ROMantiche e nuove storie

Page 1

Dario DarioAbrescia Abrescia Tiziana TizianaMangarella Mangarella

Dario Abrescia, formatore, giornalista, ludologo, operatore socioculturale attivo in progetti d’inclusione a favore di migranti, comunità rom, minori a rischio di disagio. Promuove il gioco come strumento di intercultura e formazione in laboratori di cittadinanza attiva, educazione alle differenze e alla pluralità culturale, contrasto agli stereotipi, collaborando con scuole, enti pubblici e organizzazioni non profit.

ROMantiche e nuove storie Percorsi e strumenti per contrastare xenofobia e antiziganismo

ROMantiche e nuove storie

L’antiziganismo, l’avversione nei confronti delle comunità rom, è stato provocatoriamente definito “l’ultima forma accettabile di razzismo” perché è trasversalmente diffuso in tutti gli strati della popolazione, indipendentemente da età, sesso, grado di istruzione, preferenze politiche, credenze religiose, provenienza geografica e classe socioeconomica. Gli insulti, il disprezzo, l’odio riservato alle persone rom sono tali da non avere eguali nei confronti di altri gruppi sociali. Compito di questo manuale non è quello di riportare nel dettaglio il corposo catalogo di discriminazioni e violenze contro i rom nei secoli, né quello di raccontare la storia del “popolo rom”, che non è un monolito immutabile ma una realtà eterogenea e dinamica, in continua evoluzione, un ricco mosaico di gruppi, comunità, persone. Questo libro prende spunto dalla rivoluzione che la quantistica ha portato nel mondo della fisica: non più l’illusione di descrivere il mondo in sé e per sé, ma l’analisi della nostra interazione con il mondo. Il manuale diventa così, più che un libro “sui rom”, un momento di riflessione per analizzare il nostro modo di guardare gli “altri” e di rappresentarli, per riflettere sul nostro essere portatori di stereotipi e “agitori” di pregiudizi, e operare così uno scarto di pensiero che possa farci andare oltre le categorie del noi e loro. Nel convincimento che soltanto un delicato e tenace lavoro nelle scuole e nelle altre agenzie educative possa contrastare pregiudizi e discriminazioni, si vogliono fornire strumenti operativi per ri-orientare lo sguardo, cambiare il punto di vista, allenare l’empatia, lavorando insieme con i ragazzi e con le ragazze al superamento degli stereotipi e alla costruzione di una realtà più accogliente e inclusiva.

Tiziana Mangarella, sociologa, svolge attività di ricerca, monitoraggio, valutazione e formazione in ambito socio-educativo relative alla tutela, alla protezione e ai diritti dei minori, e alle politiche per l’infanzia, l’adolescenza e la famiglia. Collabora con enti pubblici, scuole e organizzazioni non profit, occupandosi di prevenzione del disagio, inclusione sociale, lotta alle discriminazioni, promozione delle pari opportunità per tutti. Insieme sono coautori del libro Di che genere sei? Prevenire il bullismo sessista e omotransfobico (edizioni la meridiana, 2014).

InIn copertina disegno didi Fabio Magnasciutti copertina disegno Fabio Magnasciutti

Euro Euro14,50 14,50(I.i.) (I.i.)

ISBN 978-88-6153-680-7 ISBN 978-88-6153-680-7

9 788861 536807 9 788861 536807

edizioni edizionilalameridiana meridiana pp aa r r t t e e nn z z e e


Indice

Prefazione di Elvira Zaccagnino...........................11 Introduzione........................................................13

Parte Prima Una cornice storico-politica Le specificità dell’antiziganismo.......................17 Cenni storici......................................................21 Unione Europea e antiziganismo.....................25 Parte Seconda Destrutturare gli stereotipi Luoghi comuni e propaganda antiziganista.....33 Cronistoria delle violenze.................................41 Parte Terza Giochi e altre attività formative Presentazione e accoglienza..............................51 Stereotipi e pregiudizi.......................................61 Stereotipi antiziganisti......................................75 Mondo rom.....................................................102 Verifica............................................................115 Progettazione..................................................124 Cineforum.......................................................129 Parte Quarta Appunti per una ricerca-azione Un set di strumenti ........................................147 Parte Quinta R isorse Glossario.........................................................175 Bibliografia..................................................... 179 Filmografia..................................................... 183 Sitografia........................................................ 185

Le Parti I, II, III, V sono a cura di Dario Abrescia Le Parti III, IV sono a cura di Tiziana Mangarella


Nota In questo volume si è scelto di utilizzare “rom” come termine ombrello per indicare una galassia di gruppi e comunità sparse in tutto il mondo (cui anche la tradizionale pentapartizione in “rom, sinti, manouches, kalé, romanichals” sembra andare stretta) ben consapevoli delle peculiarità storiche, culturali e socio-economiche di ciascun gruppo. Per non ingenerare confusione in chi si accosta ora alla tematica, si è scelto di non declinare in genere e numero l’aggettivo “rom”, con l’eccezione della dizione “lingua romanì” ormai utilizzata anche in ambito non specialistico.


Prefazione

“Antiziganismo” è il termine che dice l’odio e il pregiudizio verso i popoli comunemente chiamati “zingari”, con una parola che di per sé usiamo in modo dispregiativo per riferirci ai rom, ai sinti e ad altre comunità che hanno condiviso una storia di discriminazioni. Antiziganismo è una parola di cui molti, ascoltandola per la prima volta, si chiedono quale sia il significato. Ammettere che non conosciamo tutte le parole, e delle parole stesse i significati e i mondi che raccolgono in sé, è un passo necessario. Ignorare significa non sapere, e il non sapere è una condizione che ci rende vulnerabili. Ignorare è una condizione però che può essere sanata cominciando a conoscere, imparare, apprendere a qualsiasi età e in qualsiasi momento. Cominciare a usare le parole giuste conoscendone il significato è la prima operazione culturale necessaria oggi per decostruire il razzismo che è dentro la nostra cultura e che spesso è nell’espressione “non sono razzista… ma”. Questo libro ha il pregio di farci conoscere ciò che, ignorando, spesso accogliamo con paura, entrando nelle differenze che si fanno pregiudizio e si stratificano dentro di noi al punto da farci ritenere indenni da parole, opere e omissioni chiaramente razziste. Non siamo ancora al giro di boa che segna come superato ogni tentativo di ritorno al razzismo. Quando gli autori lo hanno proposto ne abbiamo

colto l’importanza in un processo di integrazione e, proprio quando ci hanno consegnato la bozza finale a giugno 2018, Liliana Segre pronunciava in Senato queste parole: Si dovrebbe dare idealmente la parola a quei tanti che, a differenza di me, non sono tornati dai campi di sterminio, che sono stati uccisi per la sola colpa di essere nati, che non hanno tomba, che sono cenere nel vento. Salvarli dall’oblio non significa soltanto onorare un debito storico verso quei nostri concittadini di allora, ma anche aiutare gli italiani di oggi a respingere la tentazione dell’indifferenza verso le ingiustizie e le sofferenze che ci circondano. A non anestetizzare le coscienze, a essere più vigili, più avvertiti della responsabilità che ciascuno ha verso gli altri. In quei campi di sterminio altre minoranze, oltre agli ebrei, vennero annientate. Tra queste voglio ricordare oggi gli appartenenti alle popolazioni rom e sinti, che inizialmente suscitarono la nostra invidia di prigioniere perché nelle loro baracche le famiglie erano lasciate unite; ma presto all’invidia seguì l’orrore, perché una notte furono portati tutti al gas e il giorno dopo in quelle baracche vuote regnava un silenzio spettrale. [...] Mi rifiuto di pensare che la nostra civiltà democratica sia sporcata da leggi speciali contro i popoli nomadi: se dovesse accadere, mi opporrò con tutte le energie che mi restano.

I libri non arrivano a caso nel catalogo di una casa editrice. Li si sceglie per ciò che sono e per ciò che possono aiutarci a essere. A diventare e a non diventare. Pubblicare questo libro è per noi il modo di opporci, con tutte le nostre forze, al tentativo di giustificare come leciti e legali atteggiamenti razzisti verso ogni tipo di minoranza. Operazione culturale e politica. Perché questo fanno i libri, soprattutto quelli che, come questo, si rivolgono a educatori e insegnanti, a coloro che, educando, indicano ai giovani da dove veniamo e verso dove andare come umanità: la convivialità delle differenze. Una scelta di campo, la nostra. Ma così è per noi da anni, libro dopo libro. Elvira Zaccagnino ROMantiche e nuove storie

11



Introduzione

Tanti drammatici episodi violenti nel corso degli ultimi anni (e tutto il corollario sul web di chi incita alla violenza e invoca il ritorno a scenari di sterminio etnico) testimoniano il ruolo di capro espiatorio attribuito alle comunità rom, cavalcato anche elettoralmente da quanti evocano ruspe per distruggere insediamenti abitativi o forni e napalm per incenerire le persone che vi abitano. Compito di questo libro non è quello di riportare nel dettaglio il corposo catalogo di discriminazioni e violenze contro i rom stratificatosi nei secoli, né quello di raccontare la storia del “popolo rom”, che non è un monolito immutabile ma una realtà eterogenea e dinamica, in continua evoluzione, un ricco mosaico di gruppi, comunità, persone. Nel convincimento che soltanto un delicato e tenace lavoro nelle scuole e nelle altre agenzie formative possa portare al superamento di pregiudizi ormai sclerotizzati nella società e al contrasto di tutte le forme di discriminazione e violenza, quello che ci proponiamo è di fornire concreti strumenti di analisi e decostruzione degli stereotipi e un variegato repertorio di strumenti operativi per agire nei contesti educativi. Il volume si compone di diverse parti: una cornice storico-politica sul come e perché si è sviluppato nei secoli l’antiziganismo, insieme con una riflessione sulle modalità con cui in Italia (attraverso la Strategia nazionale d’inclusione) sono state recepite le indicazioni date dall’Unione Europea per contrastare tale fenomeno; una parte in cui

vengono affrontati e, dati alla mano, confutati i più comuni stereotipi sui rom; una parte riservata alla ricerca-azione come strumento di conoscenza e cambiamento della realtà; una raccolta di risorse utili all’approfondimento della tematica. E poi c’è la parte più corposa, quella riservata ai giochi e alle altre attività formative per ri-orientare lo sguardo, cambiare il punto di vista, allenare l’empatia, lavorando insieme con i ragazzi e con le ragazze al superamento dei pregiudizi e alla costruzione di una realtà più accogliente e inclusiva. Questo libro prende spunto dalla rivoluzione che la quantistica ha portato nel mondo della fisica: non più l’illusione di descrivere il mondo in sé e per sé, ma l’analisi della nostra interazione con il mondo. Il manuale diventa così, più che un libro “sui rom”, un momento di riflessione per analizzare il nostro modo di guardare gli “altri”, di pensarli, di rappresentarli, per riflettere sul nostro essere portatori di stereotipi e “agitori” di pregiudizi, e operare così uno scarto di pensiero che possa farci andare oltre le categorie del noi e loro.

ROMantiche e nuove storie

13


Parte Una cornice Prima storico-politica

Gli zingari non esistono. Ognuno inventa il proprio zingaro in rapporto alle proprie paure, le rigiditĂ , i vissuti, Ăˆ l’antizingaro che fa lo zingaro. Leonardo Piasere



Le specificità dell’antiziganismo

dio riservato ai rom è tale da non avere eguali nei confronti di altre persone. I rom vengono trattati e apostrofati in modi e con termini che non vengono utilizzati quando si tratta di altre comunità. Con gli zingari scompaiono spesso le considerazioni di ordine sociologico o politico o religioso che si possono fare sulla marginalità sociale o sulla resistenza sociale, ma si sostiene il “lombrosismo’ implicito di una delinquenza innata2.

Secondo la definizione data dall’ECRI (Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza), l’antiziganismo è

Da due decenni almeno la “questione rom” ha conquistato spazio nell’agenda dell’Unione Europea, che ha messo in campo significative risorse per affrontarla. Eppure potremmo dire che la situazione di esclusione socioeconomica di molte comunità rom si è aggravata negli ultimi decenni, e si è deteriorata la percezione che molti europei hanno dei rom. Se gli “zingari” non esistono, esistono persone che quotidianamente subiscono discriminazioni e violenze. Nel continente europeo non è mai mancata una certa “propensione” al razzismo, alla xenofobia, alle discriminazioni contro intere comunità. Antisemitismo e islamofobia sono fatti di ieri ma anche di oggi, e l’odio/avversione nei confronti dei cosiddetti “migranti economici” monta sempre più. Tuttavia è proprio l’antiziganismo, questa peculiare forma di razzismo, a raccogliere consensi a mani basse in tutti gli strati della popolazione, indipendentemente dall’età, dal sesso, dal grado di istruzione, dalle preferenze politiche, dalle credenze religiose, dalla provenienza geografica e dalla classe socioeconomica di chi lo pratica. È davvero “l’ultima forma accettabile di razzismo”1. Gli insulti, il disprezzo, l’avversione, l’o1. McGarry, 2017.

una forma di razzismo particolarmente persistente, violenta, ricorrente e comune. È una forma di razzismo specifica, un’ideologia fondata sulla superiorità razziale, una forma di deumanizzazione e di razzismo istituzionale nutrita da una discriminazione storica, che viene espressa, tra le altre cose, attraverso violenza, discorsi d’odio, sfruttamento, stigmatizzazione e attraverso le più impudenti forme di discriminazione3.

Altre definizioni, come quella dell’European Roma Grassroots Organisations, evidenziano ancor più la componente istituzionale dell’antiziganismo, sottolineando la presenza di servizi sociali discriminanti e pratiche istituzionali violente che hanno un effetto degradante e ostracizzante sulle comunità e riproducono e moltiplicano gli svantaggi socio-economici strutturali. Sono stati proposti e utilizzati anche altri termini per indicare questo fenomeno. (T)ziganofobia, ad esempio, per la quale però si prospetta lo stesso equivoco che genera la parola omofobia: qui non si tratta tanto di paura (che pure è presente, grazie alle tante leggende sulle famigerate “zingare” rapitrici di bambini) ma piuttosto di disprezzo, repulsione, odio. Qualcuno utilizza romfobia (o romafobia, nella 2. Piasere 2015, p. 22. 3. ECRI, 2011.

ROMantiche e nuove storie

17


versione inglese internazionalmente diffusa) che però a ben guardare sembra essere più rivolta contro la moderna costruzione identitaria degli studiosi e attivisti rom; oppure, in un’altra accezione, romfobia può indicare la presa di distanza da parte dei cittadini di origine rom inseriti da più tempo nel tessuto sociale degli Stati dell’Europa occidentale (Sinti in Italia, Manouches in Francia, Kalé in Spagna, per esempio) contro la paventata “invasione” dei rom dei Balcani negli ultimi anni (da Romania, Bulgaria ed ex Jugoslavia), un po’ come quei meridionali residenti nel Nord Italia dagli anni Cinquanta/Sessanta che ora si oppongono all’arrivo di altri “terroni” e di migranti da altri Paesi. Altri termini sono usati per circoscrivere il fenomeno localmente (antigypsyism nel Regno Unito o antigitanism in Francia e Spagna). In lingua inglese è stato recentemente introdotto anche il termine antiromanyism. Il termine antiziganismo fotografa bene l’esperienza storica di questa particolare forma di avversione sociale, in un percorso che parte diversi secoli fa per arrivare ai giorni nostri. Si potrebbe dire che i rom si siano trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato, un’entità transnazionale in un momento in cui nel continente europeo si andavano costruendo le nazioni e gli Stati. La lotta antizingara si configura in Europa anche come una guerra scatenata dalle principali dinastie regnanti, che si trovano alleate contro gli zingari e la loro reputata disobbedienza all’ordine continentale che esse stanno costruendo4.

L’antiziganismo che viviamo oggi è un retaggio del processo di costruzione delle nazioni e degli Stati cominciato in Europa qualche secolo fa, nel corso del quale concetti come identità e sovranità si sono confrontati e hanno interagito con quelli di spazio e territorio. 4. Piasere, op. cit., p. 57.

18

D. Abrescia - T. Mangarella

In quanto “nazione” senza territorio, i rom non rientravano nel modello disegnato dal nazionalismo della Pace di Vestfalia (1648) che aveva come fondamento una nazione con un territorio sovrano (tanto più se consideriamo anche la pluralità linguistica e religiosa delle comunità rom). Un modello che tuttora è vigente e che richiede un forte controllo sui cittadini (e tanti sono stati gli strumenti attraverso cui tale controllo si è esplicato: censimenti, tassazioni, coscrizioni obbligatorie, dazi sui commerci, burocratizzazione, imposizione di lingue standard, ecc.). La percezione dei rom come non inseribili in questo modello ha condotto a una decisa risposta istituzionale che si è manifestata in tante forme (segregazione, sedentarizzazione forzata, assimilazione culturale, espulsione, ecc.) e che ha contribuito a creare quella fittizia linea di confine tra i rom e i non rom (i gagé), tra “noi” e “loro”, una segregazione fisica e simbolica, un confine identitario prima ancora che territoriale, il quale ha alimentato il sospetto, la paura, l’avversione. La propaganda politica da un lato si nutre di tali pregiudizi e stereotipi, dall’altro li alimenta e li sfrutta per i propri fini. I rom dunque sono stati (e sono) capri espiatori di contingenze sociali, politiche, economiche, ideali soggetti di cui evidenziare, sottolineare, esagerare, costruire l’alterità in funzione di nemico della nazione, “alieni” da utilizzare per rinforzare l’identità nazionale e la costruzione dello Stato. Un pericolo “esterno” (che debba forzosamente essere fatto percepire come esterno) torna sempre utile, per ammorbidire, canalizzare, depotenziare i conflitti interni. Il messaggio che si è voluto far passare (e che in effetti è passato) è che i rom vivono in un universo parallelo a quello dei non rom, un mondo a parte, impermeabile alle sollecitazioni della realtà intorno, e che quindi come tale vanno trattati. Ma tutto ciò è confutato dal dato storico: i rom sono da secoli parte integrante delle genti d’Europa, soggetti attivi delle dinamiche sociali, poli-


tiche, economiche, culturali del continente. L’apparente schizofrenia con cui sono sempre stati tratteggiati (da un lato “figli del vento”, testimonial di libertà e viaggio; dall’altro mendicanti, sporchi, miserabili) acquista un significato laddove si evidenzia come anche gli stereotipi positivi, esotizzando un popolo, lo allontanano da noi, ne tracciano la distanza minima entro cui debba mantenersi per essere ammirato senza metterci in allarme (un po’ come le bestie esotiche rinchiuse nelle gabbie degli zoo). Mentre i rom possono essere considerati esotici e interessanti a distanza, diventano soggetti devianti quando si muovono all’interno della società maggioritaria5.

L’orientalismo è vivo e vegeto: popoli ammirati da lontano (in una folkloristica etero-rappresentazione che è altro dalla realtà) diventano un pericolo quando si affacciano sul nostro uscio di casa. Quell’apprezzamento dei “presunti” costumi esotici decade, ne temiamo la vicinanza, temiamo che quei costumi contaminino i nostri. “Aiutamoli, sì, ma a casa loro” è il leit-motiv dei benpensanti. Ma con i rom non possono utilizzarlo: l’Europa è anche casa loro. E torniamo dunque all’attivismo dell’Unione Europea per risolvere la “questione rom”. Sono stati individuati a livello europeo (ma anche a livello italiano, con la Strategia nazionale d’inclusione) quattro assi di intervento: casa, lavoro, istruzione, salute. Ma è evidente che l’antiziganismo colpisce anche persone che sotto uno o più di questi aspetti non ha problemi; colpisce non solo in maniera esplicita e violenta ma anche in maniera strisciante e nascosta, tanto che molte persone scelgono di tacere le proprie origini per non esporre sé e i propri cari alle discriminazioni. E colpisce indipendentemente dall’avere origini rom, purché si venga percepiti come “zingari”, con tutto il corollario che tale etichetta compor5. Sibley, 1995.

ta. Similmente a quanto avviene con l’omofobia, con discriminazioni e violenze che molte persone subiscono indipendentemente dall’avere un orientamento omosessuale: perché scatti lo stigma sociale è sufficiente essere percepiti come tali. Le manifestazioni dell’antiziganismo in Europa sono tante, con un filo che lega il passato al presente: • rappresentazioni stereotipate da parte dei mezzi di comunicazione e ricerca del sensazionalismo; • discorsi d’odio, a tutti i livelli, dai bar e i mercati rionali alle tribune politiche, raggiungendo l’acme nel web; • discriminazioni (sul lavoro, a scuola, nell’accesso ai servizi sanitari); • abusi di potere da parte delle forze dell’ordine; • schedatura: l’ethnic profiling dei rom, cioè la schedatura su base “etnica’. In molti ricorderanno il “censimento” (con annessa raccolta delle impronte digitali ai minori) ordinato dal ministro dell’Interno Maroni nel 2008 per la famigerata “Emergenza Nomadi” lanciata dal governo Berlusconi, che fu poi dichiarata illegittima dal Consiglio di Stato; • esclusione socioeconomica; • sedentarizzazione coatta; • assimilazione culturale; • segregazione: abitativa e scolastica. I “campi rom” in Italia sono un perfetto esempio di segregazione su base “etnica”; • sgomberi: lo smantellamento di baraccopoli è diventato nell’ultimo decennio uno strumento di propaganda politica; • dispersione coatta: intere comunità deportate e sparpagliate da una regione all’altra; • espulsioni: dalla fine del XV secolo, innumerevoli sono stati i bandi di espulsione che hanno colpito le comunità rom in quasi tutti gli Stati del continente europeo; • sottrazione dei figli: un fenomeno che ha attraversato la storia, dal Settecento nell’impero ROMantiche e nuove storie

19


asburgico e nel regno di Spagna, fino ai giorni nostri; • sterilizzazione di massa. Non solo quella operata dai nazisti; è stata praticata anche in numerosi paesi del Nord e dell’Est Europa fino agli anni Settanta del Novecento; • sfruttamento di massa: la schiavitù in Romania è terminata ufficialmente solo nella seconda metà dell’Ottocento. Ma basterebbe girare per i ghetti della raccolta agricola in Capitanata per rendersi conto che, da allora, non si sono fatti molti passi in avanti; • uccisioni (e premi in denaro per chi le praticava); • genocidio: oltre mezzo milione sono le vittime stimate dello sterminio operato dai nazifascisti, il Porrajmos (o Samudaripen), rimosso per decenni dalla memoria e dalla coscienza storico-politica d’Europa. Molti rom affrontano quotidianamente discriminazioni, povertà, esclusione sociale. I fenomeni sono strettamente collegati e tutti gli interventi sono destinati a fallire se non si affronta l’antiziganismo a ogni livello, soprattutto quello istituzionale.

20

D. Abrescia - T. Mangarella


Parte Destrutturare Seconda gli stereotipi

Si tratta di rompere un circolo vizioso, una spirale nella quale ignoranza e pregiudizio si alimentano reciprocamente. Una migliore conoscenza sul mondo rom e sinti è necessaria per spezzare il circolo vizioso dell’ignoranza e del pregiudizio: l’ignoranza infatti genera pregiudizi, i pregiudizi alimentano l’ignoranza. Commissione straordinaria per la protezione e la promozione dei diritti umani, Senato della Repubblica



Luoghi comuni e propaganda antiziganista

Se è vero che i processi di consapevolezza possono essere attivati perlopiù nell’ambito di percorsi formativi, e non meramente informativi, è tuttavia innegabile la centralità di una corretta informazione al fine di scardinare stereotipi che nutrono pregiudizi e preparano il terreno per l’antiziganismo, per tutte le discriminazioni e le violenze subite dai rom. In questo capitolo, dati alla mano, confutiamo gli stereotipi più comuni che si riscontrano nei riguardi dei rom, quelli intercettati nei più disparati spaccati di quotidianità, nei discorsi sull’autobus, al bar, a scuola, sul web, nei proclami politici, ripetuti di bocca in bocca fino a divenire quasi senso comune e acquisire plausibilità. Le schede di seguito presentate sono parte integrante delle attività formative e di ricerca-azione di questo testo, in quanto finalizzate a rendere la misura reale di quei fenomeni rappresentati e percepiti come distorti, in modo che si possa aprire un varco, un’incrinatura nelle credenze e nelle convinzioni stratificate.

Siamo invasi dai rom Secondo le stime, i rom e i sinti in Italia sono circa 140-170mila, pari a meno dello 0,3% della popolazione italiana. Per fare un confronto con altri Paesi d’Europa, in Grecia sono 265mila (2,47%), in Francia 400mila (0,62%), nella Repubblica Ceca 200mila (1,96%), in Ungheria 700mila (7,05%), in Russia 825mila (0,59%), in Romania un milione 850mila (8,32%), nel Regno Unito 22mila (0,37%), in Spagna 725mila (1,57%). Anche in Svezia e in Svizzera ci sono, percentualmente, più rom che in Italia (circa 0,40%). Questi, i dati del Consiglio d’Europa15. Soltanto il 6% degli italiani sa quanti sono i rom e i sinti in Italia. L’80% di quelli che azzardano una risposta (la metà non si pronuncia neppure) li sovrastima fino a due milioni16. Non c’è, dunque, nessuna invasione. La paura di tale invasione viene fomentata da alcune forze politiche, manipolata attraverso campagne di propaganda mediatica e utilizzata strumentalmente per creare un clima diffuso di insicurezza da poter sfruttare a fini di consenso elettorale.

15. EU Framework for National Roma Integration Strategies, 2011. 16. ISPO, 2007.

ROMantiche e nuove storie

33


Se ne tornino a casa loro! In realtà, molti rom sono già “a casa loro”. Circa un rom su due nella penisola è cittadino italiano: sono infatti circa 70mila i rom e sinti con cittadinanza italiana, ovvero il 40-50% di tutti i rom presenti in Italia17. Ci sono comunità rom stabilmente in Italia sin dal XV secolo, cioè da più di cinquecento anni. È un dato davvero poco conosciuto: quasi la metà degli intervistati pensa che non ci siano rom italiani o che al massimo siano un’esigua minoranza (il 5-10%)18. Bisogna poi considerare che oltre 15mila bambini rom nati in Italia sono giuridicamente “invisibili’, di fatto come persone apolidi, anche se le loro famiglie vivono in Italia da decenni. A tal proposito, nel 2016 l’ECRI (Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza) ha raccomandato “vivamente” che le autorità italiane approvino una nuova legge o riformino la legge sull’accesso alla cittadinanza in modo tale che nessun bambino nato in Italia sia apolide e che sia facilitata la naturalizzazione di minori stranieri nati qui o che hanno frequentato la scuola in Italia19.

I rom sono nomadi Sebbene l’84% degli italiani ritenga che rom e sinti siano nomadi20, nel nostro Paese solo una minoranza di essi (non più del 2-3%) è professionalmente legata ad attività di spettacolo e intrattenimento itinerante, come i circensi e i 17. Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, Senato della Repubblica, 2011. 18. ISPO, op. cit. 19. ECRI, 2016. 20. ISPO, op. cit.

34

D. Abrescia - T. Mangarella

giostrai. In Europa, i rom sono all’85-90% stanziali21. E invece proprio in nome della presunta scelta “culturale” del nomadismo è stata legittimata la marginalizzazione dei rom attraverso politiche di segregazione in “campi” speciali nelle periferie dei centri urbani. Ancora in recenti documenti, come le Linee guida per l’accoglienza degli alunni stranieri (2014) il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca fa un riferimento alla “origine nomade” di alcuni gruppi, e nel Rapporto di Autovalutazione (2017) chiede di indicare la presenza di “studenti nomadi”.

I rom vivono in baracche, nei “campi” Soltanto una minoranza. In Italia, il 75-80% dei rom e sinti vive in normali abitazioni22. Secondo il rapporto annuale 2017 dell’Associazione 21 luglio sono circa 26mila i rom che vivono in situazione di emergenza abitativa, in baraccopoli formali e informali, cioè meno del 20% sul totale (nonché lo 0,05% della popolazione italiana). Sono perlopiù rom provenienti dall’ex Jugoslavia e dalla Romania, la maggioranza dei quali nei loro Paesi viveva in appartamento. Ci sono poi una cinquantina di microaree, con standard abitativi più adeguati, in cui vivono circa 1300 cittadini italiani sinti23.

21. Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, Senato della Repubblica, op. cit. 22. Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, Senato della Repubblica, op. cit. 23. www.21luglio.org


Se vivono così, è una loro scelta: vuol dire che stanno bene così No, i rom che vivono in condizioni di emergenza abitativa, in “campi” formati da baracche o container, non hanno scelto di farlo, né tantomeno stanno bene così. Nell’Unione Europea il 51% della popolazione raggiunge i 75 anni, mentre tra le comunità rom la media è del 25,7%; gli 85 anni invece sono raggiunti dal 4,5% degli appartenenti a tali comunità, contro una media europea dell’11,2%24. Secondo la ricerca Salute Rom. Itinerari possibili realizzato dalla Caritas25, i rom hanno un’aspettativa di vita di almeno dieci anni inferiore a quella della popolazione maggioritaria, alti tassi di morbilità soprattutto nell’ambito delle patologie cardiovascolari, metaboliche e osteoarticolari e diffusione di infezioni delle vie respiratorie e parassitosi intestinali. L’83% degli italiani pensa che abitino per loro scelta in “campi”, isolati dal resto della città26. Ma perlopiù la scelta è delle amministrazioni comunali che, sulla scorta del presunto carattere “nomade”, ha individuato nei “campi” la via maestra per affrontare la presunta “emergenza”. Come già evidenziato, la maggior parte di quanti in Italia sono confinati nei “campi” viveva nel proprio Paese d’origine in normali abitazioni.

I rom sono romeni La verità è che alcuni rom hanno nazionalità romena, e alcuni cittadini romeni sono rom. Non bisogna farsi confondere dall’assonanza del nome. 24. Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, Senato della Repubblica, op. cit. 25. Geraci, Motta, Ricordy, 2014. 26. ISPO, op. cit.

I rom sono diffusi in tutto il mondo. Le stime più attendibili parlano di 15-20 milioni nei cinque continenti. In Europa sono 11-12 milioni (di cui circa la metà sono cittadini dei Paesi dell’Unione)27. Secondo il censimento nazionale del 2011, i rom in Romania sono circa 620mila su una popolazione di 20 milioni di persone. Il dato è probabilmente sottostimato (e secondo alcuni dovrebbe essere quasi triplicato, fino a un milione 800mila persone) ma non lascia margini di dubbio sul fatto che soltanto una minoranza (seppur cospicua) di cittadini romeni è rom, e soltanto una minoranza di rom ha la cittadinanza romena. Ci sono rom di cittadinanza italiana, spagnola, tedesca, francese, statunitense, brasiliana, ecc.

I rom parlano romeno Alcuni rom parlano anche romeno, cioè perlopiù quelli nati in Romania o Moldavia. La lingua dei rom è la lingua romanì (o, con un avverbio, romanès), che la maggioranza degli studiosi ritiene discenda dalle parlate vernacolari del sanscrito, nell’India del Nord. Molti vocaboli derivano dal persiano, dal curdo, dall’armeno, dal greco, acquisiti lungo il plurisecolare percorso dal subcontinente indiano all’Europa. Le numerose varianti della lingua non sono tutte intellegibili tra loro. Alcuni gruppi (come i Kalé in Spagna) non utilizzano più tale lingua. Peraltro sarebbero da sottolineare le competenze da poliglotta di molte persone rom, che parlano la lingua romanì oltre a quella lingua del Paese di provenienza e a quella del Paese in cui si sono stabiliti (è il caso, per esempio, in Italia di molti bambini che parlano la lingua romanì, l’italiano e il romeno, e ciononostante in alcune scuole vengono trattati quasi da minus habens). 27. Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, Senato della Repubblica, op. cit.

ROMantiche e nuove storie

35


Parte Giochi e altre attività Terza formative

È nel giocare che l’individuo è in grado di essere creativo e di fare uso dell’intera personalità, ed è solo nell’essere creativo che l’individuo scopre il sé. Donald Woods Winnicott



Questa sezione raccoglie alcuni giochi pensati per svolgere un percorso di educazione alle differenze, di contrasto agli stereotipi razzisti e xenofobi, con un’attenzione specifica ai pregiudizi, alle discriminazioni e alle violenze nei confronti delle comunità rom. Le attività proposte attingono a diverse tecniche che utilizzano il gioco come strumento educativo e formativo. Di ogni attività vengono indicati il grado di difficoltà, la durata indicativa, il numero di partecipanti, i materiali necessari, gli obiettivi.

F – progettazione di attività di sensibilizzazione e costruzione di prodotti: con riferimento ad azioni concrete da realizzare, anche in continuità con le attività della ricerca-azione. G – cineforum: una mini rassegna cinematografica come strumento di riflessione sulle rappresentazioni più o meno stereotipate riguardanti le comunità rom.

Le aree sviluppate sono sette, organizzate in parte per tematica e in parte per obiettivi progressivi: A – presentazione/accoglienza/rompighiaccio: giochi che possono essere utilizzati sia con gruppi preesistenti (es. gruppi-classe) sia con gruppi di nuova costituzione (es. gruppi in formazione, campi-scuola, ecc.), all’avvio di un percorso formativo. B – stereotipi e pregiudizi: giochi finalizzati a “comprendere emotivamente” l’esperienza dell’etichettamento e dello stereotipo, dal punto di vista di chi lo subisce, con riferimento ad una varietà di situazioni di vita quotidiana. C – stereotipi antiziganisti: giochi sulla formazione e sulla percezione degli stereotipi antiziganisti, relativi cioè alle comunità rom. D – mondo rom: attività per approfondire la conoscenza delle comunità rom, per rilevarne la pluralità culturale. E –

verifica e sistematizzazione delle infor-

mazioni:

attività per verificare la correttezza di alcune informazioni possedute, con l’obiettivo di stimolare nuove acquisizioni e modificare le percezioni distorte della realtà.

ROMantiche e nuove storie

47



INDICE DELLE ATTIVITÀ Presentazione, accoglienza 1 In rete............................................................. 51 2 In una parola................................................. 52 3 Nuove conoscenze......................................... 53 4 Carta di identità............................................. 54 5 Ti racconto, mi racconti................................ 55 6 La mia vita in un minuto............................... 56 7 Unici e inconfondibili?.................................. 57 8 Disposizioni irrazionali................................. 59

Mondo rom 31 Bandiere..................................................... 102 32 Inni............................................................. 103 33 Musica, maestro!....................................... 105 34 In cucina ................................................... 107 35 Celebrità.................................................... 109 36 Il viaggio.................................................... 111 37 Galassia rom.............................................. 112 38 Porrajmos................................................... 113

Stereotipi e pregiudizi 9 Varie diversità................................................ 61 10 Etichettati.................................................... 63 11 Aggiungi un posto a tavola.......................... 65 12 Maggioranze e minoranze........................... 67 13 Corsa a ostacoli............................................ 69 14 Colpo di fulmine......................................... 71 15 (Anti) conformismo..................................... 73

Verifica 39 Talk show................................................... 115 40 Il gioco delle coppie.................................. 117 41 Radar.......................................................... 118 42 La schedina................................................ 121

Stereotipi antiziganisti 16 Corsi e ricorsi storici................................... 75 17 Dizionario.................................................... 77 18 Indovina chi?............................................... 79 19 Trucco e parrucco....................................... 81 20 Nei suoi panni............................................. 83 21 Professioni................................................... 84 22 Rappresentazioni......................................... 85 23 Canzoni d’autore......................................... 87 24 Esmeralda.................................................... 90 25 Principesse................................................... 92 26 Rom Bechdel Test........................................ 94 27 Un silenzio assordante................................. 96 28 Rassegna stampa.......................................... 97 29 Prima pagina................................................ 98 30 Senza parole............................................... 100

Progettazione 43 Slogan........................................................ 124 44 Pubblicità Progresso................................. 125 45 Cointroinformazione................................. 126 46 Rom Pride.................................................. 127 Cineforum 47 Io rom romantica........................................ 130 48 Dimmi che destino avrò............................. 131 49 Korkoro...................................................... 132 50 Un’anima divisa in due.............................. 133 51 Gatto nero, gatto bianco............................. 134 52 Opre roma!................................................. 135 53 Io, la mia famiglia rom e Woody Allen...... 136 54 Container 158............................................ 138 55 Japigia Gagi................................................ 139 56 Il gobbo di Notre-Dame............................. 140 57 Notre-Dame de Paris.................................. 142

ROMantiche e nuove storie

49



1

In rete Nessun uomo è un’isola. John Donne

difficoltà: bassa durata: 20 minuti numero partecipanti: senza limite materiali: gomitolo di lana obiettivi: presentarsi, avviare la costituzione del gruppo categoria: A Il gioco è da utilizzarsi in gruppi appena costituiti, in cui i componenti si incontrano per la prima volta. Tutti seduti in cerchio, la persona che conduce ha in mano il gomitolo di lana: dice a voce alta il proprio nome e una cosa su di sé (una passione, un sogno, una paura, ecc.). Quindi, tenendo fermo il capo del gomitolo, lo lancia a qualcuno che gli sta seduto di fronte. Uno per uno, tutti riceveranno il gomitolo, si presenteranno e poi lo lanceranno a qualcun altro (ricordandosi di trattenere un capo del filo di lana). Alla fine si sarà formata una trama, un intrico di fili che collega tutti i partecipanti e che sottolineerà simbolicamente il loro essere una rete, tutti collegati l’uno all’altra, in un segno di buon auspicio per il prosieguo delle attività.

ROMantiche e nuove storie

51


2

In una parola Vorrei dire tutto ciò che c’è da dire in una sola parola. Leonard Cohen

difficoltà: bassa durata: 30-40 minuti numero partecipanti: senza limite materiali: nessuno obiettivi: presentarsi al gruppo, valorizzare l’ascolto categoria: A Il gioco può essere utilizzato in gruppi appena costituiti o in cui i componenti abbiano già una certa conoscenza reciproca. Tutti seduti in cerchio. Viene chiesto ai partecipanti di pensare in soli tre secondi a una parola con cui autodefinirsi e presentarsi, una parola qualsiasi (sostantivo, aggettivo, verbo…). Poi parte il giro di presentazioni e, l’una dopo l’altra, ogni persona dice a voce alta la propria parola. Terminato il giro, viene chiesto a ciascuno di pensare e dire una seconda parola: quella con cui ciascuno immagina di poter essere identificato, definito, rappresentato dagli altri (genitori, fratelli/sorelle, amici, ecc.). Terminato anche il secondo giro, si apre una breve riflessione sulle parole scelte. È evidente che è stata una scelta istintiva, senza rifletterci troppo. Qualcuno potrà aver scelto il proprio nome o un soprannome, oppure un aggettivo (positivo o negativo), un colore, un’attività (musicista, tennista, ballerina, dormiglione, ecc.). Perché si può aver fatto una scelta piuttosto che un’altra? Che differenza c’è (se c’è) tra la prima parola (quella con cui ognuno si è definito) e la seconda (quella con cui si pensa che gli altri possano definirci)? Che differenza c’è tra le parole che ognuno ha pronunciato e quelle che ha sentito pronunciare dagli altri partecipanti? Ci si ritrova nelle parole scelte? Ne sono in seguito venute in mente anche altre, che magari sono più rappresentative di sé? Qualcuno cambierebbe le parole scelte? Probabilmente ciascuna di queste parole racconta una parte di noi, è un frammento di quello che siamo (ragazzo, studente, figlia, sorella, fratello, diciassettenne, musicista, estroverso…), ma noi siamo molto di più, non possiamo essere ridotti a una di queste etichette (per quanto ognuna nel suo piccolo dica qualcosa di noi), nessuno potrà conoscerci davvero se si ferma a una sola di queste parole, etichette. Infine viene chiesto a ciascuno di riflettere un po’ di più (qualche minuto) e di scrivere altre cinque/ dieci parole con cui raccontare se stessi. Se avanza tempo ci sarà anche l’occasione, per chi vuole, di condividere con gli altri le proprie impressioni. 52

D. Abrescia - T. Mangarella


Dario DarioAbrescia Abrescia Tiziana TizianaMangarella Mangarella

Dario Abrescia, formatore, giornalista, ludologo, operatore socioculturale attivo in progetti d’inclusione a favore di migranti, comunità rom, minori a rischio di disagio. Promuove il gioco come strumento di intercultura e formazione in laboratori di cittadinanza attiva, educazione alle differenze e alla pluralità culturale, contrasto agli stereotipi, collaborando con scuole, enti pubblici e organizzazioni non profit.

ROMantiche e nuove storie Percorsi e strumenti per contrastare xenofobia e antiziganismo

ROMantiche e nuove storie

L’antiziganismo, l’avversione nei confronti delle comunità rom, è stato provocatoriamente definito “l’ultima forma accettabile di razzismo” perché è trasversalmente diffuso in tutti gli strati della popolazione, indipendentemente da età, sesso, grado di istruzione, preferenze politiche, credenze religiose, provenienza geografica e classe socioeconomica. Gli insulti, il disprezzo, l’odio riservato alle persone rom sono tali da non avere eguali nei confronti di altri gruppi sociali. Compito di questo manuale non è quello di riportare nel dettaglio il corposo catalogo di discriminazioni e violenze contro i rom nei secoli, né quello di raccontare la storia del “popolo rom”, che non è un monolito immutabile ma una realtà eterogenea e dinamica, in continua evoluzione, un ricco mosaico di gruppi, comunità, persone. Questo libro prende spunto dalla rivoluzione che la quantistica ha portato nel mondo della fisica: non più l’illusione di descrivere il mondo in sé e per sé, ma l’analisi della nostra interazione con il mondo. Il manuale diventa così, più che un libro “sui rom”, un momento di riflessione per analizzare il nostro modo di guardare gli “altri” e di rappresentarli, per riflettere sul nostro essere portatori di stereotipi e “agitori” di pregiudizi, e operare così uno scarto di pensiero che possa farci andare oltre le categorie del noi e loro. Nel convincimento che soltanto un delicato e tenace lavoro nelle scuole e nelle altre agenzie educative possa contrastare pregiudizi e discriminazioni, si vogliono fornire strumenti operativi per ri-orientare lo sguardo, cambiare il punto di vista, allenare l’empatia, lavorando insieme con i ragazzi e con le ragazze al superamento degli stereotipi e alla costruzione di una realtà più accogliente e inclusiva.

Tiziana Mangarella, sociologa, svolge attività di ricerca, monitoraggio, valutazione e formazione in ambito socio-educativo relative alla tutela, alla protezione e ai diritti dei minori, e alle politiche per l’infanzia, l’adolescenza e la famiglia. Collabora con enti pubblici, scuole e organizzazioni non profit, occupandosi di prevenzione del disagio, inclusione sociale, lotta alle discriminazioni, promozione delle pari opportunità per tutti. Insieme sono coautori del libro Di che genere sei? Prevenire il bullismo sessista e omotransfobico (edizioni la meridiana, 2014).

InIn copertina disegno didi Fabio Magnasciutti copertina disegno Fabio Magnasciutti

Euro Euro14,50 14,50(I.i.) (I.i.)

ISBN 978-88-6153-680-7 ISBN 978-88-6153-680-7

9 788861 536807 9 788861 536807

edizioni edizionilalameridiana meridiana pp aa r r t t e e nn z z e e


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.