Metromorfosi 67 - Inverno 2014

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inverno

metromorfosi

infocritica a roma e dintorni 2O14/67


Articoli da Regalo - Oggetti Artistici

ato zini - Marc Alessi - Guz

Bialett i - La Pavoni - Top Moka

Giochi da Tavolo

Piazza Navona n.84 Orario: 10.00-13.00 / 15.00-20.00 Tel. 06 6874476 Aperto tutti i giorni www.artigianato-italia.it

Ceramich e e Porc ellane


INVERNO 2o14 metromorfosi infocritica

GmusicaG il sole è andato via come un uomo solitario Musica!

2 4

GcinemaG roma festivaliera camaleontica il cinecontorsionista grandeschermo

GarteG

Antoniazzo romano. pictor urbis dovearte

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GteatroG emma dante. le sorelle macaluso paranza. il miracolo danze d’inverno palco 06

elefante ifigenie isola puntodifuga

GscritturaG

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metromorfosi ® infocritica euro 0,01 n.67 Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 494/2006 del 29/12/2006 Metromorfosi è un marchio registrato all’U.I.B.M Ufficio Italiano Brevetti e Marchi EDITORE Tic Edizioni di Emanuele Kraushaar DIRETTORE EDITORIALE Emanuele Kraushaar ek@metromorfosi.com DIRETTORE RESPONSABILE Lorenzo Lazzarino CAPOREDATTORE Maria Cera redazione@metromorfosi.com MUSICA Beppe Manni musica@metromorfosi.com CINEMA Maria Cera cinema@metromorfosi.com TEATRO Simone Nebbia teatro@metromorfosi.com ARTE Natalia Massidda arte@metromorfosi.com MARKETING Sara Sepe marketing@metromorfosi.com IMPAGINAZIONE E GRAFICA Valeria Fanfarillo CONSIGLI EDITORIALI Sabine Duras COPERTINA Soli pulsanti (autoritratto) di Reg Mastice IMMAGINI AL CENTRO Ritratto fotografico delle due sorelle Malachakra di Reg Mastice CON: Alessandro Zoppo, Andrea Franzoni, Carolina Cutolo, Fabio Orecchini, Francesca Vantaggiato, Lucia Medri, Marianna Masselli, Marcella Santomassimo, Reg Mastice, Yiannis Ritsos RINGRAZIAMENTI: Annamaria, Beppe, Emanuela, Felicita, Ivan, Lucio, Maria Franca CONSULENTE LEGALE Avv. Enrico Pennacino STAMPA Gescom Spa - Strada teverina km 7 (VT) REDAZIONE vicolo dellla Penitenza 24 - 00165 Roma SEDE LEGALE via L. Fibonacci 7 - 00166 Roma WEB www.metromorfosi.com TELEFONO 333 2829348 EMAIL info@metromorfosi.com La redazione non è respondabile di eventuali cambiamenti nella programmazione. La collaborazione è da ritenersi gratuita salvo diversi accordi contrattuali. Le idee espresse negli articoli sono riconducibili ai singoli autori. Metromorfosi si riserva il diritto di non pubblicare il materiale pervenuto e di effettuare gli opportuni tagli redazionali. L’editore ha cercato di rintracciare gli aventi diritto ai crediti fotografici non specifcati ed è a disposizione per qualsiasi chiarimento.


MUSICA ROCK ETC.

Il sole è andato via come un uomo solitario

“The cold is sneaking up upon us all. The sun is gone, like a lonely man...”. Parola dei Saturnus, paladini del death doom più malinconico e cinereo che ci sia. La formazione danese apre il 2014 romano con tre date in Italia: dopo tre anni di assenza, i cinque si esibiranno il 9 gennaio al Traffic ripercorrendo tutta la carriera in quasi due ore di concerto. Compreso il recente Saturn in Ascension, incursione nostalgica nel gothic doom & gloom. Perché il paradiso appartiene a tutti. Band d’apertura i nostrani The Foreshadowing, freschi di Second World edito dalla benemerita Metal Blade Records. Il 30 al Teatro Lo Spazio le atmosfere si fanno nervose e scostanti con The Soft Moon. Il progetto del compositore Luis Vasquez ci accompagna con i suoi suoni post apocalittici dal 2010, anno

dell’esordio omonimo, fino al recente Zeros, pubblicato nel 2012 dall’etichetta di Brooklyn Captured Tracks. Dark wave e post punk si congelano nel deserto del Mojave a colpi di psichedelia cosmica, kraut rock debordante, sfumature shoegaze e bordate electro noise. Per respirare il fuoco nella totale decadenza. Febbraio si apre il 14 con il live di Shannon Wright al Circolo degli Artisti. Ritorno in Capitale per la polistrumentista e cantautrice di Jacksonville, autarchica punk dall’approccio do-it-yourself lanciata dalla Touch and Go nel 1999 con FlightSafety. Il suo sorriso spontaneo e raggiante va di pari passo con il suo stile raffinato, in bilico tra folk suadente, rock aggressivo e musica da camera. “Le canzoni che scrivo mettono la testa fuori e prendono il sopravvento su di me”, ha dichiarato con sorprendente ed estremo candore. Tocca crederle ascoltando i lavori successivi, opere poetiche e cinema-tiche (decisiva la collaborazione con Yann Tiersen) come Over the Sun (2004), Let in the Light (2007), Secret Blood Saturnus

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(2010) ed il nuovo di pacca In Film Sound (2013). Il 18 tocca invece a Peter Hook, storico fondatore dei Joy Divison e poi componente dei New Order. All’Atlantico con i The Light, il bassista e cantante di Manchester ripercorre la propria carriera con autentici inni generazionali tratti da Unknown Pleasures, Closer, Movement e Power, Corruption & Lies. “My morning sun is the drug that brings me near to the childhood I lost, replaced by fear I used to think that the day would never come, that my life would depend on the morning sun...”. Brividi. Dopo gli split con Converge, Insect Warfare e Melvins, i paladini della brutalità Napalm Death stavolta fanno coppia con gli Hatebreed. Il 19 febbraio all’Orion, perché opposites are repellent: “Accelerant on, stragglers wiped off”, grugna l’imponente Barney Greenway, pezzo fondamentale di storia del metal estremo con i compari Shane Embury, Mitch Harris e Danny Herrera. La presenza della formazione del Connecticut guidata da Jamey Jasta, garantisce ulteriore groove, unito a doverose dosi di rabbia e frustrazione. Conclusione lisergica con l’avvento della primavera. Il 26 febbraio al Circolo tornano i Wooden Shjips, tra le migliori espressioni dell’attuale rock psichedelico. Dopo una sfilza di EP, split e i primi due album ufficiali (Dos e l’incantevole West), la band di San Francisco è tornata con Back to Land, otto tracce di solare, dilatata, ipnotica alchimia tra Doors,

Na p a l m De a th

13th Floor Elevators, Velvet Underground, Spacemen 3 e Can. Fraseggi di chitarre e organi per uomini barbuti, phaser e delay super trippy e vocals freak garantiscono un trip cosmico senza ritorno. Tra acid, garage e shoegaze si muovono invece i Toy, il 31 marzo sempre al Circolo. Freschi di pubblicazione del secondo lavoro Join the Dots, i cinque baldi londinesi si tengono perfettamente in bilico tra genuinità vintage e hype furbescamente retro. Scrittura ed esecuzione sono comunque coinvolgenti e disinvolte, e la liquidità garantita da melodie appiccicose, wah-wah avvolgenti e feedback spigolosi risulta a dir poco piacevole. Darker, urgent and relentless: non vi basta?

Alessandro Zoppo

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MUSICA MOMENTI

a Classicontemporanea

C Movimenti Jazz

Musica!

r

gennaio / r 9SATURNUS + THE FORESHADOWING

Traffic Club - via Prenestina 738 - tel. 320.547412 - ore 22.00 Paladini di un death doom malinconico e cinereo.

C

11 gennaio / MARILENA PARADISI & IVAN MACERA – THE CAVE Auditorium PdM - S. Petrassi - viale P. de Coubertin 30 - tel. 06.80241281 - ore 21.00 - euro 15 Un affascinante viaggio sonoro fino alle radici della terra tra elementi naturali, echi, rumori, voci e suoni anima.

Mari lena Parad is i & Iv a n Mace r a

a 14 gennaio/ Jordi Savall - Spirito

d’Armenia Aula Magna La Sapienza - piazzale Aldo Moro 5 - tel. 06.3610051 - www. concertiiuc.it - ore 20.30 - euro 15/25, euro 8 per under 30, euro 5 per under 14 Un tributo all’Armenia da parte di Jordi Savall e del suo storico gruppo Hespèrion XXI, cui si uniscono alcuni musicisti armeni.

Rock etc.

a 15

gennaio/ Mauro Ottolini e Sousaphonix - Musica per una società senza pensieri Auditorium PdM - Teatro Studio - viale P. de Coubertin 30 - tel. 06.80241281 ore 21.00 - euro 15 In questo recording studio, Ottolini e Sousaphonix registrano dal vivo Musica per una società senza pensieri, il nuovo concept album che propone un repertorio di musiche originali mescolate con atmosfere folk, improvvisazione e suoni contemporanei.

C

18 gennaio/ Michele Rabbia, Eivind AArset - 2 Auditorium PdM - Teatro Studio - viale P. de Coubertin 30 - tel. 06.80241281 ore 21.00 - euro 15 Uno spettacolo che vede intrecciare le sonorità dell’ultimo lavoro di Michele Rabbia Dokumenta Sonum con quelle di Dream Logic, ultima fatica discografica di Aarset.

a 28

gennaio / Quartetto Brodsky Intorno a Šostakovic Aula Magna La Sapienza - piazzale Aldo Moro 5 - tel. 06.3610051 - www. concertiiuc.it - ore 20.30 - euro 15/25, euro 8 per under 30, euro 5 per under 14 Il Quartetto Brodsky ha eseguito con particolare frequenza i quartetti di Šostakovič in tutto il mondo e ne presenta ora una significativa scelta anche a Roma.

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febbraio/ r 19 HATEBREED

a 30 gennaio/ THE SOFT MOON

Teatro Lo Spazio - via Locri 42 - tel. 06.77076486 - ore 22.00 I suoni post apocalittici del compositore Luis Vasquez.

Orion - viale J. F. Kennedy 52 - tel. 06.89013645 - ore 21.00 - euro 15 Un pezzo di storia del metal.

r 14 febbraio/ SHANNON WRIGHT

a 22,

24 e 25 febbraio/ Antonio Pappano dirige Bach Auditorium PdM S. S. Cecilia - viale P. de Coubertin 30 - tel. 06.80242501 - ore 18.00 (30 novembre), 20.30 (2 dicembre), 19.30 (3 dicembre) - euro 19/52 Antonio Pappano (direttore), Lucy Crowe (soprano), Sara Mingardo (contralto), Kurt Streit (tenore), John Relyea (basso), Ciro Visco (maestro del coro) eseguono la Messa in si minore di Bach.

Circolo degli Artisti - via Casilina Vecchia 42 - tel. 06.70305684 - ore 22.30 - euro 10 Il punk autarchico della polistrumentista e cantautrice di Jacksonville.

r 26 febbraio/ WOODEN SHJIPS

Shan n on Wr ig ht

a 15 febbraio

Circolo degli Artisti - via Casilina Vecchia 42 - tel. 06.70305684 - ore 22.30 - euro 12 Tra le migliori espressioni dell’attuale rock psichedelico.

Infinite to be / anti-be infinite Auditorium PdM - Teatro Studio - viale P. de Coubertin 30 - tel. 06.80241281 ore 21.00 - euro 15 Omaggio a Horatiu Radulescu (una delle figure principali della cosiddetta musica “spettrale”) e a Stefano Scodanibbio (recentemente scomparso, è ricordato come uno dei musicisti più raffinati della scena internazionale).

febbraio/ r 18 LIGHT

NAPALM DEATH +

a 7 marzo/ The Flute in my life

Auditorium PdM – Studio 2 - viale P. de Coubertin 30 - tel. 06.80241281 - ore 21.00 - euro 15 “L’uso dello strumento deve essere sensibile tanto quanto l’applicazione della pittura sulla tela”. (Morton Feldman). Con Manuel Zurria (flautista).

PETER HOOK & THE

r 31 marzo/ TOY

Atlantico Live - viale dell’Oceano Atlantico 271d - tel. 06.5915727 - ore 22.00 - euro 25 Lo storico fondatore dei Joy Divison e poi componente dei New Order ripercorre la propria carriera, accompagnato dai The Light.

Circolo degli Artisti - via Casilina Vecchia 42 - tel. 06.70305684 - ore 22.30 - euro 10 In bilico tra acid, garage e shoegaze. : : a cura di Alessandro Zoppo e Beppe Manni

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CINEMA CRITICA

Roma festivaliera camaleontica

Il Festival Internazionale del Film di Roma chiude un anno romano da dietro le quinte: tra sale storiche scomparse o tenacemente resistenti attraversate nei nostri approfondimenti, a piccole speranze trasfigurative di spazi visivi in oblio-dimenticanza perenne. L’ufficialità capitolina del cinema, a petto in fuori più che mai con l’avvento del suo Festival, ha un retrogusto amaro, di identità smarrita. Incapace di catalizzare un rinnovamento di fruizione e diffusione cinematografica anche nel riappropriarsi del suo territorio. Tra cinema d’autore e blockbuster, con incursioni nel documentario e nelle nuove frontiere audio visive, il pubblico del Festival di Roma è sempre più lontano da un’idea di cinema capace di appartenergli. Tre le pellicole che condensano temi universali, unico collante estrapolato dalla mia caccia

M anto Acuì f ero

festivaliera. La solitudine infantile del distacco nella nuova cultura degli affetti di coppia è Manto Acuìfero. Secondo studio sul tema, che Michael Rowe ha realizzato dopo Año bisiesto. Caro (la piccola talentuosa Zaili Sofía Macías Galván) assorbe emotivamente e fisicamente il cambio esistenziale del divorzio, la sola di cui avverte le concrete conseguenze nell’autistico rapporto con la realtà che la contiene. Il contatto con la natura, nell’incolto giardino della nuova abitazione, alimenta e ‘risolve’ psicologicamente una comunicazione (tutta interiore) che il disagio della piccola ha quasi interrotto con la madre e che non ha mai iniziato con il patrigno. La macchina da presa lucida e minimalista blocca pezzi di vita nelle splendide inquadrature compositive, abbassate ‘a misura di Caro’, coinvolgendo l’occhio nella verità di rappresentazione a cui assiste. Quell’immobilismo che è divenire ce lo mostra Vítor Gonçalves, punto di riferimento del cinema portoghese. Con A Vida Invisível torna dietro la macchina da presa dopo vent’anni, imbastendo una sfida interessante ed ardua. Hugo (Filipe Duarte) è un impiegato ministeriale isolato dalla vita: già dentro un altrove da cui viene irrimediabilmente risucchiato. Si specchia nello

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21 febbraio 2013). E’ difficile essere un dio è realmente una pellicola che ha regalato l’eternità agli spettatori. Un film per tutti i secoli. Un documento sull’uomo, come tutto il suo cinema può essere definito. Un altro pianeta, Arkanar, in cui il Rinascimento è combattuto. L’uomo preservato nel putrido stato brado, tra fango, escrementi, dentro un eterno autunno piovoso. Scrittori ed intellettuali, eliminati. Alcuni scienziati terrestri sono lì per aiutare la popolazione a progredire. Anton-Don Rumata (la pietra miliare attoriale Leonid Yarmolnik) resta sempre più coinvolto nell’inaffettivo e degradato mondo umano che lo contiene. Tutto questo universo galleggia in una plasticità visiva bianca e nera dirompente: bassorilievi umani e materiali che invadono lo spazio nel quale la macchina da presa, a fatica, prende il proprio posto. Chi la attraversa, la guarda (ci guarda) con fare canzonatorio, che pare dirci: “Questo che vedi sei tu. Ora sei ripulito, psicologicamente rimosso, ma questa cosa che vomita, rutta, scorreggia, defeca, genera muco, quelle budella cadenti, sei tu”. Hieronymus Bosch e Brueghel Il Vecchio le coincidenze pittoriche lampanti e inconsapevoli. Ci si perde, nel tenere sotto controllo la labile traccia narrativa segnata, storditi soprattutto da un moto visivo perpetuo, che riproduce l’essenza dell’umanità che siamo.

E’ diffici le essere un di o

‘alter ego’ Antonio, solo e reale legame umano sul quale decifrare il proprio modo di essere. I super 8 delle vacanze di Antonio sono il non detto tra i due, lascito ‘criptico’ dalla cui visione Hugo avvia un percorso a ritroso di pensiero e nel pensiero, dove viene messa a nudo la sua condizione di inazione. Il fuoricampo vocale e la fisicità del nostro protagonista riempiono i luoghi che la macchina da presa attraversa in una fusione dove è la materia a dare sostanza all’altrove. Le stanze della grande casa, quasi sempre in penombra, gli esterni degli edifici storici negli affondi di prospettiva lenti, sinuosi. La Piazza del Commercio di Lisbona, fissata nella metamorfosi ricostruttiva di simbolo metafisico che abbraccia la sospensione che la contiene. E il mare. Stordisce, per quanto vivido sia quell’invisibile che mostra, dentro un azzurro ipnotico che pare gettarci in un orizzonte di nulla. Il ciclo eterno dell’uomo e della vita viene sommamente rappresentato dall’occhio di Aleksej Jurevič Jerman (20 luglio 1938 –

Maria Cera

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Il Cinecontorsionista

CINEMA MOMENTI

New Frontiers (opera prima); Documentary Films (italiano e internazionale); Short Films (italiano e internazionale); International StudentFilms (scuole di cinema); Animation (animazione); Screenplays&Subject (sceneggiature & soggetti).

fino al 6 febbraio

CINE 7o – 1o ANNI DI CINEMA ITALIANO

Sala Cinema Palazzo Esposizioni - scalinata di via Milano 9a - ore 21.00 - ingresso libero fino ad esaurimento posti www.palazzoesposizioni.it Gli anni ‘70 hanno segnato in modo indelebile un pezzo di Italia sia socialmente-politicamente che culturalmente. Una stagione irripetibile per il nostro cinema. 7 gennaio: Il portiere di notte (1974) di Liliana Cavani. Indimenticabile indagine di inconscio-storia d’amore nel duello tra vittima e carnefice. Una donna ebrea e il suo ex aguzzino del campo di concentramento. 18 gennaio, Gruppo di famiglia in un interno (1974) di Luchino Visconti. Amara riflessione sull’uomo e la società nello scontro tra un anziano intellettuale e una famiglia borghese, volgare e nevrotica. 1 febbraio: Berlinguer ti voglio bene (1977) di Giuseppe Bertolucci. Mario Cioni, sottoproletario spiantato, scisso tra casa del popolo e cinema porno, sessualmente bloccato da una mamma asfissiante. 4 febbraio: Il giorno dell’Assunta (1977) di Nino Russo. Piccola perla della sperimentazione linguistica di quegli anni: attraverso la Roma deserta di Ferragosto, assieme a due bizzarri personaggi, ci inoltriamo fino alla periferia, non luogo di alienazione emarginata.

fino al 3 giugno

A QUALCUNO PIACE CLASSICO III ED. Sala Cinema Palazzo Esposizioni - scalinata di via Milano 9a - ore 21.00 - ingresso libero fino ad esaurimento posti www.palazzoesposizioni.it Viaggiare dentro la storia del cinema nei suoi classici è una tentazione da cogliere al volo. Segnaliamo fino a marzo. 28 gennaio: Rusty il Selvaggio (1983) di Francis Ford Coppola. Iniziazione dirompente all’età adulta, sospesa tra mito e fiaba. 11 febbraio: Dov’è la libertà...? (1954) di Roberto Rossellini. Epocale nel fissare l’ipocrisia e il conformismo dell’Italia del dopoguerra, offrendo a Totò uno dei personaggi più autentici della sua carriera. 25 febbraio: Paris, Texas (1984) di Wim Wenders. La tradizione americana del road movie si unisce ad Paris, Texas una riflessione tutta europea sulle difficoltà dei rapporti umani. 11 marzo: L’infanzia di Ivan (1962) di Andrej Tarkovskij. Leone d’Oro a Venezia. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il dodicenne Ivan aiuta l’Armata Rossa facendo da staffettaesploratore. 25 marzo: Un anno con 13 lune (1978) di Rainer Werner Fassbinder. Scosso dal suicidio del suo compagno, Fassbinder girò in soli 25 giorni una delle sue opere più radicali e pessimiste, di forte impatto emotivo.

16-23 marzo

RIFF-ROME INDEPENDENT FILM FESTIVAL XIII ed.

Nuovo Cinema Aquila - via L’Aquila 66 – tel. 06.70399408 - www.riff.it Torna il gradito Riff. E con esso, la panoramica sull’universo della cinematografia indipendente contemporanea, con uno spazio riservato alle opere prime italiane. In anteprima, pellicole di vari e prestigiosi festival internazionali. Sette le sezioni di concorso: FeatureFilms (lungometraggio italiano e internazionale);

: : a cura di Maria Cera

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CINEMA FILM

Grandeschermo Nebraska

DAL 23/1 Un road movie sul viale del tramonto avaro di forti emozioni, una commedia nera e una fotografia umana dai toni sommessi e malinconici che scava nelle radici di una famiglia per delineare la figura di un uomo, di un padre in cerca di un riconoscimento sociale. Woody (Bruce Dern), affetto da demenza senile, e il figlio David (Will Forte), a cui il padre è quasi del tutto sconosciuto, si mettono in cammino verso il Nebraska per ritirare l’inesistente premio che Woody è convinto di aver vinto. Fa da perno alla storia il confronto generazionale familiare incorniciato in un bianco e nero essenziale che ricrea l’atmosfera modesta delle pianure nel cuore dell’America.

The Wolf of Wall Street DAL 23/1 Scorsese si confronta ancora con il biopic, addentrandosi questa volta nel mondo del brokeraggio per delineare il ritratto di Jordan Belfort (Leonardo Di Caprio), un ammaliante quanto spietato squalo della finanza. Fondatore di una delle prime e più importanti società di brokeraggio nel 1987, dopo sette anni fu allontanato dalle attività di sicurezza per il resto dei suoi giorni. Il film racconta the rise and fall di un broker in 179 minuti di cronaca spensierata, eccessiva e malvagiamente divertente dove non si risparmiano sesso, droga, immesso benessere e tanta immoralità. Il tutto rigorosamente in stile Giorgio Armani. Dallas Buyers Club

DAL 3o/1 Matthew McConaughey interpreta il ruolo del rude texano Ron Woodroof, omofobo fino al midollo e religiosamente devoto a sesso, droga e alcol. Quando scopre di aver contratto il virus dell’HIV inizia il suo calvario nella comunità bigotta di fine anni ’80, nella scarsa efficacia delle cure mediche e soprattutto nel torbido mondo delle case farmaceutiche. Spinto dall’urgenza e con l’aiuto della transessuale sieropositiva Rayon (Jared Leto), Ron cerca senza sosta vie alternative (ossia anche illegali) per curarsi ed offrire una speranza. Narrato da Jean Marc-Valleé, che segue la battaglia personale di un uomo sulla strada della redenzione, Dallas Buyers Club è un one man show film che merita di essere visto anche solo per l’eccezionalità di McConaughey.

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Inside Llewyn Davis DAL 2O/2 Liberamente ispirato alla vita del chitarrista folk Dave van Ronk, che influenzò Bob Dylan, Inside Llewyn Davis ritrae le vicende di una settimana nella vita di Llewyn (Oscar Isaac), un giovane cantante che cerca di affermarsi nella scena ancora non battuta del Greenwich Village di New York dei primissimi anni ‘60. In un road movie in autostop, da zaino e chitarra in spalla e in compagnia di un gatto ora perduto, ora abbandonato-ritrovato, l’uomo dei Coen non è una stella del firmamento musicale ma ha un dono e una passione per cui vive, lotta e a volte si arrende. Il mondo ritratto è lontano dallo star system musicale e il business sfrenato. I Coen hanno portato alla ribalta una piccola e umile pagina di umanità ed arte, rendendola magnificente e vibrante sul grande schermo. 12 Years a Slave

DAL 2O/2 La schiavitù americana sta all’America come il nazismo sta alla Germania. Se ne parla poco o con il filtro della vergogna. È il britannico Steve McQueen (autore di Shame) ad indagare brutalmente negli orrori della storia americana per riportare a galla la storia vera di Solomon Northrup (Chiwetel Ejiofor), uomo di colore rapito nel 1841 e costretto alla schiavitù in una piantagione di cotone in Louisiana fino al 1853. Tutto per colpa di un cavillo legale: a Washington, luogo del rapimento messo in atto da due bianchi, la schiavitù era legale (contrariamente a quanto accadeva a New York, dove viveva Northrup). Non fa sconti McQueen nel penetrare nella camera degli orrori vissuti per 12 anni da un uomo raffinato catapultato in un vortice di violenze atroci. Per non dimenticare.

The Grand Budapest Hotel

DAL 2o/3 Sarà Wes Anderson con The Grand Budapest Hotel ad inaugurare la 64esima Berlinale. L’inconfondibile tocco del regista statunitense racconta la storia di un concierge (Ralph Fiennes) del celebre albergo del titolo, il quale prende sotto la sua ala protettrice il giovane apprendista (Tony Revolori). Il verificarsi di delitti, misteri, furti, scuote la struttura dell’hotel situato nel cuore di un’Europa in declino a cavallo tra le due guerre. L’eccezionale cast, il gusto originale, colorato, fiabesco con cui ciascun attore viene trasformato in un ritratto irresistibile, la sensibilità narrativa eccentrica ed imprevedibile con cui gli ingredienti sono mescolati, rendono il suo ottavo film un must. : : a cura di Francesca Vantaggiato

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ARTE LA MOSTRA

Antoniazzo Romano Pictor Urbis

La rassegna su Antonio di Benedetto degli Aquili, meglio noto come Antoniazzo Romano (Roma 1435/40 – 1508), ospitata dal 1 novembre nelle monumentali sale al piano terra di Palazzo Barberini, ci consente, finalmente, di conoscere meglio questa figura centrale del Rinascimento, unico pittore romano nella città eterna che si avvia – nel secondo Quattrocento - a risollevarsi dalla depressione della cattività avignonese. La mostra, curata da Anna Cavallaro e Stefano Petrocchi, è infatti la prima monografica dedicata al maestro che si firmava sulle sue tavole Pictor Urbis. Antoniazzo, proveniente da una famiglia di pittori attivi nel territorio laziale, si formò sui suoi contemporanei, maestri tardo-gotici non troppo noti, ma soprattutto su artisti sommi quali Benozzo

Madonna Velata Velletri - Museo Diocesano

Annunciazione S. Maria sopra Minerva - particolare

Gozzoli, Piero della Francesca e Beato Angelico e condivise, poi, importanti commissioni con Melozzo da Forlì, Piermatteo d’Amelia e il popolarissimo Perugino. I dipinti di Antoniazzo - principalmente pale d’altare, cicli di affreschi e quadri di devozione – riescono ad unire le novità rinascimentali allo stile attardato e all’oro dell’arte medievale, e questo dato è evidente sin dalle tavole giovanili nella prima sala. Dopo una panoramica sul contesto nel quale si formò il pittore, si prosegue in un piccolo e raccolto ambiente dove vi è uno splendido codice miniato del 1478 dell’Accademia di San Luca contenente i primi statuti dei pittori romani, redatto dallo stesso Antoniazzo che rivestì la carica di console della Corporazione. Le sezioni successive ci fanno scoprire lavori più prestigiosi, immagini riprese da celebri icone medievali, aggiornate,

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però, al gusto di allora, e la sua attività per esponenti della famiglia Caetani. I dipinti sacri del pittore – che fu anche imprenditore di una bottega operosissima e affollata – destinati a un pubblico composto in prevalenza di alti prelati della curia romana, comunità religiose e ceti nobiliari, si susseguono lungo il percorso che include prestiti quali la splendida Madonna col bambino dal museo civico di Rieti, e il Trittico da Montefalco con san Vincenzo, santa Caterina e sant’Antonio da Padova. La produzione della bottega romana di via della Cerasa (oggi piazza Rondanini) – dove operava la “turba di lavoranti” – è documentata attraverso dipinti che attestano la circolazione dei modelli del maestro tra i numerosi allievi. Per la prima volta è stato riunito l’importante complesso pittorico della Camera di Santa Caterina da Siena, che dal Seicento è diviso tra la chiesa di Santa Maria Sopra Minerva e il convento di Santa Caterina a Magnanapoli. In mostra

Crocifissione e santi Chiesa di Santa Maria sopra Minerva Camera di Santa Caterina

Madonna con il Bambino e i santi Pietro e Paolo e il committente Onorato Caetani Chiesa di San Pietro, cappella della Croce

anche l’ultima opera documentata del pittore: l’Annunciazione, sempre dalla chiesa della Minerva, dipinta in occasione del Giubileo del 1500. L’esposizione – una cinquantina di opere in tutto – si conclude illustrando la scuola del maestro nell’Italia centrale, e in particolare nel territorio reatino, attraverso la figura del figlio Marcantonio Aquili, continuatore della maniera paterna, e di alcuni contemporanei: l’umbro Pancrazio Jacovetti, il veronese Cristoforo Scacco, attivo nel basso Lazio e in Campania, l’abruzzese Saturnino Gatti, e infine Cola dell’Amatrice con un dipinto realizzato quando ormai a Roma dominava l’arte del giovane Raffaello. Palazzo Barberini via delle Quattro Fontane 13 www.galleriabarberini.beniculturali.it tel. 06 4814591 Da martedì a domenica 10 – 19 (la biglietteria chiude un’ora prima) Chiuso il lunedì, 25 dicembre e 1 gennaio Biglietti: intero 8 €; ridotti 6 €, 3 € Fino al 2 febbraio 2014

Natalia Massidda

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ARTE MOMENTI

DOVEARTE

GAGOSIAN

TATIANA TROUVÉ. i cento titoli in 36.524 giorni

via Francesco Crispi 16 – tel. 06.4208.6498 – www.gagosian.com - mart/sab 10.30-19 chiuso dom e lun - ingresso libero – fino al 4 gennaio 2014

Annunciata con un invito scritto di proprio pugno, la prima mostra a Roma di Tatiana Trouvé fa del tempo la sua materia prima: dal titolo che enumera i giorni di un secolo a situazioni che alludono agli stadi di una trasformazione costruttiva e decostruttiva. In installazioni inquietanti che combinano disegni di grande formato e sculture,Trouvé delinea i confini tra il fisico e il mentale, dove tempo, spazio, forma e memoria convergono in misteriose nuove meta-realtà.

Gorga (1865-1957), acquisita dallo Stato nel 1950, e da allora conservata presso il Museo Nazionale Romano. Gorga raccolse una miriade di oggetti moderni e antichi che avrebbero dovuto formare, secondo le sue intenzioni, “il museo di tutti i tempi”, o come scrisse ancora lui stesso: “il Museo Enciclopedico, che comprende tutto lo scibile, dall’Arcaico ai giorni nostri”. Alla ricerca di documenti originali si è affiancata l’investigazione della singolare figura di Gorga – attivo nel mercato antiquario romano tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento – testimoniando così un tipo di collezionismo molto diverso da quello delle grandi famiglie rinascimentali del Cinque-Seicento, raccontato dalle prestigiose collezioni di Palazzo Altemps. La mostra, curata da Alessandra Capodiferro, direttrice del museo, presenta una selezione di circa 1800 oggetti, solo una minima parte tra le centinaia di migliaia di pezzi conservati, ed è allestita nei due grandi saloni della nuova ala. Sculture antiquarie acquistate dallo Stato da collezioni private contemporanee sono, invece, esposte per la prima volta nelle sale dell’Appartamento della Stufa. GALLERIA EX ELETTROFONICA

MUSEO NAZIONALE ROMANO PALAZZO ALTEMPS

DAVIDE D’ELIA. ANTIVEGETATIVA

EVAN GORGA. IL COLLEZIONISTA piazza di S. Apollinare 46 - tel. 06.39967700 - www.archeoroma.beniculturali.it – mart/dom 9-19.45 - chiuso lun - ingresso 10/6.50 euro - fino al 12 gennaio 2014 Per la prima volta viene presentata una ricca selezione dell’articolata ed eclettica raccolta di archeologia del tenore Evangelista

vicolo di S. Onofrio 10 – tel. 06.64760163 – www.exelettrofonica.it - mart/ven 16-20, sab su appuntamento, chiuso dom e lun - ingresso libero – fino al 30 gennaio 2014 Il progetto è un’installazione unica che riprende la prima mostra che D’Elia ha realizzato per la galleria nel 2010. In quella occasione il quarantenne artista campano aveva elaborato un sistema in grado di far nascere

metromorfosi


muffe direttamente su degli spazi prestabiliti di Ex Elettrofonica, utilizzando agenti chimici e controllando costantemente la temperatura. La galleria, dunque, si presentava marchiata da queste muffe, essa stessa lavoro dell’artista, con lo scopo di mostrare ciò che è “invisibile”, e perciò la presenza ovunque della vita e lo scorrere del tempo. Questa volta, invece, D’Elia ha lavorato all’inverso adoperando “l’antivegetativo”, un tipo di vernice usata soprattutto in campo nautico per arrestare la crescita di alghe, coralli e di muffe sulle carene delle imbarcazioni. Protagonista dell’opera è sempre la galleria stessa, trasformata ora in uno spazio abitato e per metà idealmente immerso nell’antivegetativo, nel sintetico. Quadri, sculture, elementi d’arredo, tutto appare avvinto dalla vernice antivegetativa, dal tipico colore verde asettico, quasi a voler bloccare qualsiasi proliferazione di vita. PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI

NATIONAL GEOGRAPHIC, 125 ANNI. LA GRANDE AVVENTURA

avere un mondo migliore è ancora viva. MACRO LA PELANDA

NOMACHI. LE VIE DEL SACRO piazza Orazio Giustiniani 4 - tel. 06.0608www.mostranomachi.it – mart/ven 16-22 – chiuso lun - ingresso 10/8 euro – fino al 4 maggio 2014 Arriva nello spazio del Macro di Testaccio la mostra antologica del fotografo giapponese Kazuyoshi Nomachi e la sua prima assoluta in Occidente. Con circa 200 scatti il percorso espositivo articolato in sette sezioni ricostruisce il viaggio di una vita, attraverso la sacralità dell’esistenza quotidiana, un’esperienza vissuta dall’artista in 30 anni di attività in terre tra loro lontanissime, ma accumunate da quella spiritualità che dà un ritmo e un senso alle condizioni di vita più dure. I lavori realizzati nel Sahara, lungo il Nilo, in Etiopia, in Arabia e in Tibet, hanno suscitato negli anni una grande ammirazione, anche nei paesi occidentali e hanno vinto numerosi e prestigiosi premi.

via Nazionale 194 - www.palazzoesposizioni. it – mart, merc, gio, dom 10/20; ven-sab 10/22.30 – chiuso lun – ingresso 7.50/6 euro fino al 2 marzo 2014 La mostra in corso è diversa dalle precedenti perché non vogliono essere solamente immagini: è più un’esposizione fotograficostorica, che fa partecipare i visitatori ad un “viaggio” iniziato 125 anni fa a Washington, e continuato in tanti paesi di ogni continente. Il percorso narrativo è semplice e chiaro (125 scatti, pannelli espositivi, copertine della rivista, schermi televisivi, touch screen) e Guglielmo Pepe, il curatore, ci ammonisce che, se dopo la visita si avranno occhi diversi – più empatici e comprensivi – verso tutte le specie viventi, la missione sarà allora compiuta, e vorrà dire che la speranza di

: : a cura di Natalia Massidda

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TEATRO IN SCENA

Emma Dante Le sorelle Macaluso

“Fare ricerca” davvero in teatro sembra diventare progressivamente più difficile o, in caso di necessità creative poco concrete, fin troppo semplice da addurre come motivazione del proprio mestiere. Fra quelli che in questo senso si sono distinti per percorso e motivazione il nome di Emma Dante spicca indubbiamente nel panorama italiano ed europeo. Prima attrice, poi prevalentemente autrice e regista, l’artista palermitana ha portato sulla scena spettacoli che restano incisi nella memoria degli ultimi quindici anni. Performance legate visceralmente ad una Sicilia che è culla e riflesso dell’umanità intera, collettività di anime particolari dall’eco universale, personaggi e storie che trovano la poesia della comunicazione nella carnalità primaria e organolettica del corpo in palcoscenico. L’attore, con la sua presenza, è centrale come entità, reca significati molte volte trascinati dall’onda di un linguaggio acre e serratissimo. La storia si vivifica ogni volta avverando le vicende, così l’intera esperienza della Dante non appare mai priva di una volontà radicata, di una necessità espressiva autentica e profonda, a prescindere dalle reazioni generate – spesso contrastanti – e dagli esiti più o meno eccellenti. Pièce come mPalermu, Vita mia, Carnezzeria, La Scimia, Le Pulle si inseriscono in un cammino caratterizzato dalla famiglia quale nucleo generatore delle dinamiche esistenziali, dalla cultura territoriale e dai retaggi delle sue ottusità, dalla donna vittima e carnefice del proprio destino. Ora, a seguito del successo per

la sua prima pellicola cinematografica Via Castellana Bandiera proposta alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia, la regista porta sul palcoscenico romano del Teatro Palladium dal 29 gennaio al 9 febbraio 2014 Le sorelle Macaluso. Questo nuovo lavoro, dopo il debutto a Napoli della settimana precedente, promette di regalare nuove suggestioni: sette sorelle e una cerimonia funebre fra ricordi, sogni, amarezze e rimorsi. “Immagino un controluce, abiti scuri e un cammino. Una famiglia in movimento che entra ed esce dal buio. Vedo un giovane padre apparire alla figlia cinquantenne, una moglie avvinghiata al marito in un eterno amplesso, un uomo fallito anche da morto, vedo i sogni rimasti sospesi tra le ombre e la solitudine e vedo gli estinti stare davanti a noi con disinvoltura”, bastano le parole di presentazione a generare una indubbia curiosità di visione. 29 GENNAIO – 9 FEBBRAIO Teatro Palladium (piazza Bartolomeo Romano 8 – tel. 06.57332768) ore 21.00, dom. 17.00 e lun. riposo – euro 20/35

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Marianna Masselli


Paranza. Il miracolo Una giostra popolare, una processione rituale che attraversa la vita per raggiungere la vita, quando essa sia depurata di ogni malattia, una vita cioè possibile forse soltanto oltre la morte. Eppure si procede, si va avanti nei propri slanci vibranti, nella misura di forze immiserite dal disagio e le occasioni tradite. Si procede ai quattro angoli che sollevano la giostra e la portano con un atto di fede in se stessi, una fede religiosa più del culto in una e una sola direzione: avanti, fino a chissà dove. Questo giro mai a vuoto si chiama Paranza - Il miracolo, proprio come lo spettacolo che la Compagnia Umane Risorse ha portato in scena al Teatro Tor Bella Monaca (poi all’Elsa Morante e al Teatro del Lido di Ostia per una piccola

TEATRO CRITICA

tournée negli spazi della Casa dei Teatri), testo di Katia Ippaso con la regia di Clara Gebbia ed Enrico Roccaforte, quest’ultimo anche attore con Nenè Barini, Germana Mastropasqua e Alessandra Roca. Un manto elegante di luce cellulare non svela pertugi oltre la scena di abiti e fasce rosse, tese attorno a quattro individui in una qualsiasi città d’Italia; qualcosa di questa situazione ricorda il Sartre di A porte chiuse, ma il loro incontro nasce dal disagio che non si contrappone alla vita e la riconosce sorella. I quattro riconoscono se stessi nell’altro (mentre in Sartre è la famosa citazione “L’inferno, sono gli altri”), ognuno ha perso qualcosa, tutti hanno perduto il cardine della propria esistenza. Il viaggio è dunque una ricerca, metaforica e nuovamente iniziatica, in ogni caso catartica e in cui ben celato è lo spettro, accennato e tenuto lontano, del suicidio. Dalla crisi umana si alza un canto sacrale e, grazie alla cura di Antonella Talamonti, invade per quattro voci l’intero spazio teatrale; l’intensa drammaturgia di Katia Ippaso allora a quel canto si modella, si fa riferire dalla più pura delle espressioni mescolando ciò che, almeno secondo lo studioso Jean Starobinski, non è mescolabile: i toni dell’elegia e quelli del picaresco.

Simone Nebbia

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Danze d'inverno I teatri della Capitale ospitano nei primi mesi di quest’anno il meglio della danza nazionale e internazionale. Si comincia con la decima edizione di Equilibrio Festival della Nuova Danza all’Auditorium Parco della Musica, che dal 1° fino al 28 febbraio 2014 presenta spettacoli di celebri maestri della scena mondiale, alternati ad artisti emergenti. Sarà il lavoro Genesis: Straddling The Curve ad aprire il festival, del coreografo e danzatore, nonché direttore artistico della rassegna, Sidi Larbi Cherkaoui. Attesa per il ritorno di Akram Khan con iTMOi (In the mind of Igor) incentrato sulla figura del compositore Igor Stravinsky. Anche quest’anno il Premio Equilibrio Roma per la danza ha come finalità la promozione di un progetto realizzato da un giovane artista emergente che sarà poi presentato in anteprima in forma di spettacolo all’interno di Equilibrio 2015, vinto nell’edizione precedente da Gleni Çaçi con Hospice. Altro riconoscimento, assegnato lo scorso anno a Francesca Foscarini con il suo Grandmother, è il Premio speciale Equilibrio Roma per l’interprete, che sostiene le capacità interpretative dei giovani danzatori italiani offrendo loro la possibilità di scegliere un coreografo internazionale a cui commissionare la creazione di un “a solo” da presentare in anteprima a Equilibrio. Si prosegue con l’interessante stagione di Dominio Pubblico, che per il primo anno vede la collaborazione congiunta del Teatro Argot e del

DANZA IN SCENA

Giorgio Rossi in Alma

Teatro dell’Orologio. In quest’ultimo, dal 21 al 23 febbraio andrà in scena Alma, coreografia e interpretazione di Giorgio Rossi della storica compagnia di danza Sosta Palmizi e dal 7 al 9 marzo 2014 sarà la volta di Roberto Castello con la performance Scene da un matrimonio. Al Teatro Argot, invece, dal 28 febbraio al 2 marzo, Leonardo Diana, finalista nel 2011 del Premio Equilibrio, presenterà Save the world. Imperdibili incontri coreografici tra un celebre passato e un potenziale e fecondo futuro.

Lucia Medri

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TEATRO MOMENTI

PALCO O6

DAL 6 GENNAIO

IL BUCO (Una storia quasi vera) Teatro Furio Camillo - via Camilla 44 – tel. 06.97616026 - tutti i lunedì ore 21.00 - euro 8 (+ euro 2 tessera associativa) “Che cos’è Il Buco? È un vuoto da cui fuggire oppure è un nido in cui rintanarsi? È un mezzopieno o un mezzo-vuoto? Di certo, Il Buco è una storia quasi vera, quasi autobiografica, quasi dolce, quasi cinica.” Una produzione Piccola Compagnia Impertinente. Di e con Paolo Alessandri.

7–19 GENNAIO / ORCHIDEE Teatro Argentina - largo di Torre Argentina 52 – tel. 06.684000311 - ore 21.00, giov. e dom. 17.00, sab. 19.00 e lun. riposo - euro 12/30 Pippo Delbono porta in scena il suo nuovo spettacolo nel quale oppone il codice della dimensione cinematografica all’arte dello spettacolo dal vivo. La sua famiglia/ compagnia s’impossesserà dello spazio teatrale dell’Argentina invitando il pubblico a partecipare ad una festa per rendere omaggio ai vivi e alla bellezza delle cose. Musiche di Enzo Avitabile. 7 GENNAIO–23 FEBBRAIO

TRE SORELLE - Stratigrafia di un vuoto Teatro Due (vicolo dei Due Macelli 37 – tel. 06.6788259 - ore 21.00, dom. 18.00 e lun. riposo - euro 12/15 Cos’è la vita se non una stratigrafia temporale degli avvenimenti che caratterizzano le nostre esistenze terrene? Olga, Masa e Irina sono tre donne che, giocando col tempo, si rendono conto del suo scorrere ineluttabile e cercano affannosamente di risalire il vuoto esistenziale

che le ha portate sino a lì. SenzaFissaDimora Teatro. 21 GENNAIO – 2 FEBBRAIO / gU.F.O.

Teatro Orologio - via De’ Filippini 17/a – tel. 06.6875550 - ore 21.15, dom. 17.00 e lun. riposo - 8/10 (+ 2 euro tessera associativa) Il nuovo spettacolo firmato DoppioSenso Unico fa incontrare Gufi e Alieni: chiusi nel loro piccolo spazio vitale i primi, dominatori dell’universo i secondi. E se i gufi non esistessero? E se gli alieni fossero dio? E se noi fossimo alienati?

28 GENNAIO – 16 FEBBRAIO / IL GRANDE MAGO

Teatro della Cometa - via del Teatro Marcello 4 – tel. 06.6784380 - ore 21.00, sab. 17.00 e 21.00, dom. 17.00 e lun. riposo - euro 14/25 Andrea è una donna nata nel corpo di un uomo, un errore del grande mago. Decide di intraprendere un viaggio per non essere più una cavia, ma un essere umano autentico. Il rischio è quello della solitudine di fine percorso, di perdere la famiglia, la donna che adora, il figlio che ama. Con Luca De Bei. 29 GENNAIO – 9 FEBBRAIO / LE SORELLE MACALUSO

Teatro Palladium - piazza Bartolomeo Romano 8 – tel. 06.57332768 - ore 21.00, dom. 17.00

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e lun. riposo - euro 20/35 Sette sorelle, tutte femmine, mescolate insieme ad altri volti. Non si capisce chi è vivo e non si capisce chi è morto. É il funerale di una delle sorelle. I morti stanno in fondo, pronti a portarsi via la defunta con una strisciata di scotch sul pavimento che segna il confine tra qua e là, tra ora e mai più, tra è e fu. Regia Emma Dante. 4–9 FEBBRAIO/ IL TORMENTO E L’ESTASI DI STEVE JOBS Teatro Vascello - via Giacinto Carini 78 – tel. 06.5898031 - ore 21.00 e dom. 18.00 - euro 15/20 Tratto dall’omonimo romanzo di Mike Daisey, l’epopea di una delle personalità più carismatiche del nostro secolo che con la sua mela ha cambiato il modo di vedere e fare tecnologia. Dietro a tanto successo si nasconde però il marciume che Daisey nel suo libro e Giampiero Solari nella sua trasposizione teatrale hanno sentito il bisogno di denunciare. Con Fulvio Falzarano.

7–9 FEBBRAIO / NANO EGIDIO

Teatro Kopò - via Vestricio Spurrina 47 – tel. 06.45650052 - ore 20.45 – euro 10 (+ euro 5 aperitivo) Una serie teatrale come quelle che si vedono in televisione. Il passato dei racconti orali, delle fiabe e delle “folktales” si incontra con il presente delle serie televisive e del cinema. Ogni puntata riprende la tecnica, lo stile, i temi e i cliché delle varie serie televisive note,

passate e presenti. Da un’idea di Marco Ceccotti e Simona Oppedisano. 12–13 FEBBRAIO / LA PALESTRA

Teatro Quarticciolo - via Ostuni 8 – tel. 06.98951725 - ore 21.00 e giov. 12.00 – euro 5/10 Tre uomini e una donna sono stati convocati dalla preside della scuola dei loro figli in una palestra deserta. Tre genitori ad un bivio tra ciò che è giusto fare e la protezione della loro famiglia. Regia Veronica Cruciani. 8 MARZO / LE FARFALLE DI DOÑA MUSICA Teatro Eutheca - via Quinto Publicio 90 – tel. 06.95945400 - ore 21.00 - euro 15/25 Le Farfalle Di Doña Musica è la storia di un personaggio evaso da uno spettacolo – Kaosmos – che racconta le sue origini e le sue avventure con argomenti di entomologia teatrale, con teorie di fisica moderna e con poesie e racconti di mistici di altri tempi. Regia Eugenio Barba. 8–23 MARZO / SCENA SENSIBILE Teatro Argot - via Natale del Grande 27 – tel. 06.5898111 - ore 20.45, dom. 18.00 e lun. riposo - euro 10/12 Torna anche quest’anno la rassegna dedicata alla sfera femminile a cura di Serena Grandicelli. Tema della nuova edizione è: “Il modo di essere che fa la differenza”. Ma cos’è questa differenza di cui tanto si parla? È l’espressione di sé, è esplorare se stesse e le proprie relazioni per ritrovare lungo il percorso artistico e psicologico: un modo diverso per scoprire fantasmi e fantasie.

: : a cura di Marcella Santomassimo

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QUADERNI DI DOMANI

Ifigenie Il ritorno di Ifigenia

Come siamo soli, dio mio, e estranei nonostante il nostro comune destino. Da tutto questo tempo parlo soltanto di me, benché lo sappia quanto sei lontano, anche più della fine, avulso completamente da ogni continuità, là dove le parole svaniscono, e il silenzio non si abbina a nulla, né trova riposo in se stesso. Questo nessuno lo sopporta; –- perciò forse insisto ancora con parole, confronti, attese, ricordi in questo corrotto tentativo di mutazione o mascheramento sia pure come quella volta, davanti l’Altare – così sola, così inerme e spaventata piangendo, tra singhiozzi meschini che io stessa sentivo più forti di quanto li sentissero gli altri. Poi d’improvviso in fondo in fondo alla tunica della mamma ho visto una spina, e in un attimo ho capito l’inevitabilità della mia morte. “Fatela finita”, ho detto distintamente sillaba per sillaba. “Non importa se è per la m i a terra, se è perché partano le n o s t r e navi, non importa se è per me”. E ho visto l’ammirazione e la tristezza nei loro occhi; (così perlomeno ho cercato di approfittare della mia morte – se è possibile). Queste parole mille volte le ho viste scritte sul marmo. Mi si accendevano le guance. Allora veramente mi auguravo di essere morta, per non sentirle ancora. Eppure anche nella mia vergogna c’era un certo piacere segreto forse, come il successo dell’attore. Adesso è finito il dramma; – non ci sono più spettatori né ascoltatori. Il cambiamento irrealizzabile ormai; e il travestimento svuotato d’ogni significato – non ci libera più, nemmeno a noi, e di fronte a chi? Di fronte a quale specchio? estratto da Y. Ritsos, Il ritorno di Ifigenia (1971-1972) traduzione di Elisabetta Garieri, a cura di Andrea Franzoni

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TERRAE MOTUS I a svellere trame di rami con crani frane tenere come cancrene d’uomo muti incauti s’addentrano i cani scavando in dentro, il cedimento

mani su mani

rimami

rimani

questo infinito tenere

II Siamo salvi non torniamo, dormivo? restano feci disegni blatte mente

fatti morti

Dormimi tienimi il tempo

infezioni generiche

frane di pelli e mangimi stragi

quel che resta da trovare [permane]

falliranno ? senti, I passi senti sono loro

siamo I fiati che contiamo piove in bocca la parola

oblivio

i testimoni dell’assenza

siamo

il tempo infermo della mente

l’annusare

con la lingua cercami

[di un altro tempo]

mi

per tutto il tempo che resta

ci beviamo l’un l’altro come cani

inediti tratti da Fabio Orecchini,Terrae Motus

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Isola

SCRITTURA LIBRI

In questa rubrica chiediamo ad uno scrittore di indicarci tre libri che porterebbe sulla sua isola (luogo fisico, interiore, dimensionale). Carolina Cutolo è nata e vive a Roma. Nel 2OO7 ha esordito con “Pornoromantica” per Fazi Editore e nel 2012 ha pubblicato il romanzo “Romanticidio” per Fandango Libri. Da tre anni organizza a Roma il concorso letterario Il Racconto Più Brutto e fornisce consulenze legali gratuite per gli scrittori sul blog Scrittori in Causa. Il maestro e Margherita – Michail Bulgakov Non solo un romanzo perfetto, di una bellezza sconcertante frase per frase, ma un pozzo inesauribile di suggestioni, livelli narrativi, dettagli folgoranti da scoprire ad ogni lettura. Su tutto questo spicca la più bella figura di Satana mai raccontata: un genio, un figo assoluto, un dispensatore di contrappassi esilaranti, un giudice anarchico capace di ridicolizzare le meschinità e le viltà umane come nessun Dio, con tutto il suo carico di responsabilità demiurgiche, sarebbe mai capace di fare. Qualunque donna vorrebbe essere Margherita e, anche solo per una notte, essere la compagna di Satana al gran ballo annuale dei dannati di tutti i tempi.

Fanny – Erica Yong Questo romanzo inspiegabilmente sconosciuto mischia con grande abilità la nobilissima tradizione del romanzo d’avventura con una storia di formazione erotica così esplicita e calzante che è impossibile non arraparsi. Imprese di bucanieri, commercio di schiavi, caccia alle streghe, iniziazioni alla vita nei bordelli e chi più ne ha più ne metta, il tutto raccontato attraverso la scoperta del sesso di una protagonista ingenua e curiosa ma priva di pregiudizi, che impara a conoscere il mondo anche e soprattutto attraverso la scoperta del proprio corpo e di quello dei numerosi (e delle numerose) amanti in cui si imbatte di avventura in avventura.

Ultimo Parallelo – Filippo Tuena Il libro racconta la spedizione al Polo Sud degli inglesi guidati da Robert Scott nel 1912, che arrivarono in ritardo di quattro settimane sui norvegesi guidati da Amundsen e che per primi conquistarono l’Antartide. Fin dall’inizio sappiamo che la missione fallirà, eppure seguiamo con attenzione ogni passo di questi determinati antieroi, riscopriamo l’empatia disintossicandoci dalle false certezze consolatorie del lieto fine, della gloria costruita a tavolino, e rivalutiamo la grandezza e la profonda, tragica umanità del fallimento. Insomma: un grande classico fuori dal tempo, cosa insolita per un autore vivo.

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PUNTODIFUGA A noi scrittori ci avevano messi al piano di sotto. Dicevano che servivamo a qualcosa, che non ci avrebbero tolto la vita, ma che dovevamo stare alla base della piramide. Poco più in alto di noi avevano collocato i bagnini. Dicevano che potevano essere molto utili, perché l’acqua era l’elemento principale di tutto il pianeta. Più sopra – e con un certo riguardo – avevano situato i silenziosi e con loro anche i sordomuti: questo lo avevano fatto senza dare alcuna spiegazione. In cima alla piramide, dopo molti gradi e ad un’altezza per noi irraggiungibile, avevano messo Dio. Emanuele Kraushaar

:: Metromorfosi invita alla lettura di Le palme selvagge di William Faulkner […] il valore dell’amore è la somma che si deve pagare per averlo e ogni volta che lo si ha a buon mercato ci truffiamo da noi stessi. :: Questo numero è stato realizzato ascoltando anche Diventa quello che sei di Mezzosangue lotto giorno dopo giorno in eterno, un uomo giusto in questo mondo è un pompiere all’inferno

:: per questo inverno, Metromorfosi consiglia di nevicarsi addosso metromorfosi




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