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ISBN 978-88-6153-194-9 Finito di stampare nel mese di luglio 2011 presso Martano Editrice s.r.l. Zona Industriale Lecce (LE) - 73100
Introduzione Il piccolo audace Frrr non è un racconto figurato, almeno nel senso comune del termine che vede molti prodotti editoriali strutturati nello schema fisso del racconto intercalato da immagini, ovvero illustrazioni che molto spesso svolgono una funzione di cosmesi e si pongono come veri e propri “optional” editoriali. Rimane evidente, in questo caso, che la continuità temporale del racconto e la discontinuità spaziale delle illustrazioni determinano la loro reciproca indipendenza fino al punto che anche in opere di grande sintonia grafico-letteraria l’autonomia del testo non viene alterata dalla scomparsa delle illustrazioni e viceversa (vedi per esempio la Divina Commedia illustrata da G. Dorè) Il piccolo audace Frrr punta invece ad una forte integrazione dei due linguaggi, che rende praticamente impossibile la meccanica “estrazione” della pagina illustrata dal racconto. La misura e i modi di tale integrazione non sono facilmente descrivibili a parole, per cui si rimanda ad una visione diretta del testo, ma possiamo con tranquillità affermare, utilizzando una metafora zoppicante estratta dalle scienze chimiche, che la “combinazione” dei due linguaggi non è avvenuta senza una alterazione delle loro reciproche proprietà; per essere più esatti, senza che ciascuno dei due linguaggi non abbia ceduto qualcuna delle sue funzioni. E veniamo al dunque; il racconto già curato e predisposto da Giuliano Parenti è arricchito da una lunga serie di artifici grafico-pittorici che determinano un valore visuale: vengono ad evidenziarsi nuovi nessi sintattici, o meglio topologico-sintattici. La narrazione, in parole semplici, tende ad evadere dalla scarna linearità della scrittura e si spazializza. Per converso la dimensione spaziale e cromatica delle illustrazioni, di solito racchiusa in un blocco figurativo opportunamente impaginato che ricorda lo schema ormai logoro del quadro incorniciato, si arricchisce della dimensione temporale tipica della scrittura, attraverso una serie di artifici grafici ottenuti attraverso l’uso della linea, che diviene dunque percorso nel tempo… in altre parole l’illustrazione, di solito arroccata nella pagina che la contiene, si polimerizza in una catena temporale di microimmagini organizzate, come le parole di una frase, su bande orizzontali, assumendo in prestito, oltre alle funzioni spaziali e cromatiche che le sono proprie, altre funzioni specifiche del linguaggio letterario: il ritmo, il metro, la rima, le pause… Non è difficile riconoscere nelle 104 tavole una certa analogia con il linguaggio grafico della pubblicità; ma si avverte anche qualcosa di diverso: le continue invenzioni e i mille artifici grafici sono predisposti in modo sequenziale alla intelligenza della lettura, che riflette su se stessa e pensa. Per questo riteniamo che la civiltà delle immagini non debba ignorare la scrittura e soprattutto non appaia solo come prodotto della seduzione pubblicitaria. Antonio Torquato Lo Mele
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