in copertina, collage di Filippo Da Lio in seconda di copertina, Yairk Francisco Staffolani in prima romana, Marta Fancello in ultima pagina e in terza di copertina, Gioele Valentini in quarta di copertina, Jossi Calongos
Magazine Direction
CATERINA DI BERT
Vice Direction and Editorial Coordination
MARIELLA BARNABA
Production Management,
Art Direction and Design
VALENTINA ROSSINI
Fashion Coordination
DINALVA BARROS
Trend Coordination
ERICA MARIGLIANI
EUGENIO MONTELEONE
Questo magazine è stato realizzato all’interno del corso di Fashion Styling, anno 2023/2024 presso la MKS, Milano Fashion School. I contenuti sono di proprietà degli studenti e della scuola e per il loro utilizzo, buona norma vuole che venga richiesta l’autorizzazione scritta dei proprietari.
Finito di impaginare nel mese di luglio 2024.
Per informazioni: Backstage Service srl, via Santa Marta 18, 20123 Milano www.backstageservicegroup.com info@mksfashionschool.com
®
Circuito Minimal cover story
10 domande a Des_Phemmes intervista
So ’90s rubriche
Bête Humaine, Body Wrap, Big Bubbles, Footprints archivio e anteprime a/i 2024.2025
Giuliana Matarrese secondo me
Blind Excess, L’Autre Femme, In Vogue, Born in Wildlife, Seductive Euphoria, Understatement
editoriali
Duran Lantink, Niccolò Pasqualetti, S.S.Daley, Ssheena talenti
Madame Vionnet incontri
A che punto siamo col metaverso? a proposito di
Aurora Zambetti alumni speciale U.S.A. oroscopo
in redazione
Bebe, all’anagrafe
BENEDETTA BERTIPAGLIA, ha 20 anni ed è una stylist. La sua passione per la moda comincia nel 2017, quando assiste a una sfilata. Vive in Brianza, odia i ritardatari e sogna di fare la PR per organizzare eventi moda e dare libero sfogo al suo istinto pianificatore. Nella sua borsa non manca mai una spazzola per tenere sotto controllo la piega. No, non si trucca.
La Pinuz, alias ALESSIA DAVOLI, fashion stylist, 20 anni, ha due grandi passioni: l’arte e la moda ed è sempre alla ricerca della loro fusione perfetta. Vive in un paese della provincia milanese, ma sogna di trasferirsi in una qualsiasi china town del mondo, tanto è profonda la sua curiosità per la cultura orientale. È del segno dei gemelli, anche troppo.
RAVIA KAUR, 21 anni, è una stylist appassionata di viaggi e cronaca nera. Sogna di diventare una fashion designer, cogliendo ispirazione dalle sue origini indiane. Le piacerebbe mettere d’accordo la passione per la moda con le sue radici culturali, in cui la tradizione sartoriale gioca un ruolo significativo. Infatti lei con ago e filo se la cava niente male. Ogni giorno fa lunghi tragitti in treno in compagnia delle sue cuffie Marshall.
VALENTINA FELISARI, 19 anni, vive a Cremona. Non esce mai di casa senza il profumo, ama lasciare la scia. Stylist e sarta, vorrebbe aprire una boutique di abiti da sposa, per accompagnare le donne verso il giorno più romantico della vita. Il suo posto del cuore è il mare al tramonto, dove tutti i pensieri negativi scompaiono. Insomma, è una sognatrice. Segno zodiacale? Sagittario, altruista e sensibile.
ROBERTA LO VERSO ha 23 anni, è di Palermo ma vive a Milano. Il suo sogno è diventare cool hunter per brand della moda. Attualmente lavora come fashion stylist, immergendosi volentieri nel grande caos creativo della città. Definisce la sua vita milanese “un gran trambusto”, ma nei pensieri sono sempre presenti la Sicilia e gli affetti, imprescindibili e significativi come gli accessori che completano ogni suo look.
STEFANY PAMELA NIGRELLI è una stylist di origini sudamericane cresciuta a Milano. È nota per la sua personalità esuberante ed eccentrica. Sensibile al tema della Black Community, ama la scena rap americana, il ballo, l’arte e tutto ciò che alimenta l’espressione creativa. Sempre pronta a nuove esperienze, si descrive aperta e avventurosa. Il suo motto “oukkrrrrt!” esprime energia e positività verso la vita.
CHIARA NARETTO, torinese, 27 anni, lavora come fashion stylist. È del segno dell’aquario, ha un gatto scottish fold di nome Matteo. Non esce mai di casa senza qualcosa dove appuntare idee, osservazioni, curiosità, emozioni da trasformare in ispirazione. È ossessionata dalle cose rare e inconsuete (e anche dagli scarabei). La massima aspirazione? Riuscire a conciliare estro artistico e professione.
MARTINA RUOPPO, anche detta Mimì o cucciolo, è una makeup artist di 22 anni ormai affermata (o quasi) nel mondo del trucco e parrucco. Ha studiato anche da stylist e si diletta come content creator. Ama il colore, lo ama così tanto da determinare la stagione armocromatica di chiunque al primo sguardo. Vorrebbe fare la consulente di immagine, dispensa consigli per il glow up.
FRANCESCA PAPANGELO, pugliese di origine, lavora come fashion stylist a Milano. Gira per le vie della città, tra studi fotografici e press office, in compagnia del suo spirito libero e creativo. Ammette di guardare il mondo con occhi sognanti, ma è concreta e sempre alla ricerca di nuove opportunità. Le piace la buona compagnia, ma le sue migliori amiche sono le borse, never leave without.
camicia PIMKIE
maglia a rete CRISTIANO BURANI
abito sottoveste INTIMISSIMI
collant a rete CALZEDONIA
calze autoreggenti e décolleté slingback / archivio
photo assistance
GIANPIETRO RECCHIA
styling
ROBERTA LO VERSO, FRANCESCA PAPANGELO, MARTINA RUOPPO make-up
VANESSA UDOVICICH @ MBA ACADEMY
hair
ILARIA PIGHI
model
LOANA JULIEN @ ELITE MODEL MANAGEMENT
photo BENNI GIAMMARÌ
top a collo alto CRISTIANO BURANI
abito ZARA
collant WOLFORD orecchini / archivio
maglia trasparente nera ZARA
body nude BERSHKA gonna in crinolina CRISTIANO BURANI lingerie / archivio
reggiseno in pizzo bordeaux INTIMISSIMI
sottoveste nera WEILI ZHENG
pantaloni over CRISTIANO BURANI
décolleté ZARA
occhiali da vista PRADA
collana di perle / archivio
abito ZARA
canotta in cotone AMBUSH orecchini / archivio
gonna longuette CRISTIANO BURANI
gambaletti di nylon WOLFORD
décolleté slingback / archivio
top nero con pizzo e canottiera in cotone INTIMISSIMI body argentato CALZEDONIA
gonna longuette CRISTIANO BURANI
cravatta BORROMINI
gambaletti di nylon WOLFORD
décolleté slingback / archivio
intervista
domande a
DES_ PHEMMES
A 18 anni dice ai suoi: “voglio andare a Milano a studiare moda”. Da quel momento Salvo Rizza non si è mai più fermato: il diploma alla Marangoni, l’ingaggio nel team di Giambattista Valli a Parigi, gli incarichi presso altri brand del lusso, fino al lancio del suo Des_Phemmes nel 2019. “Nella moda ci sono nato dentro”, ci dice ripensando agli outfit di sua madre, alle ore trascorse sulle pagine di Vogue, che nel suo “profondo sud arrivava un mese dopo l’uscita”, alle copertine di The Face che gli fanno scoprire gli anni Novanta. Una decade che diventa il riferimento ossessivo della sua visione estetica. Ariete caparbio, in pochi anni conquista vetrine e celebrity, ma non è uno che si monta la testa lui. Perché il traguardo si rinnova ogni giorno e sta nel costruire immagini, scrivere storie sempre nuove, valorizzare le donne. Con autenticità, passione, notti insonni, responsabilità e radici robuste. Come racconta in questa intervista.
HAI VESTITO ANNE HATHAWAY, DUA LIPA, CHIARA FERRAGNI, GWEN STEFANI E ALTRE CELEBRITÀ NEL MONDO. ERA QUESTO IL
TUO SOGNO DA BAMBINO?
No, assolutamente no. Ho sempre voluto fare questo lavoro, sin da piccolo era un po’ la mia ossessione, ma senza neppure pensare alla creazione di un progetto mio. In realtà è più la vita che mi ha portato verso Des_Phemmes che io a volerlo. Ovviamente oggi sono felicissimo di aver vestito e collaborato con queste star internazionali, ma quello che mi rende veramente davvero felice è vedere ciò che ho pensato concretizzarsi davanti ai miei occhi, il capo realizzato, che poi lo indossi Anne Hathaway o una ragazza qualsiasi per me in realtà è lo stesso.
COME SEI ARRIVATO A DES_PHEMMES
E PERCHÉ SI CHIAMA COSÌ?
La passione per la moda l’ho avuta da sempre, ci sono nato dentro. Passavo ore a guardare mia madre che si preparava, le sue sessioni erano lunghissime, abito, trucco, capelli… e io lì, in religioso silenzio, la osservavo. Negli anni ho fatto crescere questo interesse, ho sempre disegnato ma lo tenevo per me. A 18 anni ho detto ai miei: voglio andare a Milano, voglio studiare moda. Per loro è stato un colpo, in Sicilia fare moda, anni fa, non era neppure considerato un lavoro vero. Eppure io ero determinato, sapevo che sarebbe stato un percorso difficile, ma da buon ariete testardo sono andato avanti per la mia strada. In realtà, come ho già detto, non avevo in mente il lancio di un brand, non ho mai puntato al palco, ho sempre lavorato molto nel backstage. Sono stato per anni il braccio destro di Giambattista Valli a Parigi, e ho sempre amato il lavoro dietro le quinte, creare, mettere insieme pezzi, operare in team, con il mio team, con le mie persone. Des_Phemmes è arrivato un po’ per caso, dopo che una concatenazione di eventi mi ha fatto conoscere il primissimo socio
LA
PASSIONE PER LA MODA
L’HO AVUTA DA SEMPRE, CI
SONO NATO DENTRO
QUAL È IL TUO PROCESSO CREATIVO E QUANTO LA
TUA STORIA PERSONALE INFLUENZA IL TUO LAVORO?
Parto da sensazioni, faccio molta ricerca, libri, giornali, banalmente Instagram e c’è un momento in cui mi accorgo che il mio occhio si sposta sempre verso determinate silhouette, verso certi colori e quindi viro in quella direzione. Dopo la scrematura iniziale, parto con il disegno poi passo alle tele. Le forme le elaboro direttamente sulle modelle, faccio un lavoro di styling, servendomi di capi presi a caso tra quelli che indossiamo io e il mio team al momento, per capire le proporzioni e individuare un focus: spalle? Punto vita? Lunghezze? Fatto questo, parto a impostare la collezione. Materiali, colori e ricami sono l’ultima parte del processo. La mia storia personale? Certo che influisce, è alla base di tutto il mio lavoro. Trovo sia fondamentale raccontare se stessi, il proprio passato, la propria storia, le radici, le origini, i momenti felici e quelli tristi. Solo questa narrazione ti rende autentico e conferisce unicità al tuo lavoro. Il resto è tendenza effimera.
. . e il progetto è partito. In pieno Covid, tra l’altro. Il nome del brand è nato da una domanda che mi sono posto immediatamente: che cosa voglio raccontare? Le donne. Le mie donne, che poi sono le mie amiche, mia madre, mia sorella, le ragazze con cui collaboro, quelle che vedo per strada. Ho pensato di esprimerlo in francese, per legarlo al mio percorso di lavoro a Parigi, ma la F di femmes mi sembrava banale e ho deviato verso il PH inglese, creando un mix slegato dall’una e l’altra lingua, senza perdere l’assonanza col francese. Poi ho aggiunto quel “Des”, che sottolinea l’argomento ovvero il fulcro del progetto.
E COSA CI DICI DELLA TUA PASSIONE PER GLI
ANNI NOVANTA: COME LI HAI CONOSCIUTI E QUALI
SONO I RIFERIMENTI ESTETICI DI QUESTA DECADE
RINTRACCIABILI IN DES_PHEMMES?
Ricordo un vecchio numero di The Face con Kate Moss in copertina fotografata da Corinne Day (per la quale io impazzisco letteralmente). Mi capitò tra le mani che ero solo un ragazzino e da lì ho sviluppato un’ossessione per Kate e per ‘90s. Sono attratto dalle dissonanze, la perfezione mi annoia, stona, non mi interessa, e in quella fotografia c’era un ché di sbagliato, a cominciare dalla modella, che mi folgorò. Kate Moss era una bellezza totalmente fuori dai canoni dell’epoca, le modelle allora erano Linda Evangelista, Naomi, Claudia Schiffer, donne molto belle, giunoniche, altissime. Invece lei era acerba, con una faccia un po’ da alieno, zero sexy o comunque sensuale in modo diverso. Ancora oggi, quando rivedo quell’immagine un po’ aspra, così reale, con quella malinconia di fondo, trovo incarni un approccio alla moda super elegante, super chic. Degli anni Novanta in Des_Phemmes si ritrovano principalmente le forme: lavoro sempre su silhouette molto pulite, guardo al vecchio Helmut Lang, a Donna Karan, al Calvin Klein d’annata.
17
Salvo Rizza, alias Des_Phemmes
18 – 20
Immagini della collezione
“Nuda sotto la pelle”, p/e 2025
Photo: Anatheine
Styling: Vittoria Cerciello
Glam: Luca Cianciolo
Model: Tanya Churbanova
Casting: Maria Giulia Azario
SE POTESSI TRASCORRERE UNA SERATA CON UNO DEI PERSONAGGI ICONICI DI QUEGLI ANNI
CHI SCEGLIERESTI E PERCHÉ?
Vi aspettate che dica Kate Moss, vero? E invece no. Vorrei incontrare Gianni Versace, perché lui è riuscito a imporsi come icona di una decade pur posizionandosi esattamente all’opposto del minimalismo imperante in quegli anni, col suo graffio sensuale, il glamour, il barocco. Ecco vorrei chiacchierare un po’ con lui per chiedergli come sia riuscito a portare avanti la sua visione in un periodo in cui quell’estetica praticamente non esisteva, non veniva quasi considerata.
UN CAPO SIMBOLO DI DES_PHEMMES
E IL MOOD DELL’ULTIMA COLLEZIONE?
Il simbolo di Des_Phemmes è la t-shirt tie-dye con i ricami. La maglietta bianca è il capo più democratico che c’è, il fondamento di tutti i guardaroba, e la mia sfida ogni volta è manipolare il prodotto industriale trasformandolo, attraverso le lavorazioni, in un oggetto d’alta moda. Le t-shirt di Des_Phemmes sono tutte tinte e ricamate a mano, diverse tra loro, quindi uniche come una creazione di haute couture.
Per quanto riguarda il mood della collezione, mi sono ispirato a una pellicola degli anni Sessanta La motocyclette L’immagine che mi sono costruito è tutta giocata sul contrasto tra l’estetica couture francese di quegli anni (quindi linee pulite, drappeggi e ricami vistosi) e uno spirito iper maschile fatto di biker di pelle rotti, giacche over, pantaloni consumati.
QUALCHE ERRORE DI PERCORSO? IL BERSAGLIO
PIÙ DIFFICILE CHE HAI CENTRATO?
Errori ne ho fatti una montagna a dir poco. Ma l’errore per me è fondamentale, perché se non sbagli non impari. Quanto al bersaglio più grande è essere arrivato al punto in cui sono in soli quattro anni, occupandomi di tutto il progetto dal punto di vista creativo e imprenditoriale, lavorando anche 20 ore al giorno, scordandomi di dormire. E poi sicuramente ho fatto centro quando ho trovato un partner (Olmar and Mirta, ndr) che mi supporta e mi aiuta a far crescere il brand. Forse il prossimo obiettivo sarà portare Des_Phemmes in passerella, ma solo quando saremo realmente pronti io e il brand.
TI PIACEREBBE ESSERE ARRUOLATO DA QUALCHE CONGLOMERATO DEL LUSSO, SE SÌ, QUALE BRAND VORRESTI DIRIGERE?
Beh, sì, ma è un discorso un po’ complicato, che implica da un lato la rinuncia alla propria indipendenza, e dall’altro il legame stretto con le leggi della finanza.
Però ha i suoi vantaggi: la visibilità e i budget importanti, che ti consentono di esprimere appieno la creatività, di scegliere fotografi, modelli e stylist di punta, insomma, un altro mondo rispetto al mio che devo far quadrare i conti. Al netto di tutto, se potessi scegliere un brand, amerei dirigere Helmut Lang, non c’entra niente con Des_Phemmes, però l’ho sempre trovato super interessante.
LA COSA CHE TI STA PIÙ STRETTA DEL FASHION SYSTEM?
I ritmi. A volte mi sembra di essere alle Olimpiadi. Una corsa continua a nuove collezioni, nuovi progetti, bisogna fare di più, di più, di più… E tutto con scadenza ieri. Io sono cresciuto con tempi più diluiti, quando ero piccolino vivevo nel profondo sud e per vedere le sfilate dovevo comprare Vogue, che arrivava con un mese di ritardo, o affidarmi a connessioni Internet a rilento, con mia madre che urlava perché occupavo la linea telefonica per ore. Oggi gli smartphone ci consentono di vedere tutto in tempo più che reale, di saltare freneticamente da una passerella a un TikTok, da un’intervista a un backstage, a un video su Instagram. Eppure alle volte sarebbe bello sedersi e dire “ah carina sta roba, magari me la guardo un attimino meglio”. Niente, è tutto troppo veloce. Però qualche pausa me la concedo: quando mi trovo davanti a un blocco creativo, rallento, chiudo tutto, prendo il cane ed esco; oppure chiamo qualcuno, e vado a bermi un gin tonic. Ah, c’è un’altra cosa della moda di cui farei a meno: l’ansia costante di essere sempre sotto esame, scrutato e giudicato da tutti: stampa, buyer, pubblico. Il giudizio un po’ mi opprime.
TRE CONSIGLI CHE DARESTI AL SALVO DEGLI ESORDI E A TUTTI I GIOVANI CHE SI PREPARANO ALLA
CARRIERA DI FASHION DESIGNER?
Al me ragazzo direi: dormi tanto ora che puoi, credici e fatti scivolare addosso il giudizio altrui.
A tutti gli altri, sii te stesso, caparbio, impara dagli errori e tira dritto.
MY only sweetheart/
guardaroba ultra girly dolce e adorabile come un gelato con panna
a cura di Chiara Naretto
GUCCI
borsa con maxi morsetto in lana merino e tracolla a catena
MIU MIU
micro shorts in seta e lana con applicazioni di paillettes
anello
BONSAI
maglione girocollo 3d oversize
ACNE STUDIOS
mules slingback in pelle e cavallino con tacco ricurvo
orecchini a forma di cuore spinato in acrilico lucidato
IFM PARIS p/e 2024
occhiali da sole Gummy MG1 con montatura gradiente arcobaleno
HUGO KREIT
COLLINA STRADA
in peltro riciclato glitterato e smaltato a mano
GENTLE MONSTER
polly pocket/ styling di Martina Ruoppo
photo FEDERICA LORIA @ IIF MILANO
photo assistance EMANUELE DALPIAZ @ IIF MILANO make-up VANESSA UDOVICICH @ MBA ACADEMY hair RITA DELL’ORCO @ MBA ACADEMY model ELLE COYNE @ ABC MODEL MILANO maglioncino multicolor e calzamaglia nera con lavorazione a cuore CIDER calzamaglia verde CALZEDONIA slip nero e slip rosa in pizzo TEZENIS collana e bracciale di perle con ciondolo a cuore e orecchini a cuore CIDER sandali con tacco rosa di vernice ZARA
OGGETTI DEL DESIDERIO/
a cura di Ravia Kaur
DOLCE&GABBANA
occhiali da sole essentials in nero
GUCCI p/e 2024
loghi a pioggia e accessori audaci sono le ultime tentazioni
DOLCE&GABBANA
cargo in denim lavato con abrasioni a contrasto e logo all over
bomber con stampa logo all over e tasche frontali
JIL SANDER stivali stampa rettile
GUCCI camicia in tessuto maxi GG
GUCCI moccasini jordaan in velluto logato
avanti il colore!/ a cura di Martina Ruoppo
sfumature dolci e tinte vitaminiche secondo la regola del glamdoll
CALZEDONIA calzamaglia leopardata
SANDER mules in pelle con tacco a blocco
FIORUCCI bowling bag in pelle variante island paradise
VERSACE p/e 2024
FIORUCCI giacca in denim rosa con monogramma
SANDY LIANG
fermacapelli argentati con mini swarovski
SANDER gonna svasata a vita alta
2024
MARNI p/e 2024
VERSACE p/e
JIL
JIL
BRITNEY’S VIBES/
styling di Benedetta Bertipaglia
iconici anni ‘90
photo assistance MATTEO
@ IIF MILANO
make-up VANESSA UDOVICICH @ MBA ACADEMY hair RITA DELL’ORCO @ MBA ACADEMY
model FIORELA GIORGIS @ MANIFESTOMODELS
top glitterato ZARA t-shirt con stampa cartoon PRIMARK pantaloni wide leg PULL&BEAR
sneakers NEW BALANCE
calzini di spugna NIKE
photo ANTONIO ALECCI @ IIF MILANO
COLELLA, SOFIA MENINI
creepy scary dear boy/ a cura di Alessia Davoli
vibrazioni punk e dark si fondono in uno stile che profuma di mistero
BALENCIAGA occhiali da sole a maschera
BALENCIAGA
sneaker 3XL Worn-Out con lacci esterni
VIVIENNE WESTWOOD anello con logo inciso in argento
VIVIENNE WESTWOOD collana con pendente orb in argento scuro
MAISON MARGIELA maglietta a maniche lunghe grunge con stampa
KILIAN eau de parfum Intoxicated
ACNE STUDIOS p/e 2024
DRESS LIKE DARK SPIRIT/
a cura di Alessia Davoli
lupetto a costine con maniche a volant
VIVIENNE WESTWOOD gonna in maglia con orlo a zigzag
un mood profondamente tenebroso per esprimere emozioni romantiche
VIVIENNE WESTWOOD collana a catena sottile con pendente a forma di scheletro umano in argento
CLINIQUE lip balm colorato Black Honey
TOM FORD eau de parfum Electric Cherry
ACNE STUDIOS borsa in pelle lucida con catena e tracolla con borchie ad aculeo
MAISON MARGIELA haute couture p/e 2024
SUGAR THRILLZ
mary jane effetto seta con fiocco e tacco quadrato
new romantic twilight zone/
styling di Alessia Davoli
photo assistance EMANUELE DALPIAZ @ IIF
make-up VANESSA UDOVICICH @ MBA ACADEMY hair RITA DELL’ORCO @ MBA ACADEMY
model ELLE COYNE @ ABC MODEL MILANO
maglia e gonna nere trasparenti CRISTIANO BURANI t-shirt bianca con spille e gonna con pizzo / archivio
rubriche
photo FEDERICA LORIA @ IIF MILANO
MILANO
strike a pose/
parisian ballroom
styling di Roberta Lo Verso
photo FEDERICA LORIA @ IIF MILANO
photo assistance EMANUELE DALPIAZ @ IIF MILANO
make-up VANESSA UDOVICICH @ MBA ACADEMY
hair RITA DELL’ORCO @ MBA ACADEMY
model ELLE COYNE @ ABC MODEL MILANO
top leopardato ZARA
culotte nere H&M
calze viola CALZEDONIA
stivali in pelle ASOS
collana SHELL
cappello basco e orecchini / archivio
glamorous voguing/ a cura di Roberta Lo Verso
tra pelle e canotte, il lato seducente della voguing dance
BORSALINO berretto da marinaio fucsia
PRADA cappello basco nero con logo
GIUSEPPE ZANOTTI cintura in pelle rosa con fibbia argentata
THE ATTICO occhiali da sole squadrati
ALEXANDER MCQUEEN pantaloni neri in pelle con zip a vista
COURRÈGES
MARTINE ROSE p/e 2024
SAINT LAURENT stivali a punta con tacco largo
DSQUARED2 p/e 2024
i’m a playful ghoul/
MARINE SERRE
maglione smanicato con motivo decorativo di luna crescente
BALENCIAGA
cappello in cotone effetto vissuto con dettagli in metallo
IFM PARIS p/e 2024
OTTOLINGER
borsa in pelle vegan argento con manici in gomma
COLLINA STRADA calzini dipinti a mano in cotone
ACNE STUDIOS orecchini in acciaio effetto anticato con catene
CHARLES JEFFREY LOVERBOY kilt in lana chiuso da fibbie in pelle
styling di Chiara Naretto
glamoursly chaotic
photo ANTONIO ALECCI @ IIF MILANO
photo assistance MATTEO COLELLA, SOFIA MENINI @ IIF MILANO
make-up VANESSA UDOVICICH @ MBA ACADEMY
hair RITA DELL’ORCO @ MBA ACADEMY
model FIORELA GIORGIS @ MANIFESTOMODELS
abito in chiffon di seta e bralette in crochet CRISTIANO BURANI
slip dress in satin con pizzo / archivio
trench monopetto in twill antigoccia ‘S MAXMARA collant rossi in pizzo GOLDENPOINT orecchini con perle e borchie PERLESEXY earcuff / archivio
Friend road/ styling di Francesca Papangelo
easiness da città
photo FEDERICA LORIA @ IF MILANO
photo assistance EMANUELE DALPIAZ @ IF MILANO
make-up VANESSA UDOVICICH @ MBA ACADEMY
hair RITA DELL’ORCO @ MBA ACADEMY model GIUSEPPE CIACCIA
bermuda in denim con tagli asimmetrici CRISTIANO BURANI
calze lunghe bianche in cotone PIER ONE calze lunghe fantasia tartan DANDY IRONIC SOCKS stivali bassi neri in pelle con lacci TIMBERLAND
grunge man version/ a cura di Francesca Papangelo
volumi oversize ed effetti used, ritorni di fiamma dagli anni ‘90
BALENCIAGA
BALENCIAGA
camicia a quadri in flanella di cotone
MAISON MARGIELA
zaino sportivo in nylon e pelle di vitello
camicia a quadri in flanella di cotone con cappuccio in pile
MARNI
jeans svasati 5 tasche in denim marmorizzato verde
CONVERSE
sneakers all star platform
Smoked Canvas
LOEWE t-shirt asimmetrica in cotone grigio melange
styling di Alessia Davoli
photo FEDERICA LORIA @ IIF MILANO
photo assistance EMANUELE DALPIAZ @ IIF MILANO
collana VIVIENNE WESTWOOD
creepers T.U.K. FOOTWEAR
dirty&glam/
ipnotico grunge
styling di Francesca Papangelo
photo FEDERICA LORIA @ IF MILANO
photo assistance EMANUELE DALPIAZ @ IF MILANO make-up VANESSA UDOVICICH @ MBA ACADEMY hair RITA DELL’ORCO @ MBA ACADEMY model ELLE COYNE @ ABC MODEL MILANO coppola grigia in tweed TATA abito midi a righe verticali con spacco laterale e gonna mini bianca in crinolina CRISTIANO BURANI felpa rigata a maniche lunghe ANERKJENDT calze lunghe fantasia tartan DANDY IRONIC SOCKS scaldamuscoli rosa in maglia FREDDY décolleté argento ZARA
pronti per la festa? parole d’ordine: color block, animalier e tanto luccichio it’s only friday night/ a cura di Roberta Lo Verso
DIESEL gonna midi drappeggiata e laminata
occhiali da sole zebrati
VERSACE top a corsetto azzurro e fucsia
JW PEI
borsa a mano mini in pelliccia sintetica arancione
GCDS
stivaletti morso in pelle
BALENCIAGA
SINEAD GOREY p/e 2024
CHRISTIAN COWAN p/e 2024
styling di Valentina Felisari
photo assistance MATTEO COLELLA, SOFIA MENINI @ IIF MILANO
make-up VANESSA UDOVICICH @ MBA ACADEMY hair RITA DELL’ORCO @ MBA ACADEMY
model FIORELA GIORGIS @ MANIFESTOMODELS foal top, gonna mini con applicazioni e cintura in velluto CRISTIANO BURANI calzini bianchi a coste TEZENIS décolleté slingback / archivio
photo ANTONIO ALECCI @ IIF MILANO
Bête humaine/
#METAMORFOSI
archivio
a cura di Chiara Naretto
mimesi, metamorfosi animale e il loro potere evocativo nel mondo della moda
CHET LO
IFM PARIS
SALVATORE FERRAGAMO
GUCCI
BODY WRAP/ a cura di
archivio
Roberta Lo Verso
#AVVOLGERE
il primo sistema pratico di costruzione dell’abito racchiude un gesto istintivo di unione
ROKH
MOSCHINO
RICK OWENS
16ARLINGTON
BUBBLES/
archivio
#GONFIO
a cura di Francesca Papangelo
COMME DES GARÇONS
lo stile torna ad alzare il volume con bolle, drappeggi
e palloncini
LOEWE
ALAÏA
CHLO É
FOOTPRINTS/
#BIGFOOT
a cura di Alessia Davoli
scultoree, mitologiche, esagerate, impossibili: le suole lasciano impronte nella storia
AVAVAV
COMME DES GARÇONS
FENG CHEN WANG
MARNI
RICK OWENS
giuliana matarrese di gender gap e altre discriminazioni
Giuliana Matarrese, Fashion Editor at large di Linkiesta Etc , e autrice del podcast
“La teoria della moda”. Foto: Davide Edoardo
Quando le chiediamo se è femminista, tira fuori
Carla Lonzi e Angela Davis, poi precisa: “non sono mai scesa in piazza, né ho fatto volantinaggio, se mi chiedi di definirmi femminista mi metti in difficoltà, perché essere femminista implica essere ‘attiviste’ e io non mi sono mai impegnata in tutte queste attività molto nobili, ma ovviamente è un tema che mi appassiona, ne parlo e scrivo volentieri. L’equità dei diritti aiuterebbe soprattutto le donne che vivono in contesti sociali più fragili. E farebbe bene a tutti, anche agli uomini”. Attenta all’ingrediente umano, dopo la laurea in lingue sogna di lavorare all’ONU, “sempre questi mestieri per i quali bisogna salvare il mondo”, poi un master la sposta verso il giornalismo. Alla moda non aveva mai pensato prima di scoprire con David Bowie che lo stile “dà il potere di assumere identità diverse, tutte piene di influenze che arrivano da cinema, arte, letteratura, musica”. A sentire lei, nelle redazioni milanesi approda passando dalla finestra, impossibile dalla porta: Glamour, L’Uomo Vogue, Icon, Marie Claire, Dust e Cap 74024 sono i magazine per cui scrive negli anni. Oggi è Fashion Editor at large di Linkiesta Etc, e autrice del podcast “La teoria della moda”. Si ispira al giornalismo di Irene Brin per la completezza e l’eclettismo. Non segue le tendenze nel vestirsi. E ricorda divertita un’intervista a Donatella Versace dove si presenta (esitante) con una Medusa Bag, su consiglio di un amico: “Signora Donatella, mi spiace essere così cafona da arrivare qui con la sua borsa, ma mi piace davvero molto. Lei mi guarda e dice: cara, hai fatto benissimo, ora me la metto anch’io. Così, no sense.”
Con Giuliana Matarrese abbiamo puntato riflettori sul divario di genere, un tema cruciale che andrebbe affrontato con risolutezza nel sistema moda. Perché al netto della retorica e delle polemiche d’istinto, le posizioni al vertice continuano a essere occupate da maschi, bianchi, meglio se attraenti.
IL GENDER GAP NELLE ALTE SFERE CREATIVE DELLA MODA È UN FALSO PROBLEMA, COME SOSTENGONO ALCUNI, O ESISTE UNA REALE DISPARITÀ DA AFFRONTARE E VINCERE?
Chi dice che è un falso problema mente sapendo di mentire, perché non è vero che siccome la maggior parte delle persone negli uffici stile (o anche nelle redazioni) è donna, allora c’è la parità. Alle più alte sfere le donne accedono in percentuali minime, pochissimi ceo, senior executive manager o direttori creativi sono di sesso femminile. Evidenza che risulta ancora più paradossale se si pensa che le donne rappresentano in media l’85% dell’intero corpo studentesco delle scuole di moda in Italia. In definitiva, le posizioni apicali sono sempre dei maschi bianchi e questo succede perché a scegliere è un ceo che, guess what?, è maschio bianco e seleziona persone che fisicamente gli somigliano. Questo problema per me ha una rilevanza folle, e non può essere affrontato in maniera superficiale.
STAI DICENDO CHE LA STAMPA SI SOTTRAE AL DIBATTITO SULLA DISCRIMINAZIONE DI GENERE O LO AFFRONTA IN MANIERA SBRIGATIVA?
La seconda. Perché, a parte alcuni casi, per esempio il WWD (Women’s Wear Daily), che, dati alla mano, nel novembre 2023 pubblicava un articolo intitolato “Why Are There So Few Female Creative Chiefs at the Big Fashion Houses?” in cui si rendevano note le percentuali di uomini e donne impiegati nei vari ruoli all’interno dei conglomerati del lusso, il resto sono polemiche estemporanee, abbastanza sterili, secondo me. La questione di cui stiamo discutendo, per esem-
pio, è venuta fuori di punto in bianco l’ottobre scorso, quando Seán McGirr è stato nominato direttore creativo di Alexander McQueen, sostituendo nel ruolo Sarah Burton, che era una delle pochissime donne in forza al gruppo Kering (attualmente in casa Pinault tutti i direttori creativi sono maschi). La notizia ha sollevato di botto un polverone, critiche anche ottuse, perché è vero che il problema esiste, ma non vorrei si tramutasse la questione in una battaglia aprioristica. Ai direttori creativi appena nominati vanno lasciate un paio di stagioni di tempo per comprendere la loro visione, e solo poi esprimersi in merito. Ci sono occasioni nelle quali il ruolo è affidato a un uomo che, nonostante il privilegio dato dal suo genere, si rivela la persona giusta per quella maison in quello specifico momento, e altre nelle quali è solo il genere, apparentemente, ad aver fatto ottenere occasioni che alle donne sono precluse. Riporto due esempi: a gennaio è stato nominato direttore creativo di Moschino Adrian Appiolaza, un argentino con una grandissima esperienza alle spalle, per ben dieci anni braccio destro (e sinistro) di J.W. Anderson da Loewe. Sui social immediate le contestazioni contro l’ennesima nomina al maschile. Tuttavia la sua prima sfilata ha trovato il plauso della critica. Ha convinto meno, al contrario, proprio lo scambio Sarah Burton-Seán McGirr: lui, trentacinquenne, sconosciuto nel mondo della moda, un altro maschio bianco, il cui esordio (obiettivamente difficile in una maison come quella fondata da Alexander McQueen), è stato aspramente criticato, a volte anche con troppa ferocia. Gli auguriamo comunque di trovare la sua strada presto.
SENZA CONTARE CHE LA MODA È SEMPRE STATA
CONSIDERATA “UN GIOCO DA RAGAZZE” E LA SUA STORIA È DENSISSIMA DI RITRATTI DI DONNE STILISTE. LE PIÙ SIGNIFICATIVE SECONDO TE?
Sicuramente Chanel, perché Coco negli anni Venti ha liberato le donne dai pastrani che usavano per fare sport, ha deciso di usare il jersey, un tessuto impiegato nell’abbigliamento intimo, e farne dei completi ultraconfortevoli, con i quali si potesse addirittura giocare a tennis. Un’altra: Jeanne Lanvin, fu la prima direttrice di maison illuminata a volere un nido aziendale (e qui non parliamo solo di moda ma di vita reale), convinta che le sue dipendenti per lavorare bene e portare avanti anche un percorso di maternità, che era sacrosanto, avessero bisogno di alcune agevolazioni. Sono passati cento anni e ancora oggi non è così scontato avere il nido aziendale, no? E poi c’è Rosa Genoni, la vera madre della moda italiana, che si adoperò per scalfire il primato
della couture francese agli inizi del ‘900, sostenendo e valorizzando con le sue creazioni il “fatto in Italia”. Era una donna impegnata anche nelle battaglie per l’emancipazione femminile, amica di Anna Kuliscioff, una delle principali esponenti del partito socialista. Di lei ricordiamo l’abito Primavera, oggi esposto a palazzo Pitti, a Firenze, e poco altro poiché la sua memoria è stata cancellata dal regime fascista al quale non si piegò. Altra italiana è Germana Marucelli: anche lei si oppose al predominio dell’haute couture francese, si dice addirittura che avesse anticipato di qualche mese il new look lanciato da Dior nel 1947. Germana fu una donna estremamente preparata, diede profondità alla moda avvicinandola ad altri mondi culturali, sia tramite il suo salotto milanese del giovedì (frequentato dall’intellighenzia dei suoi tempi), sia attraverso le sue creazioni, che nascevano da confronti con architetti, scenografi, pittori e artisti vari. Fece della cultura oltre che della moda, la sua ragione di vita. Di tutte loro dovremmo ricordarci molto, molto di più.
SEI DALLA PARTE DI CHI SOSTIENE CHE LE DONNE POSSANO VESTIRE MEGLIO DEGLI
UOMINI I CORPI FEMMINILI?
Non necessariamente. Credo che il lavoro di un creativo sia come quello di un attore, occorre immedesimarsi, più riesci a farlo, più rendi. Resta il fatto che trent’anni di visione del femminile e della sua complessità, filtrata dalla lente di un uomo e puntualmente ridotta all’utilizzo del corpo come strumento di potere sessuale, non è esattamente l’immaginario che sognavo da bambina, ecco, diciamo così.
NEL MANAGEMENT NON SEMBRA ANDARE MEGLIO, LE DONNE SONO SEMPRE SOTTORAPPRESENTATE NEI VERTICI AZIENDALI. CONOSCI PER CONTRO ESEMPI DI IMPRESE VIRTUOSE SULLA PARITÀ DI GENERE?
Posso dire una cosa? No. In Italia siamo messi molto male. Secondo la ricerca “Donne e Moda”, realizzata lo scorso anno dall’ufficio studi della società di consulenza e revisione PwC, in collaborazione con il Foglio della Moda, poco più di 2 donne su 10 siedono nei Cda delle aziende di moda, un dato lontano dalla media globale ed europea che è del 33%, dove spiccano il 50% della Francia, il 38% degli USA e il 29% della Germania. La prevalenza delle donne – quote rosa – risulta tra gli operai del tessile; quindi, le donne
esistono nella moda, ma nelle posizioni basse. Oppure nei quadri, ma a fronte di un 26,9% di impiegate solo lo 0,3% occupa posizioni dirigenziali. Davanti a questi dati, come faccio a trovarvi un esempio virtuoso?
RITIENI CHE ANCHE NEL MONDO DEL GIORNALISMO DI MODA CI SIANO CHIUSURE NEI CONFRONTI DELLE DONNE?
Mica solo una. Nel giornalismo di moda in Italia ci sono tantissimi problemi: è un mondo elitista, grassofobico, razzista, mal pagato, riesci a costruirti una carriera solo se sei ricca e puoi farti mantenere dai genitori. Ah certo… poi siamo ovviamente anche sessisti, abbiamo tutto il quadro completo.
A BEN GUARDARE LA DISCRIMINAZIONE OCCUPAZIONALE NON È L’UNICO INCIAMPO DELLA MODA NEI CONFRONTI DELLE DONNE, SUL LORO CORPO ANCORA LO STIGMA DEL SOVRAPPESO. LA BODY POSITIVITY NON HA RETTO:
FONTI DI STAMPA RIFERISCONO CHE
SULLE PASSERELLE DI MILANO, LO SCORSO FEBBRAIO, IL 99% DELLE USCITE FOSSE INDOSSATO DA MODELLE TAGLIA 36/40. GRASSOFOBIA O LOGICHE PRODUTTIVE?
Tutte e due le cose. Perché il mondo della moda sicuramente è grassofobico, lo abbiamo già detto e ormai è un dato comprovato. Però lo sviluppo delle taglie è una pratica industriale che costa tanto. Quindi è molto più facile mandare in passerella una modella con una taglia 50, fingendosi alleati della body positivity o della body neutrality, che mettere in produzione serie che comprendano realmente quella misura. Perché il brand sviluppa industrialmente taglie massimo fino alla 44.
PENSI CHE L’INCLUSIVITÀ SI SIA SPOSTATA
SULL’AGE DIVERSITY (MODELLE DAI 50 ANNI IN SU IN PASSERELLA E NELLE PUBBLICITÀ). PERCHÉ?
Certo, è più facile. Per la moda l’importante è che tu sia magra, l’età non conta. Se hai 70 anni e porti la 40 sei comunque una gran figa e quindi non dai fastidio, non è un problema, non devo preparare un abito ad hoc per te, puoi indossare le taglie delle indossatrici più giovani e io al contempo mi intasco la monetina del tokenism, perché ho detto che mi piacciono le signore con più di 40 anni. E poi è anche una questione di potere d’acquisto: negli Stati Uniti, in Corea del Sud e Cina, che sono reali bacini del mondo economico, sono baby boomer e la
Gen X ad avere il vero spending power ed è ovvio che vedendosi rappresentati su una passerella, sono anche più propensi a dare dei soldi a una maison invece che a un’altra.
TEMPO FA IN UN’INTERVISTA AL CORRIERE DELLA SERA GIORGIO ARMANI SI È DETTO STUFO DI VEDERE DELLE “MATTE IN MUTANDE” GIRARE PER VIA MONTENAPOLEONE. RITIENI, COME ARMANI, CHE GLI INDUGI SULLA NUDITÀ
SIANO UN SEGNALE DI OGGETTIVAZIONE DEL CORPO FEMMINILE?
Armani in quel caso si riferiva a Bianca Censori la moglie di Kanye West, che in quei giorni era stata avvistata per via Montenapoleone con un abbigliamento poco coprente. Però Bianca Censori non è una persona comune e vestirsi in modo eccessivo rispetto agli standard ordinari, scioccare per poi arrivare sui giornali, è il suo mestiere. A me non stupisce che un signore di quasi 90 anni tragga una teoria generale “le matte in mutande” da un evento particolare, mi stupisce che a farlo sia un creativo della sua caratura, uno che ha visto succedere e ha fatto succedere delle rivoluzioni. E poi, sinceramente, posso dire una cosa? Io di uomini che dicono alle donne come si devono vestire sono anche molto stanca.
SE AVESSI POTERE DECISIONALE NEL RISIKO DEI DIRETTORI CREATIVI, QUALE DESIGNER DONNA SCEGLIERESTI ALLA GUIDA DI QUALE BRAND?
Martine Rose da Louis Vuitton uomo, al posto di Pharrel Williams.
BLIND EXCESS
photographer ALESSANDRO BIANCHI
stylist FRANCESCA PAPANGELO
stylist assistant ROBERTA LO VERSO make-up
ELIDORA MANFREDI
hair SARA ZOLLO
models TRENDY, MUKUNDA, NAMIDA
blazer midi customizzato MORE LOVE
pantaloni tartan BERSHKA
SINISTRA • giacca denim bicolore CRISTIANO BURANI
gonna patchwork CARLOTTA BONIOTTI
collant a rete CALZEDONIA
boots NEW ROCK
CENTRO • abito mini CRISTIANO BURANI
pantaloni denim LEVI’S
stivali platform DR. MARTENS
DESTRA • blazer midi customizzato MORE LOVE t-shirt nirvana OVS
pantaloni tartan BERSHKA
boots NEW ROCK
accessori / archivio
total look MANUELA ESPOSITO e
LEONARDO EMPORIO
boots NEW ROCK
accessori / archivio
collane / archivio
abito mini CRISTIANO BURANI accessori / archivio
DESTRA • gilet di maglia SILVIA DI NINNO
maglia traforata ZARA pantaloni customizzati MORE LOVE choker con borchie / archivio
SINISTRA • gilet di maglia SILVIA DI NINNO orecchini con borchie PLANET K CREATIONS accessori per capelli / archivio
gilet di maglia SILVIA DI NINNO
pantaloni denim MNML
boots NEW ROCK
orecchini con borchie PLANET K CREATIONS
gilet di maglia SILVIA DI NINNO
maglia traforata ZARA pantaloni customizzato MORE LOVE choker con borchie / archivio
capospalla patchwork CARLOTTA BONIOTTI pantaloni customizzati MORE LOVE sneakers con borchie CONVERSE accessori / archivio
capospalla patchwork CARLOTTA BONIOTTI
accessori / archivio
t-shirt rigata bicolore H&M
blusa in tulle con volant CRISTIANO BURANI
shorts in pelle stringati CARLOTTA BONIOTTI
collant smagliate CALZEDONIA
collane / archivio
giacca denim bicolore CRISTIANO BURANI gonna patchwork CARLOTTA BONIOTTI collant a rete CALZEDONIA boots NEW ROCK
blazer con applicazioni in crochet SILVIA DI NINNO orecchini scultura in metallo / archivio
maglia crop in lana merinos BEAMA gonna in tessuto tecnico con borchie e pantaloni in pizzo azzurri MEEND.1 chocker con borchie e anello / archivio
abito con corsetto e nastri MEEND.1 maglia crop in lana merinos BEAMA orecchini con perle e borchie PERLESEXY
maglia crop in lana merinos BEAMA
gonna in tessuto tecnico con borchie e pantaloni in pizzo azzurri MEEND.1 ballerine in pelle con borchie / archivio
blazer con applicazioni in crochet SILVIA DI NINNO dolcevita nude in rete e pantaloni in chiffon grigio perla CRISTIANO BURANI orecchini scultura in metallo / archivio
abito in pizzo con perle CARLOTTA BONIOTTI collana in lana merinos con perle BEAMA collana di perle, nastro di pelle e crocifisso in perle / archivio
collana in lana merinos con perle BEAMA collana di perle, nastro di pelle e crocifisso in perle / archivio
abito con corsetto e nastri MEEND.1 maglia crop in lana merinos BEAMA orecchini con perle e borchie PERLESEXY
top in pizzo con maniche fantasia MEEND.1
leggings mesh con perle CRISTIANO BURANI
culotte nere in microfibra INTIMISSIMI
orecchini a croce e chocker in pelle / archivio
photographer
IN VOGUE
GIADA CUZZOCREA
photo assistant MATTEO
COLELLA
stylist MARTINA RUOPPO
make-up and hair MORENA FAZZINA
model
EMILLY VICTORIA GAIA DI PAIVA @ BOOM MODELS AGENCY
canottiera in raso bianca con pizzo INTIMISSIMI gonna in pizzo bianca ZARA collana bianca di perle con cuore e calzini a rete con fiocchi bianchi CIDER collana di perle rosa / archivio orecchini di pizzo a fiore bianchi LO SCRIGNO DI MILLY lip gloss rosato GISOU
vestito rosso con paillettes CRISTIANO BURANI pantaloni di raso CARLOTTA BONIOTTI gioielli / archivio manicotto di rete ZARA
corsetto ricamato VINTAGE body in tulle con perle e pantaloni oversize CRISTIANO BURANI
gioielli LO SCRIGNO DI MILLY
abito ricamato con perle CARLOTTA BONIOTTI
slingback di pelle / archivio gioielli LO SCRIGNO DI MILLY profumo chanel n.5 CHANEL
abito lungo di rete, reggiseno e slip zebrati CRISTIANO BURANI
cintura a cuori / archivio
gioielli LO SCRIGNO DI
MILLY
photographer GIADA PAPA
stylist
BORN IN WILDLIFE
make-up and hair
models
VALENTINA FELISARI
TAMTA BARAMIA
LYUDMILA PLATIKA
top maculato ZARA gonna e occhiali da sole POMAND È RE guanti in tulle operati MAISON CLOSE décolleté leopardate PRIMADONNA orecchini e bracciali / archivio
blazer oversize nero da uomo COSE
top animalier MONTEGALLO ALICE CATENA collant animalier CALZEDONIA
guanti, orecchini, bracciali e collana / archivio anello STELLAZETA
top viola CLARISSA BALOSSI AFOLMODA calze bianche CALZEDONIA gonna e accessori / archivio
photographer ANTONIO ALECCI
RAVIA KAUR
108 UND ERSTATEMENT
make-up and hair
MA YIHAN @ THE ONE MODELS MGMT
stylist
ALESSIA MARTINO model
maglione unisex YOURTURN pantaloni cargo H&M
cannottiea bianca ZARA
mocassini di pelle STRADIVARIUS
completo POMAND È RE maglietta bianca e ballerine H&M
abito lungo con maxi volant SOUVENIR
cappello MONTEGALLO mocassini di pelle STRADIVARIUS
blazer e ballerine H&M
camicia ZARA pantaloni cargo PULL&BEAR
blazer H&M
camicia ZARA
duran lantink
Due volte finalista dell’LVMH Prize, nel 2019 e 2024, l’olandese Duran Lantink studia fashion design alla Gerrit Rietveld Academie di Amsterdam e completa la formazione in fashion matters alla Sandberg Academie. Crea il suo marchio nel 2019 fondendo concetti come sostenibilità, inclusione, tecnologia. Il suo stile audace e inconfondibile, che fa di lui uno una delle figure più influenti e innovative nel panorama del fashion contemporaneo, promuove l’uso di materiali riciclati e capi second hand trasformati, con la tecnica dell’upcycling, in modelli sovradimensionati, stravaganti e customizzabili. Le collezioni Duran Lantink hanno già conquistato un posto in vetrina da H. Lorenzo di Los Angeles, Joyce a Hong Kong, Concrete ad Amsterdam e Browns a Londra, e vestito star internazionali tra cui Beyoncé, Billie Eilish, City Girls, Lizzo, Grimes e Janelle Monae.
di Ravia Kaur
niccolò pasqualetti
Niccolò Pasqualetti, 29 anni, è tra i designer che stanno ridefinendo la moda contemporanea. Vincitore del Premio Franca Sozzani e dei CNMI Fashion Trust Grant nel 2023 e nel 2024, è stato l’unico italiano tra i finalisti al Premio LVMH del 2024. Originario di un piccolo comune toscano ma cittadino del mondo – tra la formazione allo IUAV di Venezia, gli studi in Belgio, il master alla Saint Martins e la gavetta da The Row a New York e Loewe a Parigi –Pasqualetti ha fondato il suo brand nel 2021, affidandosi ad artigiani italiani per la realizzazione di collezioni senza tempo, volte a ridefinire il concetto di “essenziale”. Vivendo tra Parigi e la sua Toscana natale, progetta capi ergonomici senza confini di genere, realizzati secondo i codici sartoriali italiani, rileggendo la storia della moda tramite uno sguardo curioso, libero, fluido.
di Chiara Naretto
s.s.daley
Steven Stokey-Daley è il nome per esteso del designer del brand S.S. DALEY. Si laurea alla University of Westminster nel 2020 con una collezione attenzionata dallo stylist Harry Lambert e inserita nel video “Golden” di Harry Styles. Lancia la sua etichetta nello stesso anno e matura esperienza nel menswear di Alexander McQueen e Tom Ford. Il suo progetto, che comprende collezioni uomo e donna, rilegge il british heritage in chiave eccentrica, trasferendolo in un contesto fluido e sostenibile. Con la sua visione estetica, che mixa riferimenti colti alle influenze dell’alta società britannica e della classe operaia di Liverpool, si aggiudica numerosi riconoscimenti: nel 2021 il premio BFC NewGen; nel 2022 l’LVMH prize e il British Fashion Awards, come miglior emergente; nel gennaio 2024 è Guest Designer di Pitti Uomo. Nel 2024 Harry Styles entra come investitore di minoranza nel brand.
Foto
di Steven Stokey-Daley: Trisha Ward. Foto della
sfilata::
Courtesy of Pitti
Uomo press office
di Alessia Davoli
ssheena
Sabrina Mandelli fonda Ssheena nel 2018, alla fine di un percorso che dai banchi della Marangoni di Milano la porta a sviluppare competenze presso gli uffici stile di molti brand tra cui Off-White. Il rapporto creativo con Virgil Abloh dura otto anni, un periodo che le consente di costruirsi basi solide e raggiungere la maturità artistica per creare il suo brand. La chiave stilistica e creativa di questo progetto è in linea col mondo del workwear, rivisto attraverso un’ottica sensuale rintracciabile in volumi, tagli e aperture che forniscono finestre di nudo senza valicare il confine della volgarità. La sua cifra è l’indipendenza dai diktat estetici del mercato, unicità che si allarga anche alle scelte economiche, commerciali e culturali del brand. “Non credo ci siano vestiti giusti o sbagliati – dice la fashion designer – sono il personaggio e l’atmosfera che ci stanno dietro e che descrivono uno stile a fare la differenza. E lo stile si nutre di cultura, non di vestiti”.
madame vionnet, permette qualche domanda?
Già, ci siamo lasciati tentare anche noi dal gioco dell’intervista impossibile realizzata con AI. Un divertissement 4.0 che ci ha guidato alla scoperta di Madeleine Vionnet (1876-1975), regina dello sbieco e terrore dei corsetti. La sarta francese che ha deviato il corso della moda, liberando le donne da rigidità vestimentarie, strutture e costrizioni, mettendone in risalto femminilità, sensualità ed eleganza in modo naturale e spontaneo. (Avrebbe risposto davvero così alle nostre domande?)
COME DEFINISCE E INTERPRETA L’IDEA
DI DONNA NELLE SUE CREAZIONI?
Per me una donna è la perfetta combinazione di bellezza naturale, forza e grazia. Quando creo un abito, immagino una donna che si sente libera e sicura di sé. Utilizzo il taglio sbieco perché permette al tessuto di seguire le linee del corpo in modo naturale, esaltandone la sensualità senza costringerlo. Credo che la vera eleganza risieda nella purezza del design, senza la necessità di decorazioni elaborate. Voglio che ogni donna che indossa i miei abiti si senta come una dea, libera di muoversi e di vivere la sua vita senza restrizioni.
IL REALE INTENTO DIETRO LE SUE INNOVAZIONI SARTORIALI?
Quello di liberare il corpo femminile dalle costrizioni della moda del mio tempo. Il mio obiettivo è quello di celebrare la femminilità e l’individualità delle donne attraverso l’abbigliamento, consentendo loro di esprimere sé stesse in modo autentico e senza compromessi.
QUAL È IL SUO RAPPORTO COL TESSUTO?
È un rapporto profondo e intimo. Lo considero il mezzo per esprimere la mia creatività e trasformare le mie visioni in realtà. Scelgo sempre tessuti pregiati come la seta e lo chiffon, che si muovono con eleganza e leggerezza, quasi come se danzassero con la donna che li indossa.
COME SI È EVOLUTO IL SUO APPROCCIO ALLA
MODA NEL CORSO DELLA SUA CARRIERA?
In principio ero focalizzata sulla ricerca della perfezione tecnica. Ma col passare del tempo, ho realizzato che la moda non è solo creare abiti belli, ma anche comprendere e rispondere alle esigenze delle donne. Ho sempre cercato di spingere confini della moda, sperimentando nuovi materiali, tecniche e concetti. Ho visto la moda evolversi notevolmente nel corso degli anni, e ho cercato di rimanere rilevante e autentica. In fondo, il mio approccio è sempre stato guidato dalla passione e dalla curiosità.
Madeleine Vionnet fotografata da Cecil Beaton, 18 maggio 1953
QUAL È LA SUA PRINCIPALE FONTE DI ISPIRAZIONE?
La donna stessa. Ogni donna che incontro, con la sua bellezza unica e la sua forza interiore, mi ispira e mi motiva a creare abiti che celebrino la sua individualità e la sua femminilità. La diversità delle donne e delle loro storie è una fonte infinita di ispirazione per me, e cerco di riflettere questa diversità nelle mie creazioni.
QUANTE ORE AL GIORNO
DEDICA AL SUO LAVORO?
Mi sveglio solitamente al sorgere del sole. Amo iniziare la giornata con una passeggiata nei giardini della mia casa, prendendo ispirazione dalla natura che mi circonda. Dopo aver fatto un po’ di ginnastica leggera per mantenere il mio corpo attivo, mi ritiro nello studio a lavorare. La mia giornata è dedicata interamente alla moda. Passo ore immersa nei miei disegni, esplorando nuove idee e creando bozzetti per le mie prossime collezioni. Mi piace lavorare in un ambiente tranquillo, circondata dalle mie creazioni e da oggetti d’arte che mi ispirano. Durante la giornata, faccio anche delle pause per incontrare il mio team di artigiani e sarti. Discutiamo, condividiamo idee e affiniamo dei progetti in corso. Nel pomeriggio, faccio spesso visita alle mie boutique per controllare le nuove collezioni e interagire con i miei clienti.
E LA SERA?
È il momento in cui mi rilasso e mi dedico alle cose che amo di più: la famiglia, la buona cucina e la musica. Mi piace cenare con miei cari, condividere storie e risate, e lasciarmi trasportare dalla bellezza della musica classica che riempie la mia casa. Prima di andare a dormire, faccio sempre un momento di riflessione silenziosa.
PASSATEMPI E INTERESSI AL DI FUORI DELLA MODA?
La mia ispirazione viene spesso dalla scultura greca, che celebra la bellezza del corpo umano in modo puro e raffinato. Uno dei miei più grandi interessi è l’arte. Amo visitare gallerie d’arte e musei, lasciandomi ispirare dalle opere di grandi maestri e artisti contemporanei. La bellezza e l’espressione artistica mi stimolano e mi aiutano a mantenere viva la mia creatività. Mi piace anche trascorrere del tempo nella natura, che trovo estremamente rigenerante. Mi piace passeggiare nei giardini della mia casa o immergermi nella bellezza dei parchi pubblici. La natura è una fonte infinita di ispirazione, e mi aiuta a trovare la pace e l’equilibrio interiore.
LEI STRINSE UNA COLLABORAZIONE
PROFESSIONALE CON L’ARTISTA THAYAHT. LE PIACEREBBE RIPETERE L’ESPERIENZA
OGGI E CON CHI?
Vorrei lavorare con qualcuno che abbia una visione moderna, fresca, audace, ma rispettosa della storia della moda e sia aperto a esplorare nuove tecniche e materiali. Vorrei che insieme potessimo sfidare i confini della moda e a celebrare la bellezza e la diversità delle donne. Iris van Herpen, Rick Owens, Simone Rocha, Dries Van Noten , Marta Marques e Paulo Almeida (Marques’Almeida) ritengo potrebbero portare una ventata fresca alla mia estetica classica.
DAI SODALIZI AGLI ANTAGONISMI: CI
DICA QUALCOSA SULLA FAIDA CHANELSCHIAPARELLI, NE ERA AL CORRENTE, PER CHI PARTEGGIAVA?
La rivalità tra Coco Chanel e Elsa Schiaparelli era ben nota nell’industria della moda parigina degli anni ‘30 e ‘40, entrambe erano figure di spicco nella moda francese e rivendicavano ciascuna la supremazia della propria estetica. Penso che la loro rivalità abbia aggiunto una certa vivacità e drammaticità al mondo della moda parigina di quel tempo. Personalmente, ho sempre cercato di rimanere al di sopra delle dispute e dei conflitti personali. Ho rispettato entrambe le designer per il loro talento e la loro visione unica, anche se le loro estetiche erano molto diverse dalla mia.
COSA PENSA DELLA TENDENZA DEI
NOSTRI GIORNI A SCOPRIRE MOLTO
IL CORPO FEMMINILE?
Ho sempre creduto che l’eleganza risieda nell’equilibrio tra mostrare e suggerire. La moda deve esaltare la bellezza naturale del corpo senza esporlo eccessivamente. La sensualità può essere espressa attraverso la fluidità del tessuto, il taglio perfetto e la qualità dei materiali, piuttosto che con l’esposizione del corpo. Tuttavia, posso dire che la moda è un riflesso dei tempi e della società. È naturale che ci siano tendenze che esplorano confini della decenza e dell’espressione personale. Ogni epoca ha suoi momenti di audacia e provocazione.
a che punto siamo col metaverso?
Metazens, avatar, skin, NFT, visori e piattaforme. Sono parole che qualche tempo fa facevano parte del nostro lessico familiare, poi la bolla della novità è scoppiata e di metaverso se ne parla sempre meno. Eppure questo ecosistema digitale continua a insinuarsi nei progetti di imprese e privati. Abbiamo chiesto alla giornalista Valeria
Volponi, autrice del libro Moda e metaverso di aggiornarci sulle potenzialità dei mondi immersivi e sul loro stato di avanzamento.
IL METAVERSO È ANCORA UN AMBITO TERRITORIO DI CONQUISTA O UN MONDO SUPERATO?
Il metaverso e i mondi immersivi rappresentano senz’altro una grande opportunità innovativa di ampliare gli orizzonti commerciali e immaginifici anche per le aziende di moda, ma al momento esistono una serie di temi che dovranno necessariamente essere affrontati prima di poterlo considerare a tutti gli effetti una nuova piattaforma di confronto e sperimentazione. La scarsa o nulla regolamentazione del settore, la privacy e la tutela dei dati personali e soprattutto il pericolo di non riuscire a distinguere ciò che è vero, verosimile o falso rappresentano le principali sfide per il settore.
SE NE PARLA MENO, PERCHÉ?
Essendo una realtà legata a doppio filo alle tecnologie più avanzate, il target di riferimento è inevitabilmente quello più giovane, abituato alla interazione in Web3. Le generazioni precedenti fanno più fatica ad avvicinarcisi. In secondo luogo, subentra il fattore economico: un visore da 3k, utile per vivere appieno l’esperienza del metaverso, non è sicuramente alla portata di tutti. Ma le cose cambieranno probabilmente in un futuro non troppo lontano: ne sono un esempio gli smart glasses di Rayban e i progetti su cui molte altre aziende si stanno concentrando, perfezionandoli.
LE AZIENDE DELLA MODA CONTINUANO A SVILUPPARE PROGETTI MIRATI?
Alcune aziende, come Balenciaga, affermano di avere come obiettivo il creare delle opzioni più sostenibili attraverso collezioni virtuali, come quella di Fortnite, ma è innegabile che questa azione rappresenti soprattutto un aprirsi a diverse possibilità di guadagno. Un altro esempio lampante di rapporto tra moda e metaverso può essere la collezione MetaTabi di marzo 2024 di Maison Margiela, costituita da capi indossabili nella realtà aumentata, NFT, eventi ed esperienze di gioco coinvolgenti.
QUALI SONO LE OPPORTUNITÀ CHE IL METAVERSO E I MONDI IMMERSIVI OFFRONO AI BRAND?
Durante la celebrazione degli AI Fashion Week, tra i giovani designer emergenti sono stati scelti dei vincitori che hanno avuto l’opportunità di vendere su Revolve i loro capi creati nel metaverso. In generale, chi ha un approccio strategico corretto e strutturato può in effetti aprirsi a nuovi target, attivando inedite opportunità di dialogo ed engagement.
QUALI SONO LE PRINCIPALI
POTENZIALITÀ DI SVILUPPO?
Le potenzialità di sviluppo sono direttamente proporzionali alla velocità di sviluppo tecnologico e i principali ambiti di applicazione sono sostanzialmente tre: lavoro e formazione, viaggi e intrattenimento.
L’ATTENZIONE DEL PUBBLICO SI È SPOSTATA VERSO L’AI?
L’intelligenza artificiale è entrata nella nostra quotidianità. È il fenomeno del momento, uno spazio bianco a disposizione di tutti, finalizzato a costruire nuove strategie, enfatizzare nuovi valori, con accesso e partecipazione più inclusivi.
e https://www.one37pm.com/gaming/balenciaga-fortnite-collaboration-fashion-gaming
In alto a destra: Valeria Volponi, autrice del libro “Moda e Metaverso”
IN LIBRERIA Moda e metaverso (edizioni Franco Angeli) di Valeria Volponi riflette sulla costruzione dell’identità di marca tra NFT, communities e social commerce
aurora zambetti tutto merito di hannah montana
Diplomata alla MKS Milano Fashion School, Aurora Zambetti, 23 anni, è la vincitrice del Fashion Design Contest di Shima
Seiki Italia edizione 2023-2024. La sua capsule ha convinto la giuria ed è sbarcata a Pitti Filati lo scorso giugno, all’interno
dello stand Shima Seiki, leader nella produzione di macchine per maglieria. “La moda? L’ho scoperta con la TV”.
COSA TI HA PORTATO VERSO LA MODA E QUAL È IL RICORDO PIÙ BELLO DEI TRE ANNI TRASCORSI SUI BANCHI DELLA MKS MILANO FASHION SCHOOL?
CHE EFFETTO TI HA FATTO VINCERE IL FASHION
DESIGN CONTEST DI SHIMA SEIKI ITALIA?
A dire il vero non me l’aspettavo, è stata una sorpresa grande! Non per falsa modestia, ma ritengo che molti dei partecipanti, a livello tecnico, parlo di disegno, fossero più talentuosi di me. Evidentemente ho saputo trasmettere l’idea e tutte le emozioni racchiuse nel progetto. Vincere il concorso ed esporre le mie creazioni a Pitti Filati è stata una bella iniezione di fiducia in me stessa, una spinta ad affrontare il futuro con qualche sicurezza in più.
DA DOVE È ARRIVATA L’ISPIRAZIONE PER REALIZZARE LA CAPSULE DI MAGLIERIA CON LA QUALE TI SEI AGGIUDICATA IL PREMIO?
Il mondo di riferimento è stato quello di Giorgio Armani, ho scommesso su uno stile contemporaneo, lineare, pulito. Partendo da questa estetica, ho ampliato la visione ispirandomi all’universo. Nello specifico ho esplorato le costellazioni, facendo tanta ricerca per rendere al meglio l’idea. Ho tradotto tutto in un abito tubino blu scuro, collo alto e maniche a tromba, con le costellazioni in stampa 3D a rilievo e in contrasto di colore. Da indossare con un bomber cropped, maniche a tre quarti e collo imbottito. L’outfit è stato realizzato con un filato misto seta leggerissimo, grazie alla collaborazione del team di Shima Seiki Italia.
Fa un po’ sorridere questa cosa, ma devo ammettere che l’interesse verso la moda è nato grazie a Hannah Montana: ero una bambina, guardavo la serie in tv, e il suo guardaroba mi faceva sognare, pensavo “anch’io voglio avere una cabina armadio così”, sembrava La Rinascente. In seguito, alle scuole superiori, soprattutto durante la pandemia in cui ho avuto il tempo di riflettere, mi sono detta “voglio fare una cosa che mi piaccia davvero, che mi renda felice”, da lì la decisione di studiare da fashion designer. Il ricordo che porterò con me… sicuramente le persone: i compagni e gli insegnanti che mi hanno sempre supportata e incoraggiata nel percorso, soprattutto nei momenti di down. Grazie a loro ho imparato a credere in me stessa. E poi sicuramente è stato bello, emozionantissimo, vincere il contest di Shima e leggere l’orgoglio negli occhi dei miei professori.
QUALE SARÀ IL PROSSIMO PASSO E COME IMMAGINI IL TUO FUTURO?
Questo percorso formativo mi ha fatto capire che voglio lavorare in questo mondo ed è già una prima certezza; magari approfondirò altri aspetti del mestiere sia sul campo sia attraverso lo studio. A livello professionale non intendo precludermi niente: occhi aperti e determinazione.
LO STILE DI AURORA ZAMBETTI IN TRE PAROLE. Contemporaneo, street, oversize.
speciale U.S.A. Fondazione IES Abroad Italy
18 giovani stylist
americani, ospiti della MKS Milano Fashion School in collaborazione con Fondazione IES Abroad Italy, hanno interpretato in chiave anni ’90 lo stile di Cristiano Burani
styling BRIDGET STEBELMAN model ARIANNA TUCCILLO
WAVE MANAGEMENT
make-up
VANESSA UDOVICICH, SARA ZOLLO @ MBA ACADEMY hair
RITA DELL’ORCO @ MBA ACADEMY
photo MARIOLINA SCIACCA @ IIF MILANO
@
photo ANTONIO ALECCI @ IIF MILANO styling MIA BILARDO
model YASMINA SARACINO @ ELITE MODEL MANAGEMENT
photo RICCARDO MATTERAZZO @ IIF MILANO
styling JASMINE ANDERSON
model EKATERINA OSIPOVICH @ ED MANAGEMENT
photo MARIOLINA SCIACCA @ IIF MILANO
styling MIA SCHWIND
model ARIANNA TUCCILLO @ WAVE MANAGEMENT
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styling HALEY LOVE
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model DIANA ALEXANDRA ANGELESCU @ ELITE MODEL MANAGEMENT
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styling MIAH AVILA
model EKATERINA OSIPOVICH @ ED MANAGEMENT
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styling KIYAH THORNE
model ARIANNA TUCCILLO @ WAVE MANAGEMENT
photo SOFIA MENINI @ IFF MILANO
styling DANIELA MARTINEZ-PAZ
model DIANA ALEXANDRA ANGELESCU
@ ELITE MODEL MANAGEMENT
photo SOFIA MENINI @ IFF MILANO
styling JULIANA ROBINSON
model DIANA ALEXANDRA ANGELESCU
@ ELITE MODEL MANAGEMENT
photo RICCARDO MATTERAZZO @ IIF MILANO
styling ZHANSAYA AZHDAROVA
model EKATERINA OSIPOVICH @ ED MANAGEMENT
photo RICCARDO MATTERAZZO @ IIF MILANO
styling LUCY BATTAFARANO
model EKATERINA OSIPOVICH @ ED MANAGEMENT
photo ANTONIO ALECCI @ IIF MILANO styling EVE ELLIS
photo MARIOLINA SCIACCA @ IIF MILANO
styling KRISTEN KRYZLE SISON
model ARIANNA TUCCILLO @ WAVE MANAGEMENT
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model ARIANNA TUCCILLO @ WAVE MANAGEMENT
photo ANTONIO ALECCI @ IIF MILANO styling AMANDA CITRON model YASMINA SARACINO @ ELITE MODEL MANAGEMENT
photo ANTONIO ALECCI @ IIF MILANO
styling KAIA EBEL
model YASMINA SARACINO @ ELITE MODEL MANAGEMENT
photo ANTONIO ALECCI @ IIF MILANO
styling EDEN COLEMAN
model YASMINA SARACINO
@ ELITE MODEL MANAGEMENT
ARIETE VIVIENNE WESTWOOD di Chiara Naretto
archetipo: guerriero
• coraggioso
• determinato
• creativo
• ribelle
• prepotente
• provocatorio
“L’unico motivo per cui faccio moda è fare a pezzi la parola ‘conformismo’.”
LEONE
COCO CHANEL di Alessia Davoli
archetipo: sovrano
• autoritario
• attaccato al potere
• iracondo
• leader
• litigioso
• generoso
TORO
DONATELLA VERSACE di Martina Ruoppo
archetipo: amante
• sensuale
• edonista
• sicuro
• prudente
• ostinato
• eclettico
“La crisi è una grossa opportunità: offre più stimoli alla creatività, ci si confronta di più, nascono più idee.”
“Io sono un leone e, come lui, tendo gli artigli per evitare che qualcuno mi faccia del male. Ma credetemi, soffro più a graffiare che a essere graffiata.”
VERGINE TOM FORD di Benedetta Bertipaglia
archetipo: cercatore
• assetato di conoscenza
• ordinario
• intraprendente
• inarrestabile
• ambizioso oltremodo
• instabile
“Per tutta la vita ci teniamo occupati con impegni fittizi che non sono importanti.”
. .
SAGITTARIO
ALESSANDRO MICHELE di Roberta Lo Verso
archetipo: innocente
• indipendente
• collezionista
• curioso
• avventuroso
• indeciso
• sognatore
“Nella mia vita non smetto mai di fare, è come una preghiera.”
CAPRICORNO
ANN DEMEULEMEESTER di Valentina Felisari
archetipo: orfano
• concreto
• rigoroso
• perseverante
• introverso
• fedele
• solitario
“Non disegno più gli abiti, non ci lavoro tutti i giorni. Come si fa con i bambini, a un certo punto bisogna lasciarli liberi di trovare la loro strada.”
GEMELLI
KANYE WEST
di Chiara Naretto
archetipo: mago
• magnetico
• sensi sottili
• contraddittorio
• imprevedibile
• ossessivo
• egocentrico
“Crederesti in quello in cui credi se fossi l’unico a crederci?”
BILANCIA
REI KAWAKUBO di Roberta Lo Verso
archetipo: saggio
• creativo
• attivista
• ribelle
• curioso
• riflessivo
• determinato
“È il nostro compito mettere in discussione le convenzioni. Se non corriamo noi il rischio, chi lo farà?”
. . . . .
AQUARIO
MARIA GRAZIA CHIURI di Alessia Davoli
archetipo: creatore
• leader
• creativo
• empatico
• poco realista
• autentico
• libero
“Quando sei una donna che fa vestiti per le donne, la moda non riguarda solo il tuo aspetto. Riguarda come ti senti e come pensi.”
CANCRO
GIORGIO ARMANI
di Stefany Pamela Nigrelli
archetipo: angelo custode
• stacanovista
• perfezionista
• classico
• fedele a sé stesso
• ambizioso
• visionario
“Lo stile è avere coraggio delle proprie scelte e anche il coraggio di dire di no. È gusto e cultura.”
SCORPIONE
RICK OWENS di Francesca Papangelo
archetipo: distruttore
• ribelle
• anticonformista
• critico
• testardo
• vendicativo
• razionale
“Gli abiti che creo rappresentano la calma elegante a cui aspiro e i danni che ho fatto lungo la strada.”