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Obiettivo zero vittime

PROIETTILI VAGANTI

La velocità tra mito e strage

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Secondo i dati Istat (2020), le tre maggiori cause di incidentalità sono la distrazione alla guida, il mancato rispetto della precedenza e la velocità troppo elevata. In questo ultimo caso, tuttavia, la velocità determina anche la gravità dell’incidente e, quando non ne è la causa principale, costituisce una concausa dello stesso. Infatti, anche laddove la causa primaria riportata sia diversa (ad esempio, la distrazione), le conseguenze degli incidenti sono tanto più gravi quanto maggiore è la velocità.

Purtroppo, alla velocità è sempre stata fornita un’accezione positiva: evoluzionisticamente parlando, essere veloci per poter sfuggire ad un pericolo o ad un predatore ha sicuramente i suoi vantaggi. Tuttavia, nel contesto stradale, quindi parlando di velocità dei veicoli e non di quella degli esseri umani, dobbiamo necessariamente rivedere questo concetto.

Gli articoli del Codice della Strada

Le norme di comportamento relative alla velocità, ai limiti e alle sanzioni ad essa connessi sono espresse negli artt. 141 e 142 del Codice della Strada. In particolare, i primi 5 commi dell’art. 141 CdS esplicitano che: è obbligo del conducente regolare la velocità del veicolo in modo che avuto riguardo alle caratteristiche, allo stato ed al carico del veicolo stesso, alle caratteristiche e alle condizioni della strada e del traffico e ad ogni altra circostanza di qualsiasi natura, sia evitato ogni pericolo per la sicurezza delle persone e delle cose ed ogni altra causa di disordine per la circolazione; il conducente deve sempre conservare il controllo del proprio veicolo ed essere in grado di compiere tutte le manovre necessarie in condizione di sicurezza, specialmente l’arresto tempestivo del veicolo entro i limiti del suo campo di visibilità e dinanzi a qualsiasi ostacolo prevedibile;

in particolare, il conducente deve regolare la velocità nei tratti di strada a visibilità limitata, nelle curve, in prossimità delle intersezioni e delle scuole o di altri luoghi frequentati da fanciulli indicati dagli appositi segnali, nelle forti discese, nei passaggi stretti o ingombrati, nelle ore notturne, nei casi di insufficiente visibilità per condizioni atmosferiche o per altre cause, nell’attraversamento degli abitati o comunque nei tratti di strada fiancheggiati da edifici; il conducente deve, altresì, ridurre la velocità e, occorrendo, anche fermarsi quando riesce malagevole l’incrocio con altri veicoli, in prossimità degli attraversamenti pedonali e, in ogni caso, quando i pedoni che si trovino sul percorso tardino a scansarsi o diano segni di incertezza e quando, al suo avvicinarsi, gli animali che si trovino sulla strada diano segni di spavento; il conducente non deve gareggiare in velocità. Il primo comma inizia molto chiaramente: “è obbligo”: il conducente deve fare tutto il possibile per non recare danno a persone e/o cose. E’ importante poi sottolineare che, nonostante i limiti massimi imposti (ad esempio, 50 km/h sulle strade urbane), il conducente deve ridurre la velocità nei casi in cui siano presenti determinate caratteristiche metereologiche, di visibilità, di vicinanza alle scuole, eccetera. Il limite massimo di velocità viene

quindi inteso nelle condizioni ottimali e solo in specifici tratti di strada.

Velocità e conseguenze

L’occhio umano non è fatto per le grandi velocità: per avere una visuale a 180° di fronte a noi dovremmo procedere, con il nostro veicolo, a 30 km/h. A velocità superiori avviene una riduzione della visione periferica, come mostrato nella figura sottostante.

Dalla pagina Facebook “Sicurinstrada. Sicurezza stradale e Mobilità Urbana Sostenibile”

Quindi, per quanto riguarda la visibilità, una velocità di 50 km/h risulta essere problematica. Inoltre, un pedone che viene investito da un veicolo a questa velocità ha solamente il 15% di sopravvivere (World Resources Institute, 2015): un urto con una macchina che procede a 50 km/h equivale ad una caduta da 12 metri di altezza, mentre un impatto a 30 km/h corrisponde ad una caduta di 3,6 metri (come dal primo piano di un palazzo), quindi il danno sarebbe molto meno grave. Ma anche lo scontro tra due veicoli a velocità sostenuta è estremamente dannoso per gli occupanti, soprattutto senza l’utilizzo delle cinture di sicurezza. Ricordiamo poi che alla frenata in caso di avvistamento di un pericolo, non segue un arresto immediato; sommando i tempi di reazione (ossia i tempi per accorgersi del pericolo e decidere di frenare) ai tempi di frenata (il tempo che occorre al mezzo per arrestarsi), avremo lo spazio totale di arresto. In condizioni ottimali, un veicolo che procede a 30 km/h necessiterà di 14 metri per fermarsi, a 50 km/h lo spazio di frenata aumenta a 42 metri e a 70 km/h occorreranno 86 metri; queste distanze aumentano ulteriormente in presenza di condizioni metereologiche avverse o a malandate condizioni del veicolo, come l’usura dei freni (World Resources Institute, 2015). Velocità elevate non sono quindi compatibili con l’evitamento di un qualsiasi ostacolo, un pedone che attraversa (che potremmo non vedere) o un altro veicolo che frena improvvisamente.

La velocità non solo peggiora

la gravità dell’incidente, ma aumenta anche il rischio di incidentalità. Infatti, un piccolo aumento della velocità si traduce in un grande aumento del rischio: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), per ogni

km/h in più di velocità, le possibilità di causare un incidente aumentano del

3%. Inoltre, uno studio del Transport Research Laboratory ha rivelato che ogni miglio orario (1,6 km/h) in meno riduce la mortalità stradale del 6%. Se si abbassasse di 1 km/h la velocità media sulle strade europee, si salverebbero 2100 vite. Anche sulle autostrade europee la situazione è fuori controllo: le velocità sono superiori ai limiti in una percentuale che varia tra il 23% e il 59% dei casi. In

media, l’8% di tutte le morti sulle strade dell’UE si verifica proprio sulle autostrade (ETSC, 2019). La categoria dei motociclisti possiede il maggior numero di feriti e di morti per distanza percorsa: in relazione al numero di chilometri effettuati, un motociclista ha, a seconda del Paese, da 9 a 30 volte più probabilità di morire in una collisione stradale rispetto ad un automobilista. Il rischio che un motociclista rimanga gravemente ferito è ancora più alto (OECD-ITF, 2015). Nonostante questo, neanche questo gruppo di utenti della strada rispetta i limiti di velocità (ETSC, 2019).

“Certo che vado veloce, sono in ritardo!”

Quante volte siamo stati e saremo in ritardo agli appuntamenti? Probabilmente molte. Tuttavia, la soluzione per arrivare prima o in orario non è premere sull’acceleratore. Infatti, l’aumento dei tempi di percorrenza se si va piano non è così significativo: per percorrere 500 metri all’interno di una zona 30 si impiegano solo 5.10 secondi di più rispetto allo stesso percorso con il limite di 50 km/h. Per perdere un minuto di tempo, occorre percorrere almeno 6 km. Inoltre, in città, la velocità media è di 15 km/h e 8 km/h nelle ore di punta (Confcommercio, 2012). In città o nei centri abitati, andare veloci ha anche poco senso, vista la grandissima quantità di semafori, attraversamenti pedonali, scuole, la cui presenza ci obbliga a rallentare o ad arrestarci. Ci sarà capitato innumerevoli volte di essere sorpassati in maniera brusca e a velocità elevate da qualcuno, e di ritrovarlo fermo insieme a noi al semaforo rosso, pochi metri dopo.

Tendenza all’imitazione

al., 1968) hanno evidenziato la tendenza umana ad imitare gli altri, in particolar modo se sono ritenuti simili a sé per quanto riguarda la condivisione di valori, il contesto o la somiglianza fisica; l’imitazione si traduce nella messa in atto di determinati comportamenti piuttosto che altri. Questa predisposizione trova attuazione anche nel contesto stradale. In particolare, per quanto riguarda l’eccesso di velocità, sono noti diversi fatti di cronaca di persone che si sono messe al volante dopo aver visto al cinema “Fast and furious”, una nota saga che fa della velocità, delle corse illegali e delle gare automobilistiche le protagoniste della storia, con l’intenzione dichiarata di imitare i personaggi del film. Uno studio (Anupam et al., 2018) ha approfondito questo fenomeno, riscontrando un forte incremento della velocità media di conducenti che sono stati sanzionati durante i fine settimana successivi all’uscita di “Fast and Furious” nelle sale cinematografiche: confrontando i tre fine settimana precedenti all’uscita di ogni episodio della saga con i tre fine settimana successivi, infatti, si è scoperto che la velocità è aumentata di quasi il 20%. Questi eccessi di velocità si sono concentrati in strade limitrofe ai cinema, e ciò evidenzia il forte potere emulativo indotto dal film. Potrebbe accadere che questa spinta all’emulazione possa verificarsi anche in seguito alla visione di sport ad alta velocità come la Formula 1 o la MotoGP. Consapevoli di questo fenomeno, possiamo assistere a tutto lo sport e vedere qualsiasi film che desideriamo, senza metterci in auto o salire sulla moto in preda alle emozioni. Purtroppo, troppo spesso trasformiamo le nostre strade in piste da corsa, anche senza aver assistito a spettacoli di alcun genere. Anche molte campagne pubblicitarie di

note case automobilistiche fanno leva sull’aspetto emotivo ed invitano alla velocità, sia attraverso gli slogan sia mostrando comportamenti altamente rischiosi nelle pubblicità che vengono trasmesse in tv, esaltando ulteriormente il “mito della velocità”.

L’Intelligence Speed Assistance (ISA)

Il Sistema di Assistenza Intelligente alla Velocità è un limitatore di velocità installabile sui veicoli che utilizza una videocamera in grado di riconoscere i segnali stradali di velocità massima e/o i dati forniti dal geolocalizzatore (GPS), per avvisare i conducenti del limite corrente e limitare automaticamente la velocità del veicolo una volta che lo si è superato. I sistemi ISA non azionano automaticamente i freni, ma limitano la potenza del motore impedendo al veicolo di accelerare ulteriormente. L’ISA è già disponibile su diversi modelli di automobili in vendita nell’Unione Europea; per raggiungere l’obiettivo del dimezzamento del numero di morti e feriti gravi sulle strade entro il 2030, il Parlamento Europeo si è impegnato a rendere ISA obbligatorio, a partire dal 2022, su tutte le automobili, i furgoni, gli autobus e i mezzi pesanti. Si stima che questo sistema potrebbe ridurre gli

incidenti del 30% e le morti del 20%.

Oltre a migliorare la sicurezza stradale, ridurre le emissioni e risparmiare carburante, il sistema può aiutare i conducenti ad evitare le multe per eccesso di velocità (ETSC, 2019). La tecnologia potrebbe essere molto d’aiuto in questo caso poiché, purtroppo, non abbiamo la volontà di autoregolare la velocità del nostro mezzo. Assumere velocità moderate non è sinonimo di incapacità alla guida, piuttosto è segno di grande rispetto nei confronti di noi stessi e degli altri. Siamo tutti utenti della strada: quando non siamo a bordo del veicolo, siamo pedoni, e lo sono i nostri genitori, amici, parenti. Per questo dobbiamo essere prudenti nei confronti degli altri e pretendere che ci venga riservato lo stesso trattamento. La strada non è il luogo dove far valere prepotenze, rabbia o frustrazione, e soprattutto non possiamo permetterci di trascurare le conseguenze di alcuni nostri comportamenti inadeguati. La nostra vita è spesso frenetica, caratterizzata da un impegno dopo l’altro, ma non possiamo compensare con la velocità del veicolo che manovriamo: essa non è compatibile con la complessità del contesto stradale ed è uno dei principali pericoli da cui tenersi alla larga.la presenza di ciclisti e pedoni nelle immediate vicinanze del mezzo. I dispositivi obbligatori di sicurezza possono ridurre drasticamente il numero di incidenti stradali, poiché si stima che circa il 95% di essi dipenda da errori di tipo umano. Le norme dovranno essere approvate dal Consiglio dei ministri UE prima di entrare in vigore.

BIBLIOGRAFIA

Anupam, B.,J., Aakash, J. & Tanner, R.H. (2018). Do ‘Fast and Furious’ Movies Cause a Rise in Speeding? The New York Times, NY. Confcommercio (2012). Verso un Libro Bianco sui trasporti in Italia. European Transport Safety Council (2019). Reducing speed in Europe. Pin Flash Report 36. Brussels. ISTAT 2020. Incidenti stradali. Anno 2019. Disponibile su: https://www. istat.it/it/files//2020/07/REPORT_ INCIDENTISTRADALI_2019.pdf OECD-ITF (2015), Improving safety for motorcycle, scooter and moped riders, https:// goo.gl/7Hsrcd Transport Research Laboratory (2000). The effects of drivers’ speed on the frequency of road accidents by Taylor. M.C., Lynam D.A. & Baruya, A. World Resources Institute (2015), Cities Safer by Design.

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