Quotidiano Meeting 2011 - lunedì 22 agosto

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ANNO 21 Numero Due Lunedì

MEETING

PRIMO PIANO DOMANDE E CERTEZZE NELLA SCIENZA Partecipa Lucio Rossi, Cern. Introduce Mario Gargantini, giornalista. Salone B7 GIOVANI E FORMAZIONE Partecipano: Pascual Chávez Villanueva, rettore maggiore dei Salesiani; Guido Piccarolo, presidente della Los Angeles Habilitation House; Maurizio Sacconi, ministro del Welfare. Introduce Dario Odifreddi, Piazza dei Mestieri. Sala A3

11.15

19.00

O N A I D I T O U Q

Spunta pure Marchionne pag. 2

22 AGOSTO 2011

Dalla Disney ai reduci pag. 6

PRIMO PIANO 17.00

EGITTO: LA BELLEZZA, LO SPAZIO DEL DIALOGO Partecipano: H.G. Jeremiah Armiah, vescovo generale e segretario di sua santità papa Shenouda III; Usamah Elabed presidente dell’Università Al Azhar; Hosam Mekkawy, presidente del Tribunale del Cairo Sud; S. B. cardinle Antonios Naguib, Patriarca di Alessandria dei copti-cattolici. Introduce Emilia Guarnieri Auditorium B7

John Waters per il QM pag. 8 di GIORGIO VITTADINI (da www.ilsussidiario.net)

a situazione in cui versa il nostro Paese è grave. Come ha ricordato il presidente Napolitano ieri, l’Italia non cresce più (ha lo stesso Pil del 2000), si è invertito il trend storico di diminuzione del gap tra ricchi e poveri, la speculazione minaccia la capitalizzazione delle maggiori imprese. Per questo il palcoscenico di Rimini è stato per il Presidente l’occasione per un appello storico, simile per intenti a quello di Roosevelt che, dopo la crisi del ’29, disse agli americani e al mondo: «L’unica cosa di cui aver paura è la paura». I media, in generale, hanno messo in luce i contenuti politici dell’intervento, i richiami alle diverse forze politiche per una collaborazione più fattiva che faccia superare la crisi. In questa sede è importante sottolineare quegli aspetti cruciali di metodo che commentatori “in tutt’altre faccende affaccendati” o non colgono o preferiscono non sottolineare pensando che non abbiano incidenza storica. L’appello del capo dello Stato infatti è stato in linea con lo spirito del Meeting. Il primo criterio metodologico proposto è un termine che risuona spesso al Meeting e nella realtà che lo genera e riguarda «il linguaggio della verità» che «non induce al pessimismo, ma sollecita a reagire con coraggio e lungimiranza». Questa passione per la ricerca della verità significa realismo che non censura nulla della realtà: «Non si dà fiducia e non si suscitano le reazioni necessarie, minimizzando o sdrammatizzando i nodi critici della realtà, ma guardandovi in faccia con intelligenza e coraggio». L’intraprendenza e la creatività nel trattare la realtà a partire da questa posizione, è ciò che viene documentato dalla mostra «150 anni di sussidiarietà» inaugurata ieri da Napolitano e il cui significato è stato commentato in questo modo: l’impegno che permette lo sviluppo non può venire o essere promosso solo dallo Stato, ma è «espresso dalle persone, dalle comunità locali, dai corpi intermedi, secondo quella concezione e logica di sussidiarietà, che come documenta la Mostra […], ha fatto, di una straordinaria diffusione di attività imprenditoriali e sociali e di risposte ai bisogni comuni costruite dal basso, un motore decisivo per la ricostruzione e il cambiamento del nostro Paese. È questo l’impegno necessario per uscire dalla crisi». È una crescita che non può più avere come parametri di lettura le logiche di un profitto avulso dalla domanda su cosa è l’uomo nella sua integralità perché «contano anche gli stati soggettivi e gli aspetti qualitativi della condizione umana». Sono soprattutto le nuove generazioni che possono tornare a capire il significato di ciò che costituisce il cuore dell’uomo: «È a tutto ciò che bisogna pensare quando ci si chiede se le giovani generazioni, quelle già presenti sulla scena della vita e quelle future, potranno – in Italia e in Europa, in un mondo così trasformato – aspirare a progredire rispetto alle generazioni dei padri come è accaduto nel passato. La risposta è che esse possono aspirare e devono tendere a progredire nella loro complessiva condizione umana». Ecco qualcosa per cui avrebbe senso che si riaccendesse il motore del “desiderio”. Ciò genera questo grande contributo al bene comune che una realtà come il Meeting porta: «I valori che voi testimoniate ce lo dicono; ce lo dicono le tante espressioni, che io accolgo in Quirinale. E, perché si creino le condizioni di un rinnovato slancio che attraversi la società in uno spirito di operosa sussidiarietà, contiamo anche sulle risorse che scaturiscono dalla costante, fruttuosa ricerca di giuste forme di collaborazione – secondo le parole di Benedetto XVI – fra la comunità civile e quella religiosa». Perché l’esistenza divenuta una immensa certezza non è come molti dicono una fonte di chiusura ma di bene per tutti: «Portate, nel tempo dell’incertezza, il vostro anelito di certezza. È per tutto questo che rappresentate una risorsa umana per il nostro Paese. Ebbene, fatela valere ancora di più: è il mio augurio e il mio incitamento». È una grande responsabilità che il capo dello Stato abbia detto queste cose al Meeting: non un titolo di vanto presuntuoso, ma un invito per essere noi stessi e collaborare al bene di tutti.

«Portate L il vostro anelito di certezza»

Il presidente Napolitano, al centro, tra Enrico Letta, Maurizio Lupi, Emilia Guarnieri e Giorgio Vittadini


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22 agosto

MARCHIONNE Mr. Fiat al Meeting fa il pieno di certezza

Sergio Marchionne arriva a sorpresa in fiera per la visita del presidente Al Quotidiano Meeting giura: «Il Gruppo va bene. La Borsa? Non conta nulla» Al Meeting Sergio Marchionne dice le sue certezze su Fiat: «Nel suo insieme va bene, la Borsa non ha un minimo impatto sull’azienda». Poi sul presidente della Repubblica Napolitano (per salutare il quale è voluto tornare alla kermesse riminese, dopo la sua partecipazione l’anno scorso): «Meno male che c’è». Certezze anche sul Meeting: «Una realtà incredibile, è la cultura che fa». E poi quella stretta di mano conclusiva tra lui ed Emilia Guarnieri, con la presidente della Fondazione Meeting che lo ferma mentre sta salendo sull’auto che lo porterà via e lo ringrazia dicendogli: «Possiamo fare tante cose insieme». E lui: «Le voglio fare». Marchionne si presta volentieri ai giornalisti che gli chiedono anche della manovra del governo («È compito dei politici non è il mio mestiere, ma è assolutamente necessario riacquistare credibilità per finanziare il debito; occorre anche coesione tra i partiti politici, è il momento di fare gli italiani»). E poi rassicura sul progetto di Fabbrica Italia e sottolinea che Fiat sta tenendo sotto controllo la sua presenza internazionale fino ad annunciare che cambieranno i termini dell’alleanza con Tata ma che il progetto proseguirà. Infine il suo ruolo in Fiat: l’ad non si sente a rischio. Il suo arrivo al Meeting è una notizia che arriva come un fulmine. La fiera è in piena agitazione per l’arrivo del presidente Napolitano, ma già Marchionne si aggira tra gli stand accompagnato da un piccolo gruppo di persone in giacca e cravatta e abito blu scuro. Lui, d’estate, indossa non il maglioncino ma la polo maniche corte blu. Ha già salutato Napolitano nei cosiddetti salottini del Meeting: «Sono venuto al Meeting perché ho saputo che veniva il

presidente Napolitano; in questo momento è una persona estremamente importante per questo Paese per quello che sta cercando di fare. Incontrarlo è stato per me una questione di rispetto e di riconoscimento del valore della persona. Lo stimo immensamente, è un punto di riferimento in questo momento molto, molto difficile. L’ho visto in ottima forma, meno male che c’è». Poi al «Quotidiano Meeting» dà la sua versione dei fatti sulla «sua» Fiat al centro, in questi giorni, di forti preoccupazioni: «La Fiat nel suo insieme va bene, ma per capire la Fiat bisogna impegnarsi, non ci sono risposte facili. Comunque va

bene. Fiat va bene, la Chrysler va bene, va bene tutto». Le vetture del gruppo sono esposte al Meeting: «Non sono male, vero?», domanda Marchionne. Poi ai cronisti televisivi ribadisce: «Su Fiat non c’è da preoccuparsi; finanziariamente l’azienda è in ottime condizioni, siamo intervenuti al momento giusto e riusciamo a gestire le crisi senza problemi. Il problema è il livello internazionale, questo è preoccupante, ma lo stiamo osservando, non c’è altro da dire». Il mercato americano si è però dimostrato più difficile del previsto, gli si fa notare. «No – scuote la testa l’ad di Fiat - è

totalmente in linea con quello che abbiamo sempre detto. Noi vendiamo più di quattro milioni di vetture l’anno, la 500 doveva farne 50mila quest’anno, ne farà 35mila. Nei numeri del totale della Fiat questo dato non importa minimamente e stiamo vendendo molto di più altre vetture, cosa che può compensare quello che è venuto a mancare rispetto alle previsioni sulla 500». E ribadisce, con un velo, anche di polemica: «Fiat sta bene, il mercato americano continua ad andare bene, ma possiamo crearci centomila ragioni per andare in depressione…». D’obbligo la riflessione sulle perdite a Piazza Affari: «La Borsa

Prime file zeppe di politici e Vip

E mercoledì arriva Angelino Alfano

Una vera e propria platea vip. Ad ascoltare Giorgio Napolitano, seduti in prima fila nell’Auditorium, un bel pezzo del gotha dell’industria e della finanza italiana. Su tutti l’amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne che a Rimini non era proprio atteso. Altri, invece, hanno anticipato di un giorno il loro arrivo. Così, seduti uno di fianco all’altro, ecco spuntare l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Corrado Passera e quello dell’Enel Fulvio Conti (protagonisti oggi di un incontro in Sala Neri), ma anche l’ad di Ferrovie dello Stato Mauro Moretti che, sempre oggi, interverrà in Sala 1 sul tema «Italia: un Paese che deve crescere con l’Europa». Ricca anche la pattuglia di deputati e senatori. Unico membro del governo presente il ministro delle Politiche Comunitarie Anna Maria Bernini.

Sorpresa dopo sorpresa il Meeting di Rimini aspetta Angelino Alfano. Dopo l’ad di Fiat Sergio Marchionne che ieri è stato protagonista di un vero e proprio blitz per assistere all’incontro con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è la volta del neosegretario del Pdl. Lui, in realtà, era inizialmente inserito nel programma in un incontro, mercoledì, con il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratrura Michele Vietti. Doveva parteciparvi in qualità di ministro della Giustizia, ma negli ultimi mesi le cose sono evolute in maniera diversa. Così Alfano è stato costretto a rinunciare al palco del Meeting. Poco male, mercoledì sarà comunque in Fiera per un visita dei padiglioni e delle mostre. E chissà che dopo di lui non arrivino altre sorprese.

non ha il minimo impatto sulla Fiat. Non so come spiegarlo, c’è la gente che sta andando in crisi per il nostro valore. Ma la Fiat continua a gestire una realtà che è industriale, non faccio mica il banchiere io: faccio vetture, camion, trattori, motori…». Ciò non toglie che i listini siano dimezzati: «E’ dimezzato tutto – risponde Marchionne - anche il sistema bancario, ne parlavo prima con Passera; è quello che succede quando ci sono risposte irrazionali a delle cose che poi non si capiscono nemmeno». Rintuzza poi i colpi che stanno arrivando circa un appannamento della sua figura carismatica dopo le difficoltà di questi giorni evidenziati dai giornali. E qualcuno gli chiede se non si sia forse appannato il mito di Marchionne: «Quale mito? – rigira la domanda all’intervistatore – Quale era il primo mito che è finito? Se l’avessi saputo mi sarei divertito durante quel periodo…». A questo punto la domanda si fa più diretta: «È in difficoltà la sua leadership?». Risposta altrettanto diretta: «No!» Sullo sfondo, ovviamente, c’è la politica e l’intervento del governo sul debito pubblico: « La manovra? È una cosa da gestire da parte dei politici, non è il mestiere mio. La cosa importante per l’Italia è riacquistare la credibilità a livello internazionale per finanziare il debito. Questo – sottolinea – è un problema da risolvere immediatamente perché, se non lo facciamo, il mercato finanziario a livello internazionale non reagirà. In questo senso, dunque, serve assolutamente coesione tra le forze politiche come ha ribadito il presidente Napolitano anche dal palco del Meeting. Questo è veramente il momento di fare gli italiani». Adriano Moraglio


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22 agosto

Il presidente della Repubblica viene accolto ieri al Meeting da un gruppo di volontari. A sinistra con la presidente del Meeting Emilia Guarnieri. Nella pagina a fianco il capo dello Stato con l’ad di Fiat Sergio Marchionne e sul palco dell’Auditorium.

I partigiani che perdonarono Due dei tre partigiani che ieri il presidente della Repubblica, Napolitano, aprendo la sua visita a Rimini, ha voluto commemorare con la deposizione di una corona di fiori, prima di essere mandati a morte avevano chiesto ai familiari di perdonare i loro assassini. «Avevo 20 anni quando è morto mio fratello. Non so come abbia potuto scrivere quelle parole – ha detto la sorella di Mario Capelli, Maria –. Ci aveva chiesto di perdonare i suoi assassini, anzi, aveva chiesto a noi familiari il conforto estremo del perdono, così aveva scritto…». Maria Capelli è ancora scossa al pensiero e ne parla con Maria Pia Pa-

gliarani, che è seduta a fianco a lei, mentre attendono di incontrare il presidente della Repubblica. Anche suo fratello, poco prima della morte, aveva chiesto il perdono verso chi l’avrebbe ucciso. «Ho conservato a lungo quella lettera – dice la signora Maria Pia – ora dovrebbe essere in comune». Mario Capelli, Adelio Pagliarani e Luigi Nicolò facevano parte di una squadra del Gap che effettuava sabotaggi contro i nazifascisti. Arrestati, furono impiccati il 16 agosto del ’44 come monito per la popolazione. Nella piazza che li ricorda (piazza Tre Martiri) rimasero appesi per un giorno e mezzo.

NAPOLITANO

Tutti i giovani del Presidente Per il capo dello Stato è da loro che può ripartire il Paese

«Portate, nel tempo dell’incertez- confronti degli attori del dibattito za, il vostro anelito di certezza. È per pubblico. tutto questo che rappresentate, come Prima la maggioranza «dominata ha detto nel modo più semplice la dalla preoccupazione di sostenere la professoressa Guarnieri, “una risor- validità del proprio operato», poi sa umana per il nostro Paese”. Ebbe- l’opposizione per cui ogni criticità è ne, fatela valere ancora di più». colpa del governo. Infine le parti soLo hanno attacciali incapaci di cato, anche duraandare oltre i «pur mente, per la scel«Portate, nel tempo legittimi interessi ta di presentarsi al settoriali». dell’incertezza, Meeting. Lo hanMa nelle sue il vostro anelito no accusato di non parole non c’è essere super par- di certezza: è per tutto mai disperazione. tes. Ma Giorgio Certo il capo dello questo che Napolitano non ha Stato non nascondato peso alle cride che quello che rappresentate tiche anzi, ha riil Paese sta vivenuna risorsa sposto con il suo do è un «ango«augurio e incitaper l’Italia di oggi» scioso presente», mento» alla platea vissuto «nell’ansia di Rimini. In partidel giorno dopo». colare ai giovani. Quelli che, ora più Il suo, però, non è un requiem per un che mai, non devono farsi scoraggia- impero defunto, ma il «linguaggio re da un sistema chiuso e arroccato. della verità». E anche se le «sfide e È un grande messaggio quello le prove che abbiamo davanti sono che il presidente della Repubblica più che mai ardue, profonde e di esilancia dal palco dell’Auditorium B7. to incerto», non tutto è perduto. A tratti duro. Privo di indulgenze nei Ce lo insegna la nostra storia, rac-

contata nella mostra sui 150 anni dell’Unità d’Italia che ha convinto Napolitano ad accettare l’invito del Meeting e che il Presidente visita appena arrivato in fiera. Storia di uomini e donne che seppero rinascere dalle macerie della guerra, ma anche uscire dalla stagione drammatica del terrorismo. Non servono sogni, la fiducia si suscita guardando in faccia i «nodi critici della realtà» con «intelligenza e coraggio. Il coraggio della speranza, della volontà e dell’impegno». È questo il grande insegnamento che viene dal passato ed illumina il futuro. Da questo insegnamento prende le mosse l’appello che Napolitano rivolge a ognuno: «Bisogna portarsi tutti all’altezza dei problemi da sciogliere e delle scelte da operare. Scelte non di breve termine e corto respiro, ma di medio e lungo periodo. Un’autentica svolta». Il Presidente vuole evitare il freddo ricettario che forse qualcuno si aspetta da lui. Rilancia la lotta dell’evasione fiscale, parla di Europa e riforme. Ma ciò che gli interessa veramente, più di

«un elenco di impegni o di obietti- di William Congdon. L’illustrazione vi», è il «Dna della nazione». Quello della mostra del presidente della che «non si è disperso, e non può di- Fondazione per la Sussidiarietà sperdersi». Giorgio Vittadini. E i contributi dei Per questo il capo dello Stato ha promotori dell’Intergruppo parladeciso di venire a Rimini e rivolger- mentare per la sussidiarietà Enrico si alla platea del Meeting con il tono Letta (vicesegretario del Pd) e Maudeciso di chi è rizio Lupi (viceconsapevole del presidente Pdl delpeso di ogni sua Nessuna indulgenza la Camera). parola. Le uniche È a loro che Naparole in una gior- con gli attori della scena politano chiede di nata in cui Napolipolitica, ma chiede «andare molto oltano non ha voluto tre» quelle espeall’Intergruppo dire altro. Almeno rienze di dialogo per la Sussidiarietà che si sono già pubblicamente. Niente quando di «andare molto oltre» realizzate. «Rapiin mattinata ha dedamente». le forme di disgelo posto una corona In questo perdi fiori in piazza corso un contributentate finora Tre Martiri, luogo to fondamentale in cui, il 16 agosto può arrivare dai 1944, vennero impiccati tre partigia- giovani. In particolare quelli che lo ni. Niente al suo arrivo in Fiera. Poi ascoltano seduti in platea. Quelli l’ascolto, seduto in platea, dell’inter- che, pur in un tempo di grandi incervento della presidente della Fonda- tezze, parlano di un’immensa certezzione Meeting Emilia Guarnieri. La za. La platea è in piedi per un lungo consegna, in regalo, di un volume applauso. Grazie Presidente. del Senso Religioso e di un quadro Fausto Vitali


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«Abbasso l’Italia cancella-giovani» Giorgio Vittadini ed Emilia Smurro presentano il Meeting «Il messaggio è “riaprire”, non escludere le forze fresche che si affacciano sul lavoro, nelle scuole e nelle imprese» Unità di intenti con il presidente Giorgio Napola diversità emersa negli scorsi mesi dal dialogo litano - un’unità che pure nasce da provenienze tra il presidente Napolitano e il Papa e dalla loro culturali diverse - e dure critiche al governo Berrilettura valorizzatrice del Risorgimento italiano. lusconi. È scoppiettante Giorgio Vittadini, presiL’Italia è figlia di una creatività, di una capacità dente della Fondazione per la di conoscenza dell’avvenimento Sussidiarietà, nella prima fatta di desiderio, la forza di un conferenza stampa del Meeuomo che non è mai schiavo delle ting. Accanto a lui Emilia «Garantire i precari circostanze, e di realismo, che veGuarnieri, presidente dell'Asde nella realtà un’occasione e storici a scapito sociazione Meeting, taglia idunque un ambito in cui creare e dealmente il nastro della ma- delle nuove generazioni costruire. nifestazione già partita all’inUn vigore che non è venuto è un gravissimo segna della certezza, perché meno nei momenti di incertezza e errore culturale «è solo una certezza vissuta crisi, perché, spiega Vittadini, «la che può spiegare gli oltre soprattutto da parte certezza non viene guardando le 3000 volontari venuti gratuicircostanze, ma da dentro, e da tamente a lavorare questa set- di un governo liberale» questo nasce una capacità di supetimana da oltre 20 Paesi». rare difficoltà enormi come quelle «Noi abbiamo veramente che i nostri predecessori dovettero bisogno di verificare se l’ipoaffrontare». tesi della certezza è più ragionevole di quella delMa a differenza di 150 anni fa, «oggi il nostro è lo scetticismo relativista – ha aggiunto Emilia un Paese per vecchi». Vittadini parte come un fiuGuarnieri –. Vorremmo che questa settimana fosme in piena contro la politica che nelle scelte sta se un’avventura e una verifica per tutti su quechiudendo sempre più il Paese alle nuove generasto». zioni. Simbolo di questa chiusura è il mondo delLa mostra sull’Unità d’Italia (Piazza mostre, la scuola, che con il provvedimento di assunzione B5), racconta Vittadini, è nata dal desiderio di dodi 53.000 precari preclude ai giovani ogni possicumentare la diversità di un Paese costruito dal bilità di insegnare e accedere all’abilitazione. basso, qualsiasi fosse il governo al potere – quel«Un gravissimo errore culturale – giudica Vitta-

Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà.

dini - soprattutto da parte di un governo liberale, con l'appoggio di sindacati e partiti». E così nel lavoro, «un mondo di garantiti contro i non garantiti», dove la retorica dell'idea del precariato impedisce la flessibilità e l’entrata dei nuovi; nelle imprese, nella difesa a oltranza del sistema pensionistico di chi sa che i giovani non avranno mai la pensione. «Possiamo andare avanti all'infinito. Quando non si aboliscono le province, non si tagliano le poltrone della politica e non si diminuisce la spesa pubblica in settori statali improduttivi, si decide che qualcuno sta fuori».

Il messaggio della mostra è «riaprire»: «È un’esigenza che sottoponiamo al dibattito politico sociale economico di questi giorni – propone Vittadini - altrimenti diventa impossibile che riaccada quanto è successo in altre fasi storiche. A noi non interessa la gestione dei partiti: siamo mossi dal desiderio di guardare dove va il mondo». A guardare personaggi come Paul Jachob Batti, ministro pakistano per le minoranze religiose, cattolico, prossimo ospite del Meeting, «per la loro apertura del cuore e la forza di cambiare la società». Martina Saltamacchia


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22 agosto

«Il mio caro amico Giorgio» Joseph Weiler, lo studioso ebreo che intervistò Napolitano all’università di New York, giudica il discorso del Presidente «Era il politico più giovane in salone, ha lanciato un messaggio fresco e passionale senza la solita fraseologia stanca» «Era senza dubbio il politico più giovane presente nell’aula». Chiaro, secco, deciso e altrettanto provocatorio il sessantenne professore di Diritto internazionale presso la New York University Joseph Weiler. Lo studioso ebreo commenta a caldo, direttamente dalla lunga coda per uscire dall’affollato padiglione B7 dopo la doverosa standing ovation, il potente discorso del presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano tenutosi nell’ambito dell’incontro «150 anni di sussidiarietà». Le parole sulla necessità di ridare vigore e continuità alla vita economica, sociale e civile del Paese e sull’apporto che la politica deve dare allo Stato, sono per il professore «un messaggio fresco e passionale, non il solito discorso politico di fraseologia stanca». Weiler e Napolitano si conoscono da lungo tempo, il loro è un rapporto cordiale e di amicizia: «Ci siamo conosciuti quando lui era eletto nel Parlamento europeo a Bruxelles (ovvero tra il 1989 e il 1992 qualche anno dopo diventerà presidente della Commissione costituzionale del Parlamento europeo ndr), il nostro rapporto è poi continuato» fino al culmine di pochi mesi fa quando «il Presidente è venuto per visitare il mio ateneo, la New York University, per ricevere un riconoscimento». Napolitano, infatti, lo scorso aprile venne insignito, dall’università della Grande Mela, della Presidential Medal, il più alto attestato che l’ateneo americano assegna a personalità politi-

che del panorama internazionale, per poi concedersi ad una lunga intervista proprio al professore e avvocato (celebre la sua difesa del Crocifisso presso la Grand Chambre della corte europea di Strasburgo dopo le note polemiche riguardanti la presenza nei luoghi pubblici della Croce) nato in Sudafrica. Incalzato dalle domande di Weiler, Napolitano diede risposte simili a quelle pronunciate ieri parlando di verità, del conflitto interno tra le parti politiche nel nostro Paese e del «di-

vorzio tra cultura e politica» (di ieri le parole «non credo a impermeabilità della politica»). E, proprio come nei giorni della visita del titolare del Quirinale negli Stati Uniti, la reazione del professore è la medesima, «piena di ammirazione» verso un presidente «che per molti rappresenta il meglio dell’Italia». I due, pur partendo da posizioni diverse, sono europeisti convinti: anche se in quest’occasione Weiler preferisce non parlarne (avrà modo di farlo,

Il professore Joseph Weiler.

Lambiasi segue i passi di san Pietro Il primo atto del Meeting 2011 è stato la messa celebrata alle 10, come di consueto, da monsignor Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini (nella foto). L’invito di Lambiasi espresso nell’omelia è stato quello di rimanere sui passi di Pietro nella sequela al Papa: «Ma quando l’incontrò di nuovo vivo quel mattino e il Risorto gli chiese per tre volte se lo amava, per tre volte Simone di Giovanni gli protestò il suo affetto e si vide consegnare le pecore e gli agnelli della Chiesa. Quel giorno Pietro imparò che il verbo amare, quando ha per soggetto Cristo, non può più essere declinato al passato [...]. La Chiesa è la compagnia di quanti condividono con Pietro-Benedetto che credere vuol dire tuffarsi nell’universale apertura di un incondizionato amore».

Il Papa che ha riportato il mondo verso Cristo

infatti, all’incontro «Immigrati, la vera accoglienza tra diritti e doveri» domani alle 19 in sala A3 con Robert George, Patrick Weil e Andrea Simoncini), entrambi sono strenui difensori del Vecchio Continente. Il professore mette al centro le radici cristiane dell’Europa (al Meeting 2003 presentò il suo libro «Un’Europa cristiana»), Napolitano sottolinea l’importanza del metodo comunitario alla base di tutti gli sviluppi e i successi dell’Unione europea. I due, perciò, saranno stati sulla stessa lunghezza d’onda appena hanno sentito le parole di Enrico Letta, precedenti l’intervento del Presidente, con a tema l’«Europa globale» e i cosiddetti «Stati Uniti d’Europa». L’amico Napolitano è tornato a casa dopo l’incontro, per il professor Weiler (da quasi una decina d’anni aficionado del Meeting, la prima volta nel 2003) la rassegna riminese è appena cominciata: oltre al già citato incontro di domani, stamattina in sala C1 introdurrà «Senso religioso, alla radice dell’università» con il rettore della Cattolica di Milano Lorenzo Ornaghi, John Garvey rettore della Catholic University of America e Moshe Kaveh, rettore della Bar-llan University in Israele. Mercoledì il giurista concluderà la sua “tre giorni di fuoco” con «Nomos e profezia: essere ebreo, essere cristiano» a cui parteciperanno Ignacio Carbajosa Perez (professore nella facoltà di Teologia a Madrid) e don Stefano Alberto. Marco Capizzi

Giovanni Paolo II, il Papa beatificato lo scorso primo maggio in piazza san Pietro. Oggi il Meeting lo ricorda con un incontro intitolato «Quell’uomo afferrato da Cristo».

Monsignor Negri: il rapporto con lui è stato pura grazia Era il 29 agosto 1982 e il Meeting di Rimini, giunto alla terza edizione, riceveva la visita di Giovanni Paolo II. «La missione propria della Chiesa - disse il Papa in quell’occasione - è sempre una missione storica, benché trascendente, benché divina: è storica, storica del nostro tempo. Voi con il vostro Meeting cercate di mostrare il cammino della Chiesa, dei giovani nella Chiesa del nostro tempo. Voi cercate di esprimere che cosa vuol dire il mistero della salvezza. Voi intendete, con diversi metodi e specialmente con questo Meeting, incarnare quest’opera della salvezza, farla presente tra gli uomini». La memoria di quel giorno tornerà viva oggi, quando il Meeting renderà omaggio alla grande figura del beato Karol Wojtyla con l’incontro «Giovanni Paolo II: quell’uomo afferrato da Cristo» (sala A3, ore 11.15) attraverso due importanti contributi. Con Jozef Dabrowski, presidente nazionale

dell’Associazione dei ferrovieri cattolici in Polonia, si potrà capire maggiormente l’aiuto che il Papa portò al suo popolo. Invece, attraverso il contributo di monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro, si potrà approfondire il suo pensiero e l’operato che ha svolto dall’interno della Chiesa per il mondo intero. Monsignor Negri è un grande studioso del magistero di Giovanni Paolo II, al quale ha dedicato numerosi libri. «Ho conosciuto il Papa a un convegno nel 1980, ma non ho avuto con lui un rapporto sistematico - racconta il vescovo sanmarinese al Quotidiano Meeting. La conoscenza della sua persona è maturata attraverso lo studio del suo magistero e la sequela dei suoi avvenimenti più importanti». «L’incontro con Giovanni Paolo II è uno tra gli incontri più importanti della mia vita - aggiunge monsignor Negri - la sintonia che nacque dal rapporto fra don Giussani e

Giovanni Paolo II fu per me pura grazia». «Credo che la sua beatificazione - continua il prelato - sottolinei l’elemento più caratteristico di Giovanni Paolo II, quello di aver insegnato ai cristiani come essere autenticamente cristiani, mostrando una fede da verificare nel quotidiano e sfidando ogni cattolico a cercare sempre senza sosta il vero volto del Mistero». Giovanni Paolo II è stato beatificato lo scorso primo maggio in piazza san Pietro dal suo successore in una cerimonia memorabile. «Quello che il neo-eletto Papa chiedeva a tutti, egli stesso lo ha fatto per primo

- ha detto Benedetto XVI - ha aperto a Cristo la società, la cultura, i sistemi politici ed economici, invertendo con la forza di un gigante (forza che gli veniva da Dio) una tendenza che poteva sembrare irreversibile». L’incontro tra don Luigi Giussani e il vescovo Karol Wojtyla precede l’elezione pontificia. I due si conobbero quando il futuro Papa era arcivescovo di Cracovia grazie a don Francesco Ricci, instancabile prete missionario che faceva la spola tra l’Italia e i Paesi dell’Est europeo governati da regimi comunisti alleati dell’Unione Sovietica. Questa sera il Meeting ricorda anche la figura del sacerdote forlivese: all’Eni Caffè Letterario in D5 sarà presentato il libro «Don Francesco Ricci. Fino agli estremi confini della terra» (edizioni Itaca). All’incontro parteciperà lo stesso monsignor Negri, grande amico di don Ricci. Il volume è curato da Marco Ferrini. Emanuele Ranzani


I VOLTI 6

22 agosto Guido Piccarolo (primo da sinistra), con i ragazzi di «Lahh». Oggi interverrà all’incontro «Giovani e formazione» (A3, ore 19) col ministro del Welfare Maurizio Sacconi.

A Long Beach, sulla soleggiata costa californiana, sorge la Los Angeles Habilitation House (Lahh), una non profit nata allo scopo di creare e gestire opportunità di lavoro per disabili, da formare e impiegare nel settore delle pulizie. Nell’insolito nome, quella seconda H che significa “casa” racchiude tutto il desiderio che sei anni fa spinse Guido Piccarolo, presidente e cofondatore di Lahh, a iniziare questa avventura. Approdato in America oltre dieci anni fa dopo una laurea in Economia e Commercio all’Università Cattolica di Milano, brillantemente impiegato in Walt Disney, Piccarolo comincia a interessarsi di mondo non profit. Nella visita a una cooperativa di disabili rimane folgorato dalla loro gioia per il fatto che finalmente qualcuno dava loro un lavoro. Decisivo è l’incontro con la collega Nancy Albin: durante una pausa pranzo, i due si scoprono animati dallo stesso desiderio di bellezza e di verità, lo stesso di migliaia di disabili della città. Piccarolo e Albin si licenziano dalle loro prestigiose occupazioni per incominciare insieme una non profit. Alla Walt Disney sono così colpiti da decidere di contribuire con una cospicua donazione allo start up. Guido e Nancy decidono di rivolgersi ai reduci di guerra con disturbi da stress post traumatico e da lesioni al cervello: persone spesso disoccupate e dimenticate. Da qui la scelta di accompagnare il nome della società con la parola “casa”, perché, come recita la mission di Lahh, «questa passione per la vita, questa drammatica lotta per vivere tesi alla ricerca della soddisfazione dei propri desideri, solo in una compa-

«Da Disney ai reduci Ma il salvato sono io» Guido Piccarolo ha fondato un’impresa che dà lavoro a nove ragazzi disabili e con traumi. E per loro anche pulire il bagno dà gloria a Dio gnia umana può essere continuamente ridestata e sostenuta. Ciascuno di noi ha bisogno di una casa che continuamente lo risvegli e gli impedisca di diventare cinico e alienato». E a chi comincia a lavorare a Lahh, questa diversità è subito evidente. «Quando sono andato a fare il colloquio per l’assunzione a Lahh - dice Cris, un reduce ri-

masto disoccupato e senza casa - mi aspettavo semplicemente di cominciare un altro lavoro. Fin dal primo giorno, però, ho capito di aver trovato un’occasione d’oro. Non mi hanno solo insegnato a pulire: mi hanno fatto riscoprire una forza e una ricchezza in me che credevo irrimediabilmente perdute». Ora Cris è ritornato a studiare storia sui banchi dell’Univer-

sità della California. Racconta la mamma di Bryan, abituata in passato a veder tornare il figlio in lacrime dal lavoro per come era stato trattato e schernito: «Da quando è impiegato alla Lahh, ogni giorno è già pronto per andare a lavorare duetre ore prima del suo turno». Come è possibile tutto questo? «Che cosa mi muove? L’unica cosa che mi dà il

coraggio di guardare a quello che facciamo – risponde Piccarolo – è un amore che ho ricevuto nella mia vita. Non ho nient’altro da comunicare, se non amare come io sono stato amato nell’incontro con Cristo. E l’amore a questa Presenza genera un impegno diverso nel reale: io cresco, i ragazzi cambiano e il mondo si accorge di qualcosa di nuovo. Nessuno dice la parola Signore, ma vedi qualcosa nella loro vita che cambia, perché s’impatta con qualcuno che gli vuole bene. Una passione a ciò che hai incontrato che ti fa appassionare a tutto quello che il Signore ti dà», anche alla gente messa lì con te a fare il turno di pulizia, anche alla toilette. Perfino un water scintillante dà gloria a Dio, non perché pulirlo sia ciò che dà soddisfazione nella vita, «ma per la ragione per cui lo fai: una passione per la realtà tutta, dal pulire un pavimento al guardare l’altro con questo sguardo. E questo si comunica mentre lo fai, e non ti blocchi scandalizzato per lo sporco o perché non sei capace». Davanti agli angeli di Dio e davanti al mondo. Il mese scorso, Guido Piccarolo e la sua Lahh di nove impiegati sono stati premiati a Salt Lake City con l’ambito Best Cleaning Industry Communications Award, il premio alla comunicazione del settore della pulizie americano. Alla fine della premiazione, Piccarolo vede avvicinarsi il presidente di una grande non profit americana: «Qualsiasi cosa posso fare per voi, fatemelo sapere: quello che voi siete è ciò che desidero per me». Martina Saltamacchia

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22 agosto

Imprevisto e gratuità Sboccia l’estate araba Oggi a Rimini prosegue l’incontro nato al Cairo: in Fiera il numero due dell’Università di Al Azhar, il patriarca copto di Alessandria e il presidente del tribunale della capitale egizia Per l’Egitto il 2011 è un anno vissuto pericolosamente. È iniziato, il primo gennaio, con un terribile attentato kamikaze a una chiesa cristiana di Alessandria. Ma è stato anche l’anno indimenticabile delle giornate di protesta in piazza Tahrir, quelle della primavera araba, del vento di libertà sceso sul Nord Africa. Tanto entusiamo, tanta speranza. Ma anche tanta apprensione: in pochi mesi sui sogni di democrazia è scesa l’ombra del fondamentalismo islamico che con i Fratelli Musulmani potrebbe portarsi a casa la vittoria alle prime elezioni libere nel Paese. L’Egitto è sempre stato il punto di riferimento culturale per tutto il Medio Oriente, quello che a inizio secolo poteva essere Parigi per l’Europa. Oggi è diventato un laboratorio per il futuro nel quale, non sempre in modo pacifico, si stanno ridisegnando i rapporti tra musulmani e cristiani e dove per la prima volta il Mondo Arabo si sta ponendo il problema di cosa voglia dire la parola “democrazia” in un paese a maggioranza musulmana. Che anno strano, il primo dopo le giornate del Meeting Cairo del 28 e 29 ottobre scorso. Anche quello è stato un evento storico: basti vedere che trama di rapporti da esso è nato. Erano quattro amici egiziani al bar della fiera di Rimini: oggi, dopo il Meeting del Cairo, portano in Fiera Usamah Elabed, numero due dell’Università Al Azhar del Cairo (il faro culturale e religioso del mondo sunnita: l’istituzione per interderci che, dopo il discorso di Ratisbona, invocò le scuse di Ratzinger), il cardinal Atonios Naguib, patriarca di Alessandria dei copti-cattolici, il vescovo Armiah, braccio destro del Papa copto ortodosso Shenouda III e Hosam Mekkawy, presidente del Tribunale del Cairo Sud. «La cosa straordinaria – racconta don Ambrogio Pisoni, “angelo custo-

Melazzini sfida la Sla

de” del Meeting Cairo – è che l’incontro di oggi (ore 17.00, Auditorium B7), così significativo per le personalità che vi partecipano, non nasce da una strategia di politica interreligiosa, ma è frutto di un imprevisto: qualcosa che è accaduto e che non era stato pianificato». Non a caso per la tavola rotonda di oggi è stato scelto lo stesso titolo del Cairo: «La bellezza, lo spazio del dialogo». «Tutto nasce – continua Pisoni – dall’esperienza fatta in quei giorni: il vescovo copto Armiah, ad esempio, che è responsabile della politica culturale della Chiesa copta ortodossa, ha deciso di contattarci dopo aver sentito parlare di quanto era successo il 28 e 29 ottobre. Il presidente di Al Azhar,

«Non mi interessa quello che fai, ma la tua amicizia»: così in un bar di Roma un amico si rivolge a padre Stefano Scaringella, frate cappuccino chirurgo in missione in Madagascar. La storia che porta a questo incontro inizia tanti anni fa, sempre a Roma, quando Stefano frequentava la parrocchia Regina Pacis: un missionario cappuccino proietta un filmato di suore che curavano i malati. «Da allora ho capito che questa era la mia vocazione», dice padre Stefano: «Molti mi chiedono perché sto in Africa e io non so cosa rispondere perché queste cose le decide la vita, noi facciamo parte di un disegno». Trent’anni di missione non devono essere uno scherzo, ma padre Stefano non ha nessun dubbio: «Stare lì vale tutte le fatiche del mondo. Spesso capita che un medico diventi padre cappuccino, ma raramente capita l’inverso come è stato per me» spiega il frate con il quieto sorriso di chi sta seguendo le tracce giuste della propria esperienza. Dopo l’impegno in un lebbrosario, la vita affida un nuovo compito a padre Stefa-

Una suggestiva immagine del Meeting Cairo del 2010. Molti di quei protagonisti saranno oggi a Rimini. Nel tondo, don Ambrogio Pisoni.

invece, siamo andati a cercarlo noi, grazie all’entusiasmo nato in quei giorni. Oggi vogliamo che queste persone provino a misurarsi con la provocazione del titolo, tentando di assumerlo come criterio di giudizio nel guardare la realtà dell’Egitto di oggi». Sono più le domande che non le risposte provenienti dalle sponde del Nilo e in pochi, così come nessuno aveva previsto gli avvenimenti della primavera araba, sanno dire cosa accadrà. «Oggi il contesto politico e culturale del Paese è fluido e il futuro è incerto –

ammette don Ambrogio –, ma il nostro metodo è seguire l’avvenimento che accade. Non abbiamo la pretesa di proporre ricette politiche, ma di rimanere fedeli a quello che è nato con il Meeting Cairo. Anche perché, come diceva don Giussani, le forze che muovono la storia sono le stesse che muovono il cuore dell’uomo. Per questo a ottobre al Cairo e oggi qui a Rimini noi non abbiamo paura a proporre come ipotesi di incontro tra le persone (tra le persone, non tra le culture) l’ipotesi che sia la bellezza a cambiare il mondo. Lo cambia, innanzitutto, perché cambia il cuore dell’uomo. E noi sappiamo che la bellezza è Cristo». Luca Fiore

«Non basta la missione Senza amici la vita è vana» Scaringella, frate e chirurgo, racconta la vita in Madagascar: «Facevo il bene, mancava chi si interessasse davvero a me» no, che diventa responsabile dell’Hospital scono realtà satellite di una galassia di graSaint Damien ad Ambanja. «Troppe perso- zia e di solidarietà. Dalla scuola per inferne morivano e quindi è mieri alle tournée dei vilstato creato un centro chilaggi, che vede due fuorirurgico» racconta il capstrada equipaggiati girare Spesso capita puccino durante l’incontro per curare donne e minori. «Esperienze alla prova», che un medico diventi C’è poi la casa d’accoche ieri l’ha visto protagopadre cappuccino: glienza per bambini abnista insieme a Raffaele e ancora la io ho fatto il contrario bandonati Pugliese, direttore del discuola di agricoltura, per partimento chirurgico poinsegnare alla popolazione lispecialistico dell’ospedale Niguarda Ca’ un lavoro e favorire l’autonomia. Granda. Attorno al centro chirurgico na«Durante questi anni ho vissuto un’espe-

Ci sono storie che tornano ad essere raccontate al Meeting. Una di queste è quella di Mario Melazzini, medico e malato di Sla. Quest’anno sarà presente con due incontri ed uno stand. Questa sera in sala Tiglio A6, alle 19.00, parlerà di «Anno europeo del volontariato: opportunità e sfide». Nel pomeriggio, alle 14.30, allo stand in A5 di Aisla, Arisla, Nemo e Uildm, racconterà della sua esperienza di medico e paziente, all’interno di una serie di incontri su quattro aspetti delle vita dei malati di malattie neurodegenerative: vita del paziente, della famiglia, ricerca e cura. Per la prima volta si uniscono al Meeting, attraverso l’amicizia e la collaborazione di chi si occupa di malattie neurodegenerative che hanno permesso la presenza dello stand. «Quello che presentiamo al Meeting è un vero e proprio network», racconta Melazzini, «vogliamo mettere sotto una cabina di regia i segmenti di cui si compone il mondo che ruota attorno alla parologia». Domani alle parlerà 11.30 Giulio Pompilio, direttore scientifico di Arisla, la fondazione italiana per la ricerca sulla Sla; giovedì il terzo incontro, sul terzo settore. A concludere il ciclo sarà Renato Pocaterra, genitore di un figlio affetto da malattia neurodegenerativa.

rienza solitaria, ero molto preso dal lavoro e mi trovavo in un posto lontano, non mi ponevo domande su quello che facevo» racconta padre Stefano, fino a quando nasce un’amicizia, in quel baretto romano, con alcune persone del movimento di Cl. «Ci siamo incontrati e ho raccontato loro tutto quello che facevo», ma più che il numero di interventi chirurgici effettuati, centrale è il rapporto personale. «Ho scoperto il carisma di don Giussani: testimoniare la vita cristiana nel proprio mondo. Ho partecipato agli esercizi spirituali e alla scuola di comunità e a questo punto mi considero anch’io un membro del Movimento», conclude padre Stefano: «Ora posso contare su tanti amici e non lavoro più senza pormi delle domande». L’amicizia si concretizza anche in un’opera e dall’anno scorso insieme ai suoi nuovi amici padre Stefano ha fondato l’associazione onlus Hafaliana, che in malgascio significa “la gioia”, per raccogliere finanziamenti per l’ospedale chirurgico. Benedetta Consonni


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Non è la stampa, è la bellezza A lezione dal Papa L’editorialista John Waters scrive per il Quotidiano Meeting: la visita di Ratzinger ha scardinato le false certezze inglesi L’editorialista irlandese John Waters (1955). Nel 1996, dalla sua relazione con la cantante Sinead O’Connor, è nata Roisin. Ieri Waters ha partecipato all’incontro con John Milbank e Austen Ivereigh La visita del Papa in Inghilterra è stata fondasul viaggio di Benedetto XVI in Inghilterra. mentale perché ha raggiunto il cuore del mondo

di JOHN WATERS *

anglofono, in modo simbolico: ha sfidato le false forme di ragione sclerotizzatesi nella lingua inglese. La nostra è una lingua molto polarizzata in termini di logica: riduce molto le cose, deve provare tutto, deve dimostrare ogni cosa. È un linguaggio molto difficile, specialmente per come si è sviluppato nel campo politico. C’è molta poca poesia in esso. Così anche la nostra mentalità richiede di dimostrare ogni cosa, provare ogni cosa, misurare ogni cosa. Penso che la vera sfida del Papa al mondo sia dire: ci sono altri modi di vedere ogni cosa, questo non è tutto, quello che vedi e provi è solo una piccola parte, guarda oltre. Le parole da sole non bastano. Il problema è che nel mondo ogni cosa è sempre più ridotta alla parola: noi guardiamo la televisione, ascoltiamo la radio, leggiamo il giornale, e immaginiamo che ogni cosa possa essere catturata da queste parole. Ma in realtà al massimo le parole sono segnali di significato. Quando parlo con una persona la guardo negli occhi e uso pa-

role, ma sto cercando di suscitare in lei un’identificazione. Non dico esattamente quello che sento, intendo e penso, ma confido nel fatto che abbia un’umanità simile alla mia e che questa venga ridestata. Questo è quello che le parole fanno. E noi lo abbiamo dimenticato, abbiamo cercato di ridurre le parole a mere formule matematiche per descrivere la realtà. E questo è uno dei problemi che il Papa ha indicato. In occasione della visita del Papa è successo qualcosa di misterioso: c’erano ostilità, che non sono scomparse, né evaporate, ma sono diventate più piccole. I media, dapprima focalizzati su queste piccole ostilità, improvvisamente si sono dovuti rendere conto che c’era qualcosa di più grande che stava accadendo: l’emozione suscitata dal Papa e dalla sua umanità e gentilezza, con cui affermava il suo messaggio senza attaccare, ripudiare o condannare nessuno, ma semplicemente dicendo, come sempre fa, che c’è un

altro modo di vedere ogni cosa. Guardando quello che sta accadendo ora in Inghilterra, emerge un quadro molto interessante. Innanzitutto abbiamo sperimentato il collasso delle istituzioni politiche, del Parlamento, e poi gli scandali sulla spesa pubblica, quelli della Chiesa, la corruzione delle banche. Negli ultimi due anni si è disintegrata la fede della gente nelle istituzioni, e sembrava che l’unica voce coerente ed etica fosse quella dei media, perché erano gli unici che interrogavano e accusavano tutti, dicendo chi avesse ragione e chi torto. Ora i riflettori si sono rivoltati contro di loro, e questo è solo l’inizio. Quello che sta accadendo è una reale disintegrazione del sistema dei valori, come si vede nelle rivolte di questi giorni. Non c’è più un sistema solido su cui appoggiarsi, e questo prima o poi porterà ad affrontare una domanda sulla struttura stessa della società, e sul modo in cui creiamo gabbie per imprigionare il

desiderio umano. La visita del Papa è stata una grande occasione, ma ovviamente i media hanno completamente cambiato ciò che diceva, titolando: «Il Papa attacca l’aborto e i gay», mentre ciò di cui parlava era come modernità e fede potessero dialogare. Non che i media non capissero: proprio perché capivano perfettamente, hanno cercato di impedire che questo messaggio potesse arrivare. E questo dramma, questa battaglia, è davvero la cosa più affascinante: nessuno ha contestato direttamente tale manipolazione di giornali e tv, ma ora abbiamo oltrepassato la linea. Dopo lo scandalo Murdoch, infatti, perfino i giornalisti possono finire sotto accusa. Una volta che il pubblico comincerà a vedere tutto questo, ogni cosa, anche questo «quarto potere», precipiterà. E allora, forse, diranno: abbiamo bisogno di un quinto potere. Ma chi sarà? * editorialista dell’«Irish Times» (traduzione di Martina Saltamacchia)

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MONDO MEETING 9 22 agosto

Ortodossi e protestanti: un’amicizia atomica Tra i volontari russi spuntano tre diverse religioni, unite dall’abbraccio del Meeting: «Stare con questi cattolici è un approfondimento della fede». E c’è anche un costruttore di centrali nucleari Un gruppetto di maglie gialle è radunato a «il Chicco e il Grano»: una decina di ragazzi o poco più. Indistinguibili dagli altri ventenni del Meeting, non fosse per la carnagione e i capelli molto chiari. In realtà c’è di mezzo qualche migliaio di chilometri coperti per venire fin qui a spignattare e servire ai tavoli. Sono i volontari russi che stanno per iniziare il loro primo turno di lavoro in Fiera. Alcuni si sono lanciati già alla conoscenza di altri giovani italiani. Uno di loro, Konstantin, lavora alla costruzione di centrali nucleari. Poi ci sono una protestante, degli ortodossi e una logopedista. Non è una barzelletta, ma lo spettacolare quadro di un’amicizia che dalle steppe li porta in riviera. Sbucando da un gruppo di ragazze, Konstantin, di statura robusta e già molto suda-

to, racconta la sua prima volta al Meeting: «Sono venuto dopo che la mia amica Alexandra, di Mosca, mi ha raccontato cosa ha vissuto gli scorsi anni venendo qui». Lui e la ragazza sono tra i cattolici - non molti del gruppo: «Non riesco a spiegare cosa succeda qui – racconta – ma una cosa mi colpisce: delle persone possono fare qualcosa di buono per altre. Questa idea, in questo luogo, si realizza». Si fa avanti la stessa Alexandra, pioniera del gruppo che fa anche da interprete per i suoi connazionali: «È il terzo anno che vengo al Meeting a lavorare. Continuo a partecipare perché si vede un popolo e non degli individui da soli. Qualcosa unisce queste persone». Poi si ferma, per dare un nome al perché di questa coesione: «È Cristo! Torno per vedere riaccadere questo miracolo».

Alle parole dell’amica moscovita interviene Evgenija del Kirgizistan, la più esile e loquace del gruppo. «Sono protestante. La mia famiglia si è trasferita, quando ero piccola, a Novosibirsk, in Siberia, e lì mia mamma ha incontrato la fede protestante. Ma appartenere al movimento di Cl per me significa approfondire il mio credo, e non andare contro la mia appartenenza religiosa. Quest’anno mi sono laureata in filologia e ora devo trovare un lavoro». Le amiche sorridono. «Per me è il secondo anno al “Chicco e il Grano” e questa volta sono venuta per capire cos’è il lavoro. Voglio essere me stessa davanti a quelli che incontro e capire il significato di quello che farò. Penso che questo mi renderà felice, qualunque mestiere sceglierò. Apparecchiare o pulire la tavola non è niente di eccezionale, ma partecipo

di una cosa grande. Anche questo serve». Poi torna sulla sua religione: «Il confronto con i miei amici cattolici non è problematico. Vado anche a messa, ultimamente». Si avvicina anche una ragazza castana, grandi occhi verdi, molto timida e rimasta in disparte tutto il tempo. Si chiama Viktoriya. Non era mai stata a Rimini prima, e viene anche lei da Mosca: «Sono ortodossa e non mi sento a disagio per questo». Poi i ragazzi partono per il turno richiamati da Tatasha, logopedista. «Non sono qui a far loro da balìa: sono qui per lavorare proprio come loro, assieme ad altri tre amici. Poi qui ho conosciuto le ragazze siberiane, e da allora ci frequentiamo anche in Russia». L’ecumenismo tra i fornelli ha un sapore imprevedibile. Davide Ori

A lezione di carità col sostegno a distanza Oggi alle 15.00 (Sala Tiglio) Avsi coordina l’incontro con l’Agenzia per il Terzo Settore «Il sostegno a distanza in chiaro» è l’appello della campagna di sensibilizzazione e trasparenza promossa dall’Agenzia per il Terzo settore, alla quale partecipa anche AVSI, e dedicata ad una delle forme più diffuse e autentiche di solidarietà. «Il sostegno a distanza è uno dei più importanti ed efficaci modi per accumulare capitale sociale – sottolinea il professor Stefano Zamagni, presidente dell’Agenzia per il Terzo Settore – il fattore decisivo per lo sviluppo». Oggi alle ore 15.00 in sala Tiglio ci sarà un incontro dedicato ai finanziamenti per il sostegno a distanza. Parteciperanno Stefano Zamagni, presidente Agenzia Terzo Settore, Marida Bolognesi, consigliere dell’Agenzia e coordinatrice del progetto «Il Sad in chiaro», Sua Eminenza monsignor Jean Gabriel

Diarra, presidente conferenza episcopale del Mali e Alberto Piatti, segretario generale di AVSI. «Il sostegno a distanza è un’esperienza di cooperazione che coinvolge centinaia di migliaia di persone in Italia e centinaia di mi-

gliaia di ragazzini dei Paesi più poveri, – afferma Alberto Piatti, segretario generale di Avsi – una forma di aiuto rivoluzionaria che raggiunge la persona, anche in situazioni apparentemente impossibili. Un filo che lega le nostre case con

Lombardo tra le statue Oggi alle ore 11.30 nel salone C5 il Presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, e l'assessore Regionale ai Beni culturali, Sebastiano Missineo, inaugureranno la mostra “Agustea Capita” nell’area riservata alla Regione Sicilia. Si tratta di tre teste marmoree di epoca imperiale, ritrovate durante uno scavo nell’i-

sola di Pantelleria, che raffigurano Giulio Cesare e l’imperatore Tito. Si pensa che i Romani facessero scolpire delle statue da esporre presso le loro province e sulle quali venivano incastrate delle teste che raffiguravano i governanti. Al cambiare delle figure di potere corrispondeva la sostituzione delle teste.

A sinistra, il gruppo di volontari provenienti dalla Russia: tra questi (al centro) Evgenija, di religione protestante. Nella foto a destra, Konstantin, che lavora alle costruzioni delle centrali nucleari, e Viktoria, ortodossa come altri suoi connazionali qui a Rimini.

le persone che stanno dall’altro capo del mondo. Un grande valore per chi riceve perché si sente amato e abbracciato, ma anche per chi si coinvolge perché fa un’esperienza di rapporto con “l’altro” ricca e profonda». Un autentico esempio di cooperazione dei popoli tra i popoli, senza aspettare, come diceva Eliot, «sistemi talmente perfetti in cui più nessuno avrebbe bisogno di essere buono». Grazie al sostegno a distanza Avsi aiuta oltre 33.000 bambini e ragazzi, principalmente nel settore educativo e scolastico. Al termine dell’incontro, presso lo stand Avsi, padiglione C1 della Cdo, sarà possibile incontrare alcuni operatori italiani e stranieri del sostegno a distanza di Avsi, impegnati in Kenya, Palestina, Ecuador, Haiti, Mozambico, Uganda, Etiopia, Messico, Nigeria e Birmania.

Pilato a teatro Un gruppo di studenti si cimenterà in una lettura drammatizzata, rielaborata da Leonardo Lugaresi dagli Atti del seminario internazionale «Verità e mistero nel pluralismo culturale della tarda antichità», con la regia di Andrea Soffiantini. Promotrice è Angela Maria Mazzanti, docente di storia delle religioni presso l’università Alma Mater Studiorum di Bologna. L’appuntamento è oggi alle ore 21 al palco D7. In scena un dibattito che parte dal dialogo fra Gesù e Pilato e pone in modo definitivo la questione della verità fra scetticismo e ricerca, attraverso i contributi di autori pagani e cristiani.


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Serve un uomo vivo per rimanere vivi

Un’apparizione per la vittoria

Perché leggere Chesterton, l’autore politicamente scorretto che ha imbracciato la ragione per attaccare i «pazzi» che credono in loro stessi

L’attore Massimo Popolizio accosta l’opera di GKC all’epica di Omero Sul palcoscenico la sfida di dare volto e voce a parole eterne

La Fiera e la Croce

Pubblichiamo alcuni stralci della prefazione di Stefano Alberto al libro di Ubaldo Casotto «G. K. Chesterton. L’enigma e la chiave» (Lindau).

Benché scomparso oltre settant’anni fa, Gilbert Keith Chesterton è un ospite fisso del Meeting. In questa edizione il grande scrittore occhieggia in due libri. Ubaldo Casotto, giornalista ex vicedirettore del Foglio, è l’autore di «G. K. Chesterton. L’enigma e la croce» (Lindau, 15 euro), di cui pubblichiamo la prefazione. Edoardo Rialti, professore di letteratura, ha scritto «L’uomo che ride» (Cantagalli e Il Foglio, 15 euro). Insieme ad Alison Milbank i due autori parteciperanno martedì all’incontro «Amare la realtà, difendere la ragione. Guardare il mondo con gli occhi di Chesterton». Appuntamento alle 11.15, in sala A3.

Perche leggere Chesterton? Le centosessanta pagine di invito a riscoprire lo scrittore inglese scritte da Ubaldo Casotto, che lo legge da quando lo conobbi negli anni ’70 all’Universita di Torino, sono riassumibili, a mio parere, nel grido di Giovanni Paolo II all’inizio del suo pontificato: «Non abbiate paura!» [...]. Chesterton non ha avuto paura della ragione, anzi, l’ha abbracciata, a volte imbracciata come si fa con un fucile, per combattere il razionalismo. Con singolare sintonia con la frase piu ripetuta da Benedetto XVI, «Bisogna allargare la ragione», non si e rifugiato in spiritualismi o fideismi fuori della storia, ma ha osato sfidare l’intellighenzia dominante sul suo terreno. Nel suo stile paradossale e iperbolico, a filosofi e intellettuali responsabili di un uso riduzionistico della ragione umana ha detto, in u-

«È uno spettacolo di fondamentale importanza, vi vento: «La leggenda è fatta generalmente dalla maginvito di cuore ad andare a vederlo». Con queste pagioranza, sana, degli abitanti di un villaggio; il libro è role Emilia Guarnieri si è rivolta al popolo dei volonscritto, generalmente, da quello, fra gli abitanti del tari del Meeting, proponendo «La ballata del cavallo villaggio, che è matto». La scelta di adottare la legbianco» come opera capitale per il significato che la genda come ispirazione per il suo testo mette in luce lega a doppio filo al titolo di questa edizione. Il poeil nesso tra la nascita del popolo inglese e l’esperienma di Gilbert Keith Chesterton è composto nella forza cristiana. ma della ballata medievale, costruita per essere reciL’ambientazione potrebbe far pensare ad una stotata in pubblico piuttosto che per la lettura privata; ria passata, ma l’avvenimento è più attuale non si può fare altro, dunque, che considerare che mai, si potrebbe quasi definirlo proseriamente l’invito. Massimo Popolizio, l’atfetico leggendo queste parole tratte dal tore genovese che stasera sarà protagonista brano finale: «I pagani torneranno dell’opera, spiega che si tratta di «un testo mettendo a posto ogni cosa con pamolto potente, come l’Iliade, ed estremarole morte, li riconoscerete dalla romente suggestivo. Attraverso la recitazione vina e dal buio che portano, dalla le parole prendono forma e il significato dimorte e dalla vita rese un nulla». «La venta più chiaro». ballata del cavallo bianco», che vede La ballata racconta di una battaglia tra il poquest’anno il traguardo dei cent’anni dalpolo inglese, guidato dal prode Alfred The la sua pubblicazione, è interpretata da G.K. Chesterton Great, e quello danese, guidato dal re Guthuno dei più grandi attori teatrali del morum; eroi leggendari scendono in battaglia per mento: «Il mio obiettivo è tradurre quedare man forte ai loro sovrani. Nel mezzo dell’azione sta meravigliosa opera in immagini, in modo da aiuperò Alfred ha un’apparizione della Madonna che gli tare il pubblico a immedesimarsi in questa epica cridà una certezza invincibile al di là dell’esito del constiana e inglese», spiega Popolizio. È la sua prima flitto. Il racconto si rifà a un episodio storico realvolta a Rimini: «Mi hanno colpito i volontari e tutta mente accaduto, la battaglia di Ethandune, che fu questa vitalità»; e alla domanda sul perché passare ucombattuta dal 6 al 12 maggio dell’878; tuttavia Chena serata a teatro, dice: «Sarà una momento finalsterton esce dalla prospettiva storica; lo scrittore non mente speso in modo intelligente, nel quale le parole prende spunto dai documenti, ma dalla tradizione posi tramuteranno in immagini». polare che si è sviluppata intorno al sanguinoso eAlberto Castagna

Massimo Popolizio sulla scena della «Ballata del cavallo bianco», riduzione teatrale dell’opera di Chesterton a cura di Otello Cenci.

pazzo e colui che ha perduto tutto fuor che la ragione»), e la fuga dal cristianesimo come avvenimento presente [...]. Sono acute e drammaticamente preoccupanti le analisi di Chesterton sulle conseguenze dell’eliminazione del mistero dall’orizzonte della razionalita [...] e sull’acquiescenza dei cristiani nell’accettare la riduzione del «fatto» che li rende vivi [...]. Chesterton non ha avuto paura della liberta. Fedele al suo programma: «Potrei dimostrare tutta la dottrina cattolica se mi si permettesse di partire dal valore sommo di due cose: la ragione e la liberta», ha scritto pagine bellissime sulla liberta degli uomini, su quella di Dio e su quella dell’uomo Cristo. [...] Infine,

Chesterton, non ha avuto paura dei propri limiti, intuendo, nel modo poetico e a volte clownesco che lo contraddistingue che, lungi dall’essere l’ostacolo al raggiungimento della felicita, ne sono la via piu diretta. Di questo, e di molto altro, parla questo libro, cercando di non tradire l’umorismo e la leggerezza della scrittura di Chesterton, quella lievita che (altro che insostenibile leggerezza dell’essere) ha dimostrato di «saper portare il peso del cielo». C’e da essere grati a Ubaldo Casotto che ha saputo condensare la multiforme sapienza e la forza di provocazione di un «uomo vivo» che aiuta anche noi a restare tali. Stefano Alberto

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no di quegli eccessi che ai geni si perdonano: mi ricordate i pazzi. La vostra presunta razionalita e vittima della sua autoreferenzialita, la vostra logica si muove nel cerchio ristretto dell’ideologia e vi condanna inevitabilmente a diventare violenti. La vostra pretesa di autonomia («l’uomo che crede in se stesso») vi fa uscire di senno rendendovi monomaniacali (e monotoni) nell’affermazione dei nuovi idoli cui sacrificare la vita. Ci sono gia tutti: il naturalismo che diventera ambientalismo, il pacifismo, l’umanitarismo, l’ideale eugenetico, oltre naturalmente all’utopia socialista e al razzismo nazionalista. Di fronte a questa ristrettezza il cristianesimo per lui si mostrava come una «filosofia piu larga». Chesterton non ha avuto paura a definire queste idee «folli», anche quando erano rivestite di sentimenti nobili, quando erano spacciate per virtu. La parola che egli usa, «eresie», individua la genesi di queste ideologie e dei loro succedanei odierni; si tratta di un doppio distacco: la fuga dalla realta («il

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Stasera la ballata a teatro «La ballata del cavallo bianco» è uno spettacolo tratto da un testo di Gilbert Keith Chesterton tradotto in italiano per la prima volta nel 2008 da Annalisa Teggi (Raffaelli). La rappresentazione si terrà questa sera all’Arena D3 alle 21.45. Il costo dell’ingresso è di 10 euro. Per acquistare i biglietti occorre rivolgersi alla biglietteria spettacoli, che si trova nella Hall Sud. È consigliabile affrettarsi poiché i posti stanno velocemente esaurendo. L’opera, messa in scena da Otello Cenci, sarà interpre-

tata da Massimo Popolizio, affiancato da Eleanor Shanley nel ruolo di voce solista. Uno degli spettacoli principali di questo Meeting, «La ballata del cavallo bianco» non è solamente consigliata agli amanti del teatro o della letteratura, ma a chiunque interessi riflettere su un tema fondamentale dell’esistenza attraverso un’appassionante rappresentazione. Una modalità avvincente per accostarsi all’opera di Chesterton, autore classico che sa parlare all’uomo contemporaneo.


CULTURA 12

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Dubito, quindi sono certo «Perché parlare di dubbio in una settimana all’insegna della certezza?». Così ieri sera Davide Rondoni ha aperto l’incontro che ha intrecciato due maestri in campo artistico e letterario, Cézanne e Shakespeare. Quest’ultimo in particolare rappresentato dal suo personaggio più emblematico, Amleto. A dipanare la matassa c’erano Beatrice Buscaroli, storica dell’arte, e Piero Boitani, professore ordinario di Letterature comparate presso La Sapienza di Roma. Rondoni lancia la sfida: «Capire se e come nell’arte, luogo privilegiato per la rappresentazione dell’inquietudine del singolo, vi sia spazio per la certezza». «La scelta di unificare due discipline in apparenza diverse nasce – spiega Rondoni – dal fatto che l’arte è un’espressione unica, ma fatta di gesti e tecniche differenti». Tale unità deriva dal suo essere per natura un luogo privilegiato per «ricercare, mostrare e affrontare ciò che ferisce l’esistenza e quindi approfondirlo». Ciò che si cerca dunque nella creazione artistica è il «presentarsi del reale, dell’esistenza stessa come strada da percorrere». Cézanne e Amleto sono proposti come compagni di viaggio in questo percorso. Come ha descritto Beatrice Buscaroli, l’intera vita di Cézanne fu

Due critici confrontano Amleto e Cézanne con il più moderno dei princìpi Rondoni: «È l’esistenza stessa che supera l’incertezza del particolare»

Il critico letterario Piero Boitani spiega la parabola della figura di Amleto.

segnata da una continua tensione, generalmente incompresa dai contemporanei. Lo studio e la dedizione del pittore francese nascevano dalla convinzione che «riprodurre la natura è un compito». Da qui la

ricerca continua di un modo per raffigurare questa «certezza ideale» attraverso la realtà particolare, come quella delle mele. Il tentativo di Cézanne era fare delle sue tele sempre più il veicolo per quel compito a cui si sentiva chiamato.

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Tanto da essere definito il “poetadestino”. Il caso di Amleto documenta la dinamica opposta. Il professor Boitani, nel ripercorrere la trama del dramma shakespeariano, ha messo perfettamente in luce come

il personaggio sia continuamente vittima delle più svariate e profonde incertezze, fino a essere noto come il «principe del dubbio». Eppure, notava il professore, a metà dell’opera circa avviene un cambiamento in Amleto. Subentra in lui una nuova chiarezza riguardo alla situazione della casa reale danese e il principe si trova mosso in ogni azione dalla certezza dell’ingiustizia della morte del padre, uscendo così dalla paralisi che prima lo costringeva all’inedia. Paradossalmente, come spiega Rondoni, proprio da questa sicurezza della realtà circostante e dallo sconforto che ne consegue emerge una nuova incertezza che coinvolge l’esistenza stessa delle cose ed è riassunta nel più che famoso «essere o non essere, questo è il problema». Amleto e Cézanne mostrano chiaramente come il dubbio non sia necessariamente il diretto antagonista della certezza. «La certezza di cui parla il titolo del Meeting – sottolinea Rondoni – non è propria soltanto dei singoli particolari, del bianco o nero, degli episodi quotidiani, che potrebbero continuare a vivere nell’incertezza. La certezza è propria dell’esistenza stessa, che quindi può reggere tutto il resto». C. B.


CULTURA 13

22 agosto

«Sono viva, quindi immortale» La poetessa Ol’ga Sedakova racconta la certezza violata dal totalitarismo e il contropotere dei versi di Pasternak Parla una lingua che senza l’aiuto della traduttrice sarebbe incomprensibile, ma i suoi occhi dicono, senza bisogno di parole, tutta la gioia di essere al Meeting e di raccontare la vita di Boris Pasternak. Si è appena concluso l’incontro nel quale Ol’ga Sedakova, una tra le più grandi protagoniste della poesia russa dei nostri giorni, ha presentato la mostra «Mia sorella la vita», curata da Adriano Dell’Asta e Giovanna Parravicini; lì si racconta la vita di un uomo che «è sempre rimasto fedele all’immortalità», dice la Sedakova. Eppure Pasternak si definiva «irresoluto, indeciso, spesso smarrito». Come poteva essere guidato da una certezza? «Pasternak non amava il tipo umano sicuro di sé, che sa sempre cosa fare. Perché, guardandosi attorno, si accorgeva che questa tipologia di uomo coincideva con il comunista. L’uomo certo era l’uomo totalitario. Lui, al contrario, si concepiva senza volontà, come un uomo che non sa cosa fare, che non è sicuro di niente. La vita e la verità sono dei soggetti e noi non possiamo discettarne come se fossero oggetti inanimati. Hanno una propria libertà e volontà creativa. L’uomo cade tra le braccia della vita, tra le braccia della verità, diventandone un’ “opera creata”, riconoscendosi come un “dono”, un’ “opera” del Creatore. Pasternak non parlava di certezza, ma di fedeltà, due elementi ben distinti. Si ha certezza in ciò che si farà, o che si crede che si farà, ma la vera certezza nasce dalla fedeltà. Solo se si ha fedeltà in qualcosa di più grande allora subentra un’altra certezza, di altro tipo rispetto a quella di cui l’uomo è capace. Tanti al tempo di Stalin erano certi nel seguirlo, quegli stessi sono stati i primi a cedere. Pasternak invece è sempre stato fedele all’immortalità».

Ol’ga Sedakova all’incontro di presentazione della mostra «Mia sorella la vita»

Per Pasternak l’immortalità era l’«altro nome della vita, un po’ più forte». La vita però è mortale, sembra una contraddizione. «Per lui la nascita era una resurrezione dal nulla. Io sono immortale per il fatto stesso che vivo. Il fatto di

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esistere chiede l’immortalità, io non posso accettare che ciò che esiste scompaia. Cristo ha detto “io sono la vita” non “io sono l’immortalità”, ma così dicendo ci ha portato una vita eterna, quindi l’immortalità». Spesso Pasternak parla di caos.

Cosa c’entra con questa visione della vita? «Il caos non esiste. O meglio, nulla accade casualmente, anche se appare il contrario. Pasternak riconosce un significato in ciò che accade per caso. Questo è il motivo per cui spesso i suoi personaggi si incontrano attraverso vicende inverosimili, suscitando lo sconcerto della critica che lo accusa di descrivere situazioni aliene all’esperienza umana. Mentre Pasternak si era accorto che nella vita accade proprio questo: intrecci di vicende apparentemente casuali, che rivelano però un significato». Perché ama così tanto Pasternak? «La poetica di Pasternak è completamente diversa dalla mia. Quindi non è questo che mi attira. Mi affascina lo spirito che c’è nei suoi versi, nella sua poesia, nella sua prosa. Siamo di un’epoca diversa. Lui amava i particolari, i dettagli della vita quotidiana. Io mi sono accorta che oggigiorno di particolari ce ne sono troppi. Per questo più che continuare la sua poesia, quel che faccio è svilupparla, arrivare là dove lui non era arrivato. Io racconto non le cose piccole, ma quelle grandi, esplicite, come lo spazio e la morte». Come lei ha detto, Pasternak ha vissuto e raccontato un’epoca lontana dalla nostra. Cos’ha da dire a noi oggi? «La risposta alla domanda “chi siamo?”. Mi spaventa usare il “noi”, quello che lui ha da dirci dipende dai doni e dai talenti che ciascuno ha. Se una persona ha molte qualità, da lui può ricevere molto, se invece è superficiale, le sue parole gli sembreranno nulla. A quelli che dicono “l’arte classica è morta, non ha più nulla da dirci” io rispondo “voi siete morti”». Laura Bertoli


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LE STORIE 15

22 agosto

«La certezza è inquieta» Idee di un vero cartesiano Di fronte al senso d’instabilità che domina, il filosofo Costantino Esposito non cede al dubbio «La venuta di Cristo è l’unico evento della storia in cui il logos è diventato amico del caso» C’è qualcosa, una provocazione, dietro a ogni choc che scuote in certi momenti la nostra vita: la morte di una persona cara, la perdita del lavoro, le crisi finanziarie ed economiche che mettono a repentaglio la stabilità e il benessere, la salute che mostra crepe, un imprevisto che modifica desideri e aspettative, rapporti affettivi che non vanno come uno vorrebbe e che magari finiscono male. È una provocazione, che, se accolta, apre alla ricerca della vera certezza della vita. Lo dice Costantino Esposito, storico della filosofia, docente all’Università di Bari, che dal palco del Meeting affronterà domani alle 17.00 (Auditorium B7), con la presidente Emilia Guarnieri, il tema della trentaduesima edizione della kermesse. «Di fronte a queste incertezze della vita – dice – siamo normalmente portati a pensare a una maledetta casualità che rischia di spazzare via ciò su cui contiamo nella vita. Oppure scaricando le responsabilità sugli altri, sugli enti preposti, sugli analisti di mercato, sui governi… Sì, molto spesso, le colpe ci sono, ma dentro il

M.Escher, «Giorno e notte».

«Siamo esseri dipendenti, non bastiamo a noi stessi. Anche Cartesio è costretto ad ammettere che siamo rapporto con l’infinito»

groviglio che nutre la nostra incertezza c’è qualcosa di imponderabile e misterioso. La nostra persona è un essere dipendente, esposta al mondo e alla storia, che non basta a se stessa e né può compiersi da sè». Un fattore ineliminabile, da guardare in faccia, questo il suggerimento di Esposito. «Non sto dicendo che non si debba fare di tutto per superare l’incertezza. Dico soltanto che

siamo di fronte a una realtà ineliminabile dalla vita» . Esposito ha un sorriso: l’esperienza vertiginosa dell’uomo di fronte alle incertezze della vita è paradossalmente analoga a quando ci sorprende una grande gioia. «Quando questo accade – sottolinea – siamo come sopraffatti dalla gratitudine, o dalla bellezza, da un sentimento amoroso, e quanto più la

gioia è grande e inaspettata, tanto meno possiamo pensare di averla prodotta noi. Essa confina con un puro dono, con qualcosa che sopravanza tutte le nostre aspettative». Si arriva a un paradosso apparente: «La vera certezza è ciò che rende l’uomo inquieto. Non è un possesso mio. Se fosse così la perderemmo dopo un attimo». Ma tutto ciò non basta. C’è un’ultima prova cruciale: «In fondo, anche la certezza originale della nostra appartenenza, quella che nasce dallo sguardo di chi ci vuole bene, può rivelarsi insufficiente; può essere, in qualche modo, appesa a un’ultima incertezza. Lì si vede che la posta in gioco della certezza è veramente radicale, un bisogno infinito che difficilmente può essere soddisfatto, se non dall’infinito stesso». Ecco, dunque, il punto decisivo: soltanto con la venuta di Cristo nella carne del mondo si è compiuta la rivoluzione copernicana della certezza, perché Cristo è l’unico evento nella storia dell’uomo in cui il logos, cioè il senso, è diventato amico del caso». Esposito sa bene che parlare oggi di certezza significa camminare su un terreno minato dal dubbio. «Dobbiamo paradossalmente tornare a Cartesio – dice – quando, analizzando l’io che pensa, trova in esso un’idea, un contenuto della mente, vale a dire l’idea di infinito o Dio, che l’io, proprio perché è un essere finito, scopre di non poter aver creato da sé. La grande certezza, secondo Cartesio, è che siamo rapporto con l’infinito». Adriano Moraglio



VITA DA MEETING 17 22 agosto

È gadget-mania Occhio ai frisbee (e agli scrocconi) Tra spille, gigantografie e omaggi culinari: viaggio (anche pericoloso) tra gli oggetti-culto del Meeting Da che il Meeting è Meeting, in fiera scatta la guerra dei gadget. Si cercano quelli più utili, bizzarri o fashion e quest’anno non è da meno degli altri. Se nei prossimi giorni, girando per la fiera, vedete bambini tatuati con cani a sei zampe, non preoccupatevi: non sono entrati in una precoce banda di motociclisti, solo nel loop della gadget-mania. Il nostro giro tra le attrazioni collaterali inizia dallo stand dell’Eni. Oltre al citato tatuaggio all’henné, alla penna e alle cartoline di rito, c’è l’opzione all-inclusive. Un’intervista veloce davanti alla telecamera delle ragazze sul grande tema di questi giorni, l’unità d’Italia, e ve ne andrete con tutto quello che offre lo stand: calcolatrice, matite colorate e l’imperdibile spilla dei 150 anni. Impazza il tema patriottico: ce n’è per tutti i gusti. La spilla è la più aristocratica, i semi dei fiori verdi, bianchi e rossi dell’Agenzia per il territorio è senza dubbio quello con più classe, ma il braccialetto tricolore del presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni pare il più trendy. Copre i polsi di tutti, del tamarro che prende il sole alle pisci-

ne al volontario che le pulisce, in ricercato abbinamento con l’arancione del bracciale Wind. Nel frattempo, su Facebook girano già le prime foto con la sagoma del presidente lombardo. State all’occhio: si muove. Per sopravvivere alla settimana in fiera non si può fare a meno di frequentare il sottobosco riminese: i fazzoletti di carta del Trentino e le salviette rinfrescanti della regione Lombardia aiutano l’affronto delle mostre più sudate. Imbarazzanti gli sforzi dei braccini corti che inventano di tutto per evitare i padiglioni ristorazione: non è raro vedere figuri appostati nei pressi dello stand Grana padano (gettonatissimo anche per mini-palloni), pronti all’assalto degli assaggi gratuiti. Gli stessi che pranzano a sbafo con dozzine di confetti al cioccolato di Banca Intesa e del car-sharing di Trenord. Vani gli appelli dei dietologi. Per avere il lecca-lecca di Trenitalia bisogna cimentarsi con un must delle sale giochi: «Puzzle bubble». Il goloso premio però è solo la consolazione, mentre i più abili potranno sfoggiare con onore un orologio. Altro

Nella foto grande, i pericoli del frisbee. Sopra, da sinistra a destra: uno dei palloni che vanno a ruba. A lato, due visitatori abbracciano il governatore lombardo Formigoni (al centro, in cartone).

stand, altro gioco: con «Win for life» si vince se si pesca l’iniziale del proprio nome. Tra i premi non solo i sempre presenti palloni arancioni del Lotto, ma pure l’album da colorare con tanto di pastelli. Quest’anno a «Tracce» non regalano più le fantastiche Moleskine, ma una lampada da libro, oltre a mettere a disposizione due iPad su cui provare l’app della rivista. Alcuni gadget non sono graditi da tutti: pare che negli angoli bui della fiera stiano nascendo bische clandestine dove ci si gioca a dadi (quelli dei Giochi del Titano) le calamite da frigo in formato carta di credito di Banca Intesa. Attenzione anche ai frisbee rossi, le armi improprie dei lanciatori della hall sud fornite da Radio Vaticana. Pietro Bongiolatti

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SPETTACOLI 18

22 agosto

Thomas De Gasperi e Matteo Maffucci.

Questa sera non prendete impegni. Se ne avete, rimandateli. Se non potete rimandarli, trovate almeno una scusa decente. Sul palco dell’Area Piscine Ovest alle 22.00 ci sono Thomas De Gasperi e Matteo Maffucci. Chi? Molti, se non tutti, li conoscono con il nome di Zero Assoluto, una tra le band più in vista del momento, che non mancherà di emozionarci con i successi che da anni hanno un posto fisso nella parte alta delle classifiche. I due componenti del gruppo si conoscono tra i banchi del liceo classico Giulio Cesare di Roma. Nei primi anni della loro esperienza musicale si fanno conoscere al grande pubblico con l’incisione di singoli subito apprezzati: «Mezz’ora», scritta ai tempi in cui il gruppo si muoveva nell’underground musicale, fino alle più pop «Svegliarsi la mattina» e «Per dimenticare». Nel-

Dallo Zero all’Assoluto Stasera alle piscine il concerto della band che ha fatto successo dopo l’esclusione da Sanremo Fra «Mezz’ora» e «Svegliarsi la mattina» ci sarà tempo per una lezione sulla sicurezza stradale l’estate del 2005 conquistano il doppio disco di platino con «Semplicemente», canzone esclusa in quello stesso anno dal Festival di Sanremo e che rimane in classifica per trenta settimane. Misteriosi poteri dell’Ariston. Il loro straordinario talento non si è affatto esaurito e anche quest’estate continuano a conquistarci con hit quali «Questa estate strana» e «Perdermi». Ma non è la prima volta che i due vengono al Meeting: «L’anno scorso a Rimini abbiamo incontrato dei ragazzi sanissimi, di-

vertenti, consapevoli. Per questo siamo felici di tornarci», hanno detto i due in un’intervista. L’attesa per la festa di questa sera è grande; il luogo del concerto è quello che da sempre ospita gli spettacoli musicali per gli ospiti più giovani del Meeting e il costo del biglietto s’ispira al nome della band: Zero Assoluto. Prima di loro scalderanno la serata i Bunarma, vincitori del Contest 2010 Edison-Change the music, che hanno già al loro attivo la pubblicazione di un disco. La

performance degli Zero Assoluto, però, avrà una scaletta molto particolare, per certi versi inusuale. Infatti, tra i numerosi successi del duo romano, ci sarà una pausa. Durante questo intervallo spiegheranno ai giovani i pericoli di una guida imprudente. Da tempo i ragazzi sono testimonial della fondazione Ania, che promuove la sicurezza stradale. Maffucci dice che i «dati sono inquietanti, ogni anno ci sono più di un milione di feriti e un numero di morti pari a dieci terremoti dell’A-

bruzzo. Per i giovani divertirsi è fondamentale, ma occorre un’educazione al divertimento. Ci sono delle regole, e vanno rispettate». Che cosa c’entra questo intermezzo nel loro concerto? Nulla, dirà qualcuno, ma ormai la sensibilizzazione alla sicurezza stradale è una missione per gli Zero Assoluto, ragazzi che dai banchi del liceo si sono trovati catapultati sui palcoscenici buoni del Paese. Non per questo hanno smesso di allacciare le cinture. A.C. e E.R.

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I FATTI DI OGGI 19 22 agosto Musulmani e copti-cattolici egiziani allo stesso tavolo Incontri

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QUOTIDIANO Direttore Stefano Filippi Direttore responsabile Cesare Trevisani Editore Associazione Meeting per l’amicizia tra i popoli Associazione riconosciuta con D.P.R. n.869 del 6/8/1986, sede: via Flaminia 18/20, c.p. 1106, 47900 Rimini. Tel. 0541-783100, Fax. 0541-786422. Progetto grafico G&C, Milano Impaginazione Edita, Rimini Fotolito e stampa Sigraf via Redipuglia, 77 Treviglio (BG) Registrazione Tribunale di Rimini n.16/91 del 15/07/1991 Pubblicità Ufficio commerciale Meeting Tel. 0541-783100 Fotografi Roberto Masi, Paola Marinzi, Giovanni Zennaro E.mail: quotidiano@meetingrimini.org

RASSEGNA STAMPA

LA GIORNATA

ATOMO: INDIVISIBILE? DOMANDE E CERTEZZE NELLA SCIENZA Ore: 11.15 Salone B7 Presentazione della mostra. Partecipa Lucio Rossi, Cern. Introduce Mario Gargantini, giornalista e direttore della rivista Emmeciquadro. GIOVANNI PAOLO II: QUELL’UOMO AFFERRATO DA CRISTO Ore: 11.15 Sala A3 Partecipano: Jozef Dabrowski, presidente nazionale dell’Associazione dei Ferrovieri Cattolici in Polonia; S. Ecc. Mons. Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro. Introduce Alberto Savorana, portavoce di Comunione e Liberazione. SENSO RELIGIOSO, ALLA RADICE DELL’UNIVERSITÀ Ore: 11.15 Sala C1 Partecipano: John Garvey, presidente della Catholic University of America; Moshe Kaveh, presidente della Bar-Ilan University, Israel; Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Introduce Joseph H. H. Weiler, direttore dello Straus Institute for the Advanced Study of Law & Justice e co-direttore dello Tikvah Centre for Law & Jewish Civilization alla New York University. SVILUPPO ECONOMICO O STAGNAZIONE DINAMICA: QUO VADIS ITALIA? Ore: 11.15 Sala Neri GE Healthcare Partecipano: Fulvio Conti, amministratore delegato ENEL Spa; Giuseppe Orsi, amministratore delegato Finmeccanica; Corrado Passera, CEO Intesa Sanpaolo; Paolo Romani, Ministro dello Sviluppo Economico. Introduce Bernhard Scholz, presidente della Compagnia delle Opere. «COR AD COR LOQUITUR». LA CERTEZZA DI NEWMAN, COSCIENZA E REALTÀ Ore: 15.00 Sala A3 Presentazione della mostra. Partecipano: Edoardo Aldo Cerrato, procuratore generale della Confoederatio Oratorii Sancti Philippi Nerii; Ian Ker, Fellow in teologia all’Università di Oxford. Introduce Javier Prades López, decano della Facoltà Teologica San Dámaso di Madrid. NATALITÀ E FAMIGLIA. Ore: 15.00 Sala C1 In collaborazione con l’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà. Interviene Maurizio Sacconi, ministro del Welfare. Partecipano: Maurizio Gasparri, PdL; Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera dei Deputati; Barbara Saltamartini, PdL; Gabriele Toccafondi, PdL; Guglielmo Vaccaro, PD. Introduce Emmanuele Forlani, coordinatore della Segreteria dell’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà. IL SISTEMA PAESE Ore: 15.00 Sala Neri GE Healthcare In collaborazione con Unioncamere. Partecipano: Raffaele Bonanni, Cisl; Claudio Gagliardi, Unioncamere; Giuseppe Recchi, Eni. Introduce Bernhard Scholz, presidente della Compagnia delle Opere. EGITTO: LA BELLEZZA, LO SPAZIO DEL DIALOGO Ore: 17.00 Auditorium B7 Partecipano: Tahani Al Gibali, Cairo; H.G. Jeremiah

A seguire: «Don Francesco Ricci. Fino agli estremi confini della terra» Presentazione del libro a cura di Marco Ferrini (Editore Itaca). Partecipa Sua Eccelenza monsignor Luigi Negri, Vescovo di San Marino-Montefeltro.

Spazio al dialogo Armiah, vescovo generale e segretario di sua santità papa Shenouda III; Usamah Elabed, Università di Al Azhar; Hosam Mekkawy, presidente del Tribunale del Cairo Sud; S. B. cardinale Antonios Naguib, Patriarca di Alessandria dei copti-cattolici. Introduce Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting per l’Amicizia fra i Popoli. GIOVANI E FORMAZIONE: TUTTI ABILI PER UNA VITA DA PROTAGONISTI Ore: 19.00 Sala A3 In collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Partecipano: Pascual Chávez Villanueva, rettore maggiore dei Salesiani; Guido Piccarolo, presidente e co-fondatore della Los Angeles Habilitation House; Maurizio Sacconi, ministro del Welfare. Introduce Dario Odifreddi, presidente della Fondazione Piazza dei Mestieri. ITALIA: UN PAESE CHE DEVE CRESCERE CON L’EUROPA Ore: 19.00 Sala C1 In collaborazione con Unioncamere. Partecipano: Giorgio Guerrini, presidente nazionale Confartigianato; Antonio Mastrapasqua, presidente dell’INPS; Mauro Moretti, amministratore delegato di Ferrovie dello Stato; Antonio Tajani, vicepresidente Commissione Europea, commissario responsabile per l’Industria e l’Imprenditoria; Sarah Varetto, direttore Sky Tg24. Introduce Bernhard Scholz, presidente della Compagnia delle Opere.

Focus UN CAFFÈ ITALIANO… DOMANDE SULL’UNITÀ. DALL’UNITÀ ALLA GRANDE GUERRA Ore: 13.45 Padiglione B5 Partecipano: Maria Bocci, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Edoardo Bressan, Università degli Studi di Macerata; Danilo Zardin, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Introduce Mattia Savoia, studente di Storia all’Università degli Studi di Milano. IL FUTURO DELLE PMI ITALIANE: RETI, FINANZA E TERRITORIO Ore: 15.00 Sala Mimosa B6 In collaborazione con Unioncamere. Partecipano: Miro Fiordi, Credito Valtellinese; Giorgio Giacomello, Vivai Cooperativi Rauscedo; Giuseppe Tripoli, Ministero dello Sviluppo Economico; Alberto Zerbinato, presidente di Energy4life. Introduce Massimo Ferlini, vicepresidente della Compagnia delle Opere. I FINANZIAMENTI PER IL SOSTEGNO A DISTANZA Ore: 15.00 Sala Tiglio A6 Partecipano: Marida Bolognesi, consigliere dell’Agenzia per il Terzo Settore e coordinatrice del progetto «Il Sostegno a distanza in chiaro»; Sua Eccellenza monsignor Jean Gabriel Diarra, vescovo di San, Mali e presidente della Conferenza Episcopale del Mali; Stefano

Intervista a Roberto Formigoni: «Io e i miei amici, anche a partire da questa edizione del Meeting, vogliamo lanciare un segnale al Paese. C’é da dare una forte scossa. Perché il mondo sta cambiando e questo mutamento è epocale. E noi non dobbiamo farci trovare impreparati». Andrea Senesi

Il Meeting è anche centinaia di giovani che disciplinatamente per una settimana fanno funzionare come un orologio svizzero tutta la macchina organizzativa. Passano le generazioni, ma ogni agosto questo spettacolo continua ad andare in scena. E perché questo accada ci deve essere sotto un motivo davvero speciale. Se questo popolo studiasse anche un po’ di catechismo e di dottrina della Chiesa, oltre ai libri del Gius, diventerebbe invincibile. Speriamo che qualcuno si segni questo consiglio. Alessandro Gnocchi Mario Palmaro

Spettacoli

Zamagni, presidente dell’Agenzia per il Terzo Settore. Introduce Alberto Piatti, segretario generale della Fondazione Avsi. GIOCO: RESPONSABILITÀ E COMUNICAZIONE. I PRIMI RISULTATI DI UNA RICERCA Ore: 19.00 Sala Mimosa B6 Partecipano: Giovanni Emilio Maggi, Acadi; Marco Pedroni, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Giancarlo Rovati, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Intervento di saluto di Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera dei Deputati. Introduce Sergio Luciano, giornalista. ANNO EUROPEO DEL VOLONTARIATO: OPPORTUNITÀ E SFIDE PER IL VOLONTARIATO Ore: 19.00 Sala Tiglio A6 Partecipano: Cristina De Luca, presidente Comitato di gestione dei fondi speciali per il volontariato del Lazio; Marco Granelli, assessore alla Sicurezza e Coesione Sociale, Polizia locale, Protezione civile, Volontariato del Comune di Milano e presidente CSVnet; Mario Melazzini, vicepresidente del Centro Clinico NEMO e presidente dell’AISLA; Antonio Miglio, vicepresidente dell'ACRI; Carlo Vimercati, presidente della Consulta Nazionale Comitati di Gestione. Introduce Monica Poletto, presidente Compagnia delle Opere-Opere Sociali.

Testi&Contesti INVITO ALLA LETTURA. Introduce Camillo Fornasieri, direttore del Centro Culturale di Milano. Ore: 15.00 Eni Caffè Letterario D5 «Esperienza elementare e diritto» Presentazione del libro di Andrea Simoncini, Lorenza Violini, Paolo Carozza e Marta Cartabia (Editore Guerini e Associati). Partecipano: Stefano Alberto; Andrea Nicolussi. Introduce Alberto Savorana. A seguire: «Cattedrali » Presentazione del libro di Luca Doninelli (Editore Garzanti). Partecipa l’Autore, giornalista e scrittore. A seguire: «Trenta volte Incamminati» Presentazione del libro di Luca Doninelli (Editore Vita Altraidea). Partecipa l’Autore, giornalista e scrittore. STORIE DAL MONDO. Rassegna di reportages internazionali a cura di Roberto Fontolan e Gian Micalessin. Ore: 19.00 Sala Neri GE Healthcare «Libia: i ragazzi e la rivoluzione» di Gian Micalessin. Premio Ilaria Alpi. Produzione: MTV News. Partecipano: l’Autore, giornalista; Francesca Ulivi, direttore Tg e Responsabilità Sociale di MTV Italia. INVITO ALLA LETTURA. Introduce Camillo Fornasieri, direttore del Centro Culturale di Milano. Ore: 19.00 Eni Caffè Letterario D5 «La più umana delle passioni. Storia di Francesco Ricci» Presentazione del libro di Alessandro Rondoni (Editore BUR-Rizzoli). Partecipa l'Autore, giornalista e scrittore.

«L’anno scorso al Meeting di Rimini abbiamo incontrato dei ragazzi sanissimi, divertiti, consapevoli. Per questo siamo felici di tornarci». Gli Zero Assoluto, protagonisti dell’estate con le ballatissime «Perdersi» e «Quest’estate strana», sono convinti che il Meeting riminese «sia un momento straordinario di condivisione» Angela Calvini

Presidente Emilia Guarnieri, cosa vorrebbe che fosse il Meeting 2011? «Un’occasione reale di incontro e di cambiamento. Quando non succede nulla e si rimane come prima, quando la vita – come dice Pavese – ‘è l’alba di un giorno in cui nulla accadrà’, non val la pena neanche fare o venire al Meeting. Un ragazzo cinese incontrato per caso e che ora è qui con noi a lavorare, mi diceva: ‘Credo che da qui uscirò più grande’. Vorrei che questo potesse essere una prospettiva per tutti». Massimo Pandolfi

CONCERTO DI KIM DONG KYU Ore: 19.45 Teatro Frecciarossa D2 Ingresso a pagamento Artista coreano vincitore del concorso pianistico internazionale della Repubblica di San Marino. IN TUTTI I GIORNI EROI Ore: 20.30 BackMusic Presentazione del cd musicale dei Controtempo. VERITÀ E MISTERO Ore: 21.00 Palco D7 A cura di Angela Maria Mazzanti. Elaborazione del testo di Leonardo Lugaresi. Regia di Andrea Soffiantini. ZERO ASSOLUTO Ore: 21.45 Area Piscine Ovest Edison Performance con set acustico del duo musicale di pop italiano formato da Thomas De Gasperi e Matteo Maffucci. Introduzione al concerto del gruppo musicale Bunarma, vincitori del Contest 2010 Edison-Change the music. Serata in collaborazione con la Fondazione Ania per la sicurezza stradale. LA BALLATA DEL CAVALLO BIANCO Ore: 21.45 Arena D3 Ingresso a pagamento Tratto dal testo di Gilbert Keith Chesterton. Traduzione e adattamento di Annalisa Teggi. Messa in scena a cura di Otello Cenci. Interpretato da Massimo Popolizio. Voce solista Eleanor Shanley. Presenza scenica e voce Laura Palmeri. In collaborazione con Chesterton Institute. WELCOME Ore: 21.45 Sala Neri GE Healthcare Ingresso a pagamento Proiezione del film (Francia, Dicembre 2009) di Philippe Lioret.

Sport IL GIOCO DEL LOTTO SPORT VILLAGE Ore: 11.00 Il Gioco del Lotto Sport Village Spazio dedicato allo sport da praticare dove il Gioco del Lotto in collaborazione con Csi e Cdo Sport hanno predisposto e allestito campi per il calcetto, la pallavolo, il beach volley, il basket e il minibasket, il biliardino, il ping pong, la dama, gli scacchi e una fantastica area dedicata al Golf. Tutti i giorni dalle 11.00 alle 24.00 XVII TORNEO MEETING BASKET GIOVANILE Ore: 14.15 Il Gioco del Lotto Sport Village Torneo per squadre maschili under 13. In collaborazione con Csi. SCHERMA Ore: 15.00 Il Gioco del Lotto Sport Village Esibizioni e prove libere con istruttori con l'Accademia d'arme G. Voltolini di Rimini. 5° TORNEO DI CALCIO BALILLA MEETING Ore: 20.30 Il Gioco del Lotto Sport Village Aperto a tutti senza limite d'età (per bar, circoli, parrocchie ecc).

…non si capisce il senso di una partecipazione al più politico dei festival politici italiani. È opportuno che uno dei presidenti più attenti alla sacralità del suo ruolo apra il Meeting di un movimento che da sempre si occupa di anime, ma anche di affari? Luca Telese

È un Meeting più istituzionale e meno corsaro quello che incomincia oggi a Rimini. Un Meeting che inizia subito con il botto. I ragazzi di Cl tributeranno la standing ovation al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Stefano Zurlo

«Senza certezza l’uomo non può vivere». È questo il messaggio che papa Benedetto XVI ha inviato agli organizzatori del Meeting di Rimini alla vigilia della giornata inaugurale.


Ci sono grandi progetti e progetti che diventano grandi e ci sono grandi idee che diventeranno grandi realtà, o parte di una grande realtà: il nostro Paese.

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MEETING RIMINI - 21.27 AGOSTO 2011 - RIMINI FIERA PAD. D5

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