Papa Francesco: l'uomo più pericoloso al mondo

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Angela Rinaldi

Angela Rinaldi è dottoranda della FacoltàParonetto di Scienze ha Sociali nella Pontificia Sergio insegnato per quaUniversità Gregoriana. rant’anni nelle scuole superiori dove ha Nel 2016 ha conseguito la Licenza in curato percorsi di educazione alla pace, “Etica Pubblica” nello stesso Ateneo, ha svolto il servizio civile alternativo studiando sessuali sui minori al militare gli in abusi Ecuador, ha partecipato nella Chiesa. Nel 2014 ha ottenuto la al movimento “Beati i costruttori di Laurea Magistrale in “Scienze dello pace”, ha contribuito a fondare il carsviluppo e della cooperazione internatello veronese “Nella mia città nessuno zionale” nell’Università “La Sapienza” è straniero”. Fa parte del Gruppo per con una tesi sui non il Pluralismo e il minori Dialogo, delaccompacomitato gnati. Dal 2013 collabora con il Centre scientifico dell’Istituto di storia della for Child Protection della Gregoriana. Resistenza e dell’Età contemporanea di Verona, della redazione di “Mosaico di pace” e “Note mazziane”. È stato vicepresidente di Pax Christi del cui Centro studi è attualmente presidente. Con la meridiana ha pubblicato Amare il mondo. Creare la pace (2015) e Un’eredità che viene dal futuro: don Tonino Bello (2018).

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ISBN 978-88-6153-607-4 ISBN 978-88-6153-757-6

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Dalla parte Papa Francesco: piccoli l’uomodei piu’ pericoloso Chiesa e abusi sessuali al mondo Prefazione di

Euro 15,00 (I.i.) Euro 12,00 (I.i.) Scopri i contenuti multimediali www.lameridiana.it

Angela Rinaldi Sergio Paronetto

Prefazione di Hans Zollner, Luigi Bettazzi

S.I.

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Chi ricopre una posizione di potere nella Chiesa edeve sapere che essa nonoè di Populista demagogo? Buonista sua proprietà, ma uno dono, pertanto perdonista? Modernista secolarista? non può abusarne. Pauperista antimoderno? Comunista Il discorso ecologista? sugli abusi sessuali sui minori ed estremista Autoritario o nella Chiesa cattolica offre diversi spunti totalitario? Sono tante le etichette con riflessione che in cui idi detrattori cercano di questo definirelibro Fran-sono riassunti in due tematiche principali: la cesco. questione del potere spirituale e Tutte tranne che una: cristiano. gerarchico, con riferimento al clericalisI movimenti antibergogliani, occidene la necessità di una formazione tali mo, e orientali, si presentano spesso umana completa che abbia a fondamencome difensori della tradizione: si è to la fatto persona. sempre così e il Papa non può Dunque, per colpire laperò, piaganon allesiradici cambiare. “Tradizione”, e porsi sulla strada della prevenzione, gnifica blocco della fede e della carità; la proposta questo “trasmettelibro è che la se tradere in latinodisignifica Chiesa dovrebbe agire nel campo re”, annunciare il Vangelo dovrà tenerdella formazione umana che, in modo conto delle persone a cui si annuncia. multidisciplinare con gli altri campi In una Chiesa incarnata, ogni ministro, formativi, può conseguire in una proprio a cominciare dal Papa, porta definizione chiara e trasparente la sua umanità concreta, con sfumatudell’identità vera del chierico, ai fini re diverse, che corrispondono alla sua della riscoperta della vera natura del concreta umanità. ruolo e dell’autorità di cui sarà investito. Tanti, dentro e fuori la Chiesa, sostengono, invece, che il Papa sia affetto da “incompetenza argentina”, da folklore sudamericano. I semi bergogliani sono sì latinoamericani, deposti nel terreno di molte esperienze di liberazione. Ma tutti i suoi segni offrono, con l’eloquenza dei gesti, un orizzonte universale. I suoi sogni riguardano una Chiesa rinnovata dalla gioia del Vangelo, povera dei poveri, profetica e samaritana. Semi, segni e sogni per definire l’identità cristiana come capacità di lottare contro le ingiustizie e le guerre, di prendersi cura della Terra, di riformare la Chiesa, di vivere la fede come incontro con Cristo e trasformazione del mondo.

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Sergio Paronetto

Papa Francesco: l’uomo piÚ pericoloso al mondo Prefazione di Luigi Bettazzi

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Indice

Prefazione di Luigi Bettazzi

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Introduzione 13 Lettera di solidarietà al Papa

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I Parte – Fin dall’inizio Un autunno di demolizione totale Un capovolgimento di priorità L’esaltazione strumentale di Benedetto XVI Una teologia cupa e sadomasochista Ritornare all’ordine Aspiranti al ruolo di Dio

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II Parte – Un cattolicesimo guerriero L’ossessione dell’eresia Una tempesta perfetta L’eresia amazzonica Il centro dell’opposizione al Papa Una geopolitica apocalittica e catastrofista Le potenze del denaro Operazione conclave Siamo l’Eurasia Con la Russia di Putin Sovranisti antibergogliani in Italia Come se il Papa non esistesse

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III Parte – Una narrativa nonviolenta Geopolitica della misericordia Misericordia e conflitto La misericordia è il contrario delle guerre

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Un incalzante realismo profetico Con l’occhio delle periferie Populista o umanista? Pauperismo o fedeltà al Vangelo? Comunismo o Magistero sociale della Chiesa? Un pensiero politico personalista e popolare

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IV Parte – Nella pancia della balena Le radici e la fioritura Il bisogno di cambiare Una profezia all’inferno Aiutiamo papa Francesco

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Prefazione Papa Francesco e il Concilio Vaticano II. Una difesa entusiasta e documentata

Sono singolari la critica e l’ostilità nei confronti di papa Francesco, perché vengono per lo più proprio da quelli che, coi papi passati, li difendevano contro eventuali contestazioni o perplessità. Il che fa pensare che, dietro alla valutazione del Papa, ci siano interessi collettivi o personali, e che in realtà siano proprio questi che, sia pure inconsciamente, si nascondono dietro l’approccio al Papa stesso. I critici di papa Francesco si presentano spesso come difensori della tradizione: si è sempre fatto così e il Papa non può cambiare. In realtà quando si appellano al passato di solito risalgono al Concilio di Trento, che però si è realizzato dopo 1500 anni di vita della Chiesa, dopo una serie di mutazioni, che erano uno sviluppo dell’impianto primitivo, a cominciare da quel radicale cambiamento, che sconvolse anche il primo Papa, Pietro, e che fu l’aprirsi della Chiesa ai “gentili”, cioè a tutte le genti, senza obbligarle a passare prima, come proseliti, nella comunità ebraica. È vero che il Signore aveva dovuto rovesciare Paolo da cavallo e fargli fare tre anni di esercizi spirituali in Arabia sotto la sua stessa guida (oggi, commento, rovesciare dall’auto sarebbe più pericoloso!), ma così il Vangelo poté essere predicato liberamente in tutto il mondo, prima da san Paolo e dai suoi compagni, poi da tutta la Chiesa. Va precisato che “tradizione” non significa blocco della fede e della carità; se tradere in latino significa “trasmettere”, annunciare il Vangelo dovrà tener conto delle persone a cui si annuncia. 9

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È quello che intuì papa Giovanni XXIII quando istituì il Concilio Vaticano II e volle che fosse, più che un concilio “dogmatico” – cioè che definisce le verità, i dogmi, anatematizzando, scomunicando quanti non li accettano – uno “pastorale”, che non è da meno (come affermano quanti non l’accettano perché è “solo” pastorale), ma in un certo senso di più, perché, oltre la preoccupazione della precisazione del dogma da definire, ha anche quella della mentalità delle persone che lo devono accogliere per orientarvi poi la loro vita. In una Chiesa incarnata fra gli uomini, ogni ministro, proprio a cominciare dal Papa, porta la sua umanità concreta, con sfumature diverse, che corrispondono alla loro concreta umanità. E così Paolo VI ha avuto il compito di guidare e concludere un concilio (che forse personalmente non avrebbe mai iniziato) praticamente all’unanimità dei Padri conciliari (è singolare oggi appellarsi ai pochi divergenti o al fatto che fosse “solo” pastorale) intervenendo a bloccare alcune proposte che avrebbero portato a conseguenze a lui non gradite in quel momento storico: dal sacerdozio a uomini sposati, a qualche forma di contraccezione, fino alla stessa Chiesa dei poveri, che temeva – in tempo di guerra fredda tra Est e Ovest – potesse influenzare la politica, anche se poi, nel 1967, scrisse la Populorum Progressio che risultò però un’enciclica più sulla pace che sulla povertà. Papa Giovanni Paolo I, nel mese del suo pontificato, mostrò che il Papa è un uomo attento ai più piccoli e ai più semplici. Papa Giovanni Paolo II, mentre metteva in guardia contro il comunismo, dal cui mondo proveniva (e forse, con le sue visite in Polonia, ne ha favorito la fine), con le sue visite pastorali portava la Chiesa all’attenzione del mondo. Papa Benedetto, il grande teologo, ci ha confermato l’apertura del Paradiso a tutti gli uomini di buona volontà, sia confermando la conclusione di uno studio, da lui promosso – dell’Associazione teologica internazionale – sul limbo, che ne attesta l’assenza nella Rivelazione, sia con 10

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l’attenzione ai non credenti che, se sinceri, sono anche loro alla ricerca di Dio. Se è vero, come diceva padre Congar, che per comprendere bene e attuare un concilio ci vogliono cinquant’anni, non è dunque un caso che nel 2013 lo Spirito Santo abbia fatto giungere sulla Sede di Pietro papa Bergoglio, che sebbene non abbia partecipato al Concilio ne richiama due grandi principi, già allora segnalati. Il primo è quello dei poveri (allora si cominciava a parlare della Chiesa dei poveri) non solo da assistere (come la Chiesa ha sempre fatto) ma per imparare da loro cos’è l’umanità, bisognosa di Dio e degli altri, mentre noi – i benestanti, gli emergenti – normalmente ci chiudiamo nei nostri interessi e nei nostri egoismi. Il secondo è quello della sinodalità (come dicono gli ortodossi o di collegialità, come si diceva durante il Concilio), cioè del primato del popolo di Dio, di cui la gerarchia è al servizio (in latino “ministero”), a cominciare dal Papa, che è infallibile quando definisce di fede e di morale (come dice il Concilio Vaticano I), ma soprattutto “perché esprime la fede della Chiesa”, che è infallibile e che il Papa deve conoscere ed esprimere. Dunque papa Francesco non fa che attuare il Concilio, certo con la sua sensibilità latinoamericana (anche se gli argentini sono, tra i latinoamericani, quelli che più risentono dello spirito dell’Europa). Per questo non ho che da approvare che l’amico Sergio Paronetto abbia preso le difese di papa Bergoglio con un entusiasmo sincero, ma anche con una documentazione ineccepibile. Gliene siamo grati; ci auguriamo che il suo scritto sia letto e si diffonda, con la coesione e la serenità di una Chiesa consapevole e unita, ma anche – ne sono convinto – per la speranza dell’umanità. Luigi Bettazzi Vescovo emerito di Ivrea, già padre conciliare, presidente nazionale e internazionale di “Pax Christi” 11

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Introduzione Un libro severo e sereno

La lettera di solidarietà spedita al Papa il 10 giugno 2019 per iniziativa di “Pax Christi Verona”, dal titolo Anche noi eretici come te, firmata da 500 persone di diverse città, esprime lo spirito di questo piccolo libro che vuol essere a un tempo severo e sereno. Severo contro un’opposizione ossessiva al Papa formata da gruppi, movimenti, poteri religiosi, economici e politici differenti tra loro, ma convergenti nel ritenerlo un pericoloso rivoluzionario. Sereno perché fiducioso nell’azione di chi, consapevole dell’enorme valore della posta in gioco, sta accompagnando la nuova stagione ecclesiale promuovendo buone pratiche civili, sociali, culturali, politiche ed ecclesiali. Molti sono gli attori del rinnovamento ecclesiale che il Papa stesso ha provveduto a liberare e animare. Perché tanta furia distruttiva? Chi sono i nemici del Papa? Occorre mettere a fuoco viaggi, gesti, stili o interventi significativi orientati a definire l’identità cristiana come capacità di lottare contro l’ingiustizia e le guerre, di prendersi cura della Terra, di vivere la fede come incontro con Cristo e trasformazione del mondo, di riformare la Chiesa. Nella Prima Parte del testo si descrive l’inizio italiano della mobilitazione antibergogliana fin dall’autunno 2013 per opera, soprattutto, del quotidiano “Il Foglio” che ha ospitato lunghi interventi volti a distruggere ogni aspetto del nuovo pontificato. Nella Seconda Parte si offre un panorama dei movimenti antibergogliani (occidentali e orientali) attivi non solo 13

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in ambito teologico ed ecclesiastico, ma anche e soprattutto in quello economico e politico. Decisive al riguardo sono le pressioni statunitensi. Evidenti sono i contatti con forze sovraniste sostenute da una parte del mondo ecclesiastico. Nella Terza Parte si offre una replica sulle definizioni malevoli rivolte a Francesco; vengono esposti i contenuti scomodi della geopolitica della misericordia (alternativa alla logica dei poteri dominanti), proposta dal Papa in vari momenti: l’indizione dell’anno della misericordia (Misericordiae Vultus, 2015), la nonviolenza come stile di una politica per la pace (messaggio per la celebrazione della Giornata mondiale per la pace, 1° gennaio 2017), la Chiesa povera dei poveri e la rivoluzione della tenerezza (Evangelii Gaudium, 2013), la cura della casa comune (Laudato Si’, 2015), l’attenzione al ruolo creativo dell’Europa, la Lettera al popolo di Dio (agosto 2018), il dialogo per la fratellanza umana e la pace mondiale (documento di Abu Dhabi, 4 febbraio 2019), il Sinodo sull’Amazzonia e altro. Nella Quarta Parte, e ultima, vengono indicate le radici del pensiero bergogliano che, lungi dal ripiegarlo nel localismo continentale, lo portano ad aprirsi al mondo e a un nuovo umanesimo. Si citano pochi interventi espressi in alcuni viaggi, soprattutto in Messico dove si è paragonato al profeta Giona, annunciatore di catastrofi ma anche promotore di salvezza. Infine, l’esortazione ad aiutare il Papa propone alcuni percorsi di azione comune in continuazione con l’iniziale lettera di solidarietà. I semi bergogliani sono latinoamericani, deposti nel terreno di molte esperienze di liberazione ovvero di memoria. I suoi segni offrono, con l’eloquenza dei gesti, un orizzonte universale che è testimonianza. I suoi sogni riguardano una Chiesa rinnovata dalla gioia del Vangelo, povera dei poveri, profetica e samaritana. 14

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L’analisi tenta di descrivere i motivi per cui fin dall’inizio si è scatenato contro il Papa un movimento variegato al punto tale che alcuni l’hanno definito non solo “eretico” o “traditore” della Chiesa ma anche “l’uomo più pericoloso del pianeta”1. Penso sia il tempo di risvegliare il nostro coraggio.

Gutfeld G., Fox news, 24 giugno 2015.

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Parte Prima

Fin dall’inizio

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L’elezione di Jorge Bergoglio al soglio pontificio nella primavera del 2013, assieme a gioiosi entusiasmi, ha scatenato fin da subito una reazione aggressiva, diventata una rabbiosa inquisizione. Dopo le prime valutazioni ipercritiche sul suo pontificato, apparse su “Libero” (Sergio De Benedetti), “La Stampa” (Guido Ceronetti), “Corriere della Sera” (Vittorio Messori) – successivamente interverranno pesantemente persone molto diverse per formazione come Antonio Socci, Sandro Magister o Aldo Maria Valli – è “Il Foglio” di Giuliano Ferrara, in quel periodo ateo devoto alla famiglia teocon statunitense, a lanciare il suo deciso attacco a papa Francesco ospitando stroncature e condanne provenienti da varie direzioni.

Un autunno di demolizione totale A partire dall’ottobre 2013, “Il Foglio” si muove con alcuni obiettivi: dare spazio agli attacchi frontali del mondo cattolico più reazionario e anticonciliare, da usare come arma politica; raccogliere ogni forma di contrarierà, compresa quella giudicata “ultra liberal”, considerata cattiva maestra; mettere in risalto l’inaffidabilità di un Papa giudicato pericoloso per la Chiesa e la cristianità occidentale; considerarlo una brutta parentesi da chiudere quanto prima spingendolo magari alle dimissioni. Il giornale più papista diventa apertamente antipapista. Chi ha fatto per anni apologia (ideologica) di papa Ratzinger, utilizzandolo a sostegno di Berlusconi, di Bush e della superiorità dell’Occidente, ora assale papa Bergoglio avvertito come scomodo innovatore, troppo francescano o, semplicemente, troppo cristiano (la seria riflessione di Andrea Monda del 9 ottobre appare un’ardita eccezione). Tra ottobre e novembre 2013 “Il Foglio” pubblica lunghi testi di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro che, nel proclamarsi difensori della vera religione cattolica, ripro23

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pongono la visione triste e cupa di una ideologia religiosa reazionaria, di un “cattolicesimo senza Cristo”. Il 9 ottobre viene concessa grande evidenza al primo lungo intervento, Questo Papa non ci piace, dove si colpisce ogni aspetto del pontificato: l’“imponente esibizione di povertà” nella recente visita ad Assisi; il dialogo con Scalfari e con i non credenti fondato sulla centralità della coscienza; la rottura di tutta la tradizione ecclesiastica; la dichiarazione della irreversibilità del Concilio; la vicinanza all’amico gesuita Carlo Maria Martini; la deformazione del Vangelo sottomesso al “mondo”; frasi come “io credo in Dio, non in un Dio cattolico” (la frase, in realtà, è di madre Teresa di Calcutta); “il proselitismo è una solenne sciocchezza” (idea già espressa da Benedetto XVI) oppure “la Chiesa ospedale da campo”; “i poveri sono la carne di Cristo”; l’insistenza sulla misericordia e sul perdono. Per loro, “i sei mesi di papa Francesco hanno cambiato un’epoca”. Sono stati “un campionario di relativismo”, un “rovesciamento del passato”. Altrettanto dura la posizione di Mattia Rossi (“Il Foglio”, 11 ottobre) intitolata Francesco sta fondando una nuova religione opposta al Magistero cattolico. Il Papa starebbe dissolvendo la dottrina cattolica attraverso un “erosivo magistero liquido”, un “antropocentrismo spinto” con sentimenti che “rasentano fortemente l’eresia”. In estrema sintesi Francesco è gesuitico, sconcertante, inquietante, relativista, modernista, permissivo, amorale, populista, peronista, pauperista, esibizionista, seminatore di dubbi, eretico, anticristiano.

Noi cattolici stiamo con don Matteo Salvini L’attacco a papa Francesco promosso da “Il Foglio” diventa ogni giorno più massiccio. Un bulldozer che tutto schiaccia (unica eccezione l’articolo di Marco Burini del 22 ottobre). Un carro armato che livella ogni intervento e 24

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ogni ragionamento. Ogni parola, ogni gesto, ogni evento (a partire da Lampedusa), ogni intervista, ogni riflessione durante la messa quotidiana a Santa Marta: tutto è sottoposto a un’ipercritica demolitrice. A volte si sfiora il ridicolo. Si naviga nella bolla delle fake news. Molti interventi sembrano venire da un altro pianeta, senza rispetto per la storia della Chiesa e senza attenzione alle parole del Papa nel loro contesto2. “Ogni testo senza contesto diventa un pretesto” si dice in molti ambienti ecclesiali. Capita così che anche il progressista Umberto Minopoli (16 ottobre) si senta in dovere di dare lezione di socialità a un Papa ritenuto individualista, in piena “regressione” verso l’idea moderna di bene comune. In realtà Minopoli non ha letto nulla del Papa (e della Dottrina sociale della Chiesa). Nella sua mente non c’è Francesco ma l’interpretazione superficiale dell’accademico liberale olandese Ian Buruma, il quale era intervenuto su “la Repubblica” del 15 ottobre rallegrandosi per l’approdo papale all’“estremo individualismo della nostra epoca”. Su “Il Foglio” del 16 ottobre 2013 Gnocchi e Palmaro tornano all’attacco con l’articolo Orgoglioso lamento cattolico: “In soli sei mesi si è buttata a mare l’esigenza di mostrare con rigore la ragionevolezza della fede che tanto andava di moda con Benedetto XVI”; “sono stati spazzati via in un lampo secoli di metafisica. Nello spazio di un’omelia a Santa Marta è stata cancellata la memoria di Ratzinger”. I due scrittori vogliono difendere una visione sacrale-separata del Papa affidata alla nostalgia: “Un volta c’era il Papa ed era tutto un altro mondo. Il Bianco Padre che da Roma ci era meta, luce e guida”, “non pensava di scendere in piazza a espropriare i suoi figli di un gesto che  Cfr. Scavo N., Beretta R., Fake Pope. Le false notizie su papa Francesco, edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2018.

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li avrebbe santificati”. Nella loro critica i due lamentano una presunta emarginazione e invocano il bisogno di pluralismo, ma il loro pluralismo è tutto autoreferenziale. I cattolici vicini a Francesco sono passivi, servili, opportunisti, manipolati, anormali, “martiniani”, papolatri, sciagurati, vuoti, traditori o ignoranti. Ormai “il mondo cattolico è incapace di esprimere intellettuali di qualche caratura” come Augusto Del Noce; alcuni forse ritengono tale Antonio Socci per il quale il Papa attuale è abusivo3, e che arriva a dire: “noi cattolici stiamo con don Matteo Salvini”4. Il leghismo diventa la base armata di uno scisma?

Un capovolgimento di priorità Il 22 ottobre gli scatenati Gnocchi e Palmaro affrontano direttamente l’ambito teologico con l’intervento Cristo senza dottrina né verità ma in loro è evidente un capovolgimento di priorità. L’essenziale per il Cristianesimo non starebbe nel “semplice incontro” (sic!) con Gesù Cristo ma nell’adesione intellettuale alla filosofia di Tommaso D’Aquino, all’apologetica tradizionale, alla dottrina della legge naturale, alla disciplina formale, alla pietà individuale. Solo con queste vesti si può arrivare al Cristo. Che dire? In primo luogo si scambia ciò che è secondario o successivo per primario e originario (la vita di Gesù Cristo morto e risorto): se ciò che conta sono “la dottrina morale, la bioetica, il rigore liturgico e dottrinale” viene offuscata la dinamica dell’incarnazione. In secondo luogo, vengono definite “amenità” il rispetto del creato, la lotta alle narco Cfr. Socci A., Non è Francesco. La Chiesa nella grande tempesta, Mondadori, Milano 2014, che contiene frasi mai dette dal Papa o inesatte o avulse da qualsivoglia contesto. A lui risponderà, tra i molti, Raniero La Valle con Chi sono io, Francesco? Cronache di cose mai viste, Ponte alle Grazie, Milano 2015. 4  Cfr. Antonio Socci: perché noi cattolici stiamo con don Matteo Salvini, su www.liberoquotidiano.it, 27 febbraio 2018. 3

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mafie, l’amore per i poveri, la giustizia e la pace. In terzo luogo viene anche rivalutata la difesa della verità con la violenza: “a spada tratta, con impegno assoluto e a prezzo del sangue” (sembra di leggere l’inno alla guerra di Joseph de Maistre!). In tale contesto si offre una visione del tutto devozionistica della preghiera e della liturgia stravolgendo il significato della frase del Papa sul pregare che non significa dire preghiere ma contemplare l’amore di Dio per amare i fratelli (17 ottobre 2013). Apriti cielo! Il Papa diffonde un misticismo senza ascesi e senza disciplina, disprezza il popolo cristiano e le pie vecchiette. Non si vuol capire che Francesco sottopone ad analisi critica un modo di pregare basato sul ritualismo ripetitivo o sul formalismo abitudinario. La centralità di una visione solo dottrinaria della verità porta a definire intimista, “luteraneggiante”, “ipodottrinale”, una religione che “impone con prepotenza dubbi e domande”. Ciò che rende più credibile la fede cristiana, la sua presenza amante nei problemi dell’esistenza, diventa l’assoluto negativo (in tale contesto si citano di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI solo frasi riguardanti l’etica privata). Infine del Papa ritenuto permissivo, perdonista, buonista, sottomesso al mondo, non si vogliono ricordare (forse perché troppo scomode) le numerose brucianti espressioni sul carrierismo ecclesiastico, sul clericalismo, sulla mentalità cortigiana, sul vaticano-centrismo, sulla mondanità-vanità, sull’idolatria della ricchezza (chissà cosa ha pensato il vescovo di Limburg rimosso dal Papa per aver speso 31 milioni di euro per costruire la sua dimora che ora verrà affidata a migranti e bisognosi!). Sfuggono del tutto le frasi sui credenti “da sacrestia, da salotto, da pasticceria” (15 maggio 2013), “ipocriti” (14 ottobre 2013), fedeli a un “Dio spray”, “gnostici” razionalisti o “fideisti” (26 maggio 2013), “pelagiani” autosufficienti lontani dalle “piaghe di Cristo” (2 luglio 2013), prigionieri della “globalizzazione 27

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dell’indifferenza”, “tiepidi”, “a memoria”, “a metà cammino”, “di vernice”, “all’acqua di rosa” (24 ottobre 2013), incapaci di andare controcorrente e di stare “sulla strada” (23 giugno 2013), di capire che il “vero potere è il servizio” (20 maggio 2013), di vivere la missionarietà non col proselitismo ma con la testimonianza (20 ottobre 2013).

L’esaltazione strumentale di Benedetto XVI Uno dei cavalli di battaglia dei reazionari è l’esaltazione di Benedetto XVI contrapposto a Francesco. Alcuni uomini politici si accodano a questa impostazione, anzi ne fanno uno strumento di propaganda politica dichiarando che “il mio papa è Benedetto” (a Pontida nel 2016 Salvini gira con questa scritta)5. È vero che oggi con papa Francesco c’è un altro stile, un altro clima, ma non un’altra fede. Una cosa è evidenziare la differenza, altra cosa parlare di separazione o di rottura. Chi lo proclama non ha presente la varietà dei carismi e delle teologie fin dalle prime comunità cristiane. Non coglie la connessione tra la rinuncia di Benedetto XVI (espressione di una visione comunitaria del primato petrino) e l’innovazione di Francesco basata proprio su quella rinuncia (che invoca una dimensione sinodale dell’autorità). Non ricorda che Bergoglio è stato sostenitore convinto dell’elezione di Ratzinger nel 2005. Non si accorge che l’enciclica Lumen Fidei è firmata da entrambi nel 2013. Non ha letto l’apprezzamento di Bergoglio (rinnovato anche il 9 novembre 2019) per il lavoro intellettuale di Ratzinger. Non conosce gli attacchi dell’estrema destra cattolica statunitense contro papa Benedetto a proposito dell’enciclica Caritas in Veritate (2009). Non capisce che alcune riflessio  Sull’uso leghista della religione cfr. Bertezzolo P., Dietro di lui mi sento sicuro, in “Adista”, 8, 2 marzo 2019. L’autore ha scritto, al riguardo, Padroni a Chiesa nostra, Emi, Bologna 2011. 5

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ni, certamente discutibili, di Benedetto XVI (come quella riguardante gli anni Sessanta, apparsa nell’aprile 2019) vengono evidenziate ad arte come se fossero scritte contro Francesco (c’è anche da dubitare dell’autenticità di certi scritti ostentatamente attribuiti a Benedetto). Chi grida che si disprezza la tradizione (intesa come deposito chiuso di formule e riti) non coglie il valore dinamico della vivente tradizione della Chiesa (“fiume vivo”, osserva spesso papa Ratzinger) affidata alla testimonianza dei credenti. Non vede, inoltre, che papa Francesco, accanto alla sua insistenza sul rinnovamento ecclesiale e civile, sulla pace e sulla povertà, dichiara sempre, in modo per così dire “conservatore”, di essere figlio della Chiesa, fedele alla sua dottrina e alla (migliore) tradizione ecclesiale, devoto a Maria, al rosario, alla devozione popolare, attento ai sacramenti, pronto a difendere la famiglia e a condannare l’aborto o a ricordare la presenza del diavolo. In ogni caso, offre una visione alta, originaria, della tradizione: quella gesuana, evangelica, apostolica. Ripete spesso che la Chiesa non è un’organizzazione burocratica ma “una storia d’amore” (24 aprile 2013): è il modo migliore per definire la tradizione come vita che genera, cresce e si rinnova.

Una teologia cupa e sadomasochista Nel loro quarto mega-intervento su “Il Foglio” del 30 ottobre 2013, sempre in prima pagina con grande risalto – L’ospedale da campo dei follower – Gnocchi e Palmaro se la prendono con l’eccessiva popolarità del Papa. Per loro è segno che la “conversione” viene sostituita con l’effimero “successo” mediatico, che il cattolicesimo di Francesco è facile e comodo. Anche qui il ragionamento è testualmente in-credibile. Sembra parlino di un fantasma immaginario (come proiezione della loro ossessione). Non esiste per loro la riflessione ripetuta e incalzante, come abbiamo 29

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Sergio Paronetto

osservato, contro “i cristiani da salotto” e simili. Non hanno presente il pressante invito all’inquietudine apostolica e alla sequela di Cristo, a uscire, camminare e prendere la croce fino al martirio. Il vero bersaglio dell’intervento, la liturgia conciliare, contiene una teologia cupa e sadomasochista. Per loro la predicazione cristiana deve partire dal peccato, dal diavolo e dalla croce. Deve essere severa e aspra (“dogmatica”), minacciosa (dell’inferno), sacrificale e vittimaria (per “soddisfare la giustizia divina”), dolorista, rigorista, ritualista, giudicante, sessuofobica, dispensatrice di paura e di sensi di colpa. Ogni espressione di festa è potenzialmente peccaminosa, ogni gioia è sospetta, la corporeità è tendenzialmente impura. Anche l’idea di perdono, visto che gli uomini ne abusano, è pericolosa. Usando a modo loro frasi di padre Pio o dei padri del deserto (“il diavolo indovina i sentimenti umani osservando i movimenti dei corpi!”), la loro triste dissertazione arriva a mettere in dubbio capisaldi teologici come la misericordia divina e “la teologia del cosiddetto (sic!) mistero pasquale”. Per loro, il Concilio è stato un grande male. L’unico teologo citato è Roger Thomas Calmel, nostalgico del Concilio di Trento e di Lepanto, ispiratore di siti reazionari e di persone come Roberto De Mattei, Serafino Lanzetta e Pietro de Marco6.

Ritornare all’ordine Il 12 novembre 2013, “Il Foglio” titola in modo perentorio Liquefazione della Chiesa un lungo intervento di Roberto De Mattei, autore di scritti dell’editrice Fede e cultura per la quale Gnocchi e Palmaro curano la collana “I libri del ritorno all’ordine”. De Mattei vede il Concilio Vaticano II come la Riforma protestante e la Rivoluzione francese, cioè come  cfr. Magister S., rubrica “Settimo cielo”, su www.espresso.repubblica. it, 2 ottobre 2013. 6

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“un momento di indubbia, e per certi versi apocalittica, discontinuità storica”. Papa Francesco ne “incarna l’essenza”. La pastoralità di cui si farebbe portatore riduce la verità a esperienza religiosa svincolata dalla “verità” ed è vicina all’“ispirazione progressista di ispirazione marxista” della “nouvelle théologie francese” (Chenu, De Lubac) e della scuola bolognese di Alberigo e Melloni, ispiratrice del Concilio Vaticano II. In queste considerazioni non c’è solo la nostalgia di un passato dottrinario. Non c’è solo una visione riduttiva della pastoralità giovannea e conciliare (presentata da papa Roncalli come “un balzo in avanti nella penetrazione dottrinale”). A mio parere, c’è, soprattutto, un problema di fede, una forma di incredulità. Sembra che la fede cristiana e il futuro della Chiesa siano affidati solo a una specifica tradizione filosofica e teologica, non a Gesù Cristo e al soffio dello Spirito. Il 14 novembre, sempre su “Il Foglio”, Gnocchi e Palmaro, con Il questionario di Pietro, vedono nei testi preparatori del Sinodo straordinario sulla famiglia del 2014 “un’acqua torbida e tumultuosa che vorrebbe spazzare via il muro dottrinale che protegge l’indissolubilità matrimoniale”: “la pastoralità non può mangiarsi la dottrina” sentenziano. Il 20 novembre i due scrivono l’articolo Denzinger, e il mondano dimezzato. Impregnata di spirito mondano progressista, la Chiesa bergogliana “nega il peccato e osanna il mondo”. Il loro monito è minaccioso: occorre “denunciare chi, nell’accampamento cattolico, si macchia di intelligenza col nemico”.

Aspiranti al ruolo di Dio Qualche breve osservazione. A colpirmi è, anzitutto, la grossolanità delle accuse formulate spesso a caso, per pregiudizio ideologico, e con ciò che il teologo Giuseppe Ruggeri definirà “rozzezza dell’ermeneutica teologica”7.  Ruggeri G., Chi chiama eretico il Papa, in “la Repubblica”, 10 maggio 2019.

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Angela Rinaldi

Angela Rinaldi è dottoranda della FacoltàParonetto di Scienze ha Sociali nella Pontificia Sergio insegnato per quaUniversità Gregoriana. rant’anni nelle scuole superiori dove ha Nel 2016 ha conseguito la Licenza in curato percorsi di educazione alla pace, “Etica Pubblica” nello stesso Ateneo, ha svolto il servizio civile alternativo studiando sessuali sui minori al militare gli in abusi Ecuador, ha partecipato nella Chiesa. Nel 2014 ha ottenuto la al movimento “Beati i costruttori di Laurea Magistrale in “Scienze dello pace”, ha contribuito a fondare il carsviluppo e della cooperazione internatello veronese “Nella mia città nessuno zionale” nell’Università “La Sapienza” è straniero”. Fa parte del Gruppo per con una tesi sui non il Pluralismo e il minori Dialogo, delaccompacomitato gnati. Dal 2013 collabora con il Centre scientifico dell’Istituto di storia della for Child Protection della Gregoriana. Resistenza e dell’Età contemporanea di Verona, della redazione di “Mosaico di pace” e “Note mazziane”. È stato vicepresidente di Pax Christi del cui Centro studi è attualmente presidente. Con la meridiana ha pubblicato Amare il mondo. Creare la pace (2015) e Un’eredità che viene dal futuro: don Tonino Bello (2018).

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Angela Rinaldi Sergio Paronetto

Prefazione di Hans Zollner, Luigi Bettazzi

S.I.

, lla Chiesa e d e t r a p ,nisti, oa  Una tr tv uo brs todi n a e t s o t e a i e b r b ni lo Chiesa: to “E’he ud  fatta aenca me intdeoreisnsamoldao qouregsatnoi,zza ttan e fa ia.  sta cuonmpslaocerdoteLochaoccdueslanSoigdnioreer.es ’o ap tp iu tl ancesciol. corp e h ni av ae ss ld le  controtrFardisce e ua r c ai o n e i h m c n a p rn P tau ri ot pt efe vf Dee e abusa. sociale  In ee,inpvaeccee en agriaugsotniez:ia l un p .opri ar e ni n  sostenibi Faro’ c erp o p e a t s n s a m i h a ero.” dio aare un  da’ fea’stciome f avaanltib,enteolcloemruannez.a z daressi Si deve ianntere esco Papa Franc

Chi ricopre una posizione di potere nella Chiesa edeve sapere che essa nonoè di Populista demagogo? Buonista sua proprietà, ma uno dono, pertanto perdonista? Modernista secolarista? non può abusarne. Pauperista antimoderno? Comunista Il discorso ecologista? sugli abusi sessuali sui minori ed estremista Autoritario o nella Chiesa cattolica offre diversi spunti totalitario? Sono tante le etichette con riflessione che in cui idi detrattori cercano di questo definirelibro Fran-sono riassunti in due tematiche principali: la cesco. questione del potere spirituale e Tutte tranne che una: cristiano. gerarchico, con riferimento al clericalisI movimenti antibergogliani, occidene la necessità di una formazione tali mo, e orientali, si presentano spesso umana completa che abbia a fondamencome difensori della tradizione: si è to la fatto persona. sempre così e il Papa non può Dunque, per colpire laperò, piaganon allesiradici cambiare. “Tradizione”, e porsi sulla strada della prevenzione, gnifica blocco della fede e della carità; la proposta questo “trasmettelibro è che la se tradere in latinodisignifica Chiesa dovrebbe agire nel campo re”, annunciare il Vangelo dovrà tenerdella formazione umana che, in modo conto delle persone a cui si annuncia. multidisciplinare con gli altri campi In una Chiesa incarnata, ogni ministro, formativi, può conseguire in una proprio a cominciare dal Papa, porta definizione chiara e trasparente la sua umanità concreta, con sfumatudell’identità vera del chierico, ai fini re diverse, che corrispondono alla sua della riscoperta della vera natura del concreta umanità. ruolo e dell’autorità di cui sarà investito. Tanti, dentro e fuori la Chiesa, sostengono, invece, che il Papa sia affetto da “incompetenza argentina”, da folklore sudamericano. I semi bergogliani sono sì latinoamericani, deposti nel terreno di molte esperienze di liberazione. Ma tutti i suoi segni offrono, con l’eloquenza dei gesti, un orizzonte universale. I suoi sogni riguardano una Chiesa rinnovata dalla gioia del Vangelo, povera dei poveri, profetica e samaritana. Semi, segni e sogni per definire l’identità cristiana come capacità di lottare contro le ingiustizie e le guerre, di prendersi cura della Terra, di riformare la Chiesa, di vivere la fede come incontro con Cristo e trasformazione del mondo.

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