Un posto anche per me. Biblioteche e accessibilità

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6 Un posto anche per me P i libri di acca arlante BIBLIOTECHE E ACCESSIBILITÀ A cura di Annalisa Brunelli - Giovanna Di Pasquale

A cura di

Annalisa Brunelli Giovanna Di Pasquale

Un posto anche per me

Biblioteche e accessibilità

L’accesso ai libri come esercizio di democrazia. Uno sguardo d’insieme di Giovanna Di Pasquale 9

Una biblioteca per tutti. Come cambiano i luoghi dove incontrare i libri di Marco Muscogiuri 21

Riflessioni, strumenti e servizi per una biblioteca inclusiva di Fabio Venuda 35

Accedere alle storie e ai contenuti: i libri accessibili di Annalisa Brunelli 59

Biblioteche come avamposto di inclusione di Massimiliano Rubbi 71

Punti di attenzione per una biblioteca accessibile e inclusiva 79

Bibliografia 83

INDICE

L’ACCESSO AI LIBRI COME ESERCIZIO DI DEMOCRAZIA. UNO SGUARDO D'INSIEME di Giovanna Di Pasquale

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La lettura di un libro è una forma specifica di esperienza. Un’esperienza che anche oggi in un mondo iconico e pro fondamente multimediale, ha caratteristiche proprie che sono difficilmente sostituibili. Entrare nelle pagine di un libro ci porta in un mondo composito estremamente ricco. Leggere è insieme un’azione definita e un movimento flui do, uno strumento funzionale necessario ed essenziale ad interpretare ed utilizzare il mondo, una componente fon dante del processo cognitivo che regola l’apprendimento. Soprattutto è un’esperienza che attraversa l’intera persona, il suo corpo e la sua mente. Questa esperienza muove pro cessi che sono tipici e non rimpiazzabili in toto con altre pur importanti esperienze che possiamo vivere nella nostra vita quotidiana.

Se è vero che il primo diritto del lettore secondo Daniel Pennac è proprio la possibilità di non leggere, tutti gli altri nove ci ricordano l’opportunità unica che il libro costituisce:

La lettura è per lui una compagnia che non prende il posto di nessun’altra, ma che nessun’altra potrebbe sostituire.

La lettura, l’incontro con il libro è anche un dialogo. Un dialogo interno fra il testo e chi legge, quello che Na talia Ginzburg ha definito come una sorta di conversazione

1 Pedagogista e formatrice Cooperativa Accaparlante Bologna.

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silenziosa, e un dialogo fra i lettori sulla condivisione dei significati che ognuno ha ritrovato nei libri e nelle storie. Trovare e facilitare l’esperienza della lettura è offrire un’e sperienza propria, specifica e densa di significati e di con divisione.

Il libro e la lettura sono insostituibili occasioni di espe rienza e crescita per tutti, adulti e bambini al di là dei diffe renti modi di fruizione. Le pagine dei libri possono essere straordinari veicoli per superare solitudini e situazioni di fragilità, attraverso il rispecchiamento con protagonisti che ci assomigliano o che sono del tutto diversi da noi. Attraver so l’immagine creatrice che ci permette di sperimentare le nostre altre possibili identità, seguendo il filo del “se fosse”. Quando parliamo quindi di lettura accessibile ed inclu siva non ci ritagliamo un campo di azione tecnico, ma en triamo nell’ambito vasto dei diritti di democrazia e parteci pazione di cui fa parte a pieno titolo il diritto alla cultura, alla letteratura e, più in generale, alle informazioni.

Già nella Convenzione Onu dei diritti delle persone con disabilità approvata il 13 dicembre 2006, abbiamo articoli specifici che sollecitano l’intenzione di rendere concreto il diritto alla cultura, al libro. La Convenzione si focalizza, fra le altre, sulla risorsa costituita dai materiali di facile lettura. Materiali che possano adattarsi alle esigenze dei lettori e delle lettrici. Nel testo emerge con chiarezza l’indicazione di svincolarsi dall’idea dell’esistenza di un lettore “medio”, recependo la presenza di tanti lettori e lettrici con le loro esigenze. Avere materiali diversificati, come sono anche in parte i libri accessibili, significa dare delle occasioni di ac cesso che arrivino ai lettori e alle lettrici reali, in carne ed ossa.

La Convenzione Onu, che ha già una storia considerevo le alle spalle, ha anticipato i temi dell’accessibilità e dell’ac cesso quando non esisteva ancora un dibattito diffuso. Vent’anni dopo risulta ancora più chiaro come aver inserito nella convenzione alcuni richiami, sia stato di sostanziale

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importanza per poter agganciare la rivendicazione del di ritto alla cultura a indicazioni di grande rilievo normativo. Indicazioni che costituiscono uno sfondo teorico e cultura le di riferimento e, contemporaneamente, l’enunciazione di linee progettuali per orientare le azioni e gli interventi.

Quale approccio all’accessibilità

Permettere e facilitare a tutti e a tutte l’occasione dell’in contro con i libri e anche con i luoghi del libro, significa comprendere meglio come rendere accessibili i contenuti e i contenitori del patrimonio di storie, narrazioni, saperi anche a persone che possono avere esigenze di accesso spe cifiche e diversificate.

Le biblioteche oggi sono concepite come organismi viventi, collocate nelle comunità e nei territori sia in con tinuità con quanto hanno sempre rappresentato ed agito sia in una forte dinamica di evoluzione e diversificazione. Le modifiche e i cambiamenti sono sempre più orientati a rendere questi luoghi presidi vitali e sociali. Vitali per la capacità attrattiva che devono essere in grado di esercitare nei confronti dei cittadini, promuovendo non solo la loro presenza, ma anche la loro partecipazione. Sociali per l’im pegno a costituire veri e propri avamposti di civiltà e spazi per il riconoscimento di cittadinanza. Anche nei luoghi più problematici del nostro territorio, sappiamo quanto avere o non avere una biblioteca che funzioni possa rappresentare effettivamente una risorsa che aiuta a stare meglio in quel posto. Quando questo non avviene o avviene in modo ca rente, si nega a quei cittadini la possibilità di accedere ad una risorsa che va molto oltre la possibilità di avere dei libri a disposizione.

L’obiettivo diventa quindi quello di rendere accessibile un luogo che ha sì dei libri ma che è soprattutto un presidio culturale e sociale; più è capace di essere vitale, attivo, di

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proporre occasioni di incontro, più svolge efficacemente il ruolo di rafforzamento della coesione sociale.

L’accesso ai libri e più in generale alle fonti di informa zione è un esercizio di democrazia che deve essere reso esigibile attraverso norme ed azioni, in modo che diventi concreto e praticato nella quotidianità.

Ma quando si vuole rendere accessibile un luogo o una situazione, quale tipo di accessibilità possiamo e dobbiamo avere in mente?

Per provare a dare risposta, teniamo come riferimento la nostra esperienza al Centro Documentazione Handicap di Bologna da cui estrapoliamo alcuni aspetti su cui nel tempo abbiamo concentrato la nostra riflessione, cercando di uti lizzarli anche come orientamento alle pratiche.

Pensiamo all’accessibilità non tanto come ad un bollino da mettere sulle situazioni o sui luoghi per dichiararli acces sibili o meno. Preferiamo definirla come una bussola che ci orienta e ci dice qualcosa di più sul livello di accessibilità che viene espressa in quella situazione o in quel determina to luogo.

Accostare l’accessibilità all’immagine della bussola ha molto a che fare con la consapevolezza che l’accessibilità assoluta al 100% è qualcosa di difficilmente realizzabile. È certamente una sorta di tensione che dobbiamo avere, tenendo sempre a mente che nella realtà è davvero molto raro trovare occasioni e luoghi accessibili per tutti, sempre e comunque.

Nella ricerca del più alto grado di accessibilità abbiamo bisogno di orientarci fra ostacoli e risorse. L’accessibilità/ bussola ci aiuta ad individuare come ridurre al minimo gli ostacoli e a proporre soluzioni maggiormente capaci di dare risposte adeguate alle specificità e alle esigenze personali molto diversificate. Questo implica uno sguardo capace di riconoscere e valorizzare al massimo le risorse che ci posso no già essere nelle situazioni, oltre a rilevare la presenza di ostacoli e la loro natura.

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I frequentatori e le frequentatrici dei luoghi del libro costituiscono quindi un pubblico eterogeneo, totalmente distante dalla concezione fittizia di cittadino medio. Sono persone che arrivano all’incontro con il libro con le condi zioni per loro possibili, condizioni, va ancora sottolineato, estremamente eterogenee.

Un’altra consapevolezza che ci portiamo dietro è legata al fatto che l’accessibilità non sia solo una questione tec nica o tecnologica. Oggi sicuramente le conquiste di tipo tecnologico, le strumentazioni permettono a tante persone di superare alcuni handicap avendo maggiori facilitazioni nell’arrivare a fruire dei libri e delle storie, ma è importante non ridurre la pluridimensionalità di cui è fatta l’accessi bilità ai soli aspetti tecnici o tecnologici, come andremo a precisare nel paragrafo dedicato.

Un altro riferimento imprescindibile è quello dell’ap proccio legato agli accomodamenti ragionevoli, sancito in modo ricorrente sempre dalla Convenzione Onu dei diritti delle persone con disabilità. Gli accomodamenti ragione voli sono

le modifiche e gli adattamenti necessari e appropriati che non impongano un carico sproporzionato o eccessivo, (...) per assicurare alle persone con disabilità il godimento e l’esercizio su base di eguaglianza con gli altri, di tutti i di ritti umani e libertà fondamentali (Art. 2, “definizioni”).

Se lo scopo della Convenzione, infatti, è quello di promuovere il pieno e uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità (così l’art. 1),

la categoria di “accomodamento ragionevole” emerge sin da subito come il mezzo idoneo al raggiungimento di tale finalità.

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La Convenzione continua nell’art. 5 al punto 4 a dare sostanza all’idea di accomodamento ragionevole rivendi cando che

le misure specifiche che sono necessarie ad accelerare o conseguire de facto l’uguaglianza delle persone con disa bilità non costituiscono una discriminazione […].

Altra importante specifica è quella in cui la Convenzio ne Onu precisa il criterio con cui pensare gli interventi di accomodamento, i quali – si dice – in ogni caso non de vono determinare “un onere sproporzionato o eccessivo”. Nell’individuazione degli strumenti e delle procedure utili ad innalzare il livello di accessibilità, è necessario quindi ricercare sempre un equilibrio fra costo e beneficio per evitare che sia la persona a subire un carico di fatica troppo elevato.

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UNA BIBLIOTECA PER TUTTI. COME CAMBIANO I LUOGHI DOVE INCONTRARE I LIBRI di Marco Muscogiuri

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“È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando, di fatto, le liber tà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il primo sviluppo della persona umana.”

Questo sancisce l’Articolo 3 della Carta Costituzionale Italiana, e in vario modo le biblioteche – per loro stessa missione – concorrono alla sua attuazione. Il fatto, dunque, che questi luoghi debbano essere pienamente accessibili a tutti è un requisito fondamentale affinché possano effetti vamente svolgere il loro compito, e risponde anch’esso al suddetto dettato costituzionale.

Per un qualsiasi edificio pubblico, e per una biblioteca in particolare, accessibilità significa anzitutto porre particola re attenzione nei confronti degli utenti più svantaggiati: per disabilità visive, uditive o motorie (anziani, disabili, ecc.), per disabilità cognitive di vario genere, dalla dislessia alle varie forme di autismo. Ma pensiamo anche ad altri uten ti cosiddetti “normodotati”, che possono avere altri tipi di difficoltà: per età (bambini, ragazzi), per carenza di solide basi culturali, per carente cognizione degli strumenti di ac cesso all’informazione, per scarsa conoscenza dei costumi e della lingua (stranieri).

2 Architetto (Alterstudio Partners, Milano) e professore associato al Poli tecnico di Milano, Dipartimento Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito.

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Considerare tutte queste diverse categorie di utenti, e le relative specifiche necessità, deve influire sulle scelte di pro gettazione, sulla localizzazione e la distribuzione dei percorsi, sulla segnaletica e sulla comunicazione grafica, sull’elimina zione delle barriere architettoniche.

Per quanto riguarda i soli aspetti “tecnici”, i riferimenti sono la L. 13/1989 e il D.M. 236/1989, e le norme successive fino al DPR 380/2001, che descrivono e prescrivono i requi siti che i luoghi pubblici dovrebbero avere per essere pienamente fruibili da persone con disabilità motorie o senso riali. Tali requisiti tecnici, che dovrebbero essere condizione imprescindibile per una biblioteca pubblica, nella realtà dei fatti sono però troppo spesso disattesi, soprattutto quando si tratta di edifici storici vincolati che talvolta risulta difficile –se non impossibile – adeguare o adattare.

Dal punto di vista dei requisiti tecnici relativi all’accessi bilità, resta un valido riferimento anche la Checklist elaborata dall’IFLA nel 2005, che indica i requisiti che devono avere, soprattutto da un punto di vista fisico, gli spazi della biblio teca3.

Oltre alle varie prescrizioni sui requisiti e sulle misure di mensionali di varchi e percorsi, che si ritrovano ben detta gliate anche nella normativa italiana, la Checklist dell’IFLA prende in considerazione anche altri aspetti più specifici, re lativi agli spazi o agli arredi.

Ad esempio, raccomanda di rimarcare le porte a vetri per evitare che non vengano viste da persone con ridotta capacità visiva; di installare i pulsanti degli ascensori a un’altezza che li renda facilmente raggiungibili da persone in carrozzina; di progettare arredi (pensiamo ai tavoli, ma anche agli scaffali) in modo che siano accessibili anche a persone in sedia a rotelle o con ridotta mobilità; di utilizzare adeguata segnaletica sia per persone cieche sia per persone con problemi di dislessia4.

3 Irvall, Nielsen, 2005.

4 Una segnaletica chiara, possibilmente con pittogrammi oltre che con scrit te, va incontro alle esigenze sia delle persone che soffrono di dislessia sia

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Per quanto riguarda gli arredi, vi sono molteplici fattori da considerare. Ad esempio, i banconi dovrebbero essere privi di “alzatine” e barriere di sorta, ed essere quanto più aperti e “amichevoli” possibile, sia per consentire un più facile ac cesso a persone in carrozzina o ai bambini, sia per risultare più accoglienti e non respingenti. Le postazioni pc, Opac e le postazioni di autoprestito dovrebbero essere di varie altezze oppure dovrebbero essere ad altezza regolabile. I tavoli do vrebbero avere un’altezza del piano tale da consentire l’accostamento delle carrozzine, senza intralcio per i braccioli.

Si dà per scontata la presenza di servizi igienici accessibi li ai disabili, ma andrebbe inoltre considerata l’esigenza che fossero attrezzati anche per accogliere neonati, che abbiso gnano di fasciatoio e spazi adeguati per il cambio.

Un problema certamente piuttosto difficile da superare è quello dello stoccaggio dei libri a scaffale aperto, in quan to risulta pressoché impossibile, per la maggior parte delle biblioteche esistenti in Italia, realizzare delle aree a scaffale aperto che siano effettivamente completamente accessibili per persone disabili, in quanto questo significherebbe utilizzare ovunque scaffali bassi, con 4 ripiani al massimo, con ade guati spazi di manovra tra le varie librerie, e di conseguenza occupare una superficie molto più ampia per l’allestimento e l’esposizione dei volumi.

Nella Checklist dell’IFLA, infine, vengono considerate anche le varie attrezzature che dovrebbero essere disponibili nelle biblioteche: ad esempio attrezzature di ausilio ai disabili visivi, ingranditori, software di lettura, audiolibri, o vari altri tipi di strumentazioni, come computer speciali per coloro che hanno problemi a usare le normali tastiere.

Più in generale, comunque, la progettazione degli spazi dovrebbe adottare i principi del cosiddetto “Universal De sign for All”5. degli stranieri, che potrebbero non leggere agevolmente la lingua locale. 5 Si veda in proposito: Venuda, 2017; Savia (a cura di), 2016.

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Dall’accessibilità all’inclusività: una biblioteca per tutti

Al di là degli aspetti legati all’accessibilità fisica degli spazi e delle dotazioni di strumenti e attrezzature, è oppor tuno tuttavia allargare un po’ il campo, ed estendere il con cetto dell’accessibilità a quello dell’inclusività e della facilità d’uso.

Oggi più che mai, per una biblioteca, il fatto di essere accessibile a tutti è un mandato ideologico prima ancora che un requisito tecnico o normativo, ed ha a che fare con la libertà, la democrazia e la parità dei diritti di tutti gli es seri umani. Una biblioteca, per essere realmente accessibile, deve essere “inclusiva”: deve cioè mettere in atto strategie volte a rendersi accessibile da un numero quanto più ampio possibile di persone, con particolare attenzione per quelle categorie che, per vari motivi (economici, sociali, cultura li, linguistici, per disabilità fisica, per età, o altro) risultano svantaggiate.

Le biblioteche pubbliche, per la loro capillare diffusione nel territorio e il loro radicamento nei vari contesti urbani, spesso anche degradati o periferici, possiedono le caratteri stiche che le rendono idonee a diventare luoghi di inclusio ne e socialità culturale, per favorire un sempre più ampio accesso al sapere e all’informazione, per favorire il dialogo interculturale e intergenerazionale.

A tal fine, è necessario però che le istituzioni culturali in generale e le biblioteche in particolare, evitino di attua re soltanto politiche auto-referenziali rivolte a un pubblico consolidato, cercando invece di ampliare quanto più possibile la loro utenza. Per questo, negli ultimi anni sono state promosse e avviate, anche in Italia, politiche volte a incrementare l’accessibilità dei luoghi (ampliando orari di apertura e spazi a disposizione) e del patrimonio posseduto (diversificando supporti e modalità di consultazione, e at tuando attività di mediazione culturale e promozione della

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lettura); a coinvolgere utenti effettivi e potenziali attraverso gli strumenti della partecipazione attiva; a fare delle biblio teche dei luoghi ibridi e polivalenti, in grado di ospitare funzioni e servizi relativi alle varie problematiche della vita urbana (salute, lavoro, turismo, welfare, immigrazione), sempre più aperti e sensibili alle istanze delle comunità lo cali.

Ma che cosa dovrebbe essere oggi, dunque, una biblio teca pubblica?

La funzione primaria che la biblioteca pubblica ha sem pre avuto è quella di centro di diffusione e trasferimento della conoscenza e di promozione della lettura, di supporto alla formazione nel modo più ampio possibile. Le nuove tecnologie dell’informazione non inficiano questa funzione della biblioteca, anzi la amplificano. La biblioteca pubblica diventa anche centro e laboratorio di informazione, porta di accesso e strumento di orientamento nell’universo mul timediale, contro il “divario digitale” tra coloro che hanno accesso agli strumenti e al know-how del mondo dell’infor mazione e coloro che ne sono tagliati fuori.

In questo ambito, però, le biblioteche oggi non sono più, come potevano esserlo fino a quindici anni fa, il luo go dell’accesso all’informazione, in quanto tale funzione si è ormai da tempo spostata sui vari device degli utenti stessi (personal computer, tablet, ma soprattutto gli smartphone, ormai alla portata di tutti). Al contrario la biblioteca deve essere oggi il luogo dove si educa l’utente all’uso consape vole dell’informazione, mediante le attività di Information Literacy e Media literacy, che rappresentano uno dei terreni fondamentali su cui lavorano le biblioteche contemporanee. La “disintermediazione” consentita dalla Rete, infatti, comporta la necessità di acquisire competenze specifiche sia per selezionare e valutare l’attendibilità delle fonti, per difendersi dal fenomeno dilagante delle fake news, sia per riuscire a uti lizzare gli strumenti informatici necessari per accedere ai vari servizi on-line, dall’amministrazione digitale all’e-commerce.

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Durante la pandemia da Covid-19, nei mesi di lockdown e durante le quarantene forzate, sono emerse con ancora mag giore evidenza le enormi diseguaglianze tra ceti sociali e tra aree geografiche differenti. Sono emerse plasticamente non solo le differenze tra chi ha trascorso il periodo di lockdown in un bilocale e chi in una casa grande con terrazzo o giardino, ma anche quelle legate al divario digitale. L’accesso alle tecno logie digitali non è stato uguale per tutti, così come la capacità di accesso e la velocità di connessione delle reti.

Anche per fronteggiare questo genere di disuguaglianze, le biblioteche possono avere un ruolo importante: nel fornire non solo gli strumenti per l’accesso alla rete e alle nuove tec nologie (wi-fi ad alta velocità, postazioni attrezzate con pc, ma anche prestito di tablet e di altri device), ma anche e soprattut to per fornire il know-how e le competenze indispensabili per accedervi, in particolare per le fasce più deboli e fragili. Biblioteche come “piattaforme di comunità”

Infine, sempre più, cresce oggi anche il suo ruolo di luo go di aggregazione sociale, punto di riferimento e nuova piazza urbana: per incontrarsi, comunicare, creare e con solidare il senso di appartenenza a una collettività, contro l’esclusione e l’isolamento.

La biblioteca è uno dei pochi luoghi realmente “pubbli ci” rimasti, un luogo in cui possono incontrarsi e conoscersi persone diverse per età, cultura, ceto sociale, provenienza, soprattutto oggi che la pubblica piazza ha perso il suo ruo lo di spazio pubblico di socialità, di scambio e incontro di culture, e i grandi centri polifunzionali commerciali e di in trattenimento sono diventati i principali luoghi pubblici di socializzazione (anche e soprattutto per i giovani)6.

6 Sul ruolo della biblioteca come luogo di aggregazione e inclusione sociale,

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Soprattutto, la biblioteca ha due caratteristiche fonda mentali, che la rendono ancora più preziosa: essa risulta essere un luogo neutrale e un luogo sicuro. Uno dei po chissimi luoghi realmente pubblici, dove la dimensione individuale e quella collettiva si incontrano libere da con dizionamenti, dall’ossessione del consumo economico e dalla compulsione all’acquisto.

Proprio nel periodo di lockdown del 2020, è emersa in modo lampante l’importanza che per la collettività hanno spazi pubblici come le biblioteche, come luoghi fisici di incontro, che vanno ben al di là delle funzioni che pos sono svolgere sulla rete, o come mero punto di prestito libri.

“Le biblioteche – scrive in proposito Cecilia Cognigni, coordinatrice della Commissione nazionale Biblioteche pubbliche dell’Associazione Italiana Biblioteche – han no capito quanto resti importante lo spazio fisico, diffi cilmente surrogabile virtualmente, quanto i processi di socializzazione non siano necessariamente conseguenza dell’organizzazione di eventi di aggregazione, ma siano connaturati alla natura stessa della biblioteca, luogo delle relazioni per eccellenza.” 7

Una delle affermazioni più belle ed efficaci di David Lankes, uno dei padri della biblioteconomia contempo ranea, è che “le biblioteche sono conversazioni” e che “le cattive biblioteche costruiscono soltanto raccolte, le buo ne biblioteche costruiscono servizi, le biblioteche miglio ri costruiscono comunità 8”.

Emergenze sanitarie come quella dovuta al Covid-19 e come “terzo luogo” per eccellenza vi è ormai un’ampia e ricca saggistica, a cui si rimanda. In particolare: Agnoli, 2009; Amandine Jacquet (a cura di), 2018; Lankes, 2014; Muscogiuri, 2009; Vos (a cura di), 2017.

7 Si veda a riguardo Cognigni, Emergenza Covid-19: la risposta delle biblio teche pubbliche italiane, www.agenziacult.it; Rasetti, 2020, pp. 25-26; www. riviste.aib.it/index.php/bibelot/issue/view/1168.

8 Lankes, 2014, p. 74.

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nel 2020-21 minano proprio questa capacità della bibliote ca pubblica di essere un luogo in grado di accogliere e co struire una comunità, consolidandone il “capitale sociale9”. L’accessibilità stessa della biblioteca, prerequisito di base, viene infatti fortemente compromessa, così che i servizi bi bliotecari rischiano di finire per concentrarsi solo sulla for nitura di servizi quali il prestito libri e l’erogazione di servizi online, riducendo drasticamente tutte quelle attività di tipo socio-culturale e aggregative che sono diventate uno degli elementi caratterizzanti delle biblioteche più innovative de gli ultimi vent’anni.

Oggi una buona biblioteca non può e non deve essere solo un magazzino di libri e una sala studio, ma deve diven tare una “piattaforma di comunità”, per creare e condivide re conoscenza, e promuovere socialità: essere una piattafor ma, per una biblioteca significa poter essere utilizzata per creare nuovi servizi, nuove esperienze.

Le biblioteche oggi devono diventare luoghi moltepli ci in cui avvengano molte cose, in cui ci siano libri, film, musica, Internet, giornali e riviste, ma anche concerti, presentazioni di libri, incontri, corsi di formazione, corsi per il tempo libero, esposizioni, eventi di ogni genere. Devono essere luoghi dove la dimensione collettiva abbia un ruolo centrale e dove sia possibile apprendere anche e soprattutto attraverso l’interazione con gli altri, per mezzo di diversi sistemi, inclusi quelli ludici e ricreativi. Luoghi che permet tano di imparare, conoscere, esercitarsi, sperimentare, lavo rare, studiare, scambiare, collaborare, rilassarsi. Spazi fluidi dove libri, schermi e tablet sono a stretto contatto. Dove incontrare gli amici e prendere un caffè, in un ambiente bello, confortevole, dotato di wi-fi, ricco di stimoli, pieno di libri e pieno di attività culturali interessanti a cui assistere e a cui partecipare.

9 Sul concetto di “Capitale sociale” si rimanda in particolare al testo di Pu tnam, 2000; Putnam, Feldstein, 2003.

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Oggi più che mai, per una biblioteca, il fatto di essere accessibile a tutti è un mandato ideologico prima ancora che un requisito tecnico o normativo, ed ha a che fare con la libertà, la democrazia e la parità dei diritti di tutti gli esseri umani. Una biblioteca, per essere realmente accessibile, deve essere “inclusiva”: deve cioè mettere in atto strategie volte a rendersi accessibile da un numero quanto più ampio possibile di persone.

Euro 14,50 (I.i.) ISBN 978-88-6153-913-6

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