Quotidiano Meeting 21 agosto 2012

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ANNO 22 Numero Tre Martedì

MEETING

PRIMO PIANO VIGILANDO REDIMERE Partecipano Nicola Boscoletto, consorzio Rebus; Tomàz de Aquino Resende, procuratore di giustizia a San Paolo; Giovanni Maria Pavarin, Tribunale di sorveglianza di Venezia; Luciano Violante, Pd Sala A3

11.15

O N A I D I T O U Q

21

LA SFIDA DEL DISCORSO DI RATISBONA E LA LEZIONE DI EUGENIO CORECCO Andrea Bettetini, università di Catania, Libero Gerosa, Teologia di Lugano; S.Em. Antonio Maria Rouco Varela, Arcivescovo di Madrid; Patrick Valdrini, Consociatio Studio Iuris Canonici Sala Neri

15.00

AGOSTO 2012

Don Giussani e i bonzi p.2

Il nostro orizzonte è il cuore dell’uomo ai come quest’anno il Meeting di Rimini ha mostrato un’apertura a 360 gradi che molti, a lungo, hanno sottaciuto o negato. Basta scorrere la lista dei relatori per accorgersene: personalità di varie confessioni religiose (musulmani, buddisti, anglicani, ortodossi, ebrei), di provenienze lontane (dal Brasile al Giappone, dagli Stati Uniti al Libano, da Taiwan alla Russia), dai molteplici interessi. I 3300 volontari vengono da una ventina di paesi, compresi Canada e America Latina. Un orizzonte davvero universale, che rende sempre più ragione al nome di «Meeting per l’amicizia tra i popoli», e che merita di essere sottolineato in un anno in cui l’appuntamento di Rimini è stato preceduto da polemiche su Cl, la politica, i presunti scandali, le inchieste giudiziarie che hanno coinvolto alcuni aderenti, i giudizi di chi vede un arroccamento, un «ritorno alle origini», una «scelta religiosa» segnale di allontanamento dal proscenio pubblico. Il Meeting è la casa di tutti, la casa del mondo, ma non è una babele. Ogni invito, ogni incontro, ogni mostra nascono da incontri, sono storie che diventano rapporti. La «natura dell’uomo» non è tanto una tensione verso un’entità inaccessibile, un urlo nel vuoto, ma «rapporto» con l’infinito. Alla vigilia del Meeting, qualche opinionista ha obiettato agli organizzatori di aver scelto un tema astratto per un momento storico in cui la gente è alle prese con la crisi e la crescente difficoltà del vivere quotidiano. Al contrario: queste giornate riminesi hanno come protagonisti persone per le quali il rapporto con l’infinito è rapporto più vero e profondo con la realtà. «L’uomo diventa religioso per contatto con un evento che gli mostra la trascendenza» ha detto Julien Ries, antropologo belga che Benedetto XVI ha voluto creare cardinale. «Per contatto», appunto, cioè attraverso il rapporto con un evento, un fatto, un «imprevedibile istante». Ha continuato Ries: «Ogni uomo è destinato a diventare religioso, ma molti non hanno trovato il cammino». La difficoltà di oggi è proprio nel riconoscere questa apertura costitutiva ad Altro da sé, questa originale dipendenza. Uomini senza patria, allora, ma amici del mondo. Senza questa apertura, come sarebbero potuti entrare in rapporto uomini come don Giussani e il buddista Shodo Habukawa? È stato struggente il racconto della loro amicizia, rivissuta ieri pomeriggio in prima persona dal monaco del monte Koya. Struggente perché testimonia che il cuore dell’uomo è uno solo, in qualunque angolo del mondo e in qualsiasi frangente della storia. Il Meeting casa di tutti ne è una ininterrotta documentazione.

M

Meeting, sei mondiale p.3

PRIMO PIANO EDUCARE IL CUORE DELL’UOMO Partecipano Franco Moscone, preposito ordine dei Chierici regolari somaschi; Carlo Wolfsgruber, rettore Fondazione Grossman; Alberto Savorana, portavoce di Cl Sala A3

15.00

LA NATURA DELL’UOMO E’ RAPPORTO CON L’INFINITO Partecipa Javier Prades Lopez, rettore università San Damaso di Madrid. Introduce Emilia Guarnieri, presidente Meeting Auditorium B7

17.00

Un vescovo e i suoi amici p.9

Il Vangelo secondo Flamenco Il ballo, un incontro, il Verbo. E la danza inizia a parlare di Cristo. Succede solo al Meeting A pagina 7


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21 agosto

Chi ama il mistero non ha una patria ma è il vero amico Il monaco Habukawa ricorda l’incontro con Giussani: «È più forte della morte, mi ha insegnato l’amore alla realtà» «Il tema dell’Homo religiosus è il cuore stesso di un gesto come il Meeting». Così Emilia Guarnieri ha introdotto l’incontro “Homo religiosus” con il cardinale Julien Ries (che è intervenuto con un messaggio video), Shodo Habukawa, docente alla Koyasan University e abate del monastero buddhista del Monte Koya, e don Stefano Alberto, docente di Introduzione alla teologia all’università Cattolica di Milano. Dall’incontro tra persone così diverse è stato evidente ciò che di recente ha detto don Julián Carrón: «Il senso religioso è ciò che accomuna uomini diversi, ma esprime la coscienza di originale dipendenza dal Mistero». Nel suo messaggio, il professor Ries ha innanzitutto definito l’Homo religiosus come colui che «qualunque sia il contesto storico in cui è immerso, crede all’esistenza di una realtà assoluta, il Sacro, che trascende questo mondo, ma vi si manifesta e, così facendo, lo santifica e lo rende reale». Secondo Ries «l’uomo diventa religioso per contatto con un evento che gli dimostra trascendenza». Nella modernità si fatica a ritrovare questo tipo di uomo poiché «non più ha punti di riferimento». Il Cardinale si è accorto, nel tempo, come sia necessario «generare giovani come in Cl». Infatti il movimento «è stata una delle più grandi risposte al ‘68. Una risposta del tutto semplice, del tutto accettabile, ma eccezionale per tre motivi: la sua fede, come la fede veniva comunicata e l’attenzione ai giovani». Come risvegliare quindi il senso religioso nell’uomo? Shodo Habukawa ha risposto: «È necessario spalancare il cuore e la realtà totale a tutto ciò che esiste nell’universo». Quello che ha meravigliato Habukawa è stata la totale assonanza tra l’insegnamento di don Giussani (la loro è un’amicizia che dura da 25 anni. “Dura” perché «sovrasta la morte») e il fondatore del buddhismo Shingon, Kobo-Daishi, che invitava appunto a «osservare tutte le cose con la massima e più profonda attenzione». Habukawa ha insistito nel paragone: «Come dice don Giussani, aprire il cuore a tutte le cose, signifi-

L’intervento video di Julien Ries. Nella foto grande, l’abate Habukawa (a sinistra) con il suo “numero due” Fausto Taiten Guareschi, monaci presso il monte Koya

ca che io esisto con tutto l’universo». In questo modo l’uomo diventa religioso: «Allora nasce una tenerezza, un amore verso tutto ciò che esiste». La visita di Habukawa è stato l’occasione per fare memoria (l’ha fatto un commosso don Stefano Alberto) dell’incontro tra l’abate del Monte Koya e don Giussani a Milano: «Andando via in macchina Habukawa si è sporto dal finestrino con tutto il busto e a mani giunte non ha mai levato lo sguardo dal Gius, che commosso ci ha detto: “Se quest’uomo fosse nato duemila anni fa, al tempo di Gesù, sarebbe stato uno degli apostoli”». Tale episodio non è un ricordo sentimentale, ma «l’ineludibilità di quel fatto, di quella forza misteriosa e concretissima che ha unito il destino di uomini così diversi e così amici». Il docente della Cattolica ha poi sottolineato la tesi di Ries secondo cui «l’uomo diventa religioso» approfondendola: «Ogni uomo è destinato a diventarlo, ma molti non trovano il cammino. Questo è il paradosso che viviamo: tanto è evidente che l’uomo non si fa da sé, tanto vediamo la difficoltà a riconoscere l’avventura della vita come

dipendenza». La vera urgenza, usando le parole del fai”». Ha concluso poi riprendendo le parole di Papa nel discorso al Bundestag, è «tornare a spa- Giovanni Paolo II al Meeting ‘82: «Voi siete senza lancare la finestra del bunker della ragione positivi- patria». Infatti in questa frase viene sottolineata l’irsta che impedisce la consaperiducibilità del rapporto con il volezza della dipendenza dalMistero «perché questa è la nol’Infinito». Infatti è «in quelvità che porta Cristo. Noi siamo l’imprevedibile istante che Julien Ries: «Cl è stata irriducibili a qualunque progetl’uomo entra in contatto in un to, per questo ci fa persecuziouna delle più grandi ne chi parla della “scelta relievento che gli mostra la trascendenza». Quindi la religiogiosa di Cl”». Siamo in un morisposte al ‘68». sità «è l’affermarsi e lo svilupmento in cui «noi cristiani siaparsi di un’attrattiva» verso una Don Alberto: «Chi parla mo stati staccati dal senso reliPresenza che attira e fa scattare di “scelta religiosa” gioso, per questo abbiamo una la ricerca. L’attrattiva «non è in fede non più intelligente. A noi del movimento mano nostra. Accade. Come a il senso religioso serve per acci perseguita» due amici a chilometri di dicorgersi che nel Mistero che si stanza». fa uomo, tutto diventa interesPerciò l’uomo si trova di sante». Vista la portata dell’infronte a due possibilità: «La contro di ieri, possiamo dire chiusura della ragione alla realtà in un mondo auto- con le parole di Emilia Guarnieri «siamo uomini costruito, oppure l’apertura del cuore alla totalità senza patria e amici nel mondo». del reale, fino al riconoscimento del “Tu-che-miMarco Capizzi Il professor Abdel Fattah Hassan, docente all’Università del Cairo

Critica della ragion araba: «Ci salverà solo l’educazione» Farouq, Reilly e Hassan: dialogo su logos, islam e libertà «The only way out is education». La sentenza di Wael Farouq è imponente tanto quanto il muro dietro di lui su cui sono proiettate le slide del suo discorso. Si parla di fede islamica e ragione, due concetti che per tanti possono sembrare in contraddizione, ma che invece hanno stretto collegamento nel libro di Maometto. Su questo ha calcato la mano il vice-presidente del Meeting del Cairo, insieme ad Abdel-Fattah Hassan, esponente dei Fratelli Musulmani e docente di Letteratura italiana all’università del Cairo Ain Shams, nell’incontro di ieri “Islam, educazione e ragione”. Con loro sul palco, anche lo statunitense Robert Reilly, già assistente speciale della Casa Bianca e ora Senior Fellow for Strategic Communication all’American Foreign Policy Council.

C’è cordialità tra i relatori, specie sui volti dei due egiziani, grati per l’amicizia col Meeting: sono esempi di una ragione spalancata al dialogo, che non teme di confrontarsi con il diverso. Hassan cita una sura dietro l’altra: «L’islam delle origini ha promosso uno spirito critico e scientifico che si oppone ai luoghi comuni. In tanti versetti ricorrono composizioni sulla parola ragione». Quarantanove volte torna fuori nel Corano la radice da cui proviene questa parola, dirà poi Farouq, «ed è sempre un invito a piegarsi per riavvicinarsi a Dio». Inutile ricordare la vastità di “cime” scientifiche e filosofiche che questo mondo ha saputo produrre ai suoi inizi, da Avicenna ad Averroé. «Il Corano spinge a usare la ragione per provare l’esistenza del Sommo Creatore», spiega ancora Hassan, uno che, per in-

tenderci, due anni fa non si faceva problemi a tradurre il “cattolicissimo” Rischio educativo di Giussani in arabo, perché gli sembrava potesse essere un testo utile anche per la sua gente. Eppure quando ora si parla di Islam torna spesso in mente un mondo distante dalla logicità. Reilly delinea con precisione l’origine di questa lontananza, rifacendosi alla “de-ellenizzazione” citata dal discorso del Papa a Ratisbona nel 2006: la perdita del logos greco che aveva interessato anche il mondo arabo dopo l’espansione dei primi califfati. Proprio dal confronto con questo mondo era nata la prima scuola di teologia, quella dei mutaziliti: «Dicevano che Dio aveva dato all’uomo la ragione come dono della sua Grazia per permettergli di riconoscere l’ordine della creazione», racconta Reilly. Poi però, la

“de-ellenizzazione” e la sopraffazione degli ashariti, per i quali «Dio è puro arbitrio assoluto, l’uomo non è in grado di distinguere tra bene e male perché la sua ragione è corrotta dall’interesse personale». E iniziava il decadentismo, arrivando anche ad affermare un’idea del divino che negava addirittura il rapporto di causa-effetto: «Non è il fuoco che brucia, ma Dio che lo fa». Ma la soluzione c’è, e va cercata sempre in Ratisbona: «Se noi occidentali ci siamo de-ellenizzati con il relativismo e la cultura islamica si è de-ellenizzata anche lei, come riusciremo a

parlarci? Benedetto XVI chiede per questo una ri-ellenizzazione», chiude il suo intervento Reilly. Parole che trovano espressione concreta nel richiamo di Wael Farouq all’educazione: «Senza di essa una società può solo resuscitare il passato, senza però ottenere risultati. Non si tratta di congelare valori, ma svilupparli. Così il rapporto col passato diventa fruttuoso». È un invito alla critica come la intende Giussani, cioè l’occhio vivo di chi guarda ragionevolmente tutto: «Cos’è l’educazione se non il processo secondo cui si stimola curiosità e ricerca?». È la strada per la libertà da ogni tipo di potere. Un principio che mai come ora urge al mondo arabo, dopo primavere in piazza e tramonti di regimi. Emanuele Michela


PRIMO PIANO 3

Ignatius Kaigama, arcivescovo di Jos, nigeriano

21 agosto

Clara Lejeune Gaymard, manager francese

Wael Farouq, linguista egiziano

Alison Milbank, docente inglese

Meeting, il mondo è di casa Un orizzonte universale: personaggi di varie religioni, culture, tradizioni testimoniano che il cuore dell’uomo è uno solo Il mondo è al Meeting, quest’anno ancora più degli anni passati. Culture, religioni, tradizioni diverse trovano una casa comune. L’anima e la caratura umana del popolo russo vivono nella mostra dedicata a Dostoevskij. Provare per credere. E ci hanno pensato i ragazzi del liceo “La Traccia” a farci entrare nello spirito russo con la riduzione teatrale di “Delitto e castigo” mentre il coro sacerdotale metropolitano di San Pietroburgo, che domani eseguirà la suite dei Vespri di Rachmaninov, renderà la solennità della musica sacra che forma «l’anima di un popolo». Con la mostra “Utopia e significato” il Meeting ci porta all’altro capo del mondo, nel continente americano, con l’approfondimento sull’indipendenza dell’America ispanica. E che salto, allora, se ci lasciamo catapultare di nuovo nell’Europa dell’est, in quell’Albania spesso bistrattata, andando “alle radici della libertà di un popolo” dentro il quale è cresciuta la connazionale più famosa, diventata poi per tutti Teresa di Calcutta. Ancora più sconvolgente il balzo che il Meeting fa fare al visitatore che si immerge nella mostra su Koyosan, la montagna sacra del buddhismo, cara a don Giussani. C’è già un mondo ben rappresentato, che l’astronauta Paolo Nespoli ci fa vedere con gli occhi di chi la Terra l’ha vista lassù, dando di spalle alle stelle. Ieri, poi, la miscela di culture e di religioni ha raggiunto (quasi, non c’è mai limite al Meeting) il culmi-

Incontri in fiera: l’arcivescovo cipriota Chrysostomos II e il rabbino Alon Goshen-Gottstein

ne con musulmani (Wael Farouq, che è anche vicepresidente del Cairo Meeting, docenti e studiosi come Abdel Fattah Hassan e Salman Shaikh), buddisti (Shodo Habukawa) ed ebrei (il rabbino Alon Goshen-Gottstein). Domenica il Meeting ha raccolto il grido di dolore di un vescovo africano, il nigeriano Ignatius Kaigama, e oggi ospita un cardinale europeo, l’arcivescovo emerito di Madrid, Antonio Maria Rouco Varela. Da Cipro è giunto l’arcivescovo Chrysostomos II. Per parlare di pena e giustizia è arrivato dal Brasile il procuratore del Minas Gerais, Tomaz de Aquino Rosende. Tocca invece a uno spagnolo, il professor Javier

Prades Lopez, raccontare oggi il perché del titolo del Meeting 2012 sulla natura dell’uomo che è rapporto con l’infinito. Nei primi tre giorni della manifestazione riminese sono partiti i viaggi con le “Storie dal mondo”, reportage curati da Roberto Fontolan e Gian Micalessin che lanciano i visitatori alla scoperta di realtà spesso incredibili e impensabili, basta leggerne il programma: l’altro ieri i reportage “Life in a day” di Kevin MacDonald e Ridley Scott, ieri sera l’“Out of Teheran” di Monica Maggioni, questa sera le fatiche di Micalessin sulla rivoluzione e, tornando al nostro paese, la produzione di Emmanuel Exitu con storie sulla

realtà “sempre positiva”. E il Meeting ha dimostrato quest’anno la sua apertura sul mondo sin dalle prime battute con la “Villager’s opera”, una storia d’amore contrastato e ambientata in Libano, raccontata con la danza e la musica del Caracalla Dance Theatre, gli stage di danza libanese, e, questa sera lo spettacolo di flamenco della compagnia di Luis Ortega e le musiche irlandesi con la Shamrock band. Le eccellenze dell’economia, della cultura e della scienza il Meeting le ha pescate da tutto il pianeta e le ha offerte al suo pubblico negli incontri più importanti, come l’economista Jeffrey Sachs (Columbia University), la manager

Da dove vengono i 142 volontari

Clara Lejeune Gaymard, l’intellettuale russa Tat’jana Kasatkina. E ancora il presidente del Parlamento europeo, il tedesco Martin Schulz, l’inglese William E. Carroll, l’americano Ian Tattersall, il ministro canadese Jason Kenney, l’anglicana Alison Milbank, il palestinese Izzeldin Abuelaish, il libanese Ibrahim M. Shamseddine. Il dialogo sulla libertà religiosa avrà (venerdì) come protagonisti il presidente dell’Assemblea generale dell’Onu, Nassir Abdulaziz Al-Nasser, e il presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, il cardinale francese Jean Louis Tauran, mentre all’incontro sulla fame nel mondo e sulle sue possibili soluzioni la parola andrà al direttore dell’esecutivo del World food programme, Ertharin Cousin, e al direttore generale della Fao, Josè Graziano da Silva. A chi pensava a un Meeting ripiegato su se stesso, imprigionato in un’opera di autodifesa o arroccato su una presunta «scelta religiosa», può bastare? Se così non fosse, guardiamo il finale: Anba Armiah, vescovo generale della chiesa ortodossa copta, Marianne Malak, deputato del parlamento egiziano, Hossam Mikawi, giudice e presidente della corte del Cairo Sud, e Kyrillos Kamal William Samaan, vescovo di Assiut e vicario della chiesa copta cattolica in Egitto. Ognuno con la sua identità, senza annacquamenti o censure. Aggiungiamoci 142 volontari da 20 paesi del mondo. Un dialogo infinito. Come la natura dell’uomo… Adriano Moraglio

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Francia

6

Olanda

9

Romania

Argentina

19

Irlanda

1

Perù

1

Russia

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Camerun

1

Kazakhistan

3

Polonia

2

Spagna

7

Stati Uniti d’America

4

Albania

Canada

18

Lituania

4

Portogallo

Colombia

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Messico

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Repubblica Ceca

14 4

Svizzera

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ECONOMIA 4

21 agosto

«Uscire dalla crisi dipenderà da noi» Il ministro Passera precisa l’«ottimismo» di Monti e dialoga con Vittadini su welfare e sussidiarietà: «Il Terzo settore è parte del “made in Italy”» Corrado Passera lo dice sin dall’inizio: «Il welfare è una scelta di civiltà, della nostra civiltà europea. E quello italiano è forte, ci sono tanti esempi virtuosi». Alla fine del suo intervento, ieri al convegno su “La sfida del cambiamento: welfare e sviluppo, come uscire dalla crisi senza sacrificare nessuno”, ha assicurato il suo personale coinvolgimento: «La responsabilità che già sentivo nei vostri confronti ora è molto aumentata». C’è identità di vedute con Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, che spiega i motivi di quest’incontro: «capire come poter garantire un welfare universale, legato alla crescita». «Abbiamo il compito – ha sottolineato Passera - di impegnarci per costruire il futuro, un compito a cui si è rinunciato per troppi anni. La sussi-

L’attacco alla Seconda repubblica: «Ci siamo divorati le risorse del dividendo dell’euro facendo finta di mantenere in ordine i conti» diarietà è la parola chiave. In questa ottica il Terzo settore, in tutte le sue variegatissime manifestazioni, deve avere un ruolo ancora più ampio. Però c’è molto da fare: il privato sociale deve rafforzarsi, cercare, ma anche la parte pubblica deve imporre nuove regole. Poi, ecco la definizione che vale un programma di governo: «Il Terzo settore è una parte del made in Italy particolarmente forte. C’ è in Italia una grande capacità di auto-organizzazione sociale e voi ne siete una manifestazione fortissima. Il Terzo settore è un vantaggio competitivo del nostro Paese e ha un grande ruolo da svolgere nell’istruzione, nei beni culturali, in quelli ambien-

tali e altri settori della società, e dobbiamo usarlo fino in fondo, non solo nelle cose marginali». L’intervento di Corrado Passera ha suscitato applausi quando ha parlato di sburocratizzazione e semplificazione, di responsabilità del governo nelle decisioni, di trasparenza amministrativa, al fianco di Mauro Moretti, ad di Ferrovie dello Stato e Francesco Bernardi, presidente Dse. «Non c’è futuro per un modello centralista – ha detto il ministro che ha mostrato la sua inefficienza per carenza di risorse e per la sua naturale incapacità di stimolo a trovarne». Un de profundis che Passera ha anche sentenziato per il neoliberismo perché «parte da un assunto antropologico sbagliato, che, cioè, la società si muova solo per stimoli utilitaristici. Molta strada , però

A sinistra, Corrado Passera con il presidente della Cdo, Bernhard Scholz. A lato, Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà

– ha rilevato Passera - c’è ancora da fare in questa visione del welfare sussidiario. Ma qui il ruolo dello Stato c’è, ed è importante, quanto meno per perequare regioni con autoregolazioni molto diverse». Il tema centrale, da questo punto di vista, è la sostenibilità di un welfare di questo tipo, di fronte a bisogni che sono in crescita e alla necessità di servizi di livello qualitativo elevato. Ed ecco che dal palco del Meeting è stato rilanciato il nodo cruciale delle strategie per la crescita. «Ci deve essere – ha sottolineato il ministro per lo Sviluppo – un’economia che crea risorse, capace di crescere in maniera sostenuta e sostenibile. La lezione che abbiamo

ricevuto dalla crisi è che crescita, sviluppo, coesione sociale e welfare devono camminare insieme. Mai più potremo avere un’economia che va per la sua strada e una società che va per la sua e guai a quelle comunità che pensano che l’economia debba fare e poi, con le briciole, pensare alla società. L’agenda per lo sviluppo del governo sarà fatta mettendo insieme economia e società». Per ottenere questo è arrivato il tempo delle responsabilità: «Abbiamo ereditato un diritto di veto senza responsabilità che ha creato un’infinita possibilità di occasioni di corruzione». Poi ha attaccato «uno dei meccanismi più ma-

«In Italia le tasse sono troppo alte» «Abbiamo una delle più alte tassazioni al mondo: è una zavorra che dobbiamo correggere», spiega, aggiungendo che «dobbiamo trovare le risorse per il welfare e per ridurre la fiscalità ai cittadini e alle imprese oneste». Così il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, ha commentato l’attuale situazione fiscale, nel corso della sua visita al Meeting di Rimini. In continuità stretta con l’intervento di domenica di Mario Monti - sempre in Fiera - Passera ha attaccato l’eredità della Seconda repubblica (definita

«deludente»), descritta come un’occasione perduta per sfruttare i vantaggi dell’euro e abbattere il debito pubblico. Ma il tema fiscale resta il più sensibile. Se lo stesso premier, pochi giorni fa, aveva smentito di avere allo studio una possibilità di taglio dell’Irpef, ora Passera torna sul tema di un possibile abbattimento del cuneo fiscale, che pure dal suo inizio questo governo ha alzato marcatamente ai livelli record cui oggi si attesta. Dallo stesso Passera è venuto - come con Monti - un forte richiamo contro l’evasione.

lefici del nostro processo decisionale, quei concerti decisionali che possono essere presi solo quando un numero spesso lunghissimo di enti dà il suo parere su qualcosa». Invece «ogni decisione deve avere un suo padrone, un suo responsabile». La «difesa dell’indipendenza dell’Italia, l’evitarne il fallimento, la dimostrazione di unità di governo, Parlamento, cittadini e opinione pubblica in questo momento, unitamente alla lotta all’evasione», sono, secondo il ministro Passera, le leve che permetteranno il reperimento di risorse per il welfare, anche se a oggi «la situazione è ancora un po’ peggio di quanto uno potrebbe immaginarsi». E il ministro si è rammaricato per le occasioni perdute dall’Italia a causa del debito pubblico: «Ci siamo divorati le risorse del dividendo dell’euro, delle privatizzazioni, delle cessioni di immobili, facendo finta di mantenere in ordine i conti. Rinunciando agli investimenti». Interpellato dai cronisti, il ministro Passera ha poi convenuto con le dichiarazioni moderatamente ottimiste sulla fine della crisi enunciate da Monti il giorno prima sempre qui a Rimini: «Anche io - ha detto - vedo la fine della crisi, ma dipenderà dai nostri comportamenti», ha aggiunto (subito smentito dai sindacati) prima di criticare i commenti tedeschi sul ruolo della Bce nella crisi dell’eurozona. Adriano Moraglio


ECONOMIA 5

21 agosto

«La Germania disfa l’Europa» Al Meeting l’economista Jeffrey Sachs: «Berlino sta creando un quadro economico senza speranza. Obama? Che delusione» Jeffrey Sachs è uno degli economisti più importanti del mondo. Nato e cresciuto in un sobborgo di Detroit, oggi vive a New York dove insegna alla Columbia University, di cui è stato uno dei professori più giovani e di cui dirige l’“Earth Institute”, il centro di ricerca multidisciplinare impegnato nello studio di soluzioni per uno sviluppo sostenibile. Al Meeting, con Paolo Scaroni (ad di Eni) e Alberto Piatti (segretario generale di Avsi) è intervenuto all’incontro “Risorse del pianeta: spartizioni o condivisioni”. Capofila di una corrente sociale del pensiero americano, vede nella crisi delle democrazie capitaliste occidentali la causa della recessione globale. La sua diagnosi è netta e non lascia alcun dubbio: una società in cui l’1% della popolazione (manager, banchieri, élite economiche) detiene la maggior parte della ricchezza, è una società ingiusta, in cui «manca il rispetto nei confronti degli altri e del mondo». L’unica soluzione è pagare “il prezzo della civiltà” (è questo il titolo del suo ultimo bestseller, edito in Italia da Codice Edizioni): «Farsi carico di una più equa quota di tasse, approfondire la nostra consapevolezza dei bisogni della società, pensare alle generazioni future». Sachs è anche un forte sostenitore delle teorie sul controllo delle nascite, l’unica via, a detta sua, per rispondere alla grande sfida della povertà. Professor Sachs, come legge l’attuale situazione economica europea? «La situazione dell’Europa è drammatica. C’è unione monetaria a rischio di rottura. Le pressioni sono tremende, come stanno sperimentando sulla propria pelle l’Italia, la Spagna, il Portogallo, la Grecia. E le risposte che sono state date finora, soprattutto dalla Germania, non sono adeguate». Qual è la via d’uscita? Un nuovo nazionalismo, come sembra suggerire la Germania, o un’integrazione nelle differenze, gli “Stati uniti d’Europa”? «Non penso che l’Europa sia pronta per un progetto del genere. C’è uno stato creditore, la Germania, e tutte le altre nazioni che dipendono dalle sue politiche. La Bce dovrebbe assumere un ruolo più preciso, come la Federal Reserve negli Stati Uniti, e questo è un problema politico. A parole gli accordi ci sono, come dicono Angela Merkel o Mario

Il professore: «La Bce dovrebbe essere come la Fed. Sono d’accordo con l’integrazione europea, non con lo strapotere tedesco». E su Monti: «Sta facendo fare passi avanti all’Italia»

Docente alla Columbia University, Jeffrey Sachs è stato inserito due volte consecutive da “Time” nell’elenco delle 100 personalità più influenti al mondo

Draghi, poi però il governo tedesco non è disposto a scendere a compromessi con quello greco, e questa è una grande contraddizione, un grande vuoto di leadership della Germania. Da una parte dice di difendere l’area euro, dall’altra contribuisce a creare un quadro economico senza speranza. Sono molto a favore dell’integrazione europea, ma non sono d’accordo con lo strapotere della Germania. Le banche tedesche giocano il ruolo più importante in questa crisi». Quali sono le differenze tra Europa e Stati Uniti di fronte alla crisi? «La situazione europea è più profonda e complicata di quella degli Stati Uniti. Il mio Paese si è trovato ad affrontare una crisi interna, ed è stato capace di ricapitalizzare gra-

zie alle banche. Quando hai una nazione, una banca, un governo, è più facile uscirne. L’Europa deve far fronte a una crisi internazionale. E finora non ne è stata capace. Sta improvvisando mese dopo mese, invece di dire la verità e fare un progetto a lungo termine». In che modo uno stato forte, come lei sostiene, può meglio rispondere alle sfide di oggi? «La mia ricetta è basata su un approccio socialdemocratico: più tasse, più investimenti pubblici nell’educazione, nelle infrastrutture, nell’ambiente, nelle nuove tecnologie. Dove lo stato funziona, come nel nord dell’Europa, in Svezia, Norvegia, Danimarca, Germania, la situazione non è ma-

le. Dove lo stato non funziona, come nei paesi del sud dell’Europa, la situazione è peggiore». Qual è la responsabilità della politica in questa situazione? «Non vedo i politici fare quello che dovrebbero. La politica deve dare soluzioni, non semplicemente vincere le elezioni. Neanche Obama sta mettendo in atto il cambiamento che speravo. La crisi globale è una crisi valoriale, della politica e delle élite». Professore, qual è il suo giudizio sull’Italia? «Giudico positivamente il lavoro che sta portando avanti il governo guidato da Mario Monti, che ha fatto grandi passi avanti, e valuto positivamente la fine del governo Berlusconi. L’accumulo di grandi ricchezze e il potere politico costituiscono una combinazione molto pericolosa. Questo è ciò che rappresenta Romney, ma in parte anche Obama. Chi finanzia le campagna elettorali da milioni di dollari? Non certo i poveri… La politica è orientata solo ai ricchi. Ma i ricchi stanno bene, hanno i soldi alle isole Cayman, non c’è una crisi dei ricchi nel mondo. La crisi è dei poveri, che non sono rappresentati dalla politica». A novembre si rinnova la Casa Bianca. Chi voterà alle prossime elezioni? «Voterò Obama, ma senza grande entusiasmo. Auspico che per il 2016 ci sia un terzo partito, realmente progressista». Lorenzo Margiotta

Clini commenta il caso Ilva: «Tribunale in linea col governo»

Corrado Clini, ieri ospite al Meeting di Rimini dove è intervenuto all’incontro “Ambiente: dallo sfruttamento alla tutela”. In conferenza stampa ha affrontato il caso dell’Ilva di Taranto: il Riesame ha stabilito che la chiusura è «solo una delle soluzioni» per la bonifica

Il ministro parla dopo le motivazioni del Riesame sull’azienda di Taranto Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini arriva al Meeting in un giorno due volte bollente. Al clima torrido di Rimini si aggiunge infatti la coincidenza temporale con il deposito da parte del tribunale del Riesame delle motivazioni in base alle quali il 7 agosto scorso ha confermato il sequestro degli impianti a caldo dell'Ilva di Taranto, al centro di una drammatica vertenza che dura da mesi. Il Riesame non ha concesso la facoltà d'uso, che peraltro - viene sottolineato - non era stata richiesta neppure dai legali del Siderurgico. Inoltre, dispone che «non si continuino a perpetrare i reati contestati nel provvedimento cautelare» e che si elimini «la fonte

delle emissioni inquinanti» per «mantenere l'attività produttiva dello stabilimento», solo dopo averla resa «compatibile» con ambiente e salute. Secondo i giudici il «disastro» prodotto dall'Ilva è stato «determinato nel corso degli anni, sino ad oggi, attraverso una costante reiterata attività inquinante posta in essere con coscienza e volontà, per la deliberata scelta della proprietà e dei gruppi dirigenti». Dopo una lunga disamina sulle responsabilità dei dirigenti dell’industria, il Riesame spiega che il disastro ambientale doloso è «ancora in atto» e «potrà essere rimosso solo con imponenti e onerose misure d'intervento,

la cui adozione, non più procrastinabile, porterà all'eliminazione del danno in atto e delle ulteriori conseguenze dannose del reato in tempi molto lunghi». Tuttavia «lo spegnimento degli impianti - proseguono i giudici - rappresenta, allo stato, solo una delle scelte tecniche possibili. Non è compito del tribunale stabilire se e come occorra intervenire nel ciclo produttivo (con i consequenziali costi di investimento) o se, semplicemente, occorra fermare gli impianti, trattandosi di decisione che dovrà necessariamente essere assunta sulla base delle risoluzioni tecniche dei custodiamministratori, vagliate dall'autorità giudiziaria: per questo lo spe-

gnimento degli impianti rappresenta, allo stato, solo una delle scelte tecniche possibili». «La motivazione del tribunale del Riesame è molto chiara-, ha commentato da Rimini il ministro Clini:-indica una strada convergente con quella seguita dal governo. Lavoriamo concretamente nella stessa direzione, ora spetta ad Ilva investire». Il titolare dell’Ambiente ha aggiunto: «Oggi difendere l’ambiente vuol dire difenderlo con lo

sviluppo tecnologico, difenderlo facendo e non bloccando. Difendere bloccando vuol dire bloccare lo sviluppo del paese aprendo la strada a fenomeni sociali che sarebbero drammatici. Chi si oppone è chi vuole la chiusura, che non è la soluzione: basta guardare Cogoleto, Bagnoli, Porto Marghera, Crotone, che sono un deserto da bonificare. Dobbiamo confrontarci con chi alza i cartelli con il numero dei morti, lo sappiamo, i morti sono la tragedia di uno sviluppo sbagliato. Se si blocca l'industria senza un nuovo sviluppo tecnologico - ha concluso - si lascia un deserto di contaminazione di terra e di acqua». Q.M.


libreria

Ti aspettiamo al padiglione C5

Roberto Snaidero Presidente di FederlegnoArredo interviene all'incontro

management e imprenditorialità: prospettive di un connubio necessario MARTEDì 21 H 19,00 Sala C1 Siemens

·

La crisi come opportunità Riscoprire i mestieri Innovazione e ricerca

12 INCONTRI

Fare con le proprie mani IL bisogno di ricominciare

24

IMPRENDITORI DEL LEGNO ARREDO

Come esportare il bello

presso lo stand 04

·

MARTEDì 21 FederlegnoArredo padiglione B5

H 12,30 riscoprire i mestieri. IL FASCINO del "fare con le proprie mani" Maurizio Riva e un architetto a sorpresa

H 16,00 innovazione e ricerca. La bellezza dell'ignoto Massimo Buccilli e Matteo Mazzoni

www.federlegnoarredo.it


LO SPETTACOLO 7 21agosto

Due momenti del flamenco, stasera di scena a Rimini. All’origine dello spettacolo, l’incontro fra un conosciutissimo maestro dì ballo, Luis Ortega, e il sacerdote spagnolo don Emilio Perez

Il Vangelo secondo Flamenco Stasera il grande spettacolo che “traduce” l’Annunciazione, la Passione e la Resurrezione nel linguaggio del sensuale ballo andaluso. Un esperimento nato dalle parole di Benedetto XVI, e portato in scena per la prima volta alla GMG Il sacro e il profano. Il pudore e la sensualità. Il Vangelo e il flamenco. Possono due concezioni così opposte convivere in un’unica espressione artistica? Lo si può scoprire domani sera all’arena Superflash D3. Alle 21 e 45 andrà infatti in scena lo spettacolo di flamenco della compagnia di ballo di Luis Ortega, con un progetto unico al mondo: raccontare tre episodi del Vangelo, tre movimenti chiave per il credo cattolico (Annunciazione, Passione e Resurrezione) attraverso i suoni e le movenze della forma di danza caratteristica dell’Andalusia, il flamenco. Ma come nasce un simile tentativo? Da dove arriva lo stimolo a raccontare momenti della vita di Cristo in una forma così inusuale? Il percorso che porta alla creazione di quest’opera è una delle testimonianze più incredibili che si possano trovare al Meeting. I protagonisti di quest’avventura sono Luis Ortega, maestro di ballo spagnolo, conosciuto in tutta la penisola iberica, e don Emilio Perez, prete spagnolo “innamorato” del flamenco. L’incontro tra i due è avvenuto dopo l’esibizione di Luis Ortega in uno spettacolo di flamenco. Don Emilio, colpito dall’abilità del ballerino, ha deciso di conoscerlo di persona, stabilendo un primo contatto con lui. La scintilla che ha fatto scattare la collaborazione è stata però il discorso che papa Benedetto XVI nel 2009 ha rivolto agli artisti; con queste parole il pontefice ha invitato gli artisti a collaborare alla diffusione del messaggio evangelico, citando le parole di Paolo VI: «Noi abbiamo bisogno di voi. Il Nostro ministero ha bisogno della vostra collaborazione. Perché, come sapete, il Nostro ministero è quello di predicare e di rendere accessibile e comprensibile, anzi commovente, il mondo dello spirito, dell’invisibile, dell’ineffabile, di Dio. E in questa operazione… voi siete maestri. È il vo-

stro mestiere, la vostra missione; e la vostra arte è quella di carpire dal cielo dello spirito i suoi tesori e rivestirli di parola, di colori, di forme, di accessibilità». E ha aggiunto inoltre: «Voi siete custodi della bellezza; voi avete, grazie al vostro talento, la possibilità di parlare al cuore dell’umanità, di toccare la sensibilità individuale e collettiva, di suscitare sogni e speranze, di ampliare gli orizzonti della conoscenza e dell’impegno umano. Siate perciò grati dei doni ricevuti e

Stage gratuiti

E da domani tutti a ballare Lo spettacolo “En Ti” si terrà stasera, alle ore 21.45, all’Arena Superflash D3. Il costo dei biglietti è di 10 euro, 8 il ridotto. Da domani i ballerini della compagnia terranno, nella zona delle piscine, degli stage teorici e pratici di flamenco.

pienamente consapevoli della grande responsabilità di comunicare la bellezza, di far comunicare nella bellezza e attraverso la bellezza!». È la risposta a questo appello la base della collaborazione. Poiché lo spettacolo è nato dal desiderio di rendere concrete le parole del Papa, la “prima” di questo singolare progetto è stata presentata proprio durante lo svolgimento della giornata mondiale della gioventù 2011 tenutasi a Madrid. Un altro episodio incredibile, come racconta

L’incontro tra “don” e ballerino che ha dato origine allo show Il sacerdote Emilio Perez: «Il flamenco si adatta alla vita del Vangelo» «Con me puoi farlo». All’inizio Luis Ortega, grande ballerino di flamenco, era scettico sull’idea di don Emilio Perez: uno spettacolo di flamenco dedicato al Vangelo. Poi Emilio ha insistito, e ha vinto: «Con me puoi farlo: ti faccio compagnia, non c’è niente che non possa parlare di Gesù agli uomini». Il risultato di questo incontro è “En ti”, lo spettacolo che sarà inscenato questa sera dalla compagnia di ballo di Luis Ortega, sotto la direzione del progetto di don Emilio Perez Nunez. Il progetto (“In te” tradotto in italiano) è nato dalla collaborazione tra i due, uniti dalla passione per il flamenco. Ma prima della collaborazione c’è la storia di un’amicizia. Come tutte le grandi opere, queste scenografie non sono il frutto di un genio solitario, ma della condivisione di conoscenze e passioni, e dal desiderio di trasmetterle agli altri. Luis Ortega è un uomo che alla passione per il ballo ha dedicato la vita: ballerino a 12 anni, si è laureato in Danza Spagnola presso il Conservatorio di Madrid, e ha poi cominciato a

Luis Ortega

insegnare nelle scuole di ballo di tutto il mondo. Dopo varie esperienze artistiche come ballerino nelle principali compagnie della Spagna e del Mondo, ha realizzato nel 2011 “En ti”, esibendosi al cospetto del Papa. Emilio Perez ha dedicato invece la vita a Cristo, decidendo di entrare in seminario. Ma questo non gli ha impedito di coltivare la sua passione per il flamenco; al contrario gli ha permesso di riuscire ad avere un nuovo sguardo su di essa, e di comprendere le poten-

zialità comunicative di questa forma d’arte. È così che, al termine di uno spettacolo di danza della compagnia della grande ballerina Sara Baras, nel quale si esibiva Luis Ortega, don Emilio si ferma al termine dell’esibizione per conoscere il ballerino. Il rapporto straordinario tra i due prosegue e sboccia nel tempo, sciogliendo i dubbi iniziali sul progetto un po’ folle del sacerdote. Spiega don Emilio al “Quotidiano Meeting”: «Il linguaggio del ballo si inserisce nei fatti religiosi, nelle vite di Gesù e Maria: la sofferenza fisica di un ballerino richiama quella spirituale. Dunque perché un ballerino di flamenco non può parlare del Vangelo con se stesso?». Il progetto che potrete ammirare stasera si presenta non come una ricerca di strategie comunicative, ma come il germoglio di un’amicizia al servizio della Parola del Vangelo. E a chi fa notare la stranezza di un prete che ama un ballo così sensuale replica: «Ma questo è il grido del cuore dell’uomo, dunque anche la mia esperienza». A.C.

don Emilio: «È successo che il cardinale di Madrid mi ha chiamato a lavorare al Dipartimento di Cultura della GMG 2011. Così, in uno degli interventi preparatori ho ascoltato uno dei desideri del Papa: che in quei giorni Madrid e la Spagna potessero mostrare come la fede diventi cultura. Dal momento che la storia del canto, del ballo e della musica è connaturata all’essere degli spagnoli, lo spettacolo vuole essere una risposta a questa provocazione». Il flamenco, danza tipica dell’Andalusia ma poi diffusasi in tutta la Spagna, è la forma di espressione di un popolo; Luis Ortega racconta che per lui il flamenco è «anche voler esprimere, raccontare e condividere sentimenti o sensazioni che arrivano dove non arrivano le parole, o altre forme di espressione. Credo che sia qualcosa che nemmeno io controllo o comprendo, credo che sia il nostro essere in cerca di una felicità che si vuole condividere». Si capisce bene da queste parole, da come il ballerino interpreta la sua danza, che il flamenco è prima di tutto una forma di comunicazione, in grado di veicolare qualsiasi messaggio verbale. Ma qual è il messaggio, tra i tanti possibili, che emerge in questa esibizione? Ancora Luis Ortega: «La libertà, la ricerca, leggere tra le righe della propria opera e dentro noi stessi, per poterci avvicinare alla figura di Cristo, al Suo messaggio, ma senza trasmetterlo già masticato. Vogliamo che ogni spettatore possa incontrare Lui in modo personale e non trasferibile, che ogni spettatore rielabori interiormente ogni nota, ogni movimento, ogni scena e ogni sensazione che sperimenta». Lasciamoci dunque coinvolgere dalle ritmiche movenze andaluse, immedesimandoci nelle elaborate coreografie per riscoprire il messaggio del Vangelo come non lo avevamo mai visto. Alberto Castagna


FEDE E CULTURA 8 21 agosto

Se è religiosa è vera libertà Il dramma di Cipro e le promesse della primavera araba nell’incontro con Chrysostomos II, Frattini, Shaikh e Alemanno «La libertà è anzitutto un fattore interiore. Solo se siamo liberi dentro di noi, siamo in grado di rendere tutti partecipi di questa libertà». Sua Beatitudine Chrysostomos II, arcivescovo ortodosso di Cipro, ha provato sulla sua vita il peso di queste parole. Trent’anni di occupazione turca (dal 1974) hanno visto la profanazione di 520 chiese cristiane, trasformate in magazzini o in musei dove i fedeli ortodossi devono pagare il biglietto per visitare luoghi sacri come la tomba dell’apostolo Barnaba. 160mila profughi ciprioti ortodossi sono stati costretti a lasciare le loro case e sostituiti da 300mila coloni turchi provenienti dall’Anatolia. Un’epurazione che ha diviso in due parti il Paese: quella a nord, circa il 38% del territorio dell’isola, colonizzata dai turchi, e quella a sud, più grande, in cui resistono i ciprioti, in gran parte cristiani. Il toccante discorso del prelato ortodosso sembra una provocazione al tema dell’incontro su “Libertà religiosa, il principio e le sue conseguenze”, cui ha partecipato ieri insieme a Salman Shaikh (direttore del Doha Center della Brookings Institution), al sindaco di Roma Gianni Alemanno e all’onorevole Franco Frattini, ex ministro degli Esteri. Una provocazione al mondo moderno, in cui non si contano le leggi che promuovono la libertà religiosa ma in cui è ancora possibile che il territorio cipriota sia sottoposto

Sua Beatitudine Chrysostomos II. A sinistra, i partecipanti all’incontro

alla sanguinosa occupazione turca. Un mondo in cui, stando alle statistiche Onu, almeno il 52% dei credenti non ha la possibilità di professare liberamente la propria fede. «Sono convinto che la libertà religiosa non consista solo nella possibilità di rapporto personale con l’eterno, ma debba poter essere professata pubblicamente» dice Frattini, molto applaudito dalla platea del Meeting. È proprio quanto non accade nella Cipro occupata, dove l’esercito turco ha interrotto la solenne celebrazione del Natale, e dove il vescovo è costretto a visitare il suo popolo sotto la

protezione delle Nazioni Unite a rischio della propria vita. Anche Salman Shaikh raccoglie la sfida dell’arcivescovo cipriota e parla della libertà di culto come punto fondamentale da cui ripartire dopo le rivolte della primavera araba. Senza di essa, dice, le novità introdotte dai nuovi governi del Medio Oriente passeranno come sabbia attraverso le maglie di un setaccio. «La libertà religiosa è un punto fondamentale della mia azione di governo» dice il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che sul tema ha istituito un Osservatorio

il portale pubblico per cercare e offrire lavoro basta un clic www.cliclavoro.gov.it

Frattini: «Non basta la dimensione privata della fede. Occorre poterla professare pubblicamente»

permanente. L’impegno per la promozione della libertà religiosa non è destinato a cessare, anche a fronte di ferite che non potranno rimarginare. Come testimoniato ancora una volta dall’Arcivescovo Chrysostomos II, cui è stato chiesto che speranze nutra per lo stato cipriota: «Non vedo nessuna possibilità di riunificazione. Rimangono ancora 30mila soldati turchi sul suolo occupato, per un totale di circa 900mila ciprioti nel territorio indipendente. Siamo troppo pochi per portare questo peso». Giovanni Zaccaroni


IL PERSONAGGIO 9 21 agosto

Gli incontri che fecero Corecco Oggi si presenta la mostra sul vescovo di Lugano. Morsdörf, Giussani, Varela, Scola: storia di un uomo e dei suoi amici

Padri, figli e un libro

Il nome di Eugenio Corecco, vescovo di Lugano morto nel 1995, forse non dirà molto ai più giovani visitatori accorsi al Meeting. E allora vale la pena visitare la mostra a lui dedicata nel padiglione A1. “La tua grazia vale più della vita”, è il titolo del percorso, che verrà presentato oggi alle 15 in Sala Neri. I pannelli curati dall’associazione internazionale “Amici di Eugenio Corecco” raccontano la vita di un uomo che nel suo cammino di seminarista, sacerdote, studioso di diritto canonico e infine vescovo ha sempre perseguito il desiderio di conoscere e far conoscere Gesù Cristo. Chiamata già in giovanissima età al servizio della Chiesa attraverso la vocazione sacerdotale, la vita di Corecco svolta grazie a una serie di incontri che, avvenuti quand’era ragazzo, gli segnano il cammino. Dapprima il rapporto con monsignor Luigi Villa, che sarà suo confessore per tutta la vita, in seguito quello con don Giussani, da cui impara il metodo affinché la fede non resti astratta ma diventi vissuta, e infine la conoscenza di Klaus Morsdörf, suo maestro di diritto canonico all’università di Monaco. Tutte amicizie che lo guideranno nel corso della sua attività pastorale. Due le linee direttrici che la sua vita ha seguito: da una parte il rapporto con i giovani, che gli si affezionano e lo seguono in una condivisione di vita e di fede; dall’altra gli studi in diritto canonico. Iniziati quasi per caso, diventano occasione di sviluppo per una riflessione sul ruolo e l’identità della Chiesa nel post Concilio Vaticano II e faranno di Corecco, grazie alla stima che gode presso Giovanni Paolo II, un punto di riferimento per tutta la Chiesa. Per quel che riguarda gli studi, Corecco forma a partire dagli anni Sessanta la cosiddetta “scuola di Monaco”. Al fianco di Antonio Maria Rouco Varela, attuale arcivescovo di Madrid (oggi presente all’incontro), di Oskar Saier, vescovo di Friburgo dal 1978 al 2008, e di Winfried Aymanns, segue gli insegnamenti di Klaus Morsdörf, sviluppando una concezione di diritto canonico come scienza teologica, a differenza di quella in voga all’epoca che vedeva in questa discipli-

Eugenio Corecco, vescovo di Lugano morto nel 1995. A sinistra, due cardinali arcivescovi di importanti diocesi europee che furono suoi compagni di studi a Friburgo e Monaco: Angelo Scola (Milano) e Antonio Maria Rouco Varela (Madrid)

na una semplice scienza giuridica. Un modo nuovo e per certi versi rivoluzionario di intendere la materia, che porterà Giovanni Paolo II ad affidare a Corecco un ruolo di grande responsabilità nello studio e nella diffusione del diritto canonico. Lui stesso spiegherà in maniera molto semplice la sua novità: «Ho tradotto in termini scientifici l’esperienza che vivevo e che vedevo vivere». Il carisma esercitato sui giovani, invece, diventa fecondo soprattutto dopo l’incontro con don Giussani, tanto

che il prete milanese sarà invitato a predicare in Svizzera, sia nel Canton Ticino, luogo d’origine di Corecco, sia a Friburgo, dove il vescovo insegnava. E intorno a lui prenderà così piede il movimento di Comunione e Liberazione in terra elvetica. Ordinato nel 1987 vescovo di Lugano, proseguirà nel suo cammino, coltivando sempre una grande attenzione per i giovani della diocesi. Nel ‘92 la malattia, che lo porterà fino alla morte. Ma è proprio in questa circostanza che Corecco donerà ai pro-

pri fedeli una straordinaria testimonianza di fede. Lo ha raccontato anche l’arcivescovo di Milano Angelo Scola, con cui Eugenio condivise alcuni anni di studi a Friburgo: «Con il suo modo di vivere e di morire Corecco ci ha dato fulgida testimonianza che la fede “con-viene” profondamente alla vita». Quello che disse Eugenio stesso quando mancava ormai poco alla morte: «La Tua grazia vale più della vita».

Medico, psicanalista e scrittore milanese, Luigi Ballerini è soprattutto padre di quattro figli. Da anni pubblica libri e racconti per ragazzi, impegnandosi professionalmente nel mondo dell’educazione. Oggi alle 19 (Eni Caffè letterario D5) l’autore presenterà al Meeting il suo ultimo libro “E adesso cosa faccio? Ripensare il rapporto fra genitori e figli”, che argomenta le relazioni degli adulti con le nuove generazioni, senza essere un manuale d’istruzioni con cui i genitori possano – “finalmente” – licenziarsi dalle proprie responsabilità. «Ho sottolineato l’importanza di uno sguardo di stima dei genitori verso i propri figli. I giovani, più degli adulti, son portatori di un desiderio; di fronte ai loro errori è possibile scandalizzarsi, oppure cercare di capire a quale bisogno l’errore cercava di rispondere». Nel libro emerge la volontà di mostrare ciò che i bambini possono insegnare ai genitori, insieme all’importanza di un impegno da parte degli adulti che, nel condurre per mano i figli, costruiscono da sempre un grande miracolo umano e sociale: la famiglia. Luca Maggi

Giacomo Moccetti

Lepori: «Era un mendicante della fede» Il superiore generale dei cistercensi, compagno di studi: visse la malattia come purificazione «Corecco non si è mai sentito un padre spirituale; la sua autorevolezza era data dal suo camminare con noi, dal suo essere discepolo del Signore camminando al nostro fianco». A parlare della propria amicizia con Eugenio Corecco è stato ieri Padre Mauro Giuseppe Lepori, superiore generale dell’Ordine Cistercense, che visse per alcuni anni al fianco del futuro vescovo di Lugano al tempo dell’università. Padre Lepori ha raccontato del rapporto intenso che nacque con Corecco e che proseguì nel corso degli anni, un rapporto fondamentale per la propria vita fin dal primo momento in cui si imbattè «in quello sguardo di carità». Nella breve testimonianza sulla figura di Corecco, Lepori ha posto l’accento in particolare su quello che don Eugenio è stato per la sua vocazione, ovvero un uomo «che ha formato la mia vita e quella di molti miei amici dal di dentro, attraverso una paternità che ci ha accolto e accompagnato, cosciente

Padre Giuseppe Lepori (qui al Meeting 2006) è abate dell’abbazia di Hauterive (Svizzera), e superiore generale dell’Ordine cistercense

del mistero che ogni vita rappresenta e capace di rispettare la libertà della persona». Dalle parole dell’abate cistercense si è colto con chiarezza come le opere di Corecco nel campo del diritto canonico e nel rapporto con i giovani e con i propri fedeli siano nate grazie al suo essere «un pastore dal cuore integro, perché quando c’è integrità di cuore nel rapporto con Cristo “la mano del pastore di-

venta sapiente”, come recita il Salmo 77. Don Eugenio ha sempre avuto un atteggiamento libero e umile accettando la necessità della conversione alla volontà di Dio che ci interpella attraverso le circostanze». Con la lettura di alcuni brani tratti dallo scambio epistolare che aveva con il vescovo di Lugano, padre Lepori ha raccontato di un Corecco «mendicante della fede,

perché solo la fede poteva salvarlo dalla tentazione della disperazione a cui la paura per i gravosi compiti che lo aspettavano da Vescovo lo portava. Solo la fede poteva salvarlo dalla disintegrazione del cuore». Paura che con il sopraggiungere della malattia divenne paura della morte, e che spinse Corecco a continuare il suo cammino di conversione come emerge da uno stralcio di lettera: «Pregherò di morire con fede totale, perché questa è la grazia più grande». E proprio «nell’esperienza della malattia - ha spiegato Padre Lepori - Corecco ci ha insegnato a vivere la vita nella necessità di purificarci attraverso tutto ciò che il Signore ci chiede. Non come impoverimento, ma come arricchimento e pienezza per la nostra persona». G.M.


GLI INCONTRI 10

21 agosto

La lezione di Dostoevskij: il profano è fatto per l’uomo «È il luogo che Dio lascia alla libertà della persona», spiega Tat’jana Kasatkina presentando la grande mostra sull’autore russo. «Difficile? Bisogna accettare la sfida della profondità» La sala A3 si riempie, e non c’è posto per tutti: molti ascoltano in piedi o seduti per terra. Tat’jana Kasatkina con la sua mostra su Dostoevskij ha davvero colpito al cuore. Come ricorda don Stefano Alberto - che introduce l’incontro - si tratta di uno dei momenti più importanti del Meeting 2012: un punto di rottura, «perché è arrivata un’amica dalla Russia ad aprirci gli occhi su Dostoevskij e non solo. Attraverso gli occhi di un grande peccatore, di un grande pentito e di un grande cristiano, infatti, siamo invitati a guardare come soltanto Cristo sia la consistenza profonda della realtà». La studiosa russa ringrazia Anna Kouznetsova, Uberto Motta, Alessandro Rovetta ed Elena Mazzola, gli altri docenti che l’hanno aiutata a realizzare questo lavoro nell’ultimo anno e mezzo. E con loro tutti i ragazzi che stanno spiegando la mostra dal titolo “È Cristo che vive in te. Dostoevskij. L’immagine del mondo e dell’uomo: l’icona e il quadro” (padiglione B5). Poi inizia a parlare di Dostoevskij, sul quale ha appena scritto il volume “Il sacro nel profano”: esamina “I demoni” e altri romanzi, e mostra come in tutti i personaggi si incarni il dramma della li-

bertà. La grandezza di Dostoevskij è rappresentata dall’immagine bi-composta: nella sua opera viene messa sempre in luce la profondità del reale, il legame tra il temporale e l’atemporale, tra l’apparenza delle cose e la loro origine divina. C’è sempre un piano più profondo a cui personaggi e situazioni concrete rimandano, è il rapporto tra l’archetipo e il prototipo, sottolinea la Kasatkina riprendendo Auerbach. «Nella Bibbia la Madonna e il roveto ardente sono prototipi dell’Archetipo, bruciano ma non si consumano perché Dio si rende presente in loro: così

si manifesta nella creatura la presenza del Creatore. Chi assiste a queste esperienze è condotto al di là del tempo». Così anche nei romanzi di Dostoevskij l’uomo ha sempre il potere di rendere presente nel mondo un’Alterità buona o cattiva. Stavrogin de “I demoni”, per esempio, si propone come sostituto di Cristo e in questo modo diventa rappresentante del diavolo. Attraverso diverse immagini viene raffigurato come l’Anticristo, colui che maschera il divino e devia dalla verità. Proprio perché c’è corrispondenza tra l’archetipo e i prototipi, continua la

Kasatkina, il demonio ha bisogno della collaborazione dell’uomo per portare il male nel mondo. Solo l’uomo è signore del creato e Dio non lo priva mai della sua libertà perché essa è ciò che lo rende simile a Lui. Il profano è esattamente il luogo che Dio ha riservato all’uomo, ed egli può decidere se introdurvi il male oppure renderlo sacro lasciando spazio all’iniziativa divina. In questo modo si crea la profondità nella realtà, l’uomo accetta la sfida del proprio destino e l’infinito non è più qualcosa di impalpabile. Il rischio per noi oggi, ha concluso la Kasatkina, è un’indifferenza rispetto a questa profondità. Come la giovane Liza de “I fratelli Karamazov” si immaginava a mangiare composta di ananas di fronte alla morte di un bambino innocente, così l’uomo contemporaneo cena sereno di fronte ai drammi raccontati dai tg. L’alternativa è semplice, riprende don Stefano Alberto: «Possiamo ritagliarci il nostro spazio o accettare la sfida della profondità. E in questo Tat’jana Kasatkina ci prende per mano, ci fa vedere la grandezza che è presente nella piccolezza, non solo in Dostoevskij ma in ognuno di noi». Giovanni Naccarella

Lo scrittore Fedor Dostoevskij. A sinistra, Tat’jana Kasatkina

Formigoni in libreria “Il Buon Governo - Per non rinunciare alla democrazia”. È questo il titolo del libro, a firma Roberto Formigoni, che il presidente presenterà oggi alle 15.30 alla libreria del Meeting. La crisi dell’economia, della politica e delle istituzioni. L’influenza dei potentati economici. Il governo Monti. Il gigantismo della magistratura. L’attacco alla Lombardia. Il libro prova a sbrogliare la matassa delle attuali vicende italiane e a guardare avanti verso possibili soluzioni: presidenzialismo, sussidiarietà, riforme, partecipazione popolare alla vita pubblica. A partire dall’esperienza di un buon governo, dalla forza di una buona politica.


GLI INCONTRI 11

21 agosto

La bella politica ancora non c’è Ornaghi: «Nessuno come Giussani ha insistito sulla bellezza. Oggi in politica ce n’è poca. Parlatene al prossimo Meeting» Cronaca di un dibattito con il vescovo Negri e la sovrintendente Acidini. Per capire che la cultura nasce da un popolo Un titolo che con tre parole mette sul piatto alcune questioni fondamentali della nostra società e del nostro destino. E una conclusione sfidante per il prossimo Meeting. L’incontro “Bellezza e cultura: bene comune”, con tre relatori d’eccezione come il ministro per i Beni e le Attività culturali, il vescovo di San Marino e la sovrintendente del polo museale di Firenze, ieri ha dato le linee guida per affrontare la questione culturale e per raggiungere il traguardo del bene per tutti. Da monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino e Montefeltro, l’approccio più filosofico e teologico che si è snodato in due punti principali. «La cultura supera una visione ideologica dell’uomo e della realtà. È una dimensione essenziale della persona, rappresenta l’impegno dell’uomo che cerca il senso della vita» spiega Negri. «La persona non è un individuo, la persona è aperta al Mistero e alla realtà di popolo, che è il contesto in cui vive. La cultura è egualmente della persona e del popolo». Una parte importante del panorama culturale è l’espressione artistica. Ancora Negri: «L’arte è espressione della cultura, delle persone e del

Lorenzo Ornaghi, ministro dei Beni culturali, ha discusso con monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino e Montefeltro, e con Cristina Acidini, sovrintendente del polo museale di Firenze

popolo. Il bene comune è la possibilità che la persona si esprima pienamente. L’arte è quindi espressione del bene comune. La cultura crea una civiltà di cui l’arte è espressione singolare, significativa e insuperabile». Il secondo passaggio dell’intervento del vescovo di San Marino verte sul popolo cristiano. «Nella mia diocesi c’è un imponente patrimonio artistico e culturale, e-

spressione della tradizione che a sua volta è prodotto di un movimento di vita. Nell’arte l’uomo singolo vive una connessione vitale con il suo popolo. Per questo ho deciso di favorire questo rapporto nella mia diocesi attraverso la ristrutturazione del duomo di San Leo e la riattivazione del museo di Montefeltro. La cultura è un grande strumento di catechesi e di evangelizzazione perchè è fattore di

dialogo». Bellezza e cultura sono “oggetti intellettuali delicati”, mette subito in guardia Cristina Acidini, sovrintendente del polo museale di Firenze, all’inizio del suo intervento, teso a raccomandare la cura e la condivisione dei beni culturali. «La bellezza è un aspetto dei beni culturali e il museo diventa il luogo della riconciliazione. Il museo ci presenta valori del passato tra-

mite la bellezza delle opere d’arte, attraverso cui passa la nostra storia». Ma per poter tramandare e condividere il grande patrimonio artistico e culturale del nostro Paese occorre averne cura. «Il museo e i beni culturali non sono dati naturali» spiega la sovrintendente «ma strutture complesse». A coronare il dibattito il ministro per i Beni e le Attività culturali Lorenzo Ornaghi, che ha da subito ricordato il fondatore di Comunione e liberazione, a cui la bellezza era tanto cara. «Nella seconda parte del Novecento nessuno come Giussani ha insistito sulla bellezza. E la cultura è una delle vie principali per rispondere al desiderio di bellezza». Non sono mancati i riferimenti al momento storico e politico che l’Italia sta vivendo. «Il bene comune è difficile da definire e questa è la situazione di difficoltà dell’attuale momento politico. Dobbiamo lavorare a una rinnovata cultura del bene comune». Per concludere, ecco una sfida: «Nei prossimi Meeting si potrebbe parlare di bellezza in politica, anche se gli elementi per il momento sono pochi...». Benedetta Consonni

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LE INTERVISTE 12 21 agosto

Ci vuole l’Infinito per avere un uomo Andrea Moro introduce l’incontro sulle neuroscienze con Cesana e Di Francesco: «Senza il mistero l’io resta un insieme di pezzi insensati» «Tutte le volte che riconosciamo che una cosa unita è misteriosa è perché ne vediamo le parti ma non giustifichiamo come esse stanno insieme». Questo il tema dell’incontro di oggi in B7 alle ore 11.15 dal titolo “Neuroscienze: il mistero dell’unità dell’io”. «La domanda sull’io è una domanda sulle nostre origini come individui e come parte di una storia di uomini che ci hanno preceduti — continua Andrea Moro, docente presso la Iuss di Pavia, che farà da mediatore —. Sono due le strade maestre per indagare l’io: l’approccio clinico, che sonda gli effetti dei danni a questo sistema delicato che è l’io, e quello filosofico». Ci aiuteranno a percorrerle oggi rispettivamente Giancarlo Cesana, docente di Igiene all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, e Michele Di Francesco, preside della facoltà di Filosofia all’Università Vita-Salute San Raffaele. La natura dell’uomo è rapporto con l’infinito perché, spiega Di Francesco, «io, considerandomi individuo, mi considero finito e mi chiedo che cosa c’è oltre me. La mia individualità è quell’entità finita che si mette in confronto con l’infinito». Il filosofo approfondirà il lavoro e l’obiettivo delle neuroscienze che permettono una conoscenza sempre maggiore della nostra mente, ma vivono al contempo un forte paradosso: «Ci presentano la mente divisa in scomparti corrispondenti a una molteplicità di funzioni, come un insieme di mattoncini. Ma noi sappiamo che non basta assemblare casualmente tanti mattoncini per costruire un edificio». È un problema, continua, che pone in modo nuovo antiche questioni, una domanda che l’indagine scientifica chiede di affrontare: «come fa la mia essenza,

la mia natura, a derivare da una miriade di neuroni che interagiscono tra loro? Quando io salto fuori? Io sono di più di un insieme giustapposto di elementi». Spesso la filosofia contemporanea tende a identificare la persona con il proprio cervello, con la conseguenza che l’io scompare. Ad esempio, spiega Di Francesco, le neuroscienze hanno recentemente scoperto che «nel momento in cui io decido di compiere un’azione, come premere un tasto, il mio cervello ha già anticipato la mia coscienza mandando l’impulso: aveva preso quella decisione ancor prima che io ne fossi cosciente». Questo significa che non esiste un io che decide, ma solo un cervello che lo comanda? No. Non bisogna separare il cervello dalla coscienza: l’uomo è in parte cosciente e in parte no, non si potrebbe nemmeno parlare di coscienza se non ci fossero momenti di incoscienza, come la veglia e il sonno. Bisogna dunque considerare che esiste un io biologico, un io fenomenologico (quello dell’esperienza) e un io sociale. «Non abbiamo bisogno di rinunciare all’io — conclude — quando capiamo che è diverso da quel che pensavamo. Per rendere l’io reale bisogna ampliare i suoi confini». Uno sguardo così permette di indagare la realtà partendo dal paradosso che l’uomo è: qualcosa di finito che brama l’infinito. Qualcosa di finito che, solo, è capace di qualcosa di infinito. Il linguaggio, ad esempio, aggiunge Moro, «vive un contrasto evidente: attraverso elementi finiti è in grado di produrre strutture infinite. E noi ne siamo pure consapevoli. L’infinito è lo spartiacque formale e sostanziale tra noi e tutti gli altri esseri viventi». Laura Bertoli

Il professor Andrea Moro. Oggi modererà l’incontro “Neuroscienze: il mistero dell’unità dell’io”, alle ore 11.15 in auditorium B7. Parteciperanno Giancarlo Cesana e Michele Di Francesco

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LE INTERVISTE 13 21 agosto

Marco Tarquinio, direttore di “Avvenire”, sarà oggi con i colleghi direttori del “Sole”, Roberto Napoletano, e di Radio Uno e “Gr Rai”, Antonio Preziosi, protagonista dell’incontro “Raccontare la realtà” (ore 11,15 C1). Direttore, perché ha accettato l’invito del Meeting? «Perché credo sia uno dei punti cruciali della discussione pubblica. Ho sempre registrato la grande capacità d’interpretare temi profondamente – e profeticamente – connessi al tempo in cui viviamo. Quest’anno vengo particolarmente volentieri perché nella percezione di molti colleghi è un momento – lo dico chiaro – forse meno trionfante. Credo sia molto importante saper cogliere questi momenti di passaggio: desideravo viverlo da vicino. Inoltre intendo portare la mia solidarietà di fronte ad alcuni attacchi ingiustificati a Comunione e Liberazione. Non sopporto le ingiustizie». Fra i temi presentati in questi giorni spiccano i giovani, raccontati dalla mostra “L’imprevedibile istante. Giovani per la crescita”. “Avvenire” dà spazio alla realtà dei giovani italiani? «Mario Monti ha sottolineato i grandi problemi creati da tempo nei confronti delle nuove generazioni. Il presidente del Consiglio ha utilizzato un’espressione forte: “generazione perduta”. Mi rifiuto di usare questi termini, però è vero che rischiamo di perderla. “Avvenire”, per limitarci alle ultime settimane, ha dato uno spazio considerevole a iniziative come “Appello giovani” e a storie di giovani imprenditori. Ci interessano i segnali di un’I-

«Qui si va al sodo E voglio esserci» Tarquinio (“Avvenire”): «Al Meeting i temi che contano. La crisi? Media e politica sostengano chi va alla riscossa» talia che non si rassegna alle “derive inepropria finitezza. L’uomo moderno, che vitabili”: non c’è nulla d’inevitabile, nuls’impone come misura di tutte le cose, dola! Nessun destino è già scritto e segnato, vrebbe ritrovare il senso del rapporto con e tutte le iniziative di riscossa di gli altri e con ciò che lo supera. A fronte alla crisi vanno sovolte l’infinito sembra instenute e incoraggiate. comprensibile, in realtà Così riusciremo a ci riguarda da vicidare una sterzata no». all’Italia». Direttore, atVeniamo al torno a quali itema di quedee e prosto Meegrammi si ting. L’infipotranno conito c’enstruire nuotra con il ve alleanze suo lavoro politiche che di giornalipossano dare sta, o – coal Paese una me indicato stabilità di goda alcuni meverno? dia – è un argo«Non si possono mento ultimameneludere i valori non te astratto? negoziabili che Bene«Di infinita, forse, detto XVI continua a c’è solo la presunzione richiamare, in quanto di chi pensa che sia un Marco Tarquinio, direttore di “Avvenire” fondanti la socialità utema astratto. O forse manca il senso del mana. Sono i valori su cui non si fa merlimite. Un uomo – ateo o credente – riesce cato, in un mondo che mercifica tutto, e a concepire l’infinito e ciò che significa che danno l’asse portante dell’azione delper la sua vita solo se ha coscienza della l’uomo e della società. È l’idea forte del

primato della persona, in una società in cui solo i “perfetti” sembrano essere moralmente degni della cittadinanza. Più in dettaglio: valori non negoziabili sono la tutela della vita dal primo inizio fino all’ultimo attimo, la famiglia, che aiuta a capire come il problema del più debole valga quanto la difficoltà del più forte... Da questi e altri valori discendono poi l’etica sociale, la libertà di educazione e le scelte dell’economia, dove ora sembra esistano solo lo statalismo e il liberismo sfrenato». A proposito di libertà. Per il governo Monti si è parlato di “sospensione della democrazia”. Secondo lei è una definizione corretta? «Né una sconfitta della democrazia e nemmeno una sospensione completa: un Parlamento liberamente eletto dal popolo italiano ha votato la fiducia al governo tecnico, mandando un segnale d’accusa verso il “bipolarismo furioso” e verso una visione “muscolare” della politica. In fondo, siamo tornati al governo Ciampi». Quindi considera il governo dei tecnici un’utile pausa della lite che si sta rivelando in qualche modo virtuosa... «Sì, credo si sia dimostrata utile e penso, inoltre, che le forze responsabili debbano fare scelte condivise: abbiamo bisogno di una larga convergenza, che sappia affrontare i grandi problemi dell’Italia. Il governo Monti ha realizzato alcuni provvedimenti buoni ma deve prenderne altri. In particolare serve uno sguardo limpido e profondo verso una spinta economica solidale, nel solco della tradizione del nostro paese». Luca Maggi


VITA DA MEETING 14 21 agosto

Qui dove il Meeting diventa bambino Altro che “parcheggio”. Il Villaggio Ragazzi è il luogo in cui i temi dei grandi incontrano i piccoli. Una guida per non perdersi il meglio Nel caleidoscopio del Meeting c’è un piccolo cammeo pensato e realizzato per bambini e famiglie. Per trovarlo basta percorrere controcorrente il flusso di bambini con palloncino. Al cubo rosso delle informazioni dell’Enel Villaggio Ragazzi ecco Maria Luisa. Mi illustra una realtà vivace fatta di proposte che toccano vari target: da 1 a 3 anni, da 4 a 6, da 7 a 11. «Il Villaggio Ragazzi è un servizio offerto alle famiglie, perché non è fatto solo di giochi e svago, ma anche dall’essere accompagnati nella fatica di imparare» sottolinea Raffaella, che insieme ad Antonietta ne è la responsabile, oltre che l’organizzatrice. «Non un’area di parcheggio ma l’occasione per i genitori di poter condividere con i figli i temi proposti dal Meeting». «Tutte le proposte sono gratuite, ad eccezione del Baby Club - precisa Raffaella - proprio per la filosofia del villaggio che vede interagire le famiglie. Ci rendiamo conto che a volte ci possono essere incontri ai quali non è il caso di portare dei piccoli: è pertanto possibile usufruire di questo servizio per bambini dai 4 agli 8 anni, ma solo per un massimo di tre ore». La vita del villaggio comincia ogni

Ogni giorno, dalle 11 alle 23, il Villaggio ragazzi al padiglione C3 accoglie i giovanissimi da 1 a 11 anni. Oggi alle 18 è in programma la presentazione della mostra “Ma io chi sono?”

mattina alle 11 con “il lancio della giornata”, dove fra canti e giochi vengono annunciati gli appuntamenti del giorno. Anche il Meeting dei Piccoli ha la sua sigla che quest’anno è la canzone Pim Pam. Lo spazio ludico dedicato ai bambini dai 3 ai 6 anni si intitola proprio “la casa sulla montagna” e attraverso la riproduzione dei luoghi descritti nella canzone conduce i bambini in un percorso ricco di attività. Novità di quest’anno è l’area “Giochiamo insieme al Capobanda” dove ogni giorno alle 16 è possibile seguire laboratori di disegno e pittura insieme ad artisti quali Arcadio Lobato, Franco Vignazia, Claudia Bordin e Fabiola Carboni. Giovedì il gioco sarà speciale:

nella piazza del Villaggio saranno presenti i panificatori di Maiolo e insieme a loro i bambini potranno impastare la farina, dare al pane svariate forme, cuocerlo (nei forni messi gentilmente a disposizione dal ristorante Il Chicco di grano) e mangiarlo. Il Capobanda, la mascotte del villaggio, racconterà anche in chiusura della giornata la Fiaba della Buonanotte e … guardate bene il suo travestimento, perché assomiglia al nostro più grande amico… don Luigi Giussani. La Libreria dei Ragazzi mette a disposizione numerosi titoli, ce n’è per ogni gusto e ogni giorno ne vengono presentati due dagli autori, il mattino per i più piccini e il pomeriggio per i bambini della scuola primaria.

Il Teatro dell’Infinito alle 18 accoglie ogni giorno incontri con artisti, scrittori, scienziati. Dalla scienziata Paola Platania che oggi presenterà la mostra sul dna, a videostorie di sport presentate mercoledì dal giornalista sportivo Nando Sanvito; dalla presentazione del libro “Manolo e il dottor Pampuri” da parte dell’autore Giampiero Pizzol, fino a concludere venerdì con Alex Giorgetti, argento di pallanuoto alle Olimpiadi di Londra, intervistato da Davide Perillo, direttore di Tracce. Il mattino l’appuntamento in teatro è con Antonino Calogero della Cooperativa Lanza del Vasto di Genova con il quale si potrà giocare con intriganti giochi da tavolo che appassioneranno

grandi e piccini. Ogni sera alle 21 il Villaggio proporrà uno spettacolo, oggi troveremo il maestro Villa che propone il suo ultimo Cd “Storie in…cantate”, mercoledì la compagnia teatrale FinComics presenta “Marcellino che spettacolo”, giovedì la Compagnia “Cd…vertiamo band” presenta l’animazione musicale “La grande orchestra”, fino a concludere venerdì 24 alle 20,30 nell’area Piscine Ovest con una festa finale a base di canti e balli in compagnia degli amici protagonisti delle serate precedenti. “Marcellino che spettacolo!” sarà riproposto ogni giorno da padre Marco Finco, per la regia di Carlo Rossi. Aida Salanti


VITA DA MEETING 15 21 agosto

Dalla Colombia per servirvi I miracoli dell’università di Bogotà: Rene e Wilian sono arrivati per lavorare a Rimini grazie a un’amicizia nata in ateneo I camerieri dell’Osteria Veneta parlano spagnolo. Non è colpa della globalizzazione, è l’effetto degli “strani” incontri che si fanno nelle università di Bogotà. Rene e Wilian sono venuti dalla Colombia per servire il Meeting, rendendosi disponibili a lavorare come volontari. E non è una cosa da poco per un consulente di aziende petrolifere e per un esperto delle infrastrutture della regione Meta. Non è stato nemmeno facile, perché Rene ha appena cambiato lavoro e non aveva ferie, ma è riuscito a venire al Meeting chiedendo di fare delle ferie non retribuite. La strada che li ha portati a Rimini inizia sui banchi dell’università per entrambi: Rene ha studiato ingegneria ambientale all’ Universidad de La Salle, un’università cattolica di Bogotà dove Patrizia Mascioli tiene un corso sul Senso Religioso. Proprio frequentando il suo corso Rene, che ora ha 34 anni, rimedia qualche invito da nuovi amici al cinema, in vacanza, a bere qualcosa e alla scuola di comunità. Accettare però non è stato facile, perché di venerdì a Bogotà tutti vanno a fare la rumba, un momento di festa proprio in contemporanea alla scuola di comunità.

Rene (34 anni) e Wilian (27) tra i padiglioni della Fiera

«Sono andato alla scuola – racconta Rene – e ho conosciuto tanti amici della mia università, anche di altre facoltà. Mi è piaciuto e sono rimasto per la gente, per gli amici e per la bellezza, anche nelle cose che facciamo. Ero colpito dal fatto che andavamo insieme a divertirci in un modo diverso. Il divertimento aveva un senso e io ero più contento». Per lui è la prima volta in assoluto al Meeting, una

fiera diversa dalle altre. «Ho visto altre manifestazioni a Bogotà, ma erano economiche e commerciali. Questa fiera guarda alla persona, che è la cosa più importante e che spesso il mondo dimentica». L’invito a partecipare arriva da un’amica di Firenze, che per un anno ha vissuto in Colombia. «Già due anni fa pensavo di venire, ma non avevo preso sul serio questa opportunità come ho fatto quest’an-

no» conclude Rene. Wilian, 27 anni, ha frequentato l’università italiana fondata da don Carlo D’Imporzano, che si trova nella periferia più povera di Bogotà. A “spedirlo” è stata sua mamma, che ha conosciuto il centro San Riccardo Pampuri dove l’università ha sede. Rimane colpita dal centro di formazione, in cui ci sono anche una carpenteria, una panetteria e una scuola di elet-

tronica. Dopo il primo semestre di frequenza del corso in tecnologia di gestione d’impresa viene invitato a una vacanza del Clu di Bogotà. «In vacanza ho incontrato amici diversi dagli altri – spiega Wilian – perché con loro potevo condividere tutto. Con gli altri potevo solo studiare o andare a fare la rumba. Questa è la novità che ho incontrato: un’amicizia per tutto». Il lavoro però ci si mette di mezzo e si deve trasferire a Villavicencio, una città della pianura, dove inizia a lavorare come tecnico operativo per le infrastrutture della regione del Meta. Anche qui non mancano nuovi amici e l’aiuto a trovare una casa. «Stare al Meeting è la risposta che io do alla vocazione al servizio: sono tre anni che desidero venire qui, ma non avevo trovato nessuno che venisse a fare il volontario con me dalla Colombia. Quest’anno questo bisogno è stato condiviso con altri e siamo venuti in sei. La loro compagnia mi ha permesso di arrivare a Rimini». Benedetta Consonni


Emilia Romagna

sorriso

Terra con l’anima e col

Facile essere felici in Emilia Romagna quando c’è gente che ti accoglie ridendo, quando profumi e sapori ti conquistano, quando città d’arte, spiagge, parchi e terme fanno a gara per sorprenderti… A noi piace così: ci mettiamo l’Anima per farti vivere Vacanze col Sorriso!

Martedì 21 agosto

Giovedì 23 agosto

Ore 16:30: “Un mare – orizzonte Adriatico” Relatore: Fabio Fiori

Ore 16:30: “Atlante della fauna e della flora nell’Adriatico” Relatore: Attilio Rinaldi

Ore 18:30: Degustazione, su invito, di prodotti tipici DOP della Provincia di ForlìCesena, accompagnati da vini DOC del territorio.

Ore 18:30: Degustazione, su invito, di prodotti tipici DOP della Provincia di Ferrara, accompagnati da vini DOC del territorio.

Mercoledì 22 agosto

Venerdì 24 agosto

Ore 18:30: Degustazione, su invito, di prodotti tipici DOP della Provincia di Reggio Emilia, accompagnati da vini DOC del territorio.

Ore 18:30: Degustazione, su invito, di prodotti tipici DOP della Provincia di Parma, accompagnati da vini DOC del territorio.

Ritira il coupon degustazione presso lo stand della Regione Emilia Romagna, (Pad. HS, Stand n° 1, Ingresso SUD), ogni giorno, fino ad esaurimento, la mattina stessa della degustazione. Tutti gli incontri e le degustazioni si svolgeranno nella pedana esterna - area piscina - (Hall Sud).


SPETTACOLI 17

21 agosto

«La montagna che Mario sta scalando» Sette giorni con Melazzini raccontati nel documentario di Emmanuel Exitu, stasera in proiezione. «La Sla? Una fatica che ha un senso» Quando Exitu gli dà del “british”, Mario sorride, socchiudendo gli occhi velati da un sottile paio d’occhiali. Appena prima, davanti a un’ottantina di persone assiepate allo stand di Aisla (Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica), il regista bolognese lo aveva invitato così in chiusura del suo intervento: «E molla ‘sto microfono…». Giù tutti a ridere. Perché differenti lo sono, i due. Ma prima ancora sono amici. Seduti l’uno accanto all’altro, la storia che Mario Melazzini ed Emmanuel Exitu raccontano è prima di tutto lo sbocciare di un’amicizia. Una delle ultime (e liete) sorprese fiorite dopo l’insorgere della malattia capitata al medico 54enne. «Nove anni fa mi diagnosticarono la Sla – racconta Melazzini, seduto su quella che lui stesso definisce “la mia carrozza” –. Lo specialista che mi visitò allargò le braccia e disse: mi fermo qui. Potete immaginare il mio stato d’animo». Inizia un calvario. Al culmine del quale Mario afferra la prospettiva del suicidio. «Contattai una clinica svizzera, ero deciso. Ma il coraggio di salire su un treno e farla

finita non lo trovai mai». Sceglie invece di appartarsi fra i monti che ama da sempre, a Livigno. Ci resta nove mesi, molti dei quali sono un susseguirsi di istanti rancorosi. Fino a quando scopre, dalla solita finestra di casa, quel che era lì da sempre, sotto i suoi occhi. «Le mie montagne, i “denti di Michele” (punta Cassana). Questa volta senza rabbia, ammirandone semplicemente la bellezza». È un nuovo inizio. Fatto sempre di immancabile fatica, ma «con dentro un senso». Quale? «La scoperta – dice Melazzini – che ciò che c’è è meraviglioso. E ci è regalato». La tentazione è quella di chiedergli: ti è bastata una montagna a farti passare tutto? «No – risponde –, ma è stato l’accorgersi che la realtà è per me. Nessuna condizione di salute può impedirci di scoprirlo. E questo fa la differenza». La malattia, allora, non è più guardata solo per quel che può togliere. Su quel calvario cominciano a dischiudersi incontri inaspettati, sguardi ricchi di attenzione. Eccolo, il segreto. Lo sguardo. Quello che uno poggia sulle cose e quello che si sente

addosso ogni giorno. Il primo dipende dal secondo. «Senza l’abbraccio di chi hai vicino, non fai nulla». Di questa storia meravigliosa, Emmanuel Exitu ha voluto raccontare il succo attraverso la vita stessa di Mario. Un documentario di 60 minuti, il dispiegarsi di un’esistenza nei suoi tratti quotidiani: il lavoro e il rapporto coi pazienti (Mario lavora alla fondazione Maugeri), il riposo disteso a letto, il nutrimento tramite peg e il riposo notturno con respiratore, «benedetto respiratore», ammette sorridendo Mario. Il titolo del video è un netto «Io sono qui». Proiezione fissata questa sera, in sala Neri (21.45). «Melazzini l’ho visto per la prima volta al Tg2. L’avevano ridotto ad essere l’anti Welby – racconta Exitu –. Io volevo raccontare storie di speranza. E sono andato da lui». Il regista trascorre diversi giorni nell’ospedale in cui lavora Mario, fingendosi specializzando. «Volevo farmi un’idea prima di girare il documentario. Anzi – ammette – un’idea l’avevo già. Sbagliata, però. Pensavo di raccontare una malattia, mentre ho avuto davanti un uomo.

Ecco, questa è la storia di un uomo, non di un malato». Exitu segue Mario lungo tutta una settimana di vita, da quando s’infila il camice al mattino fino al riposo serale. La prima sorpresa è la sua forza inarrestabile. «A un certo punto – rivela – gli ho detto: così non riesco a starti dietro, Mario. Adesso ti buco una gomma della carrozzina…». Un passaggio in particolare, nel documentario di Exitu, rivela il fulcro della nuova coscienza di Melazzini. Lo racconta il regista bolognese: «Disteso sul letto, a un certo punto dice: “Noi apparteniamo a qualcun altro, ed è bellissimo esserci, è bellissimo esistere. Indipendentemente… indipendentemente da tutto”. Ecco, questo è un uomo». Oggi, oltre che medico, Melazzini è presidente di Aisla e della fondazione AriSla (quest’ultima si occupa di ricerca per combattere la Sla). Ma tutto è cominciato dallo sguardo a quella montagna. Anzi, è ri-cominciato. «La vera montagna che oggi Mario sta scalando – dice Exitu – non è quella della malattia. È quella della vita». Cristiano Guarneri

L’amore non è giusto, è un “amen” per l’altro I capolavori di Milosz e Claudel in scena alle 19.45 in D2 per raccontare l’infinito presente «L’amore, come tutte le cose grandi della vita, è ingiusto. A guardare la nostra piccola idea etica di giustizia. Mentre l’amore svela la nostra natura di rapporto con l’infinito. E nessuna opera lo fa come “L’annuncio a Maria” di Paul Claudel e il “Miguel Mañara” di Czesław Miłosz». Basterebbero queste poche parole di Davide Rondoni per capire perché questa sera, alle 19.45 nel teatro D2, proprio nel Meeting sulla natura dell’uomo, il poeta forlivese leggerà alcuni brani di questi due testi, in una performance accompagnata da voce e chitarra. È anche il centenario della loro prima pubblicazione, essendo usciti entrambi a Parigi nel 1912. Eppure, dopo un secolo sono più attuali che mai: «In quegli anni si era nel pieno del positivismo. L’etica, la politica e la sociologia volevano misurare tutto. Erano gli

esordi della nostra mentalità - continua Rondoni -. Ma è allora che sono nati grandi letterati come Dostoevskij, Baudelaire, Kafka… e Claudel e Miłosz. Tutti loro hanno trattato cose che non sono misurabili: il male, l’amore e la vita. Hanno usato la parola poetica perché è la tecnica, il metodo adeguato, perché la vita non la sai, si può solo descrivere mentre la si vede». Una posizione precaria e rischiosa. Impossibile, se non fosse che l’infinito è coinvolto con noi, come sottolinea Rondoni: «Cerchiamo in tutto una scintilla di infinito intravista una volta, perché sia per sempre. E queste opere ci fanno vedere la possibilità che la vita sia proprio così. Ne “L’annuncio” c’è il monastero di Montevergine, la vita di Violaine, la lebbra o il lavoro di Pietro di Craon, costruttore di cattedrali, oppure Girolama o l’Abate nel “Miguel

Mañara”. Sono il segno dell’infinito sempre presente. Claudel e Miłosz attestano la presenza costante di ciò che non ha misura e fa compagnia all’uomo». Anche i cristiani, a un certo punto, hanno smesso di parlare dell’amore per dedicarsi all’etica. «Ma gli ultimi due Papi e don Giussani sono tornati a farlo: la prima enciclica di Benedetto XVI, “La bottega dell’orefice”di Karol Wojtyła, il grande amore del Gius per “L’annuncio” e il “Miguel Mañara”. Se non ne parliamo noi cristiani, si lascia che sia Maria De Filippi a decidere cos’è l’amore. Per scoprire cosa significa amare, bisogna andare fino in fondo, come fa Dante nel XXXIII canto del Paradiso, quando Beatrice, per lui, prega Maria di fargli vedere Dio. L’amore è dire “Amen” per la vita di un altro». Pietro Bongiolatti

Nella foto in alto a sinistra, Mario Melazzini e Emmanuel Exitu. Qui sopra il pubblico allo stand di Aisla

Itaca, le novità in Fiera

Anche quest’anno, tante le novità editoriali offerte dalla casa editrice Itaca e rintracciabili qui al Meeting presso la “Grande Libreria”. Insieme a tutti i cataloghi delle mostre visitabili in fiera, ecco, per esempio, il secondo volume di “Dante, poeta del desiderio”, con le conversazioni di Franco Nembrini sul Purgatorio. Così come la nuova opera di Roberto Filippetti: “L’io spezzato e la domanda di assoluto”. Allo stand Itaca (Hall sud) disponibili tutte le informazioni sulle prossime uscite della casa editrice, sulle mostre itineranti (con il lancio della nuova mostra “Videro e credettero”, dedicata all’Anno della fede) e sull’iniziativa “Leggere fa bene”, realizzata in collaborazione con Avsi. C.G.


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I FATTI DI OGGI 19 21 agosto Oggi alle 17 l’incontro sul tema del Meeting Incontri NEUROSCIENZE: IL MISTERO DELL’UNITÀ DELL’IO Ore 11.15 Auditorium B7 Partecipano: Giancarlo Cesana, docente di Igiene all’Università degli Studi di Milano-Bicocca; Michele Di Francesco, preside della facoltà di Filosofia all’Università Vita-Salute San Raffaele. Introduce Andrea Moro, docente di Linguistica Generale presso la scuola superiore universitaria ad ordinamento speciale Iuss di Pavia.

LA GIORNATA

VIGILANDO REDIMERE. QUALE IDEA DI PENA NEL XXI SECOLO Ore 11.15 Sala A3 Partecipano: Nicola Boscoletto, presidente del consorzio Rebus; Tomáz de Aquino Resende, procurador de Justiça do Ministério Público do Estado de Minas Gerais, São Paulo; Giovanni Maria Pavarin, presidente del Tribunale di Sorveglianza di Venezia; Luciano Violante, presidente del Forum Riforma dello Stato del Partito Democratico. Introduce Paolo Tosoni, presidente della Libera Associazione Forense. RACCONTARE LA REALTÀ Ore 11.15 Sala C1 Siemens Partecipano: Roberto Napoletano, direttore de Il Sole 24 Ore; Antonio Preziosi, direttore di Radio Uno e di GR Rai; Marco Tarquinio, direttore di Avvenire. Introduce Alberto Savorana. È VERAMENTE POSITIVA LA REALTÀ? DAI POPOLI DELLA MESOPOTAMIA AL POPOLO DELLA BIBBIA Ore 11.15 Sala Neri GE Partecipano: Giorgio Buccellati, professor emeritus of Ancient Near East and History alla Ucla; Ignacio Carbajosa Pérez, docente di Antico Testamento presso la facoltà di Teologia dell’Università San Dámaso di Madrid. Introduce Davide Perillo, direttore di Tracce. EDUCARE IL CUORE DELL’UOMO Ore 15.00 Sala A3 Partecipano: Franco Moscone, preposito generale dell’Ordine dei Chierici Regolari Somaschi; Carlo Wolfsgruber, rettore della Fondazione V. Grossman di Milano. Introduce Alberto Savorana.

MEETING

QUOTIDIANO Direttore Stefano Filippi Direttore responsabile Cesare Trevisani Editore Associazione Meeting per l’amicizia tra i popoli Associazione riconosciuta con D.P.R. n.869 del 6/8/1986, sede: via Flaminia 18/20, c.p. 1106, 47900 Rimini. Tel. 0541-783100, Fax. 0541-786422. Progetto grafico G&C, Milano Impaginazione Edita, Rimini Fotolito e stampa Sigraf via Redipuglia, 77 Treviglio (BG) Registrazione Tribunale di Rimini n.16/91 del 15/07/1991 Pubblicità Ufficio commerciale Meeting Tel. 0541-783100 Fotografi Paola Marinzi, Giovanni Zennaro, Anna Arigossi E.mail: quotidiano@meetingrimini.org

RASSEGNA STAMPA

LA SFIDA DEL DISCORSO DI RATISBONA E LA LEZIONE DI EUGENIO CORECCO Ore 15.00 Sala Neri GE Partecipano: Andrea Bettetini, docente di Diritto Ecclesiastico all’Università degli Studi di Catania; Libero Gerosa, direttore dell’Istituto Internazionale di Diritto Canonico e Diritto Comparato delle Religioni alla facoltà di Teologia di Lugano; Gian Piero Milano, preside della facoltà di Giurisprudenza all’Università di Roma Tor Vergata; Sua Eminenza Cardinal Antonio Maria Rouco Varela, arcivescovo di Madrid; Patrick Valdrini, presidente della Consociatio Internationalis Stu-

"NON TI AMO PERCHÉ É GIUSTO ..." Ore 19.45 Teatro D2 Frecciarossa 1000 L'annuncio a Maria (P. Claudel) e Miguel Mañara (O. I. Milosz), due capolavori del teatro, scritti 100 anni fa, vengono riproposti da Davide Rondoni in una lettura commentata con Valentina Oriani (voce) ed Eugenio Della Chiara (chitarra).

Prades naviga nell’infinito dio Iuris Canonici Promovendo. Introduce Romeo Astorri, docente di Diritto Canonico all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. LA NATURA DELL’UOMO È RAPPORTO CON L’INFINITO Ore 17.00 Auditorium B7 Partecipa Javier Prades López, rettore dell’Università San Dámaso di Madrid. Introduce Emilia Guarnieri. MANAGEMENT E IMPRENDITORIALITÀ: PROSPETTIVE DI UN CONNUBIO NECESSARIO Ore 19.00 Sala C1 Siemens In collaborazione con Unioncamere. Partecipano: Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia; Fabio Cerchiai, presidente di Autostrade per l’Italia e di Atlantia Spa; Sandro De Poli, presidente e Ceo di Ge Italia e Israele; Roberto Snaidero, presidente di FederlegnoArredo. Introduce Bernhard Scholz, presidente della Compagnia delle Opere.

Focus L’ITALIA PRODUCE TALENTI. UN CAFFÈ CON… Ore 13.45 Padiglione B5 Partecipano: Tommaso Piffer, ricercatore all’Università degli Studi di Milano e all’Harvard University; Andrea Staiti, assistant professor of Philosophy at the Boston College. Introduce Sara Tarantini, studentessa di Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano. I CROCIFISSI LIGNEI RIMINESI. REDENTI DALLA SUA CARNE E DAL SUO SANGUE Ore 15.00 Sala Mimosa B6 Partecipano: Stefano De Carolis, medico e storico della medicina; Learco Guerra, imprenditore; Rosanna Menghi, insegnante di lettere. GIOCARE PER GIOCO, ANNO SECONDO. AZIONI CONCRETE E SVILUPPI FUTURI Ore 19.00 Sala Mimosa B6 In collaborazione con Federazione Sistema Gioco Italia-Confindustria. Partecipano: Giovanni Emilio Maggi, vicepresidente Sistema Gioco Italia-Confindustria; Marco Pedroni, assegnista di ricerca all’Università degli Studi di Bergamo; Giancarlo Rovati, docente di Sociologia Generale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Intervento di saluto di Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera dei Deputati. Introduce Sergio Luciano, giornalista.

«La prima spinta che può venire dal Meeting è infatti spirituale. Troppo spesso noi osservatori esterni, magari laici come me, dimentichiamo che Cl è un movimento ecclesiale, motivato da una profonda fede non solo in Dio ma anche negli uomini, che anzi intende la religione come esperienza di vita, come esperienza storica, come esperienza di Gesù. Volgere un pensiero all'infinito non è forse inutile, neanche per noi laici, nella finitezza dell'epoca che attraversiamo. Ma la seconda spinta, sulla quale chi rappresenta l'Italia come Napolitano non può che far leva, è l'ottimismo della speranza che promana dalla platea di Rimini, e dalla sua concezione della crescita non come combinazione numerica di fattori impersonali, ma come somma di "imprevedibili istanti" in cui il talento e il lavoro di ogni singolo uomo si traduce in crescita della comunità». Antonio Polito

Testi & Contesti IL LIMITE E L’INFINITO. IL MONDO ANTICO DI FRONTE AL MISTERO. Ore 11.15 Eni Caffè Letterario D5 Letture da Orazio, Esiodo, Aristotele, Lucrezio, Seneca ed altri. Reading a cura di Zetesis. Consulenza musicale di Silvia Balsamo. Partecipano: Federico Martinoli, studente; Moreno Morani, docente di Glottologia all’Università degli Studi di Genova; Giulia Regoliosi, preside del Liceo classico Alexis Carrel di Milano; Francesca Sacchi, studentessa. STORIE DAL MONDO. LA RIVOLUZIONE, UN SOGNO. Rassegna di reportages internazionali a cura di Roberto Fontolan e Gian Micalessin. Ore 19.00 Sala Neri GE Presentazione del reportage di Gian Micalessin, giornalista. Regia di Marcello Pastonesi. Direttore editoriale: Francesca Ulivi. Produzione: MTV News. Partecipano: l’Autore; Francesca Ulivi, direttore Tg e Responsabilità Sociale di MTV Italia. INVITO ALLA LETTURA. Introduce Camillo Fornasieri, direttore del Centro Culturale di Milano. Ore 19.00 Eni Caffè Letterario D5 E ADESSO COSA FACCIO? RIPENSARE IL RAPPORTO TRA GENITORI E FIGLI Presentazione del libro di Luigi Ballerini, medico, psicoanalista, e scrittore (Ed. Lindau). Partecipa l’Autore. A seguire: ALLA RISCOPERTA DI… CESARE PAVESE Partecipa: Valerio Capasa, insegnante e critico letterario. STORIE DAL MONDO. «IO SONO QUI». LA REALTÀ È SEMPRE POSITIVA. Ore 21.45 Sala Neri GE Presentazione del reportage di Emmanuel Exitu, regista e sceneggiatore. Edizione: San Paolo. Partecipano: l’Autore; Renato Farina, deputato al Parlamento Italiano, PdL; Mario Melazzini, presidente di Aisla.

Spettacoli HUGO CABRET Ore 14.30 Sala Cinema D7 Acec Film di Martin Scorsese, vincitore di 5 premi Oscar (Anno 2012). In collaborazione con Sentieri del Cinema. Durata 125’.

«A noi non interessa Monti in quanto tale, che pur apprezziamo. Interessa un riformismo condiviso. Una Costituente economica e politica per mettere le basi comuni per un nuovo sviluppo, con un accordo tra le forze riformiste. Penso infatti che siamo in una emergenza nazionale come nel ‘48».

DELITTO E CASTIGO (Replica) Ore 21.30 Teatro Novelli Dopo Russia e Siberia, giunge a Rimini il testo di F. Dostoevskij messo in scena dagli studenti del Liceo Scientifico, Linguistico e Artistico La Traccia di Bergamo. THE WAY BACK Ore 21.30 Sala Cinema D7 Acec Di Peter Weir, con Colin Farrell e Ed Harris (Anno 2010). In collaborazione con Sentieri del Cinema. Durata 133'. EN TI Ore 21.45 Arena D3 Superflash La compagnia di flamenco di Luis Ortega, in scena con un progetto originale: alcuni brani del Vangelo raccontati attraverso la musica, il canto, la danza della tradizione spagnola. SHAMROCK BAND Ore 22.00 Area Piscine Ovest Edison Concerto di musiche irlandesi.

Sport TORNEO DI MINIVOLLEY Ore 11.00 Il Gioco del Lotto Sport Village Riservato a ragazze e ragazzi 6-11 anni. A cura della Viserba Volley Rimini e gestione tecnica del CSI - Centro Sportivo Italiano. XVIII TORNEO MEETING BASKET GIOVANILE Ore 14.00 Il Gioco del Lotto Sport Village Per squadre maschili under 13. GINNASTICA ACROBATICA Ore 16.00 Il Gioco del Lotto Sport Village Esibizione e intrattenimento ginnico acrobatico. A cura della Polisportiva Riccione Sezione ginnastica Acrobatic Tim Riccione. 1° MEMORIAL GIUSEPPE FABBRI - CALCIO A 5 GIOVANILE Ore 17.00 Il Gioco del Lotto Sport Village A cura del CSI - Centro Sportivo Italiano. CAMMINATE PER LE VIE E LA STORIA DI RIMINI Ore 21.00 Arco d'Augusto Rimini Camminate serali per il centro storico, con visita guidata al patrimonio storico e culturale della città. A cura dell’A.S.D. La Pedivella e CSI - Centro Sportivo Italiano.

grandi, buone o cattive cose in cui esso vive e si nasconde, dalle difficoltà casalinghe all’euro o alle pensioni. La preghiera, è stato detto, è attenzione, attenzione amorosa, rigorosa e silenziosa alle piccole cose». Claudio Magris

Giorgio Vittadini intervistato da Marco Marozzi

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«Si lamenta, giustamente, che preoccupazioni materiali rendano la società sempre più priva di spiritualità. Ma quest’ultima è reale non se è oggetto di nobili discorsi, ma se è l’atteggiamento con cui affrontiamo i problemi d’ogni giorno. Proprio perché Dio è indicibile - ed è patetico ed empio volerlo definire, possedere, farsene rappresentazioni ufficiali o interpreti autorizzati, parlare a suo nome - il nostro compito è parlare non dell’infinito ma delle piccole o

Paco Calderón  @pacocalderon Massimo Borghesi presentando el libro Dove la domanda si accende, en el #meeting Cc @MeetingRimini Oscar Ramos Blanco @oramosb Seguendo il #meeting di Rimini...da Lima - Perú! @MeetingRimini Gaetano Franco @gaetanofranco Rimini, bel suol d'amor... #Meeting


19-25 agosto 2012

Il merita di essere pensato. UniversitĂ Cattolica, il presente del

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