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Prefazione di Anna Maria Russo
che si è via via rappresentato e concretizzato nei seguenti eventi di formazione continua:
• convegno del 16 marzo 2017: “Assistenti Sociali nella non autosufficienza. Percorsi assistenziali nelle cure di fine vita” tenutosi a Treviso; • convegno del 15 maggio 2017: “Assistenti Sociali nelle Cure
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Palliative: nuovi modelli e il Codice Deontologico” tenutosi a
Vicenza; • convegno del 17 maggio 2019: “Intervento Sociale, bioetica, cura del fine vita” svoltosi presso l’Università di Verona.
Il gruppo del Veneto a oggi si è focalizzato prevalentemente sulle Cure Palliative per adulti in quanto le reti di Cure Palliative a essi dedicate sono maggiormente presenti sul territorio regionale. Le Cure Palliative pediatriche, pur oggetto di intervento, sono al di là dello scopo di questo documento, semplicemente perché esse richiederebbero ulteriori conoscenze e competenze, requisiti e valutazioni specifici. Mi addentro nel testo citando il primo intervento del collega Nicola Martinelli Servizio Sociale, religioni, spiritualità, bioetica: connessioni possibili?
Delle questioni bioetiche e dei temi eticamente sensibili quali eutanasia, suicidio assistito, DAT, Cure Palliative, accanimento terapeutico… oltre a occuparsene la medicina, la bioetica, il diritto, la sociologia, la filosofia, la politica, l’etica, l’antropologia, se ne occupa anche la religione, anzi le religioni e la teologia. Ma il tema della morte va affrontato uscendo dallo scontro ideologico ed entrando nella dimensione interiore delle persone che si avvicinano alla fase ultima della vita. I mass media si occupano di queste questioni solo quando fanno notizia, riducendole a una sterile polemica tra credenti e laici, partito della vita, partito della morte con un dibattito a volte acceso e spesso aspro con i due schieramenti della difesa della vita a tutti i costi oppure con la salvaguardia della dignità umana e diritto all’autodeterminazione. Anche il Core Curriculum degli Assistenti Sociali che operano in Cure Palliative, redatto dalla Commissione Sociale SICP, mette in guardia dall’imporre agli assistiti la propria gerarchia di principi etici, valoriali, religiosi e spirituali.
Proseguendo con i diversi contributi dei colleghi centrati sulla bioetica applicata ai servizi sociali residenziali e domiciliari troviamo le riflessioni di Maria Rosa Rizzi con Il senso del lavoro dell’Assistente Sociale in hospice. Nel primo Paragrafo “Dai prin-
cipi normativi alla realtà professionale” Rizzi parte dalla legge 38/2010 con il diritto delle persone ad accedere alle Cure Palliative che sono inserite nei LEA, Gazzetta Ufficiale n. 65 del 18/03/2017, fino ai punti n. 23 “Cure palliative domiciliari” e n. 31 “Assistenza sociosanitaria residenziale alle persone nella fase terminale della vita”.
Non nego che nei primi tempi di lavoro nell’hospice mi sono chiesta spesso: io che ci faccio qui? Io mi occupo di futuro. E avvicinarmi al grande tema del morire non è stato semplice. Piano piano aiutata dai colleghi dell’équipe ho capito che noi ci occupiamo di vita, di un tratto finale di vita, di qualità di vita per il tempo che rimane.
Il Servizio Sociale gode di una lunga storia nell’ambito delle persone sofferenti eppure nonostante ciò ci si è focalizzati nel rappresentarlo su relazioni aneddotiche, basate più su osservazioni casuali che di rigore scientifico e di questo ne risente anche la definizione del ruolo e le sue funzioni.
A confutazione di ciò la collega Silvia Rensi si è focalizzata in una ricerca basata sullo studio di indicatori sociali in hospice, creati analizzando i dati raccolti durante i colloqui di pre-ingresso ed elaborati con rigore statistico. Grazie allo studio di tutte le possibili combinazioni e modalità di interrelazione degli indicatori analizzati si è giunti a formulare alcune ipotesi volte a spiegare, motivare la scelta del ricorso all’ambiente protetto piuttosto che alla prosecuzione di cure domiciliari. La sfida per il futuro è basata sul proseguo della raccolta di ulteriori dati necessari per poter verificare i risultati emersi e la correlazione degli indicatori a livello nazionale con il supporto dei colleghi della Rete Nazionale.
Monica Quanilli affronta invece il tema Inguaribilità e territorio: un approccio etico. Tema alquanto attuale dopo l’esplosione dell’epidemia da sars-cov2, durante la quale è ritornata in primo piano l’esigenza di presidiare il territorio. Un “controllo” senza il quale si vanificano tutti gli altri sforzi dei professionisti di garantire cure efficienti ed efficaci. Ma è soprattutto la tempestività degli interventi che deve essere privilegiata, perché le persone trovino con immediatezza risposte ai loro bisogni, nello specifico in contesti di grave non autosufficienza o di long term care. Ciò che la società chiede al sistema dei servizi è la capacità di strutturare sistemi