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Donna delle beatitudini

Robert Ellsberg : «Misericordia, povertà spirituale, pacificazione, fame di giustizia come cardini di una amicizia sociale»

di Alessandro Pavanati

Cosa vuol dire l’amicizia con Cristo all’interno della Grande Depressione, nel contesto di un’America che si riscopre anche povera e bisognosa di riscoprire le proprie radici? L’esperienza di vita di Dorothy Day racconta di un’amicizia con Cristo che trova il suo punto di volta nella conversione di Dorothy al cattolicesimo nel 1927, a trent’anni di età, dopo essere cresciuta in un contesto dai forti stimoli culturali e sociali.

Il lavoro del padre giornalista ha portato la famiglia a diversi trasferimenti, prima ad Oakland in California, poi a Chicago, dopo il terremoto che nel 1906 ha sconvolto San Francisco e la Bay Area. Dopo due anni di frequenza universitaria Dorothy torna a New York, città di origine, lavorando come giornalista per case editrici di orientamento socialista. L’avvicinamento alla Chiesa cattolica avviene a partire dal 1926, appena diventata madre, grazie all’amicizia con suor Aloysia. Con il sociologo francese Peter Maurin, nel 1933 da vita al Catholic Worker Movement. Grande pacifista, considerava suo manifesto il Discorso della montagna. Spese gli ultimi decenni della sua vita al servizio del prossimo e nel segno della missione, viaggiando dalla Russia all’India e incontrando grandi personalità, da Aleksandr Solženicyn a Madre Teresa di Calcutta. La sua eredità è stata raccolta dalla Società per le missioni estere degli Stati Uniti d’America – Maryknoll, con cui ha portato avanti gran parte delle sue battaglie negli ultimi anni di vita, fino alla morte per attacco di cuore nel 1980, a 83 anni.

La vita di Dorothy Day sarà al centro dell’incontro in programma oggi alle 17 presso l’Auditorium Isybank D3 dal titolo “Amicizie inesauribili. Dorothy Day e l’amicizia sociale”, che vede tra i relatori Robert Ellsberg, editore e curatore dell’autobiografia di Dorothy Day “Ho trovato Dio attraverso i suoi poveri” (Libreria Editrice Vaticana).

«Ho incontrato Dorothy Day per la prima volta nel 1975 – racconta Ellsberg – quando ho interrotto momentaneamente gli studi universitari per lavorare con lei al Catholic Worker. Avevo 19 anni e sono rimasto con lei per cinque anni, gli ultimi della sua vita. Tornai al college nel 1980, poco prima della sua morte, e in seguito curai la selezione dei suoi scritti, passando gli ultimi decenni a promuovere la sua eredità e il processo di canonizzazione». Proclamata serva di Dio da San Giovanni Paolo II, Dorothy Day «può essere definita una donna delle beatitudini – aggiunge Ellsberg – che ha abbracciato i principi di misericordia, povertà spirituale, pacificazione, fame di giustizia, non solo in modo personale, ma portandone avanti le radicali implicazioni sociali», cercando di immaginare una società governata da valori di misericordia, solidarietà e amicizia e vivendo lei stessa secondo quei valori.

INCONTRI Oggi alle 19, in Auditorium, “Cancellare culture o costruire cultura?” con Berardinelli, Bellamy e Weiler

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