Giochi d'autore. Come far nascere nuovi lettori

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è laureata in lingue straniere. Ha insegnato inglese per quarant’anni. Ha pubblicato due manuali di giochi linguistici con il poeta Giuseppe Lupo e i professori Antonio Zingrillo e Pasquale Fischetti (Zero spaccato. Dal gioco di parola alla scrittura creativa, 1988; Giochi di linguaggio, versi, per/versi, controversi, inventari, giochi d’artificio, lucchetti, inventaparole, 1993) e una lunga serie di divertissement stampati in Instant Books. Nel 1989, insieme al gruppo di ricercatori denominati dello “Zero Spaccato” ha fondato il Centro di Lettura Globeglotter – Lingue e culture in movimento, ideatore della rassegna di promozione della lettura “LibriAmo”. Cura dal 1992 la pubblicazione di “Figli e Fogli del Casale”, volumi di storia locale che hanno raggiunto l’ottava edizione. Organizza workshop di scrittura creativa e seminari di formazione in collaborazione con l’Examination Board “Trinity College London”. È caporedattore del periodico locale “Il Peperoncino Rosso”.

La raccolta di giochi e attività organizzate durante i vent’anni di “LibriAmo” offre ai docenti e agli operatori culturali un “pacchetto di idee e iniziative” da utilizzare in classe o in altri contesti di studio e di lavoro. L’obiettivo è catalizzare l’attenzione dei futuri lettori, invitati ad attraversare un sentiero che parte dalla parola intesa come trastullo, fuoco di artificio e polline di sogni per arrivare alla scrittura creativa e alla lettura.

ISBN 978-88-6153-748-4

Euro 14,50 (I.i.) 9 788861 537484

GIOCHI D’AUTORE

Come far nascere nuovi lettori

GIOCHI D’AUTORE

Antonietta D’Introno

Antonietta D’Introno

ANTONIETTA D’INTRONO


Antonietta D’Introno

Giochi d’autore Come far nascere nuovi lettori


INDICE

Prologo 9 Introduzione. 20 anni sempre fuori dalle righe 11 La parola come trastullo Dalle parole al testo Sbagliando si impara Come imbattersi nei libri Raccontarsi a tavola Edizioni extra-ordinarie

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Epilogo 67 Bibliografia 69


PROLOGO

I giochi d’autore sono raffinati passatempi per tutti, anche per chi scrive solo le liste della spesa. Nei vari contesti di studio e di lavoro diventano dei divertissement per lettori appassionati della propria e dell’altrui scrittura. Tutti, ormai, possono scrivere e pubblicare libri senza attendere di morire per dare alle stampe la propria “creazione”, com’è accaduto a Giuseppe Tomasi di Lampedusa. E allora perché non addestrare i neofiti a scrivere la poesia, il romanzo, l’autobiografia o semplicemente la summa delle loro boutade quotidiane? Il pericolo di avere troppa carta in giro viene attenuato dal desiderio improvviso di fare conoscenza con altri “colleghi” autori più popolari. “Che cosa hanno scritto Calvino, Rodari, Eco di diverso, di meglio e di più interessante di me?” Questa domanda, che ognuno rivolge a se stesso in “corso” d’opera, rappresenta il momento preciso d’inizio delle meravigliose avventure che vivono i lettori. È l’uovo di Colombo di un percorso giocoso durato venti anni per coinvolgere ragazzi e adulti nella lettura: tanti, tantissimi come ha registrato, anno dopo anno, la collana “25 lettori”, gli instant book stampati alla fine di ogni corso di scrittura creativa. I giochi, come preferiamo definire gli esercizi, le attività, le iniziative, i convivi e i laboratori, si rivolgono a chiunque voglia cimentarsi con l’ambiguità, l’allegria e la creatività delle parole. Non ci sono istruzioni o direttive riguardo ai tempi di svolgimento, all’età di studenti e di adulti o alla cultura dei partecipanti. Si possono organizzare al chiuso o all’aperto, con il sole e con la pioggia, a digiuno o intorno a una tavola imbandita. “Le parole come trastullo, fuochi di artificio e polline di sogni” sono in breve il vademecum per appassionarsi alla lettura in maniera irreversibile.

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INTRODUZIONE 20 ANNI SEMPRE FUORI DALLE RIGHE

“LibriAmo” è una rassegna di promozione della lettura che si è caratterizzata negli anni attraverso una miriade di iniziative di frontiera, sempre fuori dalle righe. Oggi incontrare sui treni italiani ragazzi che leggono pagine di romanzi per poi regalarli ai viaggiatori, desta reazioni più che positive di apprezzamento. Venti anni fa, invece, sui treni regionali pugliesi il gruppo dei giovani di “LibriAmo” – sorprendendo i viaggiatori con le poesie di Pablo Neruda e abbandonando libri negli scompartimenti e nei bagni – attirò l’attenzione della polizia ferroviaria che domandò con insistenza ai “disturbatori”: “Chi vi paga? Che cosa vendete? Perché importunate i pendolari?”. “La lettura è un piacere che vogliamo condividere” fu la risposta che lasciò i poliziotti alquanto perplessi e tutto si risolse con un bonario: “Su, fate i bravi, scendete e raccogliete tutti i libri che avete lasciato!”. Negli anni che seguirono, il bookcrossing diventò itinerante nelle città della Puglia e furono scelti altri mezzi di locomozione per far viaggiare sia i libri che la fantasia. “Leggere – si diceva – è come un viaggio” e i libri percorsero chilometri a piedi, in bici, in Vespa, in camper, in barca, in elicottero e persino in mongolfiera. Esaurita la forza di attrazione del bookcrossing, “LibriAmo” si trasferì nei luoghi di “attesa” per meravigliare e stimolare le persone in fila o sedute in villa a chiacchierare. Furono presi di mira uffici postali e comunali, banche, parrucchieri, panetterie, ambulatori medici, ma anche ospedali, case di riposo, gruppi di anziani nei giardini pubblici e comitive di studenti che marinavano la scuola. La settimana di “LibriAmo”, prolungatasi in seguito in trenta/quaranta giorni, è diventata soltanto la fase conclusiva di un anno di incontri con scrittori, di laboratori di scrittura e di attività del reading club. La scelta del Centro di Lettura Globeglotter fu di adottare una strategia comune con i docenti, i bibliotecari, i librai e con tutti gli operatori delle associazioni culturali con un’unica finalità: conquistare lettori nuovi. Gli studenti furono il target privilegiato. Si decise di non imporre la lettura bensì di coinvolgere i giovani in attività divertenti per invogliarli a leggere e scrivere un testo “per gioco”, a non vergognarsi di un errore e soprattutto a riempire quaderni e quaderni di parole al grido di “più parole più pensieri!”. 11


I laboratori di scrittura Realizzati sia a scuola che in diversi ambiti culturali e sociali come biblioteche, associazioni e librerie, i laboratori hanno la finalità di far appassionare i partecipanti alle “parole”, e a tutto quanto si possa ricavare da esse, o anche da una sola, perché la parola si avventura in vicoli solitari e spinge chi la manipola a volteggiare con lei. È il brivido di un fare futuro, qualcosa come un appetito. Questo desiderio scuote tutto il quadro immobile del linguaggio1.

Prima di giungere alla composizione di “trame”, “filastrocche” o di testi più o meno poetici, il futuro lettore “forte” deve infatti sperimentare il brivido della scoperta e, in particolare, deve avere il tempo di riflettere sul materiale “ri-vo-lu-zio-na-rio” che sta maneggiando. Valga come esempio il laboratorio dal titolo “La parola che scoppia” che ha consentito a varie generazioni di partecipanti di scrivere molte pagine di calembour, rime, etimologie astruse e nonsense utilizzando una sola parola, analizzata come significante e come significato, oppure il libro bianco Taglio ritaglio tagliandi. Itinerari taglienti del XX secolo, una produzione frutto di un altro laboratorio (“Testo senza testo”) creata giocando con la parola “taglio”. Altre “epifanie” scatenanti e prolifiche di parole sono gli errori e i refusi che danno il via a una lunga serie di creazioni di rodariana memoria. Liquidare una collezione di strafalcioni con un veloce e riduttivo “stupidario” annulla il piacere di studiare l’allegria delle parole e le risorse nascoste che può offrire “un’autombulanza che viaggia a sirene spietate”. Spesso l’errore è “naturale” come ha rilevato il professor Antonio Zingrillo nella sua indagine sociolinguistica condotta nella scuola media di Trinitapoli2. Scrivere, ad esempio, “stentini” invece di intestini o “varva” invece di barba dipende dalle interferenze del dialetto trinitapolese parlato in famiglia. Fare la diagnosi dei livelli di partenza dei ragazzi, attraverso il Glotto-kit, serve a tracciare itinerari linguistici di studio più efficaci ai fini della comprensione di articoli, racconti e romanzi. Autori come Umberto Eco, Raymond Queneau, Georges Perec, Gianni Rodari, Mario Lodi, Tullio De Mauro, Stefano Gensini, Italo Calvino, Roland Barthes e tanti scrittori di diari, biografie e autobiografie, arricchiti di nuovi stimoli in corso d’opera, sono stati e sono ancora gli ispiratori di tutti i corsi di scrittura creativa promossi dal Centro di Lettura Globeglotter che precedono sempre le giornate di “LibriAmo”. Barthes, 1980, p. 147. Zingrillo, 1991.

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Ogni laboratorio prevede almeno tre visite a biblioteche e librerie dove si organizzano giochi, cacce al tesoro, letture, competizioni e si presentano le “creazioni” dei partecipanti. Succede spesso che qualcuno, dopo aver provato l’emozione di essere l’autore di un bel testo, desideri poi leggere un libro scritto da un suo “collega autore”. È fatta! Incomincia il fantasmagorico percorso del lettore “forte”. Reading Club Nel 2008 i commenti serali durante la cena, che seguivano le presentazioni degli autori ospitati dal Centro di Lettura, avviarono quasi naturalmente il Reading Club. Il lettore Dino Sarcina, uno dei pochi uomini del gruppo, avvertiva il valore di un’opera subito dopo aver superato la settantesima pagina. Non ha mai spiegato bene il perché, però sosteneva che anche per i libri indigesti bisognava avere la pazienza di attendere settanta pagine prima di “regalarli alla suocera”. Le sue affermazioni categoriche furono ritenute dal gruppo, altrettanto immotivatamente, convincenti. In suo onore il Reading Club fu battezzato “Settantapagine”. Si decise di non seguire i suggerimenti del mercato librario e di leggere solo “belle pagine”: dai libri del poeta e contastorie Giuseppe Lupo alle ricette con i “refusi” della casalinga Dora, da Ogni cosa è illuminata di Jonathan Safran Foer ai quaderni “Figli e Fogli del Casale”; dalle poesie del barlettano Paolo Polvani a quelle del premio Nobel Wislawa Szymborska. Ben presto si lasciò il comodo salotto letterario del Centro di Lettura trinitapolese per andare in trasferta nelle sale da tè, nelle cantine e anche nei B&B della Puglia con lo scopo di coinvolgere nella discussione anche gli avventori casuali dei locali prescelti. La strategia di approccio è stata sempre quella di emozionare l’interlocutore e di produrre una sorpresa efficace. La lettura espressiva, supportata da dizione e gestualità, attira molto l’attenzione di chi non ha dimestichezza con la carta stampata. Tra tutte le idee macinate negli anni per destare l’interesse di nuove categorie di lettori, forse la più “travolgente” è stata quella di far processare i libri che avevano avuto problemi con la censura e con la morale pubblica. Questi processi non si celebrarono attraverso una performance teatrale, bensì con la riproposizione, in un vero tribunale, di un dibattito processuale condotto da persone che nella vita svolgevano la professione di giudice, pm e avvocato. Gli stessi testimoni furono scelti sulla base delle loro reali opinioni (a favore o contro Madame Bovary, Lolita, ecc.). La reazione del pubblico meriterebbe un capitolo a parte per quanto fu detto e fatto sia per difendere che per disapprovare un’iniziativa che si rivelò una manna 13


dal cielo per i librai della provincia. Fu anche distribuito in città, da un partito politico, un volantino contro l’adultera Madame Bovary che, a distanza di anni, appare in tutta la sua esilarante pruderie3. Le esperienze di “Libracittà” (una sorta di biblioteca diffusa nei locali pubblici del paese), della “Libreria a ore” (nei circoli di pensionati, nei partiti, ecc.), delle “Strade degli scrittori” (la distribuzione porta a porta delle opere scritte dall’autore a cui è intitolata la strada di riferimento dell’attività), dei “Balconi fioriti di poesie” (versi che pendevano dai primi piani della centrale via Cairoli) sino alle “Strade di parole” (brani completi tratti da romanzi scritti sull’asfalto) sono una miniera di aneddoti e di tante piccole grandi battaglie per ottenere autorizzazioni, vincere diffidenze e pigrizie mentali. Un solo esempio basti per capire il contesto in cui spesso si opera e per riflettere sulla necessità di insistere e di non arrendersi quando una nuova proposta si imbatte in gente restia a rispettare un bene pubblico. Con le scatole e le cassette di romanzi di “Libracittà”, distribuite in negozi, ambulatori medici, partiti, parrucchieri, banche e scuole, si offrivano in lettura gratuitamente libri che andavano scambiati con i propri. Abbiamo ritirato, alla fine di ogni estate, prevalentemente scatole vuote oppure piene di orari di treni, cataloghi, vecchi libri scolastici spaginati e libricini di preghiere. Poi è accaduto un piccolo miracolo. In una banca del paese la cassetta piena di saggi e romanzi viene rimpinguata di settimana in settimana di testi freschi di libreria e il periodo estivo di scambi è diventato, su richiesta dei funzionari, annuale. Punti di vista Il Centro di Lettura Globeglotter, organizzatore di ben venti edizioni di “LibriAmo”, non ha mai utilizzato un euro di danaro pubblico e non ha mai speso grandi cifre per pubblicizzare gli eventi, ritenendo inutili tali costi che non servono affatto ad attirare l’interesse di nuove fasce di lettori. Poche migliaia di euro si investono ogni anno nell’acquisto di opere da dare in lettura a intere classi di studenti che, con la collaborazione dei loro bravi docenti, leggono, recensiscono e in seguito commentano i libri con l’autore. Si sono, inoltre, privilegiate le “idee” e l’originalità del format organizzativo che ha sicuramente avuto un discreto successo se si osserva il numero dei “copia e incolla” che scuole, associazioni, librerie e biblioteche hanno fatto, con grande piacere del Centro di Lettura, sostenitore soprattutto delle “belle copie”. Si pensi, ad

In “Figli e Fogli del Casale”, n. 6, p. 84.

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esempio, alla manifestazione nazionale “Libriamoci” (confusa spesso con il nostro “LibriAmo”); alle recenti esperienze pugliesi di biblioterapia salutate come “innovative” dopo l’edizione di “LibriAmo” 2015 dal titolo “Prescrivere pagine. Ricette letterarie per ogni acciacco”; o ancora all’iniziativa, veramente sperimentale, di biblioterapia di gruppo condotta nella Biblioteca Comunale di Trinitapoli dal dottor Vincenzo Centonze4. Le grandi rassegne nazionali e regionali di promozione della lettura, pur se interessanti e godibili, puntano sulla partecipazione numerosa di “clienti” che sono già lettori e che seguirebbero i loro autori preferiti anche sulla luna, come del resto fa la scrivente. Si muove, di certo, intorno alle fiere, ai festival et similia, tutto un indotto che ne beneficia economicamente. Si tratta, però, di un’operazione commerciale che non fa aumentare le percentuali dei lettori né gli acquirenti nelle librerie che continuano a chiudere i battenti. Bisognerebbe invertire la rotta dei finanziamenti pubblici per navigare finalmente verso un “nuovo” mercato del libro seducendo nuove fasce di lettori con la forza delle idee e delle emozioni. Il pacchetto “tutto compreso” per la vacanza intelligente riservata al lettore incallito non attrae gli indifferenti e i refrattari alla carta stampata. Avrebbero più lettori gli scrittori “grandi firme” se girassero nei paesi per raccontare le loro storie a gruppi di illetterati o agli anziani nelle case di riposo? Che succederebbe se narratori e poeti rinunciassero ai bagni di folla e agli esosi gettoni di presenza per parlare con i ragazzi? E se ci fosse il “porta a porta” dello scrittore? Se si organizzasse la Fiera dei contastorie di paese? Chissà. Bisogna farsela qualche domanda, anche bislacca, se la gente legge poco in Italia. Personalmente sento sempre il bisogno di rispondere a “un’unica domanda”: Che cosa ha prodotto in “concreto” LibriAmo?

Le cassette dello scambio piene di libri e non più di cartacce; l’aumento dei frequentatori della biblioteca comunale e dei relativi prestiti; le relazioni di “amorosi sensi” con le librerie indipendenti e le case editrici cult, come la meridiana; l’inserimento di Trinitapoli nell’elenco delle 450 città italiane con la qualifica di “Città che legge” (assegnata dal Centro per il libro e la lettura, d’intesa con l’Anci); la lettura certa di almeno tre/quattro libri durante l’anno scolastico da parte di studenti che nel tempo abbiamo visto diventare tipografi, illustratori, scrittori, attori, drammaturghi, blogger e soprattutto lettori “forti”. In vent’anni, calcolando il numero dei libri offerti in lettura e il numero accertato dei lettori (attraverso le iniziative di “Rifiniscila” e “Libracittà” descritte 4 Intervento dal titolo La “Biblioterapia” tra letteratura e medicina, ovvero il potere curativo dei libri, Biblioteca Comunale di Trinitapoli, 12 dicembre 2018.

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in questo volume) i trinitapolesi che hanno letto più di tre libri l’anno sono circa diecimila. In questo calcolo manca il numero degli eventuali lettori “nati” dai 150 libri sparsi in ogni edizione per la città con il bookcrossing di cui ignoriamo gli effetti collaterali, ad eccezione delle 13 lettere ricevute in 20 anni da coloro che hanno trovato casualmente il libro su panchine, tavolini o altro. Tra queste, la lettera di Adele (pubblicata nel capitolo “Raccontarsi a tavola” di questo libro) rappresenta il risultato più rilevante ottenuto dal Centro di Lettura Globeglotter. Troppo poco? Dipende dai punti di vista. La scelta è quella di guardare il mondo dal basso e non dall’alto di un mercato che produce “piazze piene e librerie vuote”. L’antologia di un percorso Indichiamo la mappa di un percorso, durato vent’anni, con alcune delle tappe più significative che hanno lasciato un’orma anche nel lessico familiare del paese, da “Miò scritto”, il titolo ironico di un laboratorio di scrittura al surreale “RAP-Pezzi da museo”, per definire un happening di artisti e studenti nel Museo degli ipogei di Trinitapoli, alla maniera di Perec. In apertura si riporta quasi per intero la serie di manipolazioni della parola “contadino” per sottolineare l’efficacia creativa riscontrata negli anni durante il laboratorio “La parola che scoppia”, una raccolta di giochi linguistici considerati una seducente parentesi tra le litanie delle coniugazioni e il trantran delle combinazioni di significato pietrificate dall’uso5.

Con i brani La giovanottiera, La III B, Lo scopasalone, Cervaffa e C’era una volta si rende omaggio a uno degli animatori più creativi dei laboratori, Giuseppe Lupo, poeta, pittore e “contastorie”, scomparso nel 2018. L’antologia offre ai docenti e agli operatori culturali un “pacchetto di idee e di iniziative” da utilizzare in classe o in altri contesti di studio e di lavoro. L’obiettivo è di catalizzare l’attenzione di futuri lettori invitati ad attraversare un sentiero che parte dalla parola intesa come trastullo, fuoco di artificio e polline di sogni per arrivare alla scrittura creativa e alla lettura. Un minuzioso lavoro sulle parole serve anche, come si noterà dai format delle iniziative proposte, a produrre titoli folgoranti, nuovi sensi e testi affatto convenzionali.

D’Introno, Lupo et al., 1993, p. 10.

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Il riciclaggio è affidato al palato dei fruitori. Del resto “un libro è come il pesce che normalmente non si mangia per intero”, citando Antonio Zingrillo.

Benvenuti parole. nel mondo magico delle Buon divertimento!

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LA PAROLA COME TRASTULLO

Significante e significato possono stimolare una lunga serie di giochi linguistici che impegnano in un’infaticabile ricerca di ciò che sta nella parola e oltre la parola

La parola che scoppia La parola è un oggetto imprevedibile, talvolta insensato, una sorta di vaso di Pandora da cui prendono il volo tutte le arguzie e le densità della lingua. Basta una sola parola per gridare: “Eureka!”. Con le parole manca il tempo di annoiarsi, poiché si vive di “eureka in eureka”. Si può partire per la composizione di un testo giocando con una sola parola, primo anello di una lunga catena di idee e di altre parole a essa collegate per contiguità, paronomasia o semplice tmesi. La validità del gioco linguistico viene sperimentata nell’elaborazione di unità didattiche che evidenziano le varie fasi di passaggio dall’alfabeto al logos, cioè dalla semplice composizione e scomposizione delle lettere al valore suggestivo, comunicativo e logico della parola. Affinché tali passaggi risultassero più comprensibili si è lavorato sulla singola parola. Le nove lettere di “contadino” si prestano alle più ardite manipolazioni e le vibrazioni dello scoppio del contadino sono sconcertanti.

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In quanti modi può essere utilizzata la parola “contadino”? Significato e significante possono stimolare una lunga serie di giochi linguistici che impegnano in un’infaticabile ricerca di ciò che sta nella parola e oltre la parola. 1. Doppio taglio: riduzione della parola ai minimi termini, con taglio graduale delle sillabe finali o iniziali: CONTADINO CONTADI CONTA CON

CONTADINO TADINO DINO NO

2. Anascarto: anagramma discendente, cioè con lo scarto di una lettera per volta: • contadino – intonaco – incanto – catino – canto – onta – ano – no – o • contadinata – intonacata – cantonata – annotata – annotta – notata – tanto – nota – Tao – to’ – o • contadina – d’incanto – candito – indaco – icona – coni – ciò – ci – i 3. Acrostico: le lettere iniziali dei singoli versi, lette nell’ordine, danno contadino: Contadino, ormai il tuo tempo non ha più storia. Tutto ti han tolto: albe, tramonti, dure zolle da frantumare in religioso silenzio narrando a te stesso oscure favole.

4. Notarico: comporre delle frasi le cui parole, una dopo l’altra, hanno le iniziali di contadino: • caccio oche non tignole, ammiro docili insetti, nuvoloni ostili; • calpestando ogni notte tartufi ambigui, devo inginocchiarmi nell’orto; • caramelloso ortolano, non troverai alcuna derrata irrigata nell’orto; 20


• • • • •

coltivo ogni nottata torbide ansie dorate, invecchiando nell’orticaria; contadini, ogni notte troviamo assemblate dozzinali insalate non olezzanti; contadino ombroso non tonifica amazzoni durante insonni notti ottative; contadino ogni Natale tu ami disossare insipidi naselli ossuti; contadino onorato notò tanto amore dicendo incantato: non onoro!

5. Risillabare: scomporre le sillabe di contadino e ricomporle in nuove parole che possono essere utili per uno scioglilingua: Contano conta di dita di Dino conta nodi con dita Dino con nota condita di no dita di Dino dicon di no.

6. Giostra di parole: combinando in vario modo gli elementi costitutivi di una frase data (ad esempio: “i giovani odiano la fatica della zappa”) e cambiando anche il loro valore morfologico, formeremo tante frasi di significato sempre diverso: • • • • • •

i giovani faticano a odiare la zappa; i giovani faticatori odiano zappare; i giovani zappatori odiano la fatica; la zappa ringiovanisce l’odio per la fatica; l’odiosa zappa affatica i giovani; odiando la gioventù i faticatori zappano.

Noi, infatti, non parliamo allineando parole senza criterio. Scegliere dove collocare le parole in una frase è fondamentale: non è indifferente dire “Maria chiama Luigi e Luigi chiama Maria”. L’italiano si serve pure di articoli e preposizioni per determinare la funzione sintattica delle parole. Per comunicare efficacemente le cose da dire e non comprometterne la comprensibilità, occorre non solo selezionare le parole adatte per connessione di significato e accordo morfologico, ma anche saperle combinare, precisare la loro funzione sintattica.

7. Identikit: descrivere il contadino fisicamente, utilizzando modi di dire, luoghi comuni, pezzi di proverbi che richiamino l’attività o la vita dello stesso: 21


Occhi al cielo testa sulle spalle naso a peperone alito di cipolla scarpe grosse cervello fino piedi di piombo pelle d’asino lingua volgare culo a terra.

8. Poemi oscillatori: ciascun poema è una quartina di cui ogni verso è formato dal binomio sostantivo + aggettivo. È tutto affidato al gioco dei sinonimi e dei contrari. I versi di ciascun poema hanno lo stesso numero di sillabe, le rime sono alternate: Contadino tollerante imprenditore rissoso colono accomodante principale bellicoso bifolco deferente borghese altezzoso zotico riverente cittadino sdegnoso zappatore indulgente blasonato pertinace cafone condiscendente titolato pervicace burino remissivo signore arrogante campagnolo passivo padrone tracotante.

9. Non definizioni: si sceglie a caso un sostantivo sul vocabolario e si prende in prestito la definizione: • il contadino è un contenitore di misure standardizzate impiegato per il trasporto di merci per terra, per mare e per cielo; • il contadino è un’improvvisa ondata di odore acre e sgradevole; • il contadino è un finto dispositivo per ottenere il frazionamento goccia a goccia di un liquido; • il contadino è un mobile destinato a offrire appoggio alla persona seduta. 22


10. Etimologie bizzarre: la parola contadino rinnega il suo senso e suggerisce etimologie molto distanti dal suo significato reale. • contadino = parola composta: conta – di – no. Persona addetta al computo dei “no” durante i referendum abrogativi; • contadino = associazione sportiva o lista civica di Gualdo Tadino (Con Tadino); • contadino = parola composta: contadi – no. Rifiuto categorico del valvassino alla magnanimità del valvassore; • contadino = parola composta: conta – Dino! Invito perentorio del maestro al discepolo negato per le tabelline. 11. Proverbio nascosto: in ognuna delle frasi che seguono c’è un proverbio su contadino, che si ricava combinando diversamente le stesse lettere: • Can latrante mordeva alci. • Cena presto con rosse fragole, dolci, vini.

Soluzione • Carta canta e villan dorme. • Contadino, scarpe grosse e cervello fino.

12. In poche parole: riducendo il testo che segue, si ottiene un proverbio sul contadino: Al lavoratore della terra non fornire gli elementi necessari per venire a conoscenza in quale misura o quantità è gradevole e piacevole l’alimento che si ottiene facendo coagulare il latte con caglio con i frutti carnosi commestibili del pero.

Soluzione Al contadin non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere.

13. Sparizione (lipogramma): si può riscrivere un testo eliminando una vocale a scelta, sostituendo la parola contente la vocale con un sinonimo privo della “e”. 23


Mandiamo un grido di esultanza, plauso, entusiasmo, approvazione, augurio e sim. a chi impiega le energie fisiche e intellettuali nel coltivare l’elemento in cui crescono le piante, il terreno agrario, per trarne i mezzi necessari alla propria esistenza.

Eliminando la vocale “e”: Mandiamo un grido di gaudio, plauso, giubilo, applauso, augurio o sim., a chi occupa la capoccia, non solo la forza fisica, alla coltura di campi in cui matura la pianta, il suolo agrario, allo scopo di ricavar opportunità di vita dignitosa.

14. A ritroso: leggere il testo all’indietro. Esistenza propria alla necessari mezzi i trarne per, agrario terreno il, piante le crescono cui in elemento’l coltivare nel intellettuali e fisiche energie le impiega chi a sim. e augurio, approvazione, entusiasmo, plauso, esultanza di grido un mandiamo.

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è laureata in lingue straniere. Ha insegnato inglese per quarant’anni. Ha pubblicato due manuali di giochi linguistici con il poeta Giuseppe Lupo e i professori Antonio Zingrillo e Pasquale Fischetti (Zero spaccato. Dal gioco di parola alla scrittura creativa, 1988; Giochi di linguaggio, versi, per/versi, controversi, inventari, giochi d’artificio, lucchetti, inventaparole, 1993) e una lunga serie di divertissement stampati in Instant Books. Nel 1989, insieme al gruppo di ricercatori denominati dello “Zero Spaccato” ha fondato il Centro di Lettura Globeglotter – Lingue e culture in movimento, ideatore della rassegna di promozione della lettura “LibriAmo”. Cura dal 1992 la pubblicazione di “Figli e Fogli del Casale”, volumi di storia locale che hanno raggiunto l’ottava edizione. Organizza workshop di scrittura creativa e seminari di formazione in collaborazione con l’Examination Board “Trinity College London”. È caporedattore del periodico locale “Il Peperoncino Rosso”.

La raccolta di giochi e attività organizzate durante i vent’anni di “LibriAmo” offre ai docenti e agli operatori culturali un “pacchetto di idee e iniziative” da utilizzare in classe o in altri contesti di studio e di lavoro. L’obiettivo è catalizzare l’attenzione dei futuri lettori, invitati ad attraversare un sentiero che parte dalla parola intesa come trastullo, fuoco di artificio e polline di sogni per arrivare alla scrittura creativa e alla lettura.

ISBN 978-88-6153-748-4

Euro 14,50 (I.i.) 9 788861 537484

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