ANNO 22 ue Numero Cinq Giovedì
MEETING
PRIMO PIANO LAVORO E CRESCITA Partecipano: Raffaele Bonanni, segretario generale Cisl; Fulvio Conti, ad Enel; Elsa Maria Fornero, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali. Introduce Bernhard Scholz. Sala A3
11.15
ECONOMIA GLOBALE: PENALIZZAZIONE O VALORIZZAZIONE DELL’EUROPA? In collaborazione con Invitalia. Partecipano: Francesco Confuorti, presidente Advantage Financial; Federico Golla, ad Siemens Italia Spa; Maximo Ibarra, ad Wind. Introduce Domenico Lombardi, senior fellow at the Brookings Institution. Sala C1 Siemens
O N A I D I T O U Q
23
15.00
AGOSTO 2012
L’elettricista dello spazio p.9
Le marionette dei “barboni” p.11
PRIMO PIANO DESIDERIO E POLITICA Partecipano: Wael Farouq, vicepresidente del Cairo Meeting e docente Università Americana del Cairo; Mary Ann Glendon, Harvard University. Introduce Giorgio Vittadini. Auditorium B7 AD USUM FABRICAE. L’INFINITO PLASMA L’OPERA: LA COSTRUZIONE DEL DUOMO DI MILANO Partecipano: Mariella Carlotti, insegnante e curatrice della mostra; Roberto Cresta, Bordline Srl; Erasmo Figini, presidente associazione Cometa; Martina Saltamacchia, University of Nebraska (Omaha) e curatrice della mostra. Introduce Bernhard Scholz. Sala A3
17.00
19.00
Al potere serve l’infinito p.13
«La mia vita cambiata dal Duomo» Doveva fare l’economista. Poi ha “incontrato” la cattedrale di Milano. E ha rivissuto l’avventura della Fabbrica. Il racconto della studiosa che ha curato la mostra Alle pagine 2 e 3
MARTINA SALTAMACCHIA ovevo fare l’economista, io. Poi è arrivato il Duomo. Alla fine degli esami in Bocconi, convinta del mio percorso, comincio a pensare alla tesi. Solo che mi si incastra nell’orecchio una frase, sentita per una cosa che il distratto chiamerebbe caso, sulla vita fatta per le cose grandi e sui cristiani del Medioevo, capaci di vivere in catapecchie e costruire cattedrali. Bellissime parole, per carità, ma come potevano essere vere senza Medioevo e senza catapecchie? Eppure la questione non poteva essere messa a tacere così. Vado dal mio professore di storia economica per chiedergli di fare una tesi su quella frase, per verificare storicamente quella frase: o aveva
D
senso a questo livello, o non era vera. Lui suggerisce di guardare alla storia del Duomo, quel cuore di marmo che tante volte avevo visto con gioia passeggera senza mai, in fondo, osservarlo pulsare, né chiedendomi troppo sulla sua storia e il suo perché. Comincio a leggere, a studiare, insomma a lavorare alla tesi. Mi imbatto in due filoni: da una parte una tradizione popolare che narra del Duomo come costruito dal popolo, dall’altra una storiografia che attribuisce a Gian Galeazzo Visconti la paternità e il finanziamento della cattedrale. Ecco che la tesi prende corpo su questa domanda: chi costruì il Duomo di Milano? Vado all’Archivio della Fabbrica chiedendo, da brava economista, di vedere i bilanci dell’inizio della costruzione. Al posto di “normali” libri contabili, mi aspetta-
no decine di pergamene in gotico lombardo. Per 18 mesi trascrivo circa 30mila donazioni dei primi anni della costruzione, ricopiando migliaia e migliaia di cifre. Il risultato è una sorpresa di quelle che gonfiano il cuore, perché la donazione annuale di Gian Galeazzo è esorbitante, ma confrontata con le piccole offerte della gente costituisce appena il 16% del totale delle donazioni. Scopro che dietro il modo di dire c’è, molto semplicemente, la verità: chi viveva nelle catapecchie ha finanziato e costruito la cattedrale. Concludo la tesi in Bocconi senza deviare il mio percorso di economista (allora ero assistente di ricerca in Sda). Ma c’è un’altra frase che mi cambia i piani: «Se hai fatto una scoperta del genere senza neanche averla cercata – mi domanda un grande amico – non
sarà un segno del fatto che devi fare la storica, e che così puoi servire il mondo?». Il tarlo inizia a lavorare, e completa l’opera poco dopo. Raccontavo spesso, in quel periodo, ai miei amici le storie dei donatori che quegli archivi all’inizio indecifrabili restituivano ai miei occhi commossi: la prostituta, il soldato, il mercante (sono i personaggi che, chi vorrà, imparerà a conoscere nella mostra del Meeting, ma allora non potevo saperlo). segue a pagina 3
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23 agosto
La fiancata del Duomo di Milano, la cui erezione iniziò nel 1386. Tutte le immagini di queste pagine sono tratte dal libro “Ad usum Fabricae”, catalogo della mostra omonima che sarà presentata oggi al Meeting (ore 19, sala A3). Saranno presenti Mariella Carlotti, Roberto Crosta, Erasmo Figini, Martina Saltamacchia e Bernhard Scholz
Quelli che fecero la cattedrale Nella mostra “targata” Cdo storie, uomini e genesi della chiesa al cuore di Milano. Il racconto delle donazioni di soldati, mercanti e prostitute per la Fabbrica. E l’identità di vita e lavoro di chi, abitando nelle catapecchie, edificava un capolavoro Questa è la storia degli uomini che fecero la cattedrale, e del perché del loro lavoro. Ormai da anni la Compagnia delle opere ha deciso di preparare ed esporre, nel proprio padiglione al Meeting, una mostra che esprima la natura dell’impegno nel mondo dell’impresa. L’esposizione accolta quest’anno dal padiglione Cdo (“Ad Usum Fabricae”, C1) nasce dal lavoro di Martina Saltamacchia, Mariella Carlotti e Marco Barbone; il loro incontro ha permesso di mettere a tema le ricerche e gli studi di Saltamacchia sul Duomo di Milano, e l’amicizia cominciata quel giorno ha generato un lavoro accurato che documenta l’edificazione della cattedrale meneghina. Il percorso espositivo approfondisce inoltre la storia degli uomini che finanziarono il Duomo e le ragioni che portarono un popolo intero a contribuire all’opera. LE TRE SALE La mostra si sviluppa lungo tre sale: il primo spazio illustra l’origine e la forma del Duomo di Milano e spiega il concetto di cattedrale come il luogo della tradizione che meglio descrive il rapporto dell’uomo con l’infinito. La seconda sala presenta invece il “popolo del Duomo”, esemplificato nelle storie di quattro donatori: Marco, un ricco mercante milanese; Alessio, un soldato al servizio del duca Francesco Sforza; Marta, una prostituta d’alto rango e Caterina, un’anziana indigente che aiutava gli operai del Duomo pulendo le pietre e trasportando i mattoni sulle proprie spalle. La varietà delle voci è resa plastica dall’impeto di gratuità e generosità per la costruzione della cattedrale. Ci sono poi due pezzi originali dell’archivio della “Veneranda fabbrica del Duomo”: il testamento di donazione del mercante Marco Carelli e un documento contabile, “dati e recepti”, che dimostra come la ca-
rità arrivasse a permeare persino un libro di contabilità. La terza e ultima sala è dedicata al lavoro, attraverso uno studio sul cantiere del Duomo, che sfata il mito secondo il quale una cattedrale è un investimento improduttivo, mostrando come il lavoro della Fabbrica sia stato anche uno straordinario volano economico per l’indotto generato. L’impegno di popolo ha infatto prodotto un’incidenza reale e feconda sulla società, generando migliaia di posti di lavoro, l’invenzione di nuove macchine e tecniche ingegneristiche e l’ampliamento dei Navigli che è stato alla base del futuro progresso commerciale di Milano. Il cuore della mostra intende fissare l’attenzione sul rapporto dell’uomo con l’infinito che crea, poiché un’opera vera non può che fecondare la società intorno a sé. Questo si documenta anzitutto nell’esperienza di significato del lavoro per il popolo del Duomo. Malgrado i secoli, il richiamo all’attualità è evidente: oggi la crisi economica porta incertez-
za, tanto che l’uomo è tentato di non iniziare un’opera perché non sa se domani potrà pagare le tasse o avere la pensione. Ma chi iniziò a costruire il Duomo di Milano era matematicamente certo che né lui, né i suoi figli e nemmeno i suoi nipoti avrebbero visto l’opera completa: o erano pazzi, oppure la loro concezione del lavoro era diversa dalla nostra. LA GUGLIA E LE SCIMMIE Un esempio chiaro di questo è una “guglietta”, realizzata nel XIV secolo, che raffigura delle scimmie e dei topi che vi si arrampicano. Lo scultore sapeva che per cinquecento anni nessuno l’avrebbe vista, eppure compì la sua opera d’arte con una perfezione incredibile. «Quell’uomo» — spiega uno dei curatori al “Quotidiano Meeting” — era di fronte al Mistero anche nel lavoro: la ricerca della perfezione non poteva certo essere per la fama». Il fatto che siano rappresentati delle scimmie e dei topi dimostra, inoltre, il rapporto dell’uomo medievale con
la realtà: la creazione intera era un inno al Mistero incarnato, dove tutto cantava gloria a Dio. Per questo uno dei punti chiave della mostra è la testimonianza della desiderabile unità tra la vita e il lavoro che permeava la coscienza medievale. Semplicemente, la mentalità comune restituiva con chiarezza l’essere nati per costruire cose grandi; e per realizzarle si deve avere speranza, altrimenti il lavoro non incomincia neanche e si ferma. Inoltre, per l’uomo del Medioevo, l’impegno era di fronte a qualcosa di più grande di sé, religioso o non religioso. La ricerca della perfezione nel lavoro non era fine a se stessa, ma in un rapporto costante che rendeva la ricompensa presente. Molti storici interpretano le donazioni come il semplice “pagamento del Paradiso”, ma la storia di Marco Carelli, presente all’interno dell’esposizione, dimostra che per i medioevali non esisteva una separazione fra la ricompensa spirituale e quella materiale: fama, onore, fede e redenzione
Oggi la presentazione alle 19 in A3 La presentazione della mostra “Ad Usum A margine della mostra è in vendita il cataloFabricae” si terrà oggi, alle ore 19 in go “Ad Usum Fabricae”, che riuniSala A3. Interverranno Mariella sce i testi della mostra (a cura di Carlotti, insegnante e curatriMartina Saltamacchia e Mace; Roberto Cresta, titolare riella Carlotti) cui aggiunge della Bordline srl; Erasmo immagini del Duomo. Figini, presidente dell’asSempre ai banconi della sociazione Cometa; Marmostra sono disponibili i tina Saltamacchia, assidue libri della Saltastant professor of Mediemacchia, entrambi editi val History alla Univerda Marietti, e dai quali sity of Nebraska at Oè tratto buona parte del maha e curatrice. Introdumateriale alla base dell’ece Bernhard Scholz, presisposizione: sono “Milano, dente della Compagnia delle un popolo e il suo Duomo” Opere che “patrocina” l’esposi(2007, 56 euro, 168 pagine illuzione, allestita nel padiglione strate) e “Costruire cattedrali” C1. (2011, 16 euro, 120 pagine). Bernhard Scholz
della vita erano tutti fusi insieme. Oggi domina piuttosto un’idea dualista, innegabilmente meno conveniente, secondo la quale un tornaconto materiale non è genuino, per l’uomo del Medioevo quest’obiezione non sussisteva. La vera ricompensa era già presente: il rapporto con l’infinito che edificava la vita. La gratuità, dunque, coincide con un guadagno tangibile, anche se non “monetizzabile”. Il primo aspetto di questo “guadagno” è la costruzione di un tessuto sociale fortissimo: il cantiere forgia l’identità di un intero popolo e forma, per esempio, giovani architetti, scultori e operai milanesi. E poi c’è la diffusione - collegata alla Fabbrica - dell’indulgenza, una pratica che testimonia che il Paradiso si avvicinava già con l’opera svolta sulla terra, nel quotidiano. LA VITA COME FABBRICA Ancora una volta, il paragone con l’attualità misura uno scarto ampio ma al tempo stesso una grande possibilità: l’obiettivo della mostra non è riducibile a una generica nostalgia per i tempi andati. Piuttosto, la visita impone un richiamo possibile per chiunque, senza bisogno di cattedrali da costruire: quello del rapporto con l’infinito impresso nel titolo del Meeting: la vita stessa, se percepita come continua relazione col suo significato, può diventare una cattedrale. Il problema, suggeriscono i testi e le immagini, non è l’oggetto che si ha davanti: a una guglia del Duomo è possibile sostituire le sedie del “Denaro” di Péguy (quelle che non dovevano essere «ben fatte per il salario, o in modo proporzionale al salario», né «per il padrone, né per gli imprenditori, né per i clienti del padrone: dovevano essere ben fatte di per sé, in sé»), o più semplicemente l’occupazione banale e grandiosa di ogni benedetta giornata. Luca Maggi
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23 agosto
«C’è voluto il Duomo per cambiarmi la vita» La tesi, una frase e la “Madonnina”. La studiosa che ha ricostruito la storia della cattedrale racconta come un’occasione presa sul serio rivoluzioni tutto
Particolari del Duomo: qui sopra, la “Guglia Carelli”, che non rappresenta in effigie il mercante ma è a lui dedicata e alcune guglie. Sotto, la Madonna protegge la chiesa e un altro dettaglio
segue dalla prima pagina ndr)». «Ok – gli dico – quanto tempo ho per decidere?». «UPer un’altra coincidenza che a questo punto diventa com- na settimana: il termine per l'application scade tra un mese». plicato attribuire alla sorte, ricevo una telefonata dal direttore L'incontro e la proposta sono talmente imprevedibili che il editoriale della casa editrice Marietti: «Un amico mi ha rac- tempo del viaggio di ritorno in treno da Roma a Milano serve contato delle vicende dei donatori del Duomo. Ti andrebbe di per mettere uno dopo l’altro una “s”, una “i” e un accento. raccontarne in un libro?». Alla Rutgers dopo tre anni di studio devo decidere, come Il lavoro in Bocconi lo trasformo in un part-time, e quello all’inizio della storia, su cosa fare la tesi. Scoppia la crisi evero diventa l’avventura del mio libro. La linea chiara e nep- conomica, e rimango colpita dal giudizio manicheo di tanti. pure troppo sottile che doveva portarmi a diventare economi- Un atteggiamento umano diffuso, comprensibile ma fuorsta subisce una prima sterzata: iniviante: parte la caccia al capro ezio un dottorato in Storia economispiatorio, monta una diffidenza forca. Bello, molto bello. Eppure, più tissima contro chi lavora nella fistudio i numeri, più mi rendo conto nanza, associato in blocco a un criche mi piacciono soprattutto per minale, con la considerazione nepspiegare con essi la storia: i numeri pure troppo sottintesa che un vero hanno questo di bello, sono più oguomo di fede, o anche solo di saldi gettivi delle chiacchiere e delle noprincipi morali non potrebbe mai stre idee. Ma neanche il nitore delle fare un lavoro del genere. Mi viene cifre riesce, da solo, a spiegarmi il in mente che nel Medioevo questo perché di questi eroici gesti di cadualismo non esisteva: quegli arrità, nei quali l’ideale cristiano ha la chivi e le storie che mi avevano concretezza del marmo. raccontato mostravano che un merLe guglie e, sullo sfondo, Milano Vengo sequestrata dal desiderio cante poteva essere un rapace usudi capire da dove vengano questi uomini, che cosa sia il Me- raio e allo stesso tempo un grande benefattore osannato dalla dioevo. Il mio dottorato in Bocconi prevede che io trascorra cattedrale che aveva contribuito a edificare con tutti i suoi aun anno all’estero. Spunta – terzo “caso”, e qui i sospetti si veri. fanno certezza – un professore americano che, mi dicono, fa Comincio così a buttare me stessa nella biografia del merstudi nella direzione di ciò che mi interessa. Lo contatto e cante Marco Carelli, uno dei donatori che più mi aveva incuscopro che è a Palermo. Io quel giorno dovevo essere a Roma riosito tra le storie dei finanziatori del Duomo. Le sue tracce per accompagnare lo scrittore Valerio Massimo Manfredi, di mi afferrano in un viaggio di 18 mesi che tocca Milano, Gecui facevo l'assistente, a una visita guidata dei Fori. Riuscia- nova, Venezia, Padova, Bruges, Lille. Ovunque in queste città mo clamorosamente a incastrare un caffè di mezz’ora a Ro- emergono i suoi documenti, gli atti, i registri, gli inventari di ma, durante il suo viaggio di ritorno. La mia idea era di chie- questo grande benefattore che dopo una vita di guadagni e ladergli se potevo andare da lui alla Rutgers University in New voro ha lasciato tutto alla Fabbrica. Ne nasce un nuovo libro, Jersey a studiare, per il mio famoso anno all’estero del mio che racconta anche la sua storia. La mia ha un capitolo che idottorato. In questa mezz’ora di caffè il mio percorso chiaro nizia in questi giorni, perché il professore aveva ragione: lusubisce l’ultimo, definitivo colpo. Il professore mi dice: «Vie- nedì ho cominciato il mio corso da assistente di Storia medieni piuttosto a fare cinque anni (cinque, ndr) di PhD lavorando vale all’università del Nebraska. con me alla Rutgers. Però sappi che questo significa poi riMartina Saltamacchia manere a lavorare in America, dunque la decisione che prenAssistant Professor of Medieval History di avrà conseguenze almeno per i prossimi vent’anni (venti, at University of Nebraska at Omaha
POLITICA 4
23 agosto
«Più Europa? E chi l’ha detto?» Il professor Maduro: «La maggiore integrazione tra stati non può essere un obbligo». Allarme Mauro sui titoli tossici «L’Europa è in crisi d’identità», esordisce Luis Miguel Poiares Maduro, direttore del Global Governance Programme e professore all’Istituto Universitario Europeo di Fiesole. Uno dei massimi esperti di Europa, ex avvocato generale alla Corte europea di giustizia, è chiamato a una prova difficile: supplire all’assenza del presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, che ha annullato la sua visita al Meeting per un grave lutto familiare. Maduro comincia il suo intervento mostrando alla platea un’immagine che rappresenta la bandiera dell’Unione Europa e quella dell’Unione Sovietica, ma a simboli scambiati. Per rendere l’idea di una crisi d’identità causata, secondo Maduro, dal momento di difficoltà dei sistemi democratici nazionali, chiamati alla difficile prova delle sfide del mondo moderno. È facile usare queste difficoltà per scaricare il peso della responsabilità su altri: «Ci sono due versioni della crisi dell’euro: per la prima, la colpa è degli stati dissoluti del sud dell’Europa. Per la seconda, bisogna invece puntare il dito verso il nord Europa, che ha concesso prestiti esagerati ai poco virtuosi paesi mediterranei». Scaricare sugli altri le responsabilità della crisi, in fondo, ci aiuta ad ignorare i veri problemi della nostra Europa. Il primo, enorme, è la differenza fra i sistemi fiscali dei vari membri: «Le tasse imposte in un paese hanno effetti anche
sugli altri membri dell’Unione. Perché, allora, non fare in modo che anche gli altri stati possano partecipare alle decisioni che li riguardano?», dice Maduro. C’è poi il problema dei debiti nazionali, che i singoli stati non riescono più a controllare, perché hanno fatto debiti con troppi soggetti diversi. Maduro non è d’accordo con la strada che, di solito, l’Europa prende per risolvere questi problemi: una sorta di “integrazione senza condizioni”, come se dare più poteri all’Europa fosse un obbligo morale, oltre che dettato dalle necessità. «Risolvere il problema con una maggiore integrazione tra gli stati non può essere un obbligo – dice Maduro – L’Europa deve dare una risposta democratica a un problema democratico». Una preoccupazione condivisa anche dall’europarlamentare del Pdl, Mario Mauro, che ricorda: «Dobbiamo prendere una posizione, visto lo stato di necessità in cui versa l’Europa. Le banche europee hanno un’esposizione verso titoli infetti che va ben oltre ogni nostra immaginazione». Maduro ha una sua ricetta per aiutare l’Europa a uscire dalla situazione di stallo in cui si trova da mesi: «Ripartizione del debito e nuove politiche europee». Il debito va ripartito, perché anche il benessere dato dal grande mercato unico europeo lo è da anni. Se la sua costruzione è stata fatta insieme, allora tutti de-
Luis Miguel Poiares Maduro: «Le scelte dell’Ue non devono essere fatte su misura di singoli stati»
vono fare la loro parte per risolvere il problema. Per questo le nuove politiche comunitarie, «non devono essere fatte su misura per dei singoli stati, ma devono seguire interessi comuni a tutti i popoli dell’Europa». Ma la ricetta Maduro non si ferma qui: «Anche il presidente della Commissione Europea dovrebbe essere scelto attraverso le elezioni parlamentari», dice il professore portoghese. Insomma, Maduro vorrebbe trasformare l’Unione in una sorta di Stati Uniti d’Europa. Un’idea che a Mario Mauro piace: «Se fosse stata fatta prima avrebbe risolto molti problemi – dice l’europarlamentare del Pdl – A quest’ora saremmo la prima potenza economica mondiale, avremmo un esercito capace di es-
sere un deterrente all’instabilità in molte zone nel mondo. E l’Italia non avrebbe mai raggiunto duemila miliardi di debito pubblico». Un’integrazione, però, da fare con attenzione: «Non ci interessa un’Europa che vuole diventare una parodia dell’Urss», dice Mauro, riprendendo la provocazione iniziale di Maduro. Tajani, commissario europeo all’Industria, mette in risalto ancora una volta l’importanza di un progetto comune europeo: «I singoli stati non possono pretendere di essere competitivi da soli contro il mondo». E per farlo bisognerà provare a seguire i consigli dello chef Maduro, che con la sua ricetta per salvare l’Europa se ne va tra gli applausi del Meeting. Giovanni Zaccaroni
POLITICA 5
23 agosto
I numeri di Roberto: la Lombardia corre Giannino cita i dati della regione migliore d’Italia, dalla sanità al Pil: «Questa è l’unica eccezione alle delusioni del centrodestra di governo» In un panorama italiano che vede il redde rationem, la resa dei conti, della Seconda repubblica il bilancio nazionale del centrodestra è fallimentare. Tuttavia c’è un’eccezione chiara agli occhi di tutti e che è documentata dai numeri: quella della regione Lombardia. È il pensiero di Oscar Giannino, presente ieri sera all’incontro “Lombardia: discussione su presente e futuro” con il presidente Roberto Formigoni, il direttore di “Italia Oggi” Pierluigi Magnaschi e il giornalista Lodovico Festa. Il direttore di Chicago Blog ha dimostrato che, nonostante il centrodestra abbia fallito al governo del paese con l’innalzamento del debito pubblico, la mancanza totale di sussidiarietà e il commissariamento dell’Italia con i tecnici, la Lombardia negli ultimi anni (quelli del governo Formigoni) si è comportata differentemente. A partire dalla sanità, settore tanto investito dalle ultime vicende giudiziarie; sono stati considerati i numeri dell’ultimo rapporto della Banca d’Italia: «Il numero di addetti di Regione Lombardia e Asl per 10mila abitanti è pari a 109 unità – ha osservato Giannino -, che diventano 180 se sommiamo province e comuni lombardi, rispetto a 135 e 204 unità della media italiana. La spesa pubblica per investimenti fissi vede la quota di Regione Lombardia al 20,3% rispetto al 62,4% dei comuni lombardi, mentre la media italiana vede le regioni al 26,3% e i comuni al 55%. In altre parole in Lombardia gli
investimenti pubblici locali sono più sussidiari, cioè decisi e realizzati al livello più basso e vicino a cittadini e imprese utenti». Si è andati ancora più nello specifico facendo vedere come nella regione sia una leggenda che le aziende private vengano favorite: «Il numero di strutture di ricovero pubbliche e private accreditate per milione di abitante in Lombardia è pari a 13,8 rispetto a una media totale italiana di
Formigoni ringrazia Carrón: ho fatto degli errori e mi scuso. Magnaschi: il modello lombardo è esportabile per far crescere il Paese
19,5». Questa eccellenza lombarda si è vista poi dal fatto che la politica formigoniana è l’unica, a parere di Giannino, che ha permesso di organizzare la più grande concorrenza tra pubblico e privato. Tali dati hanno portato il giornalista a trarre due conclusioni prettamente politiche, cioè che innanzitutto i numeri della Lombardia hanno bisogno di una svolta politica a livello nazionale e che «poiché questi diciotto anni di buon governo non si
Leader nella moda e nell’arte. Fenomeni in cucina. Soprattutto, fuori classe del non profit. È un titolo di cui gli italiani, nel mondo, si fregiano a buon diritto. Quando Marco Morganti, amministratore delegato di Banca Prossima, rivela che in Inghilterra il reinserimento dei militari reduci dall’Afghanistan è opera di una cooperativa sociale di Perugia, in sala Neri scatta l’ovazione. Peccato che invece, da noi, il Terzo settore abbia fama di «brutta copia del profit, soggetto di serie B». I due volti di quest’unica medaglia sono emersi lampanti nell’incontro “Il non profit, motore dell’Europa”, tenutosi ieri in un’affollata sala Neri. Introdotti da Monica Poletto, presidente del settore Opere Sociali di CdO, gli interventi di Giuseppe Guerini, membro del Comitato Economico Sociale Europeo (Cese), del suddetto Morganti e di Antonio Tajani, vicepresidente della Commisione Europea, hanno rimarcato ruolo e finalità dell’imprenditoria sociale italiana, senza risparmiare lacune e appelli a riconsiderarne la vera identità. Perché oltre all’innegabile valore umano e sociale di cui si fa portatrice, la cooperazione sociale «va guardata per quell’impulso economico che imprime al sistema», sottolinea Guerini. E perché no, anche culturale, «grazie alla spinta a misurarsi con una responsabilità e un impegno che riceve chi vi si accosta». Proprio per questo fa specie che «il nostro governo – si rammarica Guerini – abbia rischiato, nelle misure varate con la spending review, di bloccare irreparabilmente la relazione fra Terzo settore e amministrazione pubblica». Rischio scampato. Altro luogo comune da sfatare è quello di una
sgranino, questa svolta va costruita partendo dalle ultime vicende giudiziarie». Terminando, Giannino si è anche offerto per la svolta: «Se serve, io posso darvi una mano». Anche Magnaschi si è accorto dell’«imitabilità» delle cose fatte dalla Lombardia: il modello, infatti, «basato sul culto della libertà, della sussidiarietà e sull’idea che lo stato vada bene purché non si trasformi in statalismo» può essere riprodotto in tutto il resto dell’Italia per far crescere l’intero paese. «È una Lombardia ottimista – ha continuato il direttore di “Italia Oggi” – rispetto alla cultura nichilista che spesso vige nel resto del paese». Il giornalista ha preso come paragone la mostra sul Duomo di Milano allestita nel padiglione C1: quello del Duomo «è un gotico che arriva in ritardo, la chiesa non mira da sola verso il cielo, ma porta verso il cielo l’intera umanità». Lo stesso può fare la Lombardia portando l’Italia verso la crescita: «Milano e la Lombardia sono l’Italia perché la regione accoglie tanti immigrati dall’estero e da altre regioni, li fa propri e poi esporta la sua esperienza». Il moderatore Lodovico Festa ha poi sottolineato come senza la forza cattolica che ha governato la regione negli ultimi anni, «una forza capace di stare nella società», l’eccellenza lombarda non sarebbe stata possibile. Ma l’incontro è stato anche l’occasione per il presidente Formigoni (che ha messo in evidenza come l’opera lombarda non sia sua, ma di tutti) di
Roberto Formigoni governa la Lombardia dal 1995
parlare alle vicende giudiziarie che l’hanno interessato negli ultimi mesi. Lo ha fatto partendo da un punto di vista personale, e solo dopo politico. «È stato certamente un periodo di prova – ha detto —, ma che mi ha confermato ancora una volta che la realtà è positiva», poiché negli ultimi mesi «ho potuto sperimentare un’esperienza di comunione e di libertà». Il Celeste ha sottolineato poi di aver sentita “sua” la lettera di Carrón a “Repubblica” poiché l’ha fatto interrogare su «quale pretesto posso avere dato io» e si è
La vera eccellenza italiana è a profitto zero Il non profit chiede aiuto per continuare a essere il motore del cambiamento. Tajani: «Stiamo lavorando per voi» bero avere la lungimiranza di usare ben altri cricooperazione tutta e solo rivolta a «chieder solteri. Morganti cita un esempio illustre, quello di». Invece, «siamo soggetti impegnati a codella confraternita fiorentina “Misericordia”, struire. Questo deve essere riconosciuto, ecco «da ottocento anni impegnata nell’assistenza ciò che chiediamo». A quanti si sgolano invodelle famiglie con parenti allettati. Se una banca cando un cambiamento, Guerini rivolge un innon coglie che la forza di una realtà simile sta vito: «Il cambiamento non si chiede, si fa. Prenin ben altro che non il patrimonio immobiliare, dendo a prestito e riadattando lo slogan di Obacommette un errore». ma, potremmo dire: Rimarcando che il “Yes, we do”». Terzo settore «non è Nel frattempo, le affatto un’appendice acque si sono smosse. clientelare, come tropBanca Prossima ne è po spesso è trattato», un esempio, in quanto Morganti non si esime «unico esempio al Il ministro del Lavoro e delle Politidal far suonare qualmondo» di istituto di che Sociali, Elsa Maria Fornero sarà che importante campacredito nato esclusivaoggi al Meeting. Con Raffaele Bonello d’allarme. «Sermente per sostenere il nanni, segretario generale Cisl, e ve più efficienza – dinon profit, dice MorFulvio Conti, amministratore delece –. Chi l’ha detto ganti. Iniziativa coraggato di Enel, interverrà all’incontro che, per sua natura, il giosa. Anche considesu “Lavoro e crescita”. Introduce Terzo settore sia più rati i rigidissimi paraBernhard Scholz, presidente della efficiente del sistema metri con cui, oggi più Compagnia delle Opere. Ore 11,15, pubblico? I controlli, di ieri, si dà via libera Sala A3. spesso, non bastano al credito. In questi ca(qui, Poletto rimarca si, le banche dovreb-
Oggi Fornero Bonanni, Conti
scusato per le vacanze ai Caraibi: «Ho sbagliato e di questo mi scuso». Il presidente ha spiegato poi il motivo degli attacchi ricevuti da alcuni quotidiani, in particolare “Repubblica” e “Il Fatto”: «Hanno detto: “bisogna abbattere il governo lombardo perché funziona, perché è retto da un cattolico per di più ciellino”. Ma hanno fallito». Festa chiudendo l’incontro ha voluto ricordare, commosso, il suo amico Antonio Simone, a suo giudizio in carcere ingiustamente. Marco Capizzi
che il neo non sta nella scarsità dei controlli, ma nella loro poca efficacia: «Ci controllano su aspetti secondari e mai sui risultati)». Il vicepresidente dell’Eurocommissione Antonio Tajani elenca infine le tante iniziative che in sede europea inizieranno a favorire un settore in crescita. Nell’Europa a 27, infatti, ben 11 milioni di persone sono coinvolte a vario titolo nella cooperazione sociale, e il fenomeno si sta allargando. Ecco perché l’ultima proposta normativa, di cui lo stesso Tajani è firmatario, procede celermente verso la sua approvazione. «Vi abbiamo incluso – dice – misure per favorire un accesso al credito più immediato, per incentivare la visibilità delle imprese sociali e per migliorare il contesto giuridico che le riguarda». Insieme a queste, sono in cantiere altre iniziative tutte volte a semplificare la strada a una realtà su cui pesano troppi macigni burocraticonormativi. Tajani annuncia che «una nuova riforma delle regole sugli appalti pubblici è già stata discussa sia in consiglio sia in parlamento europeo»; che «90 milioni di euro saranno convogliati a sostegno delle imprese sociali nel Fondo sociale europeo»; che la spinta all’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese italiana può coinvolgere anche quelle che lavorano in ambito sociale. L’ultimo impegno è quello che Tajani si prende assicurando che da marzo 2013 le cose cambieranno: «I ritardi delle amministrazioni pubbliche nei pagamenti alle imprese sociali non saranno più tollerati», dice. Di questa piaga, che in Italia arriva alla cifra spaventosa di 40 miliardi di euro, la cooperazione se ne sobbarca 25. Cristiano Guarneri
ECONOMIA 6
23 agosto
Legnate alla crisi Un io per la riscossa del paese Gli imprenditori dell’arredo sono tornati al Meeting: «Qui c’è voglia di costruire, di creare qualcosa di bello» «Al fondo di ogni discorso si arriva sempre lì: ci alziamo la mattina e dobbiamo veder davanti a noi l’infinito. In questo modo possiamo giocare la nostra responsabilità verso noi stessi, verso i nostri collaboratori, e, come conseguenza, verso i consumatori». Roberto Snaidero, presidente di Federlegnoarredo, con assoluta certezza, riesce a far centrare l’infinito, il filo rosso del Meeting 2012, anche col fare impresa. Ha portato per il secondo anno a Rimini l’associazione di categoria perché qui, dice, ha trovato «l’ambiente ideale per uno sguardo sul futuro per le nostre imprese». «L’anno scorso sono rimasto entusiasta nel vedere una grande voglia di costruire, di creare qualcosa di concreto e di bello», dice Snaidero. E così, ecco di nuovo al Meeting lo stand di Federlegnoarredo e le sue “dodici conversazioni” con imprenditori del settore che stanno raccontando al popolo di Rimini la loro capacità di riscossa. Non stupisce, perciò, che nella prefazione al libro (pubblicato dall’associazione confindustriale per il Meeting 2012) “Fare impresa durante la tempesta”, Snaidero abbia individuato «la chiave di volta fondamentale» dell’economia in questo momento
storico: «In una situazione in cui la fiducia nel futuro vacilla, in cui molte imprese sono messe a dura prova e in cui il lavoro manca, ciò di cui c’è più bisogno è l’io. È la riscossa dell’io la strada maestra per favorire un rilancio del nostro paese, e che può far ripartire un’economia in difficoltà. All’origine di questa riscossa, documentata dalla storia di molte nostre imprese associate (in tutto sono 2.600) – precisa Snaidero nella prefazione – c’è la disponibilità al cambiamento, a ripensare processi, prodotti e strategie, a piegarsi alla realtà e a farsi provocare anche trovando nuovi mercati mai sperimentati». Federlegnoarredo sta ristrutturando i suoi servizi a sostegno dell’internazionalizzazione: «Ad aprile abbiamo aperto un punto operativo a Chicago, presto saremo a Londra, apriremo anche in Cina. Non possiamo perdere tempo, siamo come gazzelle che devono sempre correre perché alle loro spalle ci sono già i leoni». È una corsa per rafforzare il made in Italy: «Nel nostro settore è un plus che nessun altro ha, come documenta ogni anno il Salone del Mobile, per qualità, design e capacità innovativa. Come dimostrerà anche il prossimo Made
Mauro Sarti, 50 anni, imprenditore friulano, al Meeting con il suo tornio da legno
il vicepresidente della commissione Attività produttive alla Camera, Raffaello Vignali: abbiamo bisogno di regolamentare la proprietà intellettuale. Vedo segnali costruttivi anche dai miei colloqui con i cinesi, che stanno comprendendo che se continuano su quella strada si tagliano le gambe da soli. E con i miei colleghi europei stiamo ipotizzando la creazione di barriere che garantiscano sul mercato prodotti in regola con le norme comunitarie. Questo vale per molti settori merceologici, dai divani al comparto luce. Del resto anche i dati dell’import in questi campi parlano chiaro: al 30 giugno scorso, quello dalla Cina nel nostro settore complessivo è diminuito del 10 per cento». Adriano Moraglio
Expo (a ottobre, a Rho Fiera), e, sempre a ottobre, al salone di Mosca al quale porteremo quest’anno il 50 per cento in più di imprese rispetto all’anno scorso». Federlegnoarredo sta sostenendo l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese perché in un mercato nazionale che sta facendo segnare perdite tra il 5 e il 7 per cento rispetto all’anno scorso «la valvola di sfogo è l’estero». Ma non tutto va male in Italia. Per esempio c’è il successo (+15-20 per cento) delle costruzioni in legno, e segnali positivi vengono anche dal comparto dell’arredo-bagno. All’estero vanno bene le cucine e i divani italiani. «Ma c’è un problema di fondo su cui siamo fortemente impegnati – sottolinea Snaidero – la lotta contro chi ci copia. Ne ho parlato con
presso lo stand 04 padiglione B5
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FederlegnoArredo
12 INCONTRI IMPRENDITORI 24
DEL LEGNO ARREDO
La crisi come opportunità Riscoprire i mestieri
Innovazione e ricerca
Fare con le proprie mani IL bisogno di ricominciare
Come esportare il bello
il portale pubblico per cercare e offrire lavoro basta un clic www.cliclavoro.gov.it
GIOVEdì 23 H 12,30 L'export non è solo per i grandi. L'incontro è la migliore strategia Stefano De Colle e Enzo Micali
H 16,00 Essere imprenditore oggi: la scommessa di un io responsabile Ciro Messina e Gian Marco Budri www.federlegnoarredo.it
ECONOMIA 7
23 agosto
Viaggio nel labirinto della crisi L’economista Lombardi (Brookings), ospite oggi: «La Germania ha un progetto di dominio ai danni dei partner europei» Napoletano d’origine, laureato in Bocconi, poi indispensabile per capire la crisi economica e soun dottorato a Oxford. Ha lavorato per il centro stu- ciale in cui ci troviamo. Un forte anelito di verità è di della Banca d’Italia ed è stato membro del comi- indispensabile per capirci qualcosa. Poi temi come tato esecutivo del Fondo Monetario Internazionale. la sussidiarietà e l’educazione, che al Rimini sono Ora è senior fellow del Brookings Institution di di casa, sono fondamentali per ripartire». Washington, uno dei più importanti think tank aIl presidente Monti e il ministro Passera, qui mericani, dove si occupa della crisi europea e dei al Meeting, hanno prospettato una prossima urapporti tra politica ed economia. Ha collaborato scita dalla crisi. Cosa ne pensa? con l’Fmi e la Banca Mondiale per stenderne gli «Sono dichiarazioni che non vedo supportate da statuti di riforma e scrive per il “Financial Times”. dati particolari, né mi sembra che l’Europa si muoQuesta è il curriculum di Dova in questo senso. Credo avesmenico Lombardi, che oggi insero lo scopo di incoraggiare trodurrà l’incontro delle 15 in investimenti e consumi. Non lo sala C1: “Economia globale: «Monti e Passera dicono dico con malizia, fa parte del penalizzazione o valorizzazioche l’uscita è vicina? loro compito». ne dell’Europa?” Uno dei temi caldi di questi Professore, com’è nata l’i- Fanno il loro compito, mesi è l’ipotesi che l’Italia dea di venire al Meeting? chieda ufficialmente aiuti alle ma non vedo dati «Quest’anno ho incontrato istituzioni europee, come sta confortanti. alcuni degli organizzatori a facendo la Spagna. Creda che E se la Merkel Washington. Da lì è nata l’idea arriveremo a questo? di intervenire per parlare della «È una prospettiva reale, ma fa arrabbiare situazione economica europea non imminente. L’Italia può rel’America...» davanti a un pubblico che possistere ancora un po’ di tempo sa ponderare le opinioni di chi alle pressioni del mercato, ma decide l’andamento della crisi. in questa crisi le potenzialità di Così è nata la mia “prima volta” a Rimini». contagio sembrano illimitate. Bisogna vedere cosa Crede che il tema di quest’anno - il rapporto succederà dopo che la Spagna avrà ricevuto gli aiucon l’infinito - abbia un’incidenza su un lavoro ti. C’è un dato chiaro: il Fondo salvastati non dicome il suo, o è un problema astratto? spone di risorse sufficienti per aiutare l’Italia. La «Credo che le implicazioni siano molte, e per ca- media annuale del debito che l’Italia deve riallocapirle è utile conoscere il pensiero di Giussani. Ci so- re si aggira tra i 250 e i 300 miliardi di euro. Le dino dei fili rossi tra il tema del Meeting e quelli di sponibilità complessive del fondo sono di 440 micui parlerò nel mio intervento. Il rapporto con l’in- liardi, compresi quelli già usati per Grecia, Irlanda e finito sottintende una disposizione mentale che è Portogallo. Per l’Italia servirebbe un intervento non
libreria
convenzionale della Bce». non solo economico». Dunque un’ulteriore cessione di sovranità? La Cina è la seconda economia mondiale, po«Sì, sarebbe una doppia cessione. L’Italia ha già trebbe soppiantare gli Stati Uniti? ceduto sovranità accettando di seguire le direttive «Per continuare a crescere deve adottare riforme, arrivate dall’Europa, e l’ha fatto in maniera esem- e la leadership cinese lo sa: l’incognita è quando. plare. Eppure rimane al centro della bufera perché i Gli Usa premono e Pechino frena. Sicuramente è mercati non credono alla forza dell’Europa. La de- necessaria una maggiore integrazione con l’econobolezza non è italiana: è stato fatto tanto e per l’an- mia mondiale: la crescita piatta dell’Ue e quella ano prossimo l’Italia raggiungerà il pareggio del bi- nemica degli Usa non potranno più assorbire tutto lancio. Il problema è europeo, eppure i paesi del l’export cinese. Dovranno aprire alla domanda inNord, guidati dalla Germania, non vogliono inter- terna, per farlo serve un sistema creditizio più effivenire e chiedono all’Italia di assoggettarciente e un welfare che stimoli i consumi». si a interventi invasivi». Anche in America potrebbe camSe a essere messa in dubbio è biare il governo: cosa significhela credibilità europea, ciò dorebbe per noi? vrebbe impensierire anche la «Romney non ha precisato la Germania. Come giudica la sua strategia sulla crisi europea. Merkel? Ci sono settori tecnocratici che «Condanna alcuni paesi sono sempre più insofferenti dell’area euro a un periodo di alla politica tedesca. Se la crisi contrazione o crescita piatta. si intensificasse ci potrebbe esCiò che fino a poco tempo fa sere un intervento diretto, cosa era paventato solo da alcuni eche Obama ha finora evitato conomisti, ora è confermato da ma potrebbe essere costretto a Domenico Lombardi molti dati. L’Italia quest’anno cambiare strategia». perderà il 2,5% del Pil, e l’anJeffrey Sachs, da noi interno prossimo probabilmente sarà ancora negativo, vistato, ha detto che «la crisi colpisce i poveri, se le cose rimangono come sono». non rappresentati dalla politica». È d’accordo? Dopo l’unificazione la Germania ha seguito «È vero che ci sono stati degli interventi asimpolitiche diverse da quelle che sostiene ora. Per- metrici: i grandi banchieri sono stati salvati e la genché ora non è disposta a cedere su nulla? te che ha perso la casa perché non poteva pagare il «Ai tempi l’ha fatto per aiutare un pezzo di Ger- mutuo, e chi seguiva la speranza obamiana è rimamania. In questa crisi sta cedendo a una tentazione sto deluso. Il presidente ha dovuto garantire la staegemonica di rafforzamento rispetto agli altri part- bilità del sistema finanziario». ner europei: c’è in atto un processo geostrategio e Pietro Bongiolatti
Ti aspettiamo al padiglione C5
SCIENZA 8
«Che cosa è l’uomo? Quando è comparso sulla terra? Quando è stato in grado di contemplare l’infinito?». Due grandi studiosi internazionali, Ian Tattersall e William Carroll, han provato a rispondere a questi grandi interrogativi, ieri mattina al Meeting. Tattersall è un antropologo newyorkese di fama internazionale, che ha condotto spedizioni alla ricerca di fossili in tutto il mondo, dal Vietnam al Madagascar. Carroll insegna Storia della scienza all’Università di Oxford. L’incontro ha aperto i due giorni del convegno “Biological Evolution and the Nature of Human Beings”, che si tiene a San Marino, nell’ antico monastero di Santa Chiara. Il dialogo è stato introdotto da Marco Bersanelli, docente di Astrofisica all’Università degli Studi di Milano, che ha chiesto ai due colleghi di partire dal titolo del Meeting, “La natura dell’uomo è rapporto con l’infinito”. Per Tattersall, è stato decisivo lo sviluppo dei processi cognitivi simbolici nell’homo sapiens: «Tutto è iniziato quando l’homo sapiens ha cominciato a mangiare sostanze diverse, e di conseguenza a crescere fisicamente – ha detto il professore – ma le dimensioni della scatola cranica non aumentavano. Mancava ancora un aumento delle capacità cerebrali. Il passo successivo è avvenuto grazie alla creazione di utensili.
23 agosto
Il balzo del simbolo che libera l’uomo Per l’antropologo Tattersall il passaggio della “natura” degli oggetti usati dagli antichi è lo scatto decisivo per l’autocoscienza dell’io
Lo storico Carroll, l’astrofisico Bersanelli e l’antropologo Tattersall durante l’incontro di ieri
All’inizio li produceva solo per la caccia o per altri scopi pratici, ma poi, col raffinarsi delle abilità manuali, è iniziata la produzione di placche e collanine. Questi oggetti erano evidentemente utilizzati con scopo simbolico. Servivano a indicare qualcosa». Per Tattersall,
«la capacità di attribuire a un oggetto lo status di simbolo, ovvero di rivestirlo di un altro significato, è il passo decisivo dell’uomo verso l’avvicinamento alla concezione d’infinito. È da qui che è nato tutto. Da qui si svilupperà il linguaggio, nel quale è il suono a es-
sere veicolo di un significato. Dal linguaggio si svilupperà poi la coscienza e la civiltà». Nel momento in cui l’uomo smette di vedere la realtà come fine a se stessa, si spalanca davanti a lui un altro mondo. Tutta la realtà diventa segno. E si genera
nell’uomo la concezione di infinito. Con la quale nasce un rapporto. Anche William Carroll si confronta col tema del Meeting; il punto chiave del suo intervento è la distinzione tra evoluzione e creazione: «L’evoluzionismo non esclude la possibilità della creazione: la biologia evoluzionista parla solo di mutazioni e di cambiamenti, non di come possa esistere qualcosa al di là del nulla. Io concepisco la teoria della creazione secondo quanto dicono i testi di Tommaso D’Aquino, che ho studiato a lungo; non è un evento iniziale, che poi si è nascosto per il resto della storia, ma è un rapporto di dipendenza completa. Dio non serve a tappare le falle della scienza, è la causa continua della realtà delle cose». «È la coscienza di essere stati creati a renderci uomini – dice Carroll –, è la coscienza che Dio è la causa continua della realtà delle cose». Bersanelli, riassumendo gli studi dei due professori ne evidenzia il legame con le parole di don Giussani e li illumina di una nuova luce: «Il cosmo raggiunge il suo acme nell’autocoscienza. Ciascuno di noi è autocoscienza del cosmo. Di nuovo, tutto si gioca nell’io: se l’io è l’autocoscienza del cosmo, il delitto più grande che l’uomo può commettere è non conoscere se stesso». Alberto Castagna
SCIENZA 9
23 agosto
L’elettricista dello spazio I 174 giorni in orbita dell’astronauta italiano Paolo Nespoli. E quella«bellezza inusuale» delle sue foto della Terra Per realizzare il proprio sogno, secondo Paolo Nespoli, servono cinque cose: passione, coraggio, decisione, perseveranza, gusto della sfida. Lui, un sogno, ce l’ha sempre avuto da quando assistette allo sbarco sulla luna: volare tra le stelle. Ha iniziato a realizzarlo nel 1998, quando è stato selezionato dall’Esa, l’Agenzia spaziale europea. La prima missione, per l’astronauta di Verano Brianza, è arrivata nel 2007: due settimane a bordo della stazione spaziale internazionale. Ci sarebbe tornato tre anni dopo, per stare molto di più: sei mesi di missione di ricerca scientifica e tecnologica, dal dicembre 2010 al maggio 2011. Con 174 giorni di spazio all’attivo, Nespoli si ritiene «fortunato, perché ho realizzato il mio sogno. E per fare questo serve la passione: non fermatevi a fare ciò che non vi interessa, fate quello che vi appassiona», dice ai giovani in sala. Per raccontare i suoi giorni in orbita, Nespoli ha usato le fotografie che ha scattato alla Terra dalla stazione spaziale. Sono immagini che hanno commosso il pubblico per la loro «bellezza non usuale», come ricordato nell’introduzione dall’astrofisico Marco Bersanelli. È il fascino che ha segnato la vita dell’astronauta italiano, che abbiamo intervistato al termine dell’incontro. Il titolo del Meeting è “La natura dell’uomo è rapporto con l’infinito”. Cosa vuol dire entrare in rapporto con l’infinito per
Paolo Nespoli, astronauta, detiene il record italiano di giorni trascorsi nello spazio. Paracadutista nell’esercito, si è in seguito laureato in Ingegneria aerospaziale al Politecnico della New York University. Ha compiuto due missioni presso la stazione spaziale internazionale. La prima, nel 2007, è durata due settimane. La seconda, a fine 2010, l’ha tenuto sei mesi a condurre ricerche in orbita
un astronauta come lei? «Il mio mestiere ti porta naturalmente ad essere curioso, a voler imparare. Ti porta, in un certo senso, a non voler accettare l’infinito così com’è, perché l’infinito è quello che non conosciamo. E quindi nella vita di tutti i giorni cerchi di fare di più, di conoscere di più. Ma, a un certo punto, ti rendi conto che siamo noi ad essere finiti di fronte a quello che cerchiamo, mentre quello che abbiamo da conoscere, tutt’attorno, è
infinito. Perciò, da un lato c’è la spinta a conoscere, dall’altro la consapevolezza che conosciamo poco e siamo poco». Vivendo per mesi nello spazio è difficile che non sorgano delle domande sull’origine dell’universo e degli astri che ci si trova attorno. Guardando dalla stazione orbitante, si è dato qualche risposta? «È difficile. Alla fine noi andiamo in orbita a lavorare: io mi ritengo un “elettricista spaziale”,
«Il mio mestiere ti porta naturalmente a essere curioso, a voler imparare. Ti porta, in un certo senso, a non accettare l’infinito per come lo conosci»
mentre queste sono domande che bisognerebbe porre a teologi e filosofi. Noi astronauti rispondiamo male perché, in fondo, siamo lì nello spazio con i paraocchi, concentrati sul lavoro da fare. In effetti, però, quando ti trovi di fronte la Terra così piccola e vedi le stelle e questo universo intorno a te, vivi un’intenso rapporto con l’infinito, desiderando conoscerlo ogni giorno di più». La vostra squadra era nello spazio per lavoro. Ma come sono cambiati i rapporti tra voi sei nei mesi passati insieme in orbita? «Il rapporto, in realtà, inizia già durante l’addestramento, ed è lì che inizi a conoscere gli altri. Ma poi, nello spazio, diventa molto più bello e molto più interessante, perché se da un lato è un rapporto forzato dal lavoro, dall’altro lato diventi amico e complice, provi le stesse sensazioni, vivi e partecipi con loro di ciò che vedi». Giacomo Moccetti
Birthe Bringsted Lejeune, vedova del genetista francese che ha scoperto la causa della sindrome di Down, insieme con un bimbo al termine dell’incontro al Meeting
«Mio marito quasi beato per aver aiutato i Down» La vedova Lejeune inaugura la mostra. Il fisiologo Soave: «Non siamo definiti dai nostri geni ma dalla nostra vita» «Perché hanno attaccato mio marito? È la ne”, tenutosi ieri pomeriggio. Con lui mavolontà di Dio, è il mistero che esiste e che dame Lejeune e Carlo Soave, curatore della non possiamo spiegare», dice Birthe Bringmostra sul genetista allestita al Meeting in sted Lejeune, vedova del genetista francese piazza A1. «La vita di Lejeune è stata una che ha scoperto il cromosoma della sindrorisposta a questa domanda: “Che cos’è l’uome di Down. Emarginato dalla comunità mo perché te ne curi?” L’uomo è una persoscientifica per la sua difesa della vita, pona» ha detto Soave, docente di Fisiologia trebbe diventare presto vegetale all’Università debeato (la sua causa di beagli Studi di Milano. A setificazione è stata aperta il Il ricercatore Strippoli: guito del dilagare dell’a28 giugno 2007 dall’arciborto dei bambini affetti da «Stavo vescovo di Parigi). La coltrisomia 21 (il 95 per cento pa di Jérôme Lejeune, sedelle donne che sa di aspetper abbandonare condo i suoi colleghi, è tare un figlio Down decide le ricerche stata dedicarsi alla cura e di abortire), la ricerca su alla tutela dei bambini afquesta malattia genetica asulla trisomia 21 fetti da trisomia 21, negli veva subito un forte rallenma in Francia anni in cui si apriva la tamento. «Un ricercatore è ho cambiato idea» ottimista perché sa che ci strada dell’aborto terapeutico. «Eliminare la popolasarà una risposta e perché è zione malata non è una riin sintonia con la realtà. sposta medica» ha detto Jean-Marie Le L’uomo infatti è stato creato a immagine e Méné, presidente della Fondazione Jérôme somiglianza del suo creatore. – continua Lejeune, durante l’incontro “Che cos’è Soave – Noi non siamo definiti dai nostri l’uomo perché te ne ricordi? Genetica e nageni, siamo definiti dalla nostra vita, perché tura umana nello sguardo di Jérôme Lejeusiamo unici e irripetibili».
Ma c’è chi continua a credere nella ricerca sulla sindrome di Down. Si chiama Pierluigi Strippoli, ha 48 anni e fa ricerca all’Università degli Studi di Bologna. Come lui sono pochi altri che si occupano principalmente della trisomia 21. Qualche tempo fa stava per smettere per mancanza di fondi, ma poi, l’anno scorso, ha incontrato la vedova Lejeune e la Fondazione: «Penso che tutto quello che mi è accaduto nell’ultimo anno sia fortemente collegato alla causa di beatificazione di Lejeune. – spiega Strippoli – L’anno scorso, a Parigi, ho visitato la sua tomba, ho incontrato la sua famiglia e conosciuto l’attività della Fondazione. Sono tornato in Italia molto motivato e di colpo si sono verificate una serie di circostan-
ze favorevoli per rilanciare la mia ricerca che stava chiudendo». Strippoli precisa alcuni dettagli: «La sindrome di Down è meno grave di quello che comunemente si ritiene, questi bambini riescono a raggiungere un buon grado di autonomia e generano un clima affettivo superiore a quello dei bambini “normali”. Perché questo accada è un mistero». Tanti buoni motivi per riprendere in mano le indicazioni lasciate da Jérôme, che purtroppo non riuscì a trovare la cura per questa malattia. «Ha lasciato essenzialmente tre spunti. Il primo è che si può trovare una cura e che noi partiamo da questa ipotesi positiva. Il secondo è l’uso degli strumenti della genetica per studiare i meccanismi in questione. Noi abbiamo usato la bioinformatica, che Lejeune non aveva a disposizione, per studiare nel dettaglio questi cromosomi. Il terzo è stare tanto con i pazienti e in questo sono stato spronato da madame Lejeune». Per Strippoli «tentare di proseguire il lavoro fatto da Lejeune, nel quale fede e scienza erano così unite, è per me una grazia». Benedetta Consonni
www.provincia.roma.it
Stand istituzionale PAD C5 Tutti i giorni dalle 12 alle 15 e dalle 18 alle 21 degustazione gratuita dei prodotti tipici del territorio
LA STORIA 11
23 agosto
I fili nascosti di fratel Ettore Tra Mistero e miracolo, le storie dei “figli” salvati dal gigante della carità. Saranno loro, stasera e domani, a muovere le marionette di uno straordinario spettacolo che racconta i primi tempi dell’Opera alla Centrale di Milano «Dopo aver visto uno spettacolo di marionette della Compagnia Colla abbiamo pensato che lo strumento del teatro delle marionette, così umile, artigianale, fatto solo di legno e fili, denso di poesia e di colore, potesse essere il più adeguato per raccontare le gesta di fratel Ettore e dei suoi amici». Sorella Teresa Marino, già collaboratrice del gigante della carità e attuale responsabile dell’opera “Fratel Ettore” non si è pentita della scelta. Anzi, la motiva ulteriormente: «Il teatro è un luogo dove le persone che, per varie ragioni, hanno toccato il fondo della disperazione e si sentono oppresse dalla vita — come accade a quelle ospitate nei nostri rifugi dell’“Opera Fratel Ettore” — possono sperimentarsi, imparare, ritrovare fiducia in loro stesse e anche avere soddisfazioni. Quest’esperienza ce lo ha dimostrato: davvero il teatro, unito alla preghiera, è uno strumento potente». Stasera e domani, venerdì 24, ci sarà occasione per verificarlo qui al Meeting; l’appuntamento, per entrambe le serate, è alle 19.45 al Teatro D2 Frecciarossa 1000. Le marionette sono sette e in scena daranno vita a una giornata-tipo dei primi tempi dell’Opera in Stazione Centrale. Ci sono fratel Ettore, Sabatino ed Enrica, suoi primi collaboratori ed altri personaggi emblematici della sua storia, non ultimo il cane Sansone. Di Sabatino Ieufuniello, già Servo di Dio e con il processo diocesano di beatificazione in corso, quest'anno ricorre il trentesimo dalla morte; di fratel Ettore si festeggia l’ottavo anniversario della sua salita al cielo proprio in questi giorni di Meeting. “Casa Betania” a Seveso è stata tutta coinvolta nella definizione e nell’allestimento di questo evento, che è riduttivo definire spettacolo, in quanto è un reale “fare memoria” di ciò che ha impresso un cambiamento positivo nella vita dei suoi sessanta abitanti. Per cui se le marionette ci parlano dei personaggi “di allora”, chi le ha preparate e chi le manovra ci parla dell’“adesso” dell’Opera. «Tourè è un senegalese fiero e altruista, nonostante il passato burrascoso – racconta sorella Teresa - Si stava allenando con la marionetta di fratel Ettore a mimare la pulizia delle piaghe di un malato. I gesti che dava al personaggio erano bruschi, decisi. Gli abbiamo chiesto se non era il caso di usare più delicatezza, ma lui ci ha spiegato che è così che si fa: “In questo modo pulivo il signor Angelo”. Il defunto signor Angelo era l’anziano ospite senza memoria di cui Tourè si occupava giorno e notte, tenendoselo sempre accanto, come un caro amico o un parente». V. ha le gambe rovinate dalla poliomelite, potrebbe ancora camminare ma ha deciso, per pigrizia o per rabbia, di non alzarsi più dalla sedia a rotelle. Durante le prove ha dichiarato a tutti, come se fosse normale, che non aveva problemi a stare in piedi e a muoversi senza carrozzina
Qui sopra e a sinistra, due manovratori delle marionette (foto al centro). A lato, “Casa Betania” di Seveso dove l’evento è stato curato e allestito
Suor Teresa racconta: «Il teatro è un luogo in cui le persone che hanno toccato il fondo della disperazione possono rimettersi in gioco, imparare, ritrovare fiducia» per arrivare alle corde dei fondali. M. ogni tanto si perde nelle sue elucubrazioni e si chiude nelle sue paure. Si è rotta un braccio e ha deciso che scendere in teatro sarebbe stato troppo pericoloso, visto il periodo poco propizio. «Poi, un giorno, senza che le avessimo chiesto
niente, ci dice che è stata autorizzata “da Dio in persona” a tornare a lavorare con noi, perché così smetteva per un po’ di tempo di pensare. E questo, certamente, le avrebbe fatto bene». C’è poi Abdul, detto “il maestro” per l'abilità innata nel muovere la
marionetta; Romeo, portato per le arti visive, in particolare pittura e illuminotecnica; Viorel, ha affrontato un lungo viaggio dalla Romania per lavorare con “Le marionette della Misericordia”; Vittoria, la sua formidabile memoria è al servizio della regia; Vittorio, la caparbietà è
la sua dote, con l'allenamento presto raggiungerà l'abilità del maestro; Emilio, il terzo manovratore, è l'ultimo arrivato ma ha imparato veloce. A coordinare il tutto c’è Emanuele Fant, coreografo, regista, drammaturgo, già collaboratore di fratel Ettore ed ora tornato per occuparsi dell’evento che lo renderà a tutti nuovamente presente; è colui al quale si deve l’idea dello spettacolo e la sua messa in scena. Alla domanda se anche lui vive in comunità risponde ridendo: «Un po’ dentro e un po’ fuori». Infatti, la preparazione dello spettacolo lo ha impegnato per due anni, il primo dei quali passato nell’allestimento di un laboratorio teatrale per gli ospiti di Casa Betania. Aida Salanti
«È un’avventura che va oltre il sipario» Il grande marionettista Eugenio Monti Colla alla prova generale. Ne è uscito entusiasta Il 18 agosto, nel Teatro della Misericordia di Seveso ha avuto luogo la prova aperta dello spettacolo “Ettore dei Poveri” che nella sua preparazione ha potuto contare sull’aiuto e sulla supervisione della “Compagnia Colla” di Milano. La Compagnia Marionettistica Carlo Colla e Figli vanta quasi 300 anni di attività nel campo del teatro di figura ed i suoi spettacoli, proposti in Italia e all’estero, si rifanno ad un repertorio che spazia dall'opera lirica al balletto, dal romanzo storico e popolare alla fiaba, alla zarzuela e all'azione coreografica. L'attività dell'Associazione Grupporiani, che gestisce la Compagnia, non si limita alla rappresentazione degli spettacoli ma si occupa della promozione del teatro di figura, proponendo mostre, seminari, pubblicazioni, corsi di formazione. Eugenio Monti Colla ha partecipato alla prova e la lettera che ha inviato a sorella Teresa fa capire che ci troviamo davanti ad una grande lezione di teatro e di vita. Una testimonianza che merita di essere proposta integralmente. “Certo era necessaria la favilla, sopita ma mai estinta, del Sacro fuoco dell’Arte che arde nel petto di suor Teresa e di Emanuele per far divampare cotanto incendio, che ha anche restituito grande dignità alla marionetta come mezzo di comunicazione, rinnovando, così, l’antica tradizione che vedeva questi attori di legno come testimoni e cronisti di quanto avveniva. E il miracolo si è compiuto. Era come se, quale eco lontana, risuonassero ancora nell’aria le parole “Alzati e cammina!”. Quei
Una scena dello spettacolo
bravi nuovi Demiurghi, superata ogni realtà umana, in rigoroso abito di scena, davano vita a diafane creature, bellissime nella loro essenza lignea, che si muovevano con precisione ed eleganza, lente quanto solenni, per raccontare l’umana avventura, appassionata e sconvolgente, di fratel Ettore. Le loro ombre che, spesso, apparivano sulle pareti della sala contribuivano ad interpretare quell’antico rito che si rinnova ad ogni alzata di sipario. E quanta cultura nel gioco drammaturgico che nulla concedeva ad estetismi e a contorcimenti intellettuali e parimenti rifuggiva da ogni parvenza di predica o di indottrinamento. Lineare, appassionata, profonda ed emozionante, l’azione riportava sulla scena i “topoi” della Sacra Rappresentazione Medievale (la presenza del-
la statua della Vergine e del suo doppio in veste quasi fabulistica sul palcoscenico) e quelli della agiografia dei Santi tanto frequentata dalla tradizione marionettistica dell’Ottocento e del primo Novecento. E accanto all’uso delle macchinerie del teatro barocco si allineavano elementi scenici di matrice espressionista mescolate a forme del teatro borghese di Bertolazzi (una lunga fila di letti con le teste degli ospiti che uscivano dalle coperte e si offrivano alla vista degli spettatori), all’utilizzo delle ombre, delle sagome in movimento o immobilizzate nel rispetto dei personaggi rappresentati. Persino gli stessi protagonisti (fratel Ettore, Sabatino, Enrica e il cane Sansone) assumevano poeticamente una funzione drammaturgica che invitava alla tenerezza, come se si trattasse di novelle “Maschere” della Commedia dell’Arte, quando, dal mondo epico (quale miglior cavaliere errante di Fratel Ettore?), si rifugiavano nell’intimità di un mondo “ a quattro”. Come dimenticare, infine, lo strepitoso succedersi del fuoco e della pioggia dove il teatro del simbolo e della metafora coinvolgevano lo spettatore, lo squassavano e lo trascinavano ad interagire emozionalmente con la pienezza di quella rivisitazione scenica e l’umiltà dei suoi interpreti. Grandi applausi di riconoscenza, di affetto, di gratitudine e di ammirazione per tutti i protagonisti di questa umana avventura che continua anche dopo il calar del sipario. E contentezza per essere stati piccoli granelli di sabbia in quel gran deserto. Eugenio Monti Colla
CULTURA 13
23 agosto
Anche il potere ha bisogno d’infinito All’incontro sull’Editto di Costantino (313 d.C.) padre Braschi ribalta la prospettiva del rapporto tra stati e religioni: «Fu il cristianesimo a restituire centralità umana a chi governa»
Oggi GKC
UBALDO CASOTTO La libertà religiosa ha (quasi) 1.700 anni e non li porta troppo bene. La semplificazione giornalistica non rende ragione della ricchezza dell’incontro “Verso il XVII centenario dell’Editto di Milano” cui hanno partecipato due docenti dell’Università Cattolica, lo storico Alfredo Valvo e Giorgio Feliciani (Diritto canonico), il direttore della Biblioteca Ambrosiana Francesco Braschi e quello dell’“Osservatore Romano”, Giovanni Maria Vian, autore di un saggio sulla “Falsa donazione di Costantino” che il moderatore, don Stefano Alberto, ha consigliato come lettura ai presenti. La semplificazione giornalistica, però, è giustificata dalle numerose “ombre” - come le ha definite Alberto - emerse soprattutto dall’intervento di Feliciani che, dopo aver riconosciuto la presenza del diritto alla libertà religiosa in quasi tutte le legislazioni - ha elencato una serie impressionante di sue violazioni. Non solo quelle più note, paradossalmente conseguenza di cadute violente di regimi dittatoriali, come per i cristiani in Iraq e i copti in Egitto. Oppure la scelta di scaricare l’odio etnico, anche quando la matrice dello scontro non è di natura religiosa, sugli edifici del culto come in Kosovo, o di indirizzare la furia terroristica sui fedeli durante la pratica del culto come in Nigeria. Feliciani ha voluto, prendendo a testimone un giurista laico come Margiotta Broglio, presentare le limitazioni, a volte gravi, alla libera espressione della fede religiosa nel democratico Occidente. Il presidente del Comitato giuridico dell’Unesco ha richiamato l’Unione europea a vigilare «affinché una insensata concezione della indispensabile laicità dell’Unione non si trasformi in una vera e propria delegittimazione del fatto religioso», che già si manifesta con particolare aggressività nei confronti del cristia-
Al Meeting sono un piccolo esercito ed è facile ipotizzare che i fans di Chesterton affolleranno l’Eni Caffè Letterario D5. A “Riscoprire GKC”, nel secondo tra gli appuntamenti delle 19, Ubaldo Casotto, giornalista e scrittore (e in questi giorni “firma” del nostro quotidiano) e autore di saggio “GKC - L’enigma e la chiave” (Lindau). Con lui l’editore Paolo Morganti (“Il ritorno di don Chisciotte”) e la traduttrice Annalisa Teggi.
I relatori dell’incontro dedicato al prossimo anniversario dell’Editto di Costantino
nesimo. Un esempio? Un’agenda della Commissione europea che si dimentica di segnalare il Natale tra le festività. Un altro? La condanna di un’infermiera inglese che si è permessa di dire a un malato: «Pregherò per lei». E via elencando sino a delineare il tentativo di emarginare nel privato, escludendone un’incidenza nel dibattito pubblico, il fatto religioso, riconoscendone la sua dimensione personale ma limitando ogni sua espressione comunitaria come confessione religiosa, che gli è invece connaturale. Che cosa c’entri l’imperatore Costantino con il sindaco Pisapia - in entrambi i casi Milano è il luogo del “delitto” che intima alla Curia milanese di non occuparsi delle unioni gay ha iniziato a spiegarlo il professor Valvo, che ha inquadrato storicamente il periodo di persecuzioni del IV secolo (Diocleziano) su cui intervenne l’Editto di Milano (313). L’ha fatto portando in primo piano l’ambiguità della figura e della politica di Costantino, epperò segnalandone la grandezza e l’importanza, la sua preoccupazione politica per la solidità dell’impero per la “romanità” della tradizione religiosa e civile e nello stesso
«Siamo tutti passeggeri della stessa nave, la salvezza della nave è la salvezza di tutti. Ognuno ha la sua cabina, la sua identità, ma ci possiamo incontrare nelle sale e sui pontili». Abdel-Fattah Hassan, docente di Letteratura Italiana alla Ain Shams University del Cairo usa la metafora della navigazione per introdurre l’incontro “Educazione, identità, dialogo”, che l’ha affiancato ieri a Ignacio Carbajosa Pérez, docente di Antico Testamento e Alon Goshen-Gottstein, direttore dell’Elijah Interfaith Institute. Dalle cabine di questa nave molti passeggeri sono usciti: quelli che alle 11.15 si sono incontrati nella sala C1 e che, al termine dell’incontro, sono stati invitati da Gottstein a cantare una preghiera ebraica: «Dove sei?» dice Dio, «sono qui» risponde l’uomo. Hanno cantato tutti: il rabbino, che intonava meravigliosamente la voce di Dio, il prete e l’imam, che insieme al pubblico rispondevano in coro. Uscire dalla propria cabina e piantare i piedi sul pontile incrociando i passi altrui non significa compromettere la propria identità, ma rafforzarla. Questo il filo rosso che ha indirizzato gli interventi dei tre relatori. Lunga e veloce la cavalcata di Gottstein, che ha illustrato in un inglese fulmineo, mettendo alla prova la prontezza della traduttrice, cinque diversi modelli
tempo il suo essere stato personalmente colpito dal cristianesimo (anche se riceverà il battesimo solo in punto di morte); senza nascondere queste ambiguità, Valvo ha attribuito a Costantino «il provvedimento più aperto e rispettoso della libertà religiosa» che ha riconosciuto la libertà di culto per i cristiani e per tutti gli abitanti dell’impero, aprendo, «uno sguardo completamente nuovo sul rapporto uomo-Dio». Con singolare apertura di orizzonte, mentre tutti ci si concentra su quello che Costantino ha donato ai cristiani, padre Braschi - che sta traducendo in russo l’opera omnia di Ambrogio - ha spiegato, proprio a partire dalla lettura non proprio lusinghiera che questi fece della politica costantiniana, quello che il cristianesimo ha donato a Costantino, all’imperatore, al potere politico di ogni tempo: gli ha restituito la sua centralità di essere umano. Ricordando che «l’imperatore è figlio della Chiesa, dentro la Chiesa, e non sopra la Chiesa», dopo aver rifiutato a un suo successore, in qualità di uomo di legge, la confisca di basiliche cristiane per consegnarle agli ariani («All’imperatore spettano i palazzi, al vescovo le
chiese. A te è stato affidato il diritto sugli edifici pubblici, non su quello sacri». L’imperatore ha ordinato: «Devo anch’io avere una basilica». Rispondo: «Non ti è lecito averla…») ha privato di legittimità ogni potere assoluto. «Ha ridato – ha detto Braschi – anche a chi detiene il potere politico una possibilità di redenzione, pur nel rispetto delle sue prerogative e delle sue responsabilità, la possibilità di amare Cristo e di lasciarsi amare da lui. Il potere ha bisogno di qualcuno che gli ricordi che è fatto per l’infinito». Vian, ripercorrendo la storia della personalità e della politica di Costantino, ne ha sottolineato ancora una volta l’ambiguità («oggi si parlerebbe di politica bipartisan») e la sua contemporanea grandezza, ha definito un «azzardo» coraggioso la sua scommessa sul cristianesimo e ha ripercorso in modo affascinante la storiografia su di lui nei secoli che ci dividono dall’editto, mostrando come gli storici dentro e fuori la Chiesa si siano subito divisi nelle interpretazioni. Sino al secolo scorso, quando due grandi teologi, entrambi cardinali, entrambi francesi, scrissero ancora una volta giu-
Il rabbino canta da Dio: «Dove sei, uomo?» Grande dialogo tra Abdel-Fattah, Perez e Goshen-Gottsteing, che chiude invitando tutti a intonare una preghiera ebraica di approccio al tema dell’identità, affrontando per ciascuno le tematiche trasversali del dialogo, dell’educazione e dell’amicizia: dalla differenza come potenziale fonte di violenza al riconoscimento che l’altro, immagine di Dio, può insegnarmi qualcosa su Dio stesso. A fare da sottofondo a ciascuna interpretazione la coscienza che l’altro, in quanto essere umano, ha valore. Le religioni, ha concluso, non coincidono con alcun modello, ma ne riuniscono diversi aspetti: «Il dialogo tra religioni ci aiuta a costruire le nostre identità per arrivare al fondo di quella identità suprema che proviene da Dio». A seguire, Perez ha presentato la figura di Abra-
mo come punto di svolta da un politeismo irragionevole ad una religiosità sensata. Questo passo, ha detto, «non è stato possibile attraverso un’astrazione o una ricerca, ma tramite una rivelazione. Lo scontro tra religioni nasce perché vengono sostenute rivelazioni diverse». Qual è dunque la vera natura della religione? L’allargamento della ragione, ha continuato, che la rivelazione cristiana ha provocato ha retto perfino di fronte alla cultura greca: «Nell’esperienza cristiana sono impegnate l’autocoscienza e la capacità critica. Il Papa insiste costantemente sul fatto che il cristianesimo ha allargato la ragione». Perez ha riproposto un paragone tra la nostra mentalità e quella
dizi contrastanti. Congar lo criticò, Danielou lo difese, con una affermazione sorprendente: gli ostacoli sociali e civili per chi voleva aderire alla nuova fede frenavano molti, e il cristianesimo rischiò di restare una religione di élite; rimuovendo quegli ostacoli, la conversione di Costantino ha reso il cristianesimo accessibile ai poveri, non nel senso economico del termine, ma nel senso che l’ha reso accessibile all’immenso popolo, ha permesso al cristianesimo di perfezionarsi nella sua natura di popolo. E, riprendendo la «raffinatissima relazione di padre Braschi su Ambrogio», Vian ha concluso spiegando che dopo questo “santo” (tale è considerato dagli ortodossi) e poveraccio è possibile relativizzare qualsiasi potere. Come, d’altronde, ben intuì un giovane teologo cinquant’anni fa quando esplicitò tutta la sua opposizione a ogni assolutizzazione politica del cristianesimo, parlando della «forza rivoluzionaria della fede che relativizza tutte le realtà immanenti al mondo, rimandando e indicando all’unico Dio». Quel teologo si chiamava Joseph Ratzinger. Oggi si chiama Benedetto XVI, e non ha cambiato idea.
politeistica: anche noi oggi cerchiamo di frammentare l’assoluto in una miriade di dei, allo scopo di controllarlo e fare della realtà qualcosa di prevedibile. «La sfida del Cristianesimo – ha concluso – è allargare la ragione per abbracciare la realtà secondo la totalità dei suoi fattori, fino al culmine: riconoscere il mistero presente. Dio ha scelto Abramo per salvare gli uomini che navigavano nella dimenticanza. Le altre religioni sono interpretazioni del mistero». Hassan ha conquistato il pubblico, e in particolare il collega ebreo, usando immagini che rivelano la necessaria complementarietà tra l’io e l’altro nella definizione dell’identità: oltre a quella che ci vede tutti passeggeri di un’unica nave, la terra, la similitudine che paragona l’uomo a un uccello: «Le due ali, che gli permettono di volare, sono la propria identità e l’apertura all’altro. Se se ne spezza una, l’uccello non può più volare». Bisogna educare le future generazioni, ha concluso, a non generalizzare e a “schiodarsi” dai pregiudizi: «Io sono un imam, predico in moschea ogni venerdì da più di vent’anni e insegno l’arabo ai preti cristiani. Bisogna partire da un riconoscimento rispettoso dell’altro. Solo così nasce non un dialogo formale ma una vera amicizia». Laura Bertoli
PERSONAGGI 14
23 agosto
Da “Chi l’ha visto?” a «Ora ho visto!» A Rimini per un servizio, la conduttrice di “Missing People Albania” scopre il Meeting. «Ho incontrato una vita nuova. Ora la porto con me» «Al Meeting ho scoperto una nuova “filosofia di vita” che porto a casa con me». Aida Shtino è una giornalista ed è abituata alle scoperte, dato che da sette anni conduce “Missing People Albania”, il “Chi l’ha visto?” della tv albanese. Aida, di origine musulmana, è arrivata a Rimini con l’incarico di realizzare un reportage sulla mostra “Albania, Athleta Christi” (vedi il “Quotidiano Meeting” di ieri a pagina 7); l’ha visitata come migliaia di altre persone in questi giorni, ne è rimasta molto colpita ma soprattutto è stata affascinata dal Meeting. Risultato: vuole raccontare a colleghi e amici quello che ha visto. «Della mostra mi ha parlato inizialmente Majlinda Sota, un’amica di Pavia che ora vive in Italia e che ha collaborato alla sua realizzazione. Pensavo di limitarmi al mio reportage, un servizio come tanti altri...». Ma...? «Ovviamente non avevo la minima idea di che cosa fosse il Meeting. Nemmeno sapevo che esistesse. Arrivando qui mi sono imbattuta in quello che chiamerei un “pellegrinaggio di informazioni” e sono rimasta impressionata soprattutto dal grandissimo nu-
Piazza C5
Nella mostra uno spettacolo All’interno della mostra “Albania, Athleta Christi”, un quadro teatrale messo in scena da attori professionisti racconta il martirio del clero albanese durante la dittatura comunista. Rappresentazioni ogni giorno alle ore 11,30; 14,30; 16,00 e 18,00.
mero di volontari. Anche la nostra trasmissione in Albania può contare sull’aiuto di molti amici che lavorano gratuitamente, però qui si vedono persone davvero contente. Viene proprio da chiedersi che cosa li tenga insieme. Credo che davvero la risposta consista in quanto dice il titolo del Meeting: l’uomo è rapporto con l’infinito. Certo è che, guardando i volti di tanti volontari, ho capito quello che diceva ieri Javier Prades». Qual è il suo giudizio sulla mostra?
«Mi aspettavo una esposizione simile a quelle dei musei, qualcosa che raccontasse il passato del mio paese. Invece questa mostra interroga le persone. E rappresenta bene anche il presente dell’Albania, perché da quindici anni, da quando è caduto il regime comunista, siamo un popolo in ricerca. Per questo è interessante riscoprire le nostre radici cristiane che pochissimi conoscono. E poi ci sono i cinque curatori: le loro storie mi hanno davvero colpito». Per quale motivo? «Teodor e gli altri hanno lasciato l’Albania quando erano bambini. Crescendo qui da voi si sono “italianizzati” e questo è stato un bene. Incontrando la cultura italiana — che è cattolica — hanno trovato risposte per la loro vita e ora che “sanno chi sono” possono anche guardarsi indietro per scoprire da dove vengono. La ricerca storica sottesa alla mostra è importantissima perché documenta tante omissioni del regime, ad esempio i martiri cristiani, molti dei quali morti fucilati». Che cosa riporta con sé in Albania dopo questa esperienza al Meeting?
Aida Shtino, nell’immagine ufficiale del programma che conduce
«Qui ho trovato una passione per la vita, una nuova “filosofia” che mi interessa anche per il mio lavoro. Con “Missing People” cerchiamo di mettere in risalto le esigenze e le sofferenze delle persone semplici, dando voce a tutti cerchiamo in qualche modo di fare da tramite tra il popolo e lo stato. Per me è una missione, sin da quando la prima volta mi sono scontrata col dolore di una madre che aveva smarrito il figlio: anch’io ero appena diventata mamma... Allora ho deciso che avrei fatto di tutto per aiutare le persone
con questi problemi. Il Signore mi ha aiutato e abbiamo ritrovato quel ragazzo; per me è stato il segno evidente che dovevo andare avanti. Il lavoro è molto duro anche a livello emotivo, però in questi anni abbiamo riportato a casa 1500 persone, e la gioia di queste famiglie è la gratificazione più grande. È una soddisfazione che non ti fa sentire la stanchezza. Al Meeting ho trovato la stessa forza vitale; torno a casa colma di gioia, desiderosa di raccontare a tutti quello che ho incontrato». Giovanni Naccarella
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PERSONAGGI 15
23 agosto
«Se sono lì, Lui sa perché» Molti fuggono. Ma Rony resta in Libano: «Si nasce in un luogo non per caso ma per un compito». E per un’amicizia Occhi profondi, fede al dito e pronuncia perfetta. Difficile accorgersi che non è italiano. Rony Rameh è libanese, è cristiano, vive a 23 chilometri da Beirut. Due figli, Francesco (17 anni) e Marcello (12), e una moglie che lo aspettano a casa. È atterrato ieri proprio dal Libano. Un paese su cui, ancora una volta, si riflettono i problemi e le tensioni dell’ingombrante vicino, la Siria. La crisi di Damasco si sta “espandendo”, se così si può dire. E il Libano è lì, fragile come sempre. In tanti chiedono a Rony di descrivere la situazione. «A questa domanda mio figlio risponde sempre: “Difficile!”. Sì, molto difficile. Si sopravvive, però l’economia sta soffrendo, gli stipendi si sono alzati, ma con essi anche i prezzi; di turisti non ce ne sono più». Rony lavora come logista per Avsi: si occupa di sicurezza, trasporti, traduzioni, un po’ di tutto. Il suo è un osservatorio privilegiato per capire il paese. Dice: «Nel 2006, a causa della guerra, molte strutture sono entrate in crisi di personale. Lavoravo alla Caritas libanese e ho detto sì a una proposta di Avsi. Ho accettato anche per il bene che voglio al Movimento: per me è importante lavorare con loro. Le difficoltà non mancano, ma come dappertutto!».
Coro russo in città
Momenti commoventi a Rimini per il coro di San Pietroburgo, accolto prima dalla comunità ortodossa e poi dal vescovo Lambiasi in Duomo dopo una processione cantata con i vessilli ortodossi e l’esposizione delle reliquie dei santi riminesi. Il gesto ha coinvolto non solo la commissione ecumenica della diocesi ma anche molti amici e curiosi che, recatisi poi in Fiera, hanno seguito l’esibizione del coro. Rony Rameh: «I miei amici sono un tesoro grande, che non si può valutare»
Racconta di ingegneri, di agronomi, di persone che vanno a visitare la sede di Avsi per lavoro e che sono del Movimento; dice che questo gli fa molto piacere. Poi si ferma e con voce vibrante dice: «Non solo piacere, incontrare loro “mi tira su”! Perché, lo sai, sono tanti i momenti in cui ci vuole qualcuno che ti tiri su. Esci e ti accorgi, se sei attento, che la gente è tesa e arrabbiata». Rony racconta anche la vita del Movimento in Libano: «Quasi ca-
sualmente, avevamo iniziato a frequentare gli amici di uno dei miei figli; venivano a giocare a casa nostra, stavamo insieme e spontaneamente concludevamo tutti questi bei momenti con una preghiera per far loro capire l’importanza della presenza del divino nella vita». Rony continua: «I bambini crescevano di numero. Allora siamo andati in parrocchia. Ci veniva spontaneo parlare di Giussani, raccontare di lui, senza l’idea di “fare dei ciellini”. Ora siamo
due coppie di Cl e i giessini circa 20. Per alcuni momenti si invitano anche le famiglie. Ad esempio, per il 15 agosto oramai c’è una tradizione: picnic in una trentina di persone, grigliata, canti. Si sta insieme e c’è sempre gente che va e che viene. Quest’anno, due famiglie nuove». Appare chiaro, ascoltando Rony, che la fede è sostegno reale nella difficoltà delle circostanze. «La fede? Mi ha salvato. Mi aiuta a sopravvivere. Molti sono i momenti di dispe-
razione ma chiudo gli occhi anche solo per un secondo e dico: “Meno male che ci sei tu Signore!”». Non è facile resistere, in Libano. Molte famiglie hanno gettato la spugna, espatriando. «Siamo rimasti in pochi. Perché non scappo anch’io? Vedi, ho capito, aderendo al Movimento, che se sono nato lì, proprio in Libano, questa è la mia missione. È lì il mio posto. Ho avuto tante occasioni per andare via, ma sia io che mia moglie siamo consapevoli che, se siamo li, significa che c’è qualcosa che dobbiamo fare. Cosa di preciso non lo so, ma è qualcosa di importante». Un esempio? «Con Avsi abbiamo aperto nel nord del Libano un campo profughi per i palestinesi, che non sono cristiani. Mi piace conoscere le persone e mi sento, grazie a Cl, sempre più aperto agli altri. E quando loro, magari musulmani, mi dicono: “Tu sei diverso”, mi accorgo che una grazia c’è e sta crescendo». Come ha trovato il coraggio di lasciare la sua famiglia là per venire al Meeting? «Il Meeting e gli amici di tutto il mondo sono una carica, per noi. Quando torno racconto cos’ho vissuto qui anche a chi non è di Cl. È un conforto enorme. Sì, i miei amici sono un grande tesoro, che non si può valutare». Maria Valentini
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SPETTACOLI 17
23 agosto
Salti, acrobazie e sketch E la poesia entra in discarica “Casa dolce casa” mette in scena un mondo di clochard alle prese con povertà e fatica È una necropoli della civiltà, simbolo di un mondo in crisi. Ma uno “straniero” è in arrivo Rifiuti che sono più dell’immondizia abbandonata per strada, e impersonificano tutta la negazione della realtà. La scena in cui si svolge “Casa dolce casa”, spettacolo stasera in Arena D3, è un luogo ricco di oggetti senza senso, una necropoli della civiltà dei nostri tempi abitata da clochard di etnie diverse. Ma in questa disperazione i numeri dei personaggi (clown, acrobati, equilibristi, giocolieri) possono diventare tentativi di elevarsi al cielo. Nel giorno in cui al Meeting un gruppo di clochard porta in scena la storia di fratel Ettore, una compagnia teatrale internazionale (ci sono italiani, polacchi, rumeni, russi e ungheresi) rappresenta il mondo degli emarginati: artisti che abitano una discarica per gli scarti della società, nelle facce dei quali può ritrovarsi ogni uomo di questo mondo in crisi, non soltanto economica. Dietro a questa piece c’è la creatività di Marcello Chiarenza, regista da anni nel mondo del teatro, spalleggiato da Alessandro Serena e da Carlo Cialdi Capelli per le musiche: i tre hanno coordinato i lavori della compagnia Karakasa Circus, risultato del progetto transculturale Homeless
Una scena di “Casa dolce casa”, lo spettacolo di clown, acrobati, equilibristi, giocolieri che una compagnia teatrale internazionale rappresenta questa sera in Arena D3
della Commissione Europea, che tanto aveva brillato nel Bando Cultura 2007-2013. Al Meeting lo spettacolo arriva dopo un tour che l’ha portato in giro per l’Europa (10mila persone lo hanno applaudito ad Anversa). I quindici quadri in cui il testo si svolge sono altrettanti spettacoli in uno, dove emerge tutto «il male di vivere» di questi uomini: fame, stanchezza, freddo, quel luogo chiuso che
si fa sempre più stringente. Ma è una realtà non definitiva, un’asfissia è destinata a rompersi. A farlo, ci pensa uno “straniero”, una figura che scombussola quel luogo buio e grigio, e restituisce ai clochard quel naturale desiderio di vita e bellezza oppresso da una vita così dura. Qui sta il nocciolo dello spettacolo: l’arrivo del misterioso individuo porta gli emarginati a rimboccarsi le mani-
che e ricostruire la loro casa con ciò che sono e hanno. Quegli oggetti che prima parevano inutili, ora assumono tutt’altro tono, i corpi riprendono a fare evoluzioni, incapaci di trattenere la gioia che hanno in corpo. Ma lo “straniero” è molto di più: come ha detto lo stesso regista, è «un angelo che mette in collegamento il pubblico, specchio di ciò che accade, con gli attori. E la povertà si trasforma in ricchezza».
Jannacci jr jazz show
«La mia sfida è un jazz per tutti». Parola di musicista. E non uno a caso, ma il figlio di quell’Enzo Jannacci che ha scritto la storia della musica italiana, e che nel 2009 commosse tutto il Meeting con un concerto da pelle d’oca. Tre anni fa Paolo, classe 1972, era con lui ad accompagnarlo al pianoforte, mentre quest’anno è voluto tornare insieme a tre amici, la sua band: Stefano Bagnoli alla batteria, Marco Ricci al basso e il chitarrista Luca Meneghello. Suonano insieme da anni: «Ogni mia composizione spiega Paolo - vuole dialogare col pubblico e farsi capire. Spesso, grazie all’amicizia, ci riusciamo». Insomma, appuntamento alle 22, Piscine Ovest: c’è del jazz per tutti. E. M.
Tra il surreale e il comico, tra uno sketch e un’acrobazia, “Casa dolce casa” vuole trasmettere la grandezza del desiderio insito in ogni uomo, e il suo risveglio quando incontra ciò che vi sa rispondere, Colui che fa nuove tutte le cose: anche su un set teatrale di acrobati ed equilibristi, dove pure una sedia zoppicante può diventare espressione di un gesto poetico. Emmanuele Michela
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I FATTI DI OGGI 19 23 agosto Alle 19 si presenta la mostra sul Duomo di Milano
Incontri ESIGENZA DI GIUSTIZIA ALLA RADICE DELLA DEMOCRAZIA Ore 11.15 Auditorium B7 Partecipano: Jason Kenney, ministro federale canadese dell’Immigrazione e Multiculturalismo; Sua Eccellenza monsignor Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede per le Nazioni Unite a Ginevra. Introduce Andrea Simoncini. LAVORO E CRESCITA Ore 11.15 Sala A3 Partecipano: Raffaele Bonanni, segretario generale Cisl; Fulvio Conti, amministratore delegato e direttore generale di Enel; Elsa Maria Fornero, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali. Introduce Bernhard Scholz.
LA GIORNATA
LA QUALITÀ COME CULTURA: LA FORZA DEL MADE IN ITALY Ore 11.15 Sala C1 Siemens In collaborazione con Unioncamere. Partecipano: Stefano Berni, direttore generale del consorzio per la tutela del Grana Padano; Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere; Riccardo Monti, presidente dell’agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane; Vincenzo Tassinari, presidente del consiglio di gestione Coop Italia. Introduce Enrico Biscaglia. MALATTIA: NELL’ESPERIENZA DEL LIMITE, L’APERTURA ALL’INFINITO Ore 11.15 Sala Neri GE Partecipano: Stefano Conti, ingegnere; Javier Gutiérrez, responsabile dell'associazione Medicina e Persona in Spagna. Introduce Felice Achilli. LA VITA: ESIGENZA DI FELICITÀ. TESTIMONIANZA Ore 15.00 Sala A3 Partecipa: Izzeldin Abuelaish, medico palestinese, fondatore della fondazione Daughters for Life e professor of Global Health at the University of Toronto. Introduce Robi Ronza. ECONOMIA GLOBALE: PENALIZZAZIONE O VALORIZZAZIONE DELL’EUROPA? Ore 15.00 Sala C1 Siemens In collaborazione con Invitalia, Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa. Partecipano: Francesco Confuorti, presidente e amministratore delegato di Advantage Financial; Federico Golla, amministratore delegato di Siemens Italia spa; Maximo Ibarra, amministratore delegato di Wind. Introduce Domenico Lombardi, president of the Oxford Institute for Economic Policy and senior fellow at the Brookings Institution.
MEETING
QUOTIDIANO Direttore Stefano Filippi Direttore responsabile Cesare Trevisani Editore Associazione Meeting per l’amicizia tra i popoli Associazione riconosciuta con D.P.R. n.869 del 6/8/1986, sede: via Flaminia 18/20, c.p. 1106, 47900 Rimini. Tel. 0541-783100, Fax. 0541-786422. Progetto grafico G&C, Milano Impaginazione Èdita, Rimini Fotolito e stampa Sigraf via Redipuglia, 77 Treviglio (BG) Registrazione Tribunale di Rimini n.16/91 del 15/07/1991 Pubblicità Ufficio commerciale Meeting Tel. 0541-783100 Fotografi Paola Marinzi, Giovanni Zennaro, Anna Arigossi E.mail: quotidiano@meetingrimini.org
RASSEGNA STAMPA
IL MITO DELLA VIOLENZA RELIGIOSA Ore 15.00 Sala Neri GE Partecipano: William Cavanaugh, professor of
Spettacoli
L’uomo e la giustizia Catholic Studies at DePaul University, Chicago; Ibrahim M. M. Shamseddine, fondatore dell’Imam Shamseddine Foundation for Dialogue di Beirut; Paola Vismara, docente di Storia della Chiesa all’Università degli Studi di Milano. GIOVANI E CRISI: FINE DI UN MONDO O INIZIO DI UN ALTRO? Ore 15.00 Sala Tiglio A6 Partecipa Alessandro Benetton, presidente di Benetton Group. Introduce Bernhard Scholz. DESIDERIO E POLITICA Ore 17.00 Auditorium B7 Partecipano: Wael Farouq, vicepresidente del Cairo Meeting; Mary Ann Glendon, learned hand professor of Law, Harvard University. Introduce Giorgio Vittadini. AD USUM FABRICAE. L’INFINITO PLASMA L’OPERA: LA COSTRUZIONE DEL DUOMO DI MILANO Ore 19.00 Sala A3 Partecipano: Mariella Carlotti, insegnante e curatrice della mostra; Roberto Cresta, titolare dell’azienda Bordline srl; Erasmo Figini, presidente dell’associazione Cometa; Martina Saltamacchia, assistant professor of Medieval History at University of Nebraska (Omaha) e curatrice della mostra. Introduce Bernhard Scholz. RAGIONANDO SULLA NATURA DELL’UOMO. SEMINARIO DI FILOSOFIA Ore 19.00 Sala C1 Siemens Partecipano: Andrew Davison, tutor in doctrine at the Westcott House in Cambridge; John Milbank, professor in Religion, Politics and Ethics at the university of Nottingham; Aaron Riches, collaborator professor at the International Academy of Philosophy in Granada. Introduce Letizia Bardazzi.
Focus INVESTIRE SUI GIOVANI. UN CAFFÈ CON… Ore 13.45 padiglione B5 Partecipano: Giancarlo Losma, presidente di Federmacchine; Stefano Micelli, docente di Economia e Gestione delle imprese all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Introduce Raffaello Vignali. SULLE STRADE DEL RIENTRO: ITINERARI DEL LAVORO ATTRAVERSO LE POLITICHE ATTIVE Ore 15.00 Sala Mimosa B6 In collaborazione con Fondazione Obiettivo Lavo-
«Il caldo torrido di fine agosto contribuisce ad incendiare un dibattito sulla giustizia che ora profila un attacco per via politico giudiziaria alle massime autorità dello Stato. “Vogliono abbattere Napolitano e Monti, c’è un progetto politico portato avanti da diversi soggetti” ha infatti detto Luciano Violante, responsabile riforme del Pd a Sussidiario.net che lo ha intervistato al Meeting di Comunione e Liberazione ». D. Mart. «“Non posso chiedere scusa perché sono un magistrato di uno stato del Brasile e la sentenza è federale, ma mi vergogno di quella decisione. Quella su Cesare Battisti è stato un problema di ordine politico” [...] Così, in conferenza stampa al Meeting di Rimini, ieri Tomaz De Aquino Resende, magistrato dello stato di Minas Gerais in Brasile, ha commentato la sentenza della Corte suprema che nei mesi scorsi ha respinto la richiesta di estradizione».
ARRIETTY IL MONDO SEGRETO SOTTO IL PAVIMENTO Ore 14.30 Sala Cinema D7 Acec Film di animazione di Hiromasa Yonebayashi (2010).
ro. Partecipano: Giuliano Cazzola, vicepresidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati; Tiziano Treu, vicepresidente della Commissione Lavoro e Previdenza Sociale del Senato; Giorgio Vittadini. Introduce Alessandro Ramazza, presidente di Obiettivo Lavoro spa. LA BELLEZZA E IL “PROFONDO ROSSO”: BELLEZZA E VERITÀ TENGONO NEL TEMPO DELLA CRISI? Ore 19.00 Sala Mimosa B6 In collaborazione con Rivista Non Profit. Partecipano: Stefano Colli-Lanzi, amministratore delegato di GiGroup; Dario Nardella, vicesindaco di Firenze; Paolo Sciumé, direttore Rivista Non Profit. Introduce Andrea Simoncini.
Testi & Contesti INVITO ALLA LETTURA. Introduce Camillo Fornasieri, direttore del Centro Culturale di Milano. Ore 15.00 Eni Caffè Letterario D5 COLLOQUI CON UNA PROFESSORESSA Presentazione del libro di Mirella Bocchini, docente di Lettere all’Istituto Professionale Pacinotti di Milano (Ed. Cantagalli). Partecipa l’Autrice. A seguire: EVOLUZIONE. CINQUE QUESTIONI NEL DIBATTITO ATTUALE Presentazione del libro di Fiorenzo Facchini, professore emerito di Antropologia all’Università degli studi di Bologna (Ed. Jaca Book). Partecipano: l’Autore; Carlo Cirotto, docente di Citologia e Biologia Teorica all’Università degli studi di Perugia; Elio Sindoni, docente di Fisica Generale all’Università degli studi di Milano-Bicocca. INVITO ALLA LETTURA. Ore 19.00 Eni Caffè Letterario D5 LA CONGIURA DELLE TORRI Presentazione del libro di Francesco Fadigati, insegnante (Ed. Bolis). Partecipano: l’Autore; Maria Teresa Brolis, storica medievista; Edoardo Rialti, docente di Letteratura Italiana e Inglese all’istituto teologico di Assisi. A seguire: ALLA RISCOPERTA DI… GILBERT KEITH CHESTERTON Partecipa: Ubaldo Casotto, giornalista. Intervengono: Paolo Morganti, curatore e traduttore della collana Chestertoniana (Morganti Editori); Annalisa Teggi, saggista e traduttrice (Edizioni Lindau). STORIE DAL MONDO. LA NOTTE DELLA SINDONE Ore 21.45 Sala Neri GE Rassegna di reportages internazionali a cura di Roberto Fontolan e Gian Micalessin. Presentazione del reportage di Francesca Saracino, regista.
«A sera, intorno alle 22.53, s’è indignato pure David Sassoli: [...] “Cl: unioni gay ‘un male per l’umanità’. Carretto ci ha insegnato che un sacramento non si difende con la legge e la legge è per tutti”. [...] Impropriamente, attribuendo a Cl frasi pronunciate non si sa da chi». Goffredo Pistelli
SPIRTO GENTIL. GUIDE ALL'ASCOLTO Ore 19.00 Sala Neri GE La IV sinfonia di Brahms. Guida all'ascolto con cd. A cura del Maestro Roberto Andreoni. ETTORE DEI POVERI Ore 19.45 Teatro D2 Frecciarossa 1000 Un gruppo di ex senzatetto raccontano con uno spettacolo di marionette la storia avventurosa di colui che ha salvato le loro vite. Una produzione curata dall'Opera di fratel Ettore TATARAK Ore 21.30 Sala Cinema D7 Acec Di Andrzey Wajda (Anno 2009). CASA DOLCE CASA Ore 21.45 Arena D3 Superflash Equilibristi e comici per uno spettacolo di teatro acrobatico che racconta le vicissitudini di un gruppo di clochard destinati a ‘rinascere’. Uno spettacolo di Marcello Chiarenza e Alessandro Serena. PAOLO JANNACCI STRING QUARTET Ore 22.00 Area Piscine Ovest Edison Con Paolo Jannacci (pianoforte), Stefano Bagnoli (batteria), Marco Ricci (basso), Luca Meneghello (chitarra).
Sport VII GAGLIARDA'S MEETING Ore 11.00 Il Gioco del Lotto Sport Village Torneo di Calcio a 5 delle Opere di Accoglienza. TORNEO OPEN DI BEACH VOLLEY Ore 11.00 Il Gioco del Lotto Sport Village BASKET IN CARROZZINA Ore 12.00 Il Gioco del Lotto Sport Village A cura dell'associazione Sportiva BRIANTEA 84. TORNEO DI TENNISTAVOLO Ore 15.00 Il Gioco del Lotto Sport Village Orari: 15-18 e 20-23.30. VIII TRIATHLON non agonistico per tutti Ore 18.00 Lido S. Giuliano Mare - sinistra della Darsena Ritrovo ore 17.30 presso il Consorzio Lido S. Giuliano (a sinistra della Nuova Darsena). PEDALATA ECOLOGICA Ore 18.00 Rimini Fiera - Parcheggio Ovest Con visita ai luoghi storici e religiosi di Rimini e circondario.
«Troppi applausi al potere. Famiglia Cristiana sale sul pulpito e prova a mettere in croce il Meeting, impartendo la sua lezione al popolo ciellino, accusato di conformismo e omologazione. Un affondo strategico dal punto di vista mediatico - della serie “piatto ricco mi ci ficco” che consente al settimanale di don Sciortino di entrare nel cono di luce dei riflettori». Fabrizio de Feo
«Ha sempre “scortato” il Meeting, prima in veste di sostituto commissario, vice dirigente della Digos, ora in qualità di volontario. “Semplicemente costruisco il Meeting da un’altra parte, con un altro sguardo – si meraviglia Fiorenzo Mami, 56 anni, sposato con due figli –. La kermesse riminese mi ha intrigato: comprendi che le cose hanno un senso, riconosci che c’è qualcosa in più, partecipi ad un avvenimento di gratuità che rimanda davvero ad un oltre”». Paolo Guiducci
TWEET DEL GIORNO @astro_paolo: “Siete quasi un Mare visti da quassù”. Proprio oggi che non c’è come sfondo #meeting @laura_crippa21: “Il #meeting e i suoi volontari si riposano davanti all’auditorium... Sssssh...” @ZinhoMagia: «A Salvini e Borghezio dico attenzione, si è sempre meridionali di qualcuno» #MarioMauro #meeting
2° EDIZIONE
C’è un’Italia che progetta lavora e cresce Ci sono grandi progetti e progetti che diventano grandi e ci sono grandi idee che diventeranno grandi realtà, g o parte di una grande realtà: il nostro Paese. nio di
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22 AGOSTO DALLE FRECCE TRICOLORI AL DREAMLINER: LE NUOVE FRONTIERE DELLE INGEGNERIE AERONAUTICHE A cura di ALENIA AERMACCHI
23 AGOSTO GLI ELICOTTERI E LA GESTIONE DELLE EMERGENZE: LA VERSA ATILIT T À OPERAT TIVA DELL L’ALA ROTANTE A cura di AGUSTAWESTLAND
24 AGOSTO IL VA ALORE DEL LA AVORO: IL PROGETTO “TICKET TO WORK” A cura di FINMECCANICA
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