Quotidiano Meeting | 22 agosto 2024

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EDITORIALE

Al cuore dell’I.A.

In molti si sono stupiti quando all’inizio di questo terribile 2024, anno di guerra, il Papa ha scelto di dedicare il messaggio mondiale per la pace al tema dell’Intelligenza Artificiale; ancor di più quando, partecipando per la prima volta nella storia a una riunione del G7, si è rivolto ai potenti del mondo centrando il suo intervento di nuovo sul tema dell’Intelligenza Artificiale e del suo impatto sulla libertà dell’uomo.

Evidentemente c’è qualcosa in questo tema della tecnologia che ancora ci sfugge e fatichiamo a comprendere in tutta la sua portata. E proprio per questo scorrendo il programma del Meeting di quest’anno troviamo tantissimi incontri dedicati al tema delle nuove tecnologie. A partire dal titolo. Dinanzi a un mondo in cui un numero sempre maggiore di macchine sono progettate per sostituire l’uomo nelle sue attività, una domanda si impone: ma cos’è veramente “essenziale” nell’uomo?

C’è qualcosa che non potrà essere sostituito da un robot? Cosa caratterizza propriamente l’umano e non può essere ridotto ad una serie di operazioni automatiche, a un algoritmo? C’è un suggerimento di metodo prezioso nella scelta del titolo del Meeting che non va sottovalutato. Oggi dinanzi alla travolgente espansione della tecnologia c’è chi reagisce in maniera – solo – difensiva. Una sorta di ritorno al passato, opponendosi alle novità e dimenticando, come invece ha ricordato il Papa alla riunione del G7, che «la scienza e la tecnologia sono (...) prodotti straordinari del potenziale creativo di noi esseri umani». La verità è che spesso la scelta difensiva è una “scorciatoia”. La strada forse più lunga, ma certamente più umana, è invece farsi colpire da queste novità e dalle prospettive che si aprono senza aver paura di porsi la domanda: «Ma cosa c’è di propriamente umano nel-

Strumenti di speranza

«Il Giubileo è un’opportunità che viene offerta al popolo cristiano perché comprenda in maniera più profonda il dono di grazia che ha ricevuto. Il Giubileo per sua natura parla di perdono pieno e totale. Un tema che non solo fa parte del cuore del Vangelo, ma soprattutto che nella cultura dei nostri giorni sembra dimenticato». A parlare così è monsignor Rino Fisichella, Pro prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, che è stato nominato da Papa Francesco responsabile del Giubileo 2025, come già era avvenuto in occasione dell’Anno Santo straordinario del 2016. Lo abbiamo incontrato alla vigilia dell’appuntamento in programma oggi alle 19 (“Il giubileo 2025” Sala Neri Generali-Cattolica) per presentare la mostra “Giubilei. Il perdono che ridona la vita” allestita in Piazza A1.

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DA ENERGIE DIVERSE, UN’ENERGIA UNICA
DA ENERGIE DIVERSE, UN’ENERGIA UNICA
ANNO 45 N° 3
di Andrea Simoncini

EDITORIALE

MEETING2024

[Segue da pagina 1]

la mia vita?». Cosa distingue una persona da una serie di operazioni biomeccaniche? Solo uomini e donne che tengono aperte queste domande possono “usare” la tecnologia in maniera responsabile e non esserne usati.

La prospettiva del nostro domani non può essere certo quella di tornare indietro all’era pre-digitale, anche perché non sarebbe possibile. Il futuro è invece quello di far crescere uomini in grado di usare criticamente le macchine, perché consapevoli di cosa queste possono effettivamente dare. Tutti noi, ad esempio, siamo molto preoccupati per l’impatto di questi nuovi strumenti digitali sulla formazione e sullo sviluppo cognitivo e relazionale soprattutto delle giovani generazioni, cosiddette native digitali e perciò spesso fortemente dipendenti. Ebbene, dinanzi ad un tema del genere, molti incontri al Meeting racconteranno di esperienze educative in cui non ci si limita a vietare, ma si propone un uso responsabile e costruttivo delle tecnologie. Ma tutto questo nasce da un dato che preesiste alla tecnica e alle creazioni umane. In ognuno di noi c’è un punto irriducibile a ogni formalizzazione o automazione, qualcosa che chiamiamo “cuore”; un fattore che dinanzi alla realtà continua a domandare. E dinanzi a macchine progettate per dare risposte, sempre più veloci, raffinate, complesse, ciò

EDITORIAL

In the heart of A.I.

Many people were astonished when, at the beginning of this terrible year of war in 2024, the Pope decided to dedicate to the world a message for peace on the topic of Artificial Intelligence. Even more so when, participating for the first time in history at the G7 summit, he addressed the powerful people of the world focusing his speech on the theme of A.I. and its impact on people’s freedom. Clearly, there is something about the subject of technology that we still fail to grasp and have great difficulty in understanding its importance. For this reason, scrolling through this year’s program for the Rimini Meeting, we find multiple conferences dedicated to the subject of new technologies, stemming from the title of this year’s edition. As we face a world in which an increasing number of machines are programmed to substitute people in their daily tasks, the question becomes evident; what is truly essential for

che salverà l’umano è proprio la capacità di porre domande. Se non cercate l’essenziale, allora cosa cercate?

the human being?

Is there something that could not be replaced by a robot? What constitutes a human being and cannot be reduced to a series of automatic operations or an algorithm? There is a precious method suggested in the title of the Meeting that we must not take for granted. Today, in front of the overwhelming expansion of technology, some react only in a defensive way as a sort of return to the past, opposing themselves to progress. Therefore forgetting what the Pope said at the G7 summit, that ‘science and technology are amazing products coming from the creative potential of human beings’. The truth is that choosing this defensive approach is usually a shortcut. The longer, but certainly more human, way of facing this subject is to let yourself be struck by this novelty and by new prospectives. We must not fear to ask ourselves, ‘What is there of truly human in my life?’ What makes a person different from a series of biomechanic procedures? Only men and women who have this question in mind can ‘use’ technology in a responsible way and not be ‘enslaved’ by it. Our future prospective cannot be one of going back to the pre-digital era as

it would not be possible. Instead, people must grow learning how to use machines in a critical way, to be aware of what these machines can do. For example, we are all particularly worried about the impact that these new digital instruments will have on education, cognitive development, and social interactions for future generations, defined as digital natives – and therefore strongly dependent on it. Therefore, many encounters at the Meeting will talk about educational experiences in which there is a positive proposal of responsible and constructive use of technology, and not just discussions surroudning its limitations and problems. Nevertheless, all of this was born from something that came before technology and other human creations. In each one of us there is a factor that is irreducible to any formalizations or automation- what we call the ‘heart’. A factor that in front of reality never ceases to beg. In front of machines programmed to give answers faster and faster, more precisely and more complex, what will save us? It is only our capacity to ask questions. If you are not looking for the essential, then what are you looking for?

INCONTRI Oggi al Meeting monsignor Rino Fisichella, scelto da Papa Francesco come responsabile del Giubileo 2025

Un cammino di perdono e speranza

«L’Anno Santo è un annuncio straordinario dell’amore di Dio, evento di grazia che ci chiede di essere protagonisti»

Monsignor Rino Fisichella, oggi

Pro prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, è stato nominato da Papa Francesco responsabile del Giubileo 2025, come già era avvenuto in occasione dell’Anno Santo straordinario del 2016. Lo abbiamo incontrato alla vigilia dell’appuntamento in programma oggi alle 19 (“Il giubileo 2025” Sala Neri Generali-Cattolica) per presentare la mostra “Giubilei. Il perdono che ridona la vita” allestita in Piazza A1.

Monsignor Fisichella, cosa rappresenta per la Chiesa italiana il Giubileo? E quello del prossimo anno in particolare?

«Il Giubileo è un’opportunità che viene offerta al popolo cristiano perché comprenda in maniera più profonda il dono di grazia che ha ricevuto. Il Giubileo per sua natura parla di perdono pieno e totale. Un tema che non solo fa parte del cuore del Vangelo, ma soprattutto che nella cultura dei nostri giorni sembra dimenticato. L’indulgenza giubilare, che esprime la pienezza

L’INCONTRO

Il

curatore

del perdono che Dio offre ai credenti, non tocca solo i peccati, ma anche le conseguenze del peccato e quella tendenza che ci porta a commettere sempre gli stessi sbagli. Il Giubileo diventa in questo modo un annuncio straordinario dell’amore di Dio. Per chi conosce la storia dei Giubilei, il primo fatto che appare del tutto singolare è che fu il popolo di Roma a chiedere l’indulgenza allo scadere del secolo. Nel 1300 l’iniziativa non fu di Papa Bonifacio VIII, fu il popolo a desiderarla e a chiederla. Il Giubileo, quindi, è un evento “popolare” e tale deve rimanere anche nella sua organizzazione».

Il Giubileo 2025 sarà dedicato alla speranza: perché questo tema?

«È raro trovare un tema specifico che caratterizzi il Giubileo. Solo nei più recenti Anni Santi sono stati introdotti un logo e un motto. Il Giubileo per sua natura ha sempre fatto riferimento all’indulgenza come evento di perdono. Nel corso dei secoli, comunque, anche questa istituzione ha registrato alcuni sviluppi. Si pensi, ad esempio, al Giubileo del 1950: non esisteva un tema par-

Danilo Zardin

spiega l’attualità della mostra sui giubilei

di Gianni Mereghetti

«Giubilei. Il perdono che ridona la vita»: è il titolo della mostra. Il curatore Danilo Zardin, professore ordinario di Storia moderna all’Università Cattolica di Milano, sottolinea come non sia stato scelto a caso. «Esprime la ricaduta del giubileo su di noi. Fa vedere che è un’esperienza da vivere, uno sporcarsi i piedi camminando, un gesto da fare con umiltà, e umile deriva da humus, la terra. Il giubileo chiede il coinvolgimento totale della persona, un gesto fatto di fisicità». Una mostra assai attuale, perché raccontando la storia dei giubilei aiuta a cogliere come il prossimo Anno Santo possa aiutare a scoprire che nessuna colpa ha l’ultima parola sulla vita di un uomo: la misericordia

di Dio opera e fa iniziare all’uomo un cammino in cui ritrovare se stesso. La mostra inizia spiegando che il bisogno di perdono era presente già nella storia del popolo ebraico. Una domanda che papa Bonifacio VIII raccoglie, istituendo nel 1300 il primo giubileo, che inizialmente era previsto ogni cento anni, poi ogni 50, per stabilirsi nel ’400 ogni 25 anni, con la possibilità di giubilei straordinari. Un’idea che, dalla Riforma protestante in poi, incontra difficoltà sempre maggiori. Ciò ha portato nel ’900 a «ricentrare sull’essenziale» il giubileo. Un dipinto di Hans Hartung, una linea di luce che attraversa uno sfondo nero, dà l’immagine della misericordia, un atto d’amore che entra nel disagio dell’essere umano e gli traccia la strada da percorrere.

ticolare, ma tutta la predicazione di Pio XII si concentrò sulla necessaria ricostruzione dopo lo scempio della guerra. Lo stesso per il Giubileo del 1975, a dieci anni della chiusura del Concilio vaticano II e nella scia della grande crisi che ne seguì, Paolo VI desiderò che quell’anno fosse dedicato alla ricerca dell’unità nella Chiesa. Il Giubileo del 2000 fu caratterizzato da un logo e da un motto, “Cristo ieri oggi e sempre”, per testimoniare i duemila anni della nascita di Gesù. Lo scorso Giubileo straordinario aveva come tema la misericordia. Il prossimo Anno Santo sarà intitolato “Pellegrini di speranza”. Si intende esprimere, in questo modo, ciò che siamo: un popolo in cammino. Il pellegrino non è un errante, ha una meta e una direzione. Il mondo, inoltre, oggi ha uno immenso bisogno di speranza. Nella bolla Spes non confundit il Papa afferma che “tutti sperano”, ed è vero. È necessario, comunque, specificare il contenuto della speranza per comprendere il messaggio che siamo chiamati ad annunciare. San Paolo scrive che “Cristo in noi è la speranza”. Ecco, il Giubileo vuole essere un momento di grande evangelizzazione alla luce della speranza, per riportare Cristo nella vita delle persone». Come possono vivere i cattolici un evento così speciale, che si tiene ogni 25 anni?

«Nella bolla Spes non confundit, Papa Francesco ha espresso come

il prossimo Anno Santo possa essere vissuto. Raccomando di leggere e meditare quelle poche pagine perché propongono il contenuto centrale del Giubileo. Anzitutto, ci viene detto che la speranza non delude perché è sorretta dall’amore a cui dobbiamo affidarci e abbandonarci con fiducia. C’è comunque una novità importante in quelle pagine: essere capaci di annunciare la speranza attraverso i segni che la rendono effettiva. È un invito decisivo perché chiede a ognuno di noi di non essere solo spettatore e di non cadere nella tentazione di fare retorica sulla speranza. Questa si deve rendere visibile nei segni concreti che siamo chiamati a costruire. Certo, il Papa parla di alcuni segni che toccano i grandi che governano la terra: le forme di amnistia, il condono del debito, la costruzione della pace… ma ci sono tanti altri segni che coinvolgono ognuno in prima persona. È necessario scoprire questi segni, dare il nostro contributo perché la speranza sia una realtà vera e non un’utopia. Il Giubileo, pertanto, sarà un evento che porterà i suoi frutti se sapremo essere strumenti credibili della speranza che è in noi. D’altronde, parliamo sempre di fede e di carità e sembra che ci siamo dimenticati della speranza mentre è lei che trascina l’una e l’altra, per offrirci una vita carica di senso».

Monsignor Rino Fisichella (crediti: Meeting Rimini)

INCONTRI Jean de Saint-Cheron, dell’Institut Catholique di Parigi, per la prima volta al Meeting

«L’apertura che rende cristiani»

Il pensatore francese richiama lo scrittore Bernanos: la nostra è una chiesa di santi

di Davide Amata

«È necessario interrogarsi sull’ideologia del pensiero contemporaneo, che fa coincidere la realtà con qualsiasi nostro capriccio. Il cristianesimo, invece, si oppone sia alla tentazione materialistica che a quella spiritualista, perché Dio si è fatto carne unendo materia e spirito». Lo sostiene Jean de Saint-Cheron, giovane pensatore francese, formatosi alla Sorbona e a Science Po (di recente è stato tradotto in italiano il suo libro “Chi crede non è un borghese”), ieri per la prima volta al Meeting, mentre risponde alle domande del team Social.

«La santità umana può riassumersi nel combattimento spirituale per l’amore. Ciò richiede una capacità di sacrificio e la scelta di lottare anche contro sé stessi perché l’amore per l’altro è più importante dei nostri interessi». La riflessione di de Saint-Cheron approfondisce anche il rischio dell’egoismo personale. «Quando mi chiudo in me stesso scegliendo il mio tornaconto – prosegue - mi allonta-

no dalla giustizia e dal cuore autentico del reale. La fede in questo mi soccorre nel lottare con i miei limiti». Nell’opera dello scrittore trova posto la

descrizione della gioia cristiana. «Non so se i cristiani hanno perso di vista la bellezza della materia come la descriveva Chesterton – continua de Saint-Che -

ron -. Un cristiano autentico deve essere nel cuore del mondo insieme agli altri, al lavoro, per strada, soprattutto con quelli che non abbiamo scelto. Gesù dice di amare i nemici, ovvero coloro che ci ignorano e non amano la chiesa. Il ruolo dei cristiani si compie nell’amare gli altri con generosità e apertura, un atteggiamento non sempre semplice da attuare». De Saint-Cheron non nasconde le sfide presenti nel suo quotidiano a Parigi, in una società secolarizzata. «Le tentazioni di allontanarsi dalla fede sono grandi – conclude –. Ho amici e conoscenti che vivono le loro vite. Non sono cristiani, sono anche più generosi di me, e questo spesso mi provoca. Mi sostengono la bellezza del Vangelo insieme alla pazienza di mia moglie. Mi aiuta anche ciò che affermava lo scrittore Bernanos: la nostra è una chiesa di santi, un luogo dove molti hanno vissuto la fedeltà all’amore di Cristo, ben oltre i propri interessi. Il cristianesimo è un’esperienza che non si vive da soli».

Jean de Saint-Cheron (crediti: Meeting Rimini

GIOVEDÌ

INCONTRI Per il padre domenicano la frase di McCarthy è un invito a «guardare nell’altro il volto di Dio»

Un antidoto allo spirito del mondo

Cos’è veramente essenziale? Una ricerca autentica. L’intervento di Adrien Candiard sul titolo del Meeting di Giuseppe Bianchini

Adrien Candiard incanta la folla al Meeting nel suo incontro tanto atteso: lui è una conoscenza giustamente familiare e amata.

Domenicano francese, formazione politica, studi biblici e tantissimi incontri soprattutto adesso nella caotica, e a suo modo cosmopolita, Il Cairo. Non nasconde la sua soddisfazione per essere qui a tenere l’incontro centrale del Meeting e a paragonarsi con il titolo della manifestazione riminese: «Ho capito cosa non è questo luogo: non è quello che dicono i giornalisti, non è una fortezza di cristiani che credono tutti nella stessa cosa, dove ci si rafforza per poi tornare all’attacco del mondo». E continua: «Non è una riunione per intercettare come vendere un prodotto. Il Meeting offre di guardare il mondo, forse ferito, con tante contraddizioni, così come lo vede Dio, come una meraviglia». Tra gli scrosci di applausi termina il pensiero affermando: «Per questo ci torno con gioia, perché io, come voi, guardiamo il mondo

alla ricerca dell’essenziale… sennò cosa cerchiamo?».

Certo Candiard è un pensatore raffinato, ma parla al pubblico con immediatezza e citando più volte la frase di McCarthy chiede: «Cos’è veramente essenziale?».

Poi espone un rischio contemporaneo: «Nel pluralismo irriducibile delle società

contemporanee, il cristianesimo può arrendersi a occupare lo spazio di una delle tante proposte del supermarket ideologico». In una tale temperie culturale quale affermazione di essenziale potrebbe mai essere fatta?

Candiard conclude questo primo passaggio considerando che ci può essere

una tentazione per i cristiani, determinata dalla preoccupazione di evangelizzare il mondo: «Non si fa però servizio alla verità, ma si cerca di dimostrare di aver ragione: questa non è l’evangelizzazione. La via ‘concorrenziale’ non è la via del Vangelo e non è nemmeno la via proposta da don Giussani».

Nel secondo passaggio del suo discorso, incrociando il dato scritturistico con quello della letteratura, Candiard affonda nella natura stessa dell’essere essenziale: «Non mi sorprende che sia stata scelta come titolo del Meeting una espressione di McCarthy, perché il cuore di questa frase è la ricerca dell’essenziale. L’antidoto più efficace allo spirito del mondo (che pervade anche la Chiesa) è questa ricerca».

Ricerca di qualcosa che già c’è, documentabile, come afferma la Genesi, anche se nascosto e frammisto al male oggettivo. Qualcosa che già c’è perché voluto, buono e rintracciabile nell’altro, che contiene, come dalle stesse parole di Candiard, «il volto offuscato di Dio».

Adrien Candiard (crediti: Meeting Rimini
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INCONTRI Il richiamo del governatore della Banca d’Italia sulle grandi sfide che attendono il vecchio continente

Italia ed Europa di fronte al bivio

Panetta sull’economia europea: «Oltre a pompieri che spengano incendi servono architetti che costruiscano palazzi»

di Giuseppe Rosetti

«I

l progetto europeo si trova di fronte a sfide che ne mettono alla prova solidità e coesione». Questo il concetto fondamentale espresso da Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia, durante l’incontro tenutosi ieri (“Sostenibilità del debito e sviluppo economico”). L’indebolimento della crescita economica, la frammentazione del tessuto sociale e i divari di sviluppo tra le diverse aree del continente sono alcuni dei problemi principali che affliggono l’Unione il cui sviluppo è legato a quello dell’Italia. Secondo il governatore, siamo davanti a un punto di snodo per l’Ue: «Occorre affiancare al pompiere che spegne gli incendi un architetto che costruisca palazzi». Per citare alcune cifre significative: «Vent’anni fa sia la Ue sia gli Stati Uniti producevano un quarto del reddito mondiale, ora, mentre il peso degli Usa è rimasto lo stesso, la Ue è scesa al 18%». In un momento storico in cui la globalizzazione si è fermate e i principi di cooperazio -

ne internazionale hanno sempre meno valore, per rimanere al passo con le altre potenze: «È fondamentale si facciano progressi per un’unione più completa e più integrata, sia sul piano finanziario che fiscale».

A ridosso della fine del Next generation Eu «è necessario avviare una riflessione sui prossimi passi. Il Pnrr può avere un

impatto positivo sul nostro paese, ma è necessario spendere bene i fondi e realizzare le dovute riforme. Se il piano si dimostrerà funzionale a livello europeo è probabile che diventi un modello nei prossimi anni». Soprattutto perché Italia e Ue hanno un grande problema legato alla produttività e all’innovazione rispetto a Usa e Cina,

che stanno avanzando con passo più deciso. Mancano investimenti coordinati a livello europeo e cooperazione tra le aziende; la ricerca rimane un’eccellenza a livello internazionale ma non riusciamo a sfruttarla efficacemente. Panetta ha sottolineato qual è l’obiettivo fondamentale per l’Italia: la crescita, oggi affossata dal peso del debito pubblico. Il debito rende più onerosi i finanziamenti alle imprese e l’Italia più vulnerabile agli shock; siamo l’unico paese dell’eurozona che in un anno spende per interessi sul debito quanto si spende per l’istruzione. La situazione non è ancora compromessa ma dobbiamo recuperare efficienza dal lato della spesa. Inoltre, ha evidenziato il governatore, il debito non va ridotto solo per rispettare il patto di stabilità ma per il buon funzionamento della nostra economia. Solo con una gestione prudente dei conti pubblici, affiancata da un deciso incremento della produttività, riusciremo ad abbassare il

associazione per la ripresa 1944

decisero di dare vita ad un’associazione che potesse supportare la ripresa e accompagnare il nuovo corso storico. Nell’atto costitutivo fu dichiarato da un lato l’interesse di tutelare la categoria, regolando tutti rapporti di lavoro, dall’altro quello di collaborare alla risoluzione di “problemi di ordine tecnico, economico, nanziario, amministrativo, legale e sociale riguardanti l’industria assicurativa”.

Nel 1953 l’ANIA fu tra i fondatori del CEA, il Comitato Europeo delle Assicurazioni, istituito per studiare problemi comuni del settore in una prospettiva di integrazione dei mercati. Nel 1959 venne emanato il Testo Unico sull’esercizio delle assicurazioni private, e nel 1969 venne varata la legge sulle assicurazioni obbligatorie delle autovetture. Comité Européen des Assurances 1953

Gli anni ‘70 e ‘80 si contraddistinsero per l’intensa attività dell’ANIA nel favorire l’adeguamento della regolamentazione del settore alla legislazione europea. Nacque l’Isvap, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private. 1970

Dagli anni Novanta l’Associazione intensificò la sua attività per favorire le risposte ai nuovi bisogni nell’ambito del welfare, parallelamente alla definizione normativa della previdenza complementare. Da quel momento si confronterà anche con temi quali privacy, ambiente, salute, discipline degli appalti e sarà il ponte tra le istituzioni, le imprese e la cittadinanza.

2010 innovare

Negli ultimi anni, l’ANIA si è distinta per l’attività nel campo dell’innovazione, per l’interesse al ruolo sociale ed economico del settore e per la sua funzione di investitore istituzionale, contribuendo allo sviluppo del Paese, facendo leva su: messa in sicurezza, tutela del risparmio delle famiglie e finanziamento dell’economia reale.

SE NON SIAMO ALLA RICERCA DELL’ESSENZIALE ALLORA COSA CERCHIAMO? MEETING

7 GIOVEDÌ 22 AGOSTO

INCONTRI Oggi alle 15 (Sala Conai A2) a tema la sfida di come coniugare professione, vita privata e dimensione sociale

Giovani e lavoro alla prova

L’ex ministro Enrico Giovannini: «Occorre superare il gap tra basse retribuzioni e professionalità qualificate»

di Francesco Zanotti

Mondo del lavoro, in pochi anni è cambiato tutto. Lo conferma una ricerca condotta assieme da Randstad e Fondazione per la Sussidiarietà. I dati verranno resi noti oggi durante l’incontro che si terrà alle 15 nella Sala Conai A2. Coordinati da Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, interverranno Enrico Giovannini, economista, statistico ed ex ministro del Lavoro nel governo guidato da Enrico Letta, la senatrice Tiziana Nisini, vicepresidente della XI Commissione lavoro pubblico e privato, Marco Ceresa, ceo di Randstad, Rita Ghedini, componente della presidenza nazionale di Legacoop, Mario Mezzanzanica, docente di Computer science and engineering all’università Bicocca di Milano.

L’equilibrio tra lavoro e vita privata è la richiesta più frequente. La ricerca congiunta Randstad Research e Fondazione per la Sussidiarietà, effettuata su 5,4 milioni di annunci di lavoro pubblicati onli-

ne nel 2019 e nel 2023 in Italia, mostra come le aziende siano disposte ad assecondare queste nuove esigenze. Nel periodo 2019-2022, secondo dati Inps, i cambi di professione sono aumentati del 26 per cento. Si ricercano migliori condizioni che tengano conto della vita professionale, di quella privata e anche dell’avanzamento di carriera.

«Non è vero che il mercato del lavoro italiano non è dinamico», dice l’ex ministro Giovannini raggiunto al telefono in vista dell’incontro odierno. «Se esiste un problema», aggiunge il professore, «è un tasso di dimissioni molto elevato». In Italia siamo in presenza di «una ricerca di situazioni migliori che non sempre si trovano. Abbiamo un tasso elevato di

giovani sovraqualificati. A loro vengono richieste mansioni inferiori rispetto alle loro qualifiche e vengono sottopagati, con retribuzioni di ingresso molto basse». Questo fatto, precisa l’ex ministro, «è legato alla struttura economica italiana fatta di piccole imprese che pagano poco». Per questo motivo, mette in luce Giovannini, «le aziende, nelle loro offerte, mettono in evidenza la retribuzione e il welfare aziendale».

La pandemia ha modificato la domanda di giovani altamente qualificati: «Utilizzo dello smart working e desiderio di vivere il lavoro non come la generazione precedente. E una domanda di senso, da parte dei giovani, su sostenibilità e inclusione per le imprese che cercano le risorse migliori». Per tanti, conclude l’ex ministro, «una retribuzione adeguata rimane ancora l’essenziale. L’incertezza e l’insicurezza sono molto forti. Chi può va all’estero, dove l’insicurezza è alta, ma dove pagano molto di più e riconoscono i talenti».

Rimini, 20-25 Agosto 2024

C’È UN’ITALIA CHE COOPERA

Si stima che nel 2019 il 99% della popolazione mondiale respirasse aria inquinata, mettendo a repentaglio la propria salute.

A causare l’inquinamento dell’aria sono per la maggior parte attività umane: l’uso di combustibili fossili per produrre energia e per i trasporti, la combustione dei rifiuti, l’agricoltura e l’industria. È quindi cruciale agire su questi settori per migliorare la salute umana. La Cooperazione Italiana lavora per promuovere un modello di produzione che sia non solo capace di creare posti di lavoro dignitosi e qualificati, ma che sia anche in grado di contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico. A questo fine siamo impegnati anche nel rispondere ai bisogni locali di energia, promuovendo l’elettrificazione e la produzione decentralizzata di energia elettrica da fonti rinnovabili, per garantirvi un accesso equo e sostenibile.

INCONTRI Tre esperti hanno fatto luce sull’impegnativo compito che spetta a educatori e genitori

Prendere per mano i bambini digitali

Sui social si rischia un surrogato di amicizia: risposta parziale a una necessità profondamente umana di compagnia

di Sara Todeschini

Una coscienza critica nell’utilizzo dei dispositivi è fondamentale per educatori e genitori, che devono accompagnare i nativi digitali nell’utilizzo di tali strumenti. Non si tratta di una messa al bando delle tecnologie, ma di una comprensione delle conseguenze di una digitalizzazione sempre più precoce.

Alberto Pellai, psicoterapeuta e saggista italiano, evidenzia come dal 2012 la curva del disagio mentale ed evolutivo sia cresciuta in parallelo con lo sviluppo delle nuove tecnologie nella vita quotidiana. I ragazzi di oggi si destreggiano nella gestione di una seconda identità, quella digitale, vivendo un’adolescenza che ha cambiato il modo di stare nel mondo reale.

Si è creato un ambiente di intimità e dialogo lontano dall’interazione vis a vis. I social rischiano di rappresentare un surrogato di amicizia, pur reggendosi sulla necessità profondamente umana di trovare una forma stabile di compagnia.

Spesso dimentichiamo che l’intelligenza artificiale non può rispondere a questo desiderio, chiarisce Fabio Mercorio, professore di Computer Science. Un esempio diretto dei rischi di un’ec-

cessiva esposizione agli schermi sono le modalità di apprendimento e sviluppo del linguaggio studiate da Maryanne Wolf, neuroscienziata cognitivista. Più i bambini sono esposti ai dispositivi digi-

INCONTRI Due grandi professionisti del cinema svelano i loro segreti

tali, minore è il rendimento scolastico. Una guida importante rimane quindi quella dei genitori, affiancata da una scuola che educhi a un uso consapevole degli strumenti digitali. Una possibile soluzione è il ritorno alla carta stampata: favorisce lo sviluppo di una capacità di lettura profonda, attivando processi linguistici complessi non presenti in una lettura “superficiale” come quella da schermo.

Nessuno nasce pre-programmato per la sua era tecnologica, ci sono competenze digitali che devono essere acquisite. Non si tratta di competenze legate esclusivamente ai social o all’entertainment, ma alla tecnologia, all’ambiente e all’economia. Per un utilizzo attivo, Luca Botturi, docente di Media in educazione alla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana, suggerisce una visione equilibrata, critica ma non pregiudiziale: comprendere limiti e potenzialità della tecnologia per creare un bene per tutti.

L’essenziale? Un effetto speciale

Così cambia l’arte di raccontare storie sul grande schermo al tempo del digitale

di Laura Danieli

Da sempre l’uomo è affascinato dalle storie. Sia per rievocare emozioni passate sia per scoprirne di nuove. E oggi, di metodi per raccontarne, ce ne sono innumerevoli. Dalle pitture rupestri, passando per la scrittura e la carta stampata, siamo arrivati al digitale, con una comunicazione che sempre più predilige il linguaggio visivo.

Delle nuove frontiere offerte del digitale ha parlato anche questa edizione del Meeting. Lo ha fatto con l’incontro “Tra immagini e luci: un dialogo tra cinema e animazione”. Hanno partecipato Alessandro Jacomini, che da Cesena è volato in America come direttore della fotografia per l’animazione digitale in casa Disney, firmando progetti quali Encanto, Rapunzel e Frozen 2, e Michelangelo Frisoni, artista di effetti speciali e compositor, ovvero colui che ha il compito di unire le diverse parti di un film in modo realistico o, come spiega lui stesso, di «rendere reale ciò che esce da un pc».

Jacomini è riuscito a raccontare la funzione della luce nei film, quasi una sorta di soffio vitale per l’animazione. «Le luci sono arte dell’interpretazione», ha spiegato, sono insomma ciò che permette di evocare emozioni, di caratterizzare i personaggi e immergere lo spettatore nel contesto. Quasi una sorta di “illuminazione divina”, che silenziosamente ci guida dentro la storia, facendo prevalere l’impatto emozionale sulla logica. Frisoni ha descritto il suo ruolo, che spesso rimane dietro le quinte. Al lead compositor spetta l’onore e l’onere di rendere giustizia a ciò che è stato fatto prima di lui, arrivando a volte anche a «“distruggere” un’immagine, al fine di farla comunicare in modo adeguato». Perché anche i difetti possono servire nelle storie e, a volte, sono proprio ciò che le rende efficaci e indimenticabili. Il compositing, del resto, apre mondi e permette di fare cose altrimenti impossibili, come gli impressionanti aerei di Top Gun o le creature e i paesaggi fantascientifici di Stranger Things.

E c’è poesia anche nelle produzioni, dove il lavoro di squadra conta. Ciò che accomuna Frisoni e Jacomini, e più in generale tutti quelli che lavorano a questo tipo di progetti, infatti, è la collaborazione. Nessuno dei film a cui i due professionisti hanno contribuito esisterebbe senza un team di centinaia di persone.

Alcuni potrebbe temere di non poter fare qualcosa di esclusivamente proprio, ma Frisoni sottolinea il valore del progetto comune: «Far parte della storia di un altro significa capire chi sono io». Non un progetto estraneo a cui io partecipo, insomma, ma un’idea che vive anche grazie a me.

LA FOTO DEL GIORNO

INCONTRI Ieri l’ex presidente del Forum, Gigi De Palo. Oggi alle 19 focus sulle esperienze di accoglienza

La bellezza della famiglia

Matrimonio, natalità e non solo. Come affrontare sfide complesse di fronte alle quali non ci si può rassegnare

di Paolo Costa

«Le difficoltà sono tante per tutti, lo sappiamo, e anch’io le ho “sentite”, ma sono superate dalla bellezza e dalla gioia di un’esperienza come quella della famiglia». Gigi De Palo, già presidente del Forum delle famiglie, è presente al Meeting per affrontare i temi della condizione giovanile e dell’attualità dell’istituzione familiare, compreso, naturalmente, il suo cavallo di battaglia: la crisi della natalità. Ma non fa discorsi sociologici. Invitato da Tracce come relatore dell’incontro “L’audacia della famiglia”, De Palo ha raccontato la sua storia, dalla realtà d’origine fino all’incontro con sua moglie Anna Chiara (vent’anni di matrimonio e cinque figli, l’ultimo dei quali, Giorgio Maria, con la sindrome di Down), soffermandosi anche sul suo impegno a sostegno alla causa della natalità («sorto sponta-

della Cisl, Luigi Sbarra. Alle giovani famiglie, è stato sottolineato, serve una compagnia a sostegno della loro vocazione: appunto alleanze con le generazioni dei nonni e nei luoghi di lavoro e della scuola. La famiglia come luogo dove vivere l’accoglienza della diversità e l’esperienza del perdono, primo ed efficace punto di costruzione della pace, è invece il tema dell’incontro di oggi alle 19 (Auditorium isybank D3) “Famiglia: luogo di speranza”, con le testimonianze di Vincenzo Bassi (presidente Federation of Catholic Family Associations), Matteo Fadda e Fabiola Bianchi (associazione Papa Giovanni XXIII), Mariolina Ceriotti Migliarese (neuropsichiatra infantile), Jean-Luc Moens (Comunità Emmanuel) e Luca Sommacal (presidente Associazione Famiglie per l’Accoglienza). Sempre su educazione, scuola e famiglia, sabato l’incontro (ore 16, Arena Cdo C1) organizzato da Cdo Opere educative “Patti educativi e alleanze” e domenica interverrà il ministro Giuseppe Valditara (ore 13, Sala Gruppo FS C2). GIOVEDÌ 22 AGOSTO

questo «il segnale di una società che guarda con fiducia al futuro», ha aggiunto, e – lo si comprende dai riferimenti alle sue vicende personali – “vivere la speranza” è la conseguenza di una grazia, di una fede vissuta con gioia in una compagnia di amici.

Oggi, comunque, per tutti le difficoltà esistono e neppure le istituzioni sembrano intenzionate a mettere in campo efficaci contromisure (non ci sono né una legislazione che tenga conto della famiglia e nemmeno un sistema fiscale equo basato sul numero dei figli). Ma De Palo ha rilanciato, riprendendo un invito di Giovanni Paolo II, che oggi risulta profetico, quando invitava a non rassegnarsi: «Vent’anni fa», dice, «sembrava che le cose dovessero andare sempre bene, ma oggi è arrivato proprio il momento in cui non dobbiamo rassegnarci».

IN MOSTRA Il cambiamento dell’irrequieto Franz Jägerstätter dopo l’incontro con la bella Franziska

Un amore grande. E quella moto…

Fede e libertà di coscienza si intrecciano nella commovente vicenda umana del contadino austriaco fucilato dai nazisti di Lucio Bergamaschi

Una splendida moto d’epoca troneggia al centro della mostra “Non c’è amore più grande” (Piazza Liguria A5) dedicata alla vita e al martirio di Franz Jägerstätter, destando ammirazione e curiosità. Si tratta di una Puch L da 250 cc costruita nel 1934 in tutto simile a quella acquistata da Franz nel 1931 con i soldi guadagnati facendo il minatore in Stiria. Ma perché una moto per illustrare la vita di questo ragazzo austriaco proclamato beato da Benedetto XVI nel 2007? Da giovane non proprio uno stinco di santo: irrequieto e spaccone faceva spesso a botte nelle birrerie del paese e per questo conobbe il carcere. Nel 1933 mise incinta una ragazza che non volle sposare pur riconoscendo la bambina. Poi nel 1936 la svolta: conosce e sposa Franziska, contadina come lui, bella, giovane e molto religiosa. Da allora le loro vite sono state invincibilmente legate nel segno della fede cristiana.

È qualcosa di più di una semplice mostra quella dedicata al contadino austriaco giustiziato a Berlino nel 1943 in piena

guerra per essersi rifiutato di svolgere il servizio militare sotto la Wehrmacht: è un evento che rapisce e commuove le persone, che fa riflettere su temi importanti e attualissimi come la libertà di coscienza, il rapporto tra fede e potere, tra cristianesimo e non violenza. Ma anche e soprattutto una bella storia d’amore, di un amore semplice e quotidiano, nato tra due ragazzi in un paesino delle montagne austriache al confine con la Baviera e che la morte di Franz ha reso misteriosamente più intenso e coinvolgente. Fu criticata a suo tempo, Franziska, per non aver dissuaso Franz dal suo proposito. «Eppure – sono parole di Erna Putz biografa e amica di Franziska – per nessuno dei due fu una decisione scontata», come testimonia il fitto epistolario tra i due curato dalla Putz. «Il tormento interiore tra le ragioni della coscienza e la certezza di arrecare dolore ai familiari durò fino all’ultimo ma sempre in un sostegno reciproco e nella consapevolezza che neppure la morte avrebbe reciso il legame tra loro, come in effetti è accaduto».

Che Franz non amasse il nazismo si era

capito sin dal 1938 quando con un colpo di mano Hitler unì l’Austria al Terzo Reich, annessione sancita con un plebiscito in cui il 99,7% degli austriaci votò a favore. Quasi tutti ma non Franz che, unico del suo paese, votò no, attirandosi le ire dei compaesani e anche della moglie. Quando venne chiamato a svolgere il servizio militare la guerra era già in corso e la prospettiva di imbracciare le armi e uccidere pareva a Franz insopportabile. Provò a chiedere di essere assegnato ai reparti sanitari ma la domanda non venne presa in considerazione. Poi il processo, la sentenza e il tragico epilogo il 9

agosto 1943. «La vicenda del beato Jägerstätter – commenta Andrea Caspani, direttore di Lineatempo e curatore della mostra – ci insegna che la santità è per tutti, che anche l’esistenza più ordinaria e “laica” può diventare un punto di riferimento per molti». Ma la moto? «L’abbiamo cercata e trovata con fatica – spiega Giorgio Cavalli, un altro dei curatori - perché ci sembrava il simbolo migliore dello spirito di libertà con cui Franz ha affrontato tutta la vita e anche la morte. E poi, per chi ama il genere, è uno straordinario oggetto di culto!

IN MOSTRA La figlia Chiara racconta la sua personalità e la vicenda umana, mentre è in corso la causa di beatificazione

Un cristiano in pratica

La vita di Enzo Piccinini, medico e amico di don Giussani, testimone tra i malati, gli amici e i colleghi

Cristiano per prassi e non per teoria. Medico delle persone e non dei corpi, amico e narratore di una fede del fare. Questo è stato Enzo Piccinini, del quale è in corso la causa di beatificazione e la cui vita è raccontata nella mostra “Ti ho preso come mio” nel padiglione A5 del Meeting.

Nato a Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, nel 1951, si laureò in Medicina nel 1976, per vocazione, più che di professione. La sua amicizia con don Giussani e il suo coinvolgimento in Comunione e Liberazione lo portarono a essere una figura di riferimento, non solo per il movimento.

Il titolo della mostra “Ti ho preso come mio” è una citazione che Piccinini riprese da Mosè e dice «io ti ho preso come mio e ti ho posto in mezzo al popolo perché tu sia un segno della mia presenza tra di loro».

«Uno degli aspetti più rilevanti nella sua vita è il rapporto con don Giussani»,

spiega la figlia Chiara. «Lui veniva da una famiglia cattolica, ma con il ‘68 maturò un rifiuto verso il bigottismo di quel mondo e si aggregò a gruppi dissidenti, tra cui erano presenti anche uomini e donne che poi si unirono alle Brigate Rosse. Alcuni ragazzi che partecipavano a questi gruppi avevano conosciuto

don Giussani e lui li seguì». Con Giussani «Enzo trovò un modo autentico di vivere la fede, non solo come teoria, ma come reale esperienza di vita. Dopo quell’incontro si rese conto che il Cristianesimo è un’esperienza vivibile». Piccinini teneva moltissimo all’amicizia, «che non è un corollario dell’esperienza», prosegue Chiara, «ma elemento fondamentale per la vita cristiana». L’amicizia non è qualcosa di anonimo ma è ciò che permette al cuore di non perdersi, un’amicizia in virtù del destino.

«Anche nel lavoro il rapporto con Giussani emerge. Diceva di essere medico grazie a Giussani perché gli aveva insegnato un modo di stare di fronte al lavoro, come una vocazione che viene data da Gesù».

La professione come vocazione è ciò che rese Piccinini un professionista diverso dagli altri.

«Aveva imparato un modo di stare di fronte ai pazienti», conclude Chiara, «li seguiva in tutte le fasi della cura e spiegava loro tutto. Quando un malato si aggravava e stava per morire, lui glielo diceva, senza filtri. A un paziente una volta disse di non pensare che lasciando questa terra finisce tutto, perché Dio è buono. Aveva il coraggio di parlare dell’esperienza senza veli perché sapeva che la morte non è la fine dell’esistenza umana».

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VOLTI CHE COSTRUISCONO Il contributo artistico negli spettacoli e l’imprevedibile incontro con un accordatore

Lo stupore continua

Così Angela Lazzaroni, musicista e volontaria, ha messo il suo talento a servizio del Meeting

di Gianni Mereghetti

Pianista e volontaria. Angela Lazzaroni, milanese, insegnante di pratica pianistica in Conservatorio, al Meeting di Rimini si occupa degli spettacoli. Lo ha incontrato per la prima volta a vent’anni, quando veniva con i genitori, ed era rimasta colpita dagli incontri. «Una manifestazione grande ed entusiasmante», così definisce il Meeting che negli anni conosce sempre di più e da cui viene ogni volta stupita. Fino a che «mio marito ed io abbiamo deciso di costruirlo anche noi». Il primo modo di fornire un contributo passa per le sue capacità artistiche: Angela nel 2002 suona in uno spettacolo su Mozart con il fratello violinista e un attore. Nel 2005 in una mostra dedicata a Mozart tiene un momento di ascolto dal vivo. Infine nel 2023 interviene per una mostra organizzata da Lombardia per l’ambiente: «Leopardi e la musica» è il tema su cui si confronta da pianista.

Il secondo modo di costruire il Meeting è quello di rendersi disponibile come volontaria nell’ambito degli spettacoli. Così Angela inizia a curare eventi musicali, soprattutto quelli legati alla musica classica con riferimento alla collana Spirto Gentil. «Mi immedesimo nell’artista che viene a suonare – precisa Angela – e cerco di capire le esigenze che ha e come rispondervi, così che l’esecuzione sia fatta al meglio. Sono impegnata a curare tutti i particolari, dai microfoni al ristorante, perché so per esperienza che la bellezza avviene in ogni aspetto. Faccio di tutto per mettere l’artista a suo agio perché ho a cuore che l’evento sia bello per l’artista e per chi viene ad assistere».

Al Meeting non sempre è facile realizzare un evento di musica classica. «Il silenzio – precisa – è difficile da trovare. La sala prove è da condividere con altri, non si può usare quando si vuole, si deve collaborare». Ma sempre si trova

una strada per risolvere ogni difficoltà: «Qui ho sempre incontrato persone che usano l’intelligenza».

«Fare volontariato al Meeting – sottolinea– è la possibilità di partecipare a un evento grande. Un piccolo contributo personale per una cosa grande. Questo mi ha fatto prendere coscienza del valore di ogni contributo, anche minimo. Così anche facendo una donazione al Donaora si contribuisce alla bellezza del Meeting».

Il Meeting è per tutti e può succedere che uno incontri tanta bellezza anche nel modo più strano. «Un giorno – conclude Angela – ho portato il pianoforte da un noleggiatore e accordatore che non sapeva cosa fosse il Meeting. Dopo aver accordato lo strumento ha voluto sapere dove fosse e l’ho invitato a partecipare». Che ci sia il Meeting, che continui in tutta la sua bellezza e lo si possa incontrare, e anche costruire, questa è la possibilità data a tanti. Come a quell’accordatore.

VOLONTARI Giovani in campo: così il gruppo dei profilatori ascolta le osservazioni di chi partecipa al Meeting

Per conoscervi davvero

Una squadra di ragazzi e ragazze raccoglie interviste tra il pubblico per migliorare proposte e servizi

di Giorgio Garrone

Si chiamano «profilatori». Hanno un compito di grande responsabilità all’interno del Meeting: sono una squadra motivata formata da una ventina di ragazze e ragazzi. Sono impegnati chi a studiare alle superiori, chi all’università, qualcuno è già inserito nel lavoro dopo la laurea. Sono coordinati da Francesca Bassi, docente di Statistica all’università di Padova, insieme a Walter Maffenini, professore all’ateneo della Bicocca, e Maria Giovanna Ranalli, professoressa di Statistica all’università di Perugia. Cosa fanno i profilatori? «Somministrano ai visitatori – dice la coordinatrice Bassi –un questionario di gradimento personale su una mostra appena vista, un ristorante dove hanno appena mangiato, il Villaggio ragazzi, o la cittadella dello Sport, insieme ad alcune domande per conoscere più a fondo i visitatori del Meeting, soprattutto le motivazioni che li spingono a venire a Rimini . La scelta del visitatore è studiata in base a criteri rigorosi. L’obiettivo è la profilazione, basata su un cam-

pione rappresentativo di pubblico. Alla fine della settimana i ragazzi avranno raccolto circa quattromila interviste che, una volta elaborate, serviranno per redigere una relazione dettagliata da consegnare ai dirigenti del Meeting. Una ricerca che servirà per confermare quanto realizzato nell’edizione in corso, ma anche per apportare correttivi per il futuro». Gli ambiti di interesse vanno dal gradi-

mento sui temi affrontati negli incontri, alle mostre proposte, al villaggio ragazzi, ma anche giudizi sulla qualità della ristorazione fino alla cittadella dello sport. Nel questionario viene dato spazio a proposte e suggerimenti.

«I ragazzi e le ragazze che formano la squadra sono molto seri e hanno acquisito in fretta le istruzioni per svolgere al meglio il loro compito – aggiunge Ranalli

VOLONTARI Studiavano italiano a Yerevan. Poi la docente ha fatto loro una proposta…

–. Un aspetto che facilita anche il nostro lavoro di analisi successivo».

Sono tutti belli e sorridenti i giovani di questa squadra. Hanno i volti di Paolo e di Anna. «Entrambi siamo entusiasti del compito», dicono. Riccardo aggiunge: «Mi piace perché incontro tante persone», mentre Elisa non credeva «fosse così bello e utile».

A intervistare vanno in coppia o a gruppi di tre, sia per darsi sostegno reciproco, sia per catturare un pubblico variegato. «Per avere un campione rappresentativo – conclude Francesca – abbiamo bisogno di raccogliere un numero equilibrato sia di adulti, sia di giovani. Da indagini precedenti sono emerse differenze interessanti fra i sessi, in particolare fra ragazzi e ragazze, sia per i visitatori di diverse età, sia per i temi di una mostra, sia per i menù proposti nei punti di ristoro, il Meeting si presenta come una manifestazione per tutti».

I coordinatori ci tengono a ringraziare quanti si sono prestati per le interviste. Sottolineano l’importanza e la rapidità del questionario e garantiscono l’anonimato.

Dall’Armenia con amore

Lavorando nella ristorazione, Zaruhi e Hasmik sperimentano che costruire ponti tra i popoli è possibile

di Leonardo Caruso

«Da anni desideravo partecipare al Meeting di cui avevo tanto sentito parlare dagli amici di Russia Cristiana», confida Viktorya Mangasaryan, docente di italiano all’università di Yerevan, Armenia. «Questo è il secondo anno consecutivo che riesco a venire, ma il primo in cui ho potuto portare i miei studenti». La sua voce trasmette la soddisfazione di chi è riuscito a creare un’opportunità unica per i suoi ragazzi: un’esperienza di crescita, amicizia e confronto culturale che va ben oltre le mura dell’aula. Al suo fianco, Zaruhi e Hasmik, adesso studentesse di italiano all’Università per Stranieri di Perugia, annuiscono entusiaste. Invitate come volontarie, vivono il Meeting in modo intenso, cogliendo ogni istante come un’occasione di apprendimento e arricchimento

personale. «È un’esperienza che vorrei far fare a tutti gli armeni», afferma Zaruhi con gli occhi scintillanti. «Il Meeting incarna l’ideale di amicizia tra i popoli, un ideale che penso ogni armeno dovrebbe avere», aggiunge Hasmik, sottolineando l’importanza di costruire ponti tra culture diverse. Per loro, questa visita in Italia è stata una rivelazione. Oltre a partecipare al Meeting, hanno scoperto il mare, assente nel loro paese, che non avevano mai visto. Lavorando nei punti di ristoro, hanno avuto modo di interagire con persone provenienti da ogni parte del mondo, sperimentando in prima persona il valore della collaborazione e dell’accoglienza.

La professoressa e le sue studentesse (incluse altre tre arrivate direttamente dall’Armenia) condividono la gioia di partecipare a un evento che promuove il dialogo e la compren -

sione reciproca. «Ogni evento qui è speciale e unico», sottolinea Viktorya. «Tutti offrono spunti interessanti per favorire lo scambio di idee, culture e prospettive diverse». Le mostre, i dibattiti, gli spettacoli musicali: le iniziative del meeting sono tutte create per ampliare i propri orizzonti, scoprire nuove passioni e creare possibilità di confronto culturale e religioso. Per lei, questo Meeting è come il primo. La sua apertura, e quella dei suoi studenti, allo scambio culturale e religioso rispecchia lo spirito dell’evento. Radici armene apostoliche, Viktorya e le sue studentesse dimostrano una grande disponibilità al dialogo, incarnando l’essenza del Meeting di Rimini. Qualcosa che sono pronte a riportare in patria, dove tanti dei loro compagni già attendono ansiosi di conoscere i loro raccconti.

IN FIERA Il quartiere di San Siro a Milano vede nuova vita attraverso la riqualificazione della sede storica dell’ippodromo

Ex Trotto, un progetto che unisce

Hines si racconta al Meeting, tra rigenerazione urbana e sostenibilità sociale. Con nuovi spazi anche per Portofranco di Jacopo Loretelli

Icambiamenti sono fattori che colpiscono sia l’uomo sia la realtà che lo circonda. Le città, viste come aggregazione di individui, non sono esenti dalla legge invisibile del mutamento e perciò tendono ad adeguarsi alle esigenze dei tempi. Il quartiere di San Siro a Milano vede ora nuova vita attraverso la riqualificazione della sede storica dell’ippodromo del trotto, caduta in disuso dal 2012. Si sta parlando di “Ex Trotto Milano”, un progetto ambizioso, che interessa un’area di 130.000 mq e prevede di ospitare oltre 3.000 persone, creando valore sociale grazie ad un mix di funzioni intergenerazionali e a un’offerta abitativa inclusiva. Hines, società globale di investimento, sviluppo e gestione immobiliare, è l’agente principale di questa rigenerazione urbanistica in qualità di investitore e sviluppatore. L’obiettivo è quello di conferire nuova dignità a luoghi, apparentemente di-

menticati, inserendoli all’interno di una pianificazione innovativa ma rispettosa del passato e delle vite dei singoli. Il padiglione di Hines torna a far visita al Meeting ed è localizzato nell’area C1, dove racconta attraverso il teatro e l’arte il suo intento di portare la bellezza

nel tessuto urbanistico. L’attore Andrea Carabelli per esempio dà vita a quattro personaggi che con il loro operato hanno toccato altrettanti ambiti strettamente legati alla visione dell’iniziativa. Vari protagonisti della realtà meneghina sono raffigurati nelle gigantografie,

realizzate dal fotoreporter Marco Garofalo, disposte intorno all’area di esposizione, quasi nel tentativo di attribuir loro la funzione di pilastri portanti su cui basare un roseo futuro. Tra di loro ci sono sacerdoti, rapper, negozianti, atleti, insegnanti e studenti.

A proposito di questi ultimi, non si può non menzionare l’organizzazione di volontariato per il recupero scolastico, Portofranco, che da oltre 20 anni si occupa di lotta alla dispersione scolastica, offrendo agli studenti delle scuole medie e superiori lezioni "one to one", completamente gratuite. Oltre 1500 studenti (di cui circa 300 stranieri) e più di 350 volontari frequentano ogni anno le aule di Portofranco Milano. Nel progetto edilizio promosso da Hines è prevista la concessione dello spazio dell’ex fienile a nord a beneficio dell’associazione, in modo da potenziare il servizio di aiuto ai ragazzi con l’apertura di una nuova sede e favorire l’interesse allo studio.

Coltivare in Uganda: un “seme” che dà frutti

Avsi e l’ambasciata dei Paesi Bassi nella cabina di regia di un’azione che ha come obiettivo una crescita sostenibile

Durante l’incontro “Africa, Italia, Europa: una nuova cooperazione per lo sviluppo sostenibile” organizzato all’interno del padiglione internazionale coordinato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, è emerso come sia diventato necessario creare collaborazioni alla pari tra paesi africani ed europei, in quanto solo così sarà possibile raggiungere una crescita sostenibile e duratura nel tempo. A questo proposito si è parlato del progetto Skilling in Agripreneurship for increased Youth Employment (SAY), finanziato dall’ambasciata dei Paesi Bassi e dalla fondazione Avsi, che si impegna tra l’altro per ridurre in Uganda disoccupazione e precarietà tra i giovani tra i 18 e i 30 anni. Il progetto, che mira ad aumentare le competenze agricole dei giovani, si basa su metodi di coltivazione che assicurano un aumento di produzione e un sostegno ai giovani nell’accesso ai servizi per le loro imprese, collegandoli alle opportuni-

tà di mercato.

John Makoha, rappresentante di Avsi in Uganda, ha illustrato gli elementi che permettono di considerare questo progetto innovativo tra cui la presenza del mentoring e coaching per i giovani, in modo che vengano accompagnati durante il percorso.

Un altro aspetto peculiare è la volontà di far ritrovare ai giovani l’interesse nei confronti dell’agricoltura, andando ad aumentare la loro motivazione durante il periodo di formazione.

Sul tema è intervenuto anche Stephen Tumukugize, giovane imprenditore che opera nel settore agricolo, coinvolto

nel progetto SAY. La sua presenza ha documentato i risultati del progetto SAY, attraverso cui ha potuto aprire l’azienda Darling Coffee, produttrice di arabica. Oggi collabora con 415 piccoli produttori e dà lavoro a 18 giovani, di cui 11 formati attraverso il progetto SAY. Il suo obiettivo futuro, da raggiungere entro il 2026, è quello di creare academy per formare ulteriori giovani, aprire tre stabilimenti in Uganda ed aumentare la sua esportazione.

Infine la prima ministra dell’Uganda, Robinah Nabbanja, ha spiegato l’importanza di continuare a promuovere il progetto e ha evidenziato altrettanti progetti che vengono messi in atto dal governo, con l’obiettivo ultimo di sostenere i giovani e farli acquisire le competenze necessarie per farli entrare nel mondo del lavoro. L’esponente di governo ha parlato degli Hub di innovazione presenti nel paese: l’Uganda ha realizzato otto parchi industriali per migliorare la catena di produzione industriale per sfruttare le materie prime.

SE

NON SIAMO ALLA RICERCA DELL’ESSENZIALE ALLORA COSA CERCHIAMO?

GIOVEDÌ 22 AGOSTO

INCONTRI

MADE IN ITALY E FILIERE PRODUTTIVE

Ore 12:00 Sala Neri Generali-Cattolica

In collaborazione con Compagnia delle Opere

Francesco Maria Chelli, presidente ISTAT; Andrea Dellabianca, presidente Compagnia delle Opere; Maria Porro, presidente Salone del Mobile; Luigi Sbarra, segretario generale Cisl; Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy. Introduce Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera. Con il sostegno di isybank, Ferrovie dello Stato, Mediocredito Centrale, Confagricoltura, Autostrade per l’Italia, Italian Exhibition Group, YOGA, MARR, Tracce

ALLA RICERCA DELLA “TERRA PROMESSA”

NEL PENSIERO BIBLICO

Ore 13:00 Auditorium isybank D3

Joseph Weiler, University Professor at NYU Law School and Senior Fellow at the Center for European studies at Harvard. Introduce Stefano Alberto, docente di Teologia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano. Con il sostegno dell’ Università Cattolica del Sacro Cuore

LA SICUREZZA ENERGETICA

DEL MEDITERRANEO

Ore 13:00 Sala Conai A2

Gianna Elisa Berlingerio, direttore del dipartimento sviluppo economico della Regione Puglia; Marco Bernardi, presidente Illumia; Fabrizio Iaccarino, responsabile Affari istituzionali Italia Enel; Gaetano Mazzitelli, Chief Commercial & Regulatory Officer di Snam; Carla Napolitano, responsabile Innovazione all’interno della Direzione Strategia, Digitale e Sostenibilità Gruppo Terna; Mario Antonio Scino, capo di gabinetto Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Introduce Giuliano Frosini, docente Luiss Guido Carli. Con il sostegno di Enel, Terna, Snam, Montello, SGR Efficienza energetica

QUAL È IL VOLTO BUONO

DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE?

Ore 13:00 Sala Gruppo FS C2 Roberto Garofoli, presidente di Sezione del Consiglio di Stato; Ernesto Maria Ruffini, direttore Agenzia Entrate; Giuseppe Tripoli, segretario generale Unioncamere. Modera Emmanuele Forlani, direttore Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli ETS. Con il sostegno di Gruppo Maggioli, Amazon

NULLA DI CIÒ CHE È UMANO MI È ESTRANEO. LUIGI GIUSSANI E LA LETTERATURA

Ore 15:00 Auditorium isybank D3 S.E. Mons. Massimo Camisasca, vescovo emerito di Reggio Emilia; Giancarlo Cesana, professore onorario di Igiene Generale e applicata, Università Milano Bicocca. Introduce Francesco Ferrari, sacerdote della Fraternità San Carlo Borromeo. Con il sostegno di Tracce

PERCORSI PER LA PACE

Ore 15:00 Sala Neri Generali-Cattolica In collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani, ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale; S.E. Mons. Vincenzo Paglia, presidente Pontificia Accademia per la Vita. Introduce e modera Bernhard Scholz, presidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli ETS. Con il sostegno di CIHEAM Bari, isybank, Italian Exhibition Group

LE MIGLIORI CONDIZIONI PER CONIUGARE

LAVORO, CRESCITA PROFESSIONALE, VITA PRIVATA E SOCIALE

Ore 15:00 Sala Conai A2 Marco Ceresa, Group CEO Randstad; Rita Ghedini Componente della Presidenza Nazionale di Legacoop con Delega al Buon Lavoro Cooperativo; Enrico Giovannini, economista e statistico, cofondatore e direttore scientifico ASVIS, presi-

OGGI IN FIERA

dente comitato scientifico Randstad Research; Mario Mezzanzanica, professore di Computer Science and Engineering, Università Milano Bicocca, Dipartimento Lavoro Fondazione per la Sussidiarietà; Tiziana Nisini, vicepresidente della XI Commissione Lavoro pubblico e privato. Modera Giorgio Vittadini, presidente Fondazione per la Sussidiarietà. Con il sostegno di Eni, Randstad, Montello

L’ESSENZA DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE. STRUMENTO O LIMITE PER LA LIBERTÀ?

Ore 17:00 Auditorium isybank D3 Paolo Benanti, docente Pontificia Università Gregoriana di Roma, esperto di bioetica, etica delle tecnologie e human adaptation, membro del New Artificial Intelligence Advisory Board dell’ONU, presidente commissione per l’Intelligenza Artificiale; Mario Rasetti, professore Emerito di Fisica Teorica del Politecnico di Torino e presidente del Scientific Board di CENTAI; Luca Tagliaretti, direttore esecutivo del Centro europeo di competenza sulla cyber-sicurezza. Introduce Andrea Simoncini, vicepresidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli ETS, professore di Diritto Costituzionale, Università di Firenze. Con il sostegno della Regione Emilia-Romagna, Engineering, Amazon, Tracce GLI STATI NON SONO PIÙ TANTO UNITI.

RICUCIRE GLI STRAPPI DELLA DEMOCRAZIA AMERICANA

Ore 17:00 Sala Neri Generali-Cattolica

Paul W. Kahn, Robert W. Winner Professor of Law and the Humanities, Yale Law School, autore di Democracy in Our America, Yale University Press; Joseph H.H. Weiler, University Professor at NYU Law School and Senior Fellow at the Center for European studies at Harvard. Intervento in video collegamento dagli Stati Uniti di Maurizio Molinari, direttore La Repubblica. Introduce Mattia Ferraresi, caporedattore Domani

IL VERO SEGRETO DELL’EVOLUZIONE: DALLA COMPETIZIONE ALLA COLLABORAZIONE

Ore 17:00 Sala Conai A2

Evandro Agazzi, filosofo e logico italiano; Carlo Bellieni, docente di Pediatria, Università di Siena; Pier Francesco Ferrari, direttore Institut des Sciences Cognitives Marc Jeannerod, CNRS, Lione; Lourdes Velazquez, professoressa di Filosofia e Bioetica, Università Panamericana (Messico). Introduce Letizia Bardazzi, presidente Associazione Italiana Centri Culturali

VIVERE DI PIÙ, VIVERE MEGLIO? IL WELFARE AL BIVIO

Ore 17:00 Sala Gruppo FS C2 A cura di Fondazione per la Sussidiarietà Mario Abbadessa, senior Managing Director & Country Head Hines Italy; Gian Carlo Blangiardo, professore di Demografia, Università Milano Bicocca; Mauro Billetta, parroco a Palermo; Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli; Monica Poletto, coordinatrice Tavolo Tecnico legislativo Forum Terzo settore. Conducono Enrico Castelli e Irene Elisei. Con il sostegno di Hines

ROCK’N’SOUL: STORIE DI MUSICA E SPIRITUALITÀ

Ore 18:00 Palco Piscine Ovest Illumia

Intervista di Massimo Granieri a Noemi Serracini, autrice e conduttrice con esperienza in radio, tv e teatro.

FAMIGLIA: LUOGO DI SPERANZA

Ore 19:00 Auditorium isybank D3

Vincenzo Bassi, presidente Federation of Catholic Family Associations (FAFCE); Fabiola Bianchi, Associazione Papa Giovanni XXIII; Mariolina Ceriotti Migliarese, neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta; Matteo Fadda, presidente Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII; Jean- Luc Moens, Comunità Emmanuel. Introduce Luca Sommacal, presidente Associazione

Famiglie per l’accoglienza. Con il sostegno di Tracce

IL GIUBILEO 2025

Ore 19:00 Sala Neri Generali-Cattolica

Antonello Aurigemma, presidente Consiglio regionale del Lazio; S.E. Mons. Rino Fisichella pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, responsabile Giubileo 2025; Marco Girardo, direttore Avvenire; Paolo Giuntarelli, direttore direzione regionale Affari della Presidenza, Turismo, Cinema, Audiovisivo e Sport Regione Lazio; Danilo Zardin, professore di Storia Moderna, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano. Introduce Vincenzo Morgante, direttore Tv2000. Con il sostegno dell’ Università Cattolica del Sacro Cuore

STORIE DI ISRAELE.

RACCONTI DEL TEMPO DI GUERRA

Ore 19:00 Sala Conai A2

Mishy Harman, fondatore, direttore e voce di Israel Story, il podcast più famoso d’Israele; Federica Sasso, giornalista, operatrice Rossing Center for Education and Dialogue. Introduce Mattia Ferraresi, caporedattore Domani

CHE COSA SIGNIFICA “CERCARE” L’ESSENZIALE? LA NATURA UMANA

COME DOMANDA DI SENSO

Ore 19:00 Sala Gruppo FS C2

Andrea Bellantone, professore di Filosofia moderna e contemporanea, Institut Catholique de Toulouse; Costantino Esposito, professore di Storia della filosofia, Università Aldo Moro, Bari. Modera Davide Perillo, giornalista

LA NASCITA DI SISTEMI PLANETARI: ALL’ORIGINE DELLA DIVERSITÀ DEI MONDI

Ore 21:00 Auditorium isybank D3 Stefano Facchini, professore di Astrofisica, Università degli Studi di Milano; Ewine van Dishoeck, star and planet formation expert, Kavli-Prize winner, Leiden Observatory. Introduce Marco Bersanelli, professore di Fisica e Astrofisica, Università degli Studi di Milano. Con il sostegno di Tracce

ARENE

ALIMENTAZIONE E SALUTE IN AFRICA: UN BINOMIO NECESSARIO

Ore 12:00 Arena Internazionale C3

In collaborazione con CIHEAM Bari e CUAMM-Medici con l’Africa e Save The Children Dante Carraro, direttore ONG Medici con l’Africa CUAMM; Biagio Di Terlizzi, direttore aggiunto CIHEAM BARI; testimonianza dalla Tanzania; Daniela Fatarella, direttrice Generale, Save The Children – Italia. Testimonianza di Bernard Kakala, medico CUAMM presso la clinica per patologie croniche Ospedale di Tosamaganga - Tanzania. Modera Stefano Gatti, direttore generale per la Cooperazione allo sviluppo. Con il sostegno di CIHEAM Bari

ADOLESCENTI E GIOVANI NEL DISAGIO: UNA DOMANDA PER CHI EDUCA

Ore 14:00 Arena cdo C1

Organizzato da Compagnia delle Opere (educazione)

Luigi Ceriani, psicologo e psicoterapeuta, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano; Federico Pichetto, direttore scuola di formazione teologica, diocesi di Chiavari. Modera Emiliano Monzani, psichiatra e psicoterapeuta, direttore SC Psichiatria 1, Asst Bergamo Ovest

LA VOCE DEL VOLONTARIATO

Ore 14:00 Arena Tracce A3

Organizzato da Tracce

In collaborazione con Avsi

Dialogo con Caterina Candolo, responsabile Avsi Point di Palermo; Elena Ricci, Community Engagement Avsi; Simona Sirena, responsabile Avsi Point di Rimini.

MEETING2024

Modera Maria Acqua Simi, giornalista Tracce

COMPAGNIA DELLE OPERE:

UNA STORIA IN CAMMINO

Ore 16:00 Arena cdo C1

Organizzato da Compagnia delle Opere

Andrea Dellabianca, presidente Compagnia delle Opere; Davide Prosperi, presidente Fraternità di Comunione e Liberazione. Introduce Giuseppe Frangi, giornalista di Vita

IL MARE DENTRO

Ore 16:00 Arena Tracce A3

Organizzato da Tracce

Dialogo con Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano e Paolo Tosoni, avvocato penalista. Modera Davide Perillo, giornalista.

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE VA A SCUOLA?

Ore 18:00 Arena cdo C1

Organizzato da Compagnia delle Opere (educazione)

Emanuele Frontoni, professore di Informatica Università di Macerata e co-director VRAI (Vision Robotics & Artificial Intelligence Lab); Pier Cesare Rivoltella, professore di Didattica e Tecnologie dell’educazione, Università di Bologna, fondatore e presidente della SIREM (Società Italiana di Ricerca sull’Educazione Mediale).

Modera Paolo M.G. Maino, dirigente scolastico e responsabile formazione Associazione Di.S.A.L.

TRACCE IN FESTA!

Ore 18:00 Arena Tracce A3

Organizzato da Tracce

Per celebrare i 50 anni della rivista di Comunione e Liberazione un dialogo sulla sua storia con Alberto Savorana, direttore del giornale dal 1994 al 2008 e Paolo Cevoli, attore e sceneggiatore.

SPETTACOLI

“FRANCESCA CABRINI”

Ore 21:00 Fulgor

Film del 2024, diretto da Alejandro Gómez

Monteverde

Nel cast interpreti noti: Cristiana Dell’Anna, Giancarlo Giannini David Morse e John Lithgow. In collaborazione con AIC (Associazione Italiana Centri Culturali) e Dominus Production.

“ACQUA” SPETTACOLO DI GIOVANNI MADDALENA, NICOLA ABBATANGELO E GIAMPIERO PIZZOL. REGIA DI NICOLA ABBATANGELO

Ore 21:30 Teatro Galli

Regia di Nicola Abbatangelo. Drammaturgia di Giovanni Maddalena, Giampiero Pizzol e Nicola Abbatangelo. Musiche di Fabrizio Mancinelli Con Elisabetta Tulli Andrea Maria Carabelli Giampiero Pizzol, Giampiero Bartolini, Matteo Bonanni, Gianluca Reggiani, Daniele Romualdi, Laura Berardi, Diego Becce. Scene di Annalisa di Giuli. Luci ed Audio Mattia Silvagni, Matteo

Dalmonte, Officinateatro Srl. Produzione Wonderage Production srl e Compagnia Bella. Con il patrocinio del Comune di Rimini

Con il sostegno di Gruppo Maggioli, Novomatic e Vulcan-Società Italiana Gas Liquidi

TU SEI UNA LINGUA SCONOSCIUTA. CONCERTO SOLO. CON IVAN TALARICO

Ore 21:30

Palco Piscine Ovest Illumia

Uno spettacolo per parlare dell’incomprensione amorosa, di come chi ama troppo spesso non capisca sé stesso e l’altro. Per entrare talmente tanto nel dramma amoroso da renderlo comico. Si ride molto di cose tristi. Ci sono canzoni che parlano dell’amore prima dell’amore, dell’impossibilità del dialogo, della fine del mondo, delle rivoluzioni fallite, alternate a racconti di amori impossibili e azioni che improvvisamente sovvertono l’ordine delle cose. Un continuo dialogo con il pubblico, cercando invano di smetterla di parlare d’amore.

LA STRADA È IL FILO CHE CI LEGA A CIÒ CHE AMIAMO

Daniele De Gregori, Polizia di Stato e Autostrade per l’Italia ti ricordano di: • allacciare sempre

Editore

Fondazione Meeting per l’amicizia tra i popoli ETS, iscritta dal 06 giugno 2022 Repertorio n° 26584 nella sezione “Altri Enti del Terzo Settore” del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, ai sensi dell’articolo n. 22 del D. Lgs. del 3 luglio 2017 n. 117 e dell’articolo 17 del Decreto Ministeriale n. 106 del 15/09/2020. sede: via Flaminia 18/20, c.p. 1106, 47900 Rimini Tel. 0541-783100 | Fax 0541-786422

Direttore Matteo Rigamonti

Direttore responsabile Cesare Trevisani

Progetto grafico Bruno Monaco

Impaginazione Nicol Baiti Elisa Compagnoni Lorenzo Norfini

Immagini Foto Meeting

Fotolito e stampa CED Via dell’Industria, 52 Erbusco (BS)

Registrazione Tribunale di Rimini n. 16/91 del 15/07/1991

Daniele De Gregori Cantautore
Guarda la storia di Daniele
Polizia di Stato

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