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Ciò che dai è tuo per sempre
Storia di amicizia intessuta di ironia, candore e saggezza tra un ragazzo ebreo e un anziano arabo. In scena Sergio Rubini e Simone Zanchini alla fisarmonica di Alessandra Montagnoli
La quarantaquattresima edizione del Meeting apre il cartellone di spettacoli stasera alle 21.30 al Teatro Galli, con un testo tratto da “Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano”, uno dei titoli più noti della vasta produzione di Eric Emmanuel Schmitt, scrittore, drammaturgo, regista, sceneggiatore francese.
Tra i protagonisti della scorsa edizione del Meeting con un bellissimo dialogo su ciò che nell’uomo è irriducibile, il pubblico incontrerà nuovamente l’arte di Schmitt grazie a un testo che invita alla riflessione sugli incontri e i legami che si creano tra le persone.
Il racconto è ambientato nella Parigi della Nouvelle Vague degli anni ’50, nella Rue Bleue, abitata prevalentemente da ebrei; qui ha il suo negozio di generi alimentari il musulmano Ibrahim, uomo anziano, pacifico e gentile, “che a detta di tutti era un saggio (…) sicuramente perché parlava poco e sorrideva tanto”. La sua vita si intreccia con quella del giovane Mosè, detto Momo, che ha undici anni, è di religione ebraica e vive con un padre con cui ha un rapporto conflittuale che nel tempo diventa un muro di distanza invalicabile. Un giorno se ne va sentendosi incapace di affrontare le sue responsabilità, e Momo inizia a scoprire cose che non sapeva della sua vita, tante menzogne. L’unico ad abbattere la diffidenza con il mondo degli adulti è Ibrahim che Momo continua a frequentare; da lui impara tante cose, semplici ma cariche di significato, impara a sorridere, osservare la bellezza, a commuoversi delle cose. Il loro legame si fa sempre più definitivo fino a decidere di comprare una macchina e partire per un viaggio verso l’Oriente da cui Ibrahim proveniva. Questo viaggio è reale e interiore allo stesso tempo, i due fanno esperienza delle meraviglie del mondo e approfondiscono il loro legame; emerge l’uomo che accompagna l’uomo, a prescindere dall’età e dalla fede, nei suoi bisogni più profondi: comprensione, affetto, accettazione, umanità, perdono. Si parla di tutto, con estrema libertà, anche della morte. Ibrahim perde la vita a causa di un incidente d’auto ma Momo non resta solo; riceve in eredità il suo locale e il prezioso Corano che lo aiuterà a ricordare, crescendo, quei fiori che avevano scoperto insieme e che sono, in effetti, la vera eredità, quella che non muore.
L’ESISTENZA UMANA È UN’AMICIZIA INESAURIBILE
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