ANNO 21 Numero Tre Martedì
MEETING
PRIMO PIANO 11.15
L'ITALIA UNITA, STORIA DI UN POPOLO IN
CAMMINO Partecipano: Giuliano Amato, presidente del Comitato dei Garanti per i 150 anni dell'Unità d'Italia; Maria Bocci, Università Cattolica; Marta Cartabia, Università Milano-Bicocca. Introduce Giorgio Vittadini. Salone B7 ESPERIENZE ALLA PROVA. INCONTRO CON... Partecipa Andrew Davison, Cambridge. Introduce Stefano Alberto, Università Cattolica. Sala A3
O N A I D I T O U Q
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15.00
AGOSTO 2011
Camisasca presenta Ezechiele pag. 7
Il dono di Haiti pag. 4
PRIMO PIANO E L’ESISTENZA DIVENTA UNA IMMENSA CERTEZZA Partecipa Costantino Esposito, Università degli Studi di Bari. Introduce Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli. Auditorium B7
17.00
19.45
SCOLPIRE LE PAROLE. OMAGGIO A EUGENIO
CORTI Progetto teatrale di Paola Scaglione con Andrea Soffiantini, musiche da Claudio Chieffo Teatro D2
Benedetti soldi pag. 15
Questo è Il Cairo
Da sinistra Usamah Elabed, presidente dell’Università Al Azhar, Hosam Mekkawy, presidente del Tribunale del Cairo, il patriarca Antonios Naguib e Samar Kassem, una volontaria musulmana del Meeting 2011. A ottobre il Meeting sbarca in Giappone.
Fino agli estremi confini della terra alla grisaglia del presidente Napolitano ai caffettani delle autorità religiose egiziane il salto è abissale fino a un certo punto. C’è un filo rosso che unisce le prime due giornate del Meeting, dense - come sempre - di mille incontri, libri, testimonianze, spettacoli, dialoghi. Esso si rende evidente negli appuntamenti principali, parte dal Quirinale e giunge al Cairo (senza fermarsi, come vedremo) ma a ben guardare attraversa tutta la fiera.
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E ora Tokyo
Questo fil rouge è un metodo. Napolitano, per cultura e formazione lontanissimo dalle origini della realtà che genera il Meeting, ha scelto Rimini per indicare al Paese parole come «realismo», «verità», «sussidiarietà», «desiderio», «certezza». Le ha adoperate come tappe di un percorso indicato all’intera nazione. Il Presidente non ha inteso compiacere la platea: ha rivolto un appello al Paese indicando nel bene comune e nella passione di comunicare «l’anelito di certezza» le chiavi dell’impegno per uscire dalla crisi. È questo percorso che non coglie chi, da destra e da sinistra, si chiede smarrito «che c’azzecca Napolitano con Cl». Ieri altri personaggi soltanto all’apparenza lontani dal Meeting hanno seguito lo stesso metodo: un percorso personale per verificare la verità di alcune parole chia-
ve. Il professore egiziano Abdel Fattah Hasan, studioso di letteratura italiana, è un imam musulmano che da oltre vent’anni guida la preghiera del venerdì. Quando ebbe tra le mani una copia del «Rischio educativo» di don Luigi Giussani, decise che doveva tradurlo in arabo (oggi viene presentato il volume) perché «era scritto per tutti gli uomini di ogni tempo e continente». L’hanno colpito parole come apertura, convivenza, valorizzazione. «Ma soprattutto il cuore come strumento infallibile di giudizio». Che aiuta a capire i motivi della primavera araba e a guardare con fiducia alla difficile costruzione di una democrazia sulle macerie di una dittatura. E in auditorium erano seduti ieri il presidente della più prestigiosa università araba (Al Azhar del Cairo) Usamah Elabed,
il vescovo segretario del patriarca coptoortodosso Jeremiah Armiah e il patriarca dei copti-cattolici cardinale Antonios Naguib. Rappresentanti autorevoli di tre religioni allo stesso tavolo, segno di un’esperienza di ecumenismo in atto. È una documentazione evidente di quanto incida nella storia un’esperienza come quella da cui nasce il Meeting. Non pie aspirazioni, ma un’incidenza storica: eventi che potrebbero essere interpretati soltanto in chiave politica sono in realtà un’altra cosa. Conseguenze non programmate di un percorso. Che non si ferma. A ottobre il Meeting andrà in Giappone, invitato dal governo del Sol levante e dai monaci buddisti del Monte Koya. Per approfondire insieme le grandi questioni che interrogano da sempre il cuore dell’uomo.
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23 agosto
23 agosto
INTERVISTA «Sono un imam e traduco Giussani» Abdel Fattah Hasan, dei Fratelli musulmani, ha curato il «Rischio educativo» in arabo: «Il cuore dell’uomo è sempre lo stesso» «Il mio autore italiano preferito? Ludovico Ariosto. Ho fatto il dottorato sull’“Orlando Furioso”, ma grazie a Dio non sono uscito di senno…». Abdel Fattah Hasan è un cairota solare, insegna letteratura italiana nella facoltà di Lingue dell’Università della capitale egizia. È anche una personalità politica: tra il 2005 e il 2010 è stato parlamentare indipendente e faceva riferimento ai Fratelli musulmani (che allora non potevano partecipare alle elezioni sotto questo nome). Professore, politico e anche imam. È arrivato al Meeting per presentare la sua traduzione in arabo de «Il rischio educativo» di Luigi Giussani (oggi alle 11.15, Sala Neri). Professor Hasan, com’è arrivato a tradurre don Giussani? «Traduco libri dall’italiano da tanto tempo, ho cominciato con opere sull’educazione sociomotoria e sanitaria nelle materne, da una collana della casa editrice La Scuola di Brescia. Ho tradotto di recente un testo di Michelangelo Jacobucci. Sono interessatissimo a questo tipo di letture perché per la mia formazione l'islam autentico vuol dire rispettare l'altro: convivenza, dialogo, pur conservando la propria identità, la propria cultura e le proprie tradizioni. Poi sono stato al Meeting Cairo…». Chi l’ha invitata? «Mi hanno chiamato come traduttore dell’intervento di Emilia Guarnieri. Una sorpresa, perché avevo lavorato per sette anni assieme a Wael Farouq in una scuola per l'insegna-
Nella foto a lato, da sinistra, Abdel Fattah Hassan, il vescovo copto-ortodosso Jeremiah Armiah, il cardinale copto-cattolico Antonios Naguib, Emilia Guarnieri, il giudice Hosam Mekkawy e il presidente dell’università islamica Al Azhar, Usamah Elabed. Nel tondo sopra: Wael Farouq. Nella pagina accanto, Abdel Fattah Hasan tra don Ambrogio Pisoni e Wael Farouq.
mento di arabo presso i Padri Comboniani al Cairo, poi ci siamo separati quando sono entrato in politica. Dopo sei-sette anni, una signorina mi ha telefonato chiedendomi di fare una traduzione simultanea. Ho accettato. Era il Meeting Cairo. Volevano che contattassi il dottor Wael Farouq... Proprio lui. Ci siamo ritrovati». E il «Rischio educativo»? «Quando, dopo il Meeting, mi hanno dato da leggere quel libro di don Giussani non ho avuto l’impressione che fosse scritto da un sacerdote cattolico per un pubblico italiano. Anzi, la crisi educativa dei ragazzi è mondiale. Educare la prossima generazione è una responsabilità grave. Quando ho visto il libro mi sono detto: vale la pena tradurlo in arabo perché lo stesso problema si pone in Egitto come in Italia o in Libia. E ho chiesto quindi se potevo tradurlo». Che difficoltà ha trovato nel lavoro di traduzione?
«La terminologia è difficile: è un libretto di poche pagine ma è stato un lavoro più impegnativo di tanti altri. Il discorso di don Giussani è spirituale, filosofico, pieno di figure retoriche». Quanto ci ha messo? «Quasi sette mesi di lavoro duro. Poi mi hanno rivolto l'invito a venire qui ed eccomi, con gratitudine ho anche presentato il libro. Abbiamo sollecitato la casa editrice e hanno finito la stampa del volume due giorni prima del nostro arrivo». Qual è stata la cosa della lingua di Giussani più difficile da tradurre in arabo? «Il libro è pieno di termini particolari, quando parla di autorità ed educazione e dice che la parola “critica” non ha per forza un senso negativo. Poi l’etimologia: fa ricorso a termini greci, o latini... Ho dovuto fare ricorso a enciclopedie e dizionari specialistici per essere un traduttore fedele e non un traditore».
Che cosa di quest’opera l’ha più colpita? «Tante cose. L’apertura dialogica, la convivenza, l’accettazione dell’altro, ingrandire un solo punto luminoso in un essere umano, qualunque siano le oscurità. Ma soprattutto quando parla del cuore come fattore del nostro giudizio finale. Di fatto dobbiamo fare ricorso al cuore per dire che cosa è giusto e cosa non lo è, cosa è bello, giusto, vero. E il cuore è lo stesso per gli esseri umani di tutti i continenti. Questo mi ha colpito: è un concetto comune anche nell’islam». L’idea di educazione come “rischio” che conseguenze potrebbe avere se applicata nel mondo musulmano? «Anche da noi c’è una crisi dell’educazione. Anche noi abbiamo gli orizzonti chiusi, abbiamo bisogno di un’educazione all’apertura, all’accettazione dell'altro, al rispetto dell'altro. Soprattutto dopo la rivoluzio-
Il coraggio e il dizionario Storia di un’avventura di AMBROGIO PISONI Il cuore dell’uomo è il medesimo per chiunque, fosse un Fratello musulmano, un buddista, un cattolico o un ebreo (diceva don Giussani nel «Senso religioso»: «Una madre eschimese, una madre della Terra del Fuoco, una madre giapponese danno alla luce esseri umani che tutti sono riconoscibili come tali, sia come connotazioni esteriori che come impronta interiore»). E proprio partendo dal cuore dell’uomo, don Giussani mette a tema la sfida dell’educazione nel suo libro «Il rischio educativo». Scrive infatti l’autore nell’introduzione dell’opera: ««Il tema principale, per noi, in tutti i nostri discorsi, è l’educazione». La prima edizione del libro è del 1995 e nell’arco di una decina d’anni è stato tradotto in 11 lingue (brasiliano, ceco, francese, inglese, polacco, portoghese, rumeno, russo, spagnolo, tedesco, unghere-
se) fino ad oggi. Infatti, grazie all’evento del Meeting Cairo dello scorso 28-29 ottobre si è arrivati sorprendentemente alla edizione de «Il rischio educativo» in lingua araba. L’edizione è del 2011 ed è pubblicato da Tawasul, l’editrice del centro culturale fondato da Wael Farouq (già editrice della copia del «Senso religioso», tradotto in arabo del 2007): questo centro culturale è nato dall’incontro di Wael con alcuni componenti della Fraternità di Cl e con il Movimento intero. Per acquistare lo stabile per allestirvi il centro culturale, il professore all’American University del Cairo dovette vendere la sua automobile. Il traduttore è Abdel Fattah Hasan, professore di Letteratura italiana all’Università Ain Shams del Cairo ed ex deputato per i Fratelli musulmani. Che cosa c’entra un membro dei Fratelli musulmani con «Il rischio educativo»? L’occasione storica è stata il Meeting Cairo dove il professor Farouq ha
ne del 25 gennaio, nessuno può dire di essere l’unico al mondo a possedere la verità. Questa è una stupidaggine. Di questo parla anche don Giussani». È la prima volta che viene al Meeting? Qual è l'impressione? «Da anni vivo in questo ambiente: se esco mi sento strano, come un pesce fuor d'acqua. Da piu di vent'anni sono imam, faccio la predica del venerdì, quindi vivo l’islam come voi vivete il cristianesimo: come amore, rispetto reciproco. Noi tutti figli di Adamo ed Eva, al di là delle religioni, non siamo dei. Quello che giudica è Dio. Noi dobbiamo vivere l’umanità, la fratellanza umana. Quando sono venuto al Meeting mi sono trovato come a casa mia, nel tipo di ambiente che preferisco, come uno dei luoghi per me più caro, al pari del mio passato, come l’università o il servizio militare. Amo la gente che si ama, si rispetta e convive». L.F.
La copertina del «Rischio educativo» tradotto in arabo. Oggi al Meeting la presentazione del volume
invitato Abdel Fattah a lavorare come traduttore. Prima che il Meeting cominciasse, Abdel Fatah ha incontrato tre ragazzi italiani che studiavano l’arabo al Cairo e che stavano aiutando per organizzare l’evento. Pranzando con loro si è stupito del fatto che avessero pagato di tasca propria il soggiorno e il viaggio in Egitto e che avrebbero lavorato gra-
tuitamente. Ha voluto andare fino in fondo a quella provocazione fino al punto di venire a lavorare al Meeting Cairo gratuitamente. Poco tempo dopo ha scoperto «Il rischio educativo» e ha voluto di sua iniziativa tradurlo in arabo, chiedendo però il permesso di poterlo fare. Qualche giorno prima di Natale io gli ho portato il libro e dopo essere stato rivisto da alcuni amici arabi cristiani, per ovvie questioni di vocabolario, è stato portato alle stampe. L’edizione presenta una prefazione scritta da chi ha reso possibile tutto ciò, cioè il professor Wael Farouq. Un evento del genere è un’ottima opportunità d’incontro tra le nostre culture. Nessuno sa che cosa verrà fuori, non lo possiamo sapere, ma l’evidenza è che nessuno poteva prevedere che succedesse un fatto del genere e che venisse tradotto in così pochi mesi. (testo raccolto da Marco Capizzi)
MEETING CAIRO
«Ora facciamo gli egiziani» Storico incontro tra le maggiori autorità religiose e giuridiche Wael Farouq è nervoso fuori dai salottini del padiglione D3 dove i relatori dell’incontro «Egitto: la bellezza, lo spazio del dialogo» stanno parlando poco prima di varcare le porte dell’Auditorium del Meeting. «Di cosa parleranno, Farouq?» «Non lo so, ma l’importante è che loro siano qui, già questo di per sé è straordinario». Wael ha ragione ad essere emozionato, è lui all’origine del Meeting Cairo dal quale è nata la possibilità che ieri a Rimini si incontrassero le più importanti autorità religiose e giuridiche egiziane: il cardinale Antonios Naguib, patriarca di Alessandria dei copti-cattolici, il vescovo Jeremiah Armiah, segretario del papa copto-ortodosso Shenouda III, Usamah Elabed, presidente dell’Università Al Azhar, Hosam Mekkawy, presidente del Tribunale del Cairo Sud e, attraverso un messaggio scritto Tahani al Gibali, la vicepresidente della corte costituzionale egiziana e presidente del Meeting Cairo. «Farouq si convinse – ha raccontato il cardinal Naguib – che quel che si faceva qui al Meeting di Rimini avrebbe fatto bene anche all’Egitto». Così in pochi anni è riuscito, seguendo questa intuizione e coinvolgendo altri amici, nell’impensabile impresa di portare il Meeting nella capitale cairota dello scorso 28 e 29 ottobre. Un Meeting promosso da egiziani per gli egiziani, realizzato da volontari egiziani cattolici, ortodossi e musulmani. «Si tratta – ha detto Emilia Guarnieri – di una storia di amicizia iniziata a Rimini e continuata e cresciuta al Cairo. Non si tratta di una formalità, ma la fedeltà a qualcosa che ci è accaduto». Nessuno poteva immaginare né al Meeting
Cairo, né pochi giorni prima al Sinodo dei vescovi del Medio Oriente – di cui il cardinal Naguib è stato scelto da Benedetto XVI come relatore generale – quello che sarebbe accaduto a piazza Tahrir, il simbolo della Primavera araba. «Guardando i giovani egiziani soffrire e vibrare in questa lotta per la libertà – ha detto ancora Emilia Guarnieri – siamo stati percossi come da un imprevisto che ha destato il nostro cuore e che l’ha fatto vibrare ». Ieri nell’auditorium della Fiera si è respirato il profumo della storia, quella fatta in piazza Tahrir, ma anche quella millenaria dell’Egitto raccontata con orgoglio sia dal vescovo copto Armiah, sia dal professore musulmano Elabed. È un salto di tremila anni indietro nel tempo
per andare a ripescare le origini del monoteismo, le vicende bibliche di Giuseppe, di Mosé, la fuga della Sacra Famiglia e l’evangelizzazione da parte di san Marco. Una cultura profonda, fiera, abituata da secoli alla convivenza tra cristiani e musulmani. Anche oggi che il Paese si confronta con una sfida epocale, quella di costruire una democrazia in un contesto a maggioranza musulmana, è necessario richiamare all’unità del popolo, come ha fatto il vescovo Armiah : «Occore fare un appello all’unità dell’Egitto, all’unità tra cristiani e musulmani». È vero, le incomprensioni tra gli egiziani non mancano e vanno sanate, eppure secondo il professor Elabed non vanno esasperate ingigantendole, come fanno i
A Rimini il successore di don Bosco Una delle più importanti personalità della Chiesa ha partecipato ieri al Meeting. Alle 19 nel padiglione A3 si è tenuto l’incontro «Giovani e formazione: tutti abili per una vita da protagonisti». L’ospite d’eccezione è stato don Pascual Chavez Villanueva, rettore maggiore dei salesiani, nono successore di don Bosco. Sono intervenuti con lui Guido Piccarolo, presidente della Los Angeles Habilitation House e Maurizio Sacconi, ministro del Welfare. L’in-
contro è stato moderato da Dario Odifreddi, presidente della Fondazione Piazza dei Mestieri. Per la prima volta il sacerdote messicano Chavez Villanueva, 64 anni, dal 2002 rettore della società salesiana cui appartiene anche il segretario di Stato vaticano cardinale Bertone, ha partecipato al Meeting di Rimini. Nel suo intervento ha raccontato l’esperienza dei seguaci di don Bosco nel campo educativo e della formazione professionale.
mass-media dipingendo un quadro esagerato. Secondo Elabed chi vuole dividere l’Egitto è chi, tradendo la religione, musulmana o cristiana che sia, diventa estremista e assolutizza le differenze. «Chi vuol dividere il popolo egiziano – ha tuonato Elabed – sappia che non ci riuscirà». Nel suo messaggio Tahani al Gibali, vice presidente della Corte costituzionale egiziana – letto con entusiasmo da Abdel-Fattah Hassan – ricorda che dopo il discorso al Meeting del Cairo fu rimproverata da alcuni conoscenti: in base a che cosa riusciva a essere ottimista guardando al futuro dell’Egitto? Perché i giovani avrebbero dovuto sperare in un futuro migliore? Con orgoglio Al Gibali rivendica la portata profetica del Meeting Cairo tanto che il giudice Mekkawy non nasconde che lo spirito di quell’incontro in molti dei partecipanti è rimasto vivo anche nelle giornate delle rivoluzione. Entrambi hanno ribadito i valori laici che ribollivano nelle piazze egiziane: la libertà, la dignità, l’uguaglianza sociale. Per questo il cardinal Naguib ha ribadito che in Egitto, e non solo, la religione non deve essere politicizzata né lo Stato deve prevalere sulla religione. Tuttavia non è solo politica la sfida: «È stato facile cambiare regime – ha detto il patriarca – ora dobbiamo cambiare noi per guardarci in modo diverso superando le differenze per la costruzione di un nuovo Egitto». Una parte era già là, in platea: il gruppo di egiziani venuti al Meeting come volontari. Alla fine dell’incontro Wael Farouq sorrideva con la sua faccia da bambino. Luca Fiore
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23 agosto
Da Haiti in cerca di una certezza Anche tre ragazzi del paese tormentato lavorano in Fiera «Porteremo a Port-au-Prince una grande testimonianza» È la prima volta che Sherline, Wesly e Delva mettono piede a Rimini. Non sono qui per godere delle bellezze della riviera, ma per lavorare, e per giunta gratis. Tutti e tre provengono da Haiti, non parlano italiano e hanno chiesto tre settimane di ferie per essere qui. Fino a qualche giorno fa lavoravano negli uffici di Avsi: Sherline, 27 anni, e Delva, 24, si occupano abitualmente di progetti per la cooperazione, mentre Wesly, 28 anni, di un progetto per i bambini di strada. Poi il volo di 14 ore che li ha portati da Port-au-Prince a Parigi, e da lì a Milano. Da domenica fanno i cuochi. Ogni giorno alle 16.30 entrano nella cucina del ristorante Graticula Oro Bianco e indossano la divisa bianca. Cucinano verdure, preparano le portate e lavano i piatti. «Siamo stati invitati al Meeting da due amiche», dice Wesly, «Cristina, che per tre mesi ha lavorato ad Haiti come infermiera, e Gloria. Grazie a loro abbiamo conosciuto il Movimento e abbiamo iniziato a frequen-
Sherline, Wesly e Delva si danno da fare con le melanzane nel ristorante Graticula Oro Bianco. Sono loro gli unici tre volontari del Meeting arrivati da Haiti, l’isola martoriata dal terremoto oltre un anno fa.
tare la scuola di comunità». Sono proprio loro due, confessa, ad avergli pagato il biglietto per l’Italia. Altri amici le hanno aiutate, anche se molti di loro non conoscono personalmente i tre ragazzi. Sherline spiega perché abbiano accettato di fare un viaggio tanto lungo per andare a lavorare gratuitamente (e magari rimettendoci pure) in un posto mai visto prima. «Volevamo conoscere di più il Movimento», risponde, «dopo aver fatto scuola di comunità, venire a Rimini è diventato il nostro sogno. I nostri amici ci parlavano del Meeting in continuazione, per questo ci siamo detti “dobbiamo andarci”. Per ora, quello che ci colpisce è che abbiamo conosciuto molti amici. Venendo qui, ci aspettavamo di imbatterci nel razzi-
smo, tutti a casa ci dicevano “vedre- mangiare pensa che tutte quelle perte come vi tratteranno gli italiani”. sone aspettano il cibo preparato da Invece, non ce l’aspettavamo affatto, lui: «È una responsabilità e per quesiamo stati accolsto il lavoro deve ti da tanti amici». essere fatto bene». «Cristina e È passato poco Gloria sono sem- «Tutti sembrano avere più di un anno e pre state al nomezzo da quando stro servizio», un motivo chiaro per Haiti è stata colpita continua Delva, essere qui. È il secondo dal terremoto. «per questo desi«Non è cambiato deravo vedere giorno e non ho ancora molt – racconta cosa volesse dire capito qual è questo Sherline – la gente essere io al serviera rimasta senmotivo. Ma qualcosa sta che zio di qualcun alza casa vive ancora accadendo» tro. Dopo solo per strada e dorme due giorni posso sotto una tenda. già dire che è Molti bambini sono davvero eccezioancora senza una nale». Perché? Dice che mentre la- famiglia, anche se i progetti internavora e guarda la gente in coda per zionali proseguono e sono tanti».
Sherline, Wesly e Delva hanno lasciato a casa una situazione che ancora sembra in balia dell’incertezza e dell’instabilità per venire al Meeting. Ma com’è possibile avere la stessa certezza di cui parla il Meeting anche in un luogo così tormentato? «Siamo qui come tutti gli altri», risponde Wesly, «e siamo venuti qui proprio con questa domanda». Delva lo incalza: «Ho notato che tutti sembrano avere un motivo chiaro per essere qui. Per me è soltanto il secondo giorno e io ho già qualcosa, ma non ho ancora capito bene cosa. C’è qualcosa che è cominciato. So che alla fine della settimana potremo portare ad Haiti una grande testimonianza». Laura Bertoli
Il pianista Kim dalla Corea a Rimini (via Cafarnao) Il musicista ha stregato il Meeting. E si è lasciato stregare Il pubblico del Meeting è stato stregato ieri Questa immediata sintonia non implica però dalle note del giovanissimo pianista sudcoun automatismo, e un lungo lavoro è necessareano Kim Dong Kyu, 25 anni appena comrio per riuscire a tradurre tutto questo sulla piuti e il virtuosismo di un maestro di lungo tastiera e comunicarlo al pubblico. Un lavoro corso. Lo scorso settembre, la sua interpretareso tanto più necessario oggi, in un secolo zione del Concerto per pianoforte e orchestra disabituato all’ascolto della musica classica e numero 3 di Rachmaninoff gli conquista un spesso così distante dagli aneliti che animaentusiastico Primo Premio all’International vano i grandi compositori dell’epoca romanpiano competition «Repubblica di San tica e barocca. «Lo studio dello spartito è Marino», concorso tra i più importanti del solamente una piccola parte. Per poter suonapanorama delle competizioni musicali interre davvero devo entrare nella mente del comnazionali, e accende su di lui le luci positore. Devo capire da dove viene, della ribalta. Kim, da qualche qual è la sua storia e perché comanno ad Hannover per prosepone il pezzo. Solo in questo guire gli studi musicali, inizia modo i sentimenti del musiciad interessarsi al pianoforte sta diventano i miei. Grato di dai primi anni di vita, affasciquesto dono, posso trasmetnato da quelle note che giunterlo al mio pubblico, facendo gevano dalla stanza della sorelparte anche loro degli stessi la maggiore. Dal seguirla incusentimenti». La stessa immedesiriosito tra saggi e concerti, all’apmazione che stupisce Kim in visita prodo al pianoforte il passo è in questi giorni tra i padiglioni Il pianista Kim Dong Kyu breve, e inizia così la sua fuldella fiera, a bocca aperta di minea carriera musicale. fronte alla grandezza di tutto «Io e te non riusciamo a parlarci perché le ciò che vede: «Come prima cosa, ho voluto nostre lingue, così diverse, diventano una barvisitare la mostra su Cafarnao [«Con gli riera che ci impedisce di comunicare – dice occhi degli Apostoli. Una presenza che traKim –. Non così con la musica. Mi affascina volge la vita», in Piazza mostre B5, ndr]. E lì proprio perché è un linguaggio universale, io, cristiano per tradizione familiare, ho potuche ciascuno, da epoche e luoghi lontanissito conoscere e vedere con i miei occhi cose mi, può capire. Allora quando eseguo un che non avrei potuto conoscere – la casa di pezzo drammatico, o un pezzo gioioso, i senPietro, i suoi averi – e conoscere così di più timenti del compositore diventano i miei, e quell’uomo, Gesù Cristo». divento triste o felice nel suonarlo». Martina Saltamacchia
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Cristo si è fermato a Tokyo Dopo l’iniziativa del Cairo, il Meeting sbarca in Giappone e alimenta un dialogo cresciuto sul terreno del desiderio «Quando arriva la farfalla, i fiori si schiudono. Quando si schiudono i fiori, la farfalla arriva». Con questa antica poesia cinese Habukawa Shodo, monaco buddista e docente alla Koyasan University, aveva aperto il suo primo incontro al Meeting nel 1988. La metafora evocava il motivo della sua presenza: l’incontro dell’anno precedente con don Luigi Giussani sul monte Koya, che ha testimoniato «la gioia dello scambio, appena cominciato, tra il Cristianesimo e il Giappone, tra la cultura cristiana e il Buddismo Shingon-Mikkyo». L’amicizia tra i monaci e il movimento di Cl è maturata a tal punto da far diventare i nipponici dei veterani di Rimini. Questa speciale relazione si incrocia con la storia di Vincenzo Petrone, dal 2008 ambasciatore italiano in Giappone. Quando il diplomatico ha incontrato Habukawa si è sentito dire che il rapporto fra la loro comunità e l’Italia aveva ormai una storia ventennale. È lo stesso bonzo che gli racconta lo storico incontro del 1987 nel cuore del buddismo Shingon. Da lì l’idea di Petrone di inserire nei programmi della manifestazione “Italia in Giappone” (promossa dall’ambasciata italiana con la collaborazione di diverse aziende nipponiche) un punto di lavoro sulla dimensione religiosa. Così nasce il Meeting di Tokyo. Dopo essere approdata al Cairo, la manifestazione riminese conosce una nuova meta, ben più lontana, e si lancia alla scoperta di un nuovo continente. «Tradizione e globalizzazione: cristianesimo e buddismo di fronte alle sfide della modernità» è il titolo dei cinque giorni asiatici (dal 27 al 31 ottobre) che vedranno un significativo momento di dialogo con due correnti della tradizione buddista: la scuola Shingon del Monte Koya e la scuola Zen. Tra i temi al centro dell’evento ci saranno la globalizzazione, la formazione dei giovani, Pubblichiamo alcuni stralci dell’intervento di Luigi Giussani al Centro culturale internazionale di Nagoya (Giappone) il 27 giugno 1987. di LUIGI GIUSSANI La prima cosa, guardando il cielo e la terra e tutto, la prima cosa che colpisce, è che nessun uomo è isolato. Non si può concepire l'esistenza da sola: si può concepire una cosa da sola, ma non si può concepire l’esistenza di una cosa da sola. Da quel poco che so della vostra storia culturale, questo mi sembra un valore molto sentito. Sto parlando di quella armonia totale, di quella unità tra tutte le cose per cui ad ogni cosa è possibile vivere. È un aspetto tra i più acuti della sensibilità della vostra stirpe. È una sensibilità che noi non troviamo altrove: «La fragranza di un albero sconosciuto in fiore riempie la mia anima» [...]. Questa armonia grande e totale, questa unità tra tutte le cose è come se avesse un senso misterioso per la mia vita. Io non so che cosa significhi per la mia goccia tutto questo mare. La tradizione spirituale in cui io sono cresciuto mi ha detto che questa armonia grande e misteriosa ha una voce. Questo è il punto più importante del pensare umano, perché il rapporto con questa armonia
A sinistra, i bonzi del monte Koya al Meeting. Nel tondo, l’ambasciatore italiano a Tokyo, Vincenzo Petrone.
l’etica dei consumi e la protezione dell’ambiente; tutto riletto nell’incontro tra la sensibilità buddista e quella cattolica. Due tradizioni molto diverse ma, come insegnano Giussani e Habukawa, non inconciliabili. Si partirà dall’ambasciata a Tokyo con i canti napoletani, segno di una passione che accomunava il fondatore di Cl e i bonzi. Tra i relatori ci saranno personaggi di spicco delle scuole Shingon e Zen, e poi don Julián
Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e liberazione, Emilia Guarnieri, presidente del Meeting di Rimini, Etsuro Sotoo, scultore della Sagrada Familia, Ambrogio Pisoni, responsabile di Cl per l’Asia, Giorgio Amitrano, professore ordinario di Lingua, cultura e letteratura giapponese moderna e contemporanea all’Università di Napoli «L’Orientale» e Costantino Esposito, docente di Storia della filosofia all’Università di Bari.
Sarà l’ambasciatore a fare gli onori di casa: «Credo sia interessante – ha spiegato Petrone al Quotidiano Meeting prima di ripartire per Tokyo – dopo l’evento del terremoto capire come i movimenti religiosi possano avere risonanza. Come è successo in Italia dopo la Seconda guerra mondiale». Sadahiro Tomoko, responsabile di Cl in Giappone, che aveva presentato «Il senso religioso» nel 2008 all’Istituto italiano di cultura a Tokyo, racconta la sua reazione: «Qualcosa di imprevisto, a cui noi non avevamo pensato. Siamo una piccola comunità di appena 40 persone in tutto il Giappone. Ho chiesto a Carrón di venire a trovarci. Lui ha risposto: “Arriverò...”. Ed ecco che Cristo bussa alla porta e non ci lascia soli. Dopo un devastante terremoto e in un contesto religioso difficile, accade qualcosa di enorme». Davide Ori
La natura grida la certezza Gesù la rende presente Giussani a Nagoya testimoniava il Mistero che compie il cuore umano «Un’apertura così grande non l’ho mai trovata da nessuna parte» totale è il mio destino. Questa totalità, questa armonia ha una voce: qual è? È una voce uguale per me, per un giapponese, per l’uomo di ventimila anni fa, per l’uomo tra un milione di secoli: è uguale. Una donna, mettendo al mondo un figlio, gli dà una struttura per cui si capisce che è un uomo. Ogni uomo che nasce dal ventre di una donna porta una faccia, una struttura interiore uguale [...]. La voce dell’universo, del tutto di cui noi siamo piccola, infinitesima parte, questa voce è il cuore dell’uomo. Guardando le stelle o il mare, innamorandosi di una donna, guardando con tenerezza i figli, animosamente cercando di conoscere la natura e di usarla, l’uomo di tutti i tempi, di tutte le razze cerca la felicità: quello che è vero, quello che è giusto, quello che è bello. I nostri filosofi antichi dicevano: «Cerca l’essere». Qualunque cosa l’uomo veda nell’universo, nella realtà, gli suscita il
ragionevole, umano, ha due fattori desiderio della bellezza, della chiari. Primo: la certezza della posibontà, della giustizia, della felicità. tività finale della vita, perché la naQuesta è la voce che l’universo, la tura la grida. Senza questa positività totalità realizza: si chiama “cuore” sarebbe giusta la violenza del potedell'uomo. Allora la grande alternare, provvisorio o no, e il cinismo tiva culturale ed esistenziale è chiadella vita pratica, ra: o questa voce cioè la disumaè senza senso, nità. E, secondo, il senza realtà e il fatto che io non ho cuore dell’uomo «Quella voce ancora raggiunto non c’è, o tutto ha dell’universo, questo destino senso per il cuore della realtà tutta, certo [...]. Una dell’uomo [...]. Un uomo può domancertezza e un’inche si fa sentire dare: «Perché ladomabile tensionel cuore attraverso ne: questa è la movoro?», e la risposta sarà sociale. ralità. Che cosa ela mia tradizione Ma: «E io e il mio sprime questa tensi è fatta uomo» cuore?». Per quesione morale alla sto la persona che certezza, alla posiio venero, Gesù, tività certa ma idiceva: «Che imgnota e a questa porta se tu ti prendi tutto quello che ben nota fragilità che però non si lavuoi e poi perdi il senso di te stesscia mai abbattere? Si chiama doso?» o: «Che darà l’uomo in cammanda, si chiama mendicare, menbio di se stesso?» [...]. Un cammino dicare il destino, chiunque esso sia,
perché debbo ben usare una parola per rivolgermi a questa totalità e la parola più grande che ho è “tu”: tu, destino, chiunque tu sia, io ti invoco. La domanda è l’espressione razionale suprema. Noi cristiani la chiamiamo preghiera, ma l’essenza di quella che chiamiamo preghiera è la domanda che il Mistero venga. Ma chi mi aiuterà a rendere la mia vita domanda del Mistero invece che deludermi? Io conosco una sola risposta: una compagnia [...]. La compagnia non sostituisce, rende possibile. Per questo il potere che odia, che ha paura della tradizione saggia, è un potere che sempre ha paura di coloro che si mettono in compagnia per camminare verso il destino. Mi perdonino, ma quella voce dell’universo, della realtà tutta di cui ho detto che appare e si fa sentire nel cuore dell’uomo, nella mia tradizione, cioè dal mio passato, mi ha raggiunto la notizia che si è fatta un uomo, così che c’è questa Presenza che è compagnia del cuore. Che la totalità, il mistero della totalità sia diventato uno come me e mi accompagni [...] è una cosa commovente e grande. Mi perdonate quest’ultima testimonianza, ma non importa la via purché sia via; compiuta insieme con sincerità di cuore [...]. Un’apertura così grande non l’ho mai trovata da nessuna parte.
SOCIETÀ E POLITICA 7 23 agosto
Il punto sorgivo della fede Ezechiele e la promessa di una rinascita per Israele in esilio Il profeta Ezechiele rappresentato da Michelangelo nella Cappella Sistina
Pubblichiamo l’intervento di Massimo Camisasca, superiore generale della Fraternità dei missionari di San Carlo Borromeo, contenuto nel catalogo della mostra «...e rivivrai. Il profeta Ezechiele, la crisi e la speranza» (Marietti) di MASSIMO CAMISASCA Parlare del profeta Ezechiele è parlare della fede del popolo di Israele e del suo esilio a Babilonia. Proprio l’esperienza dell’esilio è per il popolo il punto sorgivo della fede. Non solo perché storicamente da lì inizia la riflessione che poi ha portato al condensarsi dei libri storici fino alla Genesi, ma perché è stata quella esperienza a mostrare che, proprio quando tutto sembra finire, è lì che ogni cosa veramente ricomincia. Quando sembra che tutto si disfi, è lì che appare in tutta la sua potenza la forza di Dio che ricrea il popolo. In Dio c’è un legame strettissimo tra ira e misericordia, giustizia e perdono, punizione e rinascita. La potenza di Dio sa trarre l’uomo dal fondo del suo abisso e sa fare nuove tutte le cose. È qui che Israele comincia a prendere coscienza della creazione, attraverso l’esperienza della ricreazione. È arrivato alla scoperta di Mosè attraverso la riscoperta della legge. È arrivato alla coscienza del tempio attraverso la nascita del nuovo tempio. I libri storici si formano dopo l’esperienza dell’esilio, riflettendo su come Israele sia arrivato fin lì, e dove lo porterà questa storia. Certamente il tema di Dio creatore è il punto di arrivo della coscienza del popolo della promessa. Con l’esilio è stata sottratta la terra. Qual è il posto della terra nella storia? Qual è il posto della regalità e del sacerdozio? Terra, regno, sacerdozio. Proprio quando vengono meno queste esperienze, allora
Israele può prendere coscienza di ciò che sono state, di ciò che sono e di ciò che saranno. Solo quando il profeta dice che non ci sono più sacerdoti, che non ci sono profeti, che non c’è più il tempio, il popolo si
rende conto della preziosità di queste esperienze e desidera continuare a viverle. Esiste una continuità sacerdotale, davidica, una continuità della terra. E sono i profeti ad illuminare tutto questo.
Nello stesso tempo, l’esperienza dell’esilio e della punizione, consiste anche in una purificazione di tutti questi elementi. La conversione non è solo un tema interiore, ma un avvenimento storico: dobbiamo
E Passera «sponsorizza» la mostra Ieri all’ad di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, iniziando il suo intervento al Meeting su «Sviluppo economico o stagnazione dinamica», è riuscito il coup de théatre: «Sono stato a vedere la mostra sul profeta Ezechiele: è profonda e vera, parla di crisi e di speranza, del lavoro dell’uomo come ponte tra crisi e speranza. Ed è fatta proprio bene. Ve la consiglio». Per lui una visita riservata, alle 9 a fiera ancora chiusa. Poi ha parlato del tema del Meeting: «Che coraggio proporre il tema della certezza. Può forse essere una cosa naturale per chi ha il dono della fede, ma, certo, questo si scontra oggi con una situazione di grande sfiducia e incertezza, dovute a
cose molto concrete. Si riparla di recessione, ma non è assolutamente detto che ci sia. Anzi, dobbiamo smetterla di raccontarcela perché poi succede sul serio». Passera assicura che «non c’è nessuna preoccupazione sui valori di borsa, perché sono valori che non hanno più nulla a vedere con l’effettivo valore delle nostre banche, solide e affidabili». Un messaggio a Piazza Affari? Ma il messaggio che viene subito accolto é l’invito a visitare la mostra su Ezechiele. La visitano Giuseppe Recchi, presidente di Eni, Fulvio Conti, ad di Enel, e Graziano Tarantini, presidente del consiglio di sorveglianza di A2A. Adriano Moraglio
Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ieri al Meeting ha parlato di giovani e formazione, ma anche di natalità e famiglia
Per il futuro dell’Italia serve una buona educazione Il ministro Sacconi rilancia la centralità della formazione E frena qualsiasi intervento sul sistema previdenziale Educazione. Maurizio Sacconi pronuncia la parola ogni volta che ne ha l’occasione. E non solo perché si tratta di un tema strettamente legato alla sua presenza al Meeting di Rimini (il ministro deve partecipare ad un incontro su natalità e sviluppo, e ad un altro su giovani e formazione), ma perché per Sacconi si tratta di un argomento centrale per il futuro del Paese. Lo spiega chiaramente durante il convegno organizzato dall’Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà quando dice che il problema non è astrattamente la natalità, ma una natalità legata alla famiglia. Il punto, insomma, non è solo fare figli, ma crescerli. Ed in questo è fondamentale un contesto familiare che
sappia trasmettere determinati valori e che sia basato sul matrimonio tra un uomo e una donna. È a questo che la politica deve guardare fissando priorità e distribuendo le risorse disponibili. Ma l’educazione è fondamentale anche nel contesto lavorativo dove la formazione può fare veramente la differenza e crescere dei «giovani adulti» capaci di assumersi responsabilità e mettere in evidenza le proprie qualità. Insomma «lo scopo, il valore dell’educazione, della formazione» è quello di «salvare e favorire quell’anelito, quel meglio di sé che ognuno porta scritto nel cuore. Così può accadere quella immensa certezza di cui parla il
entrare in una nuova lettura di ciò che si è considerato finora come essenziale. Che cos’è il culto, il sacerdozio, il rapporto con Dio? In che cosa consiste la regalità di fronte alla divisione tra regno del nord e regno del sud? Chi è il re? Qual è la modalità con cui Dio oggi si rende presente in modo regale? La purificazione e la conversione seguono quasi dei sentieri interrotti che Cristo riprenderà ad un livello più alto, non più dal punto di vista del popolo, ma della persona, affermando l’unità della vita. Affermando come nel rapporto con Dio l’uomo possa fare esperienza in lui di un disegno provvidenziale che dà ragione anche del male, anche della sconfitta, anche della lontananza. Per chi segue Dio, tutto coopera al bene. Nell’Antico Testamento, soprattutto nel messaggio e nell’esperienza profetica, è già presente il Nuovo. Non solo come preannuncio dell’era messianica, ma già come esperienza del perdono che ricostituisce nella sua verità la persona ed il popolo. La realtà che rinasce e viene ricreata è l’immagine della nuova Gerusalemme, città perenne abitata da Dio. Ce la mostra l’Apocalisse che infatti riprende i temi di Ezechiele e svela come lui abbia illuminato l’esperienza permanente dell’alleanza: la creazione di un luogo stabile di convivenza tra Dio e l’uomo in cui tutto fiorisce perché Dio è presente. La luce, i colori, l’acqua: questa meraviglia è Gerusalemme, allo stesso tempo la Gerusalemme presente e futura. L’esperienza di qualcosa che comincia sulla terra, che cresce continuamente, fino a compiersi oltre il tempo.
titolo del Meeting». Ma la giornata riminese del ministro del Welfare è stata inevitabilmente condizionata dall’attualità politica. Su tutto il dibattito sempre più acceso sul tema delle pensioni. Dopotutto ieri a Rimini erano presenti, assieme a Sacconi, il segretario della Cisl Raffaele Bonanni e il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua. E tutti e tre hanno praticamente bocciato qualsiasi ipotesi di riforma del sistema pensionistico. Netto il sindacalista per cui se ne potrà par-
lare quando la politica sarà altrettanto determinata a tagliare i propri sprechi e a far pagare, invece che i «soliti», chi guadagna di più. Mastrapasqua si è limitato ad annotare che non si può «cambiare ogni giorno sistema». Mentre Sacconi si è concesso un ragionamento più ampio: la riforma «antistorica» varata tre anni e mezzo fa dal governo Prodi ha costretto l’attuale maggioranza a numerosi interventi correttivi; attualmente il sistema è sostenibile nel lungo periodo; non ci sarebbe quindi bisogno di ritocchi, ma se si vogliono fare occorre tenere conto della «sostenibilità sociale» e bisogna parlarne con il «sindacato riformista». Fuori da questi paletti nulla si può fare. F. V.
libreria Jaca Book Rimini
Padiglione D5
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I VOLTI 9
23 agosto
Così i cattolici han fatto l’Italia Marta Cartabia: «Durante la Costituente il Paese poteva implodere: si salvò grazie ai cristiani, che oggi hanno lo stesso compito» «Le stesse cose che scopro nelle mie ricerche, con una forma un po’ diversa, le racconto al Meeting». Marta Cartabia, professoressa di Diritto costituzionale all’Università degli studi di Milano-Bicocca, sorride ma non fa sconti. E non ne farà oggi alle 11.15 in B7, all’incontro «L’Italia unita, storia di un popolo in cammino», presentando la mostra «150 anni di sussidiarietà» con Maria Bocci, ordinario di Storia contemporanea alla Cattolica di Milano e Giuliano Amato, presidente del comitato per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Passata l’emozione per la visita del presidente della Repubblica, si cominciano a fare i conti con la responsabilità che Napolitano ha riconosciuto all’esperienza del Meeting. Per Marta Cartabia sono due i motivi da cui essa nasce: la passione alla realtà e l’amore alla verità che si vedono in atto al Meeting. «Normalmente non ci interessano le celebrazioni fini a se stesse. L’anniversario dell’Unità è stato lo spunto per un lavoro non retorico teso a capire la nostra società. Guardando la difficoltà del momento presente, abbiamo voluto vedere la storia d’Italia attraverso i suoi punti critici. Mentre l’amore per la verità ci ha permesso di non discutere di cose già sapute. Grazie anche alla curiosità impietosa degli studenti abbiamo potuto tornare su quello che studiamo da vent’anni». Alla fase politica dell’Assemblea costituente (forse lo snodo più rilevante per l’architettura
La professoressa Marta Cartabia oggi parteciperà all’incontro «L’Italia unita. Storia di un popolo in cammino» (ore 11.15, B7) con Giuliano Amato e Maria Bocci.
politico-sociale del nostro Paese) è dedicata un’intera sezione della mostra. Perché? «Nel Dopoguerra la situazione era drammatica dal punto di vista economico, internazionale e culturale. L’assemblea era a serio rischio implosione: la Dc aveva la maggioranza relativa ma Psi e Pci, assieme, avevano più seggi. La grande intuizione dei cattolici è stata quella di mettere in secondo piano le ideologie, su cui non si può trovare accordo, ma di partire
dall’uomo reale. Eppure quei diciotto mesi non sono stati esenti da scontri: si pensi all’espulsione del Pci dal governo nel ’47». Restano i contrasti e i compromessi, ma il frutto di quei mesi decisivi è la Costituzione oggi in vigore: un frutto positivo? «È un testo giuridico vivo, e ciò significa che la sua applicazione dipende dai soggetti che seguono chi la scrive. In questo senso è una Costituzione sussidiaria, o vivente come la definì De Gasperi».
«La grande intuizione è stata quella di mettere in secondo piano le ideologie e partire dall’uomo reale»
«Ho spiegato il Paese al presidente Napolitano»
La mostra evita con accuratezza divisioni manichee, eppure secondo lei in Italia non c’è un problema irrisolto del rapporto tra stato e popolo? «Lavorando alla mostra ci siamo accorti che, in alcuni momenti c’è effettivamente stato un conflitto tra paese “legale” e paese “reale”. Ma il problema è capire da dove viene, cosa impedisca alle realtà popolari di costruire istituzioni adeguate. Il rapporto tra stato e scuole private in questo senso è emblematico». Che nesso c’è tra il suo lavoro e questa mostra, e più in generale col Meeting? «Da sempre il mio studio e la mia ricerca non hanno come scopo il semplice lavoro accademico. Visto anche quello che studio, ho sempre sentito viva in me la necessità di un impegno civile. Poi mi sono affezionata al Meeting per l’incidenza storica che ha: per me è l’occasione di mostrare ai miei colleghi, soprattutto quelli più cinici e sfiduciati, che esiste un popolo mosso da una passione culturale, intriso di curiosità ed esigente di capire anche i temi più specifici». Pietro Bongiolatti
Un momento della visita di Giorgio Napolitano alla mostra da lui inaugurata dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia.
Dopo la visita del capo dello Stato, parlano i ragazzi che l’hanno accompagnato tra gli stand del Meeting Dare lezioni e fare domande al presidente Stato non parla a caso. Quelle scelte da Nadella Repubblica: una bella responsabilità politano hanno riecheggiano espressioni per uno studente universitario. Domenica è note nei padiglioni del Meeting. Quando un toccato a tre giovani interloquire con Giorex dirigente del Partito comunista arriva a gio Napolitano: uno di loro, Francesco invitare il popolo di Cl a «portare l’anelito Babbi (Economia alla Cattolica di Milano) di certezza» nell’impegno pubblico, specie lo ha condotto per 20 minuti tra i pannelli in un momento di difficoltà come quello atdella mostra «150 anni di tuale, è difficile ridurre la sussidiarietà. Le forze che sorpresa a un semplice tencambiano la storia sono le tativo di avvicinarsi all’u«I volontari sono stesse che cambiano il ditorio. cuore dell’uomo». È arrivato camminando senza cravatta? Pochi minuti dopo altri di fretta («Non si fermava Hanno fatto bene, mai!» raccontano i presendue studenti sono saliti sul sapevano palco dell’auditorium e ti), attorniato da guardie senza tradire emozioni, del corpo, politici e volonche me la sarei davanti a una platea di mitari: sono alcuni di quei tolta anch’io» gliaia di persone, hanno cento studenti che ormai da posto due domande al preun anno si dedicano alla sidente. Sono Eleonora realizzazione di questa moBonizzato (Lettere in Catstra. «Ecco il mio profestolica) ed Enrico Figini (Giurisprudenza alsore. Come ti chiami?», esordisce Napolital’università Statale di Milano). no quando incontra il suo cicerone, FranceIl discorso del Presidente ha preso come sco Babbi, affiancato da Giorgio Vittadini. spunto proprio gli interrogativi dei ragazzi. «Nello studio della mostra siamo rimasti Le parole sono importanti, e un capo dello colpiti dal fatto che tutti i passaggi più im-
portanti di questi 150 anni siano scaturiti dal basso, non dall’alto» ha esordito Francesco e, poco dopo, il Presidente si è soffermato sui pannelli della terza sezione riguardante l’Assemblea costituente, in particolare quello dedicato all’ articolo 2 della Costituzione. Fin troppo facile per Napolitano esprimere il desiderio di ritrovare tra le forze politiche di oggi la stessa unità che c’era nel momento in cui è stato scritto quell’articolo. Subito dopo, ha visto il video sul boom economico sulle note di «Volare», che gli hanno strappato un sorriso. Al termine ha chiesto un bicchier d’acqua (ne ha bevuti tre, perché il caldo africano non dava tregua): «Ho fatto molta fatica soprattutto in
piazza Tre Martiri col sole!». Non mancano i consigli di lettura ai giovani: nella biblioteca quirinalizia spunta il libro di Francesco Pinto dal titolo «La strada dritta. Il romanzo dell’Autostrada del sole», che documenta la realizzazione delle infrastrutture stradali negli anni ’60. «Dovreste leggerlo!» dice. Arrivano i ragazzi del Cnsu (Consiglio nazionale degli studenti universitari), il più importante organo studentesco a livello nazionale: «Grazie di essere venuto, signor Presidente», «Grazie a voi per avermi invitato». Qui è intervienuto il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, accompagnatore in qualità di rappresentante dell’Intergruppo per la sussidiarietà, che ha regalato un siparietto: «Oggi i ragazzi sono senza cravatta... Spero che quando sono venuti da lei se la siano messa!». Napolitano: «No, perché sapevano che sarei venuto senza io!». Poi è ripartito con un inaspettato scatto. Un ringraziamento a Francesco e agli altri: «Complimenti per la spiegazione, la storia d’Italia è proprio una bella storia». Maria Valentini
I VOLTI 10
23 agosto
Rettori di tutto il mondo uniti contro il relativismo
Una prova educativa particolare: considerare l’università con un’identità religiosa e chiedersi che cosa significhi mantenere questa identità pur rimanendo fedeli al compito universitario. È una delle tante sfide lanciate all’incontro «Senso religioso, alla radice dell’università» moderato dal professor Joseph Weiler a cui hanno partecipato John Garvey, rettore della Catholic University of America; Moshe Kaveh, rettore della Barllan University di Israele e Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. L’incontro è stato sui generis rispetto a quelli che tradizionalmente si svolgono durante la rassegna riminese, infatti si è svolto in un continuo botta e risposta tra il moderatore Weiler e i tre importanti rettori. Ciò che accomunava i relatori era l’essere responsabili di università con una chiara e manifesta identità religiosa: Ornaghi e Garvey per l’università cattolica, Kaveh per l’università ebraica. Quest’ultimo è stato molto netto nello spiegare il motivo per cui la Bar-llan University possa essere preferita ad altri atenei: «La nostra è un’università relativamente giovane, fondata 56 anni fa. Il logo raffigura una Bibbia e un microscopio, infatti il nostro ideale è quello di ottenere una conoscenza profonda tramite anche lo studio della nostra tradizione (il 25% degli insegnamenti in qualsiasi facoltà
senso religioso? Il momento in cui un’università viene fondata come religiosa è un momento sia difficile sia facile. Ed è il paradosso delle università cattoliche, in quanto, avendo la radice del senso religioso, sono costrette ad andare controcorrente». Ornaghi spiega, infatti, che andare controcorrente vuol dire opporsi a una società in cui vi è un «politeismo di valori o come lo chiama Benedetto XVI, un “relativismo etico”». Il punto centrale secondo il rettore della Cattolica è quello «di capire dove le scienze risentano del senso religioso», oltre a formare «sia testimoni della fede, sia leader, proprio perché il senso religioso di un’università non è chiudersi in se stessa, ma aprirsi al mondo circostante». Per questo l’università Cattolica, oltre al problema del lavoro, si pone quello dell’educazione: «Ci si chiede: “Come li sto educando?”», perché «dipende da me, da come sono stato educato e da come educo, mantenere la comunità universitaria per chi verrà dopo». In una società che è precaria a causa del politeismo di valori, ha concluso Ornaghi, «c’è bisogno di una piccola virtù, non di coerenza. Il metodo da seguire quindi deve essere quello di “entrare nel cuore della realtà” come diceva il fondatore del nostro ateneo padre Agostino Gemelli». Marco Capizzi
I capi di tre università (due cattoliche e una ebraica) a confronto col grande giurista Weiler. Ornaghi: «Il nostro compito è combattere il politeismo dei valori»
sono di cultura e religione ebraica): si può associare la conoscenza antica con lo studio moderno della scienza». Kaveh è altrettanto schietto nel sottolineare che il compito dell’università è innanzitutto quello di educare, di insegnare: «Quello che diciamo ai nostri insegnanti è sempre “Don’t pray, teach!” (“Non pregare, insegna!” ndr)». Garvey ha messo in risalto la
Da sinistra: John Garvey (Catholic University of America), Joseph Weiler, Moshe Kaveh (Bar-Ilan University) e Lorenzo Ornaghi, rettore della Cattolica di Milano.
portata di una università cattolica negli Stati Uniti: «Gli obiettivi accademici subiscono l’influenza della tradizione intellettuale cattolica, vogliamo che gli studenti crescano
in saggezza e virtù senza però escludere le altre religioni. Nell’ultimo anno il numero degli studenti musulmani iscritti è passato da 40 a 100». Molte questioni sono state poste anche a Lorenzo Ornaghi, che, fin dall’inizio, ha centrato il punto dell’incontro partendo dal titolo: «Cosa significa essere oggi una università che ha come radice principale il
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I VOLTI 11
23 agosto
Il macchinista di Dio: «Grato anche della galera» Al Meeting Jozef Dabroski, ferroviere polacco folgorato da Wojtyla: «La legge marziale mi ha fatto finire in carcere, ma così ho avuto cinque mesi per capire chi fosse Cristo» «Sia lodato Gesù Cristo». «Sempre sia lodato». I polacchi si salutano così. Jozef Dabrowski, presidente nazionale dell’associazione dei ferrovieri cattolici in Polonia, saluta il popolo del Meeting. A lui il compito, insieme al vescovo di San Marino e Montefeltro, monsignor Luigi Negri, di parlare di Giovanni Paolo II: «quell’uomo afferrato da Cristo», come recita il titolo dell’incontro di ieri. «Ci siamo conosciuti il 4 novembre 1973. Era il giorno dell’onomastico di Karol Wojtyla e alcuni colleghi mi hanno invitato ad andare a fare gli auguri al nostro arcivescovo. Quando l’ho incontrato la mia vita si è ribaltata perché ho trovato un uomo santo e ho pensato che avrebbe dovuto diventare Papa», racconta. «Ci ha proposto di collaborare al sinodo arcidiocesano di Cracovia e così abbiamo iniziato a vederci in diverse occasioni. Ad esempio ci ritrovavamo con un circolo di famiglie a confrontarci su come vivere il matrimonio sulla via della santità. Qualche volta Wojtyla ha partecipato». Dabrowski è a Roma, insieme a sua moglie, il 16 ottobre 1978, quando viene eletto pontefice Giovanni Paolo II, che subito chiede al mondo di spalancare le porte a Cristo. Qualche giorno dopo, il 22 ottobre, il Papa chiede di aiutare coloro che vogliono servire Cristo. Il desiderio di aderire alla proposta emerge nel cuore dell’amico polacco, ma come? «Quel giorno non immaginavo come Dio mi avrebbe chiesto di dare la mia testimonianza. Il 13 dicembre 1981, con l’introduzione della legge marziale, Dio mi ha dato cinque mesi per la mia conversione. Prima non avevo tempo da dedicare a Lui, in carcere per la prima volta ho preso tra le mani il Vangelo». Durante il periodo di internamento, scattato dopo il rifiuto di obbedienza al regime e passato in parte nella sezione dei condannati a morte, Jozef si trova ad affrontare 24 ore di nulla ogni giorno, scandite soltanto dall’attesa. «Il Vangelo è stato un aiuto: ho capito che con Dio il tempo non è perduto. Men-
tre all’inizio mi lamentavo della prigione come di un castigo, quando sono uscito ho ringraziato la polizia segreta durante il primo interrogatorio perché mi ha regalato cinque mesi con Cristo». Dopo il carcere il Signore ha voluto tenersi vicino Jozef nella preghiera ancora per un po’ di tempo. È stato licenziato e per due anni il suo lavoro è stato rimanere seduto fermo in una stan-
za, non potendo fare nulla dalle sette del mattino alle tre del pomeriggio. «Così ho avuto di nuovo l’occasione di guardare dentro il mio cuore e ritrovare il rapporto con Dio – spiega –, Quando si riapre il canale Lui ci fa capire che dobbiamo ascoltare di più. Questo è il frutto dell’insegnamento di Giovanni Paolo II». «Grazie al Papa ho capito che recitare il rosario significa imparare a
guardare Gesù con gli occhi di sua madre, amare Gesù con il cuore di sua madre. Ho scoperto – continua – che la guida che mi può aiutare di più è Maria. Prima pensavo che fosse più importante stare con Gesù, ma con Maria si può stare più vicini a Suo Figlio». Nei due anni di inattività forzata, Jozef ha ritrovato la ricchezza del rosario, con qualche piccola astuzia. Per contare le decine gli bastava far
Nella foto grande, Jozef Dabrowski sorride al termine dell’incontro di ieri. Qui sopra, monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino.
finta di tamburellare le dita nervose sul tavolo. Nel 1988 il richiamo delle parole del Papa “colpisce” ancora. «Il disimpegno è inaccettabile». Wojtyla sollecita i giovani ad entrare in politica. Jozef passa così quattro anni in Parlamento. Prima di prendere ogni decisione si reca a pregare nella vicina cappella. Una buona abitudine e una provocazione: «Oggi chi è responsabile della vita pubblica sta poco in ginocchio davanti al Santissimo». Jozef da 15 anni è presidente dell’associazione cattolica dei ferrovieri polacchi, che affonda le sue radici ai tempi di Solidarnosc. Ma questa, dice con un sorriso «è tutta un’altra storia». Benedetta Consonni
«Il mondo non può fare a meno di voi» L’omelia di Ratzinger ai giovani della GMG spagnola: «Seguire Gesù da soli è un’utopia» Pubblichiamo ampi stralci dell’omelia di Benedetto XVI pronunciata durante la Santa Messa conclusiva della Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid, domenica scorsa. di BENEDETTO XVI Cari giovani, con la celebrazione dell’Eucaristia giungiamo al momento culminante di questa Giornata Mondiale della Gioventù. Nel vedervi qui, venuti in gran numero da ogni parte, il mio cuore si riempie di gioia pensando all’affetto speciale con il quale Gesù vi guarda. Sì, il Signore vi vuole bene e vi chiama suoi amici (cfr Gv 15,15). [...] Noi, da parte nostra, coscienti della grandezza del suo amore, desideriamo corrispondere con ogni generosità a questo segno di predilezione con il proposito di condividere anche con gli altri la gioia che abbiamo ricevuto. Certamente, sono molti attualmente coloro che si sentono attratti dalla figura di Cristo e desiderano conoscerlo meglio. Percepiscono che Egli è la risposta a molte delle loro inquietudini personali. Ma chi è Lui veramente? Come è possibile che qualcuno che ha vissuto sulla terra tanti anni fa abbia qualcosa a che fare con me, oggi? Nel Vangelo che abbiamo ascoltato (cfr Mt 16,1320) vediamo descritti due modi distinti di conoscere Cristo. Il primo consisterebbe in una conoscenza esterna, caratterizzata dall’opinione corrente. Alla domanda di Gesù: «La gente chi dice che sia il Figlio dell’Uomo?», i discepoli rispondono: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Vale a dire, si considera Cristo come un personaggio religioso in più di quelli già conosciuti. Poi, rivolgendosi personalmente ai discepoli, Gesù chiede
loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro risponde con riferisce ad essa come alla «sua» Chiesa. Non è possiquella che è la prima confessione di fede: «Tu sei il Cri- bile separare Cristo dalla Chiesa, come non si può sesto, il Figlio del Dio vivente». La fede va al di là dei parare la testa dal corpo. Cari giovani, permettetemi ansemplici dati empirici o storici, ed è capace di cogliere che che vi ricordi che seguire Gesù nella fede è camminare con Lui nella comunione della Chiesa. Non si il mistero della persona di Cristo nella sua profondità. Però la fede non è frutto dello sforzo umano, della può seguire Gesù da soli. Aver fede significa appoggiarsi sulla fede dei tuoi sua ragione, bensì è un dono di Dio [...]. La fede non dà solo alcune informazioni sull’identità di Cristo, bensì fratelli, e che la tua fede serva allo stesso modo da apsuppone una relazione personale con Lui [...]. Così, la poggio per quella degli altri. Vi chiedo, cari amici, di adomanda «Ma voi, chi dite che io sia?», in fondo sta mare la Chiesa, che vi ha generati alla fede, che vi ha provocando i discepoli a prendere una decisione perso- aiutato a conoscere meglio Cristo, che vi ha fatto scoprire la bellezza del suo amore. nale in relazione a Lui. Fede e sequela di Cristo Da questa amicizia con Gesù nascerà sono in stretto rapporto. E, dato che suppone anche la spinta che conduce a dare tela sequela del Maestro, la fede deve constimonianza della fede negli ambiensolidarsi e crescere, farsi più profonda e ti più diversi, incluso dove vi è rifiumatura, nella misura in cui si intensifito o indifferenza. Non è possibile inca e rafforza la relazione con Gesù, la contrare Cristo e non farlo conosceintimità con Lui. Anche Pietro e gli alre agli altri. Quindi, non conservate tri apostoli dovettero avanzare per queCristo per voi stessi! Comunicate agli sto cammino, fino a che l’incontro con altri la gioia della vostra fede. [...] il Signore risorto aprì loro gli occhi a uCari giovani, prego per voi con tutto na fede piena. l’affetto del mio cuore. Vi raccomanCari giovani, anche oggi Cristo si riBenedetto XVI do alla Vergine Maria, perché vi acvolge a voi con la stessa domanda che fece agli apostoli: «Ma voi, chi dite che io sia?». Ri- compagni sempre con la sua intercessione materna e vi spondetegli con generosità e audacia, come corrispon- insegni la fedeltà alla Parola di Dio. Vi chiedo anche di pregare per il Papa, perché come de a un cuore giovane qual è il vostro. Ditegli: Gesù, io so che Tu sei il Figlio di Dio, che hai dato la tua vita per Successore di Pietro, possa proseguire confermando i me. Voglio seguirti con fedeltà e lasciarmi guidare dal- suoi fratelli nella fede. Che tutti nella Chiesa, pastori e la tua parola. Tu mi conosci e mi ami. Io mi fido di te e fedeli, ci avviciniamo ogni giorno di più al Signore, per metto la mia intera vita nelle tue mani. Voglio che Tu crescere nella santità della vita e dare così testimoniansia la forza che mi sostiene, la gioia che mai mi abban- za efficace che Gesù Cristo è veramente il Figlio di dona. [...] la Chiesa non è una semplice istituzione u- Dio, il Salvatore di tutti gli uomini e la fonte viva della mana, ma è strettamente unita a Dio. Lo stesso Cristo si loro speranza. Amen.
INFORMARSI BENE, VIVERE MEGLIO Dalle 14.00 alle 15.00
Dalle 18.30 alle 19.30
MULTICULTURALITÀ E INTEGRAZIONE ALIMENTARE (Daniela Martini - Nutrizionista Nutrition Foundation of Italy)
OGNI ACQUA MINERALE HA IL SUO GUSTO: IN VIAGGIO TRA LE FONTI DEL BELPAESE (Simone Rugiati - Chef e conduttore televisivo con Massimo De Bellis - Medico Specialista in Medicina Termale)
L’IMPORTANZA DI UNA CORRETTA IDRATAZIONE: I FALSI MITI E LE VERITÀ SCIENTIFICHE (Mario Pappagallo - Giornalista medico scientifico)
LA PLASTICA: UNA RISORSA DALLE 1000 VITE (Fabio Chimetto - Responsabile Ricerca & Sviluppo Sanpellegrino S.p.A. Nestlé Waters Italia)
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NON SI BUTTA VIA NIENTE, QUANDO LO SPRECO SI TRASFORMA IN RICCHEZZA (Marco Lucchini - Direttore Generale Fondazione Banco Alimentare Onlus)
“NATURALMENTE” ACQUA: ALLA SUA SCOPERTA DALLA FONTE ALLA TAVOLA (Renza Tomasello - Responsabile Assicurazione Qualità Sanpellegrino S.p.A. Nestlé Waters Italia)
MAMMA, MANAGER E MOLTO PIÙ (Pilar Montilla - Responsabile Ricerca e Progetti Internazionali Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna)
ETICHETTIAMO: SCOPRIRE IL CONTENUTO DELLE ETICHETTE SUI PRODOTTI ALIMENTARI (Tina Napoli - Coordinatrice programmi e campagne a tutela del consumatore Cittadinanzattiva Onlus)
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I VOLTI 13
23 agosto
«Ma perché mi aiuta gratis?» Parlano i ragazzi di Portofranco, il centro di aiuto voluto da don Giorgio Pontiggia. Oggi la presentazione del libro «Mi ha cambiato la vita», «È una seconda famiglia». Con una semplicità e una gioia disarmanti negli occhi, due ragazzi di religione musulmana, uno egiziano e l’altro marocchino, raccontano che cosa è per loro Portofranco. Sono Mohammed Bouchbouk e Mohammed Zaid e per la prima volta partecipano al Meeting, anche per la presentazione del libro «La grande occasione – Don Giorgio Pontiggia e i ragazzi di Portofranco» oggi in padiglione D5 alle 19 con Alberto Bonfanti, presidente di Portofranco e Giorgio Vittadini. Introduce Camillo Fornasieri. Portofranco è un centro di aiuto allo studio, nato 10 anni fa e ormai diffuso in tutta Italia. La sede principale è a Milano. «Portofranco nasce – spiega il presidente dell’associazione, il professore Alberto Bonfanti – dall’intuizione geniale di don Giorgio di poter costruire un luogo dove incontrare i ragazzi aiutandoli a partire dal loro bisogno». Per questo vengono aiutati ogni giorno giovani di ogni religione, provenienza, scuola. A farlo, gratuitamente, sono altri studenti e insegnanti. «Sono i ragazzi che aiutano noi, sono sempre commossa da ciò che incontro ogni volta che vado lì», racconta Maria,
Don Giorgio Pontiggia, ideatore di Portofranco.
insegnante di diritto che dal 2007 fa caritativa a Portofranco. A parte quelli che vi lavorano stabilmente, in 10 anni sono passati più di 7.000 studenti e 2.400 volontari. L’associazione va anche oltre il solo aiuto allo studio, con iniziative, uscite, feste e grigliate. «Il libro – continua Bonfanti – racconta l’idea geniale di don Giorgio e gli sviluppi profetici con la nascita di tutte le sedi distaccate. Vuole poi
essere un libro-manifesto per tutti coloro che vogliono intraprendere questa impresa. Infine è un omaggio a don Giorgio, scomparso nel 2009, a cui abbiamo anche dedicato la sede di Milano». Proprio don Giorgio a cui, così, all’improvviso, balenò quest’intuizione; un’intuizione specchio del suo modo di vivere, intenso, passionale e senza sconti: «Per questo la sua vita è diventata educazione: lui ha educato
con tutta la sua vita. Abbiamo potuto toccare con mano che razza di novità Cristo può introdurre nella vita di un uomo quando si lascia prendere tutto, tutto», diceva don Juliàn Carròn al funerale di don Giorgio. Una passione che ha travolto anche chi non l’ha conosciuto di persona, ma attraverso le sue opere, come i due Mohammed. Dice uno dei due ragazzi: «Portofranco mi
Anche per vedere l’atomo serve la nostra libertà
Interno del reattore toroidale per lo studio della fusione (Efda Jet).
Presentata la mostra scientifica: Lucio Rossi del Cern spiega i misteri della materia nell’infinitamente piccolo Al Cern (European Organization for Nuclear Research) hanno un obiettivo: capire come è fatto l’universo. Per provarci, usano una luce sottilissima, che tramite l’ Lhc (Large Hadron Collider), illumina dettagli -18 della realtà fino a circa 10 metri (un milionesimo di miliardesimo di millimetro) che, per quanto piccolissimi, sono ancora ben lontani dalle dimensioni del Big Bang a testimoniare che la realtà ci oltrepassa. Gli ultimi 40 anni di fisica delle particelle elementari hanno permesso di raggiungere un modello standard che prevede l’esistenza di quarks, leptoni e particelle forza: anche l’infinitamente piccolo è investigato per rispondere alla domanda sull’origine e la certezza dell’uomo. Un modo di osservare l’infinitamente piccolo che frantuma l’atomo di Rutherford (il modello precedente che ancora si studia a scuola): dunque nella scienza non vi sono certezze? Non è così, come ha spiegato ieri Rossi: semplicemente si tratta di tappe di un cammino. La mostra «Atomo: indivisibile? Domande e certezze nella scienza» (salone B7), presentata ieri dai curatori con Lucio Rossi, capo del gruppo magneti e superconduttori del Cern, è dedicata a questo tipo di cammino. L’atomo, concepito dagli esperimenti di Rutherford effettuati cento anni fa, aveva
al suo interno due contraddizioni. Il nucleo, costituito da particelle con la stessa carica, e che quindi non poteva essere stabile, e gli elettroni che gli ruotavano intorno: anch’essi - secondo le conoscenze dell’epoca - dovevano rapidamente perdere energia e cadere verso il nucleo. Chi ha proposto questo modello di atomo
lo ha fatto «quasi per disperazione», ha detto ieri Rossi: non aveva altra scelta per spiegare i dati sperimentali. Solo in un secondo tempo le contraddizioni aperte da
«Il dubbio è anti-scientifico» Il professor Lucio Rossi è uno dei maggiori ricercatori del Cern. Accetta di rispondere ad alcune domande del Quotidiano Meeting. Professore, perché chiamate particella di Dio il bosone di Higgs? « Si tratta della particella che, in base al modello standard, assegna la massa alla materia e così assomiglia un po’ all’atto della creazione, perché questo è il “mestiere” di Dio. Ma assegnare la massa non é come crearla». Alla luce anche delle recenti vicende legate all’uso del nucleare, pensa ci sia un problema di gestione del rischio? «Basta pensare a cosa avviene nel campo educativo. Nel rapporto con i figli si vorrebbe il “rischio zero”. Ma
ha cambiato la vita, ho imparato a vedere il bello e apprezzarlo. È nato un legame con chi ci aiuta che va oltre lo studio». I ragazzi sono colpiti dalla gratuità: «Quando hai ricevuto così tanto, quello che puoi dare è solo una minima parte. E allora mi chiedo: “Sarò in grado di dare almeno il 10% di quello che ho ricevuto?”»; «Niente nel mondo è più gratis. Allora mi domandavo spaventato “Perché mi aiutano gratuitamente?”. Ma già dalla seconda volta quel posto era diventato la mia famiglia». Un incontro che ha generato nei due ragazzi incontrati dei frutti: «Odiavo scrivere – ci dice il Mohammed più giovane – ma da quando sono qui ho riscoperto il piacere di farlo, tanto che sono diventato il direttore del giornalino di Portofranco. Con l’inizio dell’avventura a Portofranco ho cominciato anche ad appassionarmi di più a quello che studio, a stare più attento a lezione. Ho proprio capito che sarebbe da imbecilli non sfruttare quest’occasione». Marco Capizzi
l’assenza di rischio esiste solo dove non si vive. Se siamo convinti che la realtà sia creata e c’è un padre buono, non ci si blocca. In assenza di ciò ci si preoccupa di tutto e alla lunga si finisce per avere una concezione antiscientifica. Il 19 settembre 2008 una connessione elettrica fra i magneti è bruciata provocando un disastro nelle apparecchiature dell’LHC al Cern. Il rischio è di rimanere schiacciati perché si pensa di essere infallibili. L’aspetto del padre è fondamentale per la scienza: Cristo, il Padre, è la salvaguardia estrema della razionalità, altrimenti si degenera in un terrore irrazionale». F.B.
questo approccio sono state risolte. Allo stesso modo il modello standard, che oggi gli scienziati considerano il più vicino alla realtà, non risponde a diverse domande: perché le particelle elementari hanno la massa che hanno? Perché esistono diversi tipi di forze? Perché tante particelle? Senza contare che la maggior parte dell’energia e della materia presenti nell’universo (materia ed energia oscure) sono di fatto ignote. Al Cern la rincorsa verso il vero prosegue nonostante l’universo di ignoto: qui si accelerano le particelle le une contro le altre per osservare dettagli sempre più infinitamente piccoli. Non basta la luce, per vedere occorrono anche gli occhi per osservare: tali occhi sono i rivelatori di particelle: se si mettessero i dati di un anno di esperimenti col Large Hedron Collider (il super-raggio di luce) su dei dvd, la loro pila raggiungerebbe quattro volte l’altezza del Monte Bianco! Occorre quindi un lavoro notevole per “ripulire” i dati che si ottengono dagli esperimenti. L’incontro di Rossi, introdotto dal direttore della rivista «Emmeciquadro» Mario Gargantini, ha illuminato i passi necessari per compiere questo cammino: osservare senza preconcetti, eccetto il limite del bene dell’uomo; curiosità e apertura verso l’oltre, orizzonte necessario di ogni conoscenza; coscienza dell’inesauribilità del reale; consapevolezza del tramandarsi di una tradizione. Nei più infinitesimi meandri della scienza, la libertà umana non è meno necessaria che nelle grandi scelte della vita. Franco Belosi
CULTURA 14
23 agosto
Il brindisi di cuore di un anticlericale Presentata la mostra sul beato Newman, paladino della coscienza che intuì i pericoli di una fede pensata come estraneità dal mondo
La strada d’Abruzzo La mostra «La sapienza risplende. Madonne d’Abruzzo tra Medioevo e Rinascimento» è allestita all’esterno del Meeting, ai Musei Comunali di via Tonini, vicino a piazza Ferrari. Ma sono a disposizione i mezzi per andare e tornare dalla Fiera. Basta uscire dalla hall Sud e, verso sinistra, passare dal capolinea degli autobus. Qui si acquista il biglietto al costo di 1,20 euro per la navetta linea 9, che ferma davanti al centro commerciale malatestiano (20 minuti, tre fermate). Qui è possibile scegliere tra una breve passeggiata o la linea 1, che porta ai musei. La mostra è aperta dalle ore 9.30 alle 19.30, ingresso gratuito.
«Brindo al Papa. Ma, se me lo permettete, prima alla coscienza, e poi al Papa». È questa celebre frase la perfetta sintesi della figura di John Henry Newman, il pastore anglicano poi convertitosi al cattolicesimo e proclamato beato lo scorso febbraio da Benedetto XVI. L’invito del Papa a guardare questa figura che come poche altre ha difeso l’uso della ragione e della libertà nell’esperienza religiosa, tanto da essere uno degli esempi più felici di realismo cristiano, sta dando numerosi frutti. Nei mesi scorsi è infatti nato un movimento culturale come «Catholic Voices» in Inghilterra, quindi una mostra all’«Encuentro» (manifestazione culturale cattolica) tenutosi in aprile a Madrid. L’esposizione del Meeting si propone così come ulteriore occasione per conoscere uno degli scrittori più rilevanti dei nostri tempi, come Eliot definiva John Henry Newman. «Quale rilevanza può avere per noi, oggi, una figura così lontana nel tempo e nello spazio?». Con questa domanda Javier Prades Lòpez ha aperto l’incontro di presentazione della mostra «Cor ad
Cor loquitur. La certezza di Newman, coscienza e realtà» (il titolo è tratto dallo stemma cardinalizio del beato). Prades ha poi ricordato le parole di Giovanni Paolo II: «In un’epoca segnata dalla minaccia del fideismo da un lato e del razionalismo dall’altro, Newman giunse a una sintesi perfetta di fede e ragione». Una vita, quella di Newman, interamente votata alla ricerca di una fede direttamente implicata con la realtà quotidiana, che dunque affondasse le sue radici nella vita prima ancora che nella dottrina. Nel corso del suo intervento Ian Ker, insigne teologo e conoscitore di Newman, ha ripercorso l’evolversi del pensiero del cardinale inglese, segnato fin da giovane dal desiderio di superare l’intimismo protestante che influenzava la Chiesa inglese del tempo. «Newman – sottolinea Ker – non affida la crescita della certezza personale alla pura logica formale. Il ragionamento, inteso come percorso che porta alla certezza, non è riducibile a un’astrazione: è un cammino troppo complesso e personale per essere catalogato da una sola regola; deve essere riportato nella realtà della vita
Il teologo Ian Ker, grande conoscitore di Newman.
con il peso delle possibilità». Ordinato sacerdote cattolico nel 1847, Newman scelse di abbracciare la regola oratoriana di san Filippo Neri. Edoardo Aldo Cerrato, procuratore della confederazione degli oratoriani e secondo relatore dell’incontro, ha messo in luce alcuni dei fattori che portarono Newman a tale scelta. «Newman ha sempre avvertito i pericoli – ha detto Cerrato – di un clericalismo inteso come estraneità e paternalismo: da qui discende il suo desiderio di “abitare” il mondo». Proprio la possibilità di incidere diretta-
mente nel proprio contesto spinse Newman verso una grande attenzione per i seguaci del carisma di san Filippo, pur in continuità con la vita condotta in precedenza presso l’università di Oxford. La mostra del Meeting è una possibilità per imbattersi nella storia di questa conversione arrivata, come ha spiegato Prades, «con gli strumenti della ragione e del paragone convinto con tutti i dati del reale, perché la verità nascesse dalla carne». Perché il cuore parlasse, come diceva il suo motto, al cuore. C.B.
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CULTURA 15
23 agosto
Il centuplo nel portafogli Il capitalismo nasce nel Medioevo grazie a uomini abituati a non scindere mai le domande sull’eterno dagli affari «In nome di Dio e del guadagno». Un accostamento, quasi un ossimoro, che subito stride per noi moderni abituati a relegare in due sfere ben distinte religione ed economia, desiderio del cielo e quello dei soldi. Eppure così scriveva nel Trecento Francesco di Marco Datini, intraprendente mercante che in pochi decenni si era costruito un’immensa fortuna trafficando tra Prato, Pisa, Genova, Barcellona, Valencia, Maiorca. All’inizio del Novecento, il sociologo tedesco Max Weber formulava quello che sarebbe divenuto poi un assioma per generazioni intere: è l’etica protestante, la mentalità religiosa calvinista a rendere possibile la nascita del capitalismo. Una storia ben differente raccontano oggi alle 15 in Sala Neri Gabriella Piccinni, docente di Storia Medievale all’università di Siena, e Paolo Nanni, ricercatore presso la facoltà di Agraria di Firenze. Dalle loro appassionate ricerche, un nuovo quadro prende forma: è nel Medioevo dell’apogeo delle città medievali, di principi e cattedrali, che nasce l’economia di mercato. Protagonisti di questa pagina di storia non i capitalisti calvinisti, ma i mercanti medievali, uomini abituati a mettere le mani in pasta, per i quali le domande sull’eterno e sul senso della societas non erano mai disgiunte. È questa figura nuova di laico il punto
Nella foto in alto la professoressa Gabriella Piccinni, docente presso l’università degli studi di Siena. A lato «I mercanti» di Quertin Metsys.
affascinante che emerge dalle lettere di Francesco Datini, ripercorse nel recente «Ragionare tra mercanti» di Paolo Nanni. «È cristiano uno che è laico, che è del mondo, bisticcia con gli amici, ma tutto questo lo fa nell’esperienza della fede, se vogliamo quella fede immalinconita petrarchiana, ma una fede totalmente cattolica – sottolinea Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà e moderatore dell’incontro –. Nella letteratura, siccome non si sa cosa sia la
storia né cosa sia il cristianesimo, l’imprenditore non può essere cristiano, è cristiano al massimo quando fa l’opera di carità. Ma qui il problema è che un Francesco Datini a Prato, un Marco Carelli a Milano, sono cristiani non quando parlano di carità: sono cristiani quando fanno i soldi». Al contrario, proprio l’interrogarsi sul guadagno ottenuto, sul confine tra il lecito e l’illecito, tra il prestito e l’usura, li portava a destinare parte delle loro ric-
«Erano mercanti che facevano il loro mestiere, e bene, ma mai come individui isolati. La loro ricchezza ricadeva sulla città»
chezze in elemosina, nel testamento e in donazione agli ospedali. «Un fantasioso meccanismo di redistribuzione sociale, spiega la Piccinni - che li portava a farsi carico di malati, vedove sole e orfani abbandonati. Erano mercanti che facevano il loro mestiere, e bene, ma mai come individui isolati. La loro ricchezza ricadeva sulla città, e così superavano le contraddizioni che l’avvento dell’economia di mercato portava con sé». Martina Saltamacchia
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CULTURA 17
23 agosto
Milizia e bellezza sul palco con Corti Va in scena l’omaggio all’autore che ha riletto il ’900 alla luce della fede Le note di Chieffo accompagnano la storia di una vita spesa per la verità Incontrare uno dei più grandi scrittori del Novecento italiano. È l’opportunità che si presenta questa sera all’Arena D3. L’attore e regista Andrea Soffiantini, con la collaborazione della saggista Paola Scaglione, porta in scena «Scolpire le parole. Eugenio Corti: la milizia del vero, il canto della bellezza», dramma teatrale ispirato all’opera di Eugenio Corti. Una prima assoluta in cui saranno letti, recitati e inscenati brani dell’autore brianzolo. La scena sarà musicata da Flavio Pioppelli, pianista per anni al seguito di Claudio Chieffo; questa sera attingerà a piene mani dal repertorio del cantautore forlivese. In occasione del novantesimo compleanno, il Meeting omaggia Corti con un percorso per incontrare l’autore, non tanto nella sua bibliografia, (troppo ampia per essere abbracciata con un solo sguardo), quanto nel pensiero e nell’esperienza, vista attraverso le parole che ci ha lasciato e che continua a scrivere. Corti è uno scrittore e saggista brianzolo che si è dedicato all’attività letteraria una volta ritornato dal fronte in Russia durante la Seconda guerra mondiale; il suo primo romanzo, «I più non ritornano», è stata una delle prime testimonianze della guerra ad essere pubblicate. La sua vocazione letteraria ha una genesi religiosa: da un voto alla Madonna nasce il suo impegno letterario nel documentare l’esperienza cristiana. Scampato quasi per miracolo alla ritirata di Russia – era uno dei mille sopravvissuti di un’armata di trentamila uomini – ha intrapreso la carriera di scrittore con l’intento di porsi al servizio della Madonna
Il Meeting celebra il novantesimo compleanno dello scrittore Eugenio Corti con lo spettacolo teatrale «Scolpire le parole» di Paola Scaglione.
e della Chiesa. Ha quindi proseguito con la stesura di altri lavori, nei quali continua ad affermare e difendere la sua posizione cattolica e anticomunista; tra i suoi titoli più noti va ricordata la piéce teatrale «Processo e morte di Stalin». Negli anni Settanta decide di dedicarsi alla scrittura in modo esclusivo, ed è in questo periodo che nasce «Il cavallo rosso», il suo romanzo fondamentale. Si tratta di una trilogia che riassume le vicende della Seconda guerra mondiale; in essa non sono descritti solamente i fatti storici, ma emergono opinioni e giudizi taglienti sulle ideologie di quel periodo (e sulle loro inquietanti eredità). Per questo l’opera non ha ricevuto l’apprezzamento e il riconoscimento attruibuiti ad altri scrittori dello stesso genere ma portatori di visioni opposte. La sua ultima pubblicazione è «Il medioevo e altri racconti», uscita nel 2008. Lo scrittore è ancora in attività, e nonostante i novant’anni d’età continua a ricevere
molti giovani, soprattutto studenti universitari, che sono rimasti affascinati dalle sue creazioni. È inoltre in procinto di chiudere un’opera nella quale raccoglie parte delle sue memorie. Paola Scaglione, amica e biografa ufficiale di Corti, spiega com’è nata questa rappresentazione: «È un progetto partito dal basso, da un’amicizia e da una passione comune, quella per l’opera di Eugenio». All’inizio non era molto più che una lettura guidata che si teneva la sera al centro culturale di Monza, ma «il desiderio di trasmettere la bellezza che respiravamo in quella lettura è stato lo stimolo a realizzare qualcosa di più». Nasce quindi il progetto che coinvolge Andrea Soffiantini. «Ho letto “Il cavallo rosso” per i fatti miei almeno una decina di volte, per studio un’altra decina, ma quando ho sentito alcuni dei brani che ho scelto per lo spettacolo letti da Andrea era come se li stessi sentendo per la prima volta; ognuno di noi li
legge e comprende l’opera in modo diverso, però solo lui è capace di trasmettere con la sua recitazione quello che prova leggendo». Ma nello spettacolo ci saranno anche dialoghi: «Sono estratti dalle mie interviste. Quello che più mi premeva capire e-
Dai Chieftains a Donizetti, tutti gli show Stasera alle 19.45, al Teatro D2 sarà rappresentato lo spettacolo a pagamento «Scolpire le parole. Eugenio Corti: la milizia del vero il canto della bellezza». Da un progetto teatrale di Paola Scaglione e Andrea Soffiantini, con interventi musicali di Flavio Pioppelli. I biglietti sono disponibili alla Biglietteria spettacoli nella Hall Sud al prezzo di 10 euro. Alle 20.30 al BackMusic ci sarà la presentazione del cd musicale della Piedmont Brothers Band, all’interno dello spettacolo «Lights of your party». Al palco D7 alle o-
re 21.00 si terrà uno stage di danze irlandesi, con i fratelli John e Nathan Pilatzke, ballerini di step e Ottawa Valley Dance insieme alla Irish dancer Cara Butler, corpo di ballo dei Chieftains. Alle 21.45 all’Arena D3 l’Orchestra del Teatro Regio di Parma mette in scena «Che più cercando io vo?», con la direzione di Sergio Pellegrini. Con Silvia Dalla Benetta, Luca Salsi e Gian Luca Pasolini. Il costo del biglietto è di 10 euro. In Sala Neri sarà proiettato alle 21.45 il film «Uomini di Dio» di Xavier Beauvois. Costo: 5 euro.
Ritrovare lo «spirto gentil» con l’orchestra di Parma Non si ha spesso l’occasione di poter assistere all’esecuzione di musica classica dal vivo. Specialmente nelle estati riminesi. Questa sera alle ore 21.45 il Meeting avrà l’onore di ospitare l’Orchestra da camera del Teatro Regio di Parma, con la direzione del maestro Sergio Pellegrini e la partecipazione del soprano Silvia Dalla Benetta, del baritono Luca Salsi e del tenore Gian Luca Pasolini. Proprio la grande opera sarà la protagonista dello spettacolo «Che più cercando io vo?», in scena all’Arena D3 (il costo del biglietto è di 10 euro). Da Rossini a Puccini, fino a Donizetti e Verdi, l’immortale storia dell’opera italiana sarà ripercorsa nei padiglioni della Fiera. Gli interpreti che le eseguiranno – elementi di grande spicco della lirica italiana – promettono di onorare la fama dei grandi maestri. Dal 2002 l’Orchestra è impegnata in tutte le produzioni liriche, concertistiche (sinfoniche e cameristiche), in balletti, nelle tournée e nel Festival Verdi del Teatro Re-
gio di Parma e affronta il grande repertorio operistico, sinfonico e sacro sotto la guida di alcuni tra i migliori direttori del panorama musicale internazionale; si è esibita nei teatri di tutti i continenti e ha riscosso ovunque grande successo: segno che la vena musicale italiana è ben lontana dall’esaurimento. Il fatto che l’esecuzione venga presentata proprio nell’anno della ricorrenza dei 150 anni dell’unità d’Italia non è un caso. Sono state selezionate alcune tra le migliori liriche del nostro paese per rendere omaggio a un genere nato e cresciuto in Italia, e che da qui ha attraversato i confini per approdare in tutto il mondo; si vuole così sottolineare la paternità italiana di una delle più alte espressioni artistiche dell’uomo. Don Giussani, amante e conoscitore della musica classica, usava queste parole per commentare le sensazioni provate al primo ascolto de la «Favorita» di Donizetti, una delle opere in cartellone per la serata: «Quel giorno il disco a 78 giri incominciò a
ra l’origine dei suoi giudizi, del suo modo di vedere e raccontare, da quali esperienze nascevano i suoi personaggi; e ho visto che è anche il punto di interesse più vivo per i giovani che continuano a incontrarlo». La scelta della musica di Chieffo per l’accompagnamento non è casuale: «Avevamo bisogno della musica di un popolo. Quando scrive non parla solo di sé; o meglio, parlando di sé esprime la coscienza di un popolo. La prima musica che mi è venuta in mente da associare al testo è stata “Gloria”. Trasmette il senso del cammino nel tempo, coi piedi per terra ma con lo sguardo verso l’eternità; le altre musiche son venute di conseguenza». Trasformare le parole di carta in vita, questo lo scopo dell’opera. E per incontrare questa vita non serve muoversi dalla Fiera. Alberto Castagna
Stasera l’orchestra del Teatro Regio di Parma si esibisce all’arena D3 con uno spettacolo dal titolo «Che più cercando io vo?». Dirige il maestro Sergio Pellegrini.
girare, e d’improvviso il canto di un tenore allora famosissimo ruppe il silenzio della classe. Con una voce potente e piena di vibrazioni Tito Schipa incominciò a cantare un’aria del quarto atto de la “Favorita” di Donizetti : “Spirto gentil, ne’ sogni miei,
brillasti un dì, ma ti perdei. Fuggi dal cor mentita speme, larve d’amor fuggite insieme”. Quando il bravissimo tenore intonò “Spirto gentil, ne’ sogni miei…”, al vibrare della primissima nota io ho intuito, con struggimento, che quello che si chiama “Dio” – vale a dire il Destino inevitabile per cui un uomo nasce – è il termine dell’esigenza di felicità, è quella felicità di cui il cuore è insopprimibile esigenza». Grazie alla direzione del maestro Pellegrini, l’orchestra da camera del Teatro Regio di Parma questa sera saprà restituirci quelle stesse emozioni che hanno commosso Giussani. Il Meeting non poteva certo esimersi dalla riproposizione di alcune delle opere che meglio documentano l’inesauribile sete di bellezza che abita il cuore dell’uomo. Con l’aggiunta di una provocazione culturale: proporre la musica classica in un mondo che a volte rischia di smarrire il gusto per ciò che è bello. A.C.
VITA RANZANI 18 23 agosto
In basso il Ranzani alle prese con le difficoltà della lezione di golf. Sopra il Ranzani gioca a calcio balilla, si esercita con l’hula hoop e tenta un virtuosismo al Subbuteo.
La guida Ranzani al Meeting sport Il testimone del nostro quotidiano visita il padiglione C7 tra sfide a calcio balilla, Subbuteo, Hula-hoop. E una durissima lezione di golf Il «Quotidiano Meeting» adotta per voi, nel mondo della carta stampata, la figura e il metodo del testimone, che vi prende per mano e vi conduce alla scoperta delle attività sportive tra i padiglioni. Raccontate dall’esperienza diretta del Ranzani. Oggi il Ranzani ha visitato per voi il padiglione C7, «Il tempio dello sport». «Il posto migliore per mettersi in gioco – spiega al Ranzani Carlo, volontario del Meeting – è venire qui a giocare». Qualsiasi ora è quella buona. Dalle 11 di mattina fino a tarda serata, ci si può divertire giocando a basket, pallavolo, rugby. Non potevano mancare,
poi, i campi da calcio. E per chi ha già nostalgia del mare, invece, ecco spuntare il beach volley e un percorso di biglie nella sabbia. I giochi, come si sa, non invecchiano mai. Così ecco lo spazio: «C’era una volta», un’area dedicata ai giochi del passato. Si parte con le trottole, per poi passare al tiro a bersaglio dei barattoli e il salto della corda. Harry Potter sfidava giganteschi scacchi magici per arrivare alla pietra filosofale? I suoi fan potranno rivivere la stessa emozione su un grande tappetone a scacchi bianchi e neri. Novità assoluta di questa stagione è l’area de-
dicata al golf, suddivisa in due spazi. Da una parte, guidati da un istruttore, si impara la tecnica e ci si può subito mettere alla prova nelle 15 buche del mini-golf a lato. Imperdibili, poi, il tavolo da Subbuteo e il calcio balilla. E per chi invece preferisce lo sport raccontato ecco due appuntamenti: oggi alle 18 presentazione del libro di Roberto Corsi «Dio salvi la regina. Atletica tra impianti e rimpianti». Domani, invece, sempre alle 18 testimonianza di Lino Zani, guida alpina e maestro di sci del beato Giovanni Paolo II. Q.M.
I FATTI DI OGGI 19 23 agosto Oggi l’incontro sul tema del Meeting Incontri
MEETING
QUOTIDIANO Direttore Stefano Filippi Direttore responsabile Cesare Trevisani Editore Associazione Meeting per l’amicizia tra i popoli Associazione riconosciuta con D.P.R. n.869 del 6/8/1986, sede: via Flaminia 18/20, c.p. 1106, 47900 Rimini. Tel. 0541-783100, Fax. 0541-786422. Progetto grafico G&C, Milano Impaginazione Edita, Rimini Fotolito e stampa Sigraf via Redipuglia, 77 Treviglio (BG) Registrazione Tribunale di Rimini n.16/91 del 15/07/1991 Pubblicità Ufficio commerciale Meeting Tel. 0541-783100 Fotografi Roberto Masi, Paola Marinzi, Giovanni Zennaro E.mail: quotidiano@meetingrimini.org
RASSEGNA STAMPA
LA GIORNATA
L'ITALIA UNITA, STORIA DI UN POPOLO IN CAMMINO Ore: 11.15 Salone B7 Partecipano: Giuliano Amato, presidente dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana e presidente del Comitato dei Garanti per i 150 anni dell'Unità d'Italia; Maria Bocci, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Marta Cartabia, Università degli Studi di Milano-Bicocca. Introduce Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà. AMARE LA REALTÀ, DIFENDERE LA RAGIONE: GUARDARE IL MONDO CON GLI OCCHI DI CHESTERTON Ore: 11.15 Sala A3 Partecipano: Alison Milbank, Università di Nottingham; Edoardo Rialti, professore e traduttore di Letteratura Inglese. Introduce Ubaldo Casotto, giornalista. LA LETTERATURA DELL’INFANZIA: CERTI E FANTASIOSI Ore: 11.15 Sala C1 Partecipano: Antonio Faeti, scrittore e saggista; Renata Rava, Sacro Cuore di Milano; Raffaella Zardoni, illustratrice. Introduce Davide Rondoni, poeta e scrittore. IL RISCHIO EDUCATIVO, LA TRADUZIONE IN LINGUA ARABA Ore: 11.15 Sala Neri GE Healthcare Partecipano: Abdel-Fattah Hassan, Università Ain Shams del Cairo; Ambrogio Pisoni, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Introduce Alberto Savorana, portavoce di Comunione e Liberazione. ESPERIENZE ALLA PROVA. INCONTRO CON… Ore: 15.00 Sala A3 Partecipa Andrew Davison, Westcott House di Cambridge. Introduce Stefano Alberto, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. INDUSTRIA GLOBALE E LAVORO LOCALE: CONFLITTI O SINERGIE? Ore: 15.00 Sala C1 In collaborazione con Unioncamere. Partecipano: Andrea Gibelli, vicepresidente della Regione Lombardia; Federico Golla, amministratore delegato di Siemens Spa; Luigi Gubitosi, manager; Leo Wencel, presidente e amministratore delegato di Nestlè Italiana. Introduce Bernhard Scholz, presidente della Compagnia delle Opere. IL MEDIOEVO E LA NASCITA DEL MERCATO Ore: 15.00 Sala Neri GE Healthcare Partecipano: Paolo Nanni, Università degli Studi di Firenze; Gabriella Piccinni, Università degli Studi di Siena. Introduce Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà. E L’ESISTENZA DIVENTA UNA IMMENSA CERTEZZA Ore: 17.00 Auditorium B7 Partecipa Costantino Esposito, Università degli Studi di Bari. Introduce Emilia Guarnieri. IMMIGRATI, LA VERA ACCOGLIENZA: TRA DIRITTI E DOVERI
Sempre più certi Ore: 19.00 Sala A3 Partecipano: Robert George, Università di Princeton; Patrick Weil, Università di Parigi-I; Joseph H. H. Weiler, direttore dello Straus Institute for the Advanced Study of Law & Justice e co-direttore dello Tikvah Centre for Law & Jewish Civilization alla New York University. Introduce Andrea Simoncini, Università degli Studi di Firenze. LA CERTEZZA DELLA NOTIZIA? Ore: 19.00 Sala C1 Partecipano: Roberto Napoletano, direttore de Il Sole 24 Ore; Virman Cusenza, direttore de Il Mattino; Antonio Preziosi, direttore di Radio Uno e del GR Rai. Introduce Alberto Savorana, portavoce di Comunione e Liberazione.
Focus UN CAFFÈ ITALIANO… DOMANDE SULL’UNITÀ. AI TEMPI DEL FASCISMO Ore: 13.45 Padiglione B5 Partecipano: Maria Bocci, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Edoardo Bressan, Università degli Studi di Macerata; Danilo Zardin, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Introduce Sara Farè, studentessa alla Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. COOPERATIVE SOCIALI, LUOGHI DI VITA Ore: 15.00 Sala Mimosa B6 Partecipano: Rosario Altieri, presidente di Agci; Sara Barbieri, Cooperativa Sociale Paolo Babini; Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà-Confcooperative; Andrea Villa, presidente della cooperativa sociale Il Carro. Introduce Monica Poletto, presidente della Compagnia delle Opere-Opere Sociali. NUOVO RINASCIMENTO: SCIENZA E ARTE NEL TERZO MILLENNIO Ore: 19.00 Sala Mimosa B6 In collaborazione con Centrica Srl. Partecipano: Cristina Acidini, sovrintendente per il Patrimonio Storico, Artistico e Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze; Marco Cappellini, amministratore delegato di Centrica; Vito Cappellini, Università di Firenze. Introduce Alessandra Vitez, Fondazione Meeting. IL NUOVO WELFARE: DALL’ASSISTENZIALISMO ALLA SUSSIDIARIETÀ Ore: 19.00 Sala Tiglio A6 In collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Partecipano: Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà-Confcooperative; Nello Musumeci, sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; Andrea Olivero, presidente nazionale delle Acli; Monica Poletto, presidente Compagnia delle Opere-Opere Sociali; Vincenzo Saturni, presidente di Avis Nazionale. Introduce Lorenzo Malagola, capo della segreteria tecnica del Ministro del Lavoro.
… Non c’è dubbio che tra i segni della salute del mondo cattolico ci sia la crescita della leadership morale del cardinale Angelo Bagnasco. L’opinione pubblica è rimasta colpita sia dalla autorevolezza con cui il Presidente dei vescovi ha difeso l’unità nazionale e la necessità di un federalismo solidale, sia dall’umiltà con cui nel doloroso scandalo che ha scosso la Curia genovese ha chiesto perdono per colpe non sue. Anche il richiamo – lanciato da Bagnasco in questi giorni – all’equità dei sacrifici e all’immoralità della evasione fiscale è assolutamente da condividere. Sarebbe ancora più forte se accompagnato da un gesto. Aldo Cazzullo
Il primo Presidente non cattolico va alla kermesse di Cl. Pertini si negò all’ultimo minuto, Ciampi preferì non partecipare nonostante le sollecitazioni. Si videro solo, un ventennio fa il già poco amato Scalfaro, cattolico democratico, e l’amatissimo Cossiga che piccona-
Testi&Contesti INVITO ALLA LETTURA. Introduce Camillo Fornasieri, direttore del Centro Culturale di Milano. Ore: 11.15 Eni Caffè Letterario D5 «Siamo soli nell’universo?» Presentazione del libro di Elio Sindoni (Editore San Raffaele). Partecipano: l’Autore, Università degli Studi di Milano-Bicocca; Marco Bersanelli, Università degli Studi di Milano. A seguire: «La rivincita di Rosmini. Itinerari nel pensiero del nuovo millennio» Presentazione del libro di Claudio Grotti (Editore Biblioteca Rosminiana). Partecipano: l’Autore, insegnante; Umberto Muratore, direttore del Centro Internazionale di Studi Rosminiani di Stresa. INVITO ALLA LETTURA. Introduce Camillo Fornasieri, Direttore del Centro Culturale di Milano. Ore: 15.00 Eni Caffè Letterario D5 «Il diritto naturale nell’età del pluralismo» Presentazione del libro di Robert George (Editore Lindau). Partecipano: l’Autore, Università di Princeton; Andrea Simoncini, Università degli Studi di Firenze; Francesco Viola, Università degli Studi di Palermo. STORIE DAL MONDO. Rassegna di reportages internazionali a cura di Roberto Fontolan e Gian Micalessin. Ore: 19.00 Sala Neri GE Healthcare Ward 54 di Monica Maggioni. Premio Opera Prima al Festival di Biarritz. Produzione: RaiCinema e Mediakite. Partecipa: l’Autrice, giornalista e conduttrice televisiva. INVITO ALLA LETTURA. Introduce Camillo Fornasieri, direttore del Centro Culturale di Milano. Ore: 19.00 Eni Caffè Letterario D5 «La grande occasione - Don Giorgio Pontiggia e i ragazzi di Portofranco» Presentazione del libro di Giorgio Pontiggia e Portofranco (Piccola Casa Editrice). Partecipano: Alberto Bonfanti, presidente di Portofranco; Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà. A seguire: «L’invenzione del Mezzogiorno. Una storia finanziaria» Presentazione del libro di Nicola Zitara (Editore Jaca Book). Partecipano: Guido Orsi, vicepresidente Jaca Book Spa; Francesco Tassone, direttore della casa Editrice Quale Futuro.
Spettacoli SCOLPIRE LE PAROLE Eugenio Corti: la milizia del vero, il canto della bellezza Ore: 19.45 Teatro Frecciarossa D2 Ingresso a pagamento Progetto teatrale di Paola Scaglione, con Andrea
va a tutto andare e si mise pure la maglietta ciellina. Altra cosa con l’aplomb di Napolitano. «È un grande riconoscimento del nostro impegno culturale e sociale» si entusiasma Bernard Scholz, il tedesco che guida la Compagnia delle Opere. Marco Marozzi
È la prima volta che un Capo dello Stato inaugura il Meeting. E se i ciellini hanno scelto Napolitano una ragione ci sarà. Il fatto è che non ne possono più neanche loro di vedere azzuffarsi i partiti fin sull’orlo del baratro. Napolitano condivide e non lo nasconde. Ce la faranno – si domanda a voce alta – i nostri uomini politici a vincere la sfida? «Ci sono momenti in cui, diciamolo pure, si può disperarne. Ma non credo ad una impermeabilità della politica che possa durare ancora a lungo». Francesco Grignetto
Il sospetto è che Napolitano rappresenti un’ancora in un periodo
Soffiantini, interventi musicali di Flavio Pioppelli. Omaggio al grande scrittore Eugenio Corti in occasione del suo novantesimo compleanno. LIGHTS OF YOUR PARTY Ore: 20.30 BackMusic Presentazione del cd musicale della Piedmont Brothers Band. STAGE DI DANZE IRLANDESI Ore: 21.00 Palco D7 Con i fratelli John e Nathan Pilatzke, ballerini di Step dell’Ottawa Valley Dance insieme alla Irish Dancer Cara Butler, corpo di ballo dei Chieftains. UOMINI DI DIO Ore: 21.45 Sala Neri GE Healthcare Ingresso a pagamento. Proiezione del film (Francia 2010) di Xavier Beauvois. CHE PIU’ CERCANDO IO VO? Ore: 21.45 Arena D3 Ingresso a pagamento L'Orchestra da camera del Teatro Regio di Parma diretta dal maestro Sergio Pellegrini, con il soprano Silvia Dalla Benetta, il baritono Luca Salsi e il tenore Gian Luca Pasolini, eseguirà per la prima volta al Meeting alcune delle più famose e immortali arie e sinfonie d’opera italiane. TANGARUAH Historie, musica, baile, poesia Ore: 22.00 Area Piscine Ovest Edison Con Carlotta Santandrea pianoforte, voce e ballo; Patricio Lolli recitazione e ballo; Alejandro Gabriel Angelica ballo; Massimo Scattolin chitarra; David Pecetto bandoneon; Massimiliano Turone contrabbasso e basso elettrico; Roberto Rossi batteria e percussioni.
Sport IL GIOCO DEL LOTTO SPORT VILLAGE Ore: 11.00 Il Gioco del Lotto Sport Village Spazio dedicato allo sport dove il Gioco del Lotto in collaborazione con Csi e Cdo Sport hanno allestito campi per il calcetto, la pallavolo, il beach volley, il basket e il minibasket, il biliardino, il ping pong, la dama, gli scacchi e una fantastica area Golf. Tutti i giorni dalle 11.00 alle 24.00 XVII TORNEO MEETING BASKET GIOVANILE Ore: 14.15 Il Gioco del Lotto Sport Village Torneo per squadre maschili under 13. In collaborazione con Csi SCHERMA Ore: 15.00 Il Gioco del Lotto Sport Village Esibizioni e prove libere con istruttori con l'Accademia d'arme G. Voltolini di Rimini. GINNASTICA ACROBATICA Ore: 16.00 Il Gioco del Lotto Sport Village Esibizione ginnico-acrobatica della Polisportiva Riccione Sezione ginnastica Acrobatic Tim Riccione. A cura dell’Associazione Sportiva Briantea84 – Cantù (www.briantea84.it). CAMMINATE PER LE VIE E LA STORIA DI RIMINI Ore: 21.00 Partenza dall'Arco d'Augusto Passeggiate per riscoprire le bellezza del centro storico. A cura dell’A.s.d. La Pedivella e Csi.
in cui Comunione&Liberazione naviga incerta e si sta chiedendo da che parte andare. È il grande enigma del dopo. E il dopo ha sempre a che fare con Berlusconi. Formigoni, per esempio, non nasconde le sue ambizioni. È arrivato il tempo di giocarsi una partita da leader ed è pronto a mettersi in campo con le primarie. I destini di Formigoni non coincidono con quelli di Cl, ma il sogno di ricreare qualcosa di nuovo che ricordi la Dc è comune. Vittorio Macioce
Benedetto XVI ai giovani della Gmg: «Non abbiate paura del mondo e del fututo». Napolitano ai ragazzi del Meeting di Rimini: «Forza, c’è bisogno di nuovi giovani in politica». Da Madrid a Rimini, la musica è la stessa. Fanno 170 anni in due (84 il Papa, 86 il Presidente) eppure questi più che mai arzilli ‘vecchietti’ sembrano essere gli unici fari, soprattutto per i ragazzi, di un mondo che sta perdendo la bussola. Massimo Pandolfi
Ci sono grandi progetti e progetti che diventano grandi e ci sono grandi idee che diventeranno grandi realtà, o parte di una grande realtà: il nostro Paese.
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MEETING RIMINI - 21.27 AGOSTO 2011 - RIMINI FIERA PAD. D5
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