Sexting o Amore?

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A. Bilotto - I. Casadei

dorsetto 6,6 mm

Andrea Bilotto, psicologo, psicoterapeuta sistemico, si occupa da diversi anni di disagio giovanile e scolastico collaborando con associazioni e scuole in tutta Italia. Da diverso tempo porta avanti alcuni progetti e iniziative sul cyberbullismo e sui rischi virtuali. È Presidente dell’Associazione Italiana di prevenzione al Cyberbullismo e al Sexting. È autore di diversi saggi che affrontano il tema dell’adolescenza e della genitorialità.

SEXTING O AMORE? Educare ai sentimenti nell’era dei social network

SEXTING O AMORE?

C’era una volta l’amore, e oggi in tutto ciò che circonda i nostri ragazzi c’è troppo sexting. Prima dell’avvento dei social network, quando si piaceva a qualcuno, potevamo capirlo in due modi: dai lunghi e intensi sguardi o, più spesso, da un amico comune che, nelle vesti di Cupido, sondava se il sentimento fosse ricambiato. Le nuove tecnologie e i social network hanno mutato il modo di vivere le relazioni sentimentali: lo sguardo sempre fisso sullo smartphone preclude ogni possibilità di incontro e contatto con l’altro spingendo i ragazzi, sempre più spesso, a relazionarsi con i loro coetanei attraverso lo schermo di un pc o del telefono. Come far quindi sapere all’altra persona che c’è attrazione? Niente di più semplice che attraverso i messaggi, se non fosse che trovare le parole giuste per descrivere i propri sentimenti è per i giovani altrettanto complicato perché, di fatto, i nostri ragazzi comunicano molto con foto e video. Allora, se si fa fatica a scrivere il sentimento che si prova, la scelta di molti è una foto ammiccante o provocante. Questo è il “sexting”, pericoloso fenomeno ormai diffusissimo in tutto il mondo che coinvolge fasce di ragazzi sempre più giovani, così esposti anche a sguardi o intenzioni non innocenti di altri. Questo libro è uno strumento per entrare nel totale disorientamento emotivo dei ragazzi. Particolarmente utile per gli educatori e i genitori, fornisce loro chiavi di lettura e proposte concrete per accompagnare i ragazzi a riflettere sulla natura dei sentimenti, sulle dinamiche di relazione di coppia e su una sana educazione alle emozioni ai tempi dei social.

Andrea Bilotto – Iacopo Casadei

Iacopo Casadei, psicologo del lavoro, dal 1997 si occupa di formazione nell’area dello sviluppo delle risorse personali, in particolare negli ambiti della scuola e della sanità. Opera come consulente anche nel settore dell’orientamento scolastico e professionale, sia con adolescenti che con adulti. Con la meridiana ha già pubblicato Educare al successo (2012) e, insieme a Terenzio Traisci, Felicemente stressati (2013). In copertina disegno di Fabio Magnasciutti

Euro 14,00 (I.i.)

ISBN 978-88-6153-690-6

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788861 536906

edizioni la meridiana p a r t e n z e


Andrea Bilotto Iacopo Casadei

SEXTING O AMORE? Educare ai sentimenti nell’era dei social network

edizioni la meridiana

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Indice

Parte Prima Un perfetto amore sbagliato Amore, social network e altre catastrofi ................... 9 Scommettiamo che sono più sexting? ................ 9 La fiera della vanità ............................................................... 12 Tra realtà virtuale e innamoramento ................. 18 Anche se è amore non si vede ........................................... Alla ricerca del principe azzurro ........................... Un ponte sull’eternità ........................................................ Parole, parole, parole… .................................................. Specchio delle mie brame… .......................................

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Meglio social che bene accompagnati ..................... Quanto mi ami? ........................................................................ Col sexting è più facile ...................................................... Tre metri sopra il cielo ...................................................... Benvenuti a Ninfolandia ................................................. C’eravamo tanto amati ......................................................

31 31 34 37 41 43

Parte Seconda Imparare ad amare Ragioni e sentimenti .................................................................... L’educazione sentimentale ............................................ La saggezza del cuore ......................................................... L’arte della curiosità ............................................................. La prima sorsata di birra ................................................ Il potere dell’impegno ....................................................... Una relazione di cristallo ............................................... Farsi belli (dentro) ................................................................. Elogio della follia .................................................................... Con(molto)tatto ........................................................................

51 51 53 56 66 72 74 76 78 80

Un viaggio chiamato amore ................................................. Non è più come prima ...................................................... Siate creativi .................................................................................. Parlami d’amore ....................................................................... Assumersi le proprie responsabilità ...................

83 83 84 85 86


L’equazione di un amore ................................................ Condividere l’intimità ........................................................ Creare sintonia con il partner ................................... Accettare le imperfezioni dell’altro .................... Esprimere stima e apprezzamento ......................

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Bibliografia .......................................................................................... 103


Parte Un perfetto Prima amore sbagliato

Che importanza ha essersi amati per anni, se viene un giorno in cui del nostro amore non rimane piĂš nulla?



Amore, social network e altre catastrofi

Scommettiamo che sono più sexting? C’era una volta l’amore, e oggi in tutto ciò che circonda i nostri figli c’è troppo sexting. Aspettate: “C’era una volta” è la frase che troneggia in ogni fiaba, associata ad una parola da adulti come “sexting” appare decisamente come una nota stonata. L’incipit di ogni saggio pedagogico che si rispetti dovrebbe iniziare nel migliore e più candido dei modi. Ma siccome gli adolescenti combattono ogni giorno tra amore e cattive abitudini, tra favola e abisso, manterremo questo esordio. Per comprendere l’enorme diffusione del sexting tra i giovani è sufficiente ricordare la nostra stessa adolescenza. Quando piacevamo ad una ragazza (o viceversa) lei poteva farcelo capire in due modi: con lunghi e intensi sguardi (il che peraltro non funzionava granché con i più imbranati come noi) o, più spesso, inviando, se la situazione lo permetteva, un amico comune nelle vesti di Cupido, il quale si faceva latore della bella notizia (a meno che lei non fosse poco at-

traente, in questo caso l’effetto era piuttosto un aumento esponenziale delle prese in giro da parte del gruppo di amici). Come non rimpiangere i bei tempi delle elementari, penseranno invece le nostre lettrici, quando un bel calcio negli stinchi al bimbetto più carino risolveva tutti i problemi! Passiamo al panorama attuale: farlo intuire con lo sguardo neanche a parlarne, visto che l’attenzione degli adolescenti è costantemente focalizzata sul proprio smartphone; con calci e spintoni oggi si rischia grosso, si potrebbe incorrere in qualche mamma-chioccia incline a difendere a colpi di denuncia legale il suo grazioso pupillo; rimarrebbe solo la seconda opzione, l’amico comune, quello al quale non la danno neanche se fosse l’ultimo ragazzo sulla faccia della terra. Ogni donna, giovane o meno, ne ha uno, lo si riconosce dall’espressione da cane bastonato, più o meno la stessa con cui il vostro caro animale domestico vi osserva da anni mentre mangiate, peraltro rovinandovi la gioia del pasto. Anche qui per le ragazze d’oggi, però, sorgono problemi: o non è tanto “comune”, perché il principe azzurro lo hanno conosciuto su Instagram e frequenta un’altra scuola; o è troppo imbranato per riuscire nell’impresa, perché tra un social e l’altro non è che abbia imparato poi bene come ci si relaziona nella vita reale; o è troppo preso dal gioco in rete del momento e proprio non si riesce a staccarlo dal suo smartphone. Ed ecco che ragazze e ragazzi hanno l’illuminazione, un messaggio risolverebbe il problema, ma, anche qui, come si fa a confessare ad un ragazzo che ci piace? Trovare le parole giuste… descrivere i propri sentimenti… Meglio andare subito al sodo: “capirà se gli invio la foto del mio fondoschiena?”. Ed ecco che tra i giovani si diffonde questa “nuova moda”, che poi nuova lo è solo in Italia: nel Regno Unito, Sud Africa o Stati Uniti è diffuso in maniera capillare da almeno 5-6 anni. Secondo una ricerca condotta da Eu Kids online

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nel 2017 il 7% dei ragazzi italiani di 11-17 anni ha ricevuto messaggi a sfondo sessuale (immagini o foto), a fronte di dati più preoccupanti soprattutto nel mondo anglosassone1, dove la percentuale varia dall’8% al 28%, in relazione alla fascia di età, prima o dopo i 15 anni. Il termine “Sexting” comparve per la prima volta in una pubblicazione scientifica del 2005, allora riferito esclusivamente ai messaggi di testo. Viene definito come l’invio, la ricezione o la condivisione di messaggi, foto, video o audio esplicitamente sessuali, principalmente mediante smartphone2, e può arrivare fino al naked selfie, l’autoscatto senza veli attraverso l’uso dello smartphone o del pc. Prevede diverse modalità, come ragazze che postano foto o video ammiccanti sui social per essere al centro dell’attenzione o si lasciano convincere a spogliarsi davanti ad una webcam, ragazzi che postano sui social network la foto nuda dell’ex fidanzata per vendicarsi. I ragazzi ne fanno uso in diverse situazioni e per svariati motivi: • all’interno di una relazione stabile, come forma di comunicazione finalizzata ad esprimere sentimenti, desideri e bisogni sessuali. In questo senso, per alcuni autori come Livingstone3, Rosen4 e Pellai5 costituirebbe una sorta di palestra per lo sviluppo della capacità di esprimere attivamente bisogni e desideri all’altra persona. Un “esercizio” mediante il quale i ragazzi si sperimentano e imparano a gestire l’imbarazzo, l’intimità e la propria sessualità; • per flirtare, sedurre un’altra persona, mostrandogli in maniera esplicita il nostro interesse. Il che può in alcune circostanze assumere anche connotazioni narcisistiche e contribuire a svilup1. Van Ouytsel et al., 2016. 2. Ibidem.. 3. Livingstone, 2008, pp. 477- 489. 4. Rosen, 2007. 5. Pellai, 2015, p. 57.

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pare un’idea della sessualità non necessariamente inclusa in una relazione, fino a poter essere intesa come strumento per raggiungere altri scopi, quali popolarità, ammirazione e accettazione; • come sostituto dell’attività sessuale vera e propria, una sorta di appagamento virtuale e a distanza. Secondo Lippman e Campbell sarebbero soprattutto i giovani appartenenti ad alcune religioni che proibiscono il contatto sessuale a ricorrere a questo surrogato; • infine, c’è chi si avvale del sexting come di uno strumento teso a danneggiare l’altra persona, può essere il caso di una ex fidanzata, o a ricattarla. Si tratta delle situazioni che trovano ampio spazio nella cronaca, ma in realtà molto più rare. Il sexting, attuato, ricevuto o osservato nello smartphone di qualche compagno di classe più fortunato, accompagna lo sviluppo adolescenziale e a volte, come ci è capitato di osservare in un istituto comprensivo della Provincia di Parma, assume le vesti di una sorta di gioco collettivo. Una competizione tra ragazze come del resto avviene in altri ambiti che hanno a che fare con la percezione del sé, come la scuola o lo sport, in cui vince chi si espone maggiormente, chi ha più da mostrare, chi ha meno da perdere. E come spesso avviene tra le nuove generazioni si trasforma in una sorta di “moda”, di follia collettiva, in cui da timido segnale di interesse può diventare una sfida nel gruppo dei pari. Se anni fa erano i ragazzi a misurarsi le dimensioni, ora più spesso sono le ragazze che competono per mostrarsi, imitando in questo le loro beniamine sul web. I social, purtroppo, stanno diventando il terreno ideale per challenge (sfide) sempre più bizzarre e diseducative, in cui si fondono estetica ed esibizionismo, come il Belfie lanciato da Kim Kardashian, intenta ad immortalare il suo lato B in ogni occasione e da diverse prospettive, o la thinIspiration (più di due milioni di risultati


su Google) in cui i frequentatori del web vengono esortati alla “magrezza a tutti i costi”. La One Finger Selfie Challenge, ispirata alle anime, popolari cartoni animati giapponesi, consiste invece nel fotografarsi in piedi di fronte ad uno specchio, completamente nudi, nel tentativo di nascondere le parti intime con il proprio indice, attraverso un gioco di prospettiva. Nei ragazzi più giovani, ci riferiamo a studenti della scuola secondaria di primo grado, spesso il sexting riflette il vissuto di chi si sta affacciando al magico mondo della sessualità ma molto probabilmente non è ancora pronto per viverla realmente. Adulti, genitori ed educatori non dovrebbero ignorare quella che, in fondo, è una richiesta di comunicazione, né tantomeno considerarla il frutto di seri disturbi psicologici, ma piuttosto rispondere a questa domanda aprendo un dialogo. In una conferenza un genitore ci ha raccontato che quando i figli gli chiedono informazioni di vario genere spesso li invita a cercare su Google, consiglio lodevole se lo intendiamo come invito all’autonomia e ad un proficuo utilizzo dei mezzi tecnologici. Suggeriremmo però, qualora i dubbi dei ragazzi riguardassero il versante sentimental-sessuale, di non interrogare il web, per non correre il rischio di vederli investiti da una miriade di informazioni, immagini e video di natura non precisamente pedagogica. Da un’indagine condotta da Skuola.net6 emerge che il 67% dei ragazzi quando vuole trovare una risposta ai propri interrogativi sull’argomento cerca informazioni in Rete. I dubbi che attanagliano i ragazzi riguardano soprattutto il rischio di gravidanze indesiderate, ed è così che il web toglie prontamente le castagne dal fuoco: l’81% dei giovani crede che non si possa rimanere incinta al primo rapporto sessuale, il 52% non sa che la fecondazione è possibile anche 24 ore dopo il ciclo mestruale e 1 su 4 è convinto che il coito in6. www.repubblica.it/salute/prevenzione/2018/02/13.

terrotto sia un metodo contraccettivo efficace… Da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Lovanio, in Belgio, emerge che quanto più precocemente i preadolescenti utilizzano chat per appuntamenti, chat erotiche o navigano in siti pornografici, altrettanto anticipatamente tenderanno ad avere esperienze sessuali7. La ricerca dimostra in maniera inequivocabile che, invece, i ragazzi cresciuti in un ambiente famigliare dove è presente una sana educazione affettiva, presentano meno rischi di incorrere in problematiche legate alla sessualità. L’esposizione degli adolescenti, sul web o sui social, a contenuti di tipo pornografico non fa che aggravare il fenomeno, e spesso si passa dall’essere “poco” a “male” informati, che è anche peggio. Mentre la maggioranza degli ingenui genitori (72%) ritiene che i propri figli non accedano a contenuti pornografici, l’85% di loro8 ha invece accesso più o meno sistematicamente a video hot. Su Google la ricerca della parola “porno” è aumentata del 10.000% solo nell’ultimo anno. Per i nativi digitali la questione non è più se ma quando e come. Anche un tempo circolavano riviste o videocassette ma procurarsi “l’oggetto del desiderio” non era così semplice, occorreva confrontarsi con un adulto che lo vendeva e poi occultarlo ai genitori. Tutto questo aveva un costo, emotivo ed economico, che comunque ne limitava l’utilizzo. Le nuove tecnologie hanno invece ulteriormente accelerato la rincorsa verso una sessualità “facile”, consentendo alle nuove generazioni di esplorare in totale autonomia territori per i quali molto spesso non hanno le giuste competenze, sia dal punto di vista emotivo che cognitivo. I social stessi si trasformano in parchi giochi della seduzione, in luna park del corteggiamento, e rappresentano il porto di prima accoglienza di mascherate solitudini. “Ragazze disinibite”, “Ra7. Crepet, 2016, p. 139. 8. Pellai, 2015, p. 38.

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gazze porche”, “Sesso, droga e pastorizia”, sono solo alcune delle innumerevoli pagine Instagram nelle quali si trovano post che inneggiano al sesso. Il ricercatore Shafron-Perez9 ha coniato la locuzione “pornificazione (pornification) di una generazione”, definizione quanto mai appropriata se si pensa che i filmati pornografici online sono visti dagli adolescenti, soprattutto maschi, a partire da età molto precoci. Il rischio è quello di acquisire informazioni inappropriate per l’età, completamente decontestualizzate e quindi diseducative, in cui vengono esaltati gli aspetti fisici ed estetici a discapito di quelli emotivi legati alla sfera affettiva. A nostro parere occorre dare una risposta concreta a tale esplosione di “sessualità”. In questo momento storico di grande confusione è necessario fornire ai giovani una sana e non superficiale educazione ai sentimenti, e ci auguriamo che le pagine che seguiranno supporteranno in questo compito genitori, insegnanti ed educatori.

La fiera della vanità Quante volte ci sarà capitato: ci sforziamo di mantenere un fitto scambio di messaggi su WhatsApp e Instagram, la sommergiamo di mail, di saggi consigli e siamo ad un passo dal coronare il nostro sogno d’amore, ed ecco che all’improvviso arriva uno mai visto e conosciuto, le strizza l’occhio con un sorriso accattivante e ce la soffia sotto il naso in un batter d’occhio: inutile negarlo, in amore quasi sempre tutto ha inizio con l’attrazione estetica. E se da un lato facciamo tutti un bel ripetere che l’apparenza non conta, che è effimera e che, proprio a causa della sua precarietà temporale, dobbiamo guardare oltre e concentrarci su qualcosa di più profondo e duraturo, contemporaneamente i nostri giovani 9. Shafron-Perez, 2009, p. 431-450.

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vivono nell’era del narcisismo digitale, in una società in cui contano sempre di più l’apparire e il pavoneggiarsi. Alcuni genitori, oggi, sono spesso i primi a mostrarsi sulla pagina Facebook o Instagram e di conseguenza a diventare poi i fotografi dei figli, che esibiscono nei loro social come una sorta di prova oggettiva di quanto sono fantastici. Il cosiddetto family vlogging, pubblicare ogni giorno spezzoni di vita famigliare, per alcuni è diventato persino un affare: i primi sono stati Jonathan e Anna Saccone, irlandesi, seguiti ancora oggi sul canale “sacconejolys”; quelli con più follower, hanno superato tredici miliardi di visualizzazioni, Kristine e Matt e i loro sei figli, dalla California. La generazione che sta crescendo a forza di “mi piace” sulla pagina di mamma e papà rischia di subire una deriva narcisistica che sposterà la bussola della propria immagine da dentro a fuori, mettendola sempre più nelle mani degli altri: uno studio condotto in Gran Bretagna10 rivela che persino i bambini delle elementari, sempre più ossessionati dal ricevere apprezzamenti sui social, imparano ad osservare se stessi con gli occhi degli altri. L’imperativo della bellezza, insieme con quello del successo e della visibilità, dominano e sovrastano tutti gli altri valori, costringendo alla fatica di sentirsi sempre in vetrina o su di un palcoscenico, perfetti e sorridenti, pronti per essere fotografati o per un selfie da postare in tempo reale, in attesa di commenti e rifornimenti narcisistici. In età costantemente più precoce bambini e ragazzi iniziano ad interessarsi alle mode del momento e alla popolarità sui social, sono sottoposti alla pressione continua di modelli incentrati sull’ossessione dell’apparire, ricevono messaggi distorti ad un’età in cui ancora non possiedono la capacità di filtrarli. I modelli proposti come vincenti sul web fanno dello sfoggio della bellezza il proprio cavallo di 10. www.childrenscommissioner.gov.uk/wp-content/uploads/2018/01/ Childrens-Commissioner for-England-Life-in-Likes.


battaglia. Personaggi come Chiara Ferragni (11,5 milioni di seguaci su Instagram) o Maria Rosaria Izzo, nate da un incrocio tra palestra, silicone e Photoshop, che senza i social probabilmente sarebbero senza arte né parte, si autodefiniscono influencer e suggeriscono ai nostri giovani, oggi poco propensi a seguire i consigli della nonna, come vestire, cosa mangiare, quali locali frequentare e come arredare le loro future case. Un impero di carta costruito cambiando un abito all’ora, a forza di pose, ammiccamenti e aspirazioni da fashion blogger, che conferma il detto che la bellezza costituisce un problema non da poco per una donna: blocca lo sviluppo del senso dell’umorismo e della personalità. Le universali movenze seduttive femminili, osservate dagli etologi nella maggior parte delle specie di mammiferi in cui la collaborazione del padre è necessaria per la sopravvivenza della prole, compresi i topi, oggi fanno mostra di sé sui social più popolari. Allo stesso modo, perdonateci l’analogia, su Instagram vediamo sempre più ragazze imitare pose e gesti di supermodelle come Adriana Lima o Irina Shayk, i cui profili social vantano numerosissimi follower (seguaci) e “mi piace”, ma delle quali ci si chiede: chi sono? La bellezza, che pure ha sempre avuto un’importanza straordinaria, oggi è stata eletta a fenomeno di massa: le immagini veicolate dai social evidenziano canoni estetici sempre più irraggiungibili, accentuando la fragilità di chi si trova ad affrontare il difficile passaggio all’età adulta, dove l’autostima è strettamente legata alla percezione del proprio corpo. I giovani d’oggi, già impegnati nella lotta per accettare un corpo che cambia o nella gestione dell’acne, devono subire il confronto con figure ideali, in cui ogni imperfezione viene prontamente eclissata a colpi di Photoshop, quando non ha già provveduto il bisturi del chirurgo. Per chi, come noi, ha attraversato quasi indenne i turbamenti dell’adolescenza mal-

grado una pelle modello “zolfatara di Pozzuoli”, viene da chiedersi: “Ai tempi dei social ce l’avrei fatta?”. Come sappiamo la ridefinizione e l’accettazione dell’immagine del proprio corpo durante l’adolescenza necessita di rinforzo sociale, di conferme da parte degli altri, e questo processo si sta sempre più spostando sui social network che, inevitabilmente, influenzano il modo in cui i giovani affrontano i propri compiti di sviluppo. Non stupisce che in questo panorama si stia diffondendo il fenomeno del sexting, tra le cui molteplici cause e motivazioni vi è anche quella di rinforzare l’immagine di sé: un modo di esprimersi dei più giovani che implica mostrare corpo ed emozioni allo scopo di apparire “sexy” e ottenere un feedback sulla propria apparenza fisica11. Uno studio di Sorbring conferma questa ipotesi, rivelando che sono proprio i giovani con una più bassa autostima ad avere più probabilità di ricorrere al sexting12, e questo in particolar modo tra le ragazze13. I mass media li rendono fragili e poi indicano una facile soluzione al problema, il sexting, che ovviamente non fa che accentuarne i turbamenti. In tutto questo non è semplice prendere la giusta direzione, ovvero dare meno importanza all’aspetto estetico, e per poterlo fare dovremmo prima porci una fondamentale domanda: a quali precisi meccanismi psicologici risulta legato il maggiore o minore gradimento che mostriamo per un volto o per un corpo? Secondo una nota teoria, di natura biologico-evoluzionistica, l’inclinazione a preferire determinate caratteristiche estetiche è da attribuire al fatto che queste costituiscono indizi di ciò che si rivelerebbe vincente in un’ipotetica lotta per la prosecuzione della specie: individuiamo in un fisico imponente una qualità che assicu11. Bianchi, Morelli, Baiocco et al., 2016, p. 7. 12. Sorbring, Skoog, Bohlin, 2014. 13. Kumari, Srivastava, 2017.

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ra la protezione della prole, così come la simmetria estetica che tutti noi ricerchiamo in un bel volto inconsciamente rimanda al concetto di salute14, facendoci istintivamente e illogicamente dedurre un’ipotetica corrispondenza tra squilibrio nelle proporzioni o imperfezioni e malattia. Anche il rapporto ottimale vita-fianchi (0,67), come ha rilevato a livello sperimentale Devendra Singh15, nelle preferenze maschili è un parametro universale di attrazione, probabilmente perché riflette l’esigenza primaria della riproduzione; è dimostrato che le donne tra i 20 e 24 anni, nel picco della fertilità femminile, si avvicinano maggiormente a tale proporzione, tradizionalmente espressa nelle misure 9060-90. Teoria sorprendentemente in linea con l’idea, parimenti prosaica, che Schopenhauer aveva sull’amore. Il filosofo tedesco, noto misantropo e misogino, non amava perdersi in romantici voli pindarici e sosteneva che: La passione si fonda su un’illusione che fa apparire desiderabile all’individuo ciò che ha valore solo per la specie, una volta realizzato il fine della specie l’illusione è destinata a sparire16.

La bellezza costituisce insomma la migliore lettera di raccomandazione per preservare i nostri geni e poco importa che in tutto questo la mente, fisiologicamente antica migliaia di anni, ragioni ancora con parametri risalenti al tempo dell’età della pietra: al giorno d’oggi, per raggiungere lo stesso fine, sarebbero molto più importanti differenti misure, come ad esempio quelle rappresentate dagli zero presenti in un conto in banca… Curioso anche il fatto che molte donne17 si sfiniscano tra palestra, sauna, dieta e centri estetici, indossino tacchi da venti centimetri e guêpiere a quattro atmosfere (roba da corso di rieducazio14. Angela, 2005, p. 35. 15. Singh, 2002, pp. 81-91. 16. Schopenhauer, Breviario, p. 171. 17. Monduzzi, 1994.

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ne motoria e di respirazione artificiale per compensare), gonne lunghe in agosto per occultare i polpacci grossi e maglioni che celano l’assenza di seno, inconsapevoli del fatto che molti uomini, grossolanamente superficiali, danno per scontato che tutto quello che una donna occulta sia irrimediabilmente brutto… In base ad una diversa e più affascinante teoria in un bel viso siamo piuttosto alla ricerca di tratti estetici che si rivelino un indizio delle caratteristiche interiori di cui andiamo in cerca. Questa interpretazione prende spunto da un saggio del 1907 del critico d’arte Wilhelm Worringer, Astrazione e empatia: secondo lo studioso tedesco un’opera d’arte rimanda a uno specifico tratto di personalità e siamo attratti da un quadro o una statua che esprimono caratteristiche interiori di cui sentiamo l’intima mancanza. Potremmo ad esempio apprezzare la pacatezza, la calma e l’equilibrio interiore espresse da La gioconda di Leonardo Da Vinci perché desideriamo inconsciamente compensare la nostra fragilità emotiva, o essere attratti da uno dei suoi più mirabili ritratti di donna, La dama con l’ermellino, perché il volto di Cecilia Gallerani esprime quell’intelligenza e ironia alla quale aneliamo. Nella Ragazza con l’orecchino di perla, uno dei più famosi quadri di Jan Vermeer, è facile invece intravedere un misto di ingenuità e sensualità. Inconsciamente, tendiamo ad associare ai tratti somatici dell’altro determinate caratteristiche di personalità, e la vera e profonda attrazione si sviluppa quando tali impressioni estetiche rimandano a proprietà psicologiche dalle quali siamo attratti: in un’espressione delicata o in aperto sorriso intravediamo una persona in grado di donarci affetto e tenerezza, e allo stesso modo un fisico statuario solletica il nostro desiderio di protezione. Individuiamo nella bellezza, insomma, una “promessa di felicità”, riconoscendo nei linea-


menti di un viso virtù come la determinazione, il senso dell’umorismo, l’equilibrio o altre caratteristiche interiori che istintivamente riteniamo necessarie a stabilire una relazione sentimentale appagante. Promessa di felicità, a dire il vero, non sempre mantenuta, ma questa teoria rimane interessante, anche perché implica una sorta di magica convergenza tra bisogni emotivi e attrazione estetica, riabilitando tanti uomini troppo spesso ingiustamente calunniati: se la bellona di turno li ha attratti è perché ha toccato la loro sensibilità interiore... Come afferma generosamente Alain De Botton, se analizziamo meglio ciò che consideriamo sexy, comprenderemo che l’erotismo è la sensazione di eccitazione che proviamo incontrando un altro essere umano capace di condividere i nostri valori e la nostra idea del significato dell’esistenza18.

Traiamo dall’estetica indizi di qualità interiori che ci attraggono e forse la nostra eccitazione non è solo un fenomeno fisiologico, rappresenta l’estasi che proviamo nell’incontrare qualcuno che potrebbe essere in grado di placare le nostre paure più grandi, con cui speriamo di costruire una vita condivisa basata su valori comuni19.

Il pensiero che l’anima lasci un sedimento nei lineamenti del viso è del resto presente da millenni nella tradizione, nella letteratura e nell’arte, fin dall’Antica Grecia: Aristotele sosteneva che quando una persona presenta in maniera netta tratti somatici che ricordano un animale probabilmente ha un carattere in linea con l’istinto essenziale di quella creatura. Uomini dal naso adunco, secondo il filosofo greco, possiedono un carattere coraggioso e rapace. Concetto poi mutuato dal Cristianesimo fin da quando, nel terzo secolo dopo Cristo, anche Plotino ipotizzò un esplicito 18. De Botton, 2012, p. 41. 19. Ivi, p. 43.

legame tra apparenza e interiorità: secondo il filosofo romano se osserviamo con attenzione anche dei semplici oggetti d’arredo vi troveremo “proprietà che presentano analogie dirette con qualità morali, che tramite i nostri occhi si rafforzeranno nei nostri cuori”20. Il profondo rispetto per la bellezza espresso dal Cattolicesimo risulta del resto esplicitato da straordinari monumenti all’arte, che ci ricordano come l’estetica riconduca a profondi principi morali. La letteratura medica greca e cinese è parimenti ricca di trattati sulla lettura del volto, e allo stesso modo nel Medioevo anche gli astrologi europei interpretavano i visi alla stessa stregua delle stelle. Secondo gli Elisabettiani il colore degli occhi rivelava il carattere di una persona: gli occhi azzurri simboleggiavano l’onestà, neri il mistero, verdi la gelosia; gli occhi castani erano invece posseduti da persone maldestre e imbranate e le persone dalla morale traballante mostravano occhi azzurri con l’iride di un colore più chiaro e intenso. Il Ministro puritano Cotton Mather, in Moral Diseases of Eye, arrivò a sostenere che gli occhi arrossati erano un segnale della mancanza di castità, e che le persone affette da strabismo manifestavano una natura vile21. Come vedete i nostri pregiudizi hanno radici molto lontane, per cui non c’è da stupirsi se ancora nel ventesimo secolo un grande conoscitore dell’animo femminile come Picasso ha affermato che “il viso di una donna è una tela sulla quale lei, giornalmente, disegna il ritratto del suo sé precedente”22. Anche senza ipotizzare una corrispondenza assoluta, né tantomeno l’equivalenza tra “bello” e “bene” presente nella cultura classica, è ragionevole pensare che l’aspetto estetico diventi istintivamente un indizio, per quanto fuorviante, delle caratteristiche interiori che speriamo di trovare in un’altra persona, come del resto avviene in qualsiasi forma di 20. Ivi, p. 223. 21. Ackerman, 1998, pp. 68-69. 22. Pease, Pease, 2003, p. 207.

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comunicazione interpersonale. Pensiamo anche ai tanti studi sul comportamento non verbale, secondo i quali i gesti o la postura sono tracce dello stato d’animo dell’altro. Come ci suggerisce il filosofo Rousseau, “quante cose vengono dette senza aprire bocca!”. Uno sguardo corrucciato o gambe e braccia incrociate ci fanno ritenere una persona sulla difensiva, e allo stesso modo la nostra mente trae spontaneamente indizi dai tratti somatici dell’interlocutore. In uno studio di Webster e Driskell emerge che anche selezionatori del personale specializzati attribuiscono maggiori competenze alle persone dotate di bell’aspetto. Due ricercatori statunitensi, Hammermesh e Biddle, hanno scoperto che lo stipendio degli uomini esteticamente attraenti supera del 13% quello dei colleghi meno affascinanti23. Altre ricerche rivelano che anche gli insegnanti tendono a incoraggiare maggiormente gli alunni belli, a giustificarne i comportamenti negativi24 e spesso anche a posizionarli nei primi banchi! Persino in ambito giudiziario, le persone belle tendono a essere giudicate meno colpevoli di quelle brutte25. L’idea che l’armonia di un volto rimandi in un certo senso alla purezza dell’anima è affascinante, e forse proprio per questo i frequentatori assidui dei social, sempre meno attenti a curare la propria interiorità, finiscono per compensare questa lacuna interiore curando l’apparenza. Una bella foto postata sul profilo Instagram non è forse il modo migliore per supplire alla mancanza di contenuti, attirando probabilmente un numero anche maggiore di followers? La YouTuber italiana più seguita nel mondo, Marzia Bisognin, ha cavalcato a sua volta l’onda dell’interesse per l’esteriorità diffuso nel popolo della rete, fornendo nei suoi video consigli su moda e trucco. È innegabile che la bellezza sia un dono per chi la possiede, peraltro 23. Ivi, p. 230. 24. Costa, Bitti, 2000, pp. 4-11. 25. D’Aquino, 2005, p. 61.

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immeritato, ma le nostre perplessità sono indirizzate ai 4 milioni e mezzo di followers della nota “artista”, per lo più ragazze tra i 18 e i 24 anni, che potrebbero investire il loro tempo in attività maggiormente mirate alla loro crescita interiore, come la lettura, coltivare i propri interessi e persino la… scuola (scusateci l’eresia). La nostra ricerca di una bella donna (o uomo) rappresenta anche l’anelito a qualcosa d’altro, ad una felicità più profonda, alla quale accediamo attraverso un’attrazione istintiva ma che poi si rivela reale e concreta solo se la persona scelta mostra di possedere realmente quelle qualità interiori che il suo bel viso sembra annunciare: tante volte però la realtà dei fatti finisce per contraddire le premesse inziali e anche la rosa più splendida, nel tempo, rivela le sue spine. Così come avviene ad esempio quando un ragazzo, pur esteticamente dolce, nel corso di una relazione di lungo corso si rivela invece totalmente anaffettivo. Conoscendo a fondo una persona purtroppo ci si accorge che spesso interiorità ed estetica divergono irrimediabilmente e se non ci fosse il filtro di un aspetto estetico seducente probabilmente sarebbe più facile scegliere il ragazzo o la ragazza giusta, evitando ogni mistificazione. L’illusione che la sua anima sia come il suo sguardo e il suo sorriso ci fanno intuire confonde le idee, e in tutto questo vivere ai tempi dei social network non è certo d’aiuto. L’eccessiva esposizione mediatica alle immagini di giovani e meno giovani finisce inevitabilmente per accentuare l’attenzione verso l’esteriorità, favorendo equivoci e illusioni malriposte: che dietro splendide misure anatomiche o un viso angelico si celi una straordinaria capacità di accudire la prole è purtroppo tutto da dimostrare, come probabilmente qualche lettore o lettrice potranno facilmente testimoniare. Il social network più diffuso tra le nuove generazioni è Instagram, la cui funzione


iniziale era proprio quella di pubblicare e modificare immagini, un vero e proprio tempio dell’estetica, e poco importa che un sorriso radioso non necessariamente riveli la capacità di accogliere positivamente la vita o provare emozioni intense. In una scuola media nella quale operiamo, come probabilmente in molte altre, i ragazzi hanno creato un profilo Instagram con i belli e le belle di ogni classe, con tanto di breve descrizione e foto rigorosamente in posa trendy. Di fronte a tutto questo, come far capire ai giovani che la bellezza quasi sempre regala, in termini di felicità in amore, molto meno di quel che promette? Nelle app che oggi fanno sperare in mirabolanti incontri sentimentali, come ad esempio Tinder, l’applicazione di incontri online più in voga tra i giovani, si viene scelti soprattutto per le immagini di sé: in questo luna park della seduzione si scorrono le foto dei potenziali partner, corredate peraltro di pochissimi dati personali, e quando proviamo attrazione la comunichiamo all’altra persona con l’invio di un simbolo “romantico”, un cuoricino. Solo in una fase successiva, se anche l’altra persona ricambia l’interesse, i due contatti possono iniziare a chattare per conoscersi meglio e organizzare un appuntamento. Appare tutto molto diverso da quanto avveniva nei siti di incontri di qualche anno fa, come ”C6” o “ICQ”, dove ci si giocava tutto soprattutto con simpatia e fantasia in chat e se chiedevi una foto poco ci mancava che facessi la figura del maniaco; coerentemente con le splendide parole del romanziere Maupassant, secondo cui è sempre attraverso la scrittura che si può meglio penetrare l’animo delle persone […] Le parole nere sulla carta bianca sono l’anima messa a nudo26.

A quei tempi le foto erano una rarità, mentre oggi sono la prima fonte di interesse, seguite solo 26. De Maupassant, 1986, p. 111.

in seconda battuta dalle informazioni contenute nella scheda profilo. I frequentatori assidui dei social, a quanto pare, sembrano piuttosto avere fatto proprio il punto di vista di Montaigne, filosofo francese, il quale ironicamente suggerisce che: Se l’una o l’altra delle due bellezze fosse dovuta necessariamente mancare, avrei scelto di fare a meno piuttosto di quella spirituale; essa ha la sua utilità in cose migliori; ma nelle cose dell’amore, cose che soprattutto sono legate alla vista e al tatto, si fa qualcosa senza le grazie dello spirito, niente senza le grazie del corpo27.

Non a caso in un sondaggio del 2014, rivolto agli iscritti al sito di incontri Match.com, il 59% degli uomini e il 49% delle donne dichiara di credere nell’amore a prima vista, dettato inevitabilmente anche dall’aspetto estetico, contraddicendo in pieno ciò che la scienza sostiene a questo proposito: Ayala Malack-Pines, psicologa della Ben-Gurion University in Israele, nel suo libro Falling in Love scrive che solo una piccola frazione (11%) delle persone coinvolte in relazioni a lungo termine dichiara che il loro è stato un amore a prima vista. In pratica solo in una coppia su 10 le impressioni favorevoli iniziali innescherebbero un legame duraturo, confermando il detto che solo la pigrizia dell’intelligenza può far scattare il colpo di fulmine. Come potremmo fare ad evitare questo fraintendimento, che si può rivelare devastante per la vita di molti di noi? Se riusciamo a riconoscere il meccanismo di cui parliamo in questo paragrafo siamo già sulla buona strada, poiché diventiamo in grado di riflettere su quello che sta accadendo nel corso di una relazione sentimentale e compiere un’analisi maggiormente critica delle emozioni che stiamo vivendo. Chiediamoci: se lui/lei non fosse così attraente lo troveremmo 27. De Montaigne, 2002, p. 1096.

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altrettanto simpatico? La generosità o gentilezza che gli attribuiamo è rispecchiata dai suoi gesti o compare solamente nella grazia delle espressioni del suo volto? Dovremmo quindi cercare di distogliere per un attimo lo sguardo dal suo sorriso ammaliatore e osservare anche i suoi comportamenti concreti, come ad esempio i piccoli gesti spontanei di gentilezza quotidiana o come tratta i propri cari, il che molto spesso rappresenta un segnale molto attendibile dell’atteggiamento che terrà nei nostri confronti fra qualche anno. Durante la prima uscita lei si è offerta di dividere a metà o ha dato per scontato che pagaste voi senza neanche ringraziare? Se lui è fidanzato e ci corteggia, quante probabilità abbiamo di trovarci di fronte ad un ragazzo fedele in amore? Anche da questo punto di vista gli amori a distanza nati sul web confondono maggiormente le idee: una persona all’altro capo della Rete come può concretamente farci capire che sarà in grado di prendersi cura di noi nel momento del bisogno, anche solo accompagnandoci un pomeriggio dal dentista, vista la distanza a cui abita? “Esserci” virtualmente non è certo la stessa cosa, e tutto questo potrebbe condurre i nostri giovani a prendere qualche cantonata in più di quelle già frequenti nelle relazioni vecchia maniera. Se è vero che l’attrazione estetica si basa su un modello inconscio che identifica quella che dovrebbe essere la persona ideale per noi, dobbiamo decidere se vogliamo che tale meccanismo istintivo prenda il sopravvento, e ci guidi verso una direzione della quale neppure conosciamo le dinamiche profonde, o in alternativa scegliere di lasciare le belle donne agli uomini senza fantasia, conoscendoci meglio e dedicandoci alla consapevole ricerca di cosa realmente ci può rendere felici. Come è evidente un bel viso non contribuisce realmente a migliorare un rapporto sentimentale, ed è forse più saggio affidarsi alla massima di Stendhal, secondo cui “è facile vedere in che cosa sia

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necessaria la bellezza, al nascere dell’amore. Bisogna che la bruttezza non sia di ostacolo.28” In altre parole abbiamo sempre creduto che non fosse logico restringere la nostra ricerca della persona ideale ai pochi che troviamo straordinariamente attraenti, perché questo criterio limitava la possibilità di eseguire un’ulteriore selezione, basata sulle qualità interiori. Oltretutto molto spesso le persone più difficili da sedurre sono proprio quelle mediocri: non le si smuove con niente... La ragazza (o il ragazzo) intelligente, al contrario, finisce spontaneamente per mettere la sua fantasia al servizio del seduttore… Per cui è di gran lunga preferibile cercare di riconoscere, tra le tante persone che troviamo esteticamente gradevoli, quella che possiede l’intelligenza e le qualità interiori che la rendono davvero adatta a noi.

Tra realtà virtuale e innamoramento Nell’era dei social network, in cui si ha la possibilità di connettersi con un numero indefinito di persone e di potenziali partner, la moltiplicazione dell’offerta anziché essere di beneficio rischia di indurre ancora di più alla spasmodica ricerca dell’amore a prima vista, della persona che abbia quel “qualcosa in più” rispetto a tutte le altre. Non solo su siti di incontri come Lovoo, Meetic o SoloAvventure, ma anche semplicemente su Facebook o Instagram i giovani d’oggi possono facilmente intravedere qualcuno che li attrae, ed essere poi altrettanto distratti da una nuova fascinazione prima di avere avuto il tempo di capire se quella persona fa davvero per loro. L’amore virtuale rischia però di rappresentare qualcosa che non esiste, quasi una sorta di mosaico ideale di tutto ciò che ci può attrarre. Più ancora che nella vita reale, non ci si innamora di una persona, ma dell’idea vaga e indistinta che ci 28. Stendhal, 1968, p. 68.


si è fatti di lei (o lui) attraverso immagini e parole digitate su un dispositivo elettronico. Paradigmatico un caso, avvenuto negli Stati Uniti, in cui due cinquantenni si sono reciprocamente innamorati del falso profilo dell’altro: lui mostrava la propria identità di quando aveva venticinque anni, lei le foto della giovane figlia. Il che ha portato ad un tragico epilogo, all’omicidio, quando lui si è visto rifiutato e ha poi maturato un’insana ossessione per la figlia di lei, inizialmente ignara del tutto. Diventare schiavi di questo meccanismo “usa e getta” accresce il pericolo che, quando inevitabilmente una relazione si incanalerà nei limiti della quotidianità e della realtà, saremo indotti a ricercare di nuovo un momento di desiderio e di passione assoluti, proiettando su qualcun altro il nostro irrealistico ideale29. Dimenticando che il segno distintivo dell’amore non è incontrare una persona nuova, ma riuscire a riconsiderare quella vecchia con occhi meno svogliati e offuscati dall’abitudine. Non a caso una delle conseguenze della “vita da social” che caratterizza i giovani d’oggi è la rapida accelerazione che hanno subito le storie d’amore. Ci si conosce su Instagram, ci si innamora tramite WhatsApp e una settimana dopo ci si lascia con un sms. Nello spazio di un tempo sempre più ridotto e con l’impossibilità di mettersi gradualmente alla prova nel quotidiano, l’amore rischia di venire consumato a parole o immagini dietro uno schermo, in cui si passa dalla conoscenza superficiale all’estasi di messaggi d’amore e celebrazioni su Facebook, per poi piombare nei dialoghi rancorosi di una relazione al tramonto che portano all’inevitabile epilogo: il “blocco” del profilo. Durante il periodo dell’innamoramento avviene un vero e proprio mutamento biologico, caratterizzato da intenso rilascio di feniletilamina. Questo neurotrasmettitore innesca una sorta di stato 29. Slepoj, 1998, pp. 42-43.

di esaltazione, facendoci diventare iperattivi, euforici e inducendoci ad esagerare smisuratamente la differenza tra una donna e un’altra (o uomo). Tutta la nostra vita fisica e sensoriale si dilata, diventiamo più recettivi: sentiamo odori che non avvertivamo, percepiamo in maniera più intensa luci e colori. La feniletilamina porta anche al rilascio di un altro neurotrasmettitore, la dopamina, che ci regala una diffusa sensazione di benessere. La ricerca30 ha evidenziato che la presenza della persona amata nel periodo dell’innamoramento innesca un’intensa stimolazione in settori del cervello talmente specifici da sembrare destinati solo all’amore romantico, e molti di questi circuiti sono gli stessi che si attivano durante gli stati euforici indotti da cocaina o da oppiacei31. Nel sistema nervoso rimane impresso il ricordo di un’esperienza positiva ed è proprio l’associazione tra “incontro” e “piacere” a spingerci a entrare nuovamente in contatto con la persona che ci permette di fare il pieno di dopamina e feniletilamina. Nella sessualità, invece, uomini e donne sperimentano una reazione biologica differente. In entrambi aumenta la produzione di dopamina ma quando gli uomini sono eccitati sessualmente in loro si verifica un intenso rilascio di testosterone, ormone che governa anche il comportamento aggressivo. Nelle donne invece salgono i livelli di ossitocina, che incentiva la tendenza a prendersi cura e ad accudire (nel periodo dell’allattamento questa sostanza chimica è presente in grandi quantità). Insomma dopo il felice exploit la donna diventa un po’ mamma e l’uomo meno sensibile, come alcune lettrici avranno già avuto modo di constatare, e verrebbe quasi da chiedersi: “Non era meglio prima?”. Proprio perché è un processo di natura biologica non può fisiologicamente durare per sempre, gli effetti dell’innamoramento scemano col tempo: si verifica assuefazione, così come avviene in se30. Bartels, Zeki, 2000, pp. 3829-3834. 31. Goleman, 2006, p. 205.

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guito all’assunzione protratta di un farmaco o di una droga. Non desideriamo ovviamente ridurre un fenomeno complesso come quello dell’innamoramento a un trattato di biologia, ma per sottolineare come tale effetto sia intenso pensiamo al fatto che una persona incline alla depressione spesso tende ad avere una grave crisi proprio dopo i primi cinque o sei mesi di una relazione sentimentale. Fino a quel punto la dopamina ha agito da antidepressivo e ha vissuto un periodo positivo; ma quando cessa l’azione degli ormoni dell’innamoramento, a maggior ragione se la relazione è finita, gli effetti diventano devastanti. Prima del suo “grande amore” era “solo” depresso, ora il fato gli ha riservato la più crudele delle situazioni: alla tristezza si sono aggiunti il rimpianto, il rancore, e la sensazione di sentirsi ancora meno amato di prima; quando poi, a ben pensarci, l’unica persona che avrebbe dovuto volergli bene veramente, se stesso, non è che in passato fosse così presente… Insomma più si è innamorati più si è felici, normale però che prima o poi la vita ci presenti il conto: secondo recenti studi32, la fase dell’innamoramento ha un tetto massimo di diciotto mesi e può portare a crisi di astinenza, chiamata “delusione d’amore”. Motivo per cui sarebbe meglio chiedersi, prima che la natura ci inebri con il suo sorprendente cocktail, se quando l’infatuazione svanirà riusciremo a mantenere una relazione duratura, riflettendo in anticipo sulle caratteristiche che desideriamo in un partner; arrivando a capire esattamente che tipo di persona stiamo cercando e stabilendo quali requisiti questi debba possedere a lungo termine33. L’immaginazione nutre l’amore, e soprattutto all’inizio di un rapporto tendiamo a cogliere solo gli aspetti positivi della persona che ci interessa. Sia32. Fisher, 2005, pp. 31-32. 33. Pease, Pease, 2005, p. 225.

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mo in preda ad una folle cecità interpretativa, arriviamo a illuderci che i suoi difetti non siano tali e tutto della persona amata ci sembra meraviglioso, rendendo l’intensità dell’amore direttamente proporzionale alla sensibilità di chi ama e, ci verrebbe da aggiungere, troppe volte inversamente proporzionale all’insensibilità di chi è amato. Stendhal, nel suo testo L’amore, ha definito questo processo cristallizzazione, paragonandolo a quel fenomeno in base al quale se lasciamo un ramoscello in una miniera di sale dopo qualche mese appare coperto di lucenti cristalli, che lo rendono scintillante come un oggetto prezioso. Tale fenomeno, che mi permetto di chiamare cristallizzazione, è generato dalla natura che ci comanda di godere e che ci manda il sangue al cervello, dalla sensazione che i piaceri aumentino con le perfezioni dell’oggetto amato, e dal pensiero: ella è mia. […] è l’operazione della mente, che da qualunque occasione trae la scoperta di nuove perfezioni nell’oggetto amato34.

Nell’era dei social molti rapporti sono vissuti a distanza, incontrandosi due volte al mese o precorsi, cioè ci si è in “connessione virtuale” sul web quando ancora si ha un’età in cui mamma e papà non ci permetterebbero di frequentare una persona lontana centinaia di chilometri. Quasi 2 adolescenti su 10 (il 19%) hanno avuto una relazione sentimentale su Internet e il 60% si è incontrato di persona solo in un secondo momento. Quasi la metà degli adolescenti che hanno intrapreso una relazione online ha scoperto che lui (o lei) era una persona diversa rispetto a quella che appariva sui social, nel 18% dei casi si trattava di un adulto (grooming, adescamento online). Ricordiamo una consulenza con un ragazzo di scuola secondaria di primo grado in “crisi d’amore”, una relazione però mai consumata perché lei viveva a Roma e lui a Ravenna. Tutto questo, temiamo, rischia di rendere ancora 34. Stendhal, 1968, p. 36.


più intenso il processo di cristallizzazione, perché ci impedisce di frequentare una persona nella sua quotidianità e contemporaneamente lascia libera la nostra fantasia di immaginare “una persona supplementare, distinta da quella che porta lo stesso nome”35, la versione virtuale dell’uomo o la donna di cui crediamo di esserci innamorati; e quanto più la sua personalità resta indistinta tanto più possiamo illuderci come meglio desideriamo. Non è forse vero che nessun nudo di donna è così bello come quello che immaginiamo sotto le vesti di chi indossa un abito morigerato? O che nessun compagno è così affidabile come alcuni mariti prima che diventassero tali? Con il rischio, oltretutto, che dall’altra parte della tastiera vi sia qualcuno talmente consapevole che si viene amati per quello che lasciamo immaginare da decidere di palesarsi il meno possibile nei “dettagli” concreti (tipo… l’età). Siamo quindi formidabili artefici dell’oggetto del nostro amore, ma come un artista stremato al culmine della propria fase creativa quando l’ispirazione si affievolisce osservando la nostra opera non sempre riusciamo a provare le stesse istintive sensazioni che ci hanno accompagnato fino a quel momento. Anche perché non sempre qualità che sembrano essere l’ossessione di una donna nel corso di una relazione a lungo termine, ovvero il fatto che lui sia un tenace lavoratore, entusiasta dei bambini, eclettico nel bricolage e versatile nelle riparazioni domestiche, sono le stesse che spiccano e ci fanno preferire ad altri nel magico periodo dell’innamoramento… Se nelle relazioni vecchia maniera un’unione basata solo sulle illusioni dell’innamoramento aveva molte probabilità di spegnersi nel corso degli anni, oggi probabilmente basteranno poche settimane di frequentazione reale per rendersi conto che la persona conosciuta al di là dello schermo era tutt’altra cosa rispetto a come avevamo

fantasticato. E l’effetto di tanti “amori” in successione, molteplici circostanze in cui ci accorgeremo che non si trattava di gemme preziose ma di semplice sale, rischia di atrofizzare, nel tempo, la nostra capacità di amare realmente: quale persona reale potrà mai apparire meravigliosa come quella costruita dalla nostra fantasia?

35. Proust, 1978, p. 45.

36. Flaubert, 1989, p. 65.

Emma Bovary, che nel romanzo di Flaubert vive solo rapporti sentimentali infelici, era persuasa che il problema principale consistesse nella difficoltà di individuare la persona giusta: Credeva che l’amore dovesse arrivare improvvisamente come un colpo di fulmine, un uragano dei cieli che si avventa sulla vita e la sconvolge, lacera la volontà come una foglia e trascina l’anima intera nell’abisso36.

Questo approccio, determinato probabilmente da un profondo senso di vuoto, o da un’autostima carente che viene in qualche modo compensata dallo slancio emotivo dell’innamoramento, porta ad accentuare la tendenza ad andare in cerca di una persona che fin dal primo momento provochi in noi emozioni primitive e incontrollabili. Come se l’intensità di una relazione agli esordi potesse fungere da antidoto al rischio che un giorno la monotonia e l’abitudine rovinino ogni cosa. A nostro parere, invece, il segreto di una relazione felice consiste semplicemente nell’imparare ad amare con maturità e impegno un essere umano reale e quindi per sua natura inevitabilmente non esente da quei difetti che ogni persona possiede. La persona che incide di più sulle nostre storie d’amore non è l’anima gemella di cui siamo in cerca. Strano a dirsi, siamo noi.

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A. Bilotto - I. Casadei

dorsetto 6,6 mm

Andrea Bilotto, psicologo, psicoterapeuta sistemico, si occupa da diversi anni di disagio giovanile e scolastico collaborando con associazioni e scuole in tutta Italia. Da diverso tempo porta avanti alcuni progetti e iniziative sul cyberbullismo e sui rischi virtuali. È Presidente dell’Associazione Italiana di prevenzione al Cyberbullismo e al Sexting. È autore di diversi saggi che affrontano il tema dell’adolescenza e della genitorialità.

SEXTING O AMORE? Educare ai sentimenti nell’era dei social network

SEXTING O AMORE?

C’era una volta l’amore, e oggi in tutto ciò che circonda i nostri ragazzi c’è troppo sexting. Prima dell’avvento dei social network, quando si piaceva a qualcuno, potevamo capirlo in due modi: dai lunghi e intensi sguardi o, più spesso, da un amico comune che, nelle vesti di Cupido, sondava se il sentimento fosse ricambiato. Le nuove tecnologie e i social network hanno mutato il modo di vivere le relazioni sentimentali: lo sguardo sempre fisso sullo smartphone preclude ogni possibilità di incontro e contatto con l’altro spingendo i ragazzi, sempre più spesso, a relazionarsi con i loro coetanei attraverso lo schermo di un pc o del telefono. Come far quindi sapere all’altra persona che c’è attrazione? Niente di più semplice che attraverso i messaggi, se non fosse che trovare le parole giuste per descrivere i propri sentimenti è per i giovani altrettanto complicato perché, di fatto, i nostri ragazzi comunicano molto con foto e video. Allora, se si fa fatica a scrivere il sentimento che si prova, la scelta di molti è una foto ammiccante o provocante. Questo è il “sexting”, pericoloso fenomeno ormai diffusissimo in tutto il mondo che coinvolge fasce di ragazzi sempre più giovani, così esposti anche a sguardi o intenzioni non innocenti di altri. Questo libro è uno strumento per entrare nel totale disorientamento emotivo dei ragazzi. Particolarmente utile per gli educatori e i genitori, fornisce loro chiavi di lettura e proposte concrete per accompagnare i ragazzi a riflettere sulla natura dei sentimenti, sulle dinamiche di relazione di coppia e su una sana educazione alle emozioni ai tempi dei social.

Andrea Bilotto – Iacopo Casadei

Iacopo Casadei, psicologo del lavoro, dal 1997 si occupa di formazione nell’area dello sviluppo delle risorse personali, in particolare negli ambiti della scuola e della sanità. Opera come consulente anche nel settore dell’orientamento scolastico e professionale, sia con adolescenti che con adulti. Con la meridiana ha già pubblicato Educare al successo (2012) e, insieme a Terenzio Traisci, Felicemente stressati (2013). In copertina disegno di Fabio Magnasciutti

Euro 14,00 (I.i.)

ISBN 978-88-6153-690-6

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788861 536906

edizioni la meridiana p a r t e n z e


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