ANNO 21 ue Numero Cinq Giovedì
MEETING
PRIMO PIANO LA RIFORMA DEL FEDERALISMO FISCALE Partecipano: Gianni Alemanno, sindaco di Roma; Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione normativa; Piero Fassino, sindaco di Torino. Introduce Luca Antonini, Università degli Studi di Padova. Salone B7 ESPERIENZE ALLA PROVA. INCONTRO CON… Partecipa Clara Gaymard, Fondazione Jérôme Lejeune e presidente e Ceo Ge France. Introduce Letizia Bardazzi, Fondazione per la Sussidiarietà. Sala A3
11.15
O N A I D I T O U Q
25
15.00
2011 Se Rimini non va a Cafarnao pag. 3
L’INEVITABILE CERTEZZA: RIFLESSIONE SULLA MODERNITÀ Partecipa Fabrice Hadjadj, filosofo e scrittore. Introduce Stefano Alberto, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Auditorium B7 I CRISTIANI IN POLITICA Partecipano: Paul Jacob Bhatti, consigliere del primo ministro del Pakistan; Phillip Blond, direttore di ResPublica; Joseph Daul, presidente del gruppo del Ppe al Parlamento europeo; Marcos Zerbini, Parlamento dello Stato di San Paolo (Brasile). Presiede e introduce Roberto Formigoni Sala A3
17.00
19.00
AGOSTO
Mio fratello martire pag. 2
PRIMO PIANO
Certezza nella pena pag. 7
L’arte dell’incontro
Il trentacinquenne presidente Fiat John Elkann tra Bernhard Scholz (Cdo) e William Barcella, studente universitario.
di DAVIDE RONDONI n questo Meeting si sta facendo largo una certezza. Come diceva un grande poeta brasiliano: «La vita, amico, è l’arte dell’incontro». Da egiziani a ebrei, da destra a sinistra, da anziani a soprattutto giovani, chi viene al Meeting a visitare, ad ascoltare, a prestare servizio, a suonare o a parlare, fa una esperienza: l’incontro con uomini vivi rende più certi, contro ogni difficoltà. Si può essere nella crisi ma non in crisi, attraversare un momento di difficoltà sociale o personale senza cedere allo sterile lamento o alla egoistica rivendicazione. La certezza infatti non è la elaborazione di un discorso perfetto, né tantomeno una presunzione. Ma nasce da un incontro che rende ragione di tutte le cose della vita. Anche là dove appare la diversità e la contraddizione, esse sono ricondotte a una unità di esperienza. Questa posizione, come è stato ricordato nell’incontro con Costantino Esposito dedicato al tema del Meeting, «fa la differenza nella storia». Siamo lieti come cristiani che tale posizione si stia mostrando capace anche in questo Meeting di suscitare in tanti - provenienti da ogni storia e cultura - una simile tensione positiva e costruttiva. Di fronte a questo spettacolo i nostri stessi limiti e le nostre aspettative sono investite da una gioia e da una speranza che li trasforma. Per questo l’invito fatto dal presidente Napolitano all’inizio del Meeting, a portar la nostra certezza nel mondo, lo avvertiamo già in questi giorni come ipotesi affascinante di lavoro culturale e di passione umana.
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«A scuola di Meeting» Inconciliabili eppure uniti di UBALDO CASOTTO on aspettatevi un miracolo, piuttosto un cammino». Questa frase di don Giussani ormai nota al ciellino medio perché ampiamente citata da don Julián Carrón ha avuto ieri una conferma paradossale nella Sala Neri della Fiera di Rimini. Chi si mette seriamente in cammino può assistere a un miracolo a ogni svolta della strada. Se il miracolo è un evento straordinario che obbliga a pensare a Dio, ieri, tecnicamente, si può osare di dire che l’evento si è realizzato, anche se non verrà vagliato da nessun tribunale ecclesiastico.
N
Chi c’era, come chi sta scrivendo queste righe, non è riuscito a prendere appunti perché travolto dall’emozione profonda di fronte a quello che stava succedendo. Le note che seguono sono affidate, dunque, alla pura e vivida memoria delle parole ascoltate, della commozione che ha coinvolto i relatori, della dura battaglia teologica combattuta a suon di citazioni bibliche, degli abbracci visti, dell’irresistibile simpatia di un «testardo ebreo» (autodefinizione), della sua profondità esegetica, dell’apertura mentale di un giovane teologo spagnolo altrettanto simpatico ma meno istrione, della stupefatta osservazione di quello che succedeva da parte del moderatore. Il titolo dell’incontro era impegnativo e respingente, questioni per addetti ai lavori. Impressione errata solo a metà, di un vero lavoro si è trattato, ma non era per pochi eletti, anche se si è discusso del popolo eletto. Il titolo recitava: «Nomos e
profezia· essere ebreo, essere cristiano. Due lezioni su Deuteronomio 13 e 18», protagonisti il professor Joseph H. H. Weiler, ebreo, e il suo collega cattolico Ignacio Carbajosa Pérez (Nacho), tra i due contendenti don Stefano Alberto (don Pino). Un affermato giurista newyorchese, una grande promessa dell’esegesi vetero-testamentaria, un figlio prediletto di don Giussani con studi giuridici nella patria dell’azionismo italiano (Torino) e teologici nella Germania post-conciliare. Tre lame di acciaio puro. Non sono mancate le stoccate, il duello è stato vero, il dibattito serrato, non si è trattato di «umanitarismo con tentazioni apparentemente pacificatorie», come avvertito da don Pino nella sua introduzione, ma dell’emergere di due esperienze di fede inconciliabili tra loro eppure unite, misteriosamente e visibilmente unite. (...) (segue a pagina 5)
PRIMO PIANO 2
25 agosto
«Sui passi di Shahbaz mio fratello martire» Era il ministro pakistano per le minoranze ed è stato assassinato lo scorso marzo. Ora Paul Bhatti ha deciso di succedergli. Anche a costo della vita «Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù» così recita il testamento spirituale del Ministro per le minoranze del Pakistan Shahbaz Bhatti, pubblicato dal «Corriere della sera», il giorno dopo la sua morte lo scorso 2 marzo. Si schiera sulla stessa linea il fratello di Shahbaz, Paul Jacob, consigliere del Primo Ministro del Pakistan sempre per le minoranze religiose. Oggi partecipa all’incontro, in sala A3 alle 19, dal titolo: «I cristiani in politica», che vede la presenza di Philip Blond, direttore di ResPublica, Joseph Daul, presidente del gruppo del Ppe al Parlamento europeo, Marcos Zerbini, deputato al Parlamento dello Stato di San Paolo. Presiede e introduce il dibattito Roberto Formigoni, presidente della regione Lombardia. Abbiamo incontrato nei padiglioni della Fiera Paul Bhatti. Perché ha deciso di intraprendere la strada politica dopo un’intera vita legata alla medicina? «Mi sono laureato in medicina all’Università di Padova. Non mi ero mai occupato di politica direttamente, ma è qualcosa che ho sempre vissuto da vicino. A partire da mio zio, mio padre e in ultimo da mio fratello. Shahbaz sospettava di andare incontro alla morte nella sua lotta per i diritti dei cristiani e di tutte le minoranze oppresse in Pakistan. Riceveva quotidianamente minacce. Il timore non lo ha mai fermato perché quello che lo muoveva era il servizio a Cristo, ai più deboli e ai cristiani della nostra terra. Aveva ottenuto un consen-
so internazionale: era riuscito a unire tutte le minoranze (indù, cattoliche, protestanti…) perché combatteva per una cosa sola. Non politica, ma umanitaria. Io ho sempre osservato il lavoro di mio fratello e dopo la sua morte mi si è presentata una grande scelta. Continuare il suo sacrificio, e quindi portare avanti la
Un cristiano a Islamabad Shahbaz Bhatti (nella foto) nasce a Lahore nel 1968 in una famiglia di missionari cristiani. Già a 23 anni iniziò la sua lotta, quando si propose una carta d’identità diversa tra cristiani e musulmani. Nel 1986 si oppone alla legge sulla blasfemia. Dal 2008 era il nuovo Ministro pakistano per la difesa delle minonoranze, unico cattolico nel governo. Lo scorso 2 marzo viene assassinato a Islamabad.
di ALESSANDRO BANFI Che cosa direbbe oggi Augusto Del Noce del neo–pelagianesimo imperante, per riprendere uno dei suoi ultimi cavalli di battaglia su «Il Sabato»? Vent’anni dopo la sua scomparsa, alcune delle sue lezioni sono attualissime. Prendete l’ultimo libro di colui che è considerato oggi un guru mondiale della filosofia politica, il filosofo sloveno Slavoj Zizek, colui che la rivista americana «New Republic» ha definito «il pensatore più pericoloso dell’Occidente», ha scritto nel suo affascinante «Vivere alla fine dei tempi»: «Il pensiero (post)politico contemporaneo è prigioniero dello spazio determinato da due poli: etica e giurisprudenza. Da un lato, la politica – sia nella sua versione liberal-tollerante che in quella “fondamentalista” – è concepita come la realizzazione di posizioni etiche (su diritti umani, aborto, libertà) che le preesistono; dall’altra (e in modo complementare) essa è formulata nella lingua della giurisprudenza (come trovare l’equilibrio appropriato tra i diritti degli individui e quelli delle comunità ecc.). È qui che il riferimento alla religione può giocare un ruolo positivo nel resuscitare la dimensione propria del politico, nel ri-politicizzare la politica: può dare la possibilità agli attori politici di uscire dall’attuale groviglio etico-legale». È il “groviglio” cui è giunta la politica glo-
lotta per la difesa delle minoranze cristiane e altre, ancora più intimorite dopo l’assassinio, oppure continuare la mia vita come se non fosse mai successo niente. Alla fine ho deciso di proseguire la marcia di mio fratello perché non fosse vana la sua vita». Non c’era nessun altro che potesse assumersi questo compito? Perché proprio a lei? «Sì. Non ero l’unico che poteva proseguire quel difficile incarico. Ci voleva un uomo neutro. Nella mia famiglia c’era qualcuno che sarebbe stato in grado. Ma io me la sentivo. Volevo sostenere quel sacrificio e poi io avevo ricevuto la stessa educazione di Shahbaz. Questo mi focalizzava sul suo muoversi, sulle sue scelte». Come ha vissuto questi mesi e come si è svolto il suo lavoro in questi mesi? «Sono stato a casa con il timore che possa riaccadere quanto è capitato a mio fratello. Ho una numerosa scorta, ma quando ho scelto questa strada ho messo in conto il rischio della vita. C’è stato bisogno di un controllo immediato per non gettare nel dimenticatoio tutti gli sforzi di Shahbaz. Per questo mi sono messo subito a lavorare su alcuni progetti. Ma mi sono accorto che servono appoggi che oggi non abbiamo. La posizione dell’Occidente non si è ancora capita bene. Per esempio sul caso di Asia Bibi, vittima della legge sulla blasfemia pakistana, la Francia e altri paesi europei si sono schierati a favore della sua liberazione. Quello che sfugge a
Paul Jacob Bhatti, fratello di Shahbaz
tutti loro è il fatto che, una volta liberata, ci saranno altre migliaia di Asia Bibi. Bisogna cambiare qualcosa alla base, ma non ci sono gli aiuti necessari. Il Pakistan è un Paese che brucia e neanche la morte di mio fratello è riuscita a cambiare tanto rispetto alle minoranze. Ho fatto una fondazione a nome di Shahbaz, a fondo non governativo, per raccogliere quegli aiuti necessari per portare avanti i suoi stessi obbiettivi e ripartire dall’educazione e dall’economia locale». È la sua prima volta al Meeting di
Consigli al politico cattolico La versione di Del Noce La lezione del grande filosofo torinese illumina l’attuale contesto politico segnato da un “groviglio” etico-giuridico stulatorio” si batte il filosofo piemontese, bale e che Del Noce già alla fine degli anni convinto com’è che possa diventare il magOttanta aveva in qualche modo profetizzato. gior “pericolo” dopo la fine del comunismo Filosoficamente, come dimostra il bel saggio (un’implosione peraltro da lui prevista con di Massimo Borghesi edito da Marietti 1820, lucidità già nel 1957) e con la conseguente che domani verrà presentato in Fiera (Eni possibile caduta di spinta utopica e reliCaffè Letterario D5), la radice di quegiosa. Il “groviglio etico- legale”, sto vicolo cieco della politica per restare all’immagine di Zicontemporanea, definita semzek, campeggia in uno scepre più, allo stesso tempo, nario di idee globalizzate e da scandali, regole e battain esso i cattolici hanno il glie “etiche”, sta in Imruolo prefissato di commanuel Kant. Per Del battere per i crocefissi Noce Kant realizza ciò nelle scuole o stracciarsi che lui chiama “ateismo le vesti per i diritti dei postulatorio”: nega Gesù gay. Del Noce l’aveva Cristo, ma conserva in previsto, recensendo ad modo astratto, appunto esempio «Il Padrone del postula, la morale, il famondo» di Benson. «Ogmoso “imperativo categogi che il marxismo è in rico”. In certo senso è Augusto Del Noce. un declino irreversibile» Kant il primo dei neo pelascrivea su «Il Sabato» nel 1987, «sino al pungiani della modernità che finisce per influento che si rischia di essere ingiusti rispetto alzare in modo decisivo proprio il pensiero e la la sua reale potenza filosofica, e che la rivopolitica “cattolici”. luzione sessuale e la combinazione marxContro il dilagare di questo “ateismo po-
Rimini? Quali sono le sue aspettative? «Sì, non ero mai venuto prima. Ne avevo sentito parlare, anche quando studiavo a Padova, ma non avevo mai partecipato prima. Sono contento di esporre la causa difficile del mio Paese e raccontare come va aiutato. Vorrei evidenziare le differenze tra ciò che si sente dire dai media e ciò che realmente accade, perché la mia realtà è spesso accantonata o falsificata. Come insegna la commercializzazione del caso Bibi». Davide Ori
freudiana segnano il passo, la lotta contro il cattolicesimo avviene proprio sotto il segno dell’umanitarismo». Lui, Del Noce, coerentemente, per ricordare un fatto della sua biografia, si oppose persino alla raccolta di firme sul referendum per il divorzio, rompendo con Gabrio Lombardi, già prefigurando i rischi negativi della sconfitta del 1974. Che furono disastrosi e segnarono la vittoria di quella “società opulenta”, denunciata da Pasolini, ritratto di una inedita Italia, dopo Cristo ma senza Cristo, per dirla con Peguy. Per Borghesi l’attualità di Del Noce sta proprio nell’aver proposto una dimensione politica non clericale, dove il metodo della persuasione, della non violenza, del dialogo (per comprendere le ragioni dell’avversario) è il cuore di un atteggiamento. Il cattolico, nella storia e nella politica, non ha da imporre un modello, da restaurare una società perduta, che sia quella contadina o quella medievale, ma vuole solo legittimare un’opzione, lasciare aperta la possibilità di una costruzione dal basso. Per tutto questo è Alcide De Gasperi il suo riferimento storico fondamentale. Colui che incarna il principio della democrazia, della libertà, della laicità della politica, della pace (quanto dobbiamo allo statista trentino se l’Europa è in pace dal 1948!) in una geniale prosecuzione della presenza cattolica del nostro Paese.
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25 agosto
Se Rimini non va a Cafarnao... Dalla riva del lago di Tiberiade alla riviera romagnola: l’incontro che cambia la storia raccontato da padre Pizzaballa «Abbiamo tutti ricevuto la fede, anche se ormai sempre meno dalla famiglia, dalla storia. Perché ci siamo allontanati, perché tutti dobbiamo fare questo passaggio dell’esperienza. Questo è un background fondamentale, ma poi tutti dobbiamo fare un salto da quello che abbiamo ricevuto all’esperienza personale. Questo è fondamentale, soprattutto nel mondo di oggi». Studiare i testi, conoscere le Scritture, dominare il linguaggio teologico certo è un primo passo nella conoscenza di Gesù. Eppure, racconta Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa, tutto questo sarebbe destinato a rimanere sterile e ultimamente a scomparire se non diventasse per ciascuno un’esperienza personale. E il Custode di Terra Santa tratteggia quelle circostanze concrete in cui avvenne per lui una «sorta di rifondazione della vocazione». Dopo anni trascorsi al riparo del suo sapere e della sua teologia, viene inviato a studiare all’università ebraica di Gerusalemme, unico cristiano di tutto il dipartimento: il suo primo contatto con una realtà estranea. Nei dialoghi di fede con i compagni di studio si accorge presto di non riuscire a trasmettere nulla, perché le sue parole venivano fraintese. «Capii allora che più la mia riflessione su Cristo, a loro interessava la mia esperienza di Cristo. Capii che la testimonianza diventa vera e vissuta quando si fa uno sforzo concreto per comunicarla». E il dovere della testimonianza, la necessità di raccontare loro un’esperienza vissuta trasforma radicalmente il suo rapporto con Gesù: «Da allora non sono cambiate le cose da fare, ma il mio modo di rapportarmi. Quegli incontri mi hanno provocato a prendere in maniera del tutto nuova, una decisione personale in relazione a Gesù». Proprio dentro a quelle relazioni così difficili, così ferite che costituivano la sua realtà in Terra Santa «trovi la quotidiana provocazione al rapporto con Cristo e tutto allora diventa concreto, difficile, eppure necessario: perdono, gratuità, libertà, carità, moderazione, pazienza, accoglienza… diventano una necessità. Negarti a quegli atteggiamenti, sarebbe negarsi a Lui. La nostra fede si basa su qualcosa di reale, di storico, di avvenuto, di concreto. C’è la storia della salvezza, c’è la geografia della salvezza. Quindi, la terra, il luogo e la storia ci dicono quello di cui si è scritto nei Vangeli lì è realmente avvenuto. Se non ci fosse quel luogo nella storia noi saremmo legati solo ad un’idea, invece non è solo un’idea, è un’esperienza». Un’esperienza personale: d’altra parte, ricorda Giancarlo Cesana, presidente della fondazione PoliclinicoMangiagalli di Milano, Gesù ha travolto la vita degli apostoli non con discorsi o spiegazioni, ma «perché non avevano mai sentito cose così, che mettevano insieme i problemi così, che realizzavano quello che loro desideravano per la loro vita». Per il Custode di Terra Santa, Cafarnao dice due cose alla sua fede. Innanzitutto, «che la vita reale dell’uo-
Ettore Soranzo, uno dei curatori, sovrastato dallo sguardo di Gi0vanni e Pietro mentre presenta la mostra «Con gli occhi degli apostoli».
Si replica «Job» in D2
Dopo il successo di ieri, oggi la replica nel Teatro D2 sempre alle ore 19.45 con ingresso a pagamento dello spettacolo scritto dal filosofo Fabrice Hadjadj di «Job - o la tortura da parte degli amici» con regia e interpretazione di Andrea Maria Carabelli. Inoltre con Roberto Trifirò e la cantante lirica Dina Perekodko. La storia di Giobbe è affine al tema del Meeting perché è percorsa dalla certezza che il dolore non ha l’ultima parola sul mondo. La nuova pièce del filosofo francese amico del Meeting ha come trampolino di lancio la rassegna riminese. A gennaio sarà al teatro Parenti a Milano. mo resta la vera Terra Santa dell’incontro con Dio». Un incontro che avviene non in un mitico iperuranio, ma nella realtà semplice, quelle quattro pietre di Cafarnao e le sponde della riva di un lago. «La salvezza concreta – dice Pizzaballa – di un Dio che arriva ad abitare esattamente lo spazio del tuo quotidiano, per cui questo quotidiano, così com’è, diventa la via del tuo incontro con Lui. Non bisogna inventarsi nulla». Solo una fede così, un «dimorare dentro la vita insieme al
Signore, uno sguardo attento e curioso per riconoscere il suo passaggio nella storia» trasforma davvero l’esistenza tutta – altrimenti la realtà rimarrà inevitabilmente una minaccia da cui difendersi. «Con gli occhi degli apostoli»: questo titolo ci è particolarmente caro, incalza Cesana, perché i Vangeli non sono «qualcosa che loro hanno immaginato, non è qualcosa che hanno letto, non è un discorso che hanno sentito: è qualcosa che hanno visto, cioè un fatto preciso, storico». E mentre la cultura moder-
na rifiuta più di ogni altra cosa che Dio si sia incarnato e tratta i miracoli alla stregua di leggende, la mostra è stata creata prendendo sul serio la testimonianza dei vangeli e il loro valore storico, basandosi sui risultati della ricerca archeologica ed esegetica. D’altra parte, argomenta José Miguel Garcia, professore di Esegesi del Nuovo Testamento presso la facoltà di Teologia San Damaso di Madrid, «come si può pensare ragionevolmente che i primi discepoli potes-
sero suscitare l’adesione a un uomo morto con delle invenzioni?». Proprio su questa follia della croce si regge la dimostrazione della storicità dei Vangeli. «Se loro hanno cominciato a indicare Gesù crocefisso come Dio, qualcosa di straordinario è accaduto per forza davanti ai loro occhi. Come ebrei c’era una resistenza ad accettare che un uomo potesse essere identificato con la divinità. Ma per loro come per noi la fede nasce dallo sguardo». Martina Saltamacchia
Anche Carrón alla mostra degli apostoli «Qui c’è tutto quello che voglio dire» Il presidente della Fraternità colpito da una frase: «Ecco, la realtà si fa chiara nell’esperienza» Si è fermato per venti secondi davanti a quel pannello. «La fede è il riconoscimento stupefatto, grato, intimidito e nello stesso tempo esaltante, di una presenza; perché Dio è venuto ed è fra noi. È la cosa bella e pre-sente il contenuto della fede e io non so nient’altro che questo (don Luigi Giussani)». Don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, ieri è arrivato al Meeting e ha visitato nella mattina la mostra «Con gli occhi degli apostoli». Di fronte a quelle righe, ha esclamato: «Ecco, la realtà si fa chiara nell’esperienza: questa è la frase che ripeto di più e non mi stancherò mai di ripetere. Perché solo questo ci salva: soltanto una cosa che ci attira così tanto ci consente di essere noi stessi». Dopo la visita alla mostra, Carrón è stato raggiunto dalle telecamere del Tg Meeting: «Ho scoperto prima di tutto un popolo gioioso, interessato sempre di più alle cose vere, alle cose essenziali, che si gioca la partita della vita sempre più intensa-
mente. E in un momento come quello che stiamo prio questa mostra, che fin dall’allestimento vuole vivendo, dove tanti sono confusi, è una speranza aiutare il visitatore a fare il percorso di verifica delper noi che lo vediamo e per tutti, perché quela fede nell’esperienza. Ettore Soranzo, che lasta grazia ci è stata data per tutti. Una vora alla Custodia di Terra Santa, dice: delle cose più belle di questo Mee«Siccome non potevamo portare tutta ting è come i volontari partecipaquesta gente a Cafarnao, abbiamo no, non soltanto a fare i lavori portato Cafarnao qui». Tutto conche vengono chiesti loro, ma corre ad aiutare ciascuno in quenel capire la portata del contesta immedesimazione. Le luci nuto del Meeting. Questo è cambiano a segnalare lo stacco un fattore di novità ed è fonche l’incontro di Gesù con Giodamentale perché fa la diffevanni e Andrea porta. Gesù si renza con una vacanza, pertrasferisce nella piccola Cafarché il Meeting è parte del pernao, e un calore avvolge ogni corso della fede. Così come cosa: il suo arrivo stravolge raabbiamo vissuto le elezioni dicalmente la cittadina. Le case Don Julián Carrón come parte della verifica delsono le stesse, esattamente le la fede, il Meeting è una parte di questa verifica stesse, ma tutto cambia, come cambia radicalmente perché per noi tutto è legato a una stessa origine, la nostra vita nell’incontro con Lui. che è la fede». Non a caso Carrón ha visitato proM.S.
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25 agosto Festa a sorpresa per Joseph Weiler, che ieri compiva 60 anni. A sinistra con l’altro relatore dell’incontro, Ignacio Carbajosa Pérez, mentre brinda e mangia un pezzo di torta. A destra, con il regalo del Meeting di Rimini.
Un «ebreo testardo» per fratello maggiore Il serrato confronto teologico-ecumenico fra Joseph Weiler e Ignacio Carbajosa finisce con un abbraccio al musulmano Farouq: «Il vostro dono più grande» segue dalla prima pagina (...) I settecentocinquanta occupanti la Sala Neri hanno partecipato a un vero incontro ecumenico. Un incontro ecumenico, se non è una rappresentazione diplomatica, permette a ognuno di incontrare l’altro essendo fino in fondo se stesso, non si fanno cortesie per gli ospiti, si ama la differenza, e la si fa emergere per conoscerla, e abbracciarla. La prima schermaglia è stata sulla sala. Don Pino ha fatto notare il diverso assetto (tavolo degli oratori, schermo gigante, ampiezza della sala) rispetto agli incontri degli anni precedenti con il professor Weiler, che avevano, anche logisticamente una forma più seminariale; ne ha spiegato il motivo: «Ci sta più gente». «Non è detto che sia sempre un bene» gli ha obiettato ironicamente e con una strizzata d’occhio il professor Weiler. Una battuta, ma nella quale c’era già tutta la speculazione teologica sull’elezione di un «piccolo popolo», che in seguito Weiler ha sviluppato. Carbajosa ha iniziato il suo percorso da un passo di Deuteronomio 18 con due ammonimenti divini a Israele per indicare i punti in comune con la religiosità naturale, ma anche la radicale differenza da essa della devozione del popolo di Javhé. «Come si può chiedere a un popolo di non tentare di entrare nel mistero con auguri e indovini». Come gli si può chiedere di rinunciare alla dinamica umana e razionale che è stata anche storica? La risposta è un altro passaggio di Deuteronomio: «Il Signore Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli un profeta pari a me; a lui darete ascolto». Di qui in poi, in modo affascinante («e commovente» ha commentato Weiler) Carbajosa ha parlato di questo
«profeta» pari a Mosè, cui dare ascolto e obbedire, della coscienza del popolo di Israele che nella sua storia millenaria «non è più sorto un profeta come Mosè», della sua natura di sposo che «mi baci con i baci della sua bocca», della speranza che questo profeta fosse il Battista, e dell’annuncio di una voce «carica di tenerezza verso la millenaria attesa dell’umanità» di cui Israele è ancora oggi e testimone, una voce che dalla nube diceva: «Questi è il mio figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». Per come ha pronunciato «ascoltatelo», il teologo spagnolo poteva non ricordare il «gli darete ascolto» del Deuteronomio. L’ha fatto per confortare chi aveva già capito. E per te-
stimoniare come in quell’ascolto sia la fedeltà al Dio dell’alleanza. A questo punto la domanda di don Pino è stato tremenda: «C’è un problema, di cui ci parlerà il professor Weiler, il mistero di come il non riconoscimento di Cristo sia anch’esso obbedienza e fedeltà a Dio». «Noi ebrei siamo testardi – ha esordito Weiler – non voglio convincervi del fatto che abbiamo ragione, ma darvi ragioni che vi spieghino la nostra testardaggine». E in un serrato quanto divertente e divertito excursus ha spiegato i motivi del legalismo morale e rituale ebraico, di quanto gli piacerebbe poterlo trasgredire («Spero sempre in un rotolo di Qumran che dica che possiamo mangiare
tutte quelle prelibatezze che ci sono vietate»). Ha spiegato la vocazione di testimonianza del popolo di Israele con un esempio che non poteva non catturare l’uditorio: «È come i Memores Domini, un segno e un richiamo per tutti, ma non tutti possono diventare Memores, non ci sarebbe più il mondo». Ha testimoniato il suo dovere di obbedienza al Dio dell’alleanza («per noi è l’unica, lo sapete, no?») anche in quei rituali che non sembrano avere fondamento razionale se non la volontà di Dio («ma mi obbligano, come per voi l’Eucaristia e la presenza reale di Cristo su cui insiste don Giussani, a ricordarmi di Dio quando mi vesto, quando mangio, quando vado in bagno, e vi risparmio i partico-
Tettamanzi racconta la passione di san Carlo per la Chiesa Il cardinale oggi al Meeting per la presentazione della mostra sulla figura del Borromeo: una «casa costruita sulla roccia» A 400 anni dalla canonizzazione di san Carlo Borromeo, avvenuta nel 1610 a soli 25 anni dalla sua morte, arriva al Meeting una mostra che permette di incontrare la sua figura. La presentazione di «San Carlo Borromeo. La casa costruita sulla roccia» si terrà oggi alle 15 presso la sala C1 e vedrà anche la partecipazione del cardinale Dionigi Tettamanzi, autore della prefazione al catalogo. La mostra ripercorre la vita, i fatti e i cambiamenti che segnarono il periodo del ministero episcopale di san Carlo e ne indaga la personalità. Il Borromeo, infatti, si distinse come miglior portavoce della riforma tridentina, in un periodo storico segnato dagli scismi prima protestante e poi anglicano, testimoniando un desiderio continuo di rispondere ai bisogni che nascevano nel suo popolo. «La candela per bruciare deve consumarsi», è questa una delle frasi più affascinanti per i volontari che spiegano la mostra. È, dicono, il segno di una passione per la Chiesa che portò Carlo a dedicarsi senza tregua alla sua ricostruzione. L’intelligenza che il vescovo milanese mostrò nel riformare la sua diocesi ne cambiò radicalmente la fisionomia, conse-
gnandoci quelle che sono ancora oggi le caratteristiche della presenza religiosa nel territorio ambrosiano. La necessità di un luogo dove educare alla fede cattolica il clero, e non solo, lo portò a favorire la crescita di diversi carismi nascenti, come quello “rivale” di san Filippo Neri, e a istituire il primo seminario della storia. Dall’operato di Carlo nasce quindi una tradizione profonda che continua nel tempo, come dimostrano anche le reliquie presenti all’interno della mostra. E c’è un’ulteriore provocazione. Il Borromeo, infatti, non è solo una figura che ha segnato il passato della Chiesa. «I miei interessi sono gli interessi di Cristo» diceva san Carlo, rendendo esplicita l’origine di quell’acuta intelligenza che mostrava nel governo del suo popolo. «Il suo vescovato lo rese santo – racconta una delle guide – e qui, dai segni che permangono si può capire su cosa egli poggiava per poter fare tutto». Edificata sulla roccia della Chiesa la vita di san Carlo mostra un modo eroico di vivere il quotidiano e, come ha scritto anche Tettamanzi, da questo è nata la sua santità. Camilla Binasco
lari). Ha spiegato come il patto tra Dio e il suo popolo sia «immutabile e per sempre, almeno mille generazioni, a voler fare i calcoli siamo solo alla duecentesima». Ha citato un altro passo del Deuteronomio col quale Dio si vincola al suo patto mettendo in guardia Israele da un profeta che pur venisse da Lui con i segni che lo contraddistinguono, «sia messo a morte» E ha concluso con una frase che poteva gelare chi lo ascoltava e che invece è stata accolta nella sua drammaticità e misteriosità per la verità con la quale è stata pronunciata: «Per me un ebreo che si converte non fa una bella cosa». C’è un piano misterioso di Dio, di cui parla spesso Benedetto XVI, per cui Israele ha una sua funzione nell’economia della salvezza fino alla fine dei tempi, anche dopo l’incarnazione. Don Pino, con un accenno di rottura nella voce, ha parlato di «un dialogo fra fratelli diversi ma non distanti: abbiamo un solo Padre. Ci sarà un tempo in cui vedremo tutto, in cui tutto sarà chiaro, oggi di quel giorno abbiamo gustato un anticipo». Poi, a sorpresa, la festa per il sessantesimo compleanno del professor Weiler e il suo abbraccio «al popolo del don Giuss», «mi avete dato tanto sul piano spirituale, umano, sociale…», seguito da un abbraccio forte, intenso, tenero, virile con Wael Farouq, il musulmano egiziano che ha tradotto «Il senso religioso», e il miracolo nel miracolo: «Una delle cose più grandi che mi avete dato è stato Wael». Tutti lo chiamano ormai il Meeting di Cl (o di Rimini), ieri a chi ha assistito a quell’abbraccio ebreo-cristiano-musulmano è tornato in mente il marchio originale: Meeting per l’amicizia tra i popoli. Ubaldo Casotto
I VOLTI 6
25 agosto
Elkann: «Io qui per imparare» Il presidente Fiat conquista i giovani del Meeting, poi elogia Marchionne: «Grazie a lui sono diventato quel che sono adesso». E sul destino del Lingotto dice: «Noi continueremo a fare automobili. Ma l’Italia vuole ancora farne?» «Imparare». Una parola inaspettata, pronunciata con quell’accento così strano, difficilmente ripetibile, un po’ inglese, un po’ torinese con delle sfumature francesi, frutto degli anni vissuti a Londra per gli stage di lavoro e di quelli studenteschi tra la Francia e il Piemonte. John Elkann la ripete una decina di volte durante l’incontro «Quali certezze in un mondo incerto?». Un termine che, pronunciato dal numero uno di una delle aziende automobilistiche più importanti a livello mondiale, lascia stupiti. L’appuntamento con il presidente Fiat si è svolto a livello di dialogo nel quale il giovane rampollo della famiglia Agnelli ha risposto con semplicità e sincerità alle domande rivoltegli da Bernhard Scholz, presidente Compagnia delle Opere, e da uno studente di Economia all’università Bocconi di Milano, William Barcella. Elkann ha raccontato della sua esperienza formativa prima all’estero (la scuola in Francia, gli anni in Brasile e gli stage in Inghilterra e in Polonia) e poi in Italia (lo studio di ingegneria al Politecnico di Torino e l’ingresso in Fiat) sottolineando l’importanza di avere avuto l’occasione di poter imparare a lavorare da persone più grandi come l’amministratore delegato Fiat, Sergio Marchionne (presente in prima fila nel padiglione A3): «L’esperienza lavorativa più importante è quella che ho vissuto e sto vivendo, lavorando e imparando da Sergio Marchionne. Ci sentiamo, direttamente e indirettamente, più di una volta al giorno».
John Elkann riceve i complimenti di una ragazza al termine del suo incontro. Sopra il presidente Fiat con la maglietta del Meeting insieme ad alcuni studenti.
E proprio il rapporto con Marchionne è stato uno dei motivi per cui John ha accettato l’invito al Meeting. L’ad Fiat, infatti, tornato dalla rassegna riminese lo scorso anno aveva raccontato al suo presidente la bellezza che aveva visto in fiera. Da qui la decisione di venire a vedere di persona quello che gli era stato raccontato. Gli altri due motivi che hanno spinto Elkann ad essere presente sono stati innanzitutto l’incontro a Torino con la fondazione «La piazza dei Mestieri», la quale in alcune occasioni ha visto come ospiti sia Elkann sia dirigenti Fiat. Infine, la partecipazione attiva alle iniziative del «Banco alimentare» nel 2010.
Parlando del titolo del Meeting, Elkann ha affermato che «La prima certezza è l’incertezza», ma che le incertezze, «le tempeste della vita», possono essere attraversate, o meglio, devono: «Una delle lezioni che ho imparato di più è che è meglio fare le cose sbagliando, piuttosto che non fare niente». Il patron della Juventus ha descritto anche la situazione attuale dell’Italia e di Fiat: «Indubbiamente, girando molto all’estero, quello che si vede è che l’Italia è un paese amato. A questo punto, la cosa importante è chiedersi: “Che cosa l’Italia vuole?”, “Che cosa gli italiani vogliono?”. Fiat con Chrysler produce quattro milioni di auto-
mobili, l’Italia vuole ancora fare automobili?». In conclusione il nipote di Gianni Agnelli ha invitato i giovani a «cercare la verità e a non avere paura di dirla come il bambino all’imperatore nudo nella fiaba di Andersen “I vestiti nuovi dell’imperatore”» e «a lasciarsi guidare dalla vita». L’altro grande evento della visita di Elkann al Meeting è stato l’incontro con 40 giovani universitari provenienti da tutti gli atenei d’Italia che hanno avuto la possibilità di rivolgergli domande di qualsiasi tipo, da consigli per diventare imprenditori, al futuro dei giovani, fino a quello della Juventus. «L’appuntamento – racconta Davide, studente al terzo anno di Economia
in Bocconi – è stato voluto da lui, per noi è stata quasi una sorpresa». Il trentacinquenne è entrato fino in fondo nello spirito Meeting, presentandosi con la maglietta con il titolo della rassegna. «È sembrato un uomo molto sereno e libero – continua Davide – aveva sempre un sorriso spontaneo quando parlava di sé e della sua famiglia. Ci ha spiegato che “il futuro sarà quello che costruiremo noi” che dobbiamo ripartire dalla nostra volontà di costruire». Dopo un’ora e venti di quesiti, i suoi collaboratori hanno invitato a fare le ultime due domande, ma Elkann ha risposto: «Speriamo ce ne siano ancora molte di più!». Un uomo venuto al Meeting per dialogare: «Alla fine ci ha addirittura chiesto: “Ora ditemi cosa vi aspettate che io vi dica domani”, è stato bello perché così noi possiamo comunicare che cosa è Comunione e Liberazione». Marco Capizzi
Borsette targate Avsi con gli scarti Fiat In Brasile parte l’auto della solidarietà Progetto comune per la cooperativa Arvore da Vida a Betim: 14.000 persone coinvolte “Buone notizie” per il popolo femminile solito bisticciare con la propria automobile. Basta strozzarsi con la cintura di sicurezza tentando di fare una manovra impossibile. Con Avsi e Fiat potrete tranquillamente mettervela a tracolla, con tanto di borsetta fatta con gli interni dell’auto. Una rivincita alla moda. Scherzi a parte, a Betim, in Brasile, sorge una favela di circa 35.000 abitanti, proprio davanti a una fabbrica della Fiat. Nella favela la vita non è facile, soprattutto per le donne che spesso si ritrovano sole a provvedere alla famiglia. Grazie ad Avsi, tra i favelado e la fabbrica, ha piantato le radici un albero, che dal 2004 ha generato tanti frutti. È nato il progetto Arvore da Vida, che significa appunto albero della vita, che attraverso attività educative, sociali e di formazione al lavoro ha l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita di ciascuno. Tra queste attività c’è una cooperativa di donne che creano borse, sacche e oggetti vari utilizzando i materiali di scarto dell’industria automobilistica, come le cinture di sicurezza, gli interni dei sedili e i rivestimenti in pelle. «Fiat ha ab-
bracciato l’idea che lo sviluppo economico va di pari passo allo sviluppo sociale, spiega Ana Luiza Veloso, coordinatrice corporate social responsability di Fiat in Brasile. Quando la zona è stata industrializzata nelle persone si è creata una forte aspettativa di nuove opportunità, che a sua volta ha generato una crescita urbana accelerata senza uno sviluppo sociale equilibrato.» Emerge quindi un bisogno di cambiamento e Fiat, con l’aiuto dell’allora ambasciatore italiano Vincenzo Petrone, incontra la realtà di Avsi. Continua Ana: «Da quando è nato, il progetto Arvore da Vida ha coinvolto circa 14.000 persone, tra il sostegno scolastico, l’educazione al lavoro e attività di rafforzamento dei vincoli comunitari. Per me, oltre alla soddisfazione professionale, si è aperta la possibilità di condividere esperienze e iniziative per una crescita umana. Contribuire a creare nuove possibilità per gli altri mi fa intuire che questo cammino è giusto». In mezzo allo stand di Avsi nel padiglione C1, da una macchina da cucire nascono cover per il portatile e shopping bag. Autrici della magia sono al-
cune delle 27 donne che lavorano alla produzione della cooperativa, divisa in taglio e cucito, artigianato e stampa sui tessuti. Claudinéia, 40 anni, è la responsabile della sezione artigianato. Il suo volto gioioso cela un passato drammatico. Separata da 18 anni, ha cinque figli. Per mantenerli faceva la donna delle pulizie, cambiando posto ogni giorno. Poi il seme dell’albero della vita entra nella sua casa. Sua sorella lavorava già alla cooperativa e Claudinéia viene chiamata come rinforzo per tre giorni a causa di una produzione molto grande. Lavora bene e le chiedono di fermarsi. «Inizialmente lavoravo ancora tre giorni come donna delle pulizie e due giorni alla cooperativa perché avevo paura di non guadagnare abbastanza, ma così non facevo bene niente, spiega. Ho partecipato a un corso organizzato dalla cooperativa sul significato del lavoro insieme, su cosa significa farne parte, e così ho deciso di rischiare e lavorare tutti i giorni con loro. Ho realizzato sogni che pensavo di non potermi neanche permettere, avendo smesso di studiare giovane e avendo cinque
Lo stand di Avsi in Fiera.
figli non pensavo a niente di meglio per me. Ora ho la mia casa con i mobili e i miei figli hanno la possibilità di studiare». «L’invito a partecipare al Meeting è stato per me inaspettato e gratuito – spiega sorridente – mi piace il Meeting!». Insieme a lei ci sono altre donne che lavorano alla cooperativa, diventate ormai una famiglia allargata, «ci aiutiamo l’un l’altra nel lavoro e nella vita. Un’amica era arrivata completamente distrutta dalla depressione, piangeva sempre. Oggi, attraverso il valore del lavoro che ha imparato e i volti amici, ha cambiato il suo modo di vivere, vuole bene a se stessa e agli altri». Dopo i frutti, sbocciano i fiori. Benedetta Consonni
MONDO MEETING 7 25 agosto
Momenti della visita dei detenuti di Padova.
La certezza nella pena Wu, cinese, detenuto nel carcere Due palazzi di Padova, la notte di Pasqua ha fatto il pieno di sacramenti, ricevendo il battesimo col nome di Andrea e, nel medesimo tempo, sia la prima comunione, sia la cresima. Lui, mentre sta visitando al Meeting la mostra dal titolo «Con gli occhi degli apostoli», è la prova vivente, contemporanea, di una «presenza che travolge la vita», come dice il sottotitolo. Una presenza che, per lui, ha il volto dei volontari della cooperativa Giotto. Travolto da una presenza è anche Andreas, tedesco, ex detenuto a Bollate, che entrando in contatto con la cooperativa Incontro e presenza ha trovato una certezza. Prima di visitare la mostra ricorda che nell’anno che è passato «questa certezza è aumentata: è continuata attraverso persone, incontri, che mi hanno comunicato sempre di più la Presenza. È stato per me un crescere graduale. Già avevo chiaro che Dio esiste, ma in quest’anno ho cominciato a senti-
I detenuti di Padova tornano al Meeting per una giornata da visitatori Al via un’associazione che raccoglie chi si occupa del mondo carcerario re la Sua Presenza, nella preghiera, nella messa, nella scuola di comunità». Con loro altri dieci detenuti (Franco, Maurizio, Salvatore, Mariano, Claudio, Giovanni, Florin, Zhe Min, Francesco, Wellington) e un ex (Memmo), hanno fatto ieri una “gita” al Meeting durante la quale Nicola Boscoletto (Coooperativa Giotto) ed Emanuele Pedrolli (Incontro e presenza) hanno lanciato la proposta di un’associazione nazionale tra vari gruppi e persone che in Italia si occupano a diverso titolo del mondo carcerario. Un percorso che ha avuto come tappe decisive anche la mostra al Meeting sulla condizione carceraria e l’impegno, l’anno scorso, di un gruppo di detenuti come volontari nella kermesse riminese.
Coi loro amici, i detenuti hanno visitato anche la mostra sui 150 anni di sussidiarietà illustrata da Giorgio Vittadini (che fa il volontario in carcere) e quella sul Santa Maria della scala a Siena, presentata da Mariella Carlotti (che ha mandato un bacio, mentre parlava, a Franco, forse il detenuto di Padova più noto e amato dal popolo del Meeting). Il gruppo padovano (una cinquantina di persone tra cui volontari, agenti di polizia penitenziaria e il presidente del Tribunale di sorveglianza, Giovanni Maria Pavarin) insieme con una ventina di altri provenienti da Pescara con il magistrato di sorveglianza Maria Rosaria Parruti, hanno poi assistito all’incontro di presentazione di «Con gli occhi degli apostoli» con Josè Miguel Garcia. Un tour de force (una “toccata e
fuga” con ritorno) al Meeting nel quale c’è stato anche spazio, durante il pranzo, per un affettuoso incontro tra Franco e Rose e gli amici ugandesi che avevano catalizzato l’anno scorso l’attenzione del Meeting. Rose va sovente al Due palazzi a far visita a Franco e agli altri quando viene in Italia. La giornata a Rimini è coincisa con l’annuale incontro della rete di gruppi di volontari che operano nelle carceri italiane. L’esempio più concreto che il tema della dignità delle persone nei luoghi di pena, sollevato dal presidente della Repubblica nel suo intervento di domenica scorsa, è da tempo al centro del Meeting. Per l’esattezza, dal 2006. Boscoletto, che ha criticato la stretta sui permessi prevista dal lungo processo («Speriamo non passi»,
E l’incertezza nel sistema Il vicepresidente del Csm Vietti chiede «misure strutturali per uscire dalla situazione d’emergenza degli istituti» «Le carceri scoppiano, per potere uscire dalla situazione di emergenza sono necessarie misure strutturali alternative per tutto il sistema giudiziario italiano». Così Michele Vietti, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, nel giorno della visita in fiera dei carcerati della cooperativa Giotto. Ospite del Meeting come relatore dell’incontro «Lo stato della giustizia», Vietti non ha evitato i nodi centrali del dibattito sulla giustizia. Domenica era stato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a definire «ripugnante alla luce del diritto e della Costituzione la situazione carceraria italiana». E Vietti riapre il capitolo. Il vicepresidente del Csm ha bene in mente la situazione degli istituti di pena: la capienza massima è di 45.000 detenuti, ma in Italia, ad oggi, ci sono oltre 66.000 detenuti. A monte del problema del sovraffollamento, secondo Vietti, c’è il malfunzionamento del sistema penale: «La custodia cautelare a
volte è necessaria, ma come ha detto la Corte Costituzionale deve essere l’extrema ratio». Per quanto riguarda le misure di detenzione alternative occorre invece modificare il presupposto legislativo: «Ora il magistrato di sorveglianza si trova a fare da parafulmine in caso di incidente in seguito alla scarcerazione». Infine è necessario avviare un processo di depenalizzazione, perché «in un sistema come il nostro, dove vige l’obbligatorietà dell’azione penale non è possibile che continuino ad aumentare le figure di reato: in questo modo non si risolvono le situazioni di criticità socioeconomica, ma si rende più complesso l’apparato. Avendo una portata limitata, l’organismo s’intasa rendendo più facile la prescrizione. Ciò significa che la pena ed il diritto sono meno certi». Le ricadute di questa incertezza sono molte, soprattutto in una situazione di crisi economica come quella che stiamo attraversando, perché «la giustizia è uno snodo del sistema eco-
ha detto) ha sottolineato la natura profonda delle ormai numerose presenze di volontari nelle carceri che si ritrovano ogni anno al Meeting: «L’esperienza per sé e per i detenuti di una speranza nel presente, che va al di là della realizzazione o meno delle riforme». L’associazione nazionale lanciata al Meeting, ha come nome provvisorio Liberi dentro. Un’associazione che, si legge nella bozza che sarà discussa nei prossimi mesi dai diversi gruppi, «riconosce che chi ha subito violenza o ne è autore porta con sé il dolore delle conseguenze per tutta la vita. Perciò vittime e autori dei reati, detenuti e operatori del mondo carcerario sono legati da un’esperienza comune: il bisogno di risposta al proprio dolore, subito o causato, e, in ultima analisi, la necessità di un significato alla propria vita senza del quale confusione, odio e violenza avrebbero l’ultima parola su di sé e su tutto ciò che ci circonda». Adriano Moraglio
«La custodia cautelare certe volte può essere necessaria ma, come ha detto la Corte Costituzionale, deve essere l’extrema ratio»
Per Alfano tour con Formigoni Una visita lampo quella del segretario del Pdl Angelino Alfano che, nonostante non avesse incontri in programma (inizialmente doveva partecipare ma in qualità di ministro della Giustizia) non ha voluto rinunciare al Meeting di Rimini. Il segretario è arrivato poco dopo le 11 e, dopo un incontro con i giornalisti, si è lanciato in un tour dei padiglioni. Accompagnato dal presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, Alfano ha visitato la mostra sulla Sagrada Familia, poi quella allestita nello stand della CdO (Ante Gradus), infine l’esposizione sui 150 anni dell’Unità d’Italia.
nomico, è elemento di competitività di un paese. Dove funziona attira capitali, mentre l’imprevedibilità non permette di dare risposta agli investitori ed ai cittadini». Per Vietti questo è il momento propizio per risolvere alcuni problemi strutturali che affliggono il nostro Paese: «Sta passando un treno in corsa, la manovra finanziaria, ma per essere completa occorre attaccare il vagone della giustizia, con alcuni provvedimenti urgenti. Come la riforma della distribuzione geografica dei tribunali, che è ancora quello degli stati preunitari. Bisogna eliminare quelli non in capoluoghi di provincia e con meno di quindici magistrati. Nella situazione attuale è facile incorrere in problemi d’incompatibilità ed allo stesso tempo manca la specializzazione per dare certezza del diritto in una società che pone problemi sempre più specifici. Si tratta quindi di creare un’economia di scala per i tribunali italiani». Pietro Bongiolatti
I VOLTI 8
25 agosto
Spirito capitalistico ed etica cattolica Oggi la smentita vivente a Max Weber: la figlia del grande genetista Jerome Lejeune (nove figli) è presidente di General Electric Francia
Un genio per padre Una vita per la vita. Quella di Jerome Lejeune, che nel 1958 scoprì l’anomalia genetica che causa la trisomia 21, meglio nota come sindrome di Down, è così. La sua esperienza umana e di medico è raccontata dalla figlia Clara, oggi ospite del Meeting, nel libro «La vita è una sfida». Il testo scandisce i passi in avanti compiuti nella ricerca, la stima dei colleghi e di Papa Giovanni Paolo II (che si inginocchiò davanti alla sua tomba), l’affetto dei pazienti, ma anche le molteplici asperità incontrate lungo il cammino. Nel 1994 diventa membro dell’Accademia Pontificia delle Scienze. Dal 2007 è aperta la causa di beatificazione. È stato due volte ospite al Meeting: la prima volta nell’85, la seconda nel ‘90.
Il talento è genetico. Anche se forse non sarebbe contenta di sentirselo dire Clara Gaymard, presidente e CEO di General Electric France, nonché figlia del famoso genetista Jerome Lejeune, lo scopritore della causa della sindrome di Down. Il peso di un padre importante non sembra schiacciarla, ma piuttosto lanciarla da protagonista. «Mio padre mi ha insegnato l’importanza dell’atteggiamento nei confronti della vita. Essendo lui uno scienziato, un genetista, sapeva che la vita comincia dal concepimento. Ed essendo un umanista, pensava che ogni vita valga la pena di essere vissuta. Non si è mai preoccupato di sapere se avrebbe vinto o perso. Ha rispettato i suoi impegni davanti a Dio e in seguito anche davanti agli uomini» racconta la Gaymard. Lejeune si è apertamente schierato contro l’aborto, posizione che gli è probabilmente costata il Nobel per la medicina, come lui stesso ha dichiarato. Nominato presidente della Pontificia Accademia per la Vita, il grande genetista si spegne la mattina di Pasqua del 1994. E a un certo punto la sua storia di umanità
straordinaria si incrocia con l’umanità bisognosa di Ombretta, biologa che vive e lavora a Washington. A seguito di una crisi personale, come lei stessa ha raccontato in un articolo per Tracce, Ombretta non riesce più ad affrontare la propria vita e il lavoro. Casualmente su internet scopre che il professor Lejeune, da lei stimato durante gli anni di studio a Parigi, è sulla via della beatificazione. E così inzia a pregare. E la vita inizia a cambiare. E la creatività si mette in moto. Ombretta propone una mostra alla Fondazione Lejeune per il New York encounter, annuale festival culturale. Da qui la conoscenza con tutta la famiglia del genetista, inclusa Clara Gaymard. Oltre ad essere ai vertici di una multinazionale, è mamma di nove figli e si occupa del sostegno alla ricerca per superare la disabilità genetica. Una mamma che lavora, a cui non sono mancate le difficoltà. «Ci sono persone che vogliono il tuo bene e che ti dicono, con fare quasi compassionevole, “ma mia piccola Clara, non ti rendi conto della mole di lavoro, i figli … tutto ciò non sarebbe ragionevole”.
Giuseppe Mosconi
VALCONCA
CENTO ANNI CON LA BANCA POPOLARE anni 1911 - 2011
Clara, figlia di Jerome Lejeune (scomparso nel ‘94) è moglie dell’ex ministro dell’Economia francese Henry Gaymard.
Ci sono persone invece che ti giudicano e diffondono l’idea che tu sia una cattiva madre e un’ambiziosa. Quante volte ho sentito dire, “Clara vuol tutto”, mentre io volevo semplicemente fare bene il mio lavoro e non ho mai avuto ambizioni di carriera, consapevole che la famiglia è stata sempre la prima delle mie prio-
rità». Oggi al Meeting la Gaymard sarà protagonista del ciclo di incontri «Esperienze alla prova». Una donna cattolica, figlia di un uomo sulla via della beatificazione, madre e moglie, manager all’apice dell’economia europea. Su che certezza si fonda questa vita? Benedetta Consonni
I VOLTI 9
25 agosto
«Sono ateo, non sono cieco» Il neuropsichiatra Dan sa usare gli occhi: «Qualcuno provi a dire che la vita di Giulia non è degna di essere vissuta» Bernard Dan, primario di neuropsichiatria all’ospedale Regina Fabiola di Bruxelles, è onestamente estraneo a quella che Mariangela chiama “grazia”. Il dottore che ha preso in cura la piccola Giulia è un ateo non militante che pure per la militanza ha un sacro rispetto. Il fatto che ieri i genitori di Giulia hanno raccontato commossi – assieme a Fabio Cavallari, cantore dell’eroismo quotidiano di chi sceglie la vita – è che qualcuno aveva consigliato di spegnere la vita di quella bambina prima che una brutta patologia potesse compromettere ogni ipotesi di felicità. Il salto logico di chi programma l’aborto come scappatoia dall’imprevisto è colmato da due «occhi di cielo», quelli di Giulia, che a otto anni vive felice con la sua famiglia a Bruxelles. Certo: non vive come una bambina «normale», «ma cosa significa normale?», si chiede Dan. «Significa che le performance di Giulia non corrispondono a quelle che statisticamente chiamiamo normali: non parla e non cammina, ad esempio, ma capisce due lingue, si muove, mangia, piange quando è triste, ride quando è contenta. E poi ha una memoria incredibile per i volti. Ditemi se questa non è una vita umana». E i volti che sono passati dalla casa dei Ribera D’Alcalá sono dav-
La famiglia D’Alcalá assieme al neuropsichiatra Bernard Dan (a destra).
vero tanti. «Siamo arrivati fino a trenta volontari che fanno turni di un’ora per stare con Giulia», dice Mariangela. Il recupero delle facoltà non è una faccenda semplice: ci sono voluti innumerevoli discese da uno scivolo per imparare a strisciare, poi a gattonare; la strada è lunga e i genitori di Giulia lo sanno meglio di chiunque altro, ma la stessa esistenza di quello scricciolo che ama e desidera testimonia una certezza. È quel-
la che i genitori chiamano grazia (Riccardo, il padre, cita Mounier: «Siamo stati visitati da una cosa molto grande»), parola estranea al vocabolario di Dan. Ciò che il dottore però sa è come usare gli occhi e le parole: «La nozione di aborto terapeutico è grottesca, dovrebbe essere bandita dal linguaggio. Si tratta di una truffa, perché quando si interrompe una vita non si può dire in nessun modo che
sia una terapia», dice Dan. «Quello su cui bisogna riflettere – continua – è l’idea delle “strade alternative”: chi ha detto che la qualità della vita dipende dalle capacità di fare quello che corrisponde alla nostra idea di normali? Attraverso la lente della “normalità”, con la quale noi tendiamo a guardare tutte le cose, non si riesce a vedere l’intero spettro dell’umanità. Giulia è una bambina fantastica e nessuno può dire che le sia
impedito di essere felice». Mariangela e Riccardo hanno sottolineato l’importanza di avere qualcuno che li accompagna, quella che Cavallari chiama «la rete protettiva». Una trama di rapporti che introduce calore umano – Dan ripete questa espressione in continuazione – e aiuta a sostenere il peso delle difficoltà che qualunque vita si porta dietro. Ma quanto il contesto incide sulla cura? «Tantissimo – dice Dan – e direi che tutto si gioca nello sguardo. Se una persona con un handicap si sente guardata come un mostro, un essere anormale da nascondere, tenderà a essere infelice e a rispondere più lentamente alle cure. Ma questo vale anche per una persona sana. È un’esperienza comune, no?». Quello che Dan rivendica è di essere uno scienziato comune: «Non sono un’eccezione, ce ne sono tanti come me». E perché quelli che fanno la voce grossa sui giornali e nei salotti non hanno questa stessa lucidità? «Forse perché non ci sono tanti contesti come quello del Meeting in cui possono esprimersi. Purtroppo». Nicola Tiepolo
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I VOLTI 11
25 agosto
Arriva Sarah, il cardinale dei volontari
Viaggio TV in Vaticano Per l’ultima proiezione del ciclo “Storie dal mondo”, questa sera alle 19 in Sala Neri, un eccezionale viaggio dentro il Vaticano, ricco di immagini e di testimonianze inedite, e tra tutte alcune sequenze girate nell’appartamento di Benedetto XVI, mentre il Papa lavora alla scrivania o guarda il notiziario televisivo. Il documentario, frutto di un lungo lavoro di preparazione e riprese, è stato realizzato da una equipe di History Channel e potrà essere visto dal pubblico del Meeting in anteprima nazionale, grazie alla partnership con Sky.
Domani l’incontro di Avsi con il porporato della Guinea presidente di «Cor Unum» Nel momento di crisi economica mondiale che stiamo vivendo ha senso parlare ancora di volontariato? Mentre tante famiglie hanno problemi concreti e pressanti, come non cadere nella tentazione dell’egoismo e del ripiegamento su se stessi? Che cosa può spingere, specie in un frangente simile, a interessarsi ancora all’altro? E perché vale la pena farlo? È su questi temi che si svolgerà il dibattito nell’incontro su «Volontariato e sviluppo internazionale», previsto al Meeting per domani (sala A3 alle 15). Parteciperanno, moderati da Roberto Fontolan, Alberto Piatti, segretario generale della fondazione Avsi, e il cardinal Robert Sarah, uno degli ospiti più importanti dell’edizione di quest’anno. Sarah, per cui molti preconizzano un grande futuro nella
Robert Sarah, 66 anni, è stato creato cardinale da Joseph Ratzinger nel 2010. È originario della Guinea.
Chiesa, è uno dei più importanti sacerdoti in Africa: dal 2010 Ratzinger lo ha scelto come presidente del pontificio consiglio «Cor Unum», un istituto voluto da Papa Paolo VI nel 1971 per la gestione di fondi e di offerte spontanee. In pratica, è il “ministero” che in Vaticano si adopera per la carità nel mondo, promuove iniziative umanitarie e favorisce la nascita di istituzioni cattoliche. Anche a fronte della sua esperienza nelle vicende e nei bisogni interni al conti-
nente africano, Benedetto XVI ha affidato a Sarah questo delicatissimo mandato, carico di conseguenze a livello internazionali. Al Quotidiano Meeting Piatti spiega la genesi dell’incontro di domani: «Portare aiuto all’uomo e ai popoli senza portare un significato pieno rischia di svuotare della sua dignità la persona che riceve assistenza». È in fondo questo il punto attorno a cui si gioca ogni attività di volontariato. Il cardinal Sarah,
venuto a conoscenza delle opere di carità generate dal carisma di don Giussani, ha accettato l’invito del Meeting di Rimini. Durante la visita incontrerà i protagonisti di queste opere e illustrerà le ragioni che sostengono il volontariato cristiano. Né mancherà di sottolineare la sua urgenza anche pratica, a cominciare dall’emergenza che oggi vede più impegnato il «Cor Unum»: la drammatica carestia che ha colpito il Corno d’Africa. «In occasione dell’anno inter-
nazionale sul volontariato – ha poi spiegato Piatti – è sorto il desiderio di un incontro che possa approfondire questo tema. Portare il bene, se non si radica in un significato, diventa fine a se stesso. C’è un particolare tipo di volontariato – conclude Piatti – che può diventare presenza cristiana significativa. Ciò accade quando l’assistenza incomincia con l’attenzione al valore della persona e alle domande che muovono il suo cuore». Emanuele Ranzani
CULTURA 12
È possibile raggiungere una certezza in campo scientifico? Con quale metodo, e su quali temi? E perché ne parliamo al Meeting? Marco Bersanelli dell’Università Statale di Milano l’ha chiesto a John Polkinghorne, fellow della Royal Society e del Queens’ College di Cambridge. Polkinghorne è uno dei più grandi testimoni della ricerca scientifica, un sacerdote della Chiesa anglicana e uno dei massimi studiosi del rapporto scienza-fede. Nel suo intervento ha descritto l’equilibrio delicato della scienza fra fiducia e domanda: equilibrio teso fra lo scetticismo assoluto e implacabile (che porterebbe alla paralisi intellettuale) e la riluttanza a ripensare alle cose (che avrebbe gli stessi effetti). Ha spiegato come l’essenza della razionalità consista nell’adeguare il pensiero a ciò che la realtà mostra, cercando di evitare la tirannia del buonsenso. La Meccanica Quantistica (che si occupa del comportamento della materia a livello atomico e subatomico) è l’esempio più evidente di un incontro con una realtà imprevedibile non basata sulla logica aristotelica. Ciò che conta non è se tale realtà sia ragionevole, come se sapessimo con certezza la forma che la razionalità deve prendere, quanto piuttosto cosa fa pensare che tale aspetto della realtà sia così: l’apertura verso l’inatteso è un ingrediente essenziale della ricerca della verità. Raggiunto dal Quotidiano del Meeting, Polkinghorne risponde ad alcune domande.
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Prete e scienziato «E siamo buoni amici» Il grande fisico e sacerdote John Polkinghorne: «È assurdo contrapporre fede e scienza. Per questo mi piace il Meeting»
Cosa l’ha colpita in queste prime ore al Meeting? «Sono rimasto molto colpito dalle tante persone, dai numerosi volontari, dall’atmosfera generale di gioia e dalla ricerca delle questioni importanti. Per me è un’esperienza unica, perché ambienti analoghi li avevo già visitati, ma mai di queste dimensioni». È fondamentale essere scienziati
John Polkinghorne, 81 anni, firma un autografo dopo l’incontro di ieri.
per credere in Dio? In altri termini, può l’uomo comune credere ragionevolmente in Dio? «Penso ci siano molte strade che portano a Dio. A me, scienziato, l’ordine del mondo suggerisce una mente divina. Ma tutti possiamo incontrare Dio
nell’incontro con Cristo, nel Vangelo e nella Chiesa». Lei ha detto che non vuole essere sacerdote alla domenica e fisico al lunedì: «Voglio essere entrambi tutti i giorni». Come tiene uniti, nella sua esperienza, i giorni della settimana? «Penso che lo scienziato e il sacerdote siano amici e si completino a vicenda, perché fanno domande diverse
alla realtà. La scienza si chiede il come, mentre la religione si chiede il perché. Faccio l’esempio del bollitore dell’acqua: l’acqua bolle perché l’energia del gas la riscalda. Ma l’acqua bolle anche perché io voglio una tazza di tè: ho bisogno di entrambe le risposte». Nella scienza tutto ciò che è possibile è anche lecito? «No. La scienza pura ci fornisce la conoscenza, e questa è sempre una cosa buona. La conoscenza è meglio dell’ignoranza. Ma la tecnologia prende la conoscenza e la trasforma in potere. Non tutto ciò che possiamo fare dobbiamo farlo. Abbiamo bisogno del dono della sapienza per sapere cosa fare e cosa no. E gli scienziati non hanno il monopolio della sapienza». Un fisico ha recentemente dichiarato, qui al Meeting, che il rifiuto del rischio nella vita quotidiana deriva dalla perdita del senso del padre. Cosa ne pensa? «Abbiamo bisogno di un dibattito pubblico che coinvolga credenti e non credenti su livelli accettabili di rischio. Oggi troppe discussioni sull’etica prendono le forme di uno scontro fra gruppi di pressione diversi e contrapposti, ma nessuna delle due posizioni è vera. Quello che si può accettare non deve essere stabilito da chi grida più forte ma da una discussione più moderata. Gli scienziati e gli uomini di fede hanno dei ruoli specifici in questo dibattito». Franco Belosi
CULTURA 13
25 agosto
Parole, non soltanto parole Guardare come funziona il linguaggio è come osservare il cielo stellato. Un’esperienza che apre l’orizzonte del Mistero ro. Nel primo caso, l’esempio appena citato mostra come la lingua non sia di per se stessa in grado di dare certezza: le parole possono essere pronunciate e intese con modi e intenti diversi. Non bisogna «confondere il mezzo con il fine», cadere nello steso errore in cui cadono gli scienziati che credono che la verità venga dalla scienza. Il linguaggio è un mezzo e in quanto tale non è da esso che viene la verità. Nel secondo, si apre una sfida nuova: «Il linguaggio, come il cielo, è sotto l’esperienza percettiva dell’uomo da sempre. Se prendiamo sul serio il suo funzionamento, siamo costretti ad aprirci al Mistero». Oltre un secolo fa si è scoperto che il linguaggio dipende dal cervello. Ma la grammatica? Come fa un bambino a costruirsene una? Alcuni esperimenti hanno dimostrato che, nel caso di strutture linguistiche artificiali ideate ad hoc, le reti del cervello legate al linguaggio non si attivano. Questo significa che la grammatica non è mero frutto di una convenzione ma ciò che solo e più corrisponde alla struttura e al funzionamento del cervello umano. Il linguaggio, ha continuato Barcellona, è «l’esperienza di una trascendenza che si sottrae al nostro controllo». Esso apre uno squarcio, genera una domanda. Ma come, se davvero è un mezzo, ci permette di metterci in rapporto col Mistero? Attraverso il «linguaggio simbolico», ha risposto Barcellona, «che è il modo con cui il Mistero si presenta nell’esperienza umana; esso
Dall’alto in basso: Andrea Moro, Stefano Arduini e Pietro Barcellona.
rinvia a un Altro e a un Altrove che possono essere rappresentati solo mentalmente». Come ha detto Arduini citando Parmenide, filosofo greco del VI-V sec. a.C., quello umano è un linguaggio ingannevole: non falso, ma limitato, perché riesce a descrivere il mondo ma non la sua essenza. Le metafore, che costellano il linguaggio di Parmenide, ricorrono spesso anche nella mistica per rispondere alla difficoltà di nominare l’ineffabile. Il suo «non è il linguaggio astratto della speculazione», ha proseguito Arduini, «ma quello concreto dell’esperienza. È un linguaggio preciso che però non tocca il fondamento delle cose, l’ineffabile. Il mistico vive questa contraddizione. Le metafore raccontano la lotta con la lingua per trovare nell’incertezza del linguaggio quotidiano una certezza». Il linguaggio è contraddittorio: apre ad un Mistero a cui tenta di approssimarsi ma che non riesce ad afferrare. È un luogo incerto che però lascia spazio ad una certezza. Barcellona ha concluso: «l’essere umano non sarà mai interamente spiegato. Noi non siamo nati per essere certi come quelli che abitano dentro un bozzolo chiuso. Non abbiate paura dell’incertezza. Con essa si può convivere se si ha la coscienza del Mistero. Se tutto fosse certo, non saremmo nati per cercare». Laura Bertoli
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Parlare è davvero facile? Senza pensarci, ogni giorno ci portiamo dietro un bagaglio di parole, frasi, grammatica e sintassi: è scontato, quasi spontaneo. Usiamo di questo carico per definire e descrivere ciò che ci circonda attraverso suoni che abbiamo in bocca da quando eravamo bambini. Ma che ruolo hanno le parole? E fino a che punto riescono ad approssimarsi alla verità delle cose a cui corrispondono? Ieri mattina Stefano Arduini, professore di Linguistica Generale all’Università degli studi di Urbino, Pietro Barcellona, professore ordinario di Filosofia del Diritto all’Università degli studi di Catania e Andrea Moro, professore ordinario di Linguistica Generale all’Institute for advanced study (Iuss) di Pavia, hanno sondato il mondo del linguaggio durante l’incontro introdotto dal poeta e scrittore Davide Rondoni. «Nessuno sa spiegare come facciano le parole a parlare del mondo» ha detto Moro. Il linguista si sorprende della corrispondenza tra parole e mondo come lo scienziato si stupisce quando si accorge che le funzioni matematiche si applicano ai fenomeni naturali. Ma c’è uno «scarto», ha affermato Barcellona: «La parola che pronunciamo non coincide mai con la cosa che vogliamo rappresentare. Quante volte siamo convinti di aver detto quel che volevamo alla persona più cara e non è così?». «Bisogna distinguere tra la certezza che abbiamo dal linguaggio e quella che abbiamo circa il linguaggio», ha continuato Mo-
VITA DA MEETING 15 25 agosto I ragazzi volontari che vendono biglietti della lotteria e i cataloghi. Sotto un venditore accaldato cerca refrigerio in piscina e da lì vende i biglietti. A sinistra l’ormai leggendaria “donnazorro”. A destra ci provano le orecchie da coniglietta di Playboy.
Biglietti della lotteria per un posto in cielo I volontari le provano tutte per vendere tagliandi e cataloghi: dall’ «uomo-panino» a maschere da Zorro. Fantasia al potere Vi ricordate il ragazzo che ha venduto una decina di biglietti della lotteria al numero uno della Fiat, John Elkann? Ecco quello forse era il più normale. Già, perché protagonisti di questo Meeting sono anche loro, i venditori volontari di biglietti della lotteria e di cataloghi della rassegna riminese che, ogni giorno, se ne inventano una pur di riuscire a svolgere il loro lavoro divertendosi e in maniera “simpatica”. Non avrete potuto non notare l’esilarante “uomo-panino” che con successo distribuisce a pagamento biglietti della lotteria: sui cartelloni attaccati alla schiena e al busto scritte di invito a comprare i ticket. Niente a che vedere con la “donna-zorro”: ragazza con mascherina nera e cappello dell’eroe spagnolo si aggira tra i padiglioni delle mostre per vendere i ta-
gliandi vincenti. Non vi spaventate, anzi comprate, se aprendo un bidone della spazzatura, spunterà fuori da esso un ragazzo, oramai maleodorante, con in mano il blocchetto. Chissà mai che proprio dalla spazzatura arrivi il biglietto vincente?! C’è chi, poi, adotta il metodo del pietismo: un venditore in ginocchio in mezzo alla fiera con cappellino davanti a sé, come un mendicante oppure c’è chi per la gran afa i biglietti li vende in mezzo alla piscina. Tra ragazzi con orecchie da coniglietta di Playboy, sombreri e bengi, parrucconi blu elettrico, spunta chi vende i cataloghi e gira in coppia. Ecco un ragazzo con in spalla un suo amico che ti ferma: «Ehi, siamo più alti di te devi comprarci un biglietto!». Marco Capizzi
libreria Jaca Book Rimini
Padiglione D5
Tre media una sola strategia
SPETTACOLI 17
25 agosto
«Eppure ci manca sempre qualcosa» Questa sera il grande concerto di Niccolò Fabi. Il cantautore romano che nelle sue canzoni non ha paura di porsi le grandi domande della vita Sulla scia dei grandi cantautori presenti nelle scorse edizioni del Meeting, da Gaber a Ruggeri, da Van De Sfroos a Iannacci, quest’anno a Rimini avremo l’occasione di lasciarci affascinare dalle parole e dalla musica di Niccolò Fabi. L’artista romano con la sua band sarà sul palco domani alle 21.45 all’Arena D3, che come ogni sera ospita lo spettacolo più in vista del cartellone. Lo show fa parte del seguitissimo Tour estate 2011, che si chiuderà il 23 settembre al Festival Francescano di Reggio Emilia, e prevede un’altra decina di date. Fabi non è uno showman che si scatena sul palco, ma un musicista che cattura il pubblico con la ricercatezza dei testi e la dolcezza della musica. Le sue canzoni raccontano di un uomo che si lascia provocare dalla vita, la quale suscita in lui tante domande «eppure ci manca sempre qualcosa/ la vita è una cosa meravigliosa/ eppure ci manca sempre qualcosa» (La bellezza); gli interrogativi non vengono chiusi in una utopica ricerca di felici mondi paralleli, ma si confrontano
sempre con la realtà di fronte alla quale si formano «a volte un’isola è la cura del tempo/ a volte un’isola è solo isolamento/ è come cadere al buio/ scegliere» (Fuori o dentro). La fatica che la vita comporta non prende mai il sopravvento, è sempre l’occasione per rinnovare la sfida con la quotidianità; non sembra esserci il segno di una resa nei suoi brani «allora una parola lanciata nel mare con un motivo/ e un salvagente che semplicemente fa il suo dovere/ una parola che non affonda/ che magari genera un’onda/ che increspa il piattume e lava il letame» (Parole che fanno bene). Traspare un vivo interesse per la realtà, amplificato dai dubbi che, come ogni uomo, incontra lungo il cammino «È solo un uomo quello che mi commuove/ che vorrei uccidere e salvare/ amare e abbandonare/ è solo un uomo ma lo voglio raccontare/ perché la gioia come il dolore si deve conservare/ si deve trasformare» (Solo un uomo). Il valore di Niccolò Fabi è certificato anche dalla sua carriera artistica; comincia sulla scia del pa-
dre, produttore discografico ben noto nell’ambiente romano, lavorando come assistente di palco, poi esordisce come batterista in una band che suona cover di Sting. Ma non è quello il suo genere. Mentre frequenta l’università (si laurea con il massimo dei voti in Filologia romanza, con una tesi in codicologia) si fa conoscere grazie alle sue esibizioni nel fervido ambiente musicale romano, entrando a contatto con nomi importanti come Max Gazzè, Daniele Silvestri, Federico Zampaglione e Riccardo Sinigallia. Nel ’97 esordisce al Festival di Sanremo, vincendo il Premio della Critica nella sezione Nuove Proposte. Pubblica tra il ’95 e oggi otto album, di cui sette registrati in studio e uno di raccolte. Tra le numerose collaborazioni spiccano quelle con Max Gazzè, Frankie Hi Nrg e gli Zero Assoluto. Un lutto improvviso sconvolge la sua vita privata: nel 2010 la figlia Olivia, di soli 22 mesi, muore a causa di una meningite fulminante; da questo fatto nasce un evento incredibile. Il 30 agosto 2010, a
Casale sul Treja, in provincia di Roma, organizza «Parole di Lulù», un evento che va oltre la rilevanza artistica dell’accaduto. 50 musicisti e più di 20’000 persone si sono ritrovati per festeggiare il compleanno della piccola, in un concerto che è durato per più di 12 ore. Durante l’avvenimento sono stati raccolti fondi attraverso la libera offerta e la vendita di gadget per aiutare il progetto di costruzione di un ospedale in Angola. Fabi ricorda così quei momenti: «Quella giornata ha davvero creato un cerchio intorno a tutti noi. La cosa incredibile è che molti artisti ci hanno ringraziato come se avessimo fatto loro un regalo». E ancora: «È stata un’occasione, al di là della motivazione per cui è nata, nella quale tutti hanno imparato qualcosa. Oltre certi confini tutte le persone presenti, artisti e non, sono riusciti ad aprire ogni loro poro emotivo». Tutto questo è stato possibile grazie alla capacità di un uomo che non ha paura di affrontare la realtà, anche nei suoi aspetti più terribili. Alberto Castagna
Voci bianche dalla Serbia con candore La storia di amicizia che ha portato a Rimini il coro di ragazzi della cattedrale di Nis Cosa ha portato il Sodalizio Canoro Ecclesiastico Branko, coro della cattedrale della città serba di Nis, qui al Meeting di Rimini? È il quesito nato dopo l’esibizione di ieri sera del coro di voci bianche diretto da Jovana Mikic, che ha portato alla luce una singolare quanto commovente vicenda. L’inizio risale al 1992 quando, qui al Meeting, nasce il coro Millenium. L’attività del coro e l’eco della sua bravura giungono al di fuori del territorio nazionale; nel 2009 viene invitato in Serbia per l’inizio delle celebrazioni dell’anniversario dell’Editto di Costantino, imperatore nato a Nis. Le celebrazioni sono iniziate due anni fa e proseguono con cadenza biennale fino al 2013, anno dell’anniversario. Il motivo dell’evento sta nella vo-
lontà del popolo serbo di ritrovare un’identità nazionale, ed ha persuaso i membri del coro Millenium ad accettare l’invito. Giunti in Serbia i coristi sono stati subito colpiti da quello a cui hanno assistito: la sezione giovanile del coro Branko assisteva alla messa ortodossa con una compostezza e una consapevolezza che non avevano mai visto prima; l’educazione e il rispetto presenti in quei ragazzi li avevano conquistati. È nata quindi un’amicizia che ha riportato il coro Millenium in Serbia a giugno, per l’ultima celebrazione in vista del 2013. Il coro Serbo ha espresso il desiderio di poter venire a cantare in Italia, e Marina Valmaggi, presidente del coro, ha subito pensato di invitarli al Meeting: «Sapevo che era un po’ tardi, ma
ci tenevo che tutti vedessero la straordinarietà di questi ragazzi». Nonostante il ritardo e la mancanza di fondi, con molto impegno e un po’ di fortuna è riuscita nell’impresa: «Dobbiamo ringraziare l’ospitalità delle suore francescane del monastero di Sant’Agata Feltria, che hanno capito l’importanza della vicenda cedendo gratuitamente la foresteria ai ragazzi». Dalla Serbia sono giunti 47 giovani coristi di età compresa tra i 6 e i 16 anni, la direttrice e due accompagnatori. «Per poterci permettere di pagargli il cibo abbiamo fatto qualche concerto col coro Millenium raccogliendo le offerte». Un’altra storia a lieto fine sulla scena del Meeting. A.C.
Due immagini di Nicolò Fabi.
Dal Real Madrid a Rimini
Una partita … impossibile, un match entrato nella storia del calcio mondiale per il suo esito assolutamente imprevedibile e clamoroso. A raccontarlo con le parole e con le immagini un protagonista di quell’evento, un giocatore che qualche settimana fa ha chiuso il suo contratto con il Real Madrid e che ha deciso di svelare alcuni retroscena di quella partita al giornalista televisivo Nando Sanvito, che oggi alle 18 al Villaggio ragazzi presenta questa videointervista dove appare evidente che anche in uno stadio di calcio i fattori in gioco sono più grandi di una semplice palla e della tecnica di chi deve colpirla. Qual è la partita? Qual è il giocatore? Sorpresa… Incontro consigliato a un pubblico dai 13 anni in su.
C’è un’Italia che progetta lavora e cresce Ci sono grandi progetti e progetti che diventano grandi e ci sono grandi idee che diventeranno grandi realtà, o parte di una grande realtà: il nostro Paese.
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MEETING RIMINI - 21.27 AGOSTO 2011 - RIMINI FIERA PAD. D5
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I FATTI DI OGGI 19 25 agosto Oggi in Fiera il filosofo Fabrice Hadjadj Incontri
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QUOTIDIANO Direttore Stefano Filippi Direttore responsabile Cesare Trevisani Editore Associazione Meeting per l’amicizia tra i popoli Associazione riconosciuta con D.P.R. n.869 del 6/8/1986, sede: via Flaminia 18/20, c.p. 1106, 47900 Rimini. Tel. 0541-783100, Fax. 0541-786422. Progetto grafico G&C, Milano Impaginazione Edita, Rimini Fotolito e stampa Sigraf via Redipuglia, 77 Treviglio (BG) Registrazione Tribunale di Rimini n.16/91 del 15/07/1991 Pubblicità Ufficio commerciale Meeting Tel. 0541-783100 Fotografi Roberto Masi, Paola Marinzi, Giovanni Zennaro E.mail: quotidiano@meetingrimini.org
RASSEGNA STAMPA
LA GIORNATA
LA RIFORMA DEL FEDERALISMO FISCALE Ore 11.15 Salone B7 Partecipano: Gianni Alemanno, sindaco di Roma; Roberto Calderoli, Ministro per la Semplificazione Normativa; Piero Fassino, sindaco di Torino. Introduce Luca Antonini, Università degli Studi di Padova. LA LIBERTÀ DEI GENI: COMPLESSITÀ E CONTROLLO DEL GENOMA UMANO Ore 11.15 Sala A3 Partecipano: Carlo Croce, Università Statale dell’Ohio; Pier Giuseppe Pelicci, Ifom-Ieo Campus, Milano. Introduce Marco Pierotti, Istituto Nazionale Tumori di Milano. L’IMPRESA ITALIANA NEL MONDO Ore 11.15 Sala C1 In collaborazione con Unioncamere. Partecipano: Andrea Illy, presidente di Illy Spa; Roberto Snaidero, presidente di FederlegnoArredo; Ettore Sansavini, presidente del Gruppo Villa Maria; Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria; Umberto Vattani, ambasciatore; Raffaello Vignali, Camera dei Deputati. Introduce Enrico Biscaglia, Compagnia delle Opere. ESPERIENZE ALLA PROVA. INCONTRO CON… Ore 15.00 Sala A3 Partecipa Clara Gaymard, Fondazione Jérôme Lejeune. Introduce Letizia Bardazzi, Fondazione per la Sussidiarietà. SAN CARLO BORROMEO. LA CASA COSTRUITA SULLA ROCCIA Ore 15.00 Sala C1 Presentazione della mostra. Partecipano: S. Em. cardinale Dionigi Tettamanzi, amministratore apostolico dell'Arcidiocesi di Milano; Armando Torno, giornalista de Il Corriere della Sera. Introduce Giuseppe Bolis, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e curatore della mostra. LAVORI IN CORSO: L’ITALIA CHE ARRIVA Ore 15.00 Sala Neri GE Healthcare Partecipano: Giuseppe Bonomi, presidente e Ceo di Sea Aeroporti Milano; Raffaele Cattaneo, assessore alle Infrastrutture e Mobilità della Regione Lombardia; Fabio Cerchiai, presidente di Autostrade per l’Italia e di Atlantia Spa; Altero Matteoli, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti; Renzo Tondo, presidente della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia. Introduce Paola Garrone, Politecnico di Milano e Fondazione per la Sussidiarietà. L’INEVITABILE CERTEZZA: RIFLESSIONE SULLA MODERNITÀ Ore 17.00 Auditorium B7 Partecipa Fabrice Hadjadj, filosofo e scrittore. Introduce Stefano Alberto, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. I CRISTIANI IN POLITICA Ore 19.00 Sala A3 Partecipano: Paul Jacob Bhatti, consigliere del
Certezza inevitabile Primo Ministro del Pakistan; Phillip Blond, direttore di ResPublica; Joseph Daul, presidente del gruppo del Ppe al Parlamento Europeo; Marcos Zerbini, Parlamento dello Stato di San Paolo (Brasile). Presiede e introduce Roberto Formigoni. INNOVAZIONE E COMPETITIVITÀ Ore 19.00 Sala C1 In collaborazione con Lombardia Informatica. Partecipano: Marco Arzilli, Repubblica di San Marino; Ossama Bessada, amministratore delegato di Wind Spa; Giuseppe Biesuz, amministratore delegato di Trenord; Luca Ferrarini, presidente del Gruppo Ferrarini-Vismara; Carlo Camnasio, presidente e amministratore delegato di Philips Italia; Alberto Daprà, vicepresidente di Lombardia Informatica. Introduce Bernhard Scholz.
Focus UN CAFFÈ ITALIANO… DOMANDE SULL’UNITÀ. IL BOOM ECONOMICO Ore 13.45 Padiglione B5 Partecipano: Gianluigi Da Rold, giornalista; Gian Luigi Trezzi, Università degli Studi di Milano-Bicocca. Introduce Francesco Babbi, studente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. PRESENTE E FUTURO DEL FARMACO COME STRUMENTO DI CURA. DOVE VA LA RICERCA FARMACOLOGICA? Ore 15.00 Sala Tiglio A6 Partecipano: Roberto Dall’Aglio, Aifa; Fabrizio Pane, presidente della Società Italiana di Ematologia e Università Federico II di Napoli; Stefano Portolano, amministratore delegato di Celgene Srl; Davide Prosperi, Università degli Studi di Milano-Bicocca. Introduce Carlo Lucchina, Regione Lombardia. L'ESPERIENZA RELIGIOSA NELL'EBRAISMO E NEL CRISTIANESIMO. IL MEETING INCONTRA THE ELIJAH INTERFAITH INSTITUTE Ore 19.00 Sala Mimosa B6 Partecipano: Alon Goshen-Gottstein, direttore dell’Istituto Elijah Interfaith; Ambrogio Pisoni, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Testi&Contesti
Spettacoli
INVITO ALLA LETTURA. Introduce Camillo Fornasieri, Centro Culturale di Milano. Ore 11.15 Eni Caffè Letterario D5 «Una nuova cultura per un nuovo umanesimo. I grandi discorsi di Benedetto XVI» Presentazione del libro a cura di Lorenzo Leuzzi (Editore LEV). Partecipano: il Curatore, cappellano di Montecitorio; Pierluca Azzaro, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana;
Intervista ad Elkann: «Qui c’è una grande energia – spiega - la cosa buona è che ci siano in Italia forze molto positive. Essere giovani non è difficile, a patto però di agire attivamente per conquistarsi il proprio futuro. Se i meccanismi di merito sono ingessati c’è una doppia responsabilità, in parte di chi li gestisce, in parte di chi non spinge abbastanza per modificare la situazione». Luca Orlando Era arrivato al Meeting di Cl per dibattere di Italia unita: ma il due volte premier, Giuliano Amato, è planato con ironia sui temi del giorno. Il tramonto del berlusconismo per raggiunti limiti di età del Cavaliere: «Ritengo che stia per finire, ma è naturale che sia così. L’eternità, per ora, appartiene a chi sappiamo». Il dilagare del “velinismo”: «C’è troppa Sardegna nella vita politica degli ultimi 10 anni. Non me ne vogliano le famiglie sarde». Virginia Piccolillo
È indubbio che il Meeting di Cl abbia
Fabrice Hadjadj, filosofo e scrittore. A seguire: «Passaggio d’epoca. L’Italia al tempo della crisi» Presentazione del libro di Pietro Barcellona (Editore Marietti 1820). Partecipano: l’Autore, Università degli Studi di Catania; Davide Rondoni, poeta e scrittore. INVITO ALLA LETTURA. Introduce Camillo Fornasieri, Centro Culturale di Milano. Ore 15.00 Eni Caffè Letterario D5 «La casa, la terra, gli amici: la Chiesa nel terzo millennio» Presentazione del libro di Massimo Camisasca (Editore San Paolo). Partecipano: l’Autore, superiore generale della Fraternità di San Carlo Borromeo; Aldo Cazzullo, giornalista e scrittore. A seguire: «VIVA L’ITALIA! Risorgimento e Resistenza: perché dobbiamo essere orgogliosi della nostra nazione» Presentazione del libro di Aldo Cazzullo (Editore Mondadori). Partecipano: l’Autore, giornalista e scrittore; Marianna Dal Collo, attrice; Michele Ghionna, attore; Paolo Valerio, attore. Accompagnamento di Sabrina Reale al pianoforte. STORIE DAL MONDO. Rassegna di reportages internazionali a cura di Roberto Fontolan e Gian Micalessin. Ore 19.00 Sala Neri GE Healthcare Vaticano: oltre la soglia. Anteprima nazionale History (canale 407 di Sky). INVITO ALLA LETTURA. Introduce Camillo Fornasieri, Centro Culturale di Milano. Ore 19.00 Eni Caffè Letterario D5 «Augusto Del Noce. La legittimazione critica del moderno» Presentazione del libro di Massimo Borghesi (Editore Marietti 1820). Partecipano: l’Autore, Università degli Studi di Perugia; Alessandro Banfi, giornalista. A seguire: «Don Oreste Benzi. Parroco, cioè padre» Presentazione del libro di Valerio Lessi (Editore Paoline). Partecipano: l’Autore, giornalista e scrittore; Elio Piccari, parroco de La Resurrezione, Rimini; Paolo Ramonda, responsabile Comunità Papa Giovanni XXIII.
MEETING RIMINI FILM FESTIVAL Ore 19.30 Palco D7 Tavola rotonda della IV edizione del Meeting Rimini Film Festival e presentazione del film il Cantico di Maddalena. Interverrà il regista Mauro Campiotti. JOB - O LA TORTURA DA PARTE DEGLI AMICI (replica) Ore 19.45 Teatro Frecciarossa D2 Ingresso a
fatto breccia ai vertici del Lingotto. Domenica scorsa è arrivato Marchionne, ieri e oggi toccherà a Elkann. Perché questo interesse? «Qui si incontrano dei giovani che hanno una speranza, che sono fiduciosi nel futuro. E questo è molto importante». Paolo Griseri Se il Meeting è un buon sismografo della politica e del potere italiani, il nuovo abbraccio bipartisan sembra essere la cifra vera di questa edizione. L’unità nella crisi, con regolare citazione di una qualche frase del Napolitano pensiero di domenica, viene evocata praticamente ad ogni incontro da manager, banchieri, imprenditori e relatori vari. «È possibile convivere tra diversi, la certezza non divide, la certezza apre…», riassume il tempo nuovo un generale ciellino come Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, declinando il titolo della kermesse 2011. Marco Alfieri
Intervista al cardinale Naguib, patriarca di Alessandria dei copti: «Non è in discussione la sincerità di
pagamento Testo di Fabrice Hadjadj tradotto da Fabrizio Sinisi. Regia di Andrea Maria Carabelli. MUSICA, PAROLE E STORIE. Una vita a suon di musica, dalla Bay Ridge Band a Sketches of You. Ore 20.30 BackMusic Presentazione dell’ultimo cd musicale di Maurizio Maniscalco. TRIO INCANTICIS Ore 21.00 Palco D7 Reportage musicale di Guya e Marina Valmaggi e Francesco Mingucci. Con Wakako Saito dell'Università di Nagoya. NICCOLO' FABI IN CONCERTO Ore 21.45 Arena D3 Ingresso a pagamento Il musicista e paroliere romano in concerto con la sua band per la prima volta al Meeting. IL CANTICO DI MADDALENA Ore 21.45 Sala Neri GE Healthcare Anteprima del film (Italia 2011) di Mauro Campiotti. SPRING ROLLS Ore 22.00 Area Piscine Ovest Edison Soul, Blues, Rock con cinque musicisti riminesi per rivivere le hit degli anni ‘80 e ‘90.
Sport IL GIOCO DEL LOTTO SPORT VILLAGE Spazio dedicato allo sport da praticare dove il Gioco del Lotto in collaborazione con Csi e Cdo Sport hanno predisposto e allestito campi per il calcetto, la pallavolo, il beach volley, il basket e il minibasket, il biliardino, il ping pong, la dama, gli scacchi e una fantastica area dedicata al Golf. Tutti i giorni dalle 11.00 alle 24.00 BASKET IN CARROZZINA Ore 12.00 Il Gioco del Lotto Sport Village Squadra Aurora Assicurazioni Under 22 CALCIO A 5 Ore 14.00 Il Gioco del Lotto Sport Village Squadra Rolafer Briantea84, Campione d'Italia 2011. SCHERMA Ore 15.00 Il Gioco del Lotto Sport Village Esibizioni e prove libere con l'Accademia d'arme G. Voltolini di Rimini. 4°TORNEO MEETING di RUGBY UNDER 16 Ore 15.00 Stadio di Via Montefiore - Cesena In collaborazione con Federazione Italiana Rugby - Comitato Emilia Romagna BASKET IN CARROZZINA Ore 16.45 Il Gioco del Lotto Sport Village Squadra Aurora Assicurazioni Under 22. CALCIO A 5 Ore 18.00 Il Gioco del Lotto Sport Village Squadra Rolafer Briantea84, Campione d'Italia 2011. VII TRIATHLON non agonistico per tutti in mountain bike Ore 18.00 Lido S. Giuliano Mare Con le discipline di nuoto (400 metri), ciclismo (mountain bike 10 Km) e corsa (3 Km) In collaborazione con Csi e Centro Sociale S. Andrea (RSM).
un simile sforzo – il Meeting del Cairo è stato un successo concreto di questo dialogo – ma l’esito del medesimo, come dicevo a proposito della Libia. Il mio Paese è ancora in piena transizione e nessun traguardo è scontato: gli integralisti sono molti e influenti e sono loro il nemico della democrazia, non i musulmani, ma questi integralisti sono molti e non sappiamo ancora quale peso avranno quando, con le prossime elezioni, i partiti musulmani otterranno la maggioranza dei seggi». Paolo Viana
I ciellini sono gentili ed educati e non fanno mai mancare applausi e sorrisi a chiunque varchi la soglia del loro Meeting. Applaudono, con convinzione, anche Giuliano Amato. Impossibile, qui a Rimini, distinguere tra amici ed avversari del più vivace ed intraprendente movimento ecclesiale che esista sulla scena italiana. Però una domanda sorge spontanea: se, all’improvviso e senza la maniacale «preparazione» che caratterizza ogni iniziativa, negli enormi padiglioni della Fiera si presentassero Berlusconi e Bossi come verrebbero accolti? Onide Donati
ISTITUTO DEI CIECHI DI MILANO
IL GUSTO ALLE STELLE Vuoi sapere perché al buio c’è più gusto? Vuoi scoprire se il vino ha un suono? Vieni a trovarci allo stand dell’Istituto dei Ciechi di Milano “Il gusto alle stelle”, potrai esplorare ambienti suggestivi e degustare prelibatezze regionali. Padiglione A1 stand 17
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per poter fare tutto con semplicità Quando si ha il compito di gestire il denaro delle persone, la semplicità e la chiarezza sono due premesse dalle quali non si può prescindere. Di norma la prima forma di relazione tra una persona e la sua banca si stabilisce con l’apertura di un conto corrente. Ma a cosa serve un conto? Per ricevere accrediti, per fare pagamenti? Per risparmiare denaro? A tutto questo e anche ad altro. In generale la funzione del tuo conto corrente è quella di consentirti una gestione facile e immediata del tuo denaro attraverso le indicazioni che tu stesso dai alla banca: direttamente in filiale, quando utilizzi una carta di pagamento o attraverso Internet. IL CONTO CORRENTE PERSONALIZZABILE Per questo Intesa Sanpaolo ha creato Conto Facile, il conto corrente per tutti coloro che vogliono un conto semplice da usare e a propria misura. Il costo mensile base pari a 4 euro comprende: le spese di registrazione contabile di tutte le operazioni effettuate, l’accredito dello stipendio o della pensione, la domiciliazione utenze, i libretti degli assegni e le spese di liquidazione trimestrale. Inoltre per i soli titolari di contratto “Servizi via internet, cellulare e telefono” - canale “Internet Banking” sono gratuiti l’invio estratto conto on line e l’emissione comunicazioni di legge on line. CON CONTO FACILE LA BANCA È SEMPRE CON TE. COMPRESI NEL CANONE MENSILE COMPLESSIVO DEL CONTO PUOI AVERE: Canone carta Bancomat gratuito: anche quando non ti è possibile recarti in filiale, grazie alla carta Bancomat potrai effettuare pagamenti e prelevare gratuitamente contanti presso tutti gli sportelli automatici del Gruppo Intesa Sanpaolo in Italia. Canone Servizi via internet, cellulare e telefono (contratto multicanale) gratuito. E con i Servizi via internet, cellulare e telefono potrai essere informato ed operare 7 giorni su 7, 24 ore su 24, con la massima sicurezza. HAI MENO DI 26 ANNI? PER TE IL CANONE DI FACILE È GRATUITO FARE ACQUISTI E RISPARMIARE. Facile è su misura: insieme al tuo gestore, puoi scegliere altri servizi di cui hai bisogno e pagare solo il costo aggiuntivo, previsto per il singolo servizio. Ad esempio, per effettuare con maggiore sicurezza i tuoi acquisti, anche on line, puoi richiedere una delle nostre carte di Credito: carta Blu, carta Intesa Sanpaolo Alitalia, carta Oro, carta Platino. Scopri in filiale le promozioni. Inoltre Facile ti consente di beneficiare dell’accredito degli sconti offerti dagli oltre 10.000 esercizi commerciali convenzionati al programma Bonus Intesa Sanpaolo. Per la tua esigenza di remunerare le tue disponibilità, Intesa Sanpaolo ti offre i Buoni Risparmio, il servizio che, a partire da 250 euro, vincola le somme sul conto fino ad un massimo di 18 mesi, con la sicurezza della restituzione del capitale vincolato e il pagamento degli interessi. Inoltre, sottoscrivendo i fondi comuni d’investimento gestiti da Eurizon Capital SGR tramite i Piani di Accumulo (PAC), puoi investire in modo facile e flessibile una parte definita del tuo reddito per costruire nel tempo un capitale, anche versando soli 50 euro al mese. Il canone mensile base del conto è azzerato se il conto corrente è intestato a una sola persona, fino al compimento del 26° anno di età del titolare del conto. Messaggio Pubblicitario con finalità promozionale. Per le condizioni contrattuali consultare i Fogli Informativi disponibili in Filiale e sul sito internet della Banca. La concessione delle carte di credito e dei finanziamenti è subordinata all’approvazione della Banca. Per maggiori informazioni su Bonus Intesa Sanpaolo consultare il Regolamento in vigore disponibile presso le Filiali e sul sito www.bonus.intesasanpaolo.com. Prima dell’adesione ad un PAC, per conoscere in dettaglio le caratteristiche, i rischi ed i costi dell’investimento, si raccomanda di prendere visione dei Prospetti e, in particolare, di leggere attentamente i Prospetti Semplificati relativi alle modalità di sottoscrizione dei Fondi tramite PAC, disponibili presso le Filiali ed il sito internet del Collocatore o consultabili sul sito internet di Eurizon Capital SGR (www.eurizoncapital.it). L’investimento in Fondi Comuni presenta principalmente rischi finanziari riconducibili alle oscillazioni di prezzo degli strumenti finanziari in cui il Fondo investe e prevede oneri direttamente a carico del sottoscrittore oltre ad oneri che incidono indirettamente sul sottoscrittore in quanto addebitati automaticamente ai Fondi. I Gestori in Filiale sono a disposizione per offrire il servizio di consulenza e per verificare l’adeguatezza dell’investimento prescelto.
Vi aspettiamo allo Stand di Intesa Sanpaolo, Padiglione C1 - Area CDO (Compagnia delle Opere).