Il Servizio Sociale professionale nell'emergenza covid. L'esperienza del Comune di Bari

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Antonella Bacchi è assistente sociale specialista, responsabile dello sportello sociale della Ripartizione Servizi alla Persona del Comune di Bari. Esperta in gestione dei servizi di welfare e in pedagogia clinica. Ha sviluppato specifiche competenze sui servizi dedicati alla popolazione immigrata, approfondendo strumenti e metodi di relazione interculturale.

A cura di Antonella Bacchi

Il Servizio Sociale Professionale nell’emergenza covid

Questo libro è la condivisione di una riflessione partecipata di alcuni degli operatori della Ripartizione Servizi alla Persona del Comune di Bari che hanno lavorato nelle funzioni di assistenza alla popolazione durante l’emergenza sanitaria da covid-19. È una riflessione collettiva circa il rapporto fra una professione di aiuto e l’approccio professionale alla dimensione del rischio/emergenza/urgenza, nella quale gli assistenti sociali sono immersi quali costruttori del welfare nazionale. Dopo mesi di attività frenetica, che hanno riempito e svuotato il lavoro delle/gli assistenti sociali e degli educatori dei Servizi del Comune di Bari, è arrivata, con consapevolezza, la necessità di fermarsi, di capire cosa fosse accaduto e quali insegnamenti se ne potessero trarre, e, soprattutto, cosa fosse accaduto al gruppo di lavoro. Attraverso incontri dell’équipe di lavoro, focus group condotti da ricercatori e supervisione si sono messi a fuoco punti di forza e criticità di questo periodo emergenziale, con l’obiettivo di darne memoria e fondamento: questo libro ne è la testimonianza. Le esperienze descritte rendono l’idea dell’enorme investimento di energie, creatività, riflessione e pensiero collettivo della professione in contesti di calamità sociali e ambientali. Il tempestivo spirito di adattamento che emerge da queste pagine rivela come l’assistente sociale sia un professionista che si adopera quotidianamente per la sicurezza delle persone, in tempi di emergenza come in periodi di ordinaria amministrazione. “La nostra è la professione dell’emergenza-urgenza, impegnata com’è, da sempre, nella difficile, faticosa e incerta arte della costruzione e della manutenzione delle reti in condizioni di vulnerabilità e precarietà” (dalla Premessa di Patrizia Marzo). Il principale risultato di questa riflessione non è solo strumentale al Servizio Sociale Professionale, ma è soprattutto identitario: “da un’organizzazione è maturato un gruppo con un forte senso di sé e con una grande solidarietà interna. Un patrimonio da conservare” (dalla Postfazione di Daniele Petrosino).

A cura di Antonella Bacchi

Il Servizio Sociale Professionale nell’emergenza

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Il Servizio Sociale Professionale opera nell’interesse di individui, di gruppi, famiglie e comunità, per la prevenzione e il recupero di situazioni di bisogno, di disagio, di devianza. Esso agisce per lo sviluppo di reti di solidarietà e la promozione dei diritti di cittadinanza. Sia che presti il proprio servizio presso enti pubblici (Enti locali, ministeri, ASL), organismi privati (cooperative sociali, strutture socio-assistenziali, enti), ovvero nella libera professione (consulenza, mediazione, supervisione), per l’Assistente Sociale la formazione permanente è divenuta un requisito fondamentale. L’Ordine degli Assistenti Sociali di Puglia offre un contributo costante alla formazione dei suoi iscritti attraverso percorsi aperti anche a quanti operano a vario titolo nel sociale. Perché solo una riflessione allargata e inclusiva può generare il cambiamento necessario per contribuire a trasformare il disagio in benessere delle persone e delle comunità. Ordine Assistenti Sociali Regione Puglia Via Marcello Celentano, 16 70121 Bari www.croaspuglia.it

L’esperienza del Comune di Bari

ISBN 978-88-6153-858-0

Euro 16,00 (I.i.)

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Indice Premessa di Patrizia Marzo ................................................................................ 7 Introduzione di Francesca Bottalico ............................................................ 11 Parte I – L’assetto organizzativo Capitolo 1 – L’emergenza coronavirus e il Servizio Sociale territoriale. L’esperienza del Comune di Bari di Antonella Bacchi 1.1  Organizzazione ad elevata complessità: l’assetto organizzativo del Servizio Sociale ..................................................... 15 1.2  L’operatività del Servizio Sociale territoriale tra sfide e opportunità .................................................................................................. 17 1.3  Il modello organizzativo del Servizio Sociale del Comune di Bari .................................................................................................................. 20 1.4  Innovazione dei Servizi Sociali durante l’emergenza sanitaria da covid-19 tra difficoltà e nuove prospettive di sviluppo: l’esperienza del Comune di Bari ........................... 25 Capitolo 2 – Il Servizio Sociale Professionale nell’emergenza sanitaria: le innovazioni metodologiche di Miriana De Astis 2.1  L’investitura del Servizio Sociale ........................................................ 37 2.2  L’approccio multifattoriale .................................................................... 39 2.3  La rivisitazione degli strumenti della professione .................. 42 2.4 Considerazioni ............................................................................................... 50 Capitolo 3 – Sicurezza, relazioni di lavoro e ruoli di Roberta Morisco 3.1  L’operatore sociale si traveste ............................................................... 53 3.2  Come cambia la relazione sociale ..................................................... 54 3.3 Lo smart working approda nel lavoro sociale e nel nostro ufficio ........................................................................................ 60 3.4  Gli ingranaggi di una macchina sociale ....................................... 64 3.5  Emergenza coronavirus e rischi secondari .................................. 65 3.6  I miei colleghi, la mia coperta di Linus ........................................ 71 Capitolo 4 – I sostegni economici alla povertà e la direzione delle politiche sociali di Mariagrazia Cirrottola, Marialisa Barile e Adriana Saragaglia

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4.1  La povertà e gli strumenti di sostegno al reddito ................... 75 4.2  Emergenza covid, bisogni e tecniche di rilevazione: uno sguardo d’insieme ............................................................................. 81 4.3  Il ruolo dell’assistente sociale e la piattaforma “Bari Ascolta” e “Bari Aiuta” ................................................................ 85 4.4  I dati della piattaforma “Bari Ascolta” ........................................... 87 4.5  Conclusioni e prospettive future ....................................................... 93 Parte II – L’esperienza del Comune di Bari Capitolo 5 – L’esperienza professionale sperimentata nel Comune di Bari di Francesca Santeramo 5.1  La povertà e gli strumenti di sostegno al reddito ................ 101 Capitolo 6 – Lo spirito di collaborazione e il fronteggiamento della complessità di Francesca, Romina Grittani ................... 107 6.1  Altri testimoni privilegiati .................................................................. 109 6.2  Cosa eravamo, come siamo, cosa abbiamo imparato ....... 112 Capitolo 7 – L’intervento ordinario tra difficoltà e nuovi strumenti di Mariateresa Losacco ........................................................................ 115 7.1  Focus sull’accoglienza delle persone senza fissa dimora e senza tetto, migranti e italiani ...................................................... 118 Capitolo 8 – La presa in carico telefonica: come si è modificata la modalità d’intervento al tempo del covid di Anna Campioto 8.1 Esplode l’emergenza ................................................................................. 121 8.2 L’ascolto ............................................................................................................ 122 8.3 Conclusioni .................................................................................................... 126 Capitolo 9 – La funzione educativa a Bari nei mesi di marzo, aprile e maggio 2020. Le nuove modalità per contrastare l’impatto della pandemia su bambine/i, adolescenti e famiglie di Giacomo de Candia ................................ 129 Conclusioni di Filomena Matera ............................................................... 135 Postfazione di Daniele Petrosino ................................................................. 137 Bibliografia .............................................................................................................. 143

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Premessa di Patrizia Marzo1

Questo volume è un lavoro prezioso, per molteplici ragioni. In primis, esso rappresenta uno dei rari e quanto mai opportuni esempi di riflessione collettiva circa il rapporto fra una professione di aiuto (come la nostra) e l’approccio professionale alla dimensione del rischio/emergenza/urgenza, nella quale noi assistenti sociali siamo immersi quali – spesso inconsapevoli – protagonisti della storia del welfare nazionale. Il Servizio Sociale professionale è una delle attività di cura strutturali e impegnate nei sistemi di welfare e nel rapporto con le categorie dell’emergenza-urgenza e del rischio-sicurezza. La Scuola della Provincia di Bari che ho frequentato era definita la “Scuola delle 5 esse”: Scuola Superiore di Sicurezza e Servizio Sociale, dove la “sicurezza” precedeva il “servizio”. La “sicurezza”, intesa come tutela, cura e protezione è uno dei fondamenti principali della nostra professione. Garantirla completamente non ci è possibile, ma facciamo tanto e possiamo fare ancora di più per rafforzarla, soprattutto dedicando a questi aspetti del nostro lavoro una maggiore attenzione, una più ampia e costante riflessione collettiva e produzione scientifica, ad oggi assolutamente insufficiente. In secondo luogo, bisogna considerare la necessità di documentare e testimoniare un’organizzazione del lavoro che, oltre a presentare criticità e nodi problematici, dimostra un elevato livello di capacità innovative e creative: un esempio di adattamento (prima) e resilienza organizzativa (poi) rispetto ad un imprevisto della Storia, rispetto al quale le attuali generazioni di professionisti non erano preparate, al quale non hanno mai assistito prima e che le ha spinte a mettersi in gioco senza indugi, dando il massimo possibile. Il testo è un riflettore puntato su una professione dell’aiuto che si è spesa tantissimo, nel silenzio e quasi nell’anonimato, durante tutto il corso della pandemia e che dovrà ancora gestire nel medio-lungo termine un post-pandemia particolarmente duro, senza però essere annoverata nella configurazione sanitaria, e senza essere, quindi, ammantata dall’aura e dalle narrazioni di eroismo,

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generosità, gratuità, che hanno accompagnato i medici e i paramedici. All’interno del contesto emergenziale prodotto dalla pandemia, il presente volume affronta tematiche di contesto, come l’analisi delle interazioni fra il settore socio-assistenziale e il socio-sanitario, aspetti di carattere metodologico e tecnico-professionale, come l’organizzazione delle reti e il coinvolgimento delle comunità locali nella progettazione condivisa e partecipata delle misure di sostegno, il processo di adattamento organizzativo dell’Ente Locale e le principali sfide che il sistema dei servizi ha dovuto affrontare sul piano dell’innovazione. Il livello di dettaglio delle singole azioni poste in essere dalle colleghe e dai colleghi e, in modo particolare, la descrizione delle evoluzioni innovative nella gestione professionale delle situazioni di disagio – come i colloqui tramite videochiamate, la rivisitazione dei colloqui in presenza e delle visite domiciliari, la gestione degli spazi di lavoro, l’introduzione dello smart working e molto altro – rendono l’idea dell’enorme investimento di energie, creatività, riflessione e pensiero collettivo e dell’elevato livello di adattamento della professione alle calamità sociali e ambientali. Un aspetto, quest’ultimo, di particolare interesse, soprattutto se si pensa alla tempestività con la quale la professione ha risposto alle inedite condizioni di lavoro imposte dalla pandemia e alla carenza di una sufficiente letteratura scientifica sul rapporto “Servizio Sociale – emergenza/urgenza”, alla mancanza di atti indirizzo operativo, di protocolli, linee guida. Tale tempestivo spirito di adattamento potrebbe essere spiegato molto semplicemente, considerando che l’assistente sociale è un professionista che si adopera quotidianamente per la sicurezza delle persone, sia in tempi di emergenza sia in periodi di ordinaria amministrazione. Nel lavoro con i singoli utenti, nelle specifiche relazioni di aiuto, ella/egli contribuisce a prevenire il deterioramento delle vulnerabilità, la protezione dei più deboli, le conseguenze deleterie che tali situazioni possono riflettere sulle comunità. Quindi, anche nel “semplice” lavoro di segretariato sociale, negli sportelli di ascolto delle persone e delle famiglie, molto spesso (e inconsapevolmente) si opera in situazioni di emergenza-urgenza, prevenendo violazioni e reati e contribuendo a costruire/rafforzare la percezione locale della sicurezza2. Alla luce di queste considerazioni, devo ribadire una convinzione personale sulla nostra professione, che mi accompagna da mol-

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ti anni e che viene confermata ogniqualvolta il Servizio Sociale professionale mi stupisce in senso positivo e si rivela come una delle professioni dell’aiuto più stabili e affidabili nel panorama del nostro welfare: ciò che fra noi generalmente indichiamo come “punti di debolezza”, come elementi negativi e critici del nostro lavoro, ossia l’indefinitezza, l’evanescenza dei confini identitari, questo essere un “crocevia” di professioni e di discipline scientifiche diverse, a metà fra il diritto e la psicologia, l’organizzazione e la demografia, la sociologia e l’etnografia, rappresentano, in realtà, i nostri “punti di forza”. Dovremmo cercare di non perdere mai le nostre incertezze, il nostro sincretismo culturale, la curiosità di sperimentarci in territori sconosciuti e misteriosi della natura umana, perché è proprio della natura umana, ossia della “materia” con la quale operiamo tutti i giorni, l’essere sempre al confine, sempre recuperabile, sempre reversibile. Ancora una volta, richiamo la metafora del “guado” – introdotta da Elena Allegri3 e ripresa da più parti4 – ma solo per chiedermi con estrema onestà: è giusto superare il guado? È giusto incasellarci, ingabbiarci, sclerotizzarci (e paralizzarci) in una dimensione di dogmi auto-prodotti? Di false certezze che hanno solo il compito di offrirci magre e illusorie consolazioni? Nasciamo come una delle professioni “di strada” per eccellenza: come afferma la mia amica e collega Maria Sforza, la nostra è la professione “tacco e penna”, perché camminiamo nelle strade dei nostri territori, che conosciamo a memoria, di cui sappiamo molte cose e di cui ne intuiamo moltissime altre e perché scriviamo tanto, delle comunità, delle famiglie che abitano le strade e delle persone che compongono le famiglie (e sappiamo bene che se esiste un contesto “in-sicuro”, “in-certo”, pieno di rischi e pericoli, quello è la strada). Perché perdere questa nostra connotazione tanto peculiare? Forse la più peculiare? Quella che ci distingue dalle altre professioni e che ci fa ri-conoscere da tutti gli altri professionisti? Peraltro, la nostra dimensione “multitasking”, la nostra versatilità, sempre in equilibrio fra livelli diversi di intervento (individuale, familiare, comunitario), fra settori diversi (socio-assistenziale, socio-sanitario, socio-educativo), fra contesti diversi (le organizzazioni/servizi di appartenenza e ambiente esterno), fra discipline diverse, alle quali si è già accennato, riguarda esclusivamente l’aspetto applicativo, empirico, della nostra professione, che, al contrario, sul piano deontologico e ontologico, poggia su fondamenta molto solide5.

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Quindi, se le parole dello scienziato e scrittore Paolo Giordano – secondo cui l’epidemia da covid-19 “[…] ha un carattere sovraidentitario e sovraculturale. Il contagio è la misura di quanto il nostro mondo è diventato globale, interconnesso, inestricabile”6 – trovano una propria inconfutabile giustificazione, allora è tanto più vero che la nostra è la professione dell’emergenza-urgenza, impegnata com’è, da sempre, nella difficile, faticosa e incerta arte della costruzione e della manutenzione delle reti in condizioni di vulnerabilità e precarietà. E che sia proprio la nostra indefinita identità il punto di forza più alto e, paradossalmente, il più “identitario”, lo dimostra il presente lavoro delle colleghe del Comune di Bari, che ringrazio per avermi coinvolta nella loro operazione di riflessione collettiva e alle quali auguro di mettere a frutto in futuro le buone lezioni apprese dalla triste circostanza della pandemia. Auspico, inoltre, in questo momento conclusivo del mio mandato istituzionale come Presidente dell’Ordine della Puglia, che la nostra comunità trovi sempre maggiori energie per sviluppare riflessioni e approfondimenti su questi spazi poco esplorati della professione, perché nella mia carriera ho imparato che, se noi abbiamo tanto bisogno di ricerca e analisi sui tratti culturali del nostro lavoro, ancora maggiore necessità ne hanno le professioni con le quali cooperiamo quotidianamente e i cittadini che beneficiano del nostro lavoro.

Note 1. Patrizia Marzo è assistente sociale specialista, antropologa, formatrice specializzata in disturbi del comportamento e delle dipendenze patologiche; educazione alla legalità, sicurezza, accessibilità e sostenibilità ambientale; migrazioni, discriminazioni e razzismi; pari opportunità, problematiche di genere e conciliazione dei tempi di vita-lavoro. Docente a contratto presso l’Università di Bari, dipartimento di scienze politiche, corso di laurea in Scienze del Servizio Sociale. Presidente uscente Croas Puglia. 2. Si veda, in proposito, il bel volume della collega Natascia Tieri, in Tieri, 2014. 3. Allegri, 2012. 4. Si veda, in proposito, Marzo, 2013. 5. Un interessante approfondimento su questi aspetti è reperibile nel volume dei colleghi Nappi Antonio e De Robertis Giuseppe in Nappi, De Robertis, 2012. 6. Cfr. Giordano, 2020. 10

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Introduzione di Francesca Bottalico1

Le pagine che seguono sono frutto di una riflessione partecipata di alcuni degli operatori della Ripartizione Servizi alla Persona del Comune di Bari che hanno lavorato nelle funzioni di assistenza alla popolazione durante l’emergenza sanitaria determinata da sarscov-2. Lo scopo del lavoro proposto dal servizio socio-educativo è la ricostruzione dell’esperienza praticata e agita a livello locale e professionale per rilevare i punti di forza e debolezza di una faticosa attività lavorativa basata sul fare continuo e senza sosta. Seguendo la direzione di chi evidenzia che è fondamentale ripartire dall’esperienza per rilanciare la riflessività, si è ritenuto importante “dare un ordine alla realtà in continuo movimento” per acquisire maggiore consapevolezza sul ruolo e la funzione del welfare locale nella gestione dell’emergenza sanitaria tutt’oggi in corso2. La speranza è che i punti di vista riprodotti sinteticamente nelle pagine che seguono possano fungere da apripista per cogliere gli spunti di riflessione emersi e sottoporli a ulteriori approfondimenti. Non mi resta che ringraziare tutto il servizio socio-educativo del Comune di Bari per il lavoro svolto quotidianamente a sostegno di tutte le persone che richiedono supporto alla nostra amministrazione. Nel testo che segue, il personale impiegato presso la Ripartizione Servizi alla Persona descrive le esperienze professionali in epoca di emergenza sanitaria. Il libro è articolato in due parti: la Parte I descrive l’assetto organizzativo del Servizio Sociale comunale in epoca pre-covid e durante l’emergenza sanitaria in corso, mentre la Parte II racconta le esperienze dirette, vissute dal Servizio Sociale professionale. 11

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Note 1. Bottalico Francesca è assessora tecnico alla città solidale e inclusiva con deleghe relative a Servizi alla Persona, Inclusione Sociale e Contrasto alla Povertà, Accoglienza e Integrazione. 2. Per maggiori approfondimenti si veda Di Rosa, “Emergenza e post-emergenza: percorsi e prospettive del Servizio Sociale”, in Id., 2013.

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PARTE I L’assetto organizzativo

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1. L’emergenza coronavirus e il Servizio Sociale territoriale. L’esperienza del Comune di Bari di Antonella Bacchi 1

Organizzazione ad elevata complessità: l’assetto organizzativo del Servizio Sociale La trasformazione delle politiche sociali e la necessità di garantire ai cittadini sistemi di protezione sociale evoluti si accompagnano oggi ad una progressiva riduzione di risorse disponibili e finalizzate. Per questo, oggi più di ieri, dopo venti anni dall’azione fortemente innovativa determinata dalla legge 328/2000, sembra necessario ripensare alle modalità di organizzazione e gestione dei Servizi Sociali attraverso l’adozione di approcci tangibili, multidisciplinari e integrati. In tale ottica l’analisi organizzativa, le norme amministrative, le scelte gestionali e i fattori istituzionali si interconnettono con la sperimentazione di interventi innovativi che non possono non tenere conto del metodo della progettazione partecipata e dei processi di valutazione. Procedendo a piccoli passi, per comprendere l’assetto organizzativo dei Servizi Sociali oggi è necessario concentrare l’attenzione sull’assetto istituzionale ricostituito dalla riforma del titolo V della Costituzione2. Tale riforma assegna il potere legislativo, amministrativo e i processi di programmazione, organizzazione ed erogazione dei Servizi Sociali allo Stato, alle regioni e ai comuni. A grandi linee, allo Stato compete il compito di ripartire le risorse e di garantire i diritti civili

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e sociali sulla base della erogazione di livelli essenziali e uniformi di prestazioni; alle regioni spetta un potere legislativo con effetti organizzativi in tema di servizi sanitari e Servizi Sociali; ai comuni3 singoli e associati sono assegnate le fasi attuative, di controllo e di programmazione oltre che di gestione e offerta dei servizi. Ha preso così forma il principio di sussidiarietà, che segna il passaggio dai sistemi di Welfare State ai sistemi di Welfare Community, basati essenzialmente su una diversa allocazione di competenze e rette dal principio che l’ente dello Stato di livello superiore svolge compiti e funzioni amministrative solo quando questi non possano essere svolti dall’ente di livello inferiore. Alla sussidiarietà verticale, che mira ad attribuire la generalità delle competenze e delle funzioni alle autorità territorialmente più vicine ai cittadini, si accompagna la sussidiarietà orizzontale, che contempla la suddivisione dei compiti fra le pubbliche amministrazioni e i soggetti privati. Si realizza dunque un welfare a rete che punta all’integrazione di interventi sociali e socio-sanitari per la soddisfazione dei bisogni della persona attraverso politiche sociali che mirano a contaminarsi di efficacia ed efficienza. Per la realizzazione degli interventi e dei Servizi Sociali, in forma unitaria e integrata, è adottato il metodo della programmazione degli interventi e delle risorse, dell’operatività per progetti, della verifica sistematica dei risultati in termini di qualità ed efficacia delle prestazioni, nonché della valutazione di impatto di genere4. L’unitarietà del processo programmatorio passa dunque dalla definizione del piano nazionale triennale degli interventi e dei Servizi Sociali, da quello regionale e da quello di zona5 che compendia i Servizi Sociali e socio-sanitari presenti nell’ambito di riferimento. In conclusione, per dirla con le parole della Buracchio l’integrazione tra sociale e sanitario è un’esigenza dettata dall’attuale sistema di governance, finalizzata a realizzare il benessere e la partecipazione dei cittadini, ma è anche un’esigenza politica e strategica per favorire risposte socio-assistenziali e sanitarie coerenti e globali e fortemente integrate tra loro, perché unica e integrata è la persona che richiede l’intervento6.

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L’ottica del ripensamento delle politiche di welfare, oltre che dall’unitarietà delle persone, deve partire dallo studio dei bisogni emersi in ogni territorio, riservando risorse dedicate a sostenere il benessere della popolazione e la sua salute7. È necessario dunque affiancare all’approccio ripartivo, regolato sui bisogni espressi, un

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orientamento preventivo e proattivo per cogliere, prematuramente e in cooperazione, i rischi delle situazioni che possono produrre problematiche strutturate, disagio, esclusione e discriminazione. A parere di chi scrive, i modelli di welfare dai quale partire per sviluppare processi di riflessioni sono quelli che ricomprendono le iniziative legate ai territori e alle comunità locali, le azioni che emergono “dal basso”, dalla società civile e dalle varie associazioni intermedie; quelle che poggiano su nuove combinazioni fra soggetti pubblici, privati e non profit8 e che rappresentano a tutt’oggi un’ambizione irrinunciabile. Tali modelli includono una pluralità di forme di regolazione, partecipazione e coordinamento tra i soggetti pubblici e privati del welfare e si dispiegano essenzialmente in tre elementi rappresentativi: • i soggetti del welfare possono essere lo Stato, il mercato, l’associazionismo, la comunità e la famiglia. In tale assetto istituzionale, ogni soggetto assume una determinata posizione e quella assunta dal pubblico non necessariamente è sovraordinata agli altri soggetti. Il ruolo dei soggetti pubblici è comunque sempre di sostegno a tutti gli altri soggetti per realizzare le finalità desiderate; • i cittadini possono rivestire un duplice ruolo, configurandosi da un lato come utenti consumatori che scelgono tra un’ampia offerta dei servizi in relazione ai bisogni manifestati e dall’altro come produttori distributori perché decisori delle organizzazioni che li erogano9; • il beneficiario principe del sistema di welfare non è più soltanto l’individuo che esprime il bisogno ma l’accrescimento del benessere nell’intera comunità, che è al tempo stesso produttrice e destinataria di benessere. In tale ottica, si tende alla realizzazione di un welfare generativo che sappia dunque trasformare i costi in investimenti10.

L’operatività del Servizio Sociale

1.2

territoriale tra sfide e opportunità Gli approcci teorici ricordati nel precedente paragrafo sono accomunati da un unico presupposto, che richiama l’apertura dei sistemi di welfare anche a soggetti esterni dal soggetto pubblico con la finalità di accrescere la capacità di risposta a rischi e bisogni

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sociali. Essi rappresentano anche il punto di partenza per osservare le sperimentazioni di modelli di welfare locale e gli approcci organizzativi del Servizio Sociale territoriale nei diversi contesti di riferimento che oggi presentano peculiarità sociali, culturali, demografiche ed economiche diverse dal passato e legate alle società postmoderne11. In tale contesto, le funzioni del Servizio Sociale territoriale, tra nuove sfide, problemi e riduzioni delle risorse, vanno mixate con la nuova cultura del welfare tendente a garantire diritti e forme di coesione sociale, oltre che a vedere nella comunità e nelle sue reti, un motore di attivazione delle capacità e delle azioni di investimento dirette a realizzare benessere e legami sociali in un’ottica di empowerement12. Gli assistenti sociali negli enti locali sono operativi su più fronti, che integrati tra loro, danno scopo e forma al Servizio Sociale territoriale. Il traguardo finale è quello di promuovere il benessere della comunità tramite supporti che oscillano tra azioni di prevenzione e promozione sociale dirette ad accompagnare gradualmente le persone fragili fuori dai circuiti assistenziali per il raggiungimento dell’osannata autonomia. In tale ottica, i Servizi Sociali, anche attraverso le funzioni di segretariato e le porte uniche di accesso13, si costituiscono come garanti dell’accesso da parte dei cittadini al sistema integrato di interventi e Servizi Sociali e socio-sanitari, valutando la necessità di presa in carico del potenziale beneficiario, sia esso persona singola, famiglia, gruppo o comunità. L’obiettivo principe è soddisfare il bisogno espresso e valutato, promuovendo nuove risorse sociali in vista di un definitivo processo di autodeterminazione che affranchi il richiedente dalla situazione di difficoltà nella quale era rimasto imbrigliato. Di indubbia rilevanza risulta dunque la funzione del Servizio Sociale di garantire ascolto, informazione e orientamento a tutti i cittadini che richiedono aiuto, attivando, qualora sia valutata opportuna, una presa in carico e il progetto personalizzato di risoluzione del bisogno, che tiene in conto in primis delle risorse personali e familiari dello stesso. La progettualità definita per essere appropriata va condivisa con il beneficiario e deve sempre tenere conto delle risorse disponibili nel sistema dei servizi che intessono la rete di sostegno con l’insieme degli interventi pubblici e privati a corredo dell’offerta di welfare. In questo modo, il Servizio Sociale, occupandosi di persone fragili, in condizione di bisogno, disagio ed esclusione sociale, gestisce

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risorse pubbliche e promuove la rete dei soggetti di welfare, condividendo con essa le caratteristiche e gli obiettivi del progetto di aiuto. Si può dire dunque che quotidianamente il lavoro del Servizio Sociale territoriale si svolge con e per la comunità, integrando visioni e competenze differenti in un’ottica di riconoscimento del proprio operato e di quello degli altri soggetti presenti. L’operato ordinario del Servizio Sociale territoriale risulta sempre più intrecciato alla necessità di far fronte alle urgenze e alle richieste indifferibili connesse a interventi sociali immediati su minorenni soli in difficoltà che richiedono tutela, su persone vittime di tratta o di violenza che richiedono protezione dallo sfruttamento e su adulti e anziani in situazione di grave disagio socio-sanitario, economico e culturale che richiedono protezione dalla discriminazione e supporti di ogni tipo. Anche tali interventi richiamano con forza il lavoro di rete e di équipe che risulta fortemente ancorato all’integrazione e al coordinamento di azioni e interventi analitici, diretti a risolvere la problematica rappresentata, evitando sovrapposizioni di sprechi e risorse. Per contrastare il disagio e promuovere il benessere, è necessario ancora integrare gli interventi sociali a quelli sanitari, educativi, culturali, urbanistici, abitativi, economici e occupazionali. Tale integrazione, presuppone un intenso coordinamento di tutte le articolazioni interne dell’Ente Locale e una solida collaborazione inter-istituzionale con i servizi socio-sanitari e sanitari presenti nel territorio comunale, anche attraverso la definizione di procedure operative regionali che favoriscano sinergia e uniformità di interventi e servizi in rapporto alle specificità di ogni territorio e delle comunità di cittadini in esso presenti. Inoltre, occorre anche che il Servizio Sociale territoriale operi in stretto collegamento con tutti gli altri attori istituzionali del territorio che con propria mission istituzionale hanno funzioni che si organizzano e si svolgono con l’ausilio di assistenti sociali e con altri professionisti del settore. Si ricordano in tale direzione le istituzioni afferenti al Ministero dell’Interno e della Giustizia. Infine, alla gestione delle urgenze/emergenze individuali che possono riguardare il cittadino e la sua famiglia, il Servizio Sociale territoriale è chiamato a gestire una recente funzione che riguarda le emergenze sociali di natura collettiva connesse alle calamità naturali o alle emergenze sanitarie. In tali situazioni è prevista un’intensa collaborazione anche con la prefettura, le forze dell’or-

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dine e con la Protezione Civile, attivando tutte le risorse presenti nei piani di emergenza nazionali, regionali e comunali. Tale funzione rappresenta il cuore di questo testo e sarà esaminata nelle pagine seguenti, tramite una riflessione partecipata tra i colleghi della Ripartizione Servizi alla Persona del Comune di Bari che, assieme a tanti altri colleghi, hanno lavorato nelle funzioni di assistenza alla popolazione, durante l’emergenza sanitaria determinata da sarscov-2.

1.3

Il modello organizzativo del Servizio Sociale del Comune di Bari Il Servizio Sociale del Comune di Bari è incardinato nei cinque municipi, decentrati e articolati in tutto il territorio della città, nella Ripartizione Politiche Educative, Giovanili e del Lavoro e nella Ripartizione Servizi alla Persona14. Di seguito e sinteticamente verranno illustrate le competenze territoriali e funzionali attribuite a ciascuna delle organizzazioni su nominate: • il Municipio 1 ha competenza di intervento nel territorio di Murat, San Nicola, Libertà, Madonnella, Japigia e Torre a Mare ed è il più popoloso, registrando circa 112.000 residenti15; • il Municipio 2 ha competenza di intervento nei quartieri di Poggiofranco, Picone, Carrassi, San Pasquale e Mungivacca e conta più di 90.000 residenti; • il Municipio 3 estende la sua competenza nei territori di San Paolo, Stanic, Marconi, San Girolamo, Fesca e Villaggio del Lavoratore, contando poco più di 50.000 persone residenti; • il Municipio 4 estende la sua competenza nel territorio di Carbonara, Ceglie e Loseto contando quasi 40.000 abitanti; • il Municipio 5 estende la sua competenza nel territorio di Palese, Santo Spirito, Catino e San Pio, e conta poco più di 30.000 abitanti, configurandosi come il municipio meno popolato.

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I cinque municipi, inoltre, hanno poteri decisionali e operativi tali da poter incidere in maniera significativa nel Governo dei propri territori, avendo autonomia programmatoria, gestionale e

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funzionale nelle materie oggetto di decentramento16. Per ciò che concerne i Servizi Sociali, i municipi esercitano funzioni proprie nei limiti dell’ambito territoriale di riferimento alle persone residenti e in riferimento alle seguenti attività: • gestione del welfare d’accesso a mezzo dell’organizzazione e del coordinamento del segretariato sociale, dello sportello a integrazione socio-sanitaria e culturale immigrati del pronto intervento sociale e della porta unica di accesso nel territorio municipale; • partecipazione alle unità di valutazione multidimensionale per la valutazione dei bisogni socio-sanitari complessi, che funge da filtro per l’accesso alla rete dei servizi socio-sanitari di natura domiciliare, semiresidenziale e residenziale; • interventi di sostegno per anziani: gestione dell’assistenza domiciliare e del servizio di affido anziani. Inserimento, ove necessario presso le diverse tipologie di strutture residenziali e semiresidenziali, sia di carattere socio-assistenziale che socio-sanitario, previste dalla normativa regionale in vigore, gestione/inserimenti in centri aperti polivalenti, centri diurni e altri servizi a ciclo diurno; • interventi di sostegno per minori: interventi di contrasto e prevenzione della devianza minorile e dell’evasione scolastica, inserimento in centri diurni, inserimenti in comunità educative e case famiglia, istruttorie tecniche per l’attivazione di affido familiare, home maker, tutoraggio e qualsiasi altro intervento per minori soggetti a provvedimenti delle autorità giudiziarie minorile; • interventi di sostegno per disabili: assistenza domiciliare e assistenza domiciliare integrata, inserimenti in centri socio-educativi e riabilitativi diurni, affido adulti disabili, inserimento presso le diverse tipologie di strutture residenziali e semiresidenziali, sia di carattere socio-assistenziale che socio-sanitario, previste dalla normativa regionale in vigore, assistenza economica diretta e altre misure di sostegno economico a integrazione del reddito, contributi economici per eliminazione barriere architettoniche, trasporto disabili con esclusione del trasporto presso i centri di riabilitazione, soggiorni estivi per disabili; • sostegni alla povertà, e interventi di sostegno per le famiglie e gli adulti in difficoltà: erogazione di contributi economici stra-

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ordinari, servizi, interventi e inserimenti in strutture residenziali e semiresidenziali previsti dal Reg. reg. 4/2007 s.m.i. per persone con problematiche sociali e psicosociali (dipendenze, salute mentale, detenzione, immigrati, senza fissa dimora e altro); servizi e interventi previsti dal Reg. reg. 4/2007 s.m.i. in favore di persone con disagio determinato da disturbi psichici e/o patologie psichiatriche. Al Servizio Sociale presente nella Ripartizione Politiche Educative, Giovanili e del Lavoro si rivolgono invece tutti i cittadini che hanno i requisiti per accedere al Red e al Reddito di Cittadinanza, svolgendo tale servizio di attività di informazione, monitoraggio e inclusione sociale per tutti coloro che necessitano di interventi di sostegno al reddito. Infine, al Servizio Sociale della Ripartizione Servizi alla Persona si rivolgono per interventi di sostegno le persone non residenti nel territorio comunale e sono assegnate le seguenti funzioni:

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• verifiche sulla corretta esecuzione degli appalti e sulla corretta esecuzione delle prestazioni dell’ente gestore in conformità al disciplinare e al capitolato; • controllo sulla regolare esecuzione dei servizi affidati in convenzione da strutture accreditate o autorizzate; • programmazione, pianificazione e coordinamento delle politiche migratorie e dell’accoglienza, compresi gli insediamenti Rom; • protocolli d’intesa con Asl, Tribunale per i Minorenni, Procura Minorile, Procura della Repubblica, Prefettura per definizione procedure relative alla tutela dei minori (limitazione della responsabilità genitoriale, interventi urgenti ex art. 403, determinazione età Msna, interventi sanitari urgenti); • rapporti con l’Unità Centrale del Ministero degli Interni per inserimento migranti in strutture di seconda accoglienza e rapporti con uffici giudiziari e forze dell’ordine in materia di politiche sociali per l’inclusione dei migranti; • definizione di procedure operative per assicurare agli utenti l’uniforme accesso ai servizi dell’area povertà/immigrazione (criteri di accesso, formazione liste di attesa, ecc.); • procedure per l’inserimento dei Msna nelle strutture residenziali da parte del Servizio Sociale o dal Pis;

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• tutela dei minori stranieri e non riconosciuti: provvedimenti ex art. 403 ed esecuzione; • esecuzione di provvedimenti del Tribunale Minori ex artt. 330 e 333 c.c. anche in via d’urgenza; • interventi sociali di sostegno a favore di minori stranieri non accompagnati; • istruttoria tecnico-sociale per predisposizione di capitolati d’appalto/concessione, di disciplinari dei servizi e di avvisi pubblici di co-progettazione o di avvisi per la formazione di graduatorie utenti; • predisposizione progetti da candidare a finanziamento con riferimento ai servizi delle aree povertà e immigrazione (Sia, Fami, servizi bassa soglia, Pis, dormitori ex art. 81 ter, ecc.), nonché, per le aree restanti, in collaborazione con i Rup degli appalti, gestione di conferenze di servizio con i Servizi Sociali territoriali dei municipi al fine di assicurare l’opportuna omogeneità nelle procedure di accesso ai servizi decentrati nelle varie aree (minori, anziani, disabili, ecc.); • monitoraggio sull’applicazione dei disciplinari dei servizi e rilevazione di criticità; • aggiornamento modulistica per l’accesso ai Servizi Sociali e monitoraggio sull’utilizzo del software per la gestione informatizzata del fascicolo sociale. Ciò che accomuna tutti i Servizi Sociali, nei municipi e nelle ripartizioni, è l’iter processuale che governa l’intervento finale di aiuto a favore del cittadino, sia esso singolo o famiglia, e le politiche sociali nel suo complesso. Per rendere più chiara la complessa articolazione delle funzioni del Servizio Sociale territoriale, si illustra in sintesi il quadro degli elementi caratterizzanti dell’operatività quotidiana del Servizio Sociale, che delinea già i principali fronti nei quali si dispiegano le modalità concrete di intervento, come emerse dal focus con i compagni di avventura, in un unico sguardo collettivo con immagini generative di riflessioni. Il processo di aiuto si articola infatti in fasi consecutive e tra di loro strettamente intercomunicanti: ciò presuppone che in itinere si possano apportare aggiustamenti e correzioni per implementare e favorire il raggiungimento degli obiettivi, intermedi e finali. La figura che segue rappresenta schematicamente le fasi del processo in genere utilizzato nell’esercizio di funzioni del Servizio Sociale.

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A cura di Antonella Bacchi

Fase 2 Accoglienza e valutazione delle istanze

Valutazione globale del bisogno, espresso e non

Fase 1

▲ Stesura del progetto personalizzato con il cittadino e la rete dei servizi

Monitoraggio e verifica delle condizioni della persona e dello sviluppo del suo percorso

Fase 3

Figura 1 – Il processo di aiuto

Con riguardo alla metodologia impiegata, è possibile citare i principi cardine che guidano e orientano l’agire del Servizio Sociale nelle sue fasi.

gestione delle urgenze e delle emergenze sociali muovendo risorse con effetto immediato per rispondere alle situazioni di bisogno

lettura aggregata dei bisogni per definire politiche innovative e percorsi partecipati di programmazione e valutazione

inglobare le risorse disponibili, allargando la rete e includendo la garanzia del rispetto del procedimento amministrativo

adottare modalità di valutazione congiunta dei risulati raggiunti

Linea metodologica

sostenere progetti rivolti allo sviluppo della comunità per prevenire situazioni di disagio e vulberabilità

alimentare i flussi informativi delle funzioni svolte

dare impulso alla costituzione della rete sociale e all’empowerement del singolo e della comunità

Figura 2 – Principi metodologici

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Orbene, i Servizi Sociali comunali, seppur accomunati da una metodologia comune che, come un fil rouge, unisce per metodo e processo, presentano tuttavia delle specificità di funzioni e azioni con una precisa settorializzazione di competenze, capacità e

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risorse. In un’ottica generale di presa in carico, globale e flessibile, della persona e della sua famiglia, nell’articolazione di tutti i bisogni (economici, abitativi, sociali, educativi) sarebbe auspicabile l’adozione di un approccio sistemico, che metta in relazione e comunicazione continua ogni parte, settore, attore del processo di aiuto, sia esso comunale, pubblico, privato o appartenente al Terzo Settore. Ed è sicuramente in tale direzione che è stato inteso il lavoro sociale nel sistema integrato di interventi e Servizi Sociali da parte del legislatore, che con la legge quadro 328/2000 ha innovato e riformato il modo di concepire l’agire sociale.

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Antonella Bacchi è assistente sociale specialista, responsabile dello sportello sociale della Ripartizione Servizi alla Persona del Comune di Bari. Esperta in gestione dei servizi di welfare e in pedagogia clinica. Ha sviluppato specifiche competenze sui servizi dedicati alla popolazione immigrata, approfondendo strumenti e metodi di relazione interculturale.

A cura di Antonella Bacchi

Il Servizio Sociale Professionale nell’emergenza covid

Questo libro è la condivisione di una riflessione partecipata di alcuni degli operatori della Ripartizione Servizi alla Persona del Comune di Bari che hanno lavorato nelle funzioni di assistenza alla popolazione durante l’emergenza sanitaria da covid-19. È una riflessione collettiva circa il rapporto fra una professione di aiuto e l’approccio professionale alla dimensione del rischio/emergenza/urgenza, nella quale gli assistenti sociali sono immersi quali costruttori del welfare nazionale. Dopo mesi di attività frenetica, che hanno riempito e svuotato il lavoro delle/gli assistenti sociali e degli educatori dei Servizi del Comune di Bari, è arrivata, con consapevolezza, la necessità di fermarsi, di capire cosa fosse accaduto e quali insegnamenti se ne potessero trarre, e, soprattutto, cosa fosse accaduto al gruppo di lavoro. Attraverso incontri dell’équipe di lavoro, focus group condotti da ricercatori e supervisione si sono messi a fuoco punti di forza e criticità di questo periodo emergenziale, con l’obiettivo di darne memoria e fondamento: questo libro ne è la testimonianza. Le esperienze descritte rendono l’idea dell’enorme investimento di energie, creatività, riflessione e pensiero collettivo della professione in contesti di calamità sociali e ambientali. Il tempestivo spirito di adattamento che emerge da queste pagine rivela come l’assistente sociale sia un professionista che si adopera quotidianamente per la sicurezza delle persone, in tempi di emergenza come in periodi di ordinaria amministrazione. “La nostra è la professione dell’emergenza-urgenza, impegnata com’è, da sempre, nella difficile, faticosa e incerta arte della costruzione e della manutenzione delle reti in condizioni di vulnerabilità e precarietà” (dalla Premessa di Patrizia Marzo). Il principale risultato di questa riflessione non è solo strumentale al Servizio Sociale Professionale, ma è soprattutto identitario: “da un’organizzazione è maturato un gruppo con un forte senso di sé e con una grande solidarietà interna. Un patrimonio da conservare” (dalla Postfazione di Daniele Petrosino).

A cura di Antonella Bacchi

Il Servizio Sociale Professionale nell’emergenza

covid

Il Servizio Sociale Professionale opera nell’interesse di individui, di gruppi, famiglie e comunità, per la prevenzione e il recupero di situazioni di bisogno, di disagio, di devianza. Esso agisce per lo sviluppo di reti di solidarietà e la promozione dei diritti di cittadinanza. Sia che presti il proprio servizio presso enti pubblici (Enti locali, ministeri, ASL), organismi privati (cooperative sociali, strutture socio-assistenziali, enti), ovvero nella libera professione (consulenza, mediazione, supervisione), per l’Assistente Sociale la formazione permanente è divenuta un requisito fondamentale. L’Ordine degli Assistenti Sociali di Puglia offre un contributo costante alla formazione dei suoi iscritti attraverso percorsi aperti anche a quanti operano a vario titolo nel sociale. Perché solo una riflessione allargata e inclusiva può generare il cambiamento necessario per contribuire a trasformare il disagio in benessere delle persone e delle comunità. Ordine Assistenti Sociali Regione Puglia Via Marcello Celentano, 16 70121 Bari www.croaspuglia.it

L’esperienza del Comune di Bari

ISBN 978-88-6153-858-0

Euro 16,00 (I.i.)

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9 788861 538580

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