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LE NOSTRE RECENSIONI

- a cura di Luciano Cravotto -

NERO FINALE

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Autore: Giuse Alemanno - Editore: Las Vegas Edizioni Nella terra in cui comanda la ’ndrangheta arrivano i Sarmenta, portandosi appresso la loro riconosciuta e devastante determinazione criminale. Uno, Santo, è un medico; l’altro, Massimo, è un sanguinario fuorilegge. Santo è stato mandato dal dottor Barrese (capo della ’ndrangheta e referente nazionale della sanità privata) a sanare una clinica a Sant’Agata sullo Jonio. Massimo, invece, vuole portare a termine la vendetta che lo ossessiona. Ma il dottor Barrese ha altri progetti per i due Sarmenta, progetti che rivoluzioneranno l’essenza stessa della ’ndrangheta, pronta a rinnovarsi pur restando legata ai suoi riti arcaici. La realizzazione di tali progetti costerà però fiumi di sangue, decine di morti ammazzati e qualche lampo di gelida ironia, così come Alemanno ha abituato i suoi lettori.

BASTIAN

Autore: Guido Olivero - Editore: Araba Fenice Storia di un contadino della valle Stura confinato a Ventotene La storia di Bastian, che venne confinato a Ventotene, è un racconto di formazione o meglio, una novella di formazione. È riconducibile all’impianto narrativo di tradizione neorealista, per l’agile fluire degli eventi che la compongono e per i riferimenti particolari, come il passo in cui il protagonista deve accendersi una sigaretta nonostante il vento: “...meno male che c’era la carriola. Bastava coricarla di lato e accucciarsi dietro e voilà il gioco era fatto’’. I progetti vanificati, le delusioni e le vicissitudini esistenziali di un giovane della Valle Stura costituiscono la trama contenutistica dell’opera di Guido Olivero. Si tratta di uno scritto che fotografa, attraverso le travagliate esperienze del protagonista, uno spaccato della nostra storia, quella che fa capo al ventennio fascista.

LA CARTOLINA

Autore: Anne Berest - Editore: Edizioni E/O “La cartolina è arrivata nella nostra cassetta delle lettere insieme ai consueti biglietti di auguri natalizi. Non era firmata, l’autore aveva voluto restare anonimo. Da un lato c’era l’Opéra Garnier, dall’altro i nomi dei nonni e degli zii di mia madre morti ad Auschwitz nel 1942. Vent’anni dopo mi sono messa in testa di scoprire chi l’avesse mandata esplorando tutte le ipotesi che mi si aprivano davanti. Questo libro mi ha riportata cent’anni indietro. Ho ripercorso il destino romanzesco dei Rabinovitch, la loro fuga dalla Russia, il viaggio in Lettonia e poi in Palestina, e alla fine il loro arrivo a Parigi, con la guerra e i suoi drammi. Ho cercato di capire perché mia nonna Myriam sia stata l’unica a sfuggire alla deportazione e di chiarire i misteri di cui erano circondati i suoi due matrimoni. Il romanzo dei miei progenitori è anche una ricerca iniziatica sul significato della parola ‘ebreo’ in una vita laica”.

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