ANNO 21 ue Numero Cinq Giovedì
MEETING
PRIMO PIANO LA RIFORMA DEL FEDERALISMO FISCALE Partecipano: Gianni Alemanno, sindaco di Roma; Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione normativa; Piero Fassino, sindaco di Torino. Introduce Luca Antonini, Università degli Studi di Padova. Salone B7 ESPERIENZE ALLA PROVA. INCONTRO CON… Partecipa Clara Gaymard, Fondazione Jérôme Lejeune e presidente e Ceo Ge France. Introduce Letizia Bardazzi, Fondazione per la Sussidiarietà. Sala A3
11.15
O N A I D I T O U Q
25
15.00
2011 Se Rimini non va a Cafarnao pag. 3
L’INEVITABILE CERTEZZA: RIFLESSIONE SULLA MODERNITÀ Partecipa Fabrice Hadjadj, filosofo e scrittore. Introduce Stefano Alberto, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Auditorium B7 I CRISTIANI IN POLITICA Partecipano: Paul Jacob Bhatti, consigliere del primo ministro del Pakistan; Phillip Blond, direttore di ResPublica; Joseph Daul, presidente del gruppo del Ppe al Parlamento europeo; Marcos Zerbini, Parlamento dello Stato di San Paolo (Brasile). Presiede e introduce Roberto Formigoni Sala A3
17.00
19.00
AGOSTO
Mio fratello martire pag. 2
PRIMO PIANO
Certezza nella pena pag. 7
L’arte dell’incontro
Il trentacinquenne presidente Fiat John Elkann tra Bernhard Scholz (Cdo) e William Barcella, studente universitario.
di DAVIDE RONDONI n questo Meeting si sta facendo largo una certezza. Come diceva un grande poeta brasiliano: «La vita, amico, è l’arte dell’incontro». Da egiziani a ebrei, da destra a sinistra, da anziani a soprattutto giovani, chi viene al Meeting a visitare, ad ascoltare, a prestare servizio, a suonare o a parlare, fa una esperienza: l’incontro con uomini vivi rende più certi, contro ogni difficoltà. Si può essere nella crisi ma non in crisi, attraversare un momento di difficoltà sociale o personale senza cedere allo sterile lamento o alla egoistica rivendicazione. La certezza infatti non è la elaborazione di un discorso perfetto, né tantomeno una presunzione. Ma nasce da un incontro che rende ragione di tutte le cose della vita. Anche là dove appare la diversità e la contraddizione, esse sono ricondotte a una unità di esperienza. Questa posizione, come è stato ricordato nell’incontro con Costantino Esposito dedicato al tema del Meeting, «fa la differenza nella storia». Siamo lieti come cristiani che tale posizione si stia mostrando capace anche in questo Meeting di suscitare in tanti - provenienti da ogni storia e cultura - una simile tensione positiva e costruttiva. Di fronte a questo spettacolo i nostri stessi limiti e le nostre aspettative sono investite da una gioia e da una speranza che li trasforma. Per questo l’invito fatto dal presidente Napolitano all’inizio del Meeting, a portar la nostra certezza nel mondo, lo avvertiamo già in questi giorni come ipotesi affascinante di lavoro culturale e di passione umana.
I
«A scuola di Meeting» Inconciliabili eppure uniti di UBALDO CASOTTO on aspettatevi un miracolo, piuttosto un cammino». Questa frase di don Giussani ormai nota al ciellino medio perché ampiamente citata da don Julián Carrón ha avuto ieri una conferma paradossale nella Sala Neri della Fiera di Rimini. Chi si mette seriamente in cammino può assistere a un miracolo a ogni svolta della strada. Se il miracolo è un evento straordinario che obbliga a pensare a Dio, ieri, tecnicamente, si può osare di dire che l’evento si è realizzato, anche se non verrà vagliato da nessun tribunale ecclesiastico.
N
Chi c’era, come chi sta scrivendo queste righe, non è riuscito a prendere appunti perché travolto dall’emozione profonda di fronte a quello che stava succedendo. Le note che seguono sono affidate, dunque, alla pura e vivida memoria delle parole ascoltate, della commozione che ha coinvolto i relatori, della dura battaglia teologica combattuta a suon di citazioni bibliche, degli abbracci visti, dell’irresistibile simpatia di un «testardo ebreo» (autodefinizione), della sua profondità esegetica, dell’apertura mentale di un giovane teologo spagnolo altrettanto simpatico ma meno istrione, della stupefatta osservazione di quello che succedeva da parte del moderatore. Il titolo dell’incontro era impegnativo e respingente, questioni per addetti ai lavori. Impressione errata solo a metà, di un vero lavoro si è trattato, ma non era per pochi eletti, anche se si è discusso del popolo eletto. Il titolo recitava: «Nomos e
profezia· essere ebreo, essere cristiano. Due lezioni su Deuteronomio 13 e 18», protagonisti il professor Joseph H. H. Weiler, ebreo, e il suo collega cattolico Ignacio Carbajosa Pérez (Nacho), tra i due contendenti don Stefano Alberto (don Pino). Un affermato giurista newyorchese, una grande promessa dell’esegesi vetero-testamentaria, un figlio prediletto di don Giussani con studi giuridici nella patria dell’azionismo italiano (Torino) e teologici nella Germania post-conciliare. Tre lame di acciaio puro. Non sono mancate le stoccate, il duello è stato vero, il dibattito serrato, non si è trattato di «umanitarismo con tentazioni apparentemente pacificatorie», come avvertito da don Pino nella sua introduzione, ma dell’emergere di due esperienze di fede inconciliabili tra loro eppure unite, misteriosamente e visibilmente unite. (...) (segue a pagina 5)