Salvatore Nuzzo è dirigente psicologo psicoterapeuta nel consultorio familiare di Poggiardo, ASL Lecce, con incarico di Alta Professionalità Adozioni, Abuso e Maltrattamento minori. Inoltre è coordinatore del Servizio Integrato Affido e Adozione dell’Ambito Territoriale Sociale di Poggiardo. Già professore a contratto presso l’Università del Salento, è perito del Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese e docente nella Scuola di Specializzazione in Psicoterapia cognitivo comportamentale APC di Lecce. Per le Edizioni San Paolo ha pubblicato Educare i figli con l’intelligenza emotiva (2018).
Euro 20,00 (I.i.)
ISBN 978-88-6153-709-5
Salvatore Nuzzo
Salvatore Nuzzo
Come nasce
un adolescente nasce un adolescente
Percorso per educatori che aiutano i genitori
Come
Non sempre quando nasce un figlio nascono anche una madre e un padre. Chi supporta i genitori nel loro nuovo percorso di crescita? Le competenze genitoriali comprendono un sistema di conoscenze, attitudini, capacità relazionali, socio-culturali, valori, credenze ed esperienze che si traducono in azioni e parole che vanno a costituire il patrimonio affettivo, educativo, culturale e sociale trasmesso da una generazione all’altra. L’autore raccoglie in questo testo le riflessioni e il lavoro di quarant’anni di attività professionale (clinica, formativa e valutativa) in un momento storico imprevedibilmente mutevole, dove la generazione dei “nuovi genitori” è alle prese con una ridiscussione delle proprie certezze relazionali, in un contesto socio-culturale aperto sulla vastità del mondo conosciuto, ma in cui spesso si è privi dei corretti strumenti di navigazione. Affinché i genitori favoriscano lo sviluppo della personalità del bambino, oltreché il personale e continuo percorso evolutivo, l’autore propone una chiara e strutturata lettura delle caratteristiche di ciascuna età evolutiva per comprendere in che modo il proprio figlio (ma anche il proprio Sé bambino) affronta e interagisce con il mondo, affinché si costituisca come persona. L’autore pone particolare attenzione all’educazione alla sessualità e all’affettività, come luogo di incontro tra genitori e i figli, dove i piccoli imparano a conoscere amore e psiche e i genitori rileggono e rivalutano la propria storia di coppia, senza tabù o eccessiva ostentazione. Il libro propone per ogni capitolo diversi suggerimenti concreti rivolti sia a genitori sia a educatori e operatori che intendono interrogarsi sul percorso che stanno affrontando, misurandosi con proposte concrete che aiutino a mettere in pratica agevolmente quanto appreso durante la lettura del testo. Obiettivo dell’autore è accompagnare a loro volta i genitori non solo nel difficile ruolo di guida a cui sono chiamati, ma soprattutto nel loro personale percorso di crescita, che affrontano fisiologicamente come singole persone prima che come coppia ovvero come madri e padri.
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Come nasce un adolescente Percorso per educatori che aiutano i genitori
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Indice Introduzione .................................................................................. 9 1. Caratteristiche psicologiche del bambino fra i tre e i sei anni ................................................................................ 17 I bisogni autentici e i comportamenti problematici 1.1 La seconda infanzia 1.2 La crescita fisica 1.3 Lo sviluppo percettivo 1.4 L’apprendimento verbale 1.5 La crescita mentale 1.6 La capacità di ragionamento 1.7 Dalla cultura della parola alla cultura dell’immagine 1.8 Il bambino in relazione e il processo di socializzazione 1.9 Il concetto di sé e il senso di identità 1.10 Lo sviluppo emotivo 1.11 L’autoconsapevolezza e la formazione di atteggiamenti verso di sé: le differenze sessuali 1.12 Il senso di responsabilità 1.13 Il gioco e l’attività ludica 1.14 Il disegno e l’attività grafica 1.15 Raccomandazioni ai genitori per un uso intelligente della televisione 1.16 Essere genitori autorevoli
Per un ulteriore approfondimento .......................................... 78
2. Caratteri psicologici della fanciullezza ................................. 81 Gli anni della scuola primaria 2.1 L’età della fanciullezza 2.2 Cambiamenti e progressi 2.3 A 6-7 anni 2.4 A 7-8 anni 2.5 A 8-9 anni 2.6 A 10-11 anni 2.7 Di che cosa ha essenzialmente bisogno il fanciullo 2.8 Dare regole e modelli coerenti: l’autorevolezza del genitore 2.9 Dare affetto e considerazione, non cose materiali e superflue 2.10 Amare il figlio per quello che è, non per quello che sa o per quello che fa
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2.11 Guidare il figlio a inserirsi nella società e a diventare autonomo 2.12 Televisione: finestra aperta sul mondo ma porta chiusa agli altri? 2.13 Navigare in Internet con più tranquillità 2.14 Strategie da usare con i piccoli Internet-dipendenti 2.15 Ultimi consigli in pillole per i genitori 2.16 Le otto “virtù” dell’educatore
Per un ulteriore approfondimento .......................................... 133
3. Caratteri psicologici della preadolescenza ............................ 137 L’aurora di un adulto nel crepuscolo di un bambino 3.1 3.2 3.3 3.4
Il preadolescente: un nuovo soggetto sociale importante e attivo Maschi e femmine… un po’ più diversi Esplode il bisogno di fare nello spazio con i pari Accelerazione della crescita fisica e cambiamento d’aspetto del corpo 3.5 Inizia la maturazione puberale 3.6 Prevale l’instabilità, legata all’immaturità emotiva e cognitiva 3.7 Allentamento dei legami con i genitori e più stretti rapporti con i compagni 3.8 La socializzazione: le prime simpatie 3.9 Il gruppo dei coetanei 3.10 L’amicizia 3.11 Il passaggio dalle identificazioni a un primo abbozzo di identità personale e sociale 3.12 Lo sviluppo cognitivo e intellettuale 3.13 La ricerca di autonomia e la crescente attenzione a sé 3.14 YouTube Generation e genitori analfabeti 3.15 Uso patologico e dipendenza dai nuovi media 3.16 Le “domande” impegnative di un’identità in transizione 3.17 Le risposte attese
Per un ulteriore approfondimento .......................................... 187
4. Caratteristiche psicologiche dell’adolescenza ...................... 191 La difficile ricerca di un’identità 4.1 L ’adolescenza è l’età dei mille cambiamenti e delle grandi migrazioni 4.2 La maturazione biologica: l’adolescente dà l’addio definitivo al corpo del bambino 4.3 Lo sviluppo cognitivo e il pieno accesso al pensiero ipoteticodeduttivo 4.4 Il rapporto con i coetanei e l’importanza dell’amicizia 4.5 L’adolescente e il gruppo
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4.6 L’innamoramento e l’amore in adolescenza 4.7 La sessualità e l’influenza psicologica della maturazione sessuale 4.8 A proposito di sessualità negli adolescenti 4.9 Promuovere una serena educazione sessuale 4.10 L’avvio verso un’identità personale 4.11 La famiglia e il rapporto con i genitori 4.12 Genitori e adolescenti: rapporto difficile? 4.13 Ogni azione dei genitori è un esempio per i figli 4.14 Attenzione all’adolescente in difficoltà 4.15 Nuovi media e criticità educative
Per un ulteriore approfondimento .......................................... 253
Bibliografia .................................................................................... 259
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Introduzione
La genitorialità si collega alla propria esperienza di figlio1, ai vissuti e alle rappresentazioni della relazione con i genitori ed è la risultante delle funzioni di cura che un adulto svolge nei confronti di chi ha bisogno di protezione, in un esercizio continuo di acrobazia tra cura della sicurezza e cura della libertà, tra amore per l’individuo che è in noi e nei nostri figli e riconoscimento dell’appartenenza che ci fa stare al mondo, come genitori e figli, padri e madri2.
Tali funzioni di cura si traducono in comportamenti verbali e non, nella gestualità e nelle espressioni affettive che rappresentano le modalità di attuazione della cura. Esse non solo variano da persona a persona, ma cambiano molto anche nelle singole relazioni che un individuo stabilisce con figli diversi o con lo stesso figlio in tempi diversi. La dimensione genitoriale può attivarsi ripetutamente nell’arco della vita, ogniqualvolta l’individuo è coinvolto in specifiche e rilevanti interazioni di cura. Si trasforma, perciò, in relazione alla storia personale, alle caratteristiche di personalità di ciascuno, alla qualità del rapporto di coppia, all’aspettativa di ruolo, alla fase del ciclo di vita, agli eventi normativi o critici, ai sistemi di credenze personali e familiari, alle rappresentazioni reciproche, al contesto relazionale familiare e culturale di riferimento3.
Erikson attribuisce al procreare un significato puramente biologico e al generare il compito di trasmettere un patrimonio affettivo, educativo, culturale e sociale4, con un passaggio dall’investimento su di sé a quello sul bambino. Le competenze genitoriali rappresentano l’elemento osservabile del ruolo genitoriale e comprendono le conoscenze, le attitudini,
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le capacità relazionali, socio-culturali, il sistema valoriale, il sistema di credenze, il sistema motivazionale, le esperienze vissute. Condensano il saper essere del genitore nella relazione con il figlio, che si esprime nel saper instaurare un legame di attaccamento che crei sicurezza in lui; nel manifestargli dei segni di affetto (le coccole); nell’evitare aspettative troppo pressanti e un controllo troppo oppressivo; nell’adottare una disciplina elastica, nell’intrattenere comunicazioni familiari non discordanti; nel partecipare positivamente, con il bambino, alla risoluzione dei suoi problemi, facendogli vivere esperienze positive, stimolandolo sul piano cognitivo, valorizzandolo e fornendogli un feedback adeguato. In quest’ottica genitori e figlio vanno considerati in egual misura attivi partner co-costruttori della loro interrelazione: tra essi esiste una circolarità di influenzamenti e di adattamenti reciproci che rendono tanto la diade genitore-bambino che la triade mamma-papàbambino unità di funzionamento interattivo da cui non può prescindere né lo sviluppo fisico e psicologico del bambino né l’evoluzione dell’adulto, attraverso l’esercizio della sua funzione genitoriale5.
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Ma i genitori sono spesso, oggi, il riflesso del narcisismo egoistico e consumistico dell’attuale società: trasmettono l’essere homo consumens e non l’homo sapiens. Quello che Bauman definisce homo consumens è il componente di uno “sciame”, cioè una persona che si aggrega a un gruppo solo momentaneamente, per la durata della seduzione dell’obiettivo mutevole; quando l’obiettivo cambia, si aggregherà a un altro sciame verso un nuovo obiettivo: gli sciami non sono squadre, nello sciame non c’è scambio né cooperazione ma solo vicinanza fisica e direzione6. La società dei consumi si basa sull’insoddisfazione permanente, cioè sull’infelicità. Il desiderio si trasforma in bisogno e diventa un’esigenza compulsiva, una dipendenza. Essere felici è diventato necessario al mantenimento dell’autostima, oltre a essere un segno di virtù e una condizione da ammirare. Ma se il consumo è la misura di una vita riuscita, cioè della felicità e perfino della virtù, allora non c’è più limite al desiderio umano7. Prendersi cura di un minore significa offrirgli affetto e protezione per consentirgli di acquisire fiducia, stima e calore; assicurargli un adeguato contenimento, fissare dei limiti, porre delle regole per evocare in lui la capacità di discernimento e capire ciò che è bene e ciò che è male. Significa anche introdurlo nella realtà
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mostrandogli il significato della medesima, guidarlo e accompagnarlo nella scoperta del mondo, insegnandogli a comprendere e a prevedere. In questo senso, parliamo di “cura” per indicare quell’avere a cuore che nasce al tempo stesso dal riconoscimento di un valore e dalla consapevolezza della sua fragilità. E parliamo di “educare ad avere cura” per evidenziare che il compito di un educatore non consiste tanto nel trasmettere a qualcuno determinate conoscenze o nel fargli accettare determinate regole di comportamento, quanto piuttosto nel suscitare in lui o in lei questo stile di delicata attenzione, di “tenerezza” e di responsabilità, in modo che essi siano poi protagonisti, ognuno a modo proprio, dell’impegno che ne deriva. Ciò vuol dire che l’educatore deve rinunziare ad aver di mira la realizzazione di un modello già definibile in partenza e stimolare l’avvio, nella profondità di chi gli sta di fronte, di un processo di cui non può prevedere gli esiti. Essi sono affidati alla libertà delle persone, con tutto il rischio, ma anche con tutto il fascino, che presenta l’avventura di ogni umana esistenza8.
La responsabilità è inscritta nella relazione educatore-minore perché tale relazione non è di tipo paritetico, ma gerarchico e pertanto essa implica una chiara assunzione della responsabilità educativa dell’adulto nei confronti delle nuove generazioni9. Come afferma De Giacinto, “la relazione è ciò che costituisce il nucleo dell’educazione”: se infatti consideriamo l’educazione come “una trasmissione di apprendimenti selezionati, che aiuta il soggetto a svolgersi ed a svilupparsi”, allora tale trasmissione sarà tanto più efficace quanto più la relazione tra l’uomo educatore e l’uomo educando sarà intensa e, per se stessa, ricca di significati. Questo perché l’educazione è essenzialmente “una relazione d’amore […]. È un’esplosione vitale compiuta dall’incontro tra due soggetti e, seppur in modo differente, generativa da ambo le parti”10. Per questo è importante che l’educatore conosca le caratteristiche dell’età evolutiva per comprendere come il bambino interagisce con il mondo, come si adatta, come esplora la realtà circostante, come si relaziona e socializza con gli altri, come apprende e risolve i problemi, come partecipa emotivamente agli eventi. In tal modo potrà accompagnare e sostenere la genitorialità, da intendere non esclusivamente come prerogativa dei singoli nuclei familiari, ma in maniera diffusa, come responsabilità condivisa con le differenti agenzie educative (famiglia, scuola, associazioni-
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smo, volontariato, ecc.) e con la comunità di vita dei bambini e delle famiglie. Prendersi cura dei genitori significa fondamentalmente lavorare nel campo della prevenzione e della promozione delle risorse, potendo intervenire prontamente nelle situazioni di rischio e insegnando ai ragazzi ad usare il proprio pensiero, le proprie emozioni, il proprio comportamento in modo da poter essere responsabili di sé e affrontare positivamente le problematiche diverse che ogni vita, a modo suo, propone.
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Il libro, frutto di un vasto lavoro svolto in quarant’anni di attività professionale (clinica, formativa e valutativa), dopo aver messo a fuoco i cambiamenti in atto nella società e nella famiglia italiane e, di conseguenza, nelle dinamiche della coppia e nella relazione genitori-figli, affronta i principali aspetti psicologici dello sviluppo infantile, ripercorrendo le singole tappe dell’età evolutiva, dall’attimo del concepimento alla conclusione dell’età adolescenziale, segnalando la frammentazione, parcellizzazione e discontinuità dei contesti e luoghi di vita, socializzazione e apprendimento che rendono problematica l’esperienza della “transizione” (quindi della crescita) in alcuni soggetti, che possono manifestare difficoltà e disagi affettivi, cognitivi e sociali. On line è disponibile (sul sito della casa editrice nella pagina dedicata al volume) una sezione introduttiva che descrive l’inizio della vita, il primo anno e la prima infanzia, l’avvio di quel viaggio che dalla persona porta alla personalità. Il Capitolo 1 del volume si sofferma sulla seconda infanzia, descrivendo le caratteristiche psicologiche del bambino fra i 3 e i 6 anni, che normalmente frequenta la scuola dell’infanzia, manifestando acquisizioni, inclinazioni e competenze. L’età della fanciullezza viene affrontata nel Capitolo 2, che evidenzia i bisogni dei minori durante gli anni della scuola primaria, ricchi di molteplici cambiamenti, progressi e apprendimenti, tanto sul versante affettivo quanto su quello cognitivo e sociale. Il Capitolo 3 è dedicato alla preadolescenza, coincidente con l’età della scuola secondaria di primo grado: l’età del non più e del non ancora, l’epoca delle “crescite nascoste”. Infine il Capitolo 4 tratta l’adolescenza, ossia l’età della scuola secondaria di secondo grado, con l’addio definitivo al corpo del bambino e l’avvio di un’identità personale, con l’esperienza fondamen-
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tale dei legami di amicizia, dell’innamoramento e dell’amore. Per ciascuna età affrontata vengono forniti suggerimenti operativi e proposte di intervento, con un’attenzione rivolta anche allo sviluppo sessuale e alla sessualità umana che pervade tutta la vita di un individuo, cominciando con la vita stessa e definendosi a poco a poco nei diversi stadi di sviluppo. A conclusione di ogni capitolo vengono proposti ulteriori spunti, riflessioni e suggerimenti per l’educatore, che richiamano la tematica sviluppata e consentono di meglio approfondirla, in una sorta di risonanza interiore che le pagine lette inevitabilmente suscitano. Lo scambio e il confronto sono un buon metodo per favorire nell’educatore un atteggiamento riflessivo sul proprio agire, riuscendo così a cogliere dentro di sé le risorse e gli strumenti più adatti a migliorare l’ascolto e la comprensione del minore. I vari capitoli sottendono che l’esistenza umana è un cammino, un’evoluzione, una crescita, che tutta la vita è un continuo di transizioni: da uno stadio di sviluppo al successivo, da un contesto a un altro contesto, da casa a scuola, al cortile, alla strada, al territorio, al gruppo dei pari, al nucleo sportivo, al legame con gli amici, ecc., e, più tardi, dalla scuola al lavoro, dalla famiglia di origine alla famiglia di elezione. Si tratta di elementi decisivi dello sviluppo umano poiché ogni transizione è tanto conseguenza quanto fattore determinante dei processi evolutivi, che chiedono di essere conosciuti dai genitori (e dagli educatori) per favorire nel soggetto in crescita l’ampliamento dell’esperienza personale, la costruzione delle competenze, il raggiungimento dell’autonomia, la definizione dell’identità personale, nella specificità dei contesti e nella diversità delle esperienze. Ogni transizione determina una condizione di rischio e richiede uno sforzo di adattamento che avviene sempre con una certa misura di “guadagni” e di “perdite” per ciascun attore coinvolto. Nel passaggio da casa a scuola il bambino perde in clima protettivo e in gratificazione affettiva, però guadagna in autonomia, in stimoli sociali e cognitivi. Nella transizione alcuni bisogni non possono più essere soddisfatti allo stesso modo, mentre altri trovano nuove condizioni per espandersi. Il bambino che transita dalla scuola dell’infanzia alla primaria non può più soddisfare il suo bisogno di gioco, di espressione e di socialità allo stesso modo, ma realizza altre insorgenti necessità di apprendimenti più organizzati, di esperienze più sistematiche, ecc.
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Tuttavia, quelle che chiamiamo “perdite” non sono affatto sacrifici e rinunce, ma forme di maturità che si risolvono in nuovi equilibri e nuove acquisizioni. In questo modo il bambino comincia ad apprendere che si può appartenere a più ambienti, sviluppa il senso della pluri-appartenenza (alla famiglia, alla scuola, al gruppo, al sociale, all’amico del cuore, al partner…), percepisce le differenze e le specificità di ogni contesto nel quale si trova inserito, e mette in campo, di volta in volta, le “qualità” e le risorse più adatte e conformi alle richieste delle situazioni che viene esperendo. Favorire lo sviluppo della personalità del bambino, che si realizza attraverso un processo continuo e unitario, è compito dei genitori prima e degli educatori successivamente, che non possono ignorare la psicologia dell’età evolutiva. Lo sviluppo infantile dipende, infatti, dalla individualità del soggetto in crescita (neonato, bambino, fanciullo, preadolescente, adolescente), dalle sue esperienze, dal modo con cui i genitori, gli educatori e gli adulti in genere si comportano con lui, dai sentimenti che provano nei suoi confronti, da quanto riescono effettivamente ad assicurargli. Ogni soggetto in crescita (neonato, bambino, fanciullo, preadolescente, adolescente) va considerato come una realtà a sé, perché somiglia ai suoi coetanei, ma se ne differenzia notevolmente. Tocca ai genitori e agli educatori scorgere la luce evolutiva che è presente in lui, sapere via via cosa accade nella sua realtà sia dal punto di vista interiore che esteriore, conoscere come “funziona” per capirne le peculiarità, i sentimenti, i modi di fare e soddisfarne i bisogni e le attese nel pieno rispetto dei suoi ritmi di crescita. Soltanto tenendo presenti le caratteristiche fondamentali dello sviluppo della personalità nell’età evolutiva essi potranno aiutare i soggetti in crescita (neonati, bambini, fanciulli, preadolescenti, adolescenti) a sviluppare in modo completo le loro inclinazioni, i loro interessi, le loro attitudini, predisponendo le condizioni ambientali favorevoli, e a scuola adattando la didattica ai bisogni e alle peculiarità dei singoli, per promuoverne i processi di maturazione e di apprendimento al momento giusto e nel modo migliore, rendendosi così stimolatori e guide del personale processo di formazione integrale di ciascuno. Un atteggiamento importante che i genitori e gli educatori devono avere è 14
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quello dello stupore, che fa cogliere le bellezze evolutive presenti nel piccolo (quando ad esempio inizia a muoversi, voltarsi, sorridere, camminare,
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parlare…), accogliendolo in tutte le sue dimensioni, per orientarlo e guidarlo verso la maturità.
Il testo è un valido aiuto a chi si deve avvicinare ai temi dell’età evolutiva, conoscere lo sviluppo infantile e accompagnarne i passaggi in funzione genitoriale oltre che in genitorialità biologica, affidataria, adottiva. È, dunque, un testo rivolto a chi accompagna i genitori, come gli educatori degli asili nido, delle ludoteche, delle sezioni “primavera” e delle scuole per l’infanzia, gli insegnanti delle scuole primarie e i docenti delle secondarie di primo e secondo grado. Poiché il supporto formativo alla genitorialità non può più consistere in un travaso di informazioni, direttive, raccomandazioni, istruzioni da parte degli esperti (“ti dico come si fa”), l’educatore deve favorire e stimolare un processo di “ricerca e condivisione delle conoscenze”, così che l’attenzione dei genitori si focalizzi su alcune proprie “modalità di pensare e di agire, al fine di riconoscerle e valorizzarle ma anche per ripensarle, metterle in discussione, arricchirle”11. Supportare la genitorialità mira a rendere i genitori protagonisti nel loro ruolo di portatori di potenziali risorse educative di grande interesse e utilità per tutti, incrementando: • la capacità di affrontare e sciogliere i propri impasse evolutivi; • la fiducia nelle proprie capacità d’azione; • la consapevolezza rispetto all’importanza del proprio ruolo di educatore nella società; • la conoscenza e la consapevolezza di sé; • la capacità di prendersi cura di se stessi. Pertanto il libro può risultare prezioso anche per tutti quei professionisti che si rapportano quotidianamente con i genitori (psicologi, assistenti sociali, docenti, operatori della giustizia, mediatori familiari, catechisti, animatori del tempo libero, educatori delle case-famiglia e delle comunità educative per minori) lavorando nei consultori familiari e negli altri Servizi territoriali (centro per le famiglie, spazio neutro, educativa domiciliare, mediazione familiare), nei gruppi famiglia parrocchiali, progetti genitori, scuole per genitori, percorsi per nubendi, nelle associazioni del Terzo settore, per accompagnare, sostenere o formare alle competenze e funzioni genitoriali. Poiché il genitore, l’educatore, il maestro, il docente deve cono-
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scere chi educa, dedico a loro questo libro per rafforzarne il ruolo educativo all’interno della complessità della società attuale, che offre e propone molteplici proposte, facendo sembrare tutto possibile e immediatamente raggiungibile, ma che, nella sua “pluralità”, ingenera spesso disorientamento e confusione negli adulti che con fatica cercano una bussola per potersi orientare. Poiché nessun libro è frutto del lavoro, dell’impegno, della dedizione di una sola persona, mi dichiaro debitore nei confronti di tutti coloro (sono tanti e molto più esperti e autorevoli di me) che hanno scritto sui temi che ho affrontato. Nei loro confronti nutro un’ammirazione profonda e una gratitudine impagabile: i loro insegnamenti, le loro opere, i loro contributi teorico-pratici, le loro riflessioni hanno avuto un’importanza fondamentale per me e, nel corso degli anni, sono entrati pienamente a far parte del mio bagaglio umano e professionale, insieme con le esperienze, i vissuti, le storie, le testimonianze e le narrazioni di tutti coloro che ho conosciuto, incontrato, ascoltato, che saluto e ringrazio con gratitudine e affetto.
Note 1. Per comodità di lettura l’autore declina al maschile, senza differenza di genere, i riferimenti ai soggetti analizzati nel testo (il figlio, il neonato, il bambino, il ragazzo, il preadolescente, l’adolescente). Quando presente la connotazione di genere femminile è da considerarsi funzionale al significato espresso [N.d.R.]. 2. Saraceno, 2016, p. 147. 3. Paradiso, 2015, p. 18. 4. Erikson, 1966. 5. Margiotta, Zambianchi, 2014, p. 58. 6. Bauman, 2007. 7. Ivi. 8. Savagnone, Briguglia, 2008, p. 14. 9. Iafrate, Bonadonna, 2007, p. 108. 10. De Giacinto, 1977, p. 159. 11. Gaudio, 2010, p. 89.
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3. Caratteri psicologici della preadolescenza L’aurora di un adulto nel crepuscolo di un bambino
Il preadolescente : un nuovo soggetto
3.1
sociale importante e attivo L’età che va dai 10-11 ai 13-14 anni – che coincide in gran parte col ciclo della scuola secondaria inferiore ed è caratterizzata da un’accelerazione della crescita e dalle conseguenti risonanze psicologiche sia sul piano cognitivo che su quello affettivo-sociale – non può continuare ad essere ignorata nei suoi confini incerti e con “crescite” più nascoste che appariscenti e conosciute. Non può continuare a essere una “età negata”, perché in questa fase si mostrano particolarmente e tipicamente accentuati lo sviluppo fisico, intellettivo, emotivo-affettivo, sessuale, relazionale, che fanno del mondo preadolescenziale un arcipelago di vissuti piuttosto che un continente unitario. L’ampiezza dei problemi di sviluppo di questo periodo evolutivo non è caratterizzata soltanto da turbamenti, conflitti e incertezze poiché il passaggio dall’infanzia all’età adulta non avviene di colpo ma matura con l’evoluzione e nell’affrontare gli intensi mutamenti intellettuali ed emotivi di questo peculiare periodo della crescita psicofisica e affettiva1. L’affermarsi della comunicazione elettronica e multimediale e il processo di globalizzazione condizionano profondamente i processi di socializzazione, interculturalità ed educazione delle giovani generazioni. Secondo il rapporto presentato all’Unesco dalla Commissione in-
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ternazionale sull’educazione per il Ventunesimo secolo2 uno degli effetti della comunicazione elettronica sarebbe l’emancipazione sempre più precoce dei minori (spettatori di qualsivoglia notizia e immagine, senza filtri di protezione da parte degli adulti), con la conseguenza che l’inizio della preadolescenza, che un tempo si attestava intorno ai 10-11 anni, oggi sembra situarsi addirittura verso gli 8-9 anni. La preadolescenza è l’età del “non più”, rispetto all’infanzia, e del “non ancora”, rispetto all’adolescenza, ma costituisce un’età specifica, una fase evolutiva in cui si possono individuare interessi, risorse e dinamismi tipici, con carattere di novità e vissuti come definitivi, anche se inseriti nel più ampio contesto del divenire della persona3.
Il preadolescente non è acerbo né maturo, ma mutabile e fecondo, essendo collocato intensamente sulla linea del cambiamento (corporeo e psicologico) e dell’evoluzione (cognitiva ed emozionale) è caratterizzato, quindi, dalla trasformazione, dalla disarmonia, dall’insicurezza, dalla ricerca dell’identità (anche di genere: “chi sono io e come gli altri mi vogliono!”). Il preadolescente è un soggetto con un’identità “in progress”, che sta sperimentando l’avventura della vita. La preadolescenza non è un momento della crescita che si apre in un periodo della vita ben predeterminato e che si conclude in un altro periodo preciso e non è una fase del processo di maturazione ben distinta dalla fase che la precede e da quella che la segue: la crescita è sempre un continuum (è proprio vero che natura non facit saltus). Inoltre, la preadolescenza non si svolge in modo identico per tutti i soggetti: per qualcuno inizia prima, per altri dopo, per alcuni il processo è più lento, per altri più accelerato4.
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La preadolescenza è caratterizzata da un movimento di uscita dal mondo circoscritto e divenuto angusto della propria famiglia e da un movimento di entrata in un mondo sociale più ampio, fatto di molteplici relazioni, entro una territorialità nella quale diviene possibile scorrazzare lontano dall’ombrello protettivo dei genitori.
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Il preadolescente si caratterizza per: • l’affacciarsi di una erompente vitalità spazio-motoria e di una forte ricerca di “affiliazione”, cioè di contatti e confronti interpersonali e sociali, in cui entrano le attività ludico-motorie; • la conquista di una più ampia territorialità, con i primi tentativi di autonomia; • l’importanza della socializzazione e dell’amicizia, con l’attrattiva eterosessuale colorata di forte emotività; • la partecipazione al gruppo dei pari, col fascino verso modelli e ideali di vita che proiettano in una immagine di sé “prospettica” più che reale; • l’avvio di una nuova e più matura organizzazione di pensiero; • l’impiego più costruttivo del tempo libero; • il confuso tratteggio di una progettualità futura. Si hanno, quindi, nuovi interessi (collegati a bisogni profondi), nuovi vissuti (connessi allo sviluppo dell’Io) e un nuovo modo di relazionarsi (in rapporto a se stessi, ai coetanei, agli adulti e all’ambiente). La preadolescenza si propone sempre di più come un evento dinamico che coinvolge tutti i membri della famiglia. Non c’è, infatti, soltanto la crisi del figlio ma c’è anche la crisi dei genitori che lo vedono cambiare intensamente, una sorta di “seconda nascita”. Come quando i gamberi e le aragoste perdono il loro guscio: si nascondono sotto le rocce fino a quando non hanno secreto un nuovo rivestimento che li difenda; sono perciò fragili e vulnerabili, quasi come dei neonati. La preadolescenza è un periodo molto complesso, fatto di cambiamenti a livello sia fisico che psichico. È l’età durante la quale il ragazzo/la ragazza soffre di una sorta di disagio che può causare molteplici difficoltà nella costruzione dell’identità personale. Nelle ultime generazioni il malessere si sta modificando parallelamente ai cambiamenti sociali. Infatti la società, sempre più impersonale, impone con la forza delle immagini numerosi messaggi mass-mediatici che incidono profondamente sulla sfera dell’essere e su quella dell’avere. Sempre più il preadolescente appartiene a una comunità virtuale di consumatori che condividono lo stesso senso estetico: indossano gli stessi jeans, usano lo stesso cellulare, acquistano lo
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stesso scooter, adottano lo stesso linguaggio, ecc. I preadolescenti apparentemente sembrano avere tutto, ma in realtà manca loro qualcosa, cioè un’identità sicura, in un mondo pieno di input, un mondo veloce ed esigente che viene sollecitato continuamente dai mass media, dalla tecnologia, da modelli che mutano incessantemente e che confondono figli e genitori, giovani e vecchi, ragazzi e ragazze. Essere preadolescenti, oggi, è reso ancora più difficile dal fatto che la società e la stessa famiglia non sempre costituiscono saldi punti di riferimento. Nel passato il processo d’uscita dall’infanzia era scandito da tappe determinate dalla tradizione. Oggi tale sicurezza viene a mancare e il preadolescente (ma anche l’adolescente) è costretto a scegliere autonomamente il proprio percorso verso la maturità. Uno degli escamotage è quello di affidarsi al gruppo dei pari. Due sono le principali resistenze connesse alla preadolescenza (e, conseguentemente, all’adolescenza): • non voler crescere: restare bambini, rinunciare ad assumersi qualche responsabilità, non volersi staccare dal guscio protettivo della famiglia; • voler crescere troppo in fretta: non vedere l’ora di bruciare le tappe, di anticipare ogni esperienza. Ma quali sono i tratti tipici della preadolescenza che interessano da vicino i genitori e gli educatori?
3.2
Maschi e femmine... un po’ più diversi Emergono differenze tra il preadolescente di sesso maschile e quello di sesso femminile: i ragazzi accumulano esperienze vagabondando spesso senza senso e senza meta, mentre le ragazze maturano prima e sono meno irruente dei coetanei. Esemplificando si può dire che:
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• lei è tutta rivolta a comprendersi e a presentarsi “diversa”: la direzione della sua crescita è dall’ interno verso l’esterno. La ragazza parte, infatti, da una tendenza più accentuata all’interiorizzazione delle esperienze e della percezione di sé ed è sospinta, quasi a onde concentriche, ad ampliare in direzione esterna il suo mondo personale.
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• lui è tutto rivolto a controllare l’esuberanza delle sue energie: la direzione della sua crescita è dall’esterno verso l’ interno. Il ragazzo dà l’impressione di iniziare il suo percorso con un’attenzione più generalizzata all’esterno di sé. Vuole raggiungere degli scopi soprattutto tangibili, evidenziando un bisogno diffuso di farsi valere mediante l’esibizione delle sue abilità esecutive. Sia pure in tempi differenti, i ragazzi e le ragazze acquisiscono gradualmente maggiori capacità introspettive e maggiore intensità nel percepire emozioni e affetti: da una parte sentono in modo pressante una forte spinta all’autonomia, alla ricerca di nuovi riferimenti esterni alla famiglia e a soddisfacimenti più esclusivi e personali; dall’altra avvertono la grande paura a distaccarsi, a lasciare quel porto che, tutto sommato, era sicuro. La ricerca Cospes fa risaltare i tratti differenziali dei sessi nella pubertà: essi “viaggiano su due binari paralleli”, nonostante le molteplici somiglianze, per riavvicinarsi solo quando avranno raggiunto “i primi baluardi di un’identità (maschile e femminile), nata dalle identificazioni infantili”5. Alcuni preadolescenti si scoprono permalosi, altri timidi e addirittura timorosi (di non essere all’altezza, di essere inadeguati, di non essere in grado di stabilire relazioni significative, ecc.); altri ancora si vergognano con facilità oppure sono arrabbiati. Qualcuno è anche violento. Malati di fragilità narcisistica o sostenuti da una spavalderia irriverente, ragazzi e ragazze hanno un gran bisogno di riconoscimento, di valorizzazione, di comunicazione, di ascolto, di relazione, di significato, di autostima. Cosa possiamo suggerire in concreto ai genitori?
✔ Essere coesi nelle scelte educative, ricoprendo il proprio ✔ ✔ ✔ ✔
ruolo con autorevolezza; non infondere nel figlio sensi di inferiorità: usare piuttosto l’incoraggiamento; non infondere nel figlio complessi di superiorità; non imporre dei comportamenti, ma sforzarsi di motivarli e discuterli; non essere né assenti né soffocanti; (segue)
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(segue) ✔ ricordare che: “Il processo di maturazione non è unitario né sincrono: ha diverse componenti – cognitiva, affettiva, relazionale, sociale – e alcune di esse hanno subito negli ultimi decenni una forte accelerazione. Ad esempio, lo sviluppo della sfera cognitiva avviene oggi sotto la spinta di un’enorme ricchezza e varietà di stimoli esterni come permette l’applicazione delle nuove tecnologie”6; ✔ nutrire aspettative corrette nei confronti del figlio, né troppo basse (caratterizzate dalla sfiducia di base nelle sue capacità: “se non lo ‘aiuto’ non ce la fa…”) né troppo alte (con un investimento altissimo sul futuro del figlio che viene vissuto come un prolungamento del Sé e non come una persona autonoma e distinta), consentendogli che abbia un rapporto desiderante con il sapere, che avverta il piacere di apprendere (motivazione intrinseca) e non solo voglia di avere bei voti (motivazione estrinseca), che senta di avere spazio per l’affermazione di sé, per diventare se stesso e sviluppare tutte le proprie potenzialità.
3.3
Esplode il bisogno di fare nello spazio con i pari
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I preadolescenti si trovano nel mezzo tra ciò che non sono più e ciò che non sono ancora e vivono un momento particolare di crescita, caratterizzata da una nuova capacità di aprirsi alla vita con generosità e fiducia. Il corpo che cresce e si trasforma provoca nel maschietto un bisogno irresistibile di movimento e di esplorazione dell’ambiente: si tratta di un’erompente vitalità spazio-motoria. Con l’esuberanza vitale che lo caratterizza il ragazzo inizia la conquista dello spazio “fisico” e dello spazio “sociale”, dedicandosi ad attività ludico-motorie e conquistando una più ampia territorialità. L’intensa attività di movimento, di competizione, di esplorazione dell’ambiente soddisfa il suo bisogno di mostrare le proprie attitudini, di formarsi un’idea positiva di sé e di imparare a vivere con i coetanei. Ora vuole agire “in prima persona”.
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Soprattutto i maschi vivono una “esplosione ludico-motoria” (sembrano instancabili), un momento di “espansione spaziale” nel territorio e nel mondo sociale, che appare accompagnato dall’emergere dell’esigenza di relazionalità e di dilatazione dello spazio affettivo, in cui la dimensione emozionale prevale su quella cognitiva e valoriale. Tende a diminuire l’interesse per attività sedentarie come la lettura o il bricolage, soprattutto se esse escludono gli amici o richiedono prestazioni cognitive delle quali il preadolescente non si sente ancora sicuro. Se il maschio sembra molto proiettato in attività e interessi “motori”, esplorativi, di potenziamento della dimensione psicocorporea, la femmina dà sicuramente prevalenza a modalità di contatto sociale e di incontro interpersonale, alimentando così la sua dinamica affettivo-emozionale. Stare insieme è per i preadolescenti “fare qualcosa insieme”, esistere in modo prevalentemente motorio: una spinta a conoscere l’ambiente circostante e se stessi. “Fare insieme” conferisce al preadolescente la capacità di aprirsi a nuovi interessi e di ampliare il bagaglio di idee personali. Gli interessi diversi, comunque, non ostacolano ma favoriscono un’attrattiva reciproca, che non deve essere percepita “in concorrenza” con la famiglia. Il gioco e lo sport diventano essenziali, perché corrispondono ai molteplici bisogni dell’età, tra i quali il mostrare le proprie attitudini, il formarsi un’idea positiva di sé, l’imparare a vivere con i coetanei. Cosa possiamo suggerire in concreto ai genitori?
✔ Osservare con discrezione il figlio preadolescente, pre-
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stando un’attenzione particolare al ragazzo solitario, che si mette in disparte, che rifiuta di uscire con i compagni, che preferisce restare in casa, magari trascorrendo ore e ore alla PlayStation o al Pc o facendo un uso eccessivo e compulsivo della Rete: può essere un soggetto fragile, con difficoltà di adattamento; può essere un ragazzo depresso. Evitare l’invadenza quanto la latitanza educativa. Non concedere tutto e subito, ma intervenire con offerte graduali e continue. Dosare le attività ludico-motorie in rapporto agli altri doveri scolastici e sociali. (segue)
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(segue) ✔ Irrobustire le motivazioni del figlio. ✔ Favorire l’inserimento nei piccoli gruppi, stimolare il lavoro di gruppo, rafforzare la collaborazione, non la competizione. ✔ Adottare un dialogo fatto di proposte, razionali e affettive insieme. ✔ Non dimenticare che le scelte autonome vengono dopo i controlli; che la moralità matura viene dopo la paura della punizione; che non si può essere percepiti come educatori perfetti, come quando il figlio era bambino (genitori ideali), ma piuttosto come educatori credibili (genitori autorevoli).
3.4
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Accelerazione della crescita fisica e cambiamento d’aspetto del corpo A partire dai 12 anni vi è una forte accelerazione della crescita del corpo, una modificazione non solo delle sue dimensioni, ma anche nell’aspetto (la forma del viso, delle spalle o dei fianchi, la voce, ecc). Le varie parti del corpo si accrescono con velocità differente: crescono prima le ossa lunghe (gambe, piedi, mani), cresce il naso, le fattezze diventano disarmoniche, i movimenti risultano sgraziati. Con la preadolescenza inizia un periodo di rapide trasformazioni del corpo che hanno ripercussioni, sia dirette che indirette, di cui un genitore non può non tener conto. Fra quelle dirette, segnaliamo un modo sgraziato e grossolano di muoversi, una sorta di goffaggine che porta il ragazzo a urtare facilmente oggetti e compagni, a concorrere a quella rumorosità fastidiosa che, per gli adulti, può sembrare una mancanza di rispetto ma che è dovuta all’incapacità del sistema nervoso di controllare la massa muscolare e ossea divenuta improvvisamente più voluminosa. Un’altra ripercussione diretta è un certo imprigionamento mentale, una sorta di compensazione alla rapida crescita fisica. Le ripercussioni indirette sono le situazioni conflittuali, segnate da inquietudine, tensione, ansia, che derivano dalla percezione del proprio sviluppo fisico. Non vi è nessuno che risulti totalmente soddisfatto del proprio aspetto. I ragazzi sono di fronte a situazioni che provocano preoccupazione e sofferenza: il desiderio di
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essere diversi da come si è rappresenta una forza propulsiva, ma la consapevolezza della difficoltà del cambiamento si contrappone costituendo una forza costrittiva che innesca un conflitto psichico. Il corpo del preadolescente cambia rapidamente e in modo del tutto disarmonico: vi è un’accelerazione nell’aumento della statura e del peso. Il preadolescente è come un bruco che rapidamente si trasforma in farfalla. Non è facile per il ragazzo e la ragazza accettare queste trasformazioni del proprio corpo: ciò richiede un continuo adattamento reso peraltro estremamente difficile dal fatto che la crescita è continua e a ritmi variabili; perché la disarmonia della crescita comporta goffaggini e un senso di sgradevolezza del Sé che fa crollare quel tanto di autostima così faticosamente conquistato nell’età infantile; perché non potendo, esistenzialmente, accettare che la disarmonia sia fisiologica e quindi destinata in breve tempo a ricomporsi nell’armonia dell’età matura, il ragazzo e la ragazza sono attanagliati dall’angoscia che la rivoluzione somatica che patiscono si arresti e che alcuni caratteri che riconoscono come sgradevoli restino stabili7.
Lo sviluppo fisico arriva prima rispetto alle generazioni passate (già a partire dai 10 anni) per cui i ragazzi si trovano a dover gestire tutti i vari cambiamenti corporei legati a una pubertà precoce, senza una maturità psicologica adeguata. Di fronte ai tanti cambiamenti che possono inquietare perché non sempre facili da governare e di fronte alle intense trasformazioni in atto un preadolescente potrebbe dire: “Non sono quello che dovrei essere, e neanche quello che ho intenzione di essere, di sicuro però non sono quello che ero prima!”. Il corpo sfugge a ogni controllo e con esso anche la realtà appare incontrollabile. Il preadolescente vive uno stato di profonda sofferenza, oltre che di stupore e disorientamento, per un corpo sgraziato, fondamentalmente estraneo che si trasforma rapidamente, troppo rapidamente, privandolo di quegli indispensabili controlli motori sulla realtà che, faticosamente conquistati nel corso dell’infanzia, gli avevano permesso di muovere alla scoperta di mondi sempre più vasti. È l’incertezza circa l’esito finale del processo a indurre disorientamento, stupore, preoccupazione e a provocare un grave senso di smarrimento. Da ciò il profondo bisogno di autorassicurazione che spinge il preadolescente al confronto ossessivo con i coetanei.
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L’affettività subisce una chiara evoluzione: • i sentimenti sono altalenanti: lo stato di euforia si alterna alla tristezza e ai pensieri; • il corpo e la mente sono abbastanza mutevoli: il preadolescente non è né acerbo né maturo; • lo spirito di osservazione verso se stessi aumenta intensamente: ma più ci si osserva e più si rischia di non piacersi; • la scoperta del proprio e dell’altrui corpo genera piccole e grandi tensioni; • il confronto continuo con i coetanei genera spesso il timore di essere diversi dagli altri. Il nuovo corpo lo si coglie mentre si forma e mentre lo si confronta con quello di altri, e proprio da qui ne esce sempre malformato e in una trasformazione mostruosa. Un corpo mobile che muta continuamente, a indicare che non ha una identità o non ancora. Il proprio corpo, al confronto con un altro, si presenta sempre inquietante, fuori misura, scoordinato, con le braccia troppo lunghe rispetto al tronco, con un seno enorme rispetto al diametro del torace, con un sedere che deborda di fronte a una figura che si vorrebbe slanciata e apollinea. Ecco l’asimmetria di cui ci si vergogna, e si sta ore a cercare di rimediare a un cattivo gusto della natura, a una forma che forse si lega alla genetica e allora tenderà a ripetere il corpo materno o paterno. E i genitori non piacciono poiché non sono più le garanzie della vita come avveniva per la fanciullezza, ma anzi semmai servono per orientare al contrario8.
Cosa possiamo suggerire in concreto ai genitori?
✔ Tenere presente che l’attenzione al corpo è primaria per il
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preadolescente ed è rinforzata dall’ambiente esterno, che ne percepisce la crescita e gli rimanda un’immagine di sé modificata. Comportarsi con delicatezza, per capire l’angoscia, le contraddizioni, i rifiuti, i nuovi desideri del figlio, per evitare di umiliarlo, per non dare l’impressione che si voglia custodirlo e rinchiuderlo nell’infanzia; e, insieme, con fermezza, per saperne guidare, orientare e soccorrere le debolezze e sopportare le incoerenze. (segue)
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Salvatore Nuzzo è dirigente psicologo psicoterapeuta nel consultorio familiare di Poggiardo, ASL Lecce, con incarico di Alta Professionalità Adozioni, Abuso e Maltrattamento minori. Inoltre è coordinatore del Servizio Integrato Affido e Adozione dell’Ambito Territoriale Sociale di Poggiardo. Già professore a contratto presso l’Università del Salento, è perito del Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese e docente nella Scuola di Specializzazione in Psicoterapia cognitivo comportamentale APC di Lecce. Per le Edizioni San Paolo ha pubblicato Educare i figli con l’intelligenza emotiva (2018).
Euro 20,00 (I.i.)
ISBN 978-88-6153-709-5
Salvatore Nuzzo
Salvatore Nuzzo
Come nasce
un adolescente nasce un adolescente
Percorso per educatori che aiutano i genitori
Come
Non sempre quando nasce un figlio nascono anche una madre e un padre. Chi supporta i genitori nel loro nuovo percorso di crescita? Le competenze genitoriali comprendono un sistema di conoscenze, attitudini, capacità relazionali, socio-culturali, valori, credenze ed esperienze che si traducono in azioni e parole che vanno a costituire il patrimonio affettivo, educativo, culturale e sociale trasmesso da una generazione all’altra. L’autore raccoglie in questo testo le riflessioni e il lavoro di quarant’anni di attività professionale (clinica, formativa e valutativa) in un momento storico imprevedibilmente mutevole, dove la generazione dei “nuovi genitori” è alle prese con una ridiscussione delle proprie certezze relazionali, in un contesto socio-culturale aperto sulla vastità del mondo conosciuto, ma in cui spesso si è privi dei corretti strumenti di navigazione. Affinché i genitori favoriscano lo sviluppo della personalità del bambino, oltreché il personale e continuo percorso evolutivo, l’autore propone una chiara e strutturata lettura delle caratteristiche di ciascuna età evolutiva per comprendere in che modo il proprio figlio (ma anche il proprio Sé bambino) affronta e interagisce con il mondo, affinché si costituisca come persona. L’autore pone particolare attenzione all’educazione alla sessualità e all’affettività, come luogo di incontro tra genitori e i figli, dove i piccoli imparano a conoscere amore e psiche e i genitori rileggono e rivalutano la propria storia di coppia, senza tabù o eccessiva ostentazione. Il libro propone per ogni capitolo diversi suggerimenti concreti rivolti sia a genitori sia a educatori e operatori che intendono interrogarsi sul percorso che stanno affrontando, misurandosi con proposte concrete che aiutino a mettere in pratica agevolmente quanto appreso durante la lettura del testo. Obiettivo dell’autore è accompagnare a loro volta i genitori non solo nel difficile ruolo di guida a cui sono chiamati, ma soprattutto nel loro personale percorso di crescita, che affrontano fisiologicamente come singole persone prima che come coppia ovvero come madri e padri.