosi nell’ultima giornata del Meeting. damentale anche la formazione di nuoCon lui un’altra eccellenza della scienza italiana, protagonista di una delle scoperte più importanti degli ultimi tempi , Sergio Bertolucci, direttore per la ricerca al Cern. Il Cern è il loro laboratorio: Bertolucci, punto di riferimento dell’attività scientifica del Cern, e Lucio Rossi, responsabile dei magneti superconduttori che sono gli elementi fondamentali di LHC (Large Hadron Collider, in italiano Grande Collisore di adro- La conferenza sul bosone di Higgs. ni), gioielli costati 1200 miliovi ricercatori, la scienza ha bisogno di ni di euro, pari al 50 per cento del budocchi vergini. C’è molto bisogno di get globale del progetto. «Vogliamo cervelli giovani, di individui che entrivedere l’infinitamente piccolo. Il nostro no nella stanza e guardino il probleacceleratore è un nano-nanoscopio, ma da un punto di vista nuovo. Per possiamo vedere a picosecondi dallo questo per il Cern è assolutamente fonscoppio del Big bang», ha raccontato Rossi ai presenti, facendo scorrere suldamentale crescere e formare i giovalo schermo dell’auditorium del Meeni scienziati». ting le foto dell’acceleratore in tutti i Qual è l’obiettivo scientifico delle ricerche condotte al Cern? Capire come suoi 27 chilometri di diametro, un tunè nato l’universo, e quindi come è fatnel scavato a cento metri di profondito. «Ci sono due modi per andare indietà nei pressi di Ginevra, una vera e protro nel tempo e studiare l’origine delpria “cattedrale”. Sergio Bertolucci ha l’universo – ha spiegato Bertolucci – ribadito lo scopo del Cern: «L’obietil primo è guardare oggetti molto lontivo primario del Cern è certamente

tani: l’immagine che arriva a noi risale a molto tempo fa, e quindi possiamo vedere come erano svariati miliardi di anni fa. Questo è quello che stanno facendo, ad esempio, gli scienziati impiegati sul progetto Planck, di cui Marco Bersanelli è uno dei coordinatori. Il secondo metodo è quello di ricreare, per brevissimi istanti e in un piccolissimo spazio, le condizioni originali dell’universo, ovvero condizioni di altissima densità di energia. Per fare questo acceleriamo le particelle ad una velocità prossima a quella della luce e le facciamo collidere: in quel punto la materia è nelle particolarissime condizioni in cui si trovava pochi istanti dopo il Big Bang. L’energia alla quale possiamo accelerare le particelle con Lhc (14 TeV) consente di risalire fino a meno di un picosecondo (milionesimo di milionesimo di secondo) dopo lo scoppio. In verità, devo dire che a quel punto il bello era già successo!». Bertolucci nella conferenza stampa finale è stato anche protagonista di un appello per la scienza italiana. «L’Europa ed il mondo stanno facendo shopping tra i ricercatori italiani. Formare una persona alla nostra comunità nazionale costa tra i 500 ed i 700 mila euro. Considerando che regaliamo ogni anno 10mila ‘cervelli’ a Paesi ben più ricchi di noi è facile considerare che diamo via miliardi di euro di soldi già spesi da noi e che potrebbero produrre, se quei ricercatori restassero in Italia, ricchezza e sviluppo. E invece la fuga continua inesorabile: i tagli lineari ci permettono di assumere un ricercatore ogni cinque che vanno in pensione, il che è un segnale pessimo per i nostri giovani, i quali a un certo punto decidono di guardare direttamente all’estero invece di sacrificarsi in Italia». Per questo, secondo il direttore del Cern “preservare i nostri cervelli deve essere una priorità della politica italiana”. NOVEMBRE2012

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Ci hanno insegnato qualcosa Altro che generazione sperduta. Al Meeting un popolo di giovani ha lasciato a bocca aperta tutti quanti: personalità istituzionali e non, giornalisti e visitatori, raccontando che la crisi non è l’ultima parola, mostrando un nuovo modo di affrontare studio e lavoro. Nessuna ricetta, ma esperienze di persone come uscite da una prigione (pensiamo ai Prigioni di Michelangelo nella mostra L’imprevedibile istante): storie con un’energia, una ricchezza che a tanti hanno fatto dire che c’è ancora un futuro e una speranza per il nostro Paese.

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Ogni istante, imprevedibile Francesco Magni, coordinatore della mostra sui giovani, racconta le giornate al Meeting: dalla visita del presidente Monti agli studenti che escono dicendo “ci è tornata voglia di tornare a scuola”. di Francesco Magni

al presidente Monti, ai ministri Passera e Fornero, dall’imprenditore Benetton al Presidente dell’Assemblea Generale dell’ONU Al-Nasser: durante la loro visita al Meeting sono davvero pochi gli ospiti che non hanno fatto tappa alla mostra “L’imprevedibile istante – Giovani per la crescita”, curata dalla Fondazione per la Sussidiarietà, con la collaborazione di un gruppo di studenti e di docenti universitari. Le nuvole che avvolgono l’orizzonte tempestoso. I titoli dei telegiornali che annunciano l’ennesimo crollo della borsa. La confusione domina la scena: così, da una breve descrizione della crisi economica e sociale partiva il percorso della mostra. Eppure ecco che dentro questa situazione di disagio e di smarrimento (nella prima stanza non si sapeva davvero dove fermare lo sguardo in quel video “dinamico e avvolgente”) i visitatori hanno potuto incontrare esperienze in atto che raccontavano un modo nuovo di stare dentro le circostanze. Scuola, università, impresa e mondo del lavoro: tre ambiti differenti dove c’è in gioco il destino di tanti giovani (e quindi il presente e il futuro del nostro Paese).

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Un percorso innovativo Il percorso proposto dalla mostra

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non è stato solo innovativo dal punto di vista della realizzazione tecnica dell’esposizione, ma anche nel suo contenuto: per rispondere alla crisi non si è partiti dal formulare delle ricette che facessero scomparire la difficile congiuntura economica quasi per magia. No, si è partiti da quello che già c’è. Si è posta l’attenzione su alcune esperienze di persone che non hanno aspettato che le difficoltà si dissolvessero da sole o che arrivasse qualcun altro a risolverle, ma si sono messi in gioco loro stessi in prima persona. Per questo uno dei fili rossi che accompagnava tutta la mostra (ben rappresentato dalla ricorrente immagine dei Prigioni di Michelangelo) era: che cosa accadrebbe se tutte queste energie, tutta questa ricchezza, questa creatività non fosse ostacolata ma fosse guardata e, magari, sostenuta e valorizzata? Anche le proposte che alla fine di ogni sezione venivano enunciate, nascevano proprio da quei volti, da quelle storie. Tant’è che alla fine della mostra la crisi non era risolta, scomparsa (nel video finale sullo sfondo le nuvole ci sono ancora) ma si apriva una prospettiva di positività, un percorso possibile per ciascuno di noi: come recita la frase di don Giussani che conclude la mostra: «aspettatevi un cammino, non un miracolo che eluda le vostre

responsabilità, che elida la vostra fatica, renda meccanica la vostra libertà». Monti, Al Nasser e Cecilia Penso che sia innanzitutto per questi elementi e queste provocazioni che tanti visitatori siano rimasti colpiti, a cominciare dal Presidente del Consiglio Mario Monti che, nella sua breve visita riminese, dopo aver visto queste esperienze virtuose e positive ha deciso di modificare l’intervento, senza leggere il testo predisposto in precedenza. (Fatto abbastanza peculiare, forse addirittura “inedito”, per un personaggio così preciso e attento ad ogni sua mossa come il professore della Bocconi). Come lui anche tanti giornali-


IN-MOSTRA

Il presidente Monti insieme a Giorgio Vittadini in visita alla mostra sui giovani.

sti che, inizialmente incuriositi dalla gran folla che, ad ogni ora della giornata, aspettava in fila per molto tempo prima di entrare, sono rimasti in qualche modo provocati dalle storie che hanno visto: tra queste quella di Cecilia che partendo dall’Italia durante gli studi universitari, va in Cina per una passione per lo studio della lingua e finisce, come lei stessa afferma con un sorriso che da solo conquista, “per vendere pannelli solari cinesi agli italiani”. La storia di Cecilia, così semplice, essenziale e genuina, non lascia davvero indifferenti, tanto che anche il Corriere della Sera ha deciso di intervistarla (via Skype, ovviamente...) (cfr. M. Cremonesi, "A ventisei anni per un lavoro (che non avevo) a Shanghai", Corriere

della Sera, 21 agosto 2012). Oppure Luciano Guelfi del Tg2 che su Twitter dopo aver realizzato un servizio ha scritto “ci ho messo il cuore”. Oppure la direttrice di ‘A’ Maria Latella arrivata al Meeting, perché aveva saputo che quella mostra era assolutamente da vedere. Una prospettiva ed un respiro internazionale che si è avvertita in modo eclatante con la visita alla mostra del presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, AlNasser, sorpreso subito dal fatto che Chiara, la giovane guida che lo ha accompagnato nella mostra, lo ha salutato in arabo. Ma è stato solo il primo "colpo". Racconta infatti Chiara: «all’inizio pensavo di dovergli fare una spiegazione molto sintetica, tagliando

qua e là e di non dovermi sbilanciare più di tanto, dato che era una personalità importante e che probabilmente aveva altro per la testa... E invece ho dato il massimo, mettendo in gioco tutta me stessa, a cominciare dal saluto in arabo, lingua che da qualche tempo ho iniziato a studiare. E così anche quella visita così speciale è diventata l’incontro con un uomo: lui è rimasto molto colpito dalle testimonianze dei ragazzi del liceo e degli istituti tecnici e dell’università. Alla fine della mostra si è commosso davanti al racconto di Ciaula, personaggio di Pirandello di cui si parlava nel video finale e che “riscopre la luna”. Finita la spiegazione siamo rimasti a lungo a parlare io e lui e tra le molte cose, mi ha detto che lo col- >

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GIOVANI PER LA CRESCITA piva molto il mio modo di pensare e che tutto quello che succede é per una riforma (cioè un cambiamento). Anche lui di fronte alla storia di Cecilia, che raccontava della sua passione per questa lingua come di un innamoramento, lui mi ha detto: “Sì! È vero!”. Quello che più mi ha stupito è che lui stesso fosse stupito». Qualcosa di buono in questo mondo A rimanere scossi dalla mostra non sono stati solamente gli ospiti ma anche la gente comune, come un gruppo di studenti di un istituto tecnico che appena usciti hanno esclamato “ci è tornata voglia di andare a scuola” oppure un importante avvocato d’affari che, dopo la visita, ha detto: «ero arrivato qui con mille pensieri e preoccupazioni. Vedere questa mostra è stato come prendere una boccata d’aria». Oppure ancora la reazione di un’insegnante, arrivata a Rimini convinta che non ci fosse più nessuna speranza per il futuro dei suoi alunni che si trova drammatica-

mente rimessa in discussione da quelle testimonianze, tanto da commuoversi e da domandarsi: “ma perché se è tutto così negativo io sto piangendo di commozione per una cosa così bella?”. Così è stato per una giovane donna, in dolce attesa, che trovandosi al centro di festeggiamenti e congratulazioni per il futuro lieto evento, risponde malinconica che “sono tutti contenti, tranne me…”. È con questo stato d’animo che si avvia a visitare la mostra. All’uscita incontra di nuovo quella stessa studentessa che all’inizio l’aveva fermata e le dice: «Sai, ti devo ringraziare. Dopo quello che ho visto, ora sono contenta di dare al mondo un figlio. Perché ho visto che c’è qualcosa di buono anche per lui in questo mondo. Spero che anche lui abbia sentito…». Così l’imprevedibile istante che la mostra raccontava e provava a documentare, è accaduto in continuazione ancora una volta lì nei padiglioni della fiera di Rimini. È stata una continua sorpresa vedere gente com-

La sala dedicata all’Università all’interno della mostra sui giovani.

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LA MOSTRA SUI GIOVANI ITINERANTE Due versioni: una completa e una dedicata alle scuole Versione per le scuole Composta da 15 manifesti formato 50x70 cm, 1 DVD con una selezione dei filmati proposti nella versione esposta al Meeting 2012. Il costo di acquisto di questa mostra è di € 75,00 compresa IVA e spedizione tramite corriere. Versione completa Composta da 11 video e 17 pannelli. Video Introduzione - Scuola: contesto - Scuola: testimonianze - Scuola: pareri autorevoli e punto di fuga - Università: contesto - Università: testimonianze - Università: pareri autorevoli e punto di fuga - Lavoro: contesto - Lavoro: testimonianze - Lavoro: pareri autorevoli -Video conclusivo Per ulteriori informazioni: Meeting Mostre, tel. 0541/728565, info@meetingmostre.com

mossa, grata, rinata, ciascuno a partire dalle proprie difficoltà e dai propri drammi. Segnando la riscossa per tante persone.


INCONTRI

Costruire il futuro Il Meeting di quest’anno è stato anche una grande occasione di speranza, soprattutto per gli imprenditori, storie e volti, che dicono come la crisi non abbia l’ultima parola. di Erika Elleri

ono stati tanti gli imprenditori e le personalità passate dal Meeting. In molti sono rimasti colpiti dal suo popolo, dallo sguardo curioso e attento dei giovani. Ne abbiamo parlato con due rappresentati di spicco di Federlegno, il presidente Roberto Snaidero e Giovanni Anzani, vicepresidente di Federlegno e presidente di Assarredo. Al loro stand in B5 di

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giovani ne sono passati, incuriositi dagli artigiani che intagliavano in diretta pezzi di legno, per farne modellini di macchine o figure di pregio, piuttosto che dall’esposizione dei macchinari dell’Scm o di altre aziende coinvolte, oppure partecipando ad incontri di formazione o anche ai workshop quotidiani con 24 imprenditori di spicco.

«Questo è il secondo anno consecutivo che veniamo e il nostro obiettivo – ha affermato Snaidero – era mostrare come il mondo del legno sia aperto al futuro, mantenendo il know how tramandatoci dai nostri padri, ma cercando di stare al passo coi tempi». E sicuramente la piazza del Meeting si è rivelata una vetrina interessante e un’occasione di incontro. «Mi ha colpito molto la marea di giovani che abbiamo incontrato, – ha continuato – tutti con delle belle facce. Un segno di speranza per il presente e per il futuro». Storie particolari? «Una famiglia siciliana che ha un’azienda di frutta. Avevano preso per tempo i biglietti aerei della Windjet, ma per quello che è successo alla compagnia sono rimasti a piedi. Questo non li ha fermati, hanno deciso di venire in macchina!». (Vedi l’articolo a p.50). Giovanni Anzani parla del Meeting come di: «un evento straordinario in cui c’è passato il mondo, sia politico che di pensiero,un luogo ricco di testi- >

Un artigiano allo stand di Federlegno.

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INCONTRI

monianze anche di persone semplici, per non parlare poi dei 3000 volontari. L’anno prossimo mi ripropongo di fermarmi qualche giorno in più per poterlo vivere meglio!». Anzani è rimasto affascinato dalla mostra sul duomo di Milano. «Questa mostra fatta al Meeting mi ha colpito particolarmente, la ritengo straordinaria e da esempio per questi tempi di globalizzazione». Un’opera che ha inciso pro-

L’imprenditore Michele Pizzarotti.

fondamente sull’economia milanese. «Il duomo è una grande opera per l’economia milanese: più di 4000 le persone coinvolte nella costruzione di quest’opera, provenienti da svariate parti d’Italia e dall’estero. Questi in particolare han portato con sé la cultura del fare, arricchendo le maestranze italiane. Opere di questo tipo sono una testimonianza del fatto che non bisogna aver paura di affrontare grandi imprese, che possono apparire impossibili da realizzare, dei sogni». Ciò che fa crescere sono obiettivi condivisi, un monito per la cultura di oggi. «Ognuno – ha continuato – nel piccolo, come nel grande è accomunato da obiettivi comuni che fanno crescere. Oggi c’è una cultura egoista, niente ci lega e stiamo perdendo i valori dello stare insieme. È evidente, invece, come l’unione di forze concentrate in un obiettivo comune abbiano portato a un’opera straordinaria. Tale coinvolgimento ha portato a scoprire nuove tecnologie e innovazioni, comprendendo persone anche dall’estero». E al Meeting può succedere che un

giovane imprenditore come Michele Pizzarotti, classe ’75, abbia la grande occasione di potere raccontare di sé e della sua impresa, impegnata nel campo delle infrastrutture, di fronte a un viceministro e al capo di Autostrade per l’Italia: «Mi ha colpito molto – ha affermato – l’incontro a cui ho partecipato al Meeting. Per me è stata una vera occasione, ho potuto non solo raccontare di quello che facciamo e della nostra mission, ma mettere meglio a fuoco le problematiche relative al nostro settore, soggetto in particolare alla crisi attuale». Stupito anche del clima del Meeting e soprattutto dei volontari, si è lasciato scappare un «non me l’aspettavo, questi ragazzi erano pieni di energia positiva». Giovani che commuovono come è successo all’imprenditore bolognese Luigi Marchesi, che dopo aver visitato la mostra dei giovani ha dichiarato al mensile Tracce: «Ero letteralmente commosso. Piangevo. Qualcuno che in un quadro grigio come quello del nostro Paese oggi pensa a costruire il futuro. Il Meeting? Una vera rivoluzione».

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MESSAGGI DAL WEB

Ci hanno scritto:

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MESSAGGI DAL WEB

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Un’amicizia contro la violenza Il rapporto con l’islam, la persecuzione dei cristiani e la libertà religiosa. Tanti i temi affrontanti in un dialogo reale tra religioni e culture, a partire dal gusto per il vero e il bello insito in ogni uomo. di Mariacqua Simi

i avevamo fatto quasi l’abitudine alla parola dialogo. Ripetuta, quasi abusata nei tavoli internazionali e negli sforzi più o meno diplomatici per risolvere le grosse crisi mondiali. Eppure c’è chi ha provato a darle un significato diverso, che andasse oltre al semplice “io, tu, stringiamoci la mano”. Lo ha fatto Benedetto XVI in Libano a settembre, quando di fronte a una folla di 500mila persone (in un fazzoletto di terra poco più grande della Lombardia che di abitanti ne conta solo 3 milioni) ha ricordato a cristiani e musulmani che il dialogo è l’unica via possibile per ritrovare “ordine, giustizia, pace e bellezza”. E proprio in quella terra il Papa ha indicato la strada di un lavoro comune, di fronte a 20.000 giovani libanesi, cristiani e anche musulmani. Rivolgendosi a loro ha detto: «È tempo che musulmani e cristiani si uniscano per mettere fine alla violenza e alle guerre», scommettendo non sulla politica ma prima di tutto sugli uomini e “sullo spirito umano” che “ha il gusto innato del bello, del bene e del vero”, richiamando tutti a una “conversione del cuore” senza la quale «le “liberazioni” umane tanto desiderate deludono, perché si muovono nello spazio ridotto concesso dalla ristrettezza di spirito dell’uomo, dalla sua durez-

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za, dalle sue intolleranze, dai suoi favoritismi, dai suoi desideri di rivincita e dalle sue pulsioni di morte. (…) Questa conversione richiesta è esaltante perché apre delle possibilità facendo appello alle innumerevoli risorse che abitano il cuore di tanti uomini e donne desiderosi di vivere in pace e pronti ad impegnarsi per la pace». (Discorso del 15 settembre, Palazzo Presidenziale di Baabda, 15 settembre 2012). L’unica via l’educazione Un desiderio che è risuonato anche nelle giornate del Meeting, ricche di confronti reali tra uomini di diverse religioni e culture, che hanno testimoniano un’instancabile ricerca e lavoro per l’amicizia fra gli uomini. Un esempio? L’incontro a Rimini tra Wael Farouq, professore e vice-presidente del Meeting Cairo, Abdel Fattah Hassan, docente all’Università del Cairo ed esponente dei Fratelli musulmani e lo statunitense Robert Reilly, Senior Fellow for Strategic Communication all’American Foreign Policy Council di Washington. É quest’ultimo che ha ricordato il discorso del Papa a Ratisbona nel 2006, quando Ratzinger si appellò al “coraggio di aprirsi all’ampiezza della ragione”, sia nel mondo occidentale, sia in quello musulma-

no. Eppure ci fu un’epoca, in cui anche il mondo arabo fu investito dall’ondata di ellenizzazione: un’epoca, ha ricordato Reilly, in cui i musulmani «dicevano che Dio aveva dato all’uomo la ragione come dono della sua Grazia per permettergli di riconoscere l’ordine della creazione». Tutto questo oggi andrebbe riscoperto, è il messaggio lanciato dal palco del Meeting e dal Papa in Libano. Come? “The only way out is education”, ha detto


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Il presidente della Conferenza Episcopale nigeriana Ignatius Kaigama.

Wael Farouq, l’unica via è l’educazione. Un tema che sarà centrale anche al prossimo Meeting del Cairo. Costruire un’amicizia vera Dialogo, ragione, educazione. Ci vogliono solidità di argomenti e una fede certa per pronunciare queste parole in un momento storico in cui le rivolte in Medio Oriente sono all’ordine del giorno, i massacri dei cristiani in molti Paesi islamici pure e la crisi siria-

na tiene occupata la comunità internazionale da oltre un anno. Prendiamo l’intervento di Monsignor Ignatius Ayau Kaigama, che di mestiere fa l’arcivescovo cattolico di Jos ed è presidente della Conferenza episcopale nigeriana. Ha scelto i padiglioni del Meeting per lanciare un appello sulla situazione difficilissima dei cristiani nel suo Paese. Dallo scorso Natale sono oltre mille i morti in seguito agli attentati

dei fondamentalisti islamici della setta Boko Haram. Ma Kaigama ha optato per la via meno semplice: dialogare. Costruire rapporti, non cedere alla tentazione di puntare l’indice o vendicarsi. Che pure verrebbe, quando sai che rischi la vita anche solo andando alla messa. Come muoversi allora? «Costruendo un’amicizia vera - ha dichiarato l’arcivescovo nigeriano - È quello che vedo anche qui al Mee- >

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Un’immagine dei relatori durante l’incontro sul Meeting Cairo.

ting di Rimini, un’amicizia che genera un grande evento culturale. Solo un’amicizia che è il reciproco riconoscersi nelle stesse esigenze di uomini, che diventa stima reciproca, può essere un baluardo contro chi semina odio, contro la facile tentazione di rispondere alla violenza con la violenza. Certo, non è facile consolare persone a cui sono stati appena uccisi due o tre familiari, ma la vendetta è una scorciatoia che peggiora solo i problemi. A volte mi accusano di cercare compromessi, ma io cerco solo di costruire un dialogo con i musulmani». E l’intervento di Kaigama è stato solo uno tra i tanti, da parte cristiana, che hanno conquistato il popolo di Rimini. E che il dialogo e l’incontro con l’altro sia una via praticabile per la riconciliazione, lo ha dimostrato anche l’in34

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tervento di Salman Shaik, direttore della Brookings Institution di Doha, in Qatar. Musulmano nativo del Pakistan ma formatosi a Londra, Shaik ha due figli ed è sposato con una donna cristiana. Ed è da questo che parte quando in una gremita sala del Meeting dialoga con l’arcivescovo di Nuova Giustiniana e di tutta Cipro, Chrysostomos II. Non sceglie di partire da un’analisi geo-politica, che pure sarebbe il suo mestiere. Ma dalla sua vita. «In quattordici anni di matrimonio – racconta – ho visto la situazione delle minoranze religiose in Medio Oriente e nei Paesi musulmani attraverso gli occhi di mia moglie. Senza i cristiani quest’area perderebbe la sua identità». Racconta degli Stati che stanno vivendo il cambiamento iniziato nel 2011 con la primavera araba. Manifestazioni che hanno mostra-

to il desiderio di dignità e libertà delle popolazioni arabe, ma hanno anche fatto emergere i gruppi islamisti (Fratelli musulmani e salafiti), un tempo oppressi dai dittatori. Per Shaik una delle strade per ottenere il rispetto della libertà religiosa è “l’inclusione delle minoranze nella creazione dei nuovi governi”. Perché, come accaduto nel rapporto fra sua moglie e la madre musulmana osservante, la strada è “andare a fondo della propria fede e cultura per capirsi e confrontarsi”. Un mondo senza Dio è un mondo disumano E se il dialogo è la via privilegiata per la pace, questo non può che tradursi politicamente nella via diplomatica. Una via che sia il ministro degli Esteri italiano, Giulio Maria Terzi di San-


INCONTRI t’Agata, sia il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e il direttore delle Nazioni Unite Nassir Abdulaziz Al-Nasser hanno cavalcato. A colpire è l’intervento del cardinale: «Nella consapevolezza che un mondo senza Dio è un mondo disumano, è grave che la libertà di religione sia il diritto più violato». E uno dei nodi più difficili da affrontare è quello del ruolo degli Stati, dei Governi, nei confronti della libertà religiosa. Basti pensare a quei Paesi dove alle minoranze religiose (siano esse cristiane, musulmane, ebraiche) non è concesso di ricoprire ruoli politici. O ai popoli che ancora vivono sotto il giogo del comunismo.Tauran ne parla. Dice che «i pubblici poteri non possono imporre né impedire un’adesione religiosa, né propagandare la distribuzione del fenomeno religioso. Devono proclamare la libertà religiosa quale diritto civile. È in gioco la tutela del bene comune». E ancora: «Se lo Stato non può decidere dei diritti dell’uomo, ma solo riconoscerli, non può neppure decidere della libertà religiosa». Poi affonda «Il diritto all’esistenza di società religiose in

MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO IN OCCASIONE DELL'APERTURA DELLA XXXIII EDIZIONE DEL MEETING PER L'AMICIZIA FRA I POPOLI. Esprimo il mio vivo apprezzamento a lei, gentile professoressa, e a tutti gli organizzatori della XXXIII edizione del Meeting per l'Amicizia fra i Popoli, che nel tema prescelto La natura dell'uomo è rapporto con l'Infinito rivela con immediatezza l'aspirazione ad interpretare e a promuovere l'impegno nella società alla luce dei più alti riferimenti spirituali e dei valori fondamentali della giustizia, della tolleranza e della partecipazione. L'ampio spettro degli argomenti proposti esprime infatti in modo incisivo la consapevolezza della comune responsabilità nell'individuare modelli di sviluppo e parametri nuovi di benessere attenti a quei principi di equità e di solidarietà dai quali non può prescindere la tutela dell'interesse generale di una collettività e il rilancio di una crescita so-

uno Stato è un diritto fondamentale che lo Stato è tenuto a rispettare nel suo stesso interesse». «Certo, le Chiese operano in primo luogo per la religione, e lo Stato può essere indifferente a questo riguardo. Ma esse operano anche per la civiltà e questo non può non interessare lo Stato. Cittadini più coscien-

stenibile e duratura. Le testimonianze e le esperienze che verranno presentate sottolineano giustamente la necessità di dare fiducia allo spirito di iniziativa, alle competenze e all'impegno dei giovani: essi costituiscono un patrimonio di risorse e di energie indispensabile per mantenere viva la capacità progettuale e di innovazione che ha accompagnato le fasi di più intenso sviluppo economico, culturale e sociale del paese. In questo spirito rivolgo a lei, gentile professoressa, al Presidente Monti, agli illustri relatori e a tutti gli intervenuti il mio caloroso e partecipe saluto, insieme a un sentito augurio per il successo della manifestazione. Giorgio Napolitano 17 agosto 2012

ziosi, più inclini a partecipare alla vita sociale e culturale, più colti più preoccupati della cosa pubblica, rappresentano innegabilmente una risorsa». Musulmani, cristiani, buddisti, ebrei: c’è spazio per tutti al Meeting. Nella certezza che l’altro, “che è altro e diverso da te”, sia un bene da cui ripartire.

Da sinistra a destra Salman Shaikh, direttore del Brookings Doha Center; Gianni Alemanno, sindaco di Roma; S.B. Chrysostomos II, arcivescovo della Chiesa di Cipro; Roberto Fontolan, direttore del Centro Internazionale di Comunione e Liberazione e Franco Frattini, presidente della Fondazione Alcide de Gasperi.

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APPROFONDIMENTI

I fondamenti dell’essere umano Pubblichiamo qui stralci del discorso tenuto da Benedetto XVI il 15 settembre in Libano di fronte a i membri del governo, delle istituzioni della Repubblica, con il corpo diplomatico, i capi religiosi e rappresentanti del mondo della cultura libanese. di Benedetto XVI

n paese è ricco anzitutto delle persone che vivono al suo interno. Da ciascuna di esse e da tutte insieme dipende il suo futuro e la sua capacità di impegnarsi per la pace. Un tale impegno non sarà possibile che in una società unita. Tuttavia, l’unità non è l’uniformità. La coesione della società è assicurata dal rispetto costante della dignità di ogni persona e dalla partecipazione responsabile di ciascuna secondo le sue capacità, impegnando ciò che di meglio vi è in essa. Al fine di assicurare il dinamismo necessario per costruire e consolidare la pace, occorre instancabilmente tornare ai fondamenti dell’essere umano. La dignità dell’uomo è inseparabile dal carattere sacro della vita donata dal Creatore. Nel disegno di Dio, ogni persona è unica e insostituibile. Essa viene al mondo in una famiglia, che è il suo primo luogo di umanizzazione, e soprattutto la prima educatrice alla pace. Per costruire la pace, la nostra attenzione deve dunque portarsi verso la famiglia, al fine di facilitare il suo compito, per sostenerla così e dunque promuovere dappertutto una cultura di vita. L’efficacia dell’impegno per la pace dipende dalla concezione che il mondo può avere della vita umana. Se vogliamo la

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pace, difendiamo la vita! Questa logica squalifica non solo la guerra e gli atti terroristici, ma anche ogni attentato alla vita dell’essere umano, creatura voluta da Dio. L’indifferenza o la negazione di ciò che costituisce la vera natura dell’uomo impediscono il rispetto di questa grammatica che è la legge naturale inscritta nel cuore umano (cfr Messaggio per la Giornata mondiale della pace 2007, 3). La grandezza e la ragion d’essere di ogni persona non si trovano che in Dio. Così, il riconoscimento incondizionato della dignità di ogni essere umano, di ciascuno di noi, e quella del carattere sacro della vita implicano la responsabilità di tutti davanti a Dio. Dobbiamo dunque unire i nostri sforzi per sviluppare una sana antropologia che comprenda l’unità della persona. Senza di essa, non è possibile costruire l’autentica pace. (…) Per aprire alle generazioni di domani un futuro di pace, il primo compito è dunque quello di educare alla pace per costruire una cultura di pace. L’educazione, nella famiglia o a scuola, dev’essere anzitutto educazione ai valori spirituali che conferiscono alla trasmissione del sapere e delle tradizioni di una cultura il loro senso e la loro forza. Lo spirito umano ha il gusto innato del bello, del bene

e del vero. È il sigillo del divino, l’impronta di Dio in esso! Da questa aspirazione universale deriva una concezione morale ferma e giusta, che pone sempre la persona al centro. (…) Solo allora può crescere la buona intesa tra le culture e le religioni, la stima delle une per le altre senza sensi di superiorità e nel rispetto dei diritti di ciascuna. In Libano, la Cristianità e l’Islam abitano lo stesso spazio da secoli. Non è raro vedere nella stessa famiglia entrambe le religioni. Se in una stessa famiglia questo è possibile, perché non dovrebbe esserlo a livello dell’intera società? La specificità del Medio Oriente consiste nella mescolanza secolare di componenti diverse. Certo, ahimè, esse si sono anche combattute! Una società


APPROFONDIMENTI

Papa Benedetto XVI in Libano (© Servizio Fotografico – L’Osservatore Romano 2012).

plurale esiste soltanto per effetto del rispetto reciproco, del desiderio di conoscere l’altro e del dialogo continuo. Questo dialogo tra gli uomini è possibile solamente nella consapevolezza che esistono valori comuni a tutte le grandi culture, perché sono radicate nella natura della persona umana. Questi valori, che sono come un substrato, esprimono i tratti autentici e caratteristici dell’umanità. Essi appartengono ai diritti di ogni essere umano. Nell’affermazione della loro esistenza, le diverse religioni recano un contributo decisivo. Non dimentichiamo che la libertà religiosa è il diritto fondamentale da cui molti altri dipendono. Professare e vivere liberamente la propria religione senza mettere in pericolo la

propria vita e la propria libertà deve essere possibile a chiunque. La perdita o l’indebolimento di questa libertà priva la persona del sacro diritto ad una vita integra sul piano spirituale. La sedicente tolleranza non elimina le discriminazioni, talvolta invece le rinforza. E senza l’apertura al trascendente, che permette di trovare risposte agli interrogativi del cuore sul senso della vita e sulla maniera di vivere in modo morale, l’uomo diventa incapace di agire secondo giustizia e di impegnarsi per la pace. La libertà religiosa ha una dimensione sociale e politica indispensabile alla pace! Essa promuove una coesistenza ed una vita armoniose attraverso l’impegno comune al servizio di nobili cause e la ricerca del-

la verità, che non si impone con la violenza ma con «la forza stessa della verità» (Dignitatis humanae, 1), quella Verità che è in Dio. Perché la fede vissuta conduce inevitabilmente all’amore. La fede autentica non può condurre alla morte. L’artigiano di pace è umile e giusto. I credenti hanno dunque oggi un ruolo essenziale, quello di testimoniare la pace che viene da Dio e che è un dono fatto a tutti nella vita personale, familiare, sociale, politica ed economica (cfr Mt 5,9;Eb 12,14). L’inoperosità degli uomini dabbene non deve permettere al male di trionfare. E il non far nulla è ancora peggio. © Copyright 2012 Libreria Editrice Vaticana

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SPETTACOLI

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SPETTACOLI

Danza e musica: protagoniste Una ricca programmazione con trenta spettacoli e duecentocinquanta artisti, che ha visto al centro la danza, una riscoperta del ritmo e del corpo, del gesto e del movimento umano. di Walter Gatti

stato il Meeting dell’infinito anche in quella miriade di spettacoli, concerti, rappresentazioni, interpretazioni, performance ed esecuzioni, che sono ormai così parte integrante della settimana riminese. I monaci russi e Andrés Segovia, i ballerini-cantanti di Beirut e i clochard di fratel Ettore, il grande rock e la musica irlandese, il jazz di Paolo Jannacci e il flamenco di Luis Ortega. Se c’è una cosa che anno dopo anno si conferma negli immensi spazi della fiera di Rimini è il filo di continuità che sempre più si respira tra le grandi testimonianze umane e culturali e lo spessore di anelito portato in scena dagli artisti che da tutto

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il mondo arrivano al Meeting a portare le loro performance. Trenta spettacoli, duecentocinquanta artisti da tutto il mondo, oltre 70mila spettatori: certo anche quest’anno, come nelle ultime edizioni, anche i “numeri” hanno premiato la programmazione artistica, ma i biglietti e il nome degli artisti, come naturale, non possono mai dare il senso della partecipazione, dare fisicità alle emozioni, restituire quel senso intenso di memoria di cui parlano gli spettatori anche giorni e giorni dopo lo spettacolo cui hanno partecipato. In questo senso, momenti unici e capaci di permanere nel tempo, le serate di maggior successo ed emozione >

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SPETTACOLI

Paolo Jannacci durante il suo concerto al Meeting.

sono state quelle dedicate al flamenco, alla tradizione corale russo-ortodossa interpretata dai monaci di San Pietroburgo. Tra gli eventi di maggior

“Casa dolce casa”.

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impatto emotivo c’è da sottolineare poi la potenza poetica e visionaria di una rappresentazione come Ettore dei Poveri, spettacolo realizzato dai clochard milanesi dell’Opera di Fratel Ettore con le marionette della celebre compagnia Colla: uno spettacolo così poeticamente estremo da aver commosso e coinvolto oltre ogni aspettativa la platea riminese. Enorme il successo della programmazione cinematografica, che grazie alla partnership tra Meeting, Sentieri del Cinema e l’Acec (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) ha portato in Fiera alcune prime visioni come Ribelle-The Brave e Tatarak (del polacco Andrzey Wajda: film mai proiettato sugli schermi del nostro Paese), registrando un’affluenza record di oltre settemila spettatori. Non si può poi evitare di sottolineare l’attenzione che il popolo del Meeting ha riservato quest’anno alla

musica rock. Attenzione che si è espressa nell’eccezionale affluenza che quotidianamente si è registrata nel percorso della mostra ideata e realizzata da John Waters, come anche nella caldissima serata di chiusura, durante la quale la Rock culture all star band ha portato in scena proprio alcune delle grandi canzoni, che durante l’esposizione erano state presentate e commentate. La serata conclusiva ha rivaleggiato per intensità ed entusiasmo con la fantasmagoria multietnica dello spettacolo di apertura del Meeting, The Villager’s Opera, straordinario cocktail di danza, lirica e teatralità multietnica portata in riviera dalla Caracalla dance company di Abdel, Ivan e Alissar Caracalla. La storia, quella degli innamorati Leila e Faidlou, è stata presentata con un così eccezionale gusto cromatico da lasciare strascichi emozionali


SPETTACOLI

Una scena di “The Villager’s Opera”.

duraturi: storia, messa in scena, potenza emozionale della danza, delle vicende, del canto, dell’intreccio hanno condotto il pubblico in luoghi vicini, eppur non convenzionali, ricordando sempre che l’amore si trova a fare i conti con equilibri sociali ed interessi di casta, di tradizione, di etnia. Perché abbiamo lasciato per ultima la rappresentazione iniziale? Perche la grande serata d’apertura ci permette forse di focalizzare un trait d’union che ci fa dire che forse la forma di espressione artistica che quest’anno ha attratto ed affascinato di più è stata la danza. «Con voi – ha affermato Ivan Caracalla – condividiamo la certezza che l’unità attraverso le diversità è un ideale da abbracciare, non qualcosa da temere. Non abbiamo mai visto uno spettacolo come il Meeting, capace di mettere assieme le persone con sincerità. Ciascuna delle persone incon-

trate qui ci hanno lasciato un segno». Lei è stata la regina dell’opening show, lei ha stupito il pubblico di En Ti, insolito viaggio nelle pagine del Vangelo, proposto dalla compagnia di flamenco di Luis Ortega, lei ha visto centinaia di iscritti agli stage di ballo proposti proprio dai protagonisti degli spettacoli appena citati. «Il flamenco – ha affermato il grande coreografo Luis Ortega – credo che sia qualcosa che nemmeno io controllo o comprendo, credo che sia il nostro essere in cerca di una felicità che si vuole condividere». Certo la danza non è una novità al Meeting: negli anni erano passati di qui Martha Graham e Kazuo Ohnu, due mostri sacri. Ma oggi pare che l’abbinata “vedere e poi provare” sia nuovo motore, fulcro dell’attenzione, spinta al coinvolgimento. Il seguito registrato quest’anno

conferma ciò che già si era registrato lo scorso anno, quando Carlotta Sant’Andrea aveva dato vita a due appuntamenti “introduttivi e formativi” dedicati al tango, cosi come due anni fa era stata accolta con entusiasmo la rilettura umanissima offerta della samba, linguaggio musicale-artistico nato nelle favelas come canto di dignità e bellezza anche in mezzo alla povertà più profonda. Nel Meeting dell’infinito si confermano dunque le grandi proposte, le interpretazioni commoventi, l’attenzione a generi che per gusto e cultura consideriamo “ovviamente importanti”, ma forse la riscoperta del ritmo e del corpo, del gesto e del movimento umano, nel senso in cui l’intendeva Matisse, questa è una piccola novità che in questa edizione 2012 s’è fatta forte ed evidente. Vedremo se si confermerà nell’edizione 2013. NOVEMBRE2012

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VOLONTARI

Volontari senza frontiere Dei 4000 volontari che hanno collaborato al Meeting di quest’anno 150 sono arrivati dall’estero. Dal Kazakistan all’Albania, dal Canada alla Colombia. Ecco alcune delle loro storie. di Erika Elleri

alja, Francesca, Franco David, Maria Paula, Lucas, Idil, Teodor, Rene e William. Sono alcuni dei nomi dei 150 volontari provenienti dall’estero. Albania, America, Argentina, Camerun, Canada, Colombia, Francia, Irlanda, Kazakistan, Lituania, Messico, Olanda, Perù, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Spagna e Svizzera. Sono i paesi da cui sono arrivati, affrontando ore di viaggio e grossi sacrifici per essere anche loro, insieme agli altri 3000 a lavorare dentro la grande cattedrale del Meeting. Sacrifici, sì. Come quelli che ha fatto Galja, 38 anni proveniente da Karaganda (Kazakistan), importante città dell’Asia Centrale, ex Unione Sovietica. Per venire a Rimini a fare la volontaria nel ristorante “Il Chicco e il Grano” ha lavorato giorno e notte, come ci ha raccontato: “Quest’anno ho vissuto un brutto momento di crisi, sia personale che economica. Non avevo soldi e lavoro e non pensavo di riuscire ad essere qui con voi. A maggio la situazione è migliorata e ho lavorato per raccogliere il denaro e essere qua”. Rinuncia a tutto, anche al cibo e i soldi messi da parte li lascia a un’amica per non rischiare di spenderli. Galja è una ragazza forte, cresciuta senza famiglia in un orfanotrofio, ha iniziato a lavorare presto, a nove

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anni; da quel momento studio e lavoro e basta. Poi l’incontro con il movimento di Comunione e Liberazione e il desiderio di venire a Rimini, dove ha imparato “la pazienza e l’attenzione nel lavoro. In Kazakistan – ha raccontato – fai la tua parte e ti fermi lì. Invece al Meeting ho visto un’altra cosa: lavorare insieme. Ti riguarda tutto e tutti quelli che sono con te”. La volontaria più giovane La storia di Francesca è molto diversa ma è un’altra delle storie che ha segnato il Meeting di quest’anno. E’ arrivata da Ottawa, una cittadina canadese, 14 anni, ma idee molto chiare: “So che da grande voglio essere me stessa” e “voglio seguire don Giussani perché in Cl sto facendo l’incontro con Cristo e questa è la cosa più importante della mia vita”. Cosi ha accettato di lavorare come volontaria all’International Meeting Point, dando informazioni e un supporto internazionale. “Noi viviamo il Meeting in casa” ha raccontato la mamma, che ha lavorato gomito a gomito con la figlia, vista la sua giovane età. Infatti, la madre è italiana e cattolica, mentre il padre protestante e di origini olandesi. Ma è stato proprio il padre a far sì che Francesca arrivasse al Meeting. Nella sua scuola sono previste 120 ore di volontariato all’anno e 40 di queste

vanno fatte d’estate. Per questo, l’idea del padre di spenderle al Meeting, che aveva visitato qualche hanno fa, spiegando insieme alla figlia le ragioni di questa scelta al preside della scuola. E alla fine, a soli 14 anni, è stato uno dei motori dell’International Meeting Point, stupendo anche i più


VOLONTARI

Galja con alcune amiche del Kazakistan al Meeting.

grandi per l’energia e l’attenzione nel lavoro. C’è poi chi ha affrontato ore e ore di volo per ritrovarsi a fare le pulizie. Franco David Zulàn, studente di astronomia e i fratelli Maria Paula, aspirante geologa, e Lucas Toledo, studente di psicologia, sono arrivati

direttamente dall’Argentina, incuriositi dal fatto che gli hanno raccontato che “al Meeting si lavora in modo diverso” e questo lo desideravano verificare». Lucas durante i giorni di lavoro ha detto che “grazie agli amici del Meeting riesci a stare all’altezza delle tue esigenze”, e tutto questo

condividendo scope e ramazze, in giro per i padiglioni felici e contenti, mentre i loro connazionali spiegavano la mostra sull’America Latina. La storia di Idil Idil è di origine turca anche se è nata e cresciuta in Italia. La madre > NOVEMBRE2012

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VOLONTARI

Da sinistra Maria Paula Toledo, Lucas Toledo e Franco David Zulàn dall’Argentina.

è cattolica e il padre musulmano, anche se entrambi non praticanti. Poi il suo incontro con il movimento al ginnasio le cambia la vita e incomincia ad

avvicinarsi alla chiesa. Quest’anno prende la decisione di venire al Meeting e si trova a lavorare all’Ufficio Mostre. Una bella esperienza finché

SALUTO DI DON JULIÁN CARRÓN AGLI ORGANIZZATORI E AI PARTECIPANTI AL MEETING DI RIMINI 2012 Cari amici, che conforto mi ha invaso questa mattina, pensando a ciascuno di voi impegnati nella frenetica attività del Meeting, nel leggere il commovente messaggio autografo del Papa! Benedetto XVI ha compiuto ancora una volta un gesto pieno di tenerezza nei nostri confronti, indicandoci il punto fondamentale a cui guardare per non perdere la bussola in questa settimana piena di impegni: siamo «fatti per l’infinito». Avete in esso il calore e la luce per affrontarli. Che gratitudine sconfinata potersi guardare ogni mattina con la consapevolezza che «la grandezza e la dignità suprema dell’uomo» consistono nel rapporto con l’infinito, che quella sete che investe «ogni fibra della mia carne» e che nessun peccato può eliminare trova risposta nella «gioiosa scoperta di essere figli di Dio»! Solo con questa autocoscienza possiamo vivere «la vita come vocazione». E tutte le sfide che dovremo affrontare lungo le giornate (dal caldo del parcheggio o in cucina all’umile impegno delle pulizie fino a quelle più appariscenti sul palco) ci sono date proprio per incrementare questa autocoscienza. «Nulla allora è banale o insignificante nel cammino della vita e del

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mondo», ci ha ricordato il Papa. Anzi, «ogni cosa, ogni rapporto, ogni gioia, come anche ogni difficoltà, trova la sua ragione ultima nell’essere occasione di rapporto con l’Infinito, voce di Dio che continuamente ci chiama e ci invita ad alzare lo sguardo, a scoprire nell’adesione a Lui la realizzazione piena della nostra umanità». Mostriamoci amici gli uni agli altri, sostenendoci in questo cammino di purificazione da qualsiasi «falso infinito», per poter testimoniare a tutti quanti ci incontreranno durante questa settimana che cosa rende «la vita veramente libera e piena», che «il punto fondamentale, quindi, non è eliminare la dipendenza, che è costitutiva dell’uomo, ma indirizzarla verso Colui che solo può rendere veramente liberi». Grato della testimonianza che mi date con il vostro sacrificio per gridare a tutti la speranza che portiamo nella nostra fragilità, vi auguro un felice Meeting. Vostro Julián Carrón 19 agosto 2012

non si imbatte in un curatore della mostra dell’Albania. In considerazione delle difficoltà tra i due popoli, un giorno le fa una battuta ironica sulle sue origini e lei scoppia in lacrime. “È arrivato il momento che tu dica io”, le dice un suo amico che lei chiama in Turchia per raccontargli la sua difficoltà. Così Idil si trova a dover rispondere alla domanda: “Ci può essere qualcosa che vi unisce?” E l’unica risposta vera, per lei, è Cristo. Con questa chiarezza trova il coraggio di andare da quel curatore e dirgli tutto, perfino quella risposta che può sembrare un po’ estrema. E con stupore ne nasce una bella amicizia. Scopre infatti lo stesso desiderio in quel ragazzo albanese e da quel momento nulla è più come prima. Dalla Colombia con ferie non pagate Dalla Colombia all’Osteria veneta, un viaggio che Rene e Willian hanno fatto con grande entusiasmo, anche se questo ha significato dover prendere delle ferie non retribuite, come per Rene che è arrivato nei padiglioni della fiera avendo cambiato lavoro da poco. Entrambi hanno conosciuto alcuni amici in università a Bogotà, dove hanno studiato rispettivamente ingegneria ambientale e tecnologia di gestione, e dopo qualche anno finalmente sono riusciti a realizzare un loro desiderio: venire al Meeting. “Stare al Meeting – ha confidato Willian – è la risposta che io do alla vocazione al servizio: sono tre anni che desidero venire qui, ma non avevo trovato nessuno che venisse a fare il volontario con me dalla Colombia. Quest’anno questo bisogno è stato condiviso con altri e siamo venuti in sei”. E come il Meeting non c’è nient’altro: “Ho visto altre manifestazioni a Bogotà – ha confidato Rene – ma erano economiche o commerciali. Questa fiera guarda alla persona, che è la cosa più importante e che molto spesso il mondo dimentica”.


MEETING ON–LINE

Naviga con noi L’edizione 2012 la puoi rivivere insieme a noi sul nostro sito e attraverso i canali social

i sei perso qualcosa del Meeting 2012? Ecco tutto quello che puoi trovare sul nostro sito riguardo a convegni, spettacoli, mostre e gli eventi principali di quest’anno.

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Video e foto Innanzitutto i video dei convegni: sul nostro canale Youtube (www.youtube.com/meetingdirimini) o nella sezione Multimedia del nostro sito (raggiungibile dalla home page) puoi trovare la playlist completa con

tutti i convegni del 2012. Ti consigliamo anche la sezione archivio dove è possibile fare ricerche più specifiche per titolo o nome del relatore dell’incontro, nel caso tu sia interessato a un personaggio particolare. Sempre nella sezione multimedia puoi trovare le foto relative ai convegni, le mostre e gli spettacoli. TgMeeting Il TgMeeting è un altro strumento che non puoi perdere: giorno per gior-

no il racconto del Meeting, con interviste, approfondimenti e curiosità. Inoltre quest’anno abbiamo realizzato alcuni focus sulle mostre e i personaggi. Tutto questo lo puoi trovare sempre sul sito nella sezione Multimedia e sul canale Youtube. Inoltre per interviste e approfondimenti c’è il Quotidiano Meeting, sempre nella stessa sezione, comodamente scaricabile in pdf. Storify e i canali social Infine un Meeting tutto particolare lo puoi trovare negli Storify (www.storify.com/MeetingRimini) realizzati dal nostro social media team. I migliori Tweet, foto e post raccolti per giornate, per rivivere il Meeting dal loro punto di vista. I nostri canali social Twitter, Facebook, Youtube, Instagram vivono anche durante l’anno. Vieni a trovarci e rimaniamo in contatto.

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UN LUOGO D’INCONTRO

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UN LUOGO D’INCONTRO

Un luogo in cui è possibile incontrarsi Altro che passerella. In questa immagine ci sono un musulmano, un cattolico e un ebreo. Questa forse è l’essenza più vera del Meeting, dove è possibile incontrarsi e guardarsi, dove chi viene a volte dice cose che magari in altri luoghi non avrebbe mai detto. Uno spazio di libertà che vi raccontiamo in queste pagine, attraverso alcuni degli incontri accaduti a fine agosto, le impressioni dei tanti ospiti che si sono lasciati interrogare dal Meeting fino a quello che è successo con alcuni degli stranieri venuti a Rimini, dove chi viene arriva anche a dire che trova una nuova passione per la vita.

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UN LUOGO D’INCONTRO

Incontrando i “Rimini People” Viaggio tra i commenti e le impressioni lasciate dagli ospiti quest’anno: come hanno visto il Meeting e che cosa si sono portati a casa. di Matteo Lessi

all’ambasciatore in Giappone Vincenzo Petrone al nunzio in Gran Bretagna Antonio Mennini, fino a manager, direttori di grandi aziende, imprenditori, intellettuali e docenti. Sono tanti i personaggi che magari solo per qualche giorno o per qualche ora hanno visitato il Meeting e che hanno lasciato impressioni e commenti a chi li accompagnava. “Il Meeting è una scuola”, forse il commento più bello di uno degli ospiti provenienti dal Medio Oriente. E sentendo i racconti fatti da hostess e stewart, in tanti vivono il Meeting proprio come un luogo dove imparare e conoscere qualcosa di nuovo. Come quel professore arrivato dall’America Latina che, dopo aver visto quasi 10 convegni, 7 mostre, ha esclamato “è meraviglioso. Ho tanti spunti per articoli e libri”. Tanti anche coloro che se ne sono andati dicendo “tornerò l’anno prossimo con tutta la famiglia”, perché come ha affermato un altro personaggio: “al Meeting l’uomo torna a pensare ai problemi che nella vita quotidiana dimentica spesso”.

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Un luogo di incontro Anche quest’anno, insomma, Rimini è stato un luogo di incontro e un luogo in cui è possibile parlarsi,

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perché c’è anche chi riconosce che “ho idee diverse ma mi sento come a casa”. Il Meeting una passerella? Chiedetelo per esempio all’ospite che in 4 ore ha visitato tre mostre. Forse più un viaggio nella conoscenza. In tanti sono rimasti colpiti dai giovani, dalla gente, da quelli che come li ha definiti Marco Marinucci, fondatore di Mind the bridge, incubatore di startup nella Silicon Valley, sono i “Rimini People”, tant’è che l’ha raccontato a tutti, sul suo blog su Corriere.it: «Il giorno in cui fui invitato a presenziare come relatore al Meeting di Rimini, spostandomi dalla parte opposta della Terra, rimasi perplesso. Come può la mia esperienza essere rilevante in una kermesse del genere?(…) Esco dal Meeting con delle certezze: è finita la generazione dei bamboccioni. O meglio, la generazione di chi ha voglia di mettersi in gioco, rischiando tutto ma con uno spirito forte di autoderminazione, grida più forte degli altri, e non si può non udire (…) Decisamente è valsa la pena avere attraversato mezzo mondo pur di incontrare i “Rimini People”». L’energia dei “Rimini People” che ha fatto dire a un ospite americano: «Sono arrivato qui un po’ depresso per la situazione americana e mon-

Alcuni volontari del Meeting.

diale in generale, ma dopo quello che ho visto, riparto con speranza, perché qualcuno si muove e si può ripartire da qui». Tant’è che ormai anche i personaggi tornando al Meeting, portano con sé amici, invitandoli a venire a vedere.


UN LUOGO D’INCONTRO

Senza citare poi le delegazioni provenienti dall’estero: dalla Serbia oppure dalla sezione di “Aiuto alla chiesa che soffre” di Monaco di Baviera, che dopo aver sentito parlare per dieci anni del Meeting, ha deciso quest’anno di venire a vedere. C’è anche chi ci arriva per caso, perché

attirata da un particolare: è il caso di una importante giornalista albanese, conduttrice di Missing People, il “Chi l’ha visto” albanese, che ha dichiarato: «qui ho trovato una passione per la vita, una nuova filosofia che mi interessa anche per il mio lavoro». Tanti capitano al Meeting per la-

voro, ma come ha detto qualche ospite, “ho trovato molto di più”. Oppure c’è la responsabile di un’azienda sponsor della manifestazione che ha confidato: «Fino a qualche anno fa la sponsorizzazione al Meeting era un aiuto, ora per noi è proprio un investimento». > NOVEMBRE2012

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UN LUOGO D’INCONTRO

I relatori dell’incontro “Le nuove tecnologie. Innovazione e formazione all’imprenditorialità” allo spazio del Social Media Team.

Bisogna venire a vedere “Il primo evento mondiale dove si incontra e si tocca con mano la speranza”, ha detto un personaggio. Per la prima volta al Meeting è arrivato anche padre Vladimir Vorobiev, fondatore dell’Università San Tichon di Mosca, la più importante istituzione

culturale del Patriarcato Ortodosso russo, stupito dal confronto che si vede al Meeting tra fede e scienza. Al quotidiano Avvenire ha dichiarato: «Anche da noi in Russia, si organizzano mostre e conferenze su temi teologici, ma un dibattito così approfondito non è ancora possibile».

SOLO DUE GIORNI CON VOI. MA ORA NON VI LASCIO PIÙ LETTERA DI CLAUDIO, 16 ANNI, AGLI AMICI. Sarebbe molto limitativo chiamarvi ‘amici miei’, perché, nonostante i soli due giorni che ho passato con voi, sono stato spettatore di qualcosa di davvero meraviglioso, e, pure non ricordando tutti i vostri nomi, o avendo bisogno del cartellino per riconoscervi (scusate la memoria corta), mi sono legato a voi come a mai nessun altro nella mia vita. Ho riscoperto in me qualcosa che avevo perduto da molto tempo, o forse qualcosa che stava solo aspettando di essere ritrovato. Qui le nostre strade si dividono, o si intrecciano, e si rincontreranno. Spero di potere condividere con voi l’anno prossimo ciò che, fortunatamente dal punto

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umano, sfortunatamente dal lato fisico (caspita! 188 tavoli), state vivendo. Quindi, «o costruttori di cattedrali, non smettete di alzare pietre, una dopo l’altra, non smettete di ricercare in voi stessi il motivo della vostra fede. Continuate a costruire anche quando i dolori alle braccia non vi permettono di sollevarle, anche quando le vostre gambe sembrano voler cedere. Costruite, amici, costruite, perché, come dice Young “Fabbrica troppo in basso chi fabbrica al di sotto delle stelle”». 24 agosto 2012, Quotidiano Meeting

Perché è proprio vero quello che ha confidato Mary Ann Glendon: “per capire che cosa è il Meeting bisogna venire a vedere”. Come ha fatto per esempio Ciro Messina, siciliano, imprenditore che si è fatto 24 ore di auto in tre giorni per venire a Rimini a raccontare della sua azienda. Il biglietto era già fatto, da Catania a Rimini con la Windjet, ma i problemi della compagnia aerea fanno saltare il viaggio e lui si è detto “Echissenefrega, ci vado in macchina”. Così mercoledì si è messo in auto con il figlio e il nipote. “Per cena sono arrivato in fiera, poi in albergo, il giorno dopo, finito l’incontro siamo ripartiti”. Oppure come ha fatto Claudio, 16 anni, mai uscito dalla Puglia che raccoglie l’invito di alcuni ragazzi di Perugia; dopo essersi conosciuti in vacanza lo hanno invitato a Rimini, pur sapendo che avrebbero fatto i volontari e che avrebbero avuto poco tempo da dedicargli. Claudio è partito, per due giorni ha visitato il Meeting da solo. Cosa è successo? Leggete il box a fianco…


IN-MOSTRA

Uno sguardo nuovo Caterina è stata una delle guide della mostra di Dostoevskij e racconta come ogni giornata sia stata l’occasione per approfondire la conoscenza dello scrittore russo, guardando tutto in modo nuovo. di Erika Elleri

ià solo l’ingresso diceva che ci doveva essere qualcosa di speciale: quell’immagine, che, a seconda del punto da cui la si guardava, mostrava o il volto di Cristo o quello dello scrittore russo. Una grande sfida la mostra su Dostoevskij, curata da una delle massime esperte dello scrittore russo, una sfida per tutti, guide e

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visitatori, per imparare uno sguardo nuovo, più profondo, sulle cose di tutti i giorni. «Effettivamente, – ha scritto Dostoevskij nel Diario di uno scrittore – prendete un qualsiasi fatto della vita reale, anche non così evidente a prima vista, e se soltanto avete forza e occhi, vi riconoscerete una profondità che non c’è neanche in Shakespeare.

Ma la questione è proprio questa: agli occhi di chi, chi ha questa forza?». Una grande sfida, testimoniata anche in un passaggio della professoressa Kasatkina durante il suo incontro: «Ogni discorso sulla profondità esige che nell’immagine vi sia l’esistenza di un secondo piano, qualcosa che è necessario osservare attentamente e che occorre intuire; esige la presenza di qualche cosa che non ci viene dato apertamente, ma che esiste tuttavia in maniera chiara e distinta e presente, si cela e nel contempo viene svelato dal primo piano dell’immagine». Alla scoperta quindi di un’immagine che si svela. Caterina Rovetta è stata una delle guide della mostra, un lungo studio di Dostoevskij insieme a Tat’jana Kasatkina e ad altri studenti come lei, entrando in un mondo nuovo, in un modo di guardare e leggere lo scrittore russo totalmente originale. E con la fortuna di potere stare a contatto con un vero maestro. «È stato due anni fa che >

Caterina Rovetta mentre spiega la mostra su Dostoevskij.

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TRENO REGIONALE CORADIA PER UN TRASPORTO PASSEGGERI ECONOMICO ED ECOLOGICO Il treno regionale Coradia permette un collegamento strategico verso il cuore delle regioni, con un contributo ecologico al dinamismo regionale e alla qualitĂ di vita della popolazione. Altamente riciclabile, il Coradia offre numerose opzioni per migliorare il comfort dei passeggeri. Tra queste: convogli articolati, design interno modulare e accesso a pianale ribassato, senza gradini o scale per agevolare il movimento a bordo. www.transport.alstom.com


IN-MOSTRA abbiamo cominciato a lavorare alla mostra. Io studio lettere alla cattolica, ho deciso di seguire anche un corso di russo e questo è stato il primo collegamento con lo studio dello scrittore russo». L’incontro con la Kasatkina Da una passione personale al primo incontro con la Kasatkina: «Il metodo della Kasatkina era totalmente diverso dall’approccio normale di studio: voleva metterci nell’ottica di una nuova concezione, di come Dostoevskij guardava la realtà. Per questo ad ognuno di noi è stato affidato un suo romanzo. A me “L’idiota”. La lettura del testo con questa domanda è stata per me una grande possibilità per comprendere cosa questo romanzo c’entrasse con me, con la mia vita». Un nuovo metodo: «Ci ha insegnato a guardare una cosa e cercare di capire fino in fondo cosa voglia dire, soffermandosi su un particolare. E questo mi è stato davvero d’aiuto quando è finita la mostra e ho iniziato a studiare gli ultimi esami che mi mancano alla tesi! Avevo proprio bisogno di continuare a guardare tutto con lo stesso sguardo, imparato giorno per giorno alla mostra, perché, una volta che hai imparato, che, per esempio, un autore può diventare veramente tuo e incidere, c’entrare con la tua vita, non puoi più far finta di niente e scorrere semplicemente un libro; cominci a lavorare in un modo cento volte più interessante». Soprattutto nel rapporto con la professoressa Kasatkina, che, lo ricordiamo, dirige il dipartimento di Teoria della letteratura presso l’Istituto di letteratura mondiale dell’Accademia delle scienze russa. «Il rapporto con la Kasatkina è stato una scoperta continua: si poneva con noi con una libertà che ti spiazzava, per lei il rapporto con noi era una possibilità di scoperta dell’uomo Dostoevskij. La cosa più interessante era che lei, la maggiore esperta di Dostoevskij al mondo, fosse così interessata al nostro lavoro personale. In questi due anni di gestazione della

mostra lei ci ha lasciato fare, ha messo in primo piano prima di tutto noi e quello che noi avevamo capito nello studio. Anche durante la mostra era un lavoro continuo. Ogni sera alle 22 o alle 23 ci voleva vedere per chiederci come era andata la giornata, cosa avevamo capito e se c’erano domande». Un percorso vero e proprio: «Ad esempio, una ragazza russa, Zina, una sera ha esposto un dubbio grande su una parte de “L’idiota”. Il giorno dopo la Kasatkina ha esordito dicendo “ho pensato molto alla tua domanda”, segno che era infaticabile, neanche lei si sentiva arrivata e si lasciava mettere in discussione da quello che noi gli dicevamo o chiedevamo». Una scoperta continua Una mostra che paradossalmente anche le guide stesse hanno scoperto sempre di più, passo dopo passo, giorno dopo giorno, come se la realtà non finisse mai di mettere in luce una possibilità in più verso la sua conoscenza più profonda. «Un giorno ho accompagnato un vescovo albanese francescano. In un pannello c’era una citazione de “L’Idiota”, un romanzo che gravita attorno alla figura di San Francesco (per approfondimenti È Cristo che vive in te (Ed. Itaca), pg.64-65 ndr.). Io questa citazione non l’avevo capita, soprattutto per il suo riferimento a San Francesco. Il protagonista soffre di crisi epilettiche e la prima volta che prende pienamente coscienza di sé dopo una crisi, a risvegliarlo dall’annebbiamento è il raglio di un asino, un grido che risveglia l’anima nel corpo. A questo bisogna legare il fatto che Dostoevskij dà pari dignità e importanza alle due nature dell’uomo, quella più bassa legata al corpo e la più elevata legata invece alla dimensione dell’anima. Questo raglio risveglia la coscienza, dunque le due nature si uniscono. Quello che a me non convinceva era il fatto che pensavo che San Francesco chiamasse il proprio corpo ‘frate asino’ con un’accezione negativa, come una mamma che dice “sei un

MOSTRE ITINERANTI Le mostre Meeting 2012 sono già disponibili in versione itinerante: L'imprevedibile istante. Giovani per la crescita. “Che cos’è l’uomo perché te ne ricordi?”. Genetica e natura umana nello sguardo di Jérôme Lejeune. È Cristo che vive in te. Dostoevskij. L’immagine del mondo e dell’uomo: l’icona e il quadro. Tre accordi e il desiderio di Verità. Rock ‘n’ roll come ricerca dell’infinito. Utopie e significato: due bandiere dell’Indipendenza dell’America Ispanica. 1808-1824. Albania, Athleta Christi. Alle radici della libertà di un popolo. Ad Usum Fabricae. L’infinito plasma l’opera: la costruzione del Duomo di Milano. Meeting Mostre offre un supporto per l’allestimento. Per info: tel. 0541/728565 info@meetingmostre.com

asino” a suo figlio. E allora il vescovo mi ha detto che San Francesco addirittura si scusa per come ha trattato suo frate asino quando, volendo imitare Gesù, si era privato del cibo. Poi mi dice che anche Gesù entra in Gerusalemme con l’asino e sempre un asino raglia quando nasce Gesù. Questi ultimi due esempi li aveva detti anche la Kasatkina due pannelli più avanti, ma io non gliene avevo ancora parlato». Un percorso di conoscenza che ha implicato anche i visitatori: «La mostra ha suscitato molte domande e nella maggior parte dei casi non ha lasciato indifferenti. Per esempio un giorno ho accompagnato un gruppo di polacchi che erano rimasti molto colpiti dalla penultima sezione su “I Fratelli Karamàzov” e in particolare nel momento in cui lo starec dice ad Alëša di essere stato accolto in Paradiso per aver dato semplicemente una cipollina. Loro alla fine mi raccontano una barzelletta di una cipollina che comincia a volare e tutti gli uomini si aggrappano a lei per salire in cielo e alla fine mi dicono: «vedi, tu e questa mostra per noi oggi siete state questa cipollina». NOVEMBRE2012

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UN LUOGO D’INCONTRO

La casa degli stranieri Sette giorni tra le lingue di tutto il mondo e le richieste più strane, per accogliere chi da lontano arriva a Rimini di Erika Elleri

ost-it gialli su una grande bacheca, scritte in tutte le lingue e le richieste più strane, in alto le bandiere di tutto il mondo. È l’International Meeting Point (IMP), dove durante la settimana del Meeting ventitré volontari italiani e non (Irlanda, Spagna, Svizzera, Francia, Russia e Canada, alcuni dei Paesi da cui provengono) si preoccupano di incontrare e accogliere gli stranieri, aiutandoli ad orientarsi, facendo guide in lingua, accompagnandoli nella grande città del Meeting. «La cosa che più mi ha colpito di tutto il lavoro fatto quest’anno – ci racconta Monica Bianchini, responsabile dell’IMP – è stato che, anche se non tutti quelli che lavoravano con me sapevano cosa fosse il Meeting, lo hanno semplicemente scoperto in corso d’opera. È stata una grande avventura». Non solo aiuto agli stranieri, ma anche occasione di incontro per scambiarsi esperienze e allargare il proprio orizzonte: «Molti italiani ci chiedevano anche di poter parlare con gli egiziani presenti per sapere di più sul Meeting Cairo».

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L’imprevisto quotidiano Ogni giorno l’IMP è stato il teatro 54

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di un imprevisto, di un incontro o di un’amicizia nuova, come è stato per esempio con Luz: «Ad un certo punto ha iniziato a venire da noi una venezuelana. Si chiamava Luz, era arrivata al Meeting per accompagnare un suo amico che faceva la guida alla mostra dell’America Latina. Ogni giorno ci veniva a chiedere se qualcuno di noi poteva accompagnarla in giro per la fiera, farle una guida ad una mostra, piuttosto che tradurle un convegno». Oppure un gruppo di tedeschi, circa una sessantina, o di olandesi… «Sì, mi sono molto affezionata in particolare al gruppo di olandesi, accompagnati dal prete della fraternità sacerdotale San Carlo Michele Peeters. Venivano sempre a salutarci e a raccontarci quello che vedevano o vivevano in quelle intense giornate. Poi, salutandoci, don Michele ci ha confidato che quest’anno per loro siamo stati un vero punto di riferimento». Amicizie che poi continuano: «La cosa che mi rimarrà sempre impressa nella mente è stata Sandra, la portoricana che è arrivata il giovedì sera, verso le 22.30. Abbiamo poi scoperto che lei era la vice rettrice dell’Università Cattolica di Puerto Rico. È arrivata al nostro stand non sa-

pendo dove andare e noi l’abbiamo semplicemente aiutata a trovare un albergo per le due notti, in cui sarebbe rimasta a Rimini e l’abbiamo accompagnata con la macchina del Meeting. Il venerdì e il sabato poi è venuta da noi per chiederci come stava andando e se volevamo andare un po’ in giro con lei per la fiera. Si è affezionata moltissimo a tutti noi, io stessa la sento ancora via mail». Grati di quella fatica Monica, inoltre, ci ha raccontato di chi ha lavorato con lei: di Francesca, ragazza canadese di quattordici anni, che per come lavorava “faceva


INTERNATIONAL MEETING POINT

Alcune volontarie dell’International Meeting Point.

stupire anche gente che di anni ne avevano molti più di lei”, ma anche delle ragazze che andavano sempre in cabina per tradurre gli incontri in francese, facendo pochissime pause e «arrivando a fine settimana stremate, ma stracontente, ringraziavano tutti noi per la compagnia che gli abbiamo fatto, anche se durante il giorno non ci vedevano quasi mai». Oppure di due ortodossi, Elena e il figlio Romano Corallo, moglie e figlio del capo della comunità ortodossa di Rimini. «Pur essendo ortodossi erano stupiti da qualsiasi cosa vedessero lì in fiera, senza pregiudizi e con una libertà enorme. Tanto è vero che tor-

navano sempre dalle loro traduzioni di mostre e incontri, raccontandomi tutto per filo e per segno, grati di aver fatto quella fatica». Un mappamondo di amicizie Un grande mappamondo di amicizie, ritrovatosi durante la festa, che tutti gli stranieri hanno fatto una sera durante la settimana del Meeting, per far conoscere un pezzo della propria cultura a tutti gli altri, attraverso una danza o una canzone: «I primi ad esprimersi sono stati gli egiziani, capitanati dal professor Abdel Fattah, che hanno proposto un brano egiziano su cui poi hanno bal-

lato, invitando gli altri ospiti a fare altrettanto». E lo stesso hanno fatto gli olandesi, poi i messicani, gli spagnoli, gli argentini, i cechi, i portoghesi, i canadesi e i polacchi. La samba insegnata dai brasiliani, le poesia dei ragazzi di Haiti, i canti tradizionali degli italiani o una bimba russa di quattro anni, che ha cantato una canzone del suo Paese. “Sono molto contento di essere venuto. Fantastico!!! Sicuramente vengo di nuovo!”, ha lasciato scritto un ragazzo serbo. Ecco, questa è la più grande soddisfazione per i ragazzi dell’International Meeting Point. NOVEMBRE2012

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PROGETTI

Un green Meeting Tanti i progetti intrapresi dalla manifestazione per diminuire gli impatti ambientali, tra questi il ParCO2 e Meeting (H)earth, un’area “green”, un’arteria pulsante al padiglione C3, per sensibilizzare i visitatori alla sostenibilità. di Erika Elleri

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ra le tante novità del Meeting 2012, ce n’era una dal cuore verde. Infatti, il Meeting ha intrapreso un nuovo percorso, accettando la sfida dell’ecosostenibilità, che prima o poi potrebbe anche incidere sull’organizzazione degli spazi e dei materiali. In particolare è nato il “Progetto ParCO2”, grazie alla collaborazione del Meeting con Serint Group, Desita e l’associazione Umana Dimora, con l’intento di contribuire a diminuire gli impatti ambientali, tramite un’opera di compensazione e pianificazione nell’entroterra romagnolo e non in Amazzonia o in altre parti del mondo. Nello specifico riguarda un parco della Valmarecchia. «Ma non ci limiteremo al rimboschimento – racconta Franco Boarelli, responsabile dell’area “green” della fiera – desideriamo anche riqualificare edifici e manufatti inutilizzati secondo i criteri della “green building”, creare un laboratorio permanente della sostenibilità che sia luogo espositivo di progetti e prodotti innovativi e attivare un punto di eco-ristorazione». Persino il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, in visita in fiera lunedì 20 agosto, si è detto entusiasta del progetto: «Molto bel56

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lo! – ha detto – Dobbiamo collaborare!». Inoltre, grazie al contributo di Edison, il Meeting anche quest’anno è stata una manifestazione a emissioni zero. Il fabbisogno energetico viene cioè compensato con la produzione di energia rinnovabile: titoli Recs (Renewable Energy Certification System) derivanti dalla produ-

zione di energia elettrica delle proprie centrali idroelettriche sul fiume Adda che compensano i consumi elettrici della fiera (stimati in 400 Mw). Varcando la soglia del padiglione C3 non si poteva non notare un immenso globo trasparente, raffigurante la Terra e al centro una sfera color smeraldo, che si illuminava al ritmo dei battiti del cuore. Un’intera area allestita con materiali eco–compatibili, pavimentazione in tetrapack riciclato, vernici e tempere ecologiche e utilizzo di fonti rinnovabili. Qual’era il motore di tale energia? Non solo la presenza dei visitatori, ma anche il contributo delle aziende sponsor, soggetti attivi nell’organizzare iniziative nel corso di tutta la settimana. E lo scopo per 1000mq aperti al pubblico, spazi interattivi, workshop tematici e attività ludico– educative per i visitatori? Mostrare l’importanza dell’impegno di tutti nell’attuazione di comportamenti responsabili e rispettosi nei confronti dell’ambiente. Questo concetto è stato sviluppato in tre aree differenti con lo scopo di mostrare, informare e intrattenere. Una decina di aziende, ognuna con le sue iniziative, tra cui per esempio Conai, che ha organizzato un workshop sul recupero degli imballaggi, ma anche un gioco interattivo su Xbox Kinect rivolto ai bambini per insegnare la raccolta differenziata; Alstom Energia, che ha organizzato ogni pomeriggio incontri sui viaggi in treno e sulla produzione e trasmissione di energia. Infine, Expo Milano 2015 con percorsi ludo-didattici di educazione alimentare ed educazione al gusto, con esperti agronomi, chef e pasticceri, con la partecipazione di Paolo Massobrio e l’animazione delle 17 di Carlo Pastori. E se qualcuno avesse visto le automobili elettriche in giro per i padiglioni della fiera, facevano parte del progetto di promozione delle nuove vie di risparmio energetico, in prova per i visitatori.


RUSSIA

Verso Mosca Il 20 novembre il Meeting volerà a Mosca, dove verrà presentata in anteprima l’edizione 2013 presso l’Ambasciata d’Italia. di Matteo Lessi

Il Meeting vola in Russia. Il 20 novembre presso l’Ambasciata d’Italia, la storica Villa Berg, si terrà la prima presentazione dell’edizione 2013 della kermesse riminese, a cui parteciperanno insieme all’ambasciatore Zanardi Landi e al presidente del Meeting Emilia Guarnieri, il Rettore dell’Università S. Tikhon Vorobiev – uno dei più importanti ospiti del Meeting 2012 – e il direttore dell’istituto italiano di cultura a Mosca Adriano Dell’Asta. E non solo questo, perché proprio in quei giorni si terrà, sempre

nella capitale moscovita, la seconda parte del convegno internazionale promosso dalla Fondazione Russia Cristiana dal titolo “EST-OVEST: la crisi come prova e provocazione”, realizzato in collaborazione con prestigiose istituzioni italiane e russe. «Si può parlare della nascita di nuove identità sociali, di una nuova coscienza civile e religiosa in Russia e in Italia? Quali elementi costituirebbero queste novità? Esiste un legame diretto con l’esperienza del passato? Che ruolo, che missione possono avere il

cristianesimo e la Chiesa in questa congiuntura?». Queste sono le domande a cui il convegno ha iniziato a dare risposta prendendo in esame, da una parte, il clima in Russia, notevolmente cambiato dopo i brogli elettorali del dicembre scorso: proteste, manifestazioni, che hanno rivelato una nuova sorprendente componente morale. In Europa, invece, di fronte ad una crisi non solo economica, ma antropologica, sembra rimanere un popolo che protesta contro tutto e non spera in niente. In questa crisi si vedono tentativi di risposta tanto a est quanto ad ovest e a queste tentativi il convegno cerca di dare luce. La prima parte del convegno si è svolta a Milano il 19 e 20 ottobre e sono intervenuti, tra gli altri, padre Romano Scalfi, fondatore di Russia Cristiana, lo storico Arsenij Roginskij e la poetessa Ol’ga Sedakova. Nella seconda parte, che si svolgerà a Mosca, ci sarà anche la presentazione della mostra sui 150 di sussidiarietà presso il museo di storia contemporanea, tradotta per l’occasione in russo e a cui sono state aggiunte alcune parti. Tra i numerosi eventi da segnalare la presentazione dei primi due volumi dell’edizione in lingua russa dell’Opera omnia di Sant’Ambrogio, a cura della Biblioteca Ambrosiana e dell’Università ortodossa San Tichon di Mosca. Il programma completo è disponibile sul sito www.russiacristiana.org/Convegno2012

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m o s t r e

È itinerante la mostra: “L’IMPREVEDIBILE ISTANTE” Giovani per la crescita realizzata dalla Fondazione per la Sussidiarietà

Con testimonianze di imprenditori, insegnanti e personaggi istituzionali della società italiana

Anche nella versione speciale per le

SCUOLE

Informazioni e prenotazioni: 0541.728565 - Fax 0541/765206 International Exhibition Service srl | Via Flaminia, 18/20 | 47923 Rimini (RN) info@meetingmostre.com | www.meet ingmost re.com


IN-MOSTRA

Anno delle fede L’11 ottobre è iniziato l’Anno della fede, indetto da Benedetto XVI. Proponiamo alcune mostre per approfondirne i contenuti.

’11 ottobre, nel giorno in cui 50 anni fa veniva inaugurato il Concilio Vaticano II, Benedetto XVI, in una piazza San Pietro affollata da circa 20mila persone, ha dato il via all’Anno della Fede, che durerà fino al 24 novembre 2013. «Nel deserto c’è bisogno soprattutto di per-

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sone di fede, che, con la loro stessa vita, indicano la via verso la Terra promessa e così tengono desta la speranza. La fede vissuta apre il cuore alla Grazia di Dio che libera dal pessimismo. Oggi più che mai evangelizzare vuol dire testimoniare una vita nuova, trasformata da Dio, e così indica-

re la strada». Come occasione di approfondire i contenuti dell’Anno della Fede il Meeting ha deciso di proporre nove mostre tra quelle esposte nelle passate edizioni, suddividendole in tre percorsi e promuovendo su di esse un prezzo speciale per il noleggio. Contatti e informazioni sono disponibili all’indirizzo www.meetingrimini.org/annodellafede. Qui vogliamo descrivervi i percorsi e le mostre scelte, testimonianza che la “verità non invecchia” come ha detto Benedetto XVI in un’intervista (vedi box a pag. 61) e risposta alla drammatica domanda di Fëdor Dostoevski: «Un uomo colto, un europeo dei nostri giorni, può credere, credere proprio alla divinità del figlio di Dio Gesù Cristo?». Anno della fede Il primo percorso è relativo all’Anno della fede secondo le indicazioni di Benedetto XVI: incremento del- >

Un particolare della mostra su Cafarnao.

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IN-MOSTRA

l’esperienza della fede sul piano individuale e sociale, rilancio della missione evangelizzatrice della Chiesa, riscoperta del dialogo tra fede e scienza nella comune tensione alla verità. La prima proposta è quindi la mostra su Cafarnao dal titolo “Con gli occhi degli apostoli. Una presenza che travolge la vita”, cuore del percorso espositivo sono le testimonianze di come l’incontro degli apostoli con Gesù è un fatto reale accaduto nella storia. Le altre esposizioni proposte in questo percorso sono “Dalla terra alle genti”, sulla diffusione del cristianesimo nei primi secoli, che nella sua versione itinerante ha toccato i cinque continenti, e “Cercatori della verità. Momenti del dialogo tra Chiesa e scienziati”, che descrive come la Chiesa abbia favorito lo sviluppo delle 60

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scienze, educato gente disponibile alla ricerca, sostenuto l’impegno e vigilato sulla fedeltà al vero. All’interno testimonianze di scienziati (cattolici e non) che hanno vissuto l’attività di ricerca come manifestazione della passione per la verità del reale: noti anche al grande pubblico (Galileo, Pascal, Mendel, Einstein, Planck), altri meno noti ma non meno significativi (come Stoppani, Florenskj, Duhem, Secchi, Lemaitre, De Giorgi…), accanto a quelli di coloro che la Chiesa ha elevato all’onore degli altari (Alberto Magno, Stenone, Faà di Bruno). Luoghi della fede Il secondo percorso è un’occasione invece per conoscere più approfonditamente alcuni luoghi della fede. La prima mostra è quella dedicata

alla Fabbrica di San Pietro in Vaticano, che racconta le fasi salienti della costruzione della Basilica di San Pietro a Roma, come proposta di lettura di un’opera che tutti conoscono, ma di cui difficilmente si comprende la complessità dei fattori storici ed artistici. La seconda mostra riguarda quella che è una delle più imponenti cattedrali dei nostri tempi: la Sagrada Familia, consacrata da Benedetto XVI il 7 novembre 2010, come «segno visibile del Dio invisibile, alla cui gloria svettano queste torri, frecce che indicano l’assoluto della luce e di colui che è la Luce, l’Altezza e la Bellezza medesime» e il suo architetto Gaudì come esempio di una personalità cristiana, in cui la fede è diventata un’affascinante architettura.


IN-MOSTRA

LA VERITÀ NON INVECCHIA Pubblichiamo uno stralcio dell’intervista a Benedetto XVI contenuta nel film “Bells of Europe – Campane d’Europa” sul tema dei rapporti fra il cristianesimo, la cultura europea e il futuro del Continente, presentato in anteprima al Sinodo. L’intervista integrale è disponibile sul sito www.vatican.va D. – Santità, nelle sue encicliche Lei sta proponendo un’antropologia forte, un uomo abitato dalla carità di Dio, un uomo dalla razionalità allargata dall’esperienza di fede, un uomo che ha una responsabilità sociale grazie alla dinamica della carità, ricevuta e donata nella verità. Santità, proprio in questo orizzonte antropologico in cui il messaggio evangelico esalta tutti gli elementi degni della persona umana, purificando le scorie che offuscano l’autentico volto dell’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio, Lei ha più volte ribadito che questa riscoperta del volto umano, dei valori evangelici, delle profonde radici dell’Europa è motivo di grande speranza per il continente europeo e non solo… Può spiegarci le ragioni della sua speranza?

Testimoni della fede Infine il terzo percorso è per scoprire alcuni testimoni della fede e della carità. Il primo è Newman con la mostra “Cor ad cor loquitur”: La vita di Newman testimonia che la fede non si esaurisce in un dialogo intimistico con Dio ma diventa intelligenza della realtà. Una fede che non è radicata nel reale, che non cambia i criteri con cui l’uomo si rapporta con il mondo, è in fondo un’illusione e non è all’altezza di rispondere ai desideri profondi dell’uomo. La seconda è quella su Giuseppe Moscati “Laico cioè cristiano. San Giuseppe Moscati, medico”: la sua figura riassume in sé un’eccezionale capacità di impegno professionale, scientifico e civile, unita ad uno spi-

Santo Padre – Il primo motivo della mia speranza consiste nel fatto che il desiderio di Dio, la ricerca di Dio è profondamente scritta in ogni anima umana e non può scomparire. Certamente, per un certo tempo, si può dimenticare Dio, accantonarlo, occuparsi di altre cose, ma Dio non scompare mai. È semplicemente vero quanto dice sant’Agostino, che noi uomini siamo inquieti finché non abbiamo trovato Dio. Questa inquietudine anche oggi esiste. È la speranza che l’uomo sempre di nuovo, anche oggi, si ponga in cammino verso questo Dio. Il secondo motivo della mia speranza consiste nel fatto che il Vangelo di Gesù Cristo, la fede in Cristo è semplicemente vera. E la verità non invecchia. Anch’essa si può dimenti-

rito profondamente cristiano. C’è poi la mostra dedicata a Suor Teresa Benedetta della Croce, più nota con il nome di origine: Edith Stein. Dopo dieci anni di intenso apostolato, l’avvento del nazismo la portò nel Carmelo, compimento dell’offerta totale di sé, fino all’ultimo sacrificio, accettato e offerto, nell’orrore del lager. Infine, quella su uno dei più grandi

care per un certo tempo, si possono trovare altre cose, la si può accantonare, ma la verità come tale non scompare. Le ideologie hanno un tempo contato. Sembrano forti, irresistibili, ma dopo un certo periodo si consumano, non hanno più la forza in loro, perché manca loro una verità profonda. Sono particelle di verità, ma alla fine si sono consumate. Invece il Vangelo è vero, e perciò non si consuma mai. In tutti i periodi della storia appaiono sue nuove dimensioni, appare tutta la sua novità, nel rispondere alle esigenze del cuore e della ragione umana che può camminare in questa verità e trovarvisi. E perciò, proprio per questo motivo, sono convinto che ci sia anche una nuova primavera del cristianesimo. Un terzo motivo empirico lo vediamo nel fatto che questa inquietudine oggi lavora nella gioventù. I giovani hanno visto tante cose – le offerte delle ideologie e del consumismo –, ma colgono il vuoto in tutto questo, la sua insufficienza. L’uomo è creato per l’infinito. Tutto il finito è troppo poco. E perciò vediamo come, proprio nelle nuove generazioni, questa inquietudine si risveglia di nuovo ed essi si mettono in cammino, e così ci sono nuove scoperte della bellezza del cristianesimo; un cristianesimo non a prezzo moderato, non ridotto, ma nella sua radicalità e profondità. Quindi, mi sembra che l’antropologia come tale ci indichi che ci saranno sempre nuovi risvegli del cristianesimo e i fatti lo confermano con una parola: fondamento profondo. È il cristianesimo. È vero, e la verità ha sempre un futuro.

testimoni della fede russi. In una Unione Sovietica, retta da leggi inflessibili, il sacerdote ortodosso Padre Aleksandr Men ha seguito un’altra Legge che lo ha liberato da ogni condizionamento esteriore: seguire Cristo in tutto, e in ogni cosa cogliere la Sua presenza. Per questo è stato ucciso nel 1990, uno dei protagonisti della resistenza spirituale cristiana all’ateismo sovietico.

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BREVI

SNEAD Una frase di Cicerone sarà il tema dell’annuale conferenza del Center for Ethics and Culture’s dell’Università di Notre Dame che si terrà l’8 e il 9 novembre, in Indiana. “The Crowning Glory of the Virtues: Exploring the Many Facets of Justice”, una due giorni con a tema la giustizia a 360 gradi, dalle implicazioni democratiche e internazionali fino a quelle sociali, scientifiche e artistiche. Tra coloro che interverranno numerosi ospiti del Meeting quali i costituzionalisti Andrea Simoncini, Lorenza Violini, Brad Gregory, intellettuale e storico, il giurista Robert George. Il centro è diretto da Carter Snead, già segretario generale del Consiglio per la Bioetica durante la presidenza di George Bush. Si è occupato del caso Terri Schiavo e dei complicati rapporti tra la scienza e il diritto con pubblicazioni sulle più prestigiose riviste giuridiche nord americane.

NEW YORK ENCOUNTER 2013

Anche quest’anno dal 18 al 20 gennaio nella grande mela si svolgerà il New York Encounter: la tre giorni di incontri, mostre, spettacoli che arriva quest’anno alla sua 4 edizione, dal titolo: “Experiencing freedom”. “Noi tutti parliamo della libertà. Ma che cos’è la libertà e qual è la sua origine?”, si chiedono gli organizzatori. In America, nella città che saluta il mondo con la statua della libertà, il New York Encounter si propone come possibilità di essere una vera e propria esperienza di libertà. Due mostre, una su Chesterton e l’altra sui Cristeros. Ospiti tra gli altri, il ministro del Pakistan Paul Bhatti, il teologo Stanley Hauerwas, il presidente del Chesterton Insitute Fr. Ian Boyd. E inoltre omaggi musicali all’America e al suo amore per la libertà e uno spettacolo dal titolo “The Katrina letters”. Il programma completo è all’indirizzo www.newyorkencounter.com. a

MEETING CAIRO 2013 Diversamente da quanto annunciato la seconda edizione del Meeting Cairo si svolgerà il 21-22 settembre 2013. Informazioni sul sito del Meeting. 62

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MEETING RIMINI FILM FESTIVAL Concorso internazionale di cortometraggi

HAI UN CORTO NEL CASSETTO? Presenta il tuo cortometraggio, della durata massima di 10 minuti, entro il 10 Maggio 2013 e potrai vincere un soggiorno studio di 10 settimane presso la School of Visual Arts di N.Y., oppure una borsa di studio di un anno presso l’Accademia di cinema e televisione di Cinecittà a Roma o ancora un premio di 1.500 euro! Al fine di condividere il percorso umano e professionale di ricerca, scoperta e giudizio, il Festival offre ai suoi partecipanti momenti di incontro con affermati maestri del settore. Scarica immediatamente la scheda d’iscrizione e il regolamento da: www.meetingrimini.org, www.bestmovie.it oppure da www.madeofficinacreativa.com.

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