Guarire con il gioco. La pratica della Play Therapy con il metodo Oaklander

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Karen Fried

Christine McKenna

GUARIRE CON IL GIOCO

La pratica della Play Therapy con il metodo Oaklander

partenze
edizioni la meridiana

IL GIOCO

Karen Fried Christine McKenna GUARIRE CON

La pratica della Play Therapy con il Metodo Oaklander

Prefazione di Giandomenico Bagatin

Traduzione a cura di Jgor Francesco Luceri e Marco Folla

edizioni la meridiana partenze
Indice Prefazione all’edizione italiana di Giandomenico Bagatin ................................ 11 Prefazione ....................................................... 13 Introduzione ................................................... 15 Concetti chiave e definizioni .......................... 17 Cosa porta i bambini in terapia ..................... 21 Aspetti dello sviluppo .................................... 23 Il processo terapeutico ................................... 25 Attività L’uso delle tecniche proiettive ....................... 31 1 Il disegno della casa, dell’albero e della persona ....................... 33 2 Il disegno dell’infanzia ............................. 34 3 Il disegno del posto sicuro ....................... 36 4 Il disegno del cespuglio di rose ............... 38 Emozioni: energia aggressiva e rabbia ........... 41 Le molte facce della rabbia di Violet Oaklander ......................................... 43 5 Esprimere la rabbia .................................. 44 6 Disegnare la rabbia .................................. 45 Lista delle cose da fare con la rabbia per esprimerla in sicurezza ............................. 47 7 Lavoro con l’argilla: creare qualcosa dal niente ....................... 49 Emozioni: lutto e perdita ............................... 51 Lutto declinato per ogni stadio dello sviluppo: reazioni e risposte adattive .... 53 8 Disegno del lutto ...................................... 55 9 Polarità ..................................................... 57 10 Lavoro con i pupazzi ............................... 58 11 Carte illustrate .......................................... 61 12 Lavoro con la sabbiera ............................. 62
Auto-accettazione e auto-accudimento 65 13 Disegno del demone ................................ 67 14 L’uso degli strumenti musicali ................. 70 Fine della terapia secondo il Modello Oaklander ...................... 73 Attività integrAtive 15 Disegno dello stemma .............................. 76 16 Scarabocchi .............................................. 78 17 Esercizi per rafforzare il Sé ...................... 79 Appendice Valutazione ..................................................... 83 Foglio di lavoro e di valutazione .................... 85 Progetto terapeutico ....................................... 87 Suggerimenti bibliografici .............................. 89

Quasi tutti i bambini che ho seguito in terapia hanno avuto due principali difficoltà: la prima è che non riuscivano ad avere un buon contatto (con i libri, gli insegnanti, gli altri bambini, ecc.); la seconda è che non si sentivano bene con se stessi (bassa autostima). Il nostro lavoro non è di “aggiustarli” ma di aiutarli ad avere un miglior rapporto con l’ambiente e a sentirsi meglio con loro stessi. Avere un buon contatto significa imparare ad essere presenti e saper migliorare le funzioni di contatto, i sensi, l’uso del corpo, comprendere e saper esprimere le emozioni e un buon uso delle funzioni cognitive. Come terapeuti usiamo molte tecniche espressive e proiettive con esperienze specifiche per raggiungere questi obiettivi.

La dott.ssa Karen Fried e le sue colleghe hanno creato un magnifico testo suggestivo che può essere usato dai terapeuti nei loro studi. I terapeuti valutano i bisogni dei bambini, usano tecniche che sono valutabili, efficaci e funzionali. Oltre a tutto questo, sono anche divertenti!

Questo libro è un vero tesoro.

Violet Oaklander

Prefazione all’edizione italiana

nica e il lavoro di Elvira Zaccagnino della casa editrice la meridiana, che ha permesso la pubblicazione di questo volume in italiano.

Ti posso assicurare che questo è un libro che non resterà a prendere polvere su qualche scaffale della libreria, ma lo userai fino a consumarne le pagine durante le sessioni di lavoro.

Per saperne di più e approfondire la Gestalt Play Therapy, ti invito a unirti alle migliaia di professioniste e professionisti già iscritti (gratuitamente) alla piattaforma www.gestaltplaytherapy.it, dove ci sono articoli, risorse, video, meeting gratuiti dal vivo di formazione con trainer italiani e internazionali e tutto il calore e il sostegno della community.

Il workbook di Karen Fried e Christine McKenna è almeno due cose: intanto è una straordinaria introduzione al Metodo Oaklander. La Gestalt Play Therapy è la grande novità in Italia per il trattamento dei problemi psicologici dei bambini e degli adolescenti, e questo libro è un modo rapido ma completo per capire di cosa si tratta, cosa si fa in pratica e perché è così preziosa.

E poi è un libro incredibilmente concreto e pratico. Nessun fronzolo. Cosa si fa, perché e come. Un compendio irrinunciabile di tecniche, pillole teoriche ed estratti dagli scritti di Violet Oaklander, ancora oggi illuminanti come pochi per chi si occupa di psicologia dell’età evolutiva e pedagogia.

Karen e Chris sono riuscite a rendere quest’opera breve davvero utile e mai banale, scegliendo e distillando l’essenza del metodo e mettendo a disposizione in un libro di lavoro le tecniche della Gestalt Play Therapy a beneficio dei professionisti americani… e ora italiani!

A questo proposito ringrazio di cuore i colleghi italiani Jgor Francesco Luceri e Marco Folla per la loro opera di traduzione così accurata e tec-

www.gestaltplaytherapy.it

* Psicoterapeuta, autore e docente internazionale, trainer, supervisor e contributing member della Oaklander Foundation, California, coordinatore di Gestalt Play Therapy Italia, vicepresidente Ordine Psicologi Friuli Venezia Giulia.

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Prefazione

La teoria, la modalità di intervento e le attività presentate in questo testo servono a fornire una serie di spunti coinvolgenti e coerenti al livello di sviluppo in cui ci si trova, per aiutare i bambini e gli adolescenti ad esprimere questi bisogni primari ed esistenziali e a poterli soddisfare in modi adattivi. E mentre cerchi le parole giuste per esprimere ciò che i tuoi pazienti sperimentano e imparano, ti accorgerai che gli interventi stessi saranno coerenti non solo con il livello di sviluppo ma soprattutto con la loro unicità individuale.

Caro lettore, grazie per il tuo interessamento al nostro testo Guarire con il gioco. Il nostro obiettivo è di aiutarti nella promozione del benessere dei bambini di ogni età attraverso l’utilizzo di un approccio divertente e appositamente sviluppato.

Questi giovani pazienti potrebbero aver ricevuto diagnosi di ogni tipo: disturbo dei processi sensoriali, disturbo d’ansia, depressione, problemi dell’apprendimento, ADHD – ma la filosofia che ci guida e che applichiamo a tutti è: non importa il tipo di diagnosi, un bambino resta un bambino. Così ti incoraggiamo a connetterti con il bambino nella sua interezza, senza bloccarlo attraverso la definizione di una diagnosi o di un problema. Non importa quale comportamento peculiare possiamo intercettare, non dobbiamo dimenticare di cosa questo bambino, come in realtà tutti i bambini, ha bisogno: l’accettazione di chi è, l’amore e un ascolto sensibile. Dobbiamo ricordare che quando questi bisogni sono negati, i bambini cercano comunque di soddisfarli attraverso comportamenti disadattivi difficilmente tollerabili da chi gli è vicino.

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Introduzione

dei ragazzi (interiori e relazionali) e i dettagli di come poterli aiutare ad ogni stadio della crescita, a sviluppare delle sane funzioni di contatto e a rafforzare il proprio senso del sé.

Inoltre, si sottolinea l’approccio di Violet alle emozioni, inclusa l’universale ma spesso fraintesa rabbia e come insegnare a gestire l’energia aggressiva durante un percorso terapeutico. Il testo guida, passo dopo passo, attraverso molte delle sue più efficaci tecniche proiettive, come i disegni del posto al sicuro e del “cespuglio di rose”, il lavoro con la creta, con la sabbiera e con i pupazzi.

Abbiamo creato questo testo come complemento al training formativo Oaklander che Violet ha sviluppato dopo aver pubblicato Windows to Our Children (Il gioco che guarisce, la meridiana, 2021). Terapeuti dell’età evolutiva venivano da tutto il mondo per partecipare al seminario intensivo di due settimane a Santa Barbara in California. Questo training si teneva anche a Santa Monica, sempre in California (gestito da Karen Fried), in altri luoghi degli Stati Uniti e in sedi internazionali da facilitatori che Violet aveva formato, compresi Lynn Stadler e Peter Mortola. Anche se questa guida è pensata per essere usata dai terapeuti che hanno partecipato al training di Violet, questa esperienza non è un requisito fondamentale. Abbiamo deciso di sottolineare il pensiero di Violet così come alcuni dei suoi esercizi esperienziali classici per permettere al lettore di usarli quando lavora in terapia con un bambino o un adolescente. L’introduzione al modello include come condurre una prima seduta e come tener conto dei fattori legati allo sviluppo. Il testo inoltre spiega gli elementi fondamentali caratteristici del modello relativi alle abilità di contatto

Infine si viene guidati nella gestione del processo di auto-accudimento1 che trova spesso collocazione alla fine della terapia. Spiegheremo le intuizioni di Violet che conducono alla risoluzione dei problemi dello sviluppo e portano ad una conclusione efficace della terapia.

In questo testo presentiamo il lavoro di Violet che, con il suo consenso, abbiamo tentato di rendere più accessibile ai terapeuti.

Citando o meno le sue parole, la conoscenza di Violet, il suo desiderio e il suo profondo amore per i bambini, ispira ogni parola.

Ci auguriamo che sia divertente usare questo testo tanto quanto ci siamo divertite noi a scriverlo.

1. Il termine orginale utilizzato da Violet Oaklander per questa fase della terapia è “self-nurturing” letteralmente traducibile come “autonutrimento”: i bambini rielaborano i messaggi negativi su loro stessi e imparano un atteggiamento accudente e rinforzante.

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Concetti chiave e definizioni

Come funziona la terapia della Gestalt con i bambini?

Prima di definire il termine è importante sapere che non è necessario essere un terapeuta della Gestalt per usare questo libro. Violet Oaklander trova che la terapia della Gestalt sia la modalità ideale per aiutare bambini e adolescenti. Gestalt in tedesco significa “globale” e la terapia della Gestalt focalizza la sua attenzione sulla persona nella sua globalità e sulla rivelazione e integrazione di tutti gli aspetti che costituiscono fisicamente, emotivamente e intellettivamente il sé.

1. La relazione Io-Tu

Il Modello Oaklander si fonda sul fondamentale concetto del filosofo Martin Buber: la relazione Io-Tu (1958). Violet ha compreso che stabilire ciò che Buber considerava un’autentica relazione – onesta, diretta, specifica per gli individui – è la condizione fondamentale per ogni terapia. Niente può accadere senza questa condizione che ha bisogno anche di essere nutrita. Come Violet

ha osservato, la relazione Io-Tu presenta aspetti specifici che sono molto importanti per lavorare con i bambini di ogni età. Buber pensava che, affinché avvenga un’interazione autentica, bisogna incontrarsi reciprocamente come due individui separati, in cui nessuno è superiore all’altro. Questo significa che, anche quando interagisce con i bambini, il terapeuta deve assumere un atteggiamento autentico e non giudicante; non deve farsi guidare da preconcetti o interpretazioni ma accettare la sua autentica e spontanea manifestazione di sé. Il terapeuta deve essere presente in relazione con il bambino, in questo modo la relazione può essere nutrita. Nella terapia, il terapeuta dà ai bambini l’opportunità di fare esperienza e rafforzare il proprio senso del sé, in modo da consolidare le competenze relazionali con gli altri. Contemporaneamente, il fatto che il terapeuta rispetti i loro confini crea un sicuro, rispettoso e autentico spazio per i bambini o gli adolescenti.

2. Contatto

e Resistenze

Essere in contatto significa che la persona è completamente presente con tutti gli aspetti del proprio sé – i sensi, la consapevolezza emotiva ed espressiva, i processi cognitivi – e contemporaneamente con gli altri e con l’ambiente circostante. I neonati sani nascono con la capacità di essere in contatto con il proprio ambiente. Invece i bambini di ogni età che vivono difficoltà potrebbero perdere la consapevolezza di uno o più degli elementi cruciali del proprio sé. Restringendo o seppellendo la consapevolezza di una o più di queste parti del sé si compromette la crescita di un sano senso del sé del bambino. È interessante notare che è segno di un buon contatto l’abilità di allontanarsi da una persona o da una situazione che non riteniamo in linea con il nostro bisogno attuale. Così i bambini senza capacità di contatto potrebbero distanziarsi sia da aspetti del loro sé

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interiore, sia restare bloccati in posizioni o relazioni problematiche.

La resistenza in un bambino o in un adolescente è una difesa naturale contro un’esperienza priva di supporto. Il comportamento opposto è un ragazzo che non mostra nessuna resistenza; Violet dice che “questo può essere un segno che il loro senso del sé è così fragile che loro devono fare tutto quello che gli viene detto...”.

I terapeuti (e tutti gli adulti) hanno bisogno di tenere a mente che la resistenza di un bambino e di un adolescente è un’armatura protettiva molto funzionale che ha bisogno di essere onorata e ascoltata. Questa nasconde – o meglio, protegge – dei contenuti importanti che loro hanno bisogno di assimilare ma ancora non ci riescono. Quando la loro resistenza è compresa e rispettata, i bambini possono correre il rischio di “sperimentare” un nuovo comportamento e lasciare andare quello disfunzionale.

3. Consapevolezza ed esperienza

Il processo terapeutico nel Modello Oaklander permette ai bambini di ogni età di rinforzare il proprio senso del sé diventando consapevoli –imparando a stare in contatto – con il proprio processo, le proprie sensazioni, i propri sentimenti, bisogni, desideri, pensieri e azioni.

4. I sensi e la corporeità

L’intervento terapeutico coinvolge gli aspetti fisici del bambino nella sua globalità permettendogli di sviluppare contatto con i cinque sensi, così come fare esperienza delle sensazioni corporee.

Alcuni esempi:

Tatto: pittura con le dita, uso dell’argilla, sabbiera.

Vista: guardare delle foto, uso del caleidoscopio. Udito: dipingere ascoltando musica, usare strumenti musicali.

Gusto: assaggiare le parti di un’arancia e paragonare il gusto con la descrizione del terapeuta, parlare dei propri gusti preferiti e di quelli che non piacciono.

Olfatto: fare esperienza di differenti profumi di fiori, frutta, piante.

Corpo: fare attività divertenti durante l’incontro terapeutico aiuta ad aumentare la consapevolezza nei bambini e negli adolescenti del proprio corpo. Giocare alle sciarade, “Simon dice”, fare uno spettacolo di pupazzi e usare il proprio respiro come un segnale del proprio stato interiore, sono tutte attività utili.

5. Il senso del sé

I bambini con un chiaro senso del sé hanno una consapevolezza del proprio corpo, delle emozioni e dei ragionamenti. Bambini sani esprimono costantemente chi sono e chi non sono, sia direttamente che indirettamente.

6. Contatto e perturbazione dei confini

Idealmente i bambini percepiscono il contatto tra le parti di se stessi e tra se stessi e gli altri. Le perturbazioni accadono quando i bambini fanno esperienza di un ambiente dannoso. Finché non sono capaci di gestire i propri confini, il contatto con i pericoli esterni causa disturbi interiori e impoverisce il loro senso del sé.

7. Auto-regolazione

I bambini di ogni età cercano l’omeostasi emotiva – attraverso un costante ribilanciamento – in risposta agli eventi stressanti della vita. Un sano senso del sé aiuta la loro auto-regolazione. Ma in conseguenza ad un eccessivo stress possono sviluppare un comportamento disadattivo, attraverso ad esempio l’impulsività o il ritiro, per soddisfare i propri bisogni e ripristinare lo stato di quiete.

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8. Emozioni

L’auto-supporto è un prerequisito per l’espressione delle emozioni bloccate. Il lavoro di espressione emotiva permette ai bambini di trovare e supportare il loro vero sé attraverso l’aiuto nel capire quali sentimenti stiano provando, farli diventare consapevoli dei propri sentimenti, esprimere le emozioni che prima erano bloccate e che così interferivano con le funzioni sane, insegnare l’abilità di gestire emozioni rischiose (come la rabbia) in modi sani e protetti. Una varietà di modalità creative, espressive e proiettive facilita questo lavoro: disegni, argilla, pupazzi, scene con la sabbiera, inventare storie, musica e role play .

9. Introietti, confluenza, deflessione e retroflessione

Introietti

I bambini, soprattutto quelli più piccoli, non hanno la maturità e le capacità cognitive di rifiutare i giudizi degli altri su loro stessi che non gli corrispondono. Così facilmente possono introiettare o assorbire messaggi negativi o imprecisi e sviluppare un sistema di credenze falsate su loro stessi.

Confluenza

Confluenza significa fondersi in contrapposizione all’individuazione supportata da un forte senso del sé. Un comportamento confluente è quello che comunemente accade tra i più piccoli che hanno difficoltà a stabilire i loro confini.

Deflessione

I bambini, inclusi gli adolescenti, usano la deflessione – deviazione dal focus – per evitare di entrare in contatto direttamente con gli aspetti di sé e le emozioni che trovano troppo faticose o spaventose.

Retroflessione

I bambini di ogni età possono attivare la retroflessione – rivolgersi contro se stessi – quando non riescono a risolvere direttamente un problema. Possono retroflettere, ad esempio, le emozioni di dolore rivolgendole contro se stessi e accusare sintomi fisici come mal di stomaco e mal di testa.

10. Il lavoro di auto-nutrimento

Il focus del lavoro dell’auto-nutrimento è di aiutare il bambino a riformulare i messaggi negativi su di sé che ha introiettato quando era piccolo. Rivelare queste visioni negative di sé – dette anche parti – e imparare a rispettarle e a nutrirle, rende questo tipo di lavoro molto efficace e potente.

11. Polarità

I bambini e gli adolescenti acquisiscono beneficio dal fare esperienza e dal diventare consapevoli delle polarità che esistono dentro di loro. Possono essere eccessivamente consapevoli di una parte, ad esempio le loro “cattive qualità”, e il terapeuta può aiutarli a diventare consapevoli della polarità chiedendo, ad esempio, cos’hanno di buono queste stesse qualità. Questo esercizio va visto in connessione ai concetti espressi nel gioco “Polarità”.

12.

Affari irrisolti

I traumi passati che non sono stati affrontati –affari irrisolti – possono esitare in comportamenti disadattivi. Parte del processo terapeutico del Modello Oaklander si occupa di identificare e svelare queste questioni irrisolte.

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Il modello Oaklander

Sequenza del lavoro della dott.ssa Oaklander

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4. Dare un senso alla rappresentazione “Ti corrisponde?” 1. Esperienza immaginativa “Immaginalo” 2. Espressione sensoriale “Fallo” 3. Descrizione narrativa e metaforica “Rappresentalo”
Attività

L’uso delle tecniche proiettive

I passi terapeutici del paziente

1. Disponibilità ad usare tecniche proiettive (disegno, argilla, pupazzi, sabbiera, creazione di storie).

2. Raccontare ciò che viene prodotto al terapeuta o a qualcun altro; raccontare come si è sentito nel farlo o come l’ha fatto; condividere l’esperienza, raccontandola.

3. Usare le metafore, o le immagini.

• Diventare una parte del disegno: diventare un oggetto, un pupazzo o un altro soggetto, descrivendone i dettagli.

• Guardare la situazione dalla prospettiva dell’oggetto o come una parte dell’insieme.

È importante valutare se il bambino è pronto a usare le tecniche proiettive. Ad ogni passo di questo processo dobbiamo fare attenzione alle resistenze: osserviamo il linguaggio del corpo del bambino e gli altri segni evidenti di disagio (irrigidimento, perdita del focus, comportamenti deflessivi). Se la resistenza emerge è importante rispettarla e cambiare attività, sapendo che possiamo tornare su una questione quando il bambino è pronto a farlo.

Compiere una valutazione approfondita è importante (un bambino o un adolescente confluenti tendono ad aderire acriticamente alle nostre proposte), se invece le loro funzioni di contatto sono bloccate dal pensiero (oppure sono troppo piccoli) potrebbero non capire cosa gli stiamo chiedendo; la richiesta potrebbe essere fuori luogo, o il bambino potrebbe non sentire un supporto adeguato per assimilare la novità. Facciamo attenzione a questi schemi, temi, polarità e blocchi.

• Sviluppare la capacità di rispondere a “Quale parte sei tu?” e “Descrivi te stesso”.

• Dialogare con l’oggetto. Essere in grado di rispondere a “Cosa sta succedendo?”, “Cosa succede dopo?” e raccontare una storia.

4. Assimilare la proiezione. Può essere fatto a due livelli:

a. Livello simbolico: i bambini possono parlare della situazione ma solo attraverso una metafora. Questa frammentazione tra significati interni ed esterni continua all’interno della personalità.

b. Livello reale/personale: il bambino o l’adolescente realizza che ciò che sta sperimentando, come metafora corrisponde a ciò che sperimenta nella vita reale. Fare questa connessione rende il lavoro profondo e permette a ciò che era al di fuori della consapevolezza di diventare consapevole. Per aiutare questo processo si può chiedere “Ti senti così?”, per-

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mette ai bambini di passare ad un livello più profondo del lavoro.

Esempio: i giocattoli

“Scegli un giocattolo (con un adolescente è meglio dire ‘un oggetto’; dai il tempo di compiere la scelta).

Guarda oltre il giocattolo (o l’oggetto). Diventa quello che hai scelto (ad esempio l’animale, l’albero, la barca, ecc.). Com’è essere te?”

La proiezione consente ai bambini di muoversi dalla percezione dell’oggetto – attraverso le esperienze sensoriali del toccare, vedere e annusare – alla descrizione e sempre di più verso la creazione di una storia.

Nella prossima sezione troverai dei semplici esempi delle tecniche proiettive preferite da Violet; nell’usarle sentiti libero di modificarle.

Noi siamo molto grate a Peter Mortola che ha registrato le esatte parole di Violet nell’introdurre i suoi esercizi. Oltre alle schede che Violet ha creato per il suo training, in questo libro usiamo anche le sue parole originali.

Grazie alla documentazione di Peter, il lettore ha la possibilità di imparare e guidare i pazienti usando questi esercizi con le parole stesse di Violet.

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Il disegno della casa, dell’albero e della persona

Materiali e strumenti:

• Carta: carta da giornale, carta da stampante, blocco da disegno.

• Strumenti: gessetti, pastelli, penne colorate, pennarelli.

• Superfici: lavagna, tavolo, cavalletto per dipingere.

Spiegazione:

1. Aiuta il terapeuta a conoscere il bambino o l’adolescente.

2. Permette di stabilire la relazione Io-Tu.

3. Promuove il contatto.

4. Consente ai bambini e agli adolescenti di sentirsi rispettati e ascoltati.

5. I pazienti fanno affermazioni su di sé che aiutano a costruire il senso del sé.

6. Rinforza le abilità di contatto dei bambini: il paziente disegna una figura; il terapeuta la guarda; il paziente la guarda; il terapeuta dice qualcosa; il paziente ascolta; il paziente accetta o rifiuta le affermazioni del terapeuta; il terapeuta rispetta la decisione del paziente. Attraverso questo processo i bambini sperimentano un modo abbastanza sicuro di stare in contatto.

7. Dà informazioni sul processo del bambino e dell’adolescente: disegna in modo veloce, in modo lento, in modo insicuro (cancella molte volte), ricerca la perfezione, è caotico, è minimalista, usa i colori.

Esempio

“Mi piacerebbe che disegnassi una casa, un albero e una persona su un foglio di carta. Qui ci sono tre tipi di fogli di carta e pennarelli, matite colorate, pastelli e penne colorate. Scegli ciò che preferisci usare. Preferisci stare sul divano? Oppure usare il tavolo? Vuoi disegnare per terra? Puoi disegnare quello che vuoi, l’importante è che ci siano una casa, un albero e una persona.”

Quando il paziente ha finito digli: “Questo disegno mi racconta qualcosa di te, ma non ho sempre ragione, così ti chiedo di verificare insieme a me...

Vedo che ti sei riconosciuto in tante cose del disegno. Hanno senso per te”.

Se risponde di sì chiedi al bambino se puoi scrivere sul disegno: “Si riconosce in tante cose”.

Quando ha finito, leggi al bambino tutto ciò che ha scritto. Chiedigli di firmare il disegno e di mettere la data.

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Il disegno dell’infanzia

Materiali e strumenti:

• Carta: carta da giornale, carta da stampante, blocco da disegno.

• Strumenti: gessetti, pastelli, penne colorate, pennarelli.

• Superfici: lavagna, tavolo, cavalletto per dipingere.

Spiegazione: Questo disegno viene proposto ai terapeuti che seguono il training Oaklander per aiutarli a stare in contatto con la loro infanzia. Per essere di aiuto ai bambini, è importante per i terapeuti essere in grado di connettersi con la propria infanzia. Può essere usato anche per i bambini di ogni età per andare indietro in un tempo precedente alla loro infanzia.

Esempio

“Adesso stiamo per fare un esperimento. Vorrei che stessi il più comodo possibile nel posto in cui sei seduto adesso. Ti chiedo di chiudere gli occhi. Vorrei iniziare questo esperimento con un piccolo esercizio di rilassamento. Io faccio esattamente lo stesso esercizio con tutti i bambini con cui lavoro. Di qualsiasi età. Prova ad andare dentro di te e ascolta come ti senti. Nota se hai qualche dolore o tensione da qualche parte. Semplicemente notalo. Nota in che posizione sono le tue braccia e in quale posizione sono le tue gambe. Sappi che puoi muoverti in qualunque momento. Se vuoi cambiare la tua posizione, puoi farlo. Senti la pressione della sedia e del pavimento sul tuo corpo. Muovi le dita. Nota come respiri. Adesso vorrei che facessi un respiro profondo. Trattienilo e poi lascialo andare [il terapeuta inspira e poi espira].

Facciamolo ancora una volta. Nota come le tue spalle scendono mentre espiri. Prova a farlo di nuovo. Prendi un respiro profondo e poi buttalo fuori [il terapeuta inspira e poi espira].

Sto per fare un suono. Vorrei che ascoltassi questo suono il più a lungo possibile [il terapeuta suona dei campanelli per due volte].

Quello che vorrei che tu facessi è tornare indietro nel tempo fino alla tua infanzia. Probabilmente un ricordo della tua infanzia è apparso improvvisamente nella tua mente quando l’ho detto. Potrebbe essere un ricordo felice, potrebbe essere un ricordo triste, potrebbe essere un ricordo di rabbia o un ricordo in cui sono presenti più emozioni. Vai indietro nel tempo… Torna indietro… [agli adolescenti puoi suggerire “potrebbe essere quando facevi le medie o quando eri un giovane teenager]. Scegli un momento. Scegli un ricordo. Non devi ricordare i dettagli precisi. Può essere un ricordo vago. Torna indietro a questo ricordo e nota che cosa ti è capitato in questo ricordo. Dove sei? Cosa ti sta succedendo? Chi è con te, se c’è qualcuno? Forse sei da solo.

E poi nota come ti senti in questo particolare ricordo. Dai un senso a come è stato per te essere bambino. Tra un minuto ti chiederò di disegnarlo. Non preoccuparti che io capisca il tuo disegno. Puoi usare colori, linee, scarabocchi, tutto quello che vuoi. Puoi usare colori o non usarli. Puoi fare tutto quello che vuoi. Potresti voler disegnare le emozioni con dei colori, con delle linee o con delle forme. Potresti voler dise -

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gnare delle persone stilizzate per semplificare. Non deve essere un’opera d’arte. Non ti darò un voto per il tuo disegno; serve solo a te, a fissare questo ricordo. Allora quando sei pronto puoi aprire i tuoi occhi e, senza parlare, vorrei che andassi al tavolo e prendessi un foglio di carta. Prendi una manciata di pastelli o pennarelli e mettili in un cestino. Puoi stare nella stanza, puoi andare fuori o uscire nel patio. Avrai circa 10 minuti per fare questo disegno. Allora, quando sei pronto, puoi iniziare.”

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“Avere un buon contatto significa imparare ad essere presente e saper migliorare le funzioni di contatto; i sensi, l’uso del corpo, comprendere e saper esprimere le emozioni e un buon uso delle funzioni cognitive.”

Violet Oaklander

Questo libro è stato guidato dal lavoro di Violet Oaklander che ha accompagnato terapeuti, educatori e insegnanti in tutto il mondo nella promozione del benessere dei bambini di ogni età, attraverso l’utilizzo di un approccio divertente e appositamente sviluppato, perché “non importa il tipo di diagnosi, un bambino resta un bambino”.

Gli autori sono riusciti a rendere questa breve opera un libro incredibilmente concreto e pratico, scegliendo e concentrando l’essenza del Metodo Oaklander e mettendo a disposizione in un manuale le tecniche della Gestalt Play Therapy (a beneficio dei professionisti americani… e ora italiani!) in cui si focalizza l’attenzione sulla persona nella sua globalità e sulla rivelazione e integrazione di tutti quegli aspetti che costituiscono fisicamente, emotivamente e intellettivamente il Sé.

Le conoscenze di Violet, il suo desiderio e il suo profondo amore per i bambini hanno ispirato ogni singola parola.

Karen Fried, psicoterapeuta e terapista educativa autorizzata, co-direttrice del K&M Center di Santa Monica (CA), è membro fondatore e attuale presidente della Violet Solomon Oaklander Foundation e formatrice internazionale del Metodo Oaklander.

Christine McKenna, psicoterapeuta autorizzata e consulente scolastico, è una sostenitrice della Violet Solomon Oaklander Foundation.

ISBN 978-88-6153-982-2

Euro 14,00 (I.i.)

In copertina disegno di Fabio Magnasciutti

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