Quotidiano Meeting | 25 agosto 2023

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ANNO 44 N° 6

Bentornato Presidente

EDITORIALE

Grati e aperti a nuovi orizzonti

Oggi saremo onorati della visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Siamo grati per la sua presenza, per la stima che con questa visita esprime che è per noi anche un invito a un’ulteriore responsabilità. Il Meeting è un luogo di dialogo, di un dialogo che vuole costruire relazioni feconde e creative, di un dialogo che vuole affrontare con audacia e creatività i temi decisivi per noi, i nostri figli e i nostri nipoti. Che il Presidente della Repubblica riconosca questo impegno ci incoraggia e ci fa attendere con curiosità le parole che vorrà rivolgerci. Ci ha accompagnato tutti gli anni con i suoi messaggi, dimostrando la sua vicinanza e il suo interesse per il nostro tentativo di creare sempre di nuovo un luogo di amicizia che diventa linfa vitale per la società civile, per la vita culturale, economica e politica.

A maggior ragione è difficile chiamare questo giorno “giornata di chiusura” o “conclusiva”. La visita del Presidente e i tanti eventi di questo Meeting aprono nuovi orizzonti che nei prossimi mesi continueranno ad impegnarci nella ricerca, nel dialogo, nel confronto. Più che conclusiva sarà una giornata di nuova apertura e di gratitudine per le esperienze ricche di significato che i convegni, gli spettacoli, le mostre e le migliaia di incontri personali ci hanno offerto e che ci accompagneranno nel futuro incerto che ci aspetta con la certezza di poterlo

l’amore di Midori per Takashi

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di Maurizio Vitali

Grande attesa per la partecipazione al Meeting, oggi, del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Alle 12 terrà il suo intervento nell’auditorium D3 della Fiera, alla presenza di numerose autorità civili e religiose e naturalmente del popolo del Meeting. Il capo dello Stato avrà modo di visitare mostre e padiglioni immergendosi nel clima corale, gioioso e costruttivo, del variegato popolo del Meeting.

Quella di oggi è la terza presenza al Meeting che Mattarella compie come presidente della Repubblica. La prima nel 2016, settantesimo anniversario della nascita della Repubblica.

Parlò soprattutto rivolgendosi ai giovani, con uno sguardo al futuro del Paese.

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UNA CIVILTÀ NON CRESCE
DIALOGO E BELLEZZA NE SONO LA LINFA VITALE SOSTIENI IL MEETING COSTRUIAMO INSIEME QUESTA GRANDE STORIA DONA ORA AI DESK HALL SUD · A3 · A5 · C1 · C5 · D0 DONA SUBITO DAL TUO SMARTPHONE sostienici.meetingrimini.org
coniugi Nagai
SENZA CULTURA
I
Tutto
titoli preferiti In libreria
I
lettori di ogni età
a pagina 3) INTERVISTE , RACCONTI,
MICROFONO
(Continua
CRONACHE A
APERTO
Sergio Mattarella incontra per la terza volta il popolo del Meeting. Appuntamento alle 12 in Auditorium D3

Uno spartito nuovo per l’orchestra Italia

Servono nuove mappe per navigare un oceano che nessuno conosce. Dodici “parole operative”

di Stefano Andrini

Consentire a tutti gli strumenti della società italiana di suonare una sinfonia comune. Questa la sfida di “Piano B”, il manifesto piattaforma presentato per la prima volta al Meeting e nato dal lavoro di persone legate a reti della società civile e a movimenti giovanili che si riconoscono in alcune “parole fondative”. Spiegano i promotori: «Il vero limite del nostro Paese è che non ci rendiamo conto di avere al nostro interno tutte le risorse per farcela. Per affrontare con successo i grandi problemi del nostro tempo, non abbiamo bisogno di un nuovo partito, ma di un nuovo “spartito” e di un nuovo metodo che metta in connessione permanente il pensiero con l’azione virtuosa, efficace e già radicata nei nostri territori, creando una vera e propria comunità nazionale orientata all’innovazione sociale, e quindi politica». L’intento è quello di identificare vie percorribili per un nuovo sviluppo integrale; di riconoscere e far convergere quel te -

rappresentata da un sito web (https:// pianob-mappedisignificato.it/) che illustra e mette in relazione le dodici parole fondative, destinate a diventare molte di più, elaborate da alcune delle migliori realtà del Paese, coniugandole con parole operative (comunità educante, giustizia riparativa, amministrazione condivisa,

comunità energetiche tra le altre) che possono essere assunte a riferimento dell’intero spettro di chi si impegna per il bene comune». «Viviamo in un’epoca in cui le parole sono usate per sterminare gli avversari», ha commentato la sociologa Chiara Giaccardi. «Noi vogliamo recuperarne la versione simbolica dove simbolo significa mettere insieme. Il compito è superare la frammentazione e la banalizzazione dietro le parole e rigenerarle».

Da parte sua Lorenzo Becchetti ha detto: «Non siamo fondatori, preferisco il termine di emersori». Ha sottolineato infine Marco Bentivogli, esperto in politiche di innovazione industriale e del lavoro: «I copioni sui quali si muove chi ha la rappresentanza politica e sociale sono inadeguati alle nuove sfide. Per questo serve uno spartito nuovo che chieda discontinuità, faccia emergere e unisca i tanti mondi vitali. Siamo passati al Piano B perché il Piano A ci porta da una crisi all’altra ripetendo gli stessi errori».

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Conferenza Episcopale Italiana Realizzato anche con i fondi provenienti dall’8x1000 destinati alla Chiesa Cattolica SI RINGRAZIA
Regione Emilia-Romagna Comune di Rimini VIVILO CON NOI: SCARICA L’APP MEETING RIMINI VENERDÌ 25 AGOSTO 2 RIMINI
“PIANO B”
Per affrontare le grandi sfide del nostro tempo decisiva una connessione tra pensiero e azione virtuosa

VENERDÌ 25 AGOSTO

EDITORIALE

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affrontare con l’umiltà e la forza di una “amicizia inesauribile”.

In questo Meeting abbiamo riflettuto sulla “Fratelli tutti”, l’enciclica di Papa Francesco che raccoglie in un modo approfondito orientamenti decisivi sulla fratellanza e sull’amicizia sociale, pilastri indispensabili per un mondo che cerca la giustizia e la pace. Abbiamo preso coscienza in tanti incontri che i grandi temi del futuro come la transizione ecologica, la transizione digitale, l’immigrazione, le nuove prospettive della formazione sono solo affrontabili in un clima di condivisione, in una fattiva collaborazione che sa valorizzare il contributo di tutti per il bene comune. L’amicizia sociale si sta svelando come una condizione indispensabile per la costruzione del futuro. Anche in questo Meeting ci sono stati numerosi momenti per scoprire e riscoprire la bellezza come attrattiva che unisce le persone facendo emergere i loro desideri più veri e le loro attese più profonde. Le mostre artistiche e culturali che hanno catturato l’attenzione e spesso anche la sorpresa dei visitatori e gli spettacoli, arricchiti con la presenza di grandi maestri del teatro e della musica, sono stati di nuovo segno evidente della potenza del bello che riesce a sprigionare il bene e il vero che alberga in ognuno. Anche nell’accoglienza sorridente dei volontari, nella curiosità degli ospiti, nella gratuità dei visitatori si rispecchiava quella bellezza che irradia da relazioni ancorate in una “amicizia inesauribile”. Sarà questa amicizia che farà costruire il Meeting del 2024. Arrivederci amici!

EDITORIAL

Il ritorno più atteso

Stato condivise fino a usarlo come criterio.

Non un discorso di maniera, ma un affronto meditato e impegnativo dei temi cruciali: la denatalità, il referendum costituzionale, l’immigrazione. “Tu sei un bene per me” era il titolo dell’edizione di quell’anno, concetto che il capo dello

Mattarella nel 2021 si collegò in diretta da Roma, per l’inaugurazione dell’edizione dedicata a “Il coraggio di dire io”, cioè la persona capace di assumersi responsabilità con “il coraggio – disse – di rivolgersi a tanti tu”. Quindi di costruire

Grateful and open to new horizons

Today, we will be honored by the visit of the President of the Republic, Sergio Mattarella. We are grateful for his presence, for the esteem expressed by this visit, which is also an invitation for us to embrace greater responsibility. The Meeting is a place of dialogue, a dialogue that seeks to build fruitful and creative relationships, a dialogue that aims to address with audacity and creativity the decisive issues for us, our children, and our grandchildren. The recognition of this commitment by the President of the Republic encourages us and makes us look forward with curiosity to the words he will address to us. He has accompanied us every year with his messages, demonstrating his closeness

and his interest in our ongoing attempt to create a place of friendship that becomes a vital source for civil society, for cultural, economic, and political life. For such reason it is difficult to call this day a “closing day” or a “conclusive day.” The President’s visit and the many events of this Meeting open up new horizons that will continue to engage us in research, dialogue, and discussion in the coming months.

Rather than a conclusion, it will be a day of new openness and gratitude for the meaningful experiences that the conferences, performances, exhibitions, and thousands of personal encounters have offered us.

Such experiences will accompany us into the uncertain future that awaits us with the certainty of facing it with the hu-

mility and strength of an “inexhaustible friendship.”

In this Meeting, we have reflected on “Fratelli tutti,” Pope Francis’s encyclical that deeply addresses essential guidelines on brotherhood and social friendship, indispensable pillars for a world that seeks justice and peace. In many meetings, we have come to realize that major future issues such as ecological transition, digital transformation, immigration, and new perspectives in education can only be addressed in an atmosphere of sharing, in active collaboration that values everyone’s contribution for the common good. Social friendship is revealing itself as an indispensable condition for building the future.

In this Meeting as well, there have been numerous moments to discover and

comunità solidale, contro gli egoismi (individuali, di gruppo, di classe, ecc.) che conducono al conflitto. Nel febbraio di quell’anno insignì Emilia Guarneri, storica presidente del Meeting fino alla presidenza Scholz, del titolo di Grand’Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica. E la condanna di un conflitto terribile, la “guerra scellerata della Russia contro l’Ucraina” fu al cuore del messaggio inviato lo scorso anno, in cui collocava la “Passione per l’uomo” – tema di quell’edizione – al cuore delle sfide di oggi per la dignità e la libertà degli uomini.

Al popolo del Meeting non sfugge il valore per il Paese dei contenuti, dei metodi e dello stile con cui, dal Quirinale, Mattarella è stato in anni di difficoltà, scompensi, rischi di sbandate della politica, un punto di riferimento imprescindibile per la nostra democrazia.

Sia per l’indispensabile equilibrio e funzionamento delle istituzioni, sia – forse soprattutto – per la capacità di riproporre come ragioni adeguate e persuasive i motivi ideali fondativi della nostra convivenza.

Il “benvenuto presidente” del popolo del Meeting non è formale. E si ben capisce perché.

rediscover beauty as an attractive force that unites people, revealing their deepest desires and expectations. The artistic and cultural exhibitions that captured the attention and often the surprise of visitors, and the performances enriched by the presence of great masters of theater and music, were once again clear signs of the power of beauty that manages to unleash the goodness and truth that reside in each individual. Even in the smiling welcome of volunteers, the curiosity of guests, and the generosity of visitors, that beauty was reflected, radiating from relationships anchored in an “inexhaustible friendship.” It will be this friendship that will build the Meeting of 2024. See you soon, friends!

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(traduzione di Luigi Tassinari) La prima visita nel 2016 in occasione del settantesimo anniversario della Repubblica Terza volta per Mattarella. Sempre messaggi illuminanti, in sintonia con i temi del Meeting [Segue da pagina 1]

INCONTRI Oggi in Sala Neri la testimonianza della figlia Agnese e di testimoni e studiosi

Moro e i giovani, saper ascoltare

L’amicizia possibile dello statista con i suoi studenti a partire da un’ apertura senza pregiudizi

I giovani di oggi sono molto diversi da quelli di cinquant’anni fa. Affermazione tanto banale quanto vera e i paragoni sono del tutto inutili. Chi ha attraversato le due epoche sa che tanti punti di riferimento (educativi, culturali, sociali) che prima erano indiscutibili, semplicemente non esistono più.

Più che un’analisi sociologica può essere utile guardare all’esperienza di chi, in periodi altrettanto difficili, ha vissuto le inquietudini e i travagli di una intera generazione.

Aldo Moro di giovani ne ha incontrati tanti, grazie alla sua attività di docente universitario che non ha mai interrotto nonostante i suoi impegni istituzionali. A chi gli contestava un certo snobismo nella sua insistenza a volere proseguire l’attività accademica, Moro mostrava una agenda consunta su cui annotava nome, cognome e indirizzo di ogni suo studente e che riteneva uno dei suoi più preziosi tesori. Il suo approccio era

semplice: stare con loro, una compagnia fatta soprattutto di ascolto e reciproco rispetto.

Non appena si riesce ad andare oltre le vicende dolorose del suo rapimento e si travalica la figura dello statista e del politico, si scopre un Aldo Moro seriamente interrogato dalle inquietudini giovanili dell’epoca e interessato a trovare una risposta a partire dal rapporto con i suoi allievi.

Le testimonianze in tal senso abbondano; tutte ricordano la cura quasi maniacale dei suoi corsi, l’interesse alle vicende personali degli studenti, le lunghe chiacchierate dopo le lezioni, qualche semplice cena e, addirittura una volta, una incursione al bowling con loro.

Colpito dalle divisioni che attraversavano il mondo giovanile cattolico, voleva soprattutto capire il percorso intellettuale dei giovani provenienti dalla sua stessa esperienza e che finivano per confluire nelle fila del Movimento Studentesco.

Fu allora che volse l’attenzione all’emergente presenza in università di Comunione e Liberazione accettando l’invito a partecipare al convegno organizzato dai Cattolici Popolari al Palalido di Milano nel 1975; volle anche conoscere i “ciellini” romani con i quali non tardò a entrare in rapporto personale, colpito dalla loro capacità di essere attenti a problemi concreti degli universitari come il caro libri e le esigenze dei fuorisede. Di questo aspetto della personalità di Aldo Moro parleranno oggi nella Sala Neri alle 17 i protagonisti di quei tempi e chi ne ha raccolto le testimonianze: Saverio Allevato, ex responsabile dei Cattolici popolari di Roma, Agostino Giovagnoli, storico, Agnese Moro, giornalista e figlia di Aldo Moro, Salvatore Taormina, della redazione culturale del Meeting, e Angelo Picariello, giornalista di Avvenire.

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INCONTRI Nel sorriso della moglie il seme della conversione che ha cambiato per sempre la vita del medico radiologo

La via di Midori e Takashi Nagai

All’origine della “santa amicizia coniugale” che ha portato speranza al Giappone distrutto dall’olocausto nucleare

di Matteo Rigamonti

«Non avrei dovuto parlarvi di Takashi Nagai senza parlarvi di lei, anche se era presente in tutto quello che vi ho detto». Così si è interrotto, a un certo punto dell’intervento, padre Mauro-Giuseppe Lepori, abate generale dell’Ordine cistercense, mentre presentava la figura del medico radiologo giapponese, convertito al cristianesimo con il nome di Paolo, malato di leucemia e testimone di due guerre mondiali oltre che dell’olocausto nucleare su Nagasaki. Una storia umana e di fede in cui gioca un ruolo fondamentale Midori, sua moglie. Con Lepori, a presentarla sul palco del Meeting, Paola Marenco, vicepresidente del comitato Amici di Takashi e Midori Nagai, che ne promuove la causa di beatificazione. Di entrambi.

Già nota al pubblico della fiera per una mostra del 2019 e per il libro “Pace su Nagasaki” del giornalista Paul Glynn, la figura di Paolo Nagai è stata scelta, ha ricordato Marenco, nell’ambito delle te -

stimonianze di “amicizie inesauribili”. Un aiuto ai visitatori per conoscere più da vicino che cos’è quel “ciò che non muore mai” che dà il titolo alla sua autobiografia. Una sorgente cui Takashi si aggrappò di fronte alla ceneri della sua casa, e dell’amata, polverizzate dall’atomica che devastò il quartiere in cui avevano scelto di risiedere, Urakami, dove si era

Religioni in preghiera al Meeting

Organizzato da un gruppo di amici del Meeting, si è tenuto ieri un momento di preghiera e memoria con cristiani, buddisti e musulmani. Don Ambrogio Pisoni ha ricordato l’amicizia tra don Giussani e il monaco giapponese Shodo Habukawa, custodita oggi dal rapporto con la professoressa Saito Wakako e la sua famiglia. Wael Farouq, docente di lingua e letteratura araba all’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha sottolineato come il significato della preghiera, per i musulmani, sia quello di rendere presente l’amicizia del vero. Al momento di preghiera hanno partecipato anche padre Mauro-Giuseppe Lepori, abate generale dell’Ordine cistercense, ed Emilia Guarnieri, cofondatrice del Meeting per l’amicizia fra i popoli. A conclusione una serie di canti di Marina e Guya Valmaggi, che hanno musicato e cantato anche, in inglese, la preghiera di consacrazione scritta da padre Pietro Tiboni, altro grande amico del Meeting.

insediata la comunità cristiana nata letteralmente sul sangue dei martiri.

«Non si può parlare di Takashi, della sua missione, vocazione e santità, senza parlare della vocazione, santità e missione di Midori», ha incalzato Lepori, commosso come al ricordo di un amico fraterno, di fronte a una platea in silenzio. Senza il «sì a Cristo di Midori, la sua fede

ardente, la sua carità, capacità di sperare contro ogni speranza, senza questa amicizia in Cristo e con lui – ha detto –, nessuno parlerebbe di Nagai». È la «santità nascosta», ha aggiunto, senza della quale, «non ci sarebbero l’incarnazione, i sacramenti, la Chiesa». Perché «senza lo Spirito, Dio non sarebbe uno e trino, non sarebbe amore».

Un amore che Takashi ebbe modo di sperimentare quando, dopo averle annunciato la malattia, Midori, tremando, pregava alla luce di una candela. «Gli sembrò qualcosa di profondamente sacro – ha ricordato Lepori citando l’episodio –. Lei abbassò il capo. Terminato di pregare andò a sedersi di fronte a lui e, sorridendo, gli disse: “Sia che viviamo, sia che moriamo, è per la gloria di Dio!”». Quale amicizia più grande che «riflettere la gloria di Dio in un sorriso?». Concludendo, l’abate ha invitato tutti a «offrire al mondo l’amore di Cristo, l’amicizia di Cristo. Come ci insegna Midori: pregare e amare, come la Madonna ai piedi della croce».

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INCONTRI Uno scrittore russo e un politologo americano a confronto sul destino della libertà e il rischio autocrazia

La democrazia? Non ha alternative

Mikhail Shishkin: «Il popolo russo presto capirà che è meglio della dittatura. E l’era di Putin sta per finire»

«Questa mostruosa guerra non è solo contro l’Ucraina, ma anche contro la Russia. La sua lingua è stata resa una lingua di assassini. Ma io non sono disposto a cedere la mia lingua a Putin e lotterò sempre per difenderla. Dunque, scusatemi, ma parlerò in russo». Mikhail Shishkin, scrittore russo in esilio in Svizzera, vincitore di innumerevoli premi letterari, mette le cose in chiaro all’inizio dell’incontro “Fra democrazia e autocrazia: il destino della libertà”, ieri in Auditorium. Sul palco, a incalzare lui e il politologo americano Shadi Hamid, esperto di Medio Oriente, c’è il giornalista Mattia Ferraresi. Che va subito al sodo: c’è ancora da credere che la democrazia sia il migliore dei sistemi? Ed è possibile nei paesi (Russia, Cina, paesi arabi) più refrattari a sistemi democratici? Dibattito ben attuale, a 24 ore dall’abbattimento dell’aereo con Prigozhin. Shishkin spiega la natura dell’autocrazia russa: «Per i russi lo zar è autentico se

sa vincere e mantenere l’ordine. Stalin lo era, Gorbaciov no, e infatti viene disprezzato. Putin è diventato zar legittimo, esaltato dal popolo, quando ha invaso la Crimea. Poi ha promesso di prendere Kiev in tre giorni, non c’è riuscito e ora sta perdendo la guerra. Così oggi non è più lo zar. La sua era sta per finire. Cosa ci sarà dopo di lui? Facile immaginarlo. Un nuovo Putin, che lo accuserà di essere stato sconfitto. Ma tuttavia non sono

pessimista sullo sviluppo democratico. La dittatura inizia sempre dal caos, quando la gente vuole ordine e chiede un potere forte. Dopo Putin accadrà così. Ma prima o poi pure i russi capiranno che vivere in democrazia è meglio che sotto la dittatura. Come tutti i fiumi vanno al mare, così tutti i popoli prima o poi arriveranno a un assetto democratico». Hamid si allinea: «Certo, non si può sapere chi comanderà dopo Putin. Ma ciò mostra la debolezza dei regimi autoritari, dove c’è sempre confusione sui passaggi di potere. Dovremmo essere grati alle autocrazie come Russia e Cina, evidenziano la nostra capacità di alternare il potere. I regimi autoritari sono resilienti ma non è detto che siano forti. Diversa è la resilienza dei sistemi democratici. Certo sono preoccupato all’idea che negli Usa vinca Trump, ma credo comunque nella capacità della democrazia di sopravvivere. C’è troppa autocritica in chi parla di declino inevitabile delle democrazie: la loro forza si palesa nel tempo. Purtroppo spesso i regimi sembrano migliori

di come sono, e le democrazie peggio, ma non è così. Attenti, dunque, a dire che la Cina è una dittatura benevola, a invidiarne l’efficienza tecnocratica. In un regime autocratico nessuno può mai parlare di declino! E la democrazia non è un pacchetto da esportare tale e quale, imponendo liberalismo e uguaglianza di genere anche nel Terzo mondo. Ho un’idea minimalista della democrazia: non è il paradiso, se lo dici la gente sarà delusa. Specie nei paesi arabi, che non è vero siano refrattari all’idea democratica». Se è per questo, neppure i russi, conclude Shishkin: «Negli anni ‘90 erano pronti alla democrazia, senza sapere cosa fosse. Pensavano a un mix di costituzione e McDonald’s, libere elezioni e macchine americane. L’Occidente allora fece grandi errori e ha creato il mostro Putin. Purtroppo in Africa e in Europa troppi pensano che il nemico del mio nemico sia mio amico: detestando la Nato e gli americani parteggiano per Putin. E appena lui sparirà, cercheranno un altro Putin con cui schierarsi».

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INCONTRI A cento anni dalla nascita il ricordo di un educatore che ha cambiato il modo di insegnare

Scuola, la rivoluzione di don Milani

È stato discusso, ammirato, travisato, ma ha vissuto soprattutto la vocazione al sacerdozio

di

Paolo Costa

«In un soggetto cercare sempre l’essenziale, vedere sempre i dettagli come parte di un tutto». Il giovane Lorenzo Milani s’era messo in testa di fare il pittore e per imparare si infilò in una bottega, innamorandosi di questa frase del suo maestro. Poco dopo, cambiato scenario, e superati i vent’anni, Lorenzo si convertì. Ma quelle parole continuarono a essere la stella polare della sua vita. L’essenziale si era rivelato in Gesù. «L’originalità di don Lorenzo come prete - ha detto Giovanni Paccosi, vescovo di San Miniato, nell’incontro dedicato Milani educatore a cento anni dalla nascita, - è proprio nella purezza e totalità del suo sì a Cristo». Dedicatosi all’insegnamento, Lorenzo Milani si è attirato critiche in vita e post mortem per certi atteggiamenti radicali, mai blandi, che lo portarono a scegliere i poveri come destinatari della sua opera e per certi suoi concetti (“L’obbedienza non è più una virtù”) o proposte (l’obiezione di coscienza), “uscite” superficial-

mente interpretate e fatte proprie da chi l’ha voluto strumentalizzare. Continua Paccosi: «Se ne parlava con ammirazione ma subito anche con una certa reticenza (“ era un tipo difficile, a modo suo”), come per mettere in chiaro che l’ammirazione per questo uomo straor-

dinario non era verso una leggenda ma verso un prete vero e un uomo vero, con i suoi spigoli e il suo mistero». Don Lorenzo morì nel ‘67 (in molti lo “arruolarono” nel ‘68, vicende quindi che lui neanche conobbe), probabilmente addolorato per essere ritenuto un disobbediente, lui

IL MINISTRO Un futuro tra i banchi

Oggi al Meeting sarà presente Giuseppe Valditara, ministro dell’istruzione e del merito, che dialogherà con Luigi Ballerini, orientatore e scrittore per ragazzi, Ezio Delfino, presidente di Disal, associazione dei dirigenti scolastici, Carlo Di Michele, presidente di Diesse, associazione degli insegnanti, e Massimiliano Tonarini, presidente di Cdo Opere Educative.

Tema del dialogo è “Una scuola che ha futuro”, un tema quanto mai interessante affrontato senza partire da uno scetticismo o da una problematicità ma da una certezza: che la scuola ha un futuro, come testimoniano tanti studenti, docenti e dirigenti scolastici che vivono l’esperienza scolastica come occasione di riscoperta dell’umano e come educazione delle sue diverse caratteristiche. È l’avventura della conoscenza, il fascino della scuola, che tutti nel percorso di acquisizione di informazioni e tecniche possano aprire lo sguardo alla realtà.

che - è stato scritto - “ aveva un concetto tridentino del suo essere prete, non nel senso di tradizionalismo delle forme istituzionali della Chiesa, che comunque sempre rispettò e obbedì, ma nella sostanza della concezione della Chiesa stessa, di cui dichiarò sempre la necessità per la propria vita”. A riabilitarlo definitivamente è stato papa Francesco nel 2017, che sulla sua tomba a Barbiana lo definì testimone per il nostro tempo. Il Meeting, proprio per questo, l’ha riproposto come grande educatore, in un momento storico in cui scuola e società hanno bisogno proprio di grandi educatori. Da riascoltare, su questo aspetto, anche gli interventi dello scrittore Eraldo Affinati (“oggi i ragazzi di Barbiana con la globalizzazione sono ovunque: tra gli immigrati, in Ucraina e anche nelle nostre città”) e del presidente della Fondazione don Milani Agostino Burberi (“don Lorenzo ci ha insegnato l’obbedienza e a non essere superficiali”). L’incontro è stato coordinato da Letizia Bardazzi, presidente associazione Centri culturali.

INCONTRI Esperti a confronto sul tema della solitudine, tra hikikomori, analfabetismo affettivo e slanci di fiducia

Giovani, da soli non si splende

Perché la vita si ridesti bisogna imparare ad aprirsi, dialogare e incontrare. L’altro ci fa evolvere

di Martina Tomat

I “soli” non risplendono. Potrebbe riassumersi in quest’immagine il senso di “Crescere, una questione di incontri”, l’appuntamento, moderato dalla giornalista del “Corriere della Sera” Elisabetta Soglio, che ieri ha acceso i riflettori sulla solitudine giovanile.

Il ritiro dalla scuola, l’uso e abuso di farmaci, il fenomeno dilagante degli hikikomori, ovvero di chi preferisce rintanarsi tra le mura amiche di casa. Sono tutti allarmi da ascoltare. Così come i giovani: «Spesso sentiamo ma non ascoltiamo i nostri ragazzi – ammonisce don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano – e lì dove mancano le parole c’è spesso violenza. Un mio ragazzo, Daniel Zaccaro, lo spiega bene nel libro “Ero un bullo”: provare a trovare le frasi per spiegare il suo disagio gli ha cambiato la vita. Bisogna entrare in que -

ste narrazioni potenti invece di rifugiarsi in schemi e miopie educative». Miopie che diventano reali: «Aumentano i bambini in età scolare che non vedono bene da lontano: guardano solo gli schermi del cellulare, non alzano lo sguardo – spiega Alberto Pellai, medico, psicoterapeuta, ricercatore e scrittore – e ciò è gravissimo perché non si formano le connessioni neuronali, il cervello crede che non sia necessario guardare in lontananza e i ragazzi pensano di avere tutto il mondo sotto il naso. Gli abbiamo rubato la linea dell’orizzonte».

Adolescente significa in via di crescita, proprio perché bisognoso ancora di nutrimento, di creare un’identità: «L’adolescenza è una palestra che allena alla vita – prosegue Pellai –, dove c’è bisogno di un campo di gioco, di compagni di squadra e di buoni allenatori. Perché un adulto spaventato è un adulto “spaventante”, senza risorse per fare da guida. Abbiamo

la responsabilità della testimonianza». Un testimone che bisogna passare meglio: «C’è analfabetismo affettivo – fa notare don Claudio –. In un mondo individualista, i ragazzi non sono educati alla fiducia e la sfiducia genera solitudine. Allora ecco amori veloci, rapporti fragili, sentimenti rarefatti. Bisogna restituire la gioia della profondità di un rapporto che vada oltre l’interesse.

Anche se il tradimento è una possibilità,

vale comunque la pena provare a fidarsi». Per aiutare i giovani, da ultimo, «c’è bisogno di accompagnare i genitori, perché si preparino al meglio ad essere tali», spiega Paolo Lattanzio di Save the Children, ma anche di scambi, di incontri. «Serve scambiare parole, uscire a cena – conclude Pellai – perché se l’altro non salva, almeno fa evolvere». E tirare fuori il proprio potenziale: meno soli ma più calorosi.

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8 Una “pietra” sotto la croce di Malga Ritorto, a Madonna di Campiglio, ricorderà il rapporto tra don Giussani e padre Scalfi

Amici per sempre davanti alle vette

Il 12 ottobre l’inaugurazione con la benedizione del vescovo di Trento in un luogo dove s’impone lo stupore per il Creato

Due amici feriti dalla bellezza. Due “compagni di appartamento” appassionati di Cristo e della Chiesa. Due uomini nati cent’anni fa, a un anno di distanza, nell’ottobre del 1922 e del 1923. E due sacerdoti amanti delle montagne e dalle montagne ricambiati, oggi, con la custodia della loro amicizia tra le Cime del Brenta e i ghiacciai dell’Adamello.

I due amici sono don Luigi Giussani e padre Romano Scalfi. Giussani negli anni Sessanta portava i giessini a Madonna di Campiglio, e padre Scalfi in quelle terre è nato: a Tione di Trento il 12 ottobre 1923. Esattamente cento anni dopo, il 12 ottobre 2023, a Malga Ritorto (uno dei punti più belli e panoramici di Madonna di Campiglio), sarà benedetta dal vescovo di Trento la “pietra dell’amicizia”, che porta incisa la gratitudine allo Spirito “per il dono dell’amicizia tra don Giussani e padre Scalfi e per il dono di ogni amicizia che porta speranza, unità e pace”. La

pietra sarà posta alla base della croce che segna il paesaggio di Malga Ritorto, e la croce porterà un “Cristo glorioso”, opera in ferro saldato del domenicano Manfredi (Dino) Quartana, giessino della prima ora e testimone privilegiato di quell’amicizia.

La notizia dell’evento campeggia al Meeting in un poster allo stand di Russia

Cristiana, nel padiglione C4, realtà fondata da padre Scalfi e oggi presieduta da Adriano Dell’Asta e Sandro Chierici. L’idea originaria di questa intitolazione nasce infatti nel dialogo tra la Comunità di Cl del Trentino, Russia Cristiana e il vescovo di Trento Lauro Tisi; del progetto si è poi fatto promotore il centro culturale Il Mosaico. Man mano che si procede -

va, l’idea si faceva sempre più concreta: «La Fraternità di Cl ha condiviso il nostro desiderio - spiega il presidente del Mosaico Luca Tenti - e abbiamo trovato sostegno e collaborazione nell’Amministrazione comunale di Pinzolo».

«Questa intitolazione impreziosisce le celebrazioni per il centenario di padre Scalfi – aggiunge Adriano Dell’Asta –. Giussani e Scalfi vissero nella stessa casa di via Martinengo a Milano per circa vent’anni. Scalfi veniva dal Russicum di Roma e cercava appoggi per la sua idea di un apostolato per la Russia, e Giussani lo accolse con cordialità e affetto. Padre Scalfi ricordava che proprio da questa amicizia si era precisata l’idea di Russia Cristiana come un luogo di comunione vissuta».

Appuntamento giovedì 12 ottobre a Malga Ritorto, in un luogo «dove s’impone la bellezza del Creato e la grandezza di Dio». Il 14 e 15 ottobre le celebrazioni del centenario di padre Scalfi proseguiranno con una serata a Tione di Trento e una Divina Liturgia in rito bizantino.

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Da Pesaro a Cesenatico, da Gradara alla Valconca, da Rimini alla Valmarecchia

Più di cento articoli pubblicati in sei Paesi: grande attenzione ai temi culturali del Meeting

Testimoniare il bello. In arabo

A Rimini una redazione coordinata da Wael Farouq e Sayed Mahmoud Aly. Corrispondenze e rilanci sui social

I visitatori del Meeting, fisici e virtuali/ online, avranno potuto notare la presenza di molti testi in arabo, fra i padiglioni, negli stand, nei materiali di comunicazione cartacei e online. Quest’anno, infatti, il Meeting ha una vera e propria redazione araba grazie a Wael Farouq, docente di letteratura araba all’Università Cattolica del Sacro Cuore.

«È una collaborazione nata dalla volontà di testimoniare il bello e chi incontra il bello deve testimoniarlo. È la testimonianza della bellezza che genera la bellezza della cultura, della letteratura e della scienza. In questo la fede diventa una forza che difende la libertà e attrae i cuori» racconta Wael Farouq. Un desiderio di bellezza che ha contagiato anche Sayed Mahmoud Aly, direttore editoriale di AlAhram, tra i principali quotidiani egiziani e che coordina un vero e proprio servizio stampa in arabo del Meeting, diffondendo notizie in almeno sei fra i principali Paesi arabi, per oltre 100 articoli pubblicati

e diffusi già in questi giorni.

«La prima volta che ho partecipato al Meeting sono stato colpito da una cosa che non avevo mai visto», aggiunge Farouq.

«Nonostante avessi frequentato intellettuali e ambienti culturali al Cairo come all’estero, non avevo mai visto nulla di

simile. Ogni anno ho invitato sempre più amici a Rimini, ma sarebbe stato impossibile portarli tutti. Quindi è nata l’idea del Meeting del Cairo, che ha avuto due edizioni, fino all’avvento della cosiddetta “Primavera araba”.  Ma è rimasto il desiderio di far arrivare il Meeting nel mondo

arabo. Ho iniziato io, nel 2015, a inviare ai giornali arabi le cose che vedevo e mi piacevano al Meeting. Di qui, l’attenzione si è alzata, fino alla partecipazione della Lega musulmana mondiale». Quindi, la stampa araba ha iniziato a seguire con sempre maggiore attenzione il Meeting. «Ma la cosa bella – spiega Wael Farouq –è che l’interesse principale è sempre e soprattutto nei confronti della proposta culturale, più che verso il dibattito politico. Per fortuna, dopo il Covid i miei studenti alla Cattolica hanno iniziato a darmi in questo lavoro volontario. Ma il giornalismo è un mestiere, non un hobby, e per questo abbiamo chiamato Sayed, un giornalista professionista, ad aiutarci. Sayed era venuto negli anni scorsi al Meeting assieme al direttore della Biblioteca di Alessandria ed era rimasto colpito dall’esperienza. Lui, che firma editoriali sulla principale testata araba, fa la “cucina redazionale” con noi e ci insegna il mestiere. Ora facciamo veri reportage dal Meeting. Facciamo giornalismo volontario come testimonianza».

COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Cibo sicuro, ricetta di sviluppo

Nel padiglione del Ministero degli Affari esteri due eventi distinti ma interconnessi hanno affrontato il tema della sicurezza alimentare nel Mediterraneo, sottolineando l’importanza delle esperienze locali e della cooperazione internazionale.

Il primo evento “L’audacia di un’idea che cambia le vite” ha visto protagonisti esperti provenienti da diverse comunità, pronti a condividere storie di successo nell’affrontare le sfide legate alla sicurezza alimentare, all’empowerment delle donne e allo sviluppo sostenibile. L’incontro è stato inaugurato da Biagio Di Terlizzi, vicedirettore del Ciheam Bari, che ha sottolineato l’importanza di iniziative imprenditoriali per creare cambiamenti positivi nelle comunità mediterranee. Uno degli esempi più rilevanti è stato presentato da Mohamedou Mohamed Abdallahi, direttore della Toogga Sarl in Mauritania, che anche fornito formazione e

opportunità di emancipazione alle donne.

Parallelamente, il secondo evento ha posto l’attenzione sul ruolo cruciale della cooperazione internazionale nella promozione della sicurezza alimentare. Esperti di settore, rappresentanti istituzionali e leader dell’industria alimentare si sono riuniti per discutere delle sfide globali. Il viceministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, ha sottolineato l’importanza del ruolo della filiera agroalimentare italiana – con il suo bagaglio di conoscenze e capacità – per affrontare le crisi e sviluppare soluzioni condivise, anche a sostegno dei paesi in via di sviluppo.

La sicurezza alimentare è diventata una sfida complessa, che richiede l’impegno di tutti gli attori, dalle comunità locali alle istituzioni internazionali. Il dialogo e la collaborazione sono essenziali per garantire che nessuno venga lasciato indietro nella ricerca di un futuro alimentare più sicuro e sostenibile.

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IN MOSTRA

La Fondazione Lombardia per l’ambiente propone una rilettura del Cantico delle creature

“Cum tucte” sui passi di Francesco

La necessità di liberare la questione ecologica dalle logiche della contrapposizione politica

«Il titolo è una citazione del Cantico delle Creature di San Francesco, una delle prime opere nella nostra lingua italiana, un inno alla unità tra tutte le realtà create».

Chi parla è Filippo De Bortoli, responsabile della comunicazione della Fondazione Lombardia per l’Ambiente. Il visitatore lo potrà trovare allo stand della mostra con la grande vivacità intellettuale che lo contraddistingue.

«Dietro questo titolo ci sono tante storie che si intrecciano - continua De Bortoli-. Intanto la proposta della mostra nasce dal rapporto nato lo scorso anno tra la Fondazione per la quale lavoro e gli amici del Meeting. Insieme è maturata la decisione che ci fosse una iniziativa, con una mostra magari per proporre uno sguardo più ampio sull’ambiente». Il dialogo si fa incalzante: «Abbiamo voluto dare voce al santo che per sensi-

bilità ha rappresentato di più il rapporto dell’uomo con il cosmo, cantore e poeta di questa alleanza». L’alleanza come parola ha un sapore squisitamente biblico.

«Quando si trattano i temi ambientali, lo abbiamo visto, si cade spesso nell’e-

quivoco che certe questioni siano di un certo orientamento politico o filosofico», afferma De Bortoli. I maggiori contributi ideali a fondamento di questa operazione sono presi appunto, intrecciati con un doppio filo rosso, da san Fran-

cesco di Assisi e dal pontefice, non a caso anche lui con il nome di Francesco. Approfondisce chi guida alla mostra: «Il Papa nel 2015 ha pubblicato l’enciclica Laudato Sì, che per importanza e novità sulle questioni ecologiche è paragonabile alla Rerum Novarum di Leone XIII sul tema del lavoro». La mostra si sviluppa su più dimensioni. Riferisce ancora il responsabile della comunicazione: «Il lavoro iniziale è stato un andare a fondo del giudizio che vogliamo proporre sull’ambiente tenendo conto che siamo una Fondazione scientifica». E continua: «La mostra ha quattro temi: biodiversità, acqua, cambiamento climatico ed economia circolare. Con una premessa di metodo: è una mostra, quindi deve essere bella da vedere! Non solo contenuti accuratissimi, ma anche cose belle da vedere nei video, nelle ricostruzioni e negli elementi estetici».

IN MOSTRA La “Compagnia della cima” introduce il pubblico allo spettacolo delle vette e dei sentieri

Montagna, cammino d’amicizia

Commovente testimonianza di Erika Siffredi, moglie di un alpinista morto in Alta Val di Susa

di Gianni Mereghetti

Vi è una mostra che ha un legame forte con il titolo del Meeting, una bellissima mostra sulla montagna pensata e realizzata da un gruppo di amici che vivono con intraprendenza, grande sensibilità umana e passione il rapporto con le vette: gli amici della Compagnia della cima. Le fotografie sono molto suggestive e di grande attrattiva. Nel vederle scatta d’impeto il desiderio di salire verso le vette, ognuno al suo passo, con la coscienza delle proprie possibilità, tanto che, come ripetono le guide, fare una lunga camminata nel bosco è come arrivare in cima dopo una lunga e pericolosa arrampicata.  C’è un filo rosso che intesse le diverse stanze della mostra, e questo filo rosso è che nel rapporto con la montagna si vede che cosa sia l’amicizia. Questo infatti suggerisce a tutti la Compagnia della cima, che andare in montagna fa riconoscere l’importanza dell’amicizia dentro la vita: andare insieme verso la meta che attrae, fermarsi al rifugio e incontrarsi come se ci si conoscesse da sempre,

salire in cordata legati uno all’altro, gioire della conquista della cima, in ogni passo vibra l’abbraccio dell’amicizia.  Quello che la mostra fa vedere è il metodo dell’amicizia, si fa esperienza in montagna di ciò che fa parte dell’esistenza quotidiana: è da un’attrattiva che inizia il cammino verso la cima, è quell’attrattiva che rende amici, è la bellezza che vibra nel creato che affascina e attrae. Que -

sto è il fattore decisivo dell’amicizia che si può incontrare dentro la mostra della Compagnia della cima: non siamo amici perché tentiamo un’avventura, ma qualcosa che attrae il cuore ci mette insieme per scoprire cosa sia quel mistero che muove la vita. Così val la pena seguire passo dopo passo questa mostra perchè si avverte nelle immagini, nel video e nella passione delle guide l’abbraccio

dell’amicizia di cui parlava monsignor Baturi, che essere amici è abbracciare tutto.  Nella mostra vi è un momento di grande commozione, sono le parole di Erika Siffredi, moglie dell’alpinista Cala Cimenti, morto in Alta Val Susa nel 2021. Erika Siffredi alla domanda che cosa significhi per lei essere la moglie di un alpinista risponde: «Accettare. Io so che lui in montagna era completamente se stesso. Se gli toglievi la montagna lo rendevi triste, e se ami davvero una persona vuoi vederla felice. È ovvio che avessi paura quando andava in spedizione, o quando diceva se stasera torno, andiamo a mangiarci la pizza. Tutte le volte che tornava però era così contento, così pieno di bellezza. Aveva gli occhi pieni di neve, e mi diceva: ti sto portando la neve. E cosa vuoi dirgli a uno così, di non andare in montagna? È vero che sono stati solo sei anni, però non avrei voluto un solo giorno diverso». Monsignor Baturi parlava della famiglia come prima forma dell’amicizia, questa testimonianza di Erika Siffredi in modo commovente dice cosa significhi amore al destino dell’altro.

VENERDÌ 25 AGOSTO 10

IN MOSTRA Al Meeting il “Sacco del 1969”, la tela più grande di Alberto Burri

La pittura, presenza irriducibile

Dalla Fondazione Albizzini di Città di Castello l’opera ideata per il dramma teatrale “Avventura di un povero cristiano”

Una grande opera in acrilico su tela accoglie i visitatori della mostra “Burri. Spazio forma equilibrio” in C2. Più di sette metri per nove di grandezza, imponente per dimensioni e impatto visivo, impossibile non restarne catturati. Lo spazio intorno è ampio per permettere a tutti i visitatori di sostare e osservare in autonomia. Per la prima volta esposto all’esterno degli Ex Seccatoi del Tabacco della Fondazione Palazzo Albizzini di Città di Castello dove è conservato il grande patrimonio della Collezione Burri, il “Sacco del 1969” è la più grande opera mai realizzata dall’artista di origine umbra. La richiesta all’epoca fu di realizzare il fondale del primo atto del dramma teatrale “Avventura di un povero cristiano” dal romanzo di Ignazio Silone. Le opere erano tre in totale, una è andata perduta mentre la terza è in restauro. L’obiettivo nel prossimo periodo è di vederle esposte insieme nella sede della Fondazione.

Cecilia Torchiana, che coordina le mostre con Alessandra Vitez, racconta che accogliendo l’invito del Meeting e osservando insieme al presidente della Fondazione lo spazio dei padiglioni della fiera, la scelta dell’opera da esporre è stata quasi naturale, dato che gli spazi

disponibili ricordano idealmente gli Ex Seccatoi. L’opera assume una dimensione quasi sacrale, anche se non ha un rimando diretto voluto, ma emana sacralità per la sua imponenza. Nell’allestimento, ai lati del Sacco sono disposti due grandi schermi che, da una parte,

mostrano l’artista all’opera, dall’altra un video di un’altra grande opera, il Cretto di Gibellina, che evidenzia lo spazio distrutto dalla storia ma reso eterno tramite l’arte. Infine, alcuni cicli grafici appartenenti a diversi periodi della sua attività dove il metodo di lavorazione appare sempre più riconoscibile.

Burri approda alla pittura negli anni Quaranta, dopo la Seconda guerra mondiale, vissuta da ufficiale medico, con l’idea precisa che la realtà vada mostrata nella sua natura reale. Allo stesso tempo l’artista interviene, e questo si vede bene nel video, perché lui lavora con attenzione lo spazio che ha, ogni taglio o bruciatura o sovrapposizione ha un senso, eppure qualcosa sembra sempre strabordare. Lo stesso artista diceva che «la pittura è una presenza irriducibile, imminente e attiva».

L’opera è dunque lì, immobile, come in attesa. Di cosa? Che ognuno entri e si lasci avvolgere e coinvolgere. E inizi il proprio dialogo.

A ogni ora occasioni di dialogo con le suore e con i sacerdoti della fraternità missionaria

San Carlo, il volto lieto della fede

Nello stand il racconto della storia di Barnaba e Paolo dei viaggi che hanno dato origine della cristianità

La Fraternità San Carlo e il Meeting, un’amicizia consolidata negli anni. A darne conferma sono le centinaia di visitatori (numerosissimi i giovani) presenti ogni giorno nel padiglione C4, dove vengono accolti da missionari e missionarie pronti a regalare momenti di riflessione attraverso una mostra incentrata su brani dei Vangeli e degli Atti degli Apostoli intitolata “Per mezzo di loro”. I pannelli raccontano l’opera missionaria di Barnaba e Paolo. La grafica utilizzata è di particolare impatto, così la descrizione del viaggio missionario è semplificata dall’utilizzo di cartine e didascalie. Andrea, seminarista della San Carlo è incaricato della presentazione.

Il tema descritto è il primo viaggio missionario con la nascita della Chiesa. Paolo e Barnaba partiti dalla Siria, passando attraverso l’isola di Cipro, erano giunti a Pafo e da qui si diressero ad Antiochia per poi inoltrarsi nella regione della Panfilia, dove incontrano le popolazioni pre -

dicando a Giudei e pagani con l’aiuto di Marco. Il viaggio è costellato di difficoltà, sia dal timore dei discepoli per la presenza di Paolo che dubitano della sua conversione, sia per gli ebrei di lingua greca adirati dalle predicazioni. A intercedere per Paolo verso i discepoli e le persone ostili è sempre Barnaba che lo prende con sé. Irruente e focoso il primo, pacato e virtuoso il secondo: li accomuna il compito di predicare in nome del Signo -

re. Anche quando Paolo, al termine di un violento litigio con Barnaba a causa di suo cugino Marco, decide di intraprendere strade diverse. Successivamente nella lettera ai Colossesi l’avversione di Paolo nei confronti di Marco e di Barnaba pare essere interamente rientrata. Da qui in poi si incomincia a costruire la comunità della Chiesa. In un pannello a lato un brano di una lettera di don Giussani: “La comunità è il luogo dove

l’avvenimento della presenza di Cristo si rinnova, è nuovo, nasce. Il metodo è quello sacramentale, il segno del Mistero”. Sulla vicenda dei due apostoli è riportata una frase di Benedetto XVI nel catalogo della mostra: “Anche tra i santi ci sono contrasti, discordie, controversie perché non sono caduti dal cielo, sono uomini come noi con problemi complicati. La santità cresce nella capacità di conversione, pentimento, riconciliazione, perdono”.

La Fraternità San Carlo è presente in tutti i continenti. All’opera di evangelizzazione dei missionari da alcuni anni si affiancano le missionarie presenti con le case in Europa, Sud America, Africa, Mosca e Taiwan. Nel desk informativo si possono ritirare, con un’offerta minima, gli opuscoli della mostra “Per mezzo loro”, alcuni volumi che approfondiscono il significato e le attività delle missioni nel mondo, oltre a dépliant informativi sulla presenza nel nostro Paese delle case madri di Milano e Roma che registrano una fervente ripresa delle vocazioni.

11 VENERDÌ 25 AGOSTO

«Donare educa il cuore»

«Nella mia esperienza il Meeting è un luogo dove i rapporti ricompongono le differenze»

di Gianni Mereghetti

Paolo Benanti è docente alla Pontificia Università gregoriana di Roma ed esperto di bioetica, etica delle tecnologie e human adaptation: da anni è presente al Meeting del cui lavoro ha molta stima.

Per lui il Meeting è una piazza in cui è valorizzato tutto ciò che è umano, un coro di voci differenti nella postura ma che sono accomunate dallo stesso desiderio per l’uomo e il suo bene. In una società frammentata, al Meeting si ricuciono le differenze trovando nuovi sentieri che portano a qualcosa di più bello e vero. Per Benanti il Meeting testimonia che le differenze si possono ricomporre, non sono quindi un ostacolo insormontabile ma possono trovare una nuova armonia e così si riscoprono le possibilità per costruire sentieri futuri.

«È importante esserci - afferma Benanti - qui al Meeting si vede la possibilità di coesistenza nella differenza». Per questo oggi il Meeting in un mondo sempre più diviso esercita una funzione fondamen-

tale: per Benanti nella settimana riminese si vede un metodo di ricomposizione delle differenze che vale ad ogni livello, dalla vita quotidiana alle relazioni internazionali.

Entrando nel merito del tema dell’intelligenza artificiale e dei rischi di polarizzazione delle differenze Benanti osserva che l’uomo d’oggi ha bisogno di luoghi in cui le diversità sono una ricchezza e luoghi dove si cercano non contrapposizioni,

ma sentieri di comunione: il Meeting rappresenta un luogo dove si fa esperienza di una unità in cui le differenze diventano creative di un futuro segnato dall’amicizia tra tutti.

Che le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale facciano parte di questo cammino verso il futuro dipende dall’uomo, dal suo cuore. Il primo uomo ha costruito la clava, avrebbe potuto usarla come utensile o arma, e fin da allora la strada da prendere dipendeva dal suo cuore. Così è oggi: usare le nuove tecnologie per l’uomo o contro l’uomo dipende dal suo cuore. «Per questo - sottolinea Paolo Benanti - oggi la questione educativa è decisiva, bisogna educare il cuore dell’uomo ad usare tutto per un bene».

Per Paolo Benanti è importante sostenere il Meeting, costruirlo insieme in modo concreto partecipandovi ma anche attraverso le donazioni. « Chi ha a cuore il futuro della società - sottolinea Benanti - non può non avere a cuore il Meeting, che è un luogo dove si fanno passi di amicizia sociale e si rafforza la società civile».

PICCOLI GESTI

Il galateo di Fantozzi e il tocco di Maradona

L’area del filmato ha quaranta cubotti per sedersi. In breve ne rimane libero solo uno, e lì tre signore di media età in piedi. Con triplice sorriso e il cenno della mano di una, offrono l’appoggio alle vecchie terga. Fantozzianamente ricambio con sorriso e gesto di chi educatamente si schermisce. Fossi stato in metro a Milano ci sarei rimasto male: nel mio vecchio mondo è l’uomo che cede il posto alle signore, anche se avesse la mobilità di un Enrico Toti e l’età di Matusalemme. E poi: vecchio a chi?

In piedi addossato alla parete, mi raggiunge un altro sorriso e una mano tesa ad offrire un fazzoletto di carta. Fantozzi ha l’atroce dubbio di avere il moccolo al naso, invece è sangue: dalla zona del gomito, una crosticina strappata senza accorgersi, e il liquido rosso che cola. Mi tampono grato all’ignota crocerossina. E penso che l’amicizia non è frigido galateo; semmai è come il calcio: c’è quella parlata e quella giocata. Giocata magari da signore mai conosciute, che ti regalano un gesto stupefacente come un tocco di Maradona.

M.V.

Il Mediterraneo: mosaico di culture, crocevia di sviluppo

Siria,

La

Libertà religiosa, un diritto universale
Sicurezza Alimentare e diritto al cibo
il coraggio di agire percorsi e storie della Cooperazione Italiana
C’È UN’ITALIA CHE COOPERA
25
AREA INTERNAZIONALE | PAD C3 12
VENERDÌ AGOSTO
VOLTI CHE COSTRUISCONO Paolo Benanti, esperto di bioetica e intelligenza artificiale

LA LIBRERIA Più di 4500 volumi e una processione ininterrotta di lettori di ogni età

Tanti titoli, una proposta

Anche quest’anno al Meeting la Libreria Itaca si conferma una tappa irrinunciabile per i visitatori di tutte le età. Posizionata in un ampio spazio all’interno del Padiglione C2, propone un’offerta di oltre quattromilacinquecento titoli, tra cataloghi delle mostre allestite per l’edizione che si chiude oggi, opere firmate dai relatori intervenuti, testi di narrativa, saggistica e libri per bambini.

Sembra impossibile non trovare almeno un volume che soddisfi la propria curiosità, eppure non è la varietà a determinare l’attrazione del popolo del Meeting per questo luogo.

«Non esiste un’altra libreria come questa, che trasuda passione per la realtà - sottolinea Eugenio Dal Pane, fondatore e direttore editoriale di Itaca -. Qui alla base di ogni offerta c’è una proposta».

È questo il segreto che porta moltissimi visitatori a esplorare questo spazio e a uscirne carichi di libri, comprati per sé, per un familiare, per un amico o per un semplice conoscente, e che rende la libreria un luogo di incontro, cultura e educazione, come lo descrivono alcuni dei volontari che ci lavorano, colpiti dalla quantità di persone interessate a farsi consigliare sui volumi e ad acquistarli.

Tra i titoli più apprezzati della stagione 2023, l’autobiografia di Takashi Paolo

Nagai “Ciò che non muore mai”, il volume dedicato ad Adriana Mascagni “Amica del Mistero” e alcuni cataloghi

IERI IN FIERA A 97 ANNI

Tra le mostre con la “nonna” del Meeting

L’hanno accolta come “la nonnina del Meeting”. Un po’ perché il Meeting lo ha visto crescere negli anni come una creatura, a cui ha voluto bene da subito. Un po’ perché è davvero la nonna di Emmanuele Forlani il direttore generale. Lo dice sorridendo, un sorriso bello, romagnolo, giovane a dispetto della venerandissima età. Luisa Ronchi, infatti, di anni ne ha ben 97: capelli bianchi e ricci, la bellezza delle donne italiane e l’aria di chi la vita la conosce molto bene. Attende, seduta su una panchina, accanto alla mostra dedicata al monastero siriano.

ROLANDO RIVI «Io sono di Gesù» di Daniele Maria Ragno

delle mostre, come quelli che ripercorrono gli itinerari espositivi centrati sul monastero di Azer, sulla figura del beato Josè Gregorio Hernandez e su Eugenio Corti. Non una classifica, ma l’emergere di una tendenza che, al di là dei gusti di ciascuno, conferma come la libreria sia un luogo che «respira del Meeting», grazie al quale è possibile approfondire l’esperienza vissuta in fiera, condividerla e continuarla.

Nel padiglione A4 uno stand racconta la storia di Rolando Rivi, seminarista di 14 anni martirizzato per la sua fede durante la guerra partigiana. «Il suo grande Amico era la ragione per cui si alzava la mattina - queste le parole di Emilio Bonicelli, giornalista tra i fondatori del Comitato Amici di Rolando Rivi - il suo primo gesto era inginocchiarsi sui gradini della scala di casa e pregare, mentre i familiari erano ogni volta sorpresi dall’intensità di questa preghiera».

Bonicelli, autore di libri sul martire emiliano, riporta che il seminarista «voleva piacere a Gesù in ogni aspetto della vita. Spesso ripeteva “Io sono di Gesù”, una sintesi mirabile dell’essere cristiani, ovvero che noi apparteniamo al Signore, che ci ha voluti, ci ama e ci attende».

La storia di Rivi non finisce con la morte: il beato illumina la vita di tanti che l’hanno incontrato e che vedono in lui un faro verso la santità. Un ultimo “miracolo”, nel 2018, è stato l’abbraccio conciliatore tra i suoi familiari e la figlia del suo carnefice.

«Io e mio marito abbiamo avuto 7 figli – racconta -. Quando ci siamo sposati eravamo d’accordo che io avrei badato ai bambini e lui si sarebbe occupato di procurare il pane per tutti».

Prosegue: «Al Meeting ho partecipato sin dall’inizio come ho potuto». Innanzitutto, accogliendo. La sua abitazione ha ospitato tanti amici arrivati a Rimini come volontari. «Dopo un periodo in cui sono stata meno bene – saluta -, ho desiderato tornare qui e ne sono davvero lieta. Il prossimo anno? Chissà…».

G.B.

13 VENERDÌ 25 AGOSTO
Pagine da sfogliare per continuare l’esperienza

Stasera nello spazio Piscine Ovest protagonista la band romagnola Sbadaband

Tu-tu-pa, è qui la festa

Brani d’autore e canzoni indie-pop per far ballare giovani e adulti

Conto alla rovescia per la Festa finale del Meeting nello spazio Piscine Ovest, un momento di allegria vissuto con trasporto da tutto il pubblico e dai volontari, anima della manifestazione. «Siamo un gruppo di amici, tutti della zona di Cesena e Cervia tranne il tastierista originario di Chioggia, abbiamo iniziato a suonare per i matrimoni», Matteo Scelsa, podcaster insieme a Paolo Cevoli e cantante degli Sbadaband, presenta la storia della

band che stasera si esibisce sul palco del Meeting, «Sbadaband è un nome onomatopeico, richiama il ritmo della batteria, tu-tu pa, tu-tu pa».

Il gruppo suonerà canzoni d’autore a cui seguiranno escursioni indie pop, dai Pinguini Tattici Nucleari a Brunori Sas, passando per Calcutta, Bruno Mars e Cesare Cremonini.

«Il nostro repertorio – prosegue Matteo Scelsa – nasce con il desiderio di realizzare un servizio attento al pubblico più che una performance. Proprio in quan-

LA WEB RADIO Tutto il Meeting minuto per minuto

to servizio ci domandiamo cosa piace alla gente, partendo anche dalle nostre preferenze musicali. Io ho la fortuna di avere gusti molto comuni, circostanza che ci porta a proporre un repertorio popolare affinché la gente si goda appieno la serata».

Tra i brani proposti trovano posto “Pastello bianco”, “Scrivile scemo” dei Pinguini Tattici Nucleari e il tormentone “Guasto d’amore” di Bresh, interpretato con la chitarra acustica da Claudio Sama. Insieme a Matteo Scelsa la formazione vede la cantante Agnese Taioli, Lorenzo Gabellini al basso, Daniele Scarpellini alla batteria, Claudio Sama alla chitarra, e Donato Maccapani con sax e tastiera. «Spero di essere all’altezza del pubblico e dei volontari, per tutto il loro impegno si meritano una bella serata di festa e gioia» conclude Matteo. Agnese Taioli esprime così la sua aspettativa per il concerto: «Canterò “Think” di Aretha Franklin, un brano ricco di intensità a cui sono particolarmente legata, certamente potranno esserci degli imprevisti belli».

«Raccontare il Meeting attraverso le voci di chi il Meeting lo fa». Questa la ragione sociale per la quale c’è una radio al Meeting di Rimini. Camilla Valori sorride davanti alla postazione nella Hall Sud. È una volontaria del Meeting, così ama definirsi. Presta servizio in questi giorni con tanto di pedigree però: “ho competenze professionali radiofoniche ed insieme a Paolo Cremonesi e a Carlo Bozzo accompagniamo i ragazzi di PlusRadio». E ci da anche i nomi: Giorgia, Leo, Kevin, Michel, Arianna, Chiara e Caterina, Valerio, Alessandro e Flavio. La storia del progetto Meeting Plus Radio inizia 4 anni fa dalla interazione tra Meeting e Camplus, agenzia di servizi per studenti che propone campus universitari di merito in diverse sedi italiane e nella rosa della proposta educativa c’è anche la radio. Continua Camilla: «Nel palinsesto ci sono dirette in cui raccontiamo l’edizione del Meeting. La nostra è una web radio e può essere ascoltata dal sito del Meeting. Alcune rubriche sono trasformate in podcast scaricabili e fruibili tutto l’anno».

Segui @EnelGroupIt su 14 VENERDÌ 25 AGOSTO

INCONTRI

INCONTRO CON IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Ore 12:00 Auditorium isybank D3

In diretta su Agi, Ansa, Askanews, Corriere della Sera, Famiglia Cristiana, Il Messaggero, La Stampa, Repubblica, Telepace

In differita su Tv2000 dopo il TG delle 12:20

Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica italiana.

Introduce Bernhard Scholz, Presidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli ETS.

LA RESPONSABILITÀ DEL QUOTIDIANO – PROTAGONISTI A CONFRONTO

Ore 15:00 Auditorium isybank D3

In diretta su Askanews, Corriere della Sera, Ilgiorno.it, ilrestodelcarlino.it, lanazione.it, quotidiano.net, Repubblica

Luciano Fontana, Direttore Corriere della Sera; Maurizio Molinari, Direttore La Repubblica; Agnese Pini, Direttrice QN; Roberto Sommella, Direttore di MF-Milano Finanza.

Modera Bernhard Scholz, Presidente Fondazione Meeting per

OGGI IN FIERA

l’amicizia fra i popoli ETS.

IL BUON LAVORO

È UN’AMICIZIA CHE COSTRUISCE

Ore 15:00 Sala Neri Generali-Cattolica

In collaborazione con Cdo Opere Sociali

Maria Teresa Bellucci, Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali; Fernanda Campolina, Obras Padre Giussani, Belo Horizonte; Silvia Caironi, Aventura de costruir, San Paolo; Emilio Innocenzi, Presidente Team Service; Samuele Marconcini, Chief Cattolica Business Unit Officer Generali Italia; Francesco Occhetta, Segretario Generale Fondazione Fratelli tutti, Docente Pontificia Università Gregoriana. Modera Stefano Gheno, Presidente Cdo Opere Sociali.

UNA SCUOLA CHE HA FUTURO

Ore 15:00 Sala Ferrovie dello Stato B2

In collaborazione con Cdo

Luigi Ballerini, Orientatore e Scrittore per ragazzi; Ezio Delfino, Dirigente Scolastico e Presidente di DiSAL; Carlo Di Michele, Presidente Diesse; Massimiliano Tonarini, Presidente Cdo Opere Educative; Giuseppe

Valditara, Ministro dell’Istruzione e del Merito.

Modera Sara De Carli, Giornalista a VITA.

INCONTRO-INTERVISTA CON

Ore 15:00 Sala Conai A2

Marco Bezzecchi, Pilota Mooney VR46 Racing Team; Andrea Corsini, Assessore a mobilità e trasporti, infrastrutture, turismo, commercio Emilia-Romagna. Modera Federico

Aliverti, Direttore Rivista Motociclismo e commentatore Sky.

UN’AMICIZIA IN PIENA. UNA SOLIDARIETÀ CHE RICOSTRUISCE

Ore 17:00 Auditorium isybank D3

In diretta su Askanews

Carlo Battistini, Presidente della Camera di Commercio della Romagna Forlì-Cesena e Rimini; Michele De Pascale, Sindaco di Ravenna e Presidente dell’Unione delle Province d’Italia (UPI); Francesco Paolo Figliuolo, Commissario straordinario alla ricostruzione. Testimonianze di Lorenzo Bernardi, Responsabile Comunione Liberazione Lugo; don Leonardo Poli, parroco a Lugo; Veronica Missoni, Forlì. Modera Emmanuele Forlani, Direttore Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli ETS.

ALDO MORO, I GIOVANI E NOI: UN’AMICIZIA VIVA

Ore 17:00 Sala Neri Generali-Cattolica

Saverio Allevato, Già responsabile Cattolici popolari-Roma; Agostino Giovagnoli, Storico e già Professore di Storia contemporanea; Agnese Moro, Giornalista Pubblicista, figlia di Aldo Moro.

Introduce Salvatore Taormina, Redazione Culturale del Meeting per l’amicizia fra i popoli.

Modera Angelo Picariello, Giornalista di Avvenire, autore di Un’ azalea in via Fani, Ed. San Paolo.

I GERMOGLI DI SPERANZA

NEI LUOGHI DIMENTICATI

Ore 19:00 Auditorium isybank D3

In differita su Tv2000 in seconda serata

Alissar Caracalla, Direttrice Orientalist Dance Company e Caracalla School of Dance, Libano; Marta Luisa Fagnani, Madre Superiora del

BOOK CORNER

PROGRAMMA DI OGGI

Ore 11.30 | Mistero dei misteri. La speranza secondo Péguy. Paolo Prosperi

L’autore; Roberto Gabellini, AIC

Ore 14 | Ad occhi sgranati. Lucio Brunelli

L’autore; Silvia Guidi, Centro culturale di Roma

Ore 16.30 | Dove non mi hai portata. Maria Grazia Calandrone

L’autrice; Nicoletta Tartandini, Centro Culturale di Firenze

monastero trappista di Azer, Siria; Roger Wawa, Direttore Radio Maria Congo.

Modera Bernhard Scholz, Presidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli ETS.

SPETTACOLI

FESTA FINALE

Ore 21:30 Palco Spettacoli Piscine Ovest Illumia

Festa guidata musicalmente dalla Sbadaband composta da 6 giovani emiliano-romagnoli, per l’occasione eccezionalmente accompagnata da un coro di 6 voci. Repertorio: Pinguini Tattici Nucleari, Calcutta, Coez, Fulminacci, Brunori Sas, Cesare Cremonini, Bruno Mars, Maneskin...

15
25 AGOSTO
VENERDÌ
LA FOTO DEL GIORNO

Editore

Fondazione Meeting per l’amicizia tra i popoli ETS, iscritta dal 06 giugno 2022 Repertorio n° 26584 nella sezione “Altri Enti del Terzo Settore” del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, ai sensi dell’articolo n. 22 del D. Lgs. del 3 luglio 2017 n. 117 e dell’articolo 17 del Decreto Ministeriale n. 106 del 15/09/2020. sede: via Flaminia 18/20, c.p. 1106, 47900 Rimini Tel. 0541-783100 | Fax 0541-786422

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Direttore Gianfranco Giuliani

Direttore responsabile

Cesare Trevisani

Progetto grafico

Bruno Monaco

Impaginazione Nicol Baiti

Raffaele Carnevali

Elisa Compagnoni

Lorenzo Norfini

Immagini

Foto Meeting

Fotolito e stampa CED Via dell’Industria, 52 Erbusco (BS)

Registrazione Tribunale di Rimini n. 16/91 del 15/07/1991

24/07/23

11:03

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