C come magazine n.15

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ANNO 3 - NUMERO 15 - Ottobre/Novembre 2010

15 FREEPRESS di ENOGASTRONOMIA ABRUZZESE

15 C COME SPECIALE AUTUNNO

L’Abruzzo in vigna e in treno: dall’uva alle castagne C COME MIRCO D’AMICO La tavolozza nel piatto C COME VI CONSIGLIAMO Avete pensato al Natale? Un regalo per provincia C COME EVENTO A Teramo cuochi stellati per “Gustè”



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>> Ufficio fotografico Modiv. Hanno collaborato: Mario Sabatini, Alessandro Castiglione, Roberto De Viti, Piergiorgio Greco, Jenny Pacini, Lara Paternoster, Franco Persia, Max Schiazza, Valerio Simeone. >> Stampa AGP Arti Grafiche Picene - Maltignano (Ap) Per questo numero si sono impiastricciati, appiccicati, “sguazzati”, affaccendati, inventati, raccontati, inseguiti, affrettati insieme a noi: Monica Andreucci, Roberto Ardizzi, Luana Di Lorito, Maura Di Marco, Jenny Pacini, Anita Righetti, Ludovica Persichitti, e i cuochi Vincenzo De Sanctis, Lorenzo Ferretti, Silvestro Ruggieri e Sergio Savaglia. Errata Corrige: le foto a pag. 54 di “C come magazine” n. 14 sono di Sergio Pasqual. come

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C come RUBRICHE 05 >> C come Sommario 07 >> C come Editoriale 8 >> C come Fotoeventi 13 >> C come Informazione 14 >> C come Food Design 16 >> C come Mirco D’Amico 61 >> C come Libro 62 >> C come Ricette 64 >> C come News C come SPECIALE AUTUNNO 26 >> C come Vendemmia 34 >> C come Treno 56 >> C come Donne Vino C come ABRUZZO 24 >> C come Novità 40 >> C come Vi consigliamo 46 >> C come Tradizione 50 >> C come Olio C come REPORTAGE 20 >> C come Estate

Foto copertina: Mario Sabatini

Cosa c’è nel numero QUINDICI

C COME SOMMARIO

52 >> C come Gustè

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C COME EDITORIALE

di Cristina Mosca, direttore responsabile C come magazine

C COME AUTUNNO Quella pioggia lanuginosa, quella “uazza” che il vendemmiatore dice Proprio non ci voleva, quel vento che ulula e che ci fa rimpiangere l’afa estiva, quel cambio di stagione nell’armadio che Proprio non c’è tempo di farlo. La coltre umida dell’autunno ci è calata di nuovo addosso, dopo l’inatteso interludio di giugno, e stavolta ha intenzione di rimanere. Ve lo raccontiamo attraverso la vendemmia, inzaccherandoci le scarpe tra le vignacce e i raspi, scansando moschette, con il naso che prude per l’“aspro odor dei vini”. Ve lo raccontiamo con le testimonianze delle Donne del Vino, queste imprenditrici che si aggirano invisibili nel mondo vitivinicolo come mamme nelle case, e di cui ci si accorge solo quando mancano perché le cose smettono di funzionare. Ve lo raccontiamo nel primo dei viaggi in treno che vogliamo proporvi stagione per stagione, lanciando un’idea alternativa di turismo enogastronomico sostenibile e divertente, corredato dalle castagne della Valle Roveto. E insieme alle solite ricette, a qualche piccola scoperta, fermandoci un attimo a fare merenda. Noterete che in questo numero manca il controeditoriale dell’ultima pagina. Abbiamo espresso il desiderio che la neo-ricostituita associazione Qualità Abruzzo si presentasse a testa alta ai suoi interlocutori, cioè voi, e sfatasse una volta per tutte quei falsi miti e quei pregiudizi rimasti ingarbugliati addosso al suo nome. L’associazione invece vuole fare fatti, non perdersi in parole. Ci sono in serbo dei grandi eventi. E noi non vediamo l’ora di potervi raccontare anche questi.

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C COME FOTOEVENTI di Daniele Di Vittorio - Foto: Modiv

La terza edizione di Degusta

Si è svolta dal 13 al 16 agosto al Palaghiaccio di Roccaraso, con la collaborazione dell’Arsa la terza edizione di Degusta. Il motto di della manifestazione dell’edizione 2010, è stato “Scegli Abruzzo, Mangia Sano e Solidale”, l’iniziativa promossa attraverso l’ARSSA (Agenzia di Sviluppo Agricolo) per incrementare l’acquisto dei prodotti abruzzesi nei più importanti centri della grande distribuzione organizzata. Dal canestrato di Castel del Monte alle ventricine del Vastese e del Teramano, passando per la seconda edizione della rassegna dedicata all’artigianato artistico, l’Abruzzo è stato riassunto tra gli espositori nel Palaghiaccio. Il gourmet Santino Strizzi ha dato il meglio con le sue scultre di vegetali, i suoi originalissimi risotti e i suoi insegnamenti sulla degustazione del vino.

San Lorenzo all’Enoteca Europea

Non è stato un caso se è stato scelto il 10 agosto per la degustazione dei vini San Lorenzo all’Enoteca Europea. Lo storico locale, rilanciato da Roberto Ardizzi, ha dato un chiaro segnale alla città della voglia di ricollocarsi al centro dell’attenzione con una re…inaugurazione all’inizio di settembre. È stata presentata una serie di eventi che si svolgeranno presso l’enoteca, come quello del 1 novembre, dedicato al “Novello e Castagne”.


Norbert Kostner a Les Paillotes

A settembre è stato organizzato al ristorante Les Paillotes un evento in onore dello chef Norbert Kostner, chef originario della Val Gardena e scelto dalla casa reale thailandese per un piano di coltivazione di piantagioni occidentali per risollevare gli equilibri del Paese. L’executive chef del “Mandarin Oriental” di Bangkok si è messo ai fornelli insieme allo chef “resident” Antonio Strammiello. (foto Mario Sabatini)

Tornareccio Regina di miele

Sabato 25 e domenica 26 settembre nella “capitale abruzzese del miele” ci sono stati due giorni di festa tra stand, degustazioni, pranzi e cene a tema, cultura, dibattiti, spettacoli, musica e concorsi nell’incantevole scenario del centro storico. Cinquemila partecipanti nonostante il maltempo. Grande successo per il ricchissimo programma: in particolare, molto apprezzato è stato il convegno di domenica mattina “La promozione e la tutela dei prodotti tipici: da soli o in rete?”, che ha visto la partecipazione di Marco Gatti, vicepresidente del Club di Papillon. Il concorso Dolce Massaia ha visto trionfare Rita Carbonetti, di Tornareccio, premiata da Federico Anzellotti, presidente nazionale della Confederazione pasticceri italiani. (Foto Piergiorgio Greco)

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Del Verde day

I presidente del consiglio d'amministrazione Dino Gazzola

Il nuovo amministratore delegato Luca Ruffini.

Guida di Identità Golose Per la quarta edizione della Guida ai Ristoranti

d’autore di Italia, Europa e Mondo di “Identità Golose” è Niko Romito lo chef dell’anno, mentre il cuoco sorpresa dell’anno, con menzione speciale Sognatori del Gusto, è Valerio Centofanti dell’Angolo d’Abruzzo di Carsoli (Aq). Quali ristoranti abruzzesi sono rientrati quest’anno nell’unica guida che non dà voti? Mediterraneo ad Alba Adriatica (Te), Elodia ad Camarda (Aq), L’Angolo d’Abruzzo a Carsoli (Aq), Il ritrovo d’Abruzzo a Civitella Casanova (Pe), La Bandiera a Civitella Casanova (Pe), Zunica 1880 a Civitella del Tronto (Te), Zenobi a Colonnella (Te), Beccaceci a Giulianova (Te), Villa Maiella a Guardiagrele (Ch), La Conca alla vecchia posta a L’Aquila, Café Les Paillotes a Pescara, Reale a Rivisondoli (Aq), La vecchia marina a Roseto (Te), Al Metrò di San Salvo marina (Ch), L’angolino da Filippo a San Vito Chietino (Ch). (foto Alessandro Castiglione)

Una nuova vita per la Del Verde: dopo essere stata acquisita dal gruppo Molinos Rio de la Plata, leader del settore agroalimentare oltreoceano, l’azienda di Fara San Martino sta implementando la nuova strategia che mira a rafforzare il proprio posizionamento premium in un mercato difficile e competitivo come quello italiano, ma anche alla crescita dei mercati esteri come Usa, Canada e America Latina. A parlarne sono il presidente del consiglio d’amministrazione Dino Gazzola e il nuovo amministratore delegato Luca Ruffini. I primi interventi riguardano il restyling del logo e i nuovi pacchetti di pasta, più resistenti e capaci di preservare meglio la croccantezza della pasta. Ad allietare tutti gli ospiti presenti ci ha poi pensato la famiglia Tinari con tutto lo staff del ristorante “Villa Maiella”, preparando tre piatti di pasta con diversi condimenti.


Eurochocolate a L’Aquila

In attesa che cominci l’edizione perugina, dal 15 al 24 ottobre, Eurochocolate si è traferita il 9 e 10 ottobre, per la prima volta, nel capoluogo abruzzese per “Ricostruire l’Aquila con dolcezza” come recita il claim della due giorni realizzata con il sostegno della Regione Abruzzo, della Provincia e del Comune dell’Aquila. (Foto Lara Paternoster)

A Villa Santa Maria la rassegna dei Cuochi

La gastronomia di qualità ancora è stata ancora una volta di scena a Villa Santa Maria, dove si è tenuta la “Rassegna dei cuochi”, una gustosa tre giorni all’insegna di pranzi, degustazioni, maestri di cerimonia e geniali barman. L’evento enogastronomico principale è stata la serata “A cena con i Grandi della terra”, in cui è stata riproposto il menu che è stato servito nel luglio 2009, all’Aquila, durante la cena di gala del G8. (Foto Egercu)

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Dai semi migliori I raccolti migliori I mangimi migliori

www.sagem.coop - info@sagem.coop


C COME INFORMAZIONE di Roberto Ardizzi, consulente SGQ

LA SICUREZZA ALIMENTARE Ogni livello della filiera dovrebbe saperla gestire I requisiti per la progettazione e l’applicazione di un sistema di gestione della sicurezza alimentare in ogni azienda della filiera agro-alimentare sono definiti dalla norma internazionale “ISO 22000: Food Safety Management Systems – Requirements for any organization in the food chain”. Questa norma ha lo scopo di armonizzare a livello internazionale i diversi standard volontari sviluppati in ambiti nazionali per lo sviluppo e la gestione della sicurezza alimentare attraverso il metodo Haccp. La sicurezza alimentare è una responsabilità che può essere assicurata principalmente attraverso gli sforzi combinati di tutte le figure coinvolte all’interno della filiera agro-alimentare. Dal momento che i pericoli per la salute umana derivanti dal consumo di alimenti possono essere introdotti ad ogni livello della filiera, è indispensabile uno specifico controllo ad controllo di ogni stadio. A questo scopo la norma introduce il fondamentale concetto della comunicazione interattiva tra le diverse figure. La comunicazione lungo la filiera è essenziale per assicurare che tutti i pericoli per la sicurezza alimentare siano identificati ed adeguatamente controllati in ogni fase della filiera. Questo implica una comunicazione tra le organizzazioni verso monte e verso valle, lungo tutta la filiera. La norma conferma inoltre la validità dei principi del Codex Alimentarius per lo sviluppo del sistema Haccp e crea un elemento di congiunzione tra i sistemi di gestione della qualità implementati in accordo alla ISO 9001, e i sistemi di autocontrollo aziendale sviluppati ai sensi del D. Lgs. 155/97 e del più recente regolamento comunitario reg. 852/04 in vigore dal 2006. La norma è applicabile a tutte le organizzazioni, direttamente o indirettamente coinvolte nella filiera agro-alimentare: produttori di mangimi, produttori primari,

industrie di prima e seconda trasformazione, operatori del trasporto e della logistica, distributori, produttori di attrezzature e impianti per l’industria alimentare, di materiale per il confezionamento, di prodotti per la detergenza e la disinfezione. Con la certificazione ISO 22000 le aziende hanno la possibilità di pianificare, attuare, rendere operativo, mantenere e aggiornare un sistema per la gestione della sicurezza alimentare focalizzato ad ottenere prodotti che, secondo l’uso previsto, siano sicuri per il consumatore, assicurando al contempo la conformità ai requisiti di legge applicabili per la sicurezza alimentare. Questo permette di valutare e definire i requisiti del cliente e dimostrare la conformità con quei requisiti mutuamente concordati con il cliente che riguardano la sicurezza alimentare al fine di aumentare la sua soddisfazione; inoltre si organizza e finalizza verso la sicurezza alimentare la comunicazione con i propri partner commerciali, ottimizzando le risorse interne e lungo la filiera nell’ottica di una “comunicazione efficace” a tutti i portatori di interesse. La comunicazione interattiva “a monte” e “a valle” della filiera (con i fornitori e con i clienti) deve essere basata sulle informazioni scaturite dalla analisi dei pericoli e finalizzata ad una maggiore efficacia nella gestione della sicurezza alimentare: il Sistema di gestione attivo ed efficace deve essere costantemente aggiornato e revisionato, secondo i principi HACCP ISO 22000 e secondo i 7 principi del Codex. I recenti casi delle mozzarelle “blu” e “rosa” sono indicativo: cosa giunge nei piatti dell’utente finale (cioè noi consumatori)? Ci si attenderebbe che i vari “controlli Qualità” siano completi e svolti nel rispetto delle regole enunciate sopra: ecco perché le aziende di questo settore (e contestualmente tutte quelle coinvolte a varia ragione nella filiera) non possono più esimersi da uno standard di qualità di livello internazionale.

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C COME FOOD DESIGN

di Ludovica Persichitti - ludovica.architettura@gmail.com

CENTELLINARE E...RICICLARE Del vino non si butta via niente!

L’emergenza ecologica ed il problema dello sfruttamento delle risorse sono argomenti che anche nel design e nello studio del prodotto hanno una rilevanza notevole. Talvolta si propongono come obiettivo di partenza nella fase di progettazione, altre volte sono stimolo per i designer nella sperimentazione e nella ricerca. L’idea di riciclare, di creare nuovi oggetti dagli imballaggi o dai materiali di scarto è sicuramente molto affascinante ma anche stimolante: è infatti una piattaforma di lavoro in cui la creatività deve concretizzarsi in un compromesso tra funzionalità ed etica ambientalista. Inoltre il nuovo oggetto si carica di un valore aggiunto dato dalla memoria del prodotto di provenienza. Pensate al vino, alle barrique non più utilizzabili e al ricordo delle annate più pregiate. Pensate a poltrone, tavolini e chaise longue realizzati riutilizzando le botti del vostro barolo preferito, con le scritte di fabbricazione, le etichette e tutta la storia che quel materiale porta con sé lasciata inalterata. Questo è il progetto de “Lesediedeltorchio”, un’ idea dell’ architetto piemontese Marco Torchio promossa dalla società di progettazione KEO (www.keoproject.com) che si occupa dell’organizzazione di filiere che valorizzino i materiali di scarto: oggetti ed eleganti complementi d’arredo dal recupero delle barrique, pezzi unici dal design contemporaneo ed espressione allo stesso tempo della tradizione artigianale delle realizzazioni e agroalimentare trasmessa dal vino. Con gli scarti provenienti

dalle cantine non sono state riciclate solo le botti, ma c’è chi ha ben pensato di utilizzare i residui della vinificazione come metodo di colorazione di pelli, fili e carta. Nasce dall’idea di Tommaso Cecchi De’ Rossi il progetto di Piel y Vino: un metodo esclusivo ed ecologico di colorazione con le vinacce su scarpe e borse in pelle, cuscini in cotone, foulard e scarpe da ginnastica di tela, a cui corrispondono i marchi: PellEVino, CartaEVino e FiloEVino treatments (www.pellevino.it). Passando dalla cantina alla propria dispensa, anche la bottiglia di vino, nei suoi scarti, può essere rivista e riciclata in nuovi oggetti. I tappi di sughero delle bottiglie, ad esempio, potrete collezionarli conservando il ricordo degli avvenimenti in cui avete stappato la bottiglia. A questo ha pensato lo studio spagnolo di design sostenibile Ciclus: da una semplice base metallica, supporto al cui interno incastrare i tappi di sughero, è possibile ricavare un’originale sottopentola, per la cucina minimalista ma carica di emozioni. Lo stesso studio si è adoperato in un’altra proposta di riciclo del vino, più precisamente del packaging. Infatti la scatola regalo contenente la bottiglia racchiude al suo interno una lampadina con filo e supporto in cartone a cui incastrare la custodia esterna, disegnata di sottili feritoie, e trasformarsi in una lampada da tavolo: un dono eco-friendly dall’effetto sorpresa assicurato (www.ciclus.com).

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C COME MIRCO D’AMICO

di Cristina Mosca – Foto: Mario Sabatini

LA TAVOLOZZA NEL PIATTO A Pescara uno chef punta alle stelle

Il suo nome non rimbalza sulle pagine dei giornali, la sua persona non dà nell’occhio, lo stesso ingresso del suo ristorante, in via Conte di Ruvo a Pescara, lo si deve cercare perché non è direttamente sul marciapiede: ma una volta entrati nel suo mondo non se ne esce più. Da Mirco D’Amico, chef 28enne di Rosciano, non si sta stretti, ma in intimità; non si ha freddo, ma si gode di un arredamento scelto da lui, che trasmette gioia ed eleganza. Una cucina delicata, ironica ed allegra, com’è lui quando esce dalla cucina e ti sorride. In due anni di esperienza in proprio (a giugno ha festeggiato il secondo compleanno) il giovane Mirco si è fatto le idee già chiare: «Avere un locale tuo ti permette di fare ciò che più ami e come ami farlo. Subito dopo il diploma all’istituto alberghiero mi sono affrancato dai lavoretti stagionali ed ho fatto esperienza fuori regione, fino a spingermi in Svizzera. Cesenatico, Rimini, Porto Ercole, Livigno, Saint Moritz: tra i 20 ai 24 anni mi si è aperto un mondo. Stare accanto a chef stellati mi ha fatto scoprire che l’arte non era solo nella musica. La mia fantasia poteva avere un ruolo anche in cucina». Un diploma in solfeggio e la passione per l’arte rivelano una vocazione artistica che oggi nei suoi piatti sfida le aspettative delle persone e ama stupirle. «La tradizione va conosciuta per poterla reinterpretare – è la sua filosofia – giocando sui contrasti e sulle consistenze, sui sapori acidi, sapidi e dolci, e soprattutto sui colori, partendo dal verde,

dal rosso e dal giallo. Anche l’occhio vuole la sua parte!». E siccome Mirco ama stupire anche se stesso, dopo anni di esperienza sulla carne si è dato al pesce: «Era una cosa nuova per me: con i principi della nouvelle cuisine riesco a creare qualcosa che prima non c’era, qualcosa di nuovo, che a volte è difficile anche far accettare, ma che emoziona». La sua è una cucina fusion che riesce a proporre una grigliata mista scomponendola in bicchiere, proponendo una tipologia di pesce per ogni bastoncino, di alloro o di finocchio; che serve il crudo con frutti esotici, il pesce con la zucca e le castagne. «Con materia prima rigorosamente fresca, anche una frittura può cambiare sapore». Una cucina mari e monti che punta all’equilibrio e alle stelle, e che alla sua prima partecipazione a Lu carrature d’ore, lo scorso marzo, gli ha già meritato il premio del consorzio di tutela Vini d’Abruzzo per il miglior abbinamento cibo/vino per il suo sgombro alla confit (scapece) con involtino di scorfano e la sua pelle croccante su cialda di solina, crema di patate di Avezzano al farfallone e spuma d’olio agrumato: «Tornato dalle grandi cucine non riuscivo a trovare un ambiente simile qui in Abruzzo, neanche nelle esperienze a Pescara e a Giulianova, perciò a 26 anni ho deciso di provare da solo. Non mi sento un ristoratore, ma uno chef: voglio dare qualità ed emozioni, e continuare a migliorarmi e a mettere in discussione, proponendo continuità e rinnovamento insieme».

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Panzerotti variegati di baccalà

mantecato al ragù di granchio e zucca

Ingredienti per 4 persone: 1 granchio di 500 g; mezza cipolla; 200 g di zucca; 50 g di nero di seppia; 500 g di farina “00”; 4 uova; 300 g di baccalà; 1 l di latte; sale, pepe e maggiorana. Preparazione: Per il panzerotto: mettete in ebollizione per circa 10 minuti il baccalà precedentemente bagnato e spinato, quindi sgocciolate e emulsionate con olio extravergine di oliva q.b. Per ottenere una mousse omogenea impastate ora metà della farina con 2 uova e un cucchiaio di acqua e l’altra metà con le rimanenti uova e il nero di seppia. Ottenuti i due impasti, tagliateli a rondelle e posizionateli uno sull’altro intercalando i 2 colori,ora tagliate in modo che la pasta prendi un colore strisciato e affinate alla macchina per pasta, poi tagliate a quadratini e farcite in modo da chiudere le quattro punte e creare una piramide. Per la salsa: lessate per 10 minuti il granchio e spolpatelo mentre in una teglia da forno tagliate la zucca; condite e infornate a 180° per circa 15 minuti. Ora fate un soffritto con la cipolla e saltateci il granchio e la zucca a cubetti, aggiustate di sale e pepe e posizionatela a specchio su un piatto con i ravioli lessati sopra e la maggiorana come guarnizione.

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Insalatina tropicale di gamberi rossi al vapore in salsa guacamole

Ingredienti per 4 persone: 500 g di gamberi rossi, 1 melograno, 1 mango, 1 avocado, 1 pompelmo rosa,100 g di insalata, sale, pepe, limone, aglio, cipolla. Preparazione: Sgusciate i gamberi e tagliateli dalla parte più grande dividendo le code in tre parti, poi adagiateli nella vaporiera o nel forno a vapore e lasciate cuocere per 5 minuti. A parte sgranate il melograno e tagliate a striscioline il mango, quindi aprite il pompelmo a vivo e mischiate il tutto con l’insalata precedentemente lavata e asciugata. Ora a parte sbucciate l’avocado e tagliatelo a cubetti, mettete nel frullatore insieme a mezzo limone spremuto, aglio, cipolla sale e pepe, ed emulsionate con l’olio fino ad ottenere una salsa. Mettetela ora a specchio su un piatto e posizionateci l’insalatina precedentemente ottenuta e i gamberi conditi sopra.

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C COME ESTATE

Comunicazione istituzionale – Foto: Valerio Simeone

UN BILANCIO DI SUCCESSO PER LA CAMERA DI PESCARA Oltre 100mila persone hanno visitato le fiere organizzate nel 2010 Per la Camera di Commercio di Pescara è il momento di bilanci. Circa 125000 persone hanno visitato le fiere organizzate dall’ente, quest’estate, al porto turistico Marina di Pescara. Cinque eventi per promuovere le eccellenze regionali tra curiosi, turisti ed appassionati con un occhio attento ai contatti business. La nuova amministrazione camerale ha ampliato il ventaglio dei suoi appuntamenti, riconfermando eventi storici come Mediterranea e L’Oro d’Abruzzo, ampliando le opportunità offerte da Emergìe, fiera sul risparmio energetico e le fonti rinnovabili ed introducendo due novità, come la Mostra del fiore ed il raduno europeo delle Harley Davidson, che hanno avuto degli effetti più che positivi sulle strutture ricettive e turistiche della città. Vediamole nel dettaglio. Evento: Emergìe - Rassegna sul risparmio energetico e le fonti rinnovabili – III edizione Quando: dal 10 al 13 giugno Numero di espositori: 45 Numero di visitatori: 15.000 La mostra mira a sensibilizzare professionisti, imprenditori e cittadini sul caldo tema del risparmio energetico e del rispetto ambientale. Ampio il ventaglio di opportunità offerto dai 45 espositori provenienti da tutt’Italia: nello spazio della fiera, c’erano possibilità legate a tutte le fonti di energia, dal solare al fotovoltaico fino ad arrivare alle biomasse. Tra gli espositori illustri dell’evento, l’Enea (agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) che ha condiviso uno spazio di 75 mq con le Università d’Annunzio e de L’Aquila, il COTIR (Consorzio per la divulgazione e la sperimentazione delle tecniche irrigue), il Parco scientifico e tecnologico d’Abruzzo e l’Eco-foudation. Per gli amanti delle novità ci sono state, inoltre, una pista dedicata ai mezzi elettrici ed un punto verde mobile per un check-up gratuito del proprio consumo energetico, di casa o d’azienda. Grande attenzione, infine, alla formazione con una serie di workshop a cura dell’Enea e dell’Ente camerale pescarese.

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Evento: Mostra del fiore – XXXIV edizione Quando: dal 30 aprile al 2 maggio 2010 Numero di espositori: 38 Numero di visitatori: 30.000 La XXXIV edizione della Mostra del fiore è stata organizzata dall’ARFA (Associazione regionale del florovivaismo abruzzese) in collaborazione con la Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Pescara, il porto turistico Marina di Pescara, la Scuola d’arte internazionale floreale, la CIA Pescara e la Coldiretti Abruzzo. Camminando fra i 38 espositori presenti nell’area mostra, è stato possibile riscoprire manualità e tradizioni che rischiano di scomparire: molto affascinanti si sono rivelate le dimostrazioni della lavorazione del giunco, del legno, della paglia e della pietra di montagna che danno vita a splendidi complementi d’arredo per giardini. Sorprendenti le composizioni protagoniste del IX concorso d’arte internazionale floreale “Fiori ed emozioni”, organizzato dall’E.a.f.a. (European Athenaeum of Floral Art), che quest’anno ha premiato il bouquet da sposa più bello. Vincitrice la Finlandia, seconda classificata l’Italia, terza invece la Spagna. Evento: Harley Davidson H.o.g. Party Quando: dal 4 al 6 giugno 2010 Numero di espositori: 25 Numero di visitatori: 20.000 Un evento di fama europea che ha fatto rumore nella città di Pescara: 7500 splendide moto hanno sostato per tre giorni nel parcheggio dedicato all’interno del porto turistico; ben 3200 hanno partecipato alla parata. Sono intervenuti club Harley provenienti praticamente da tutta Italia con presenze anche dall’Austria, dalla Germania e dalla Svizzera. L’evento, oltre a richiamare migliaia di visitatori, ha fatto registrare il tutto esaurito a molti degli alberghi della città, con effetti positivi su tutto l’indotto commerciale.(Foto Max Schiazza)

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Evento: L’Oro d’Abruzzo – L’artigianato d’arte e di tradizione abruzzese dai monti alla marina – XII edizione Quando: dall’8 all’ 11 luglio Numero di espositori: 58 Numero di visitatori: 25.000 La storica kermesse valorizza le tradizioni dell’Abruzzo, dando un’adeguata visibilità a tutti i settori manifatturieri: 58 gli espositori in mostra, con opere che hanno spaziato dalla pietra alle ceramiche, dai ricami e merletti agli strumenti musicali fino ad arrivare alla lavorazione del ferro, del legno e del cuoio. Grandissima attenzione è stata riservata all’arte orafa, che ha brillato all’interno del padiglione espositivo e che è andata in scena con una sfilata di gioielli presso l’area eventi della mostra. Rappresentando l’artigianato artistico una leva importante per la promozione e per lo sviluppo economico dell’Abruzzo, le associazioni di categoria, di concerto con l’Ente camerale, hanno deciso di organizzare una serie di incontri b2b (business to business) capaci di far incontrare l’offerta degli espositori con le richieste dei buyer presenti su tutto il mercato nazionale.

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Evento: Mediterranea – Rassegna sui tipici agroalimentari d’Abruzzo – XXV edizione Quando: dal 29 luglio al 1° agosto Numero di espositori: Numero di visitatori: 35.000 L’iniziativa ha raggiunto il prestigioso traguardo del quarto di secolo e rappresenta la mostra di riferimento del settore agroalimentare abruzzese. La principale novità di quest’edizione è stata la presenza di tre delegazioni estere provenienti da Brasile, Serbia e Bosnia Erzegovina. In particolare, hanno partecipato la Feabra (Federazione delle associazioni abruzzesi in Brasile), la Città e l’Ente Fiera di Mostar e la Camera di Commercio della Serbia. Sono, inoltre, intervenuti: il Ministro per lo sviluppo economico e le attività produttive della Federazione di Bosnia ed Erzegovina, Velimir Kunic; il segretario per gli affari economici dell’ambasciata Repubblica di Serbia in Italia, Igor Culafic; il segretario generale della Camera di Commercio serba dipartimento agricoltura Milan Prostran. La nuova strategia fieristica dell’Ente, orientata al potenziamento dei contatti commerciali, ha trovato un largo consenso da parte delle imprese partecipanti: è stato,

infatti, realizzato un fitto calendario di appuntamenti b2b presso il padiglione espositivo ex-Cofa. Particolare risalto è stato dato, poi, al vino e all’olio abruzzese, vere eccellenze dell’enogastronomia locale, con due interessanti iniziative: la prima a cura del comitato professionale dell’Ente camerale per l’assaggio dell’olio extra-vergine di oliva, la seconda in collaborazione con l’Associazione italiana sommeliers.

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Casadonna com’è

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C COME NOVITÀ

di Daniele Di Vittorio – Foto: Modiv/www.casadonna.it

A SCUOLA DI STELLE Casadonna: un sogno che diventerà realtà È molto tempo che ne parla. È moltissimo tempo che la sogna. Il 2011 forse diventerà l’anno della svolta. Si, perché è prevista per il prossimo giugno l’apertura della nuova struttura di Niko Romito, o perlomeno di una buona parte. Nascerà in un ex convento cinquecentesco di Castel di Sangro (Aq) “Casadonna”, la promettente ed imponente struttura ricettiva/ scuola professionale/ristorante a cui lo chef abruzzese sta lavorando ormai da più di due anni. Il progetto finale prevede la creazione di un hotel 5 stelle con circa dieci camere, una scuola di cucina di alto livello, uno spazio bar/eventi e, in un secondo momento, lo spostamento del ristorante Reale che attualmente si trova a Rivisondoli. La struttura è corredata da 6 ettari di terreno, dove sono previste la piantagione di un frutteto e la coltivazione di un orto e di una vigna sperimentale di Riesling, ampia un ettaro. Tutti questi prodotti della terra saranno poi naturalmente usati per la ristorazione. In quest’operazione di recupero lo chef stellato sta cercando di non lasciare nulla al caso: ogni dettaglio è curato nei minimi particolari. Molti dei materiali che facevano parte del convento originario verranno infatti recuperati e riutilizzati nella nuova struttura. Pareti di cristallo,

legno, tegole in coppo napoletano, arredamento moderno in cui regnerà il rovere e il legno massello È l’architetto Lelio Oriano Di Zio, lo stesso che ha curato il recupero del borgo di Santo Sefano di Sessanio, ad occuparsi della costruzione, affiancato dall’interior design Leonardo De Carlo per la scuola di cucina. L’attività che più sta a cuore a Niko è sicuramente la scuola professionale di cucina: solo 10 giovani chef per volta potranno imparare i segreti del bistellato Michelin, per un minimo di 8 mesi, con laboratori su carne, pesce, panificazione e pasticceria, lezioni di teoria e pratica e – si spera – un accreditamento dalla Regione. Le buone premesse del successo sono stabilite dall’alto numero di richieste che arrivano già oggi, quando la struttura è solo poco più di uno scheletro in cemento armato. I presupposti lasciano dedurre che ci siano gli stessi valori della cucina di Niko (tradizione, modernità, ricercatezza e semplicità) alla base del progetto Casadonna: se così sarà, potremo registrare un altro successo dello chef di Rivisondoli. Un successo che non potrà che giovare a tutto l’indotto del turismo enogastronomico legato all’Abruzzo.

Casadonna come sarà

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Speciale Autunno C COME VENDEMMIA di Jenny Pacini – Foto: Mario Sabatini/Jenny Pacini

TRA ACINI, TRALCI E RASPI “Gita” in vigna ad ottobre

Il tepore settembrino di mezzogiorno, il cielo azzurro picchiettato di nuvolette sparse, il silenzio della campagna, il mare che si vede in lontananza, il Gran Sasso che si staglia nitido dal lato opposto, l’ulivo che abbraccia la vite. L’Abruzzo riassunto in una veduta. Io e Stefania Bosco abbandoniamo la vettura sulla strada per calpestare la morbida terra che ci conduce alla vigna, dove cresce il Montepulciano gelosamente custodito dai corposi grappoli scuri, che fanno capolino tra i tralci e i pampini, voluttuosi e turgidi, quasi pronti per la vendemmia. Ed è in questa fase che si cela un mondo di conoscenze da cui dipende l’intero procedimento di vinificazione sino al calice. Il momento della vendemmia è molto delicato e strettamente correlato a diversi fattori, a cominciare dal clima, dalla zona di produzione e di esposizione delle uve, dalla tipologia di queste ultime, ed infine dal tipo di vino che si vuole ottenere, determinato dalla maggiore o minore presenza di zuccheri, acidi e componenti aromatici. Un sapere centenario che va appreso con l’esperienza, la passione e la conoscenza. Per assistere alla vendemmia, Stefania mi conduce in un’altra vigna chiamata “Cigno”, come il torrente che le scorre vicino. Un particolare appezzamento dove le chiare uve Moscato crescono e maturano in filari. Qui, un gruppo

di raccoglitori chiacchiera allegramente con imbuto e forbici: con una mano reggono il grappolo e con l’altra tagliano il peduncolo, mentre nuvole di acini ancora aggrappati al raspo giacciono in attesa, ma non troppa, ammucchiati nel rimorchio del trattore, per poi essere trasportati in cantina. «Ricordo da piccola il tempo della vendemmia – racconta Stefania Bosco – e lo associo al profumo intenso delle uve depositate in cantina, che si diffondeva alla sera, verso l’imbrunire, e mio padre rimaneva sveglio tutta la notte per controllare la fermentazione». Più tardi, in azienda, vedo gli acini appena raccolti saltellare nel diraspatore, pronti per divenire mosto, e proseguire il percorso di vinificazione: una lunga operazione sotto la costante osservazione di esperti, che curano nei minimi dettagli la bacchica e atavica trasformazione delle uve in vino. «Quest’anno – spiega Nestore Bosco – siamo una settimana in ritardo rispetto alle annate precedenti: quando l’uva è sana conviene aspettare che raggiunga un grado di maturazione in più e non ci si affretta a raccoglierla». Una “gita” del genere non poteva non essere conclusa da un buon pasto annaffiato dalle migliori bottiglie: bruschette, pasta e ceci, porchetta e salsicce, misticanza e pomodori dell’orto abbinati a vino da tavola bianco, Pecorino,

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I finlandesi che vendemmiano

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Speciale Autunno Chardonnay e Montepulciano d’Abruzzo. Andandomene, con le guance arrossate dal sole e le scarpe ancora sporche di terra, penso a quanto questo mondo di antica dedizione e legame con la campagna sia lontano da noi giovani di città. A dimostrazione della mia riflessione mi tornano in mente le parole di Nestore Bosco, che racconta come la ricerca del personale extra in tempo di vendemmia sia sempre più difficile. I ragazzi che avrebbero bisogno di lavorare ignorano questa possibilità, perché tra vespe, appiccicume e fatica preferiscono fare altro e si perdono veramente tanta bellezza. «La vendemmia oggi viene fatta da operai per lo più anziani e pensionati o da stranieri – mi spiega in un secondo momento Angela Acquaviva, responsabile esteri dell’azienda Masciarelli – è facile vedere in vigna soprattutto polacchi e serbi». Una sorprendente eccezione: di giovani che vendemmiano ne ho visti, tuttavia non erano affatto abruzzesi, né italiani, bensì... finlandesi! Proprio così, un gruppo di nordici dalla candida pelle e dagli occhi azzurri vendemmiavano Trebbiano nella vigna cosiddetta a tendone del “Castello di Semivicoli”, grazie alla quale Masciarelli svetta tra tutti gli abruzzesi nella classifica dei vini d’eccellenza nella Guida dei vini dell’Espresso 2011, con – per l’appunto – il Trebbiano D’Abruzzo “Castello di Semivicoli 2008”. Felix Bertschinger, storico rappresentante di “Slow Food Finland” è in vigna con i ragazzi e ci spiega che «si tratta di un impegno che questi quindici studenti e aspiranti conoscitori del vino si sono presi per più di una settimana, proprio per apprendere tutti i processi di vinificazione». I finlandesi lavorano secondo orari e ritmi serrati, allietati da degustazioni in cantina senza trascurare gli aspetti tecnici, con il supporto di agronomi ed enologi. Sono felici e si lasciano trasportare dalla meccanica e appassionante raccolta dell’uva. «È un modo per rilassarci, ci divertiamo lavorando - mi confida la loro insegnante, Anu Elomaa – otto ore al giorno in vigna sono faticose ma utili per comprendere la wine-philosophy. Dalla Finlandia all’Italia il cambiamento è così profondo che ci esalta: il clima, la consistenza del suolo, i profumi, il cibo». Armati di guanti, cappello e forbici, i giovani finlandesi sanno bene che i grappoli vanno adagiati lentamente, senza essere troppo pressati nelle cassette o bagnarole, le quali non possono contenere più di 20 kg di uva, perché il grappolo deve stare “comodo” e non si deve surriscaldare. Ogni tanto, durante la vendemmia, non si può non cedere alla tentazione di un assaggio, lasciando scrocchiare sotto i denti l’acino che, schiacciata la buccia, rilascia un gustoso succo dolciastro. Si sta all’aria aperta, con le mani appiccicate, le braccia stanche ma appagate, si lavora, si raccoglie il frutto della terra, ci si sente parte del percorso che da millenni compie il vino. Si vendemmia.

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Speciale Autunno E C’È CHI LO FA… CON I PIEDI!

Il passaggio fondamentale tra la vigna e la botte è la pigiatura dell’uva. I più usano presse artificiali, che permettono di ottimizzare tempi, risorse umane ed energetiche con lo stesso risultato di una volta. Ma c’è chi crede ancora che nella fase della pigiatura sia fondamentale l’energia che si trasmette all’uva: nella cantina di Stefania Pepe a Torano Nuovo (Te), infatti, è così che fanno. Le cassette di uva, coltivata in maniera biologica e biodinamica, vengono rovesciate in una specie di catino di legno in cui le si schiaccia come quando si fa step in palestra. Si lavora di talloni, indossando stivali di gomma (proprio così, le norme igieniche e sanitarie non permettono più il contatto con i piedi, per evitare di trasmettere infezioni): si parte dagli angoli e si procede camminando di lato, in senso orizzontale, come seguendo lo schema di un lavoro ad uncinetto. «Se a farlo sono i giovani innamorati – spiega Stefania Pepe – il vino trae beneficio ancora di più dalla loro energia positiva e viene brillante. Perché è fatto così, lo si deve coccolare, ci si deve parlare, come con le piante». La pigiatura – noi abbiamo assistito al turno del Cerasuolo – permette al mosto fiore di non mescolarsi con la polpa che resta nei vinaccioli, più acida, che viene spremuta in un secondo momento con la pressa a membrana. «Tendiamo a tenere mosto fiore e polpa proprio separati – conclude – Quando facciamo il rosso puntiamo su una microfermentazione chicco per chicco: gli acini passano per la pressa elettronica dopo essere stati in botte!» (C.M.)

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Speciale Autunno C COME TRENO

di Monica Andreucci– Foto: Franco Persia

TUTTI IN CARROZZA! Un turismo enogastronomico alternativo: in ferrovia.

Il turismo enogastronomico internazionale sta raggiungendo quote di movimento finanziario davvero interessanti: è calcolato infatti che, nel totale del mercato turistico, il flusso monetario di chi fa gite e vacanze “golose”, scegliendo quindi le mete facendosi guidare dalle opportunità enogastronomiche più che culturali e naturalistiche, ha raggiunto i 5 miliardi di €. Anche su questo fronte, oltre che su quello artistico, l’Italia ha enormi potenzialità, in quanto l’unica nazione al mondo che può vantare 176 produzioni certificate e perciò tutelate e 4.396 specialità tradizionali censite a livello regionale. Il nostro Paese, precisazione dedicata ai turisti buongustai indecisi sui percorsi da seguire, possiede 142 “strade dei sapori” che toccano località dove si coltivano e si apprezzano le meraviglie dell’agroalimentare, tra le quali è bello – e tanto buono! - perdersi. Solo riguardo ai vini, per esempio, si contano ben 477 DOC e DOCG a livello nazionale… L’idea che vi vogliamo dare, per alcune peculiarità tutte made in Abruzzo, è quella di scoprire in treno alcune contrade nostrane più selvagge, là dove si annidano proprio le Doc, Docg, Igt ed Igp migliori.

Valle Roveto in treno: un viaggio nei sapori d’autunno. “La linea (ferroviaria) Avezzano-Roccasecca è una delle più pittoresche d’Italia…km 80, solo accelerati leggeri, in poco più di due ore”. I turisti migliori sono quelli per i quali è importante pure il viaggio, oltre alla meta, e che quindi, appena è possibile, evitano le superstrade e l’auto privata. Si riconoscono perché, prima di partire, si informano per bene sui luoghi da visitare, sugli orari dei mezzi pubblici (nei quali caricano spesso la bici al seguito), e se perdono una coincidenza trovano l’occasione per nuove scoperte locali. I consigli del Touring Club Italiano sono da sempre tra i più “gettonati”; e quanto abbiamo appena ripreso dalla “Guida Rossa” edizione 1938 è oggi ancora valido, visto che questa zona d’Abruzzo in cui vale la pena godere la magia dell’autunno si mostra dal finestrino del treno sostanzialmente com’era all’inaugurazione, classe 1902. Quel tronco di linea è passata indenne dalla scure che negli anni ’90 stava per recidere i bracci meno redditizi delle allora Ferrovie dello Stato. Su di essa un itinerario bellissimo fianco a fianco, per la maggior parte, del fiume Liri, presentando soluzioni ingegneristiche tutt’ora ammirevoli. Ha potenzialità

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Speciale Autunno turistiche straordinarie, che comunque il passeggero meno distratto può godere ogni giorno, sui convogli che percorrono con servizio regolare questa valle dalla storia tanto tormentata quanto ricca. Sulla cresta dei Monti Ernici-Simbruini, ancora molto tempo dopo l’avvenuta unità d’Italia, continuava di fatto a passare il confine tra due mondi diversi quali si erano contrapposti, per lunghi secoli, il Papato ed i Borbone. Le sanguinose storie di briganti, che tra quelle frasche si nascondevano dalla vita civile, non si erano infatti estinte con la conseguente stabilità politica, e sconsigliavano chiunque dal tornare a frequentare boschi rovetani. Boschi in cui ancora oggi si trovano i dolci frutti dell’autunno, le castagne qui talmente particolari da meritare la certificazione di specialità tutelata come “Roscetta della Valle Roveto”. A onor del vero, nella nostra regione c’è un’altra saporita drupa, anch’essa riconosciuta a livello europeo, e si tratta del marrone di Valle Castellana, che cresce all’ombra dei Monti della Laga, nel teramano; questa zona però non ha una linea ferroviaria che, attraversandola, ne permetta una visione privilegiata. “Da Capistrello in poi essa (linea) discende la ridente valle del fiume Liri, che traversa 16 volte. Fra stazione Capistrello e staz. Sora, numerose gallerie e viadotti permettono di vincere un dislivello di 463 m. in un percorso di appena 32 km. La vista è bella su entrambi i lati: collocarsi però preferibilmente a destra, salvo nel tratto da Avezzano a Civitella Roveto.” Di nuovo le parole del TCI dell’epoca; scorrendo più avanti la descrizione viene fuori molto altro che può, in modo straordinario, interessare il turista curioso. Non sarà quindi solo la voglia di assaggiare le castagne locali a motivare il viaggio: in Valle Roveto sta, per esempio, una delle sorgenti d’acqua minerale più apprezzate, la Santa Croce di Canistro, adeguatamente sfruttata negli impianti termali della cittadina. Ancora l’acqua si rende protagonista della vallata a Morino, dov’è una delle cascate più alte d’Italia: “Zompo lo Schioppo”, con i suoi 80 metri di salto merita davvero una escursione (tra l’altro, passando proprio tra le belle piante di castagno locali). Di questa cascata lascia testimonianza anche lo scrittore latino Febonio : “vulgus ex strepitu descendentum aquarum lo schioppo appellat”. Se poi ci si vuole “accontentare” di quel che passa dal finestrino, vale ancora ciò che di questa linea ferroviaria diceva la Guida Baedeker nel 1903, “Italie Méridionale”, edizione francese dell’originale tedesco, strumento fondamentale per i turisti provenienti da oltr’Alpe: “Le trajet est un des plus beaux qu’on puisse faire en Italie” (“il tragitto è uno dei più belli che si possono fare in Italia”). Riguardo alle presenze famose che hanno operato qui, si può iniziare citando l’imperatore “Claudio, (che) nel 43 d.C.,

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si accinse all’opera (di prosciugare il lago Fucino e) pensò di smaltire le acque in quelle del Fiume Liri scavando una galleria sotterranea (5.653 m) attraverso il Monte Salviano. I lavori durarono 11 anni e richiesero l’opera di 30.000 schiavi” (1). Poi qui venne anche Ferdinando II di Borbone, per controllare di persona se potesse davvero passare una ferrovia che collegasse Napoli agli “Abruzzi”. Sono testimoniati inoltre i passaggi di Ferdinando Gregorovius, Keppel Craven, Edward Lear, i Reali Borbone appunto – di cui Dumas racconta un gustoso episodio accaduto in zona S. Vincenzo – e molto probabilmente anche il geografo greco Strabone vissuto tra il 65 a.C. ed il 24 d.C.

E oggi? Fare il biglietto per questa linea è promessa di un vero e proprio viaggio nel paesaggio, insomma, tra quinte montuose rimaste selvagge ed aspetti geologici incontaminati, tanto più che entrambi i fronti sono protetti. Voltando lo sguardo al versante orografico sinistro, con la sorgente alle spalle, c’è la propaggine estrema del Parco Nazionale d’Abruzzo; sul lato destro della riva fluviale, si erge l’area tutelata che prende nome dagli stessi monti ErniciSimbruini. Tutt’intorno l’ambiente è notevole, se viene così descritto: “Non accenno neppure lontanamente all’aria che si respira tra i castagneti del Codardo (da dove scaturisce la sorgente

IL MARRONE DELLA VALLE ROVETO

Il Marrone della Valle Roveto presenta caratteristiche morfologiche simili al Marrone Fiorentino, dal quale differisce leggermente per la diversa azione esercitata dal clima, dal terreno e dall’agricoltore. Viene comunemente chiamata Roscetta, per il colore rossiccio brillante dell’epiderma; produce frutti dalla polpa soda e consistente, profumata, resistente alla cottura e particolarmente dolce. I castagneti, costituiti da piante in prevalenza secolari, coprono ormai una superficie di soli 200 ettari, raggruppati in nuclei sopravvissuti all’abbandono colturale ed agli attacchi di cancro corticale (Cryphonectria Parasitica) e distribuiti nei comuni di Civitella Roveto, Capistrello, Canistro, Morino e Balsorano. Il terreno argilloso–arenaceo della Valle Roveto, decalcificato dall’azione dilavante degli agenti atmosferici, la buona disponibilità idrica associata ad una altrettanto buona capacità drenante, offrono le condizioni podologiche favorevoli al suo sviluppo. Condivide lo stesso territorio con varietà Porcina, destinata, come fa intuire il nome, all’alimentazione animale, e quindi di scarso interesse commerciale. Differisce dalla più pregiata Roscetta per i frutti di piccole dimensioni, di colore più scuro e per la forma dell’occhio (la parte inferiore della castagna) che nella porcina é grande e tondeggiante, mentre nella Roscetta è piccolo e di forma rettangolare. È una cucina semplice quella di Canistro, fatta di gnocchi e sagne della nonna, pizza bianca con verdure e salsiccia, pizza rossa, polenta, frittelle e i tipici “quagliategli”, pasta senza uova con brodo di fagioli. Le castagne sono prodotto tipico, preparate nei modi più diversi: “casciole” (caldarroste), “vallani”(bollite), “remonne” (bollite senza buccia). Tipiche anche di Morino sono le castagne ‘Roscette”, consumate sbucciate e lessate al fuoco del camino con il finocchio selvatico. (M.A.)

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Speciale Autunno minerale), ma debbo ricordare che il territorio di Canistro dà ottime e saporite castagne, le famose roscette (…) però di ottima qualità sono i frutti dei castagneti di tutto il versante occidentale di Valle Roveto.” (2). Ma pure un’altra zona è ammirevole: “È una conca di rara bellezza. L’orrido e il pittoresco, il rupestre e il verde, le cime lontane dei monti e gli strapiombi delle rocce vicine (…) la ferrovia che si nasconde nelle gallerie e poi riappare improvvisa (…) fanno di questa valletta un luogo straordinario che pochi sanno (…) e soltanto la conosce chi scende dal treno alla stazione di Pescocanale”.(3) Di Civita d’Antino, poi, si legge che “è stato, per lo passato, senza dubbio, un soggiorno delizioso per stranieri amanti del panorama. Infatti numerosi artisti svedesi, norvegesi e tedeschi venivano, or sono oltre 15 anni, a dipingere le bellezze di questa Svizzera d’Abruzzo.” (4) Parlando di prodotti caratteristici, che di questa stagione sono senza dubbio le castagne locali, è d’obbligo citare Civitella Roveto, centro geografico della Valle Roveto e capoluogo morale per quantità di drupe raccolte ogni autunno. Non a caso, infatti, delle sagre dedicate alle ‘roscette’ la più frequentata si svolge qui, alternandosi nelle domeniche d’ottobre con Canistro. Chissà se Dante, nei riferimenti che fa sulla Divina Commedia, pensava alle rive civitellesi... se è vero infatti che il nome Liri deriva dal latino Viridis (verde, con chiaro riferimento al colore delle sue acque), per ben due volte lo ricorda: nel Purgatorio (III, 131), Manfredi imperatore, parlando delle sue ossa insepolte, lamenta: ‘or le bagna la pioggia e move il vento / di fuor dal regno, quasi lungo il Verde, / dov’e’ le trasmutò a lume spento; e poi nel Paradiso

(Vili, 63, colloquio con Carlo Martello d’Angiò). Più di recente, lo stupore che ha colto tanti celebri viaggiatori si ripete, ancora oggi, a chi si volge ammirato a guardare il panorama offerto, nel complesso, dai luoghi rovetani. “Si tratta di un’angusta valle –dice la “Cartoguida DeAgostini del 1992 – che poi si allarga progressivamente, singolare anche per il forte contrasto tra il versante sinistro, nudo e brullo, e quello destro, coperto da un fitto manto boschivo. Essa è circondata in ogni parte da una catena di montagne maestose, dall’aspetto incredibilmente severo e fosco, coperte nella loro sommità da densi boschi, dove fino all’ultimo quarto di secolo, com’è noto, vivevano gli orsi”. Insomma, un ambiente che possiamo definire wilde, autenticamente selvaggio: straordinaria l’esplosione di colori autunnali! L’ultima stazione in territorio abruzzese è Balsorano. Originariamente era chiamato Vallis Sorana (dalla città di cui ben chiara l’influenza, Sora, scalo successivo), con il centro abitato dominato dall’imponente mole del Castello, che si pone quasi a sentinella del confine con il Lazio, una sorta di ingresso sommerso da natura lussureggiante: proprio una “porta verde” dell’Abruzzo. La linea prosegue poi verso Roccasecca, dove confluisce nella Roma-Cassino-Napoli. Quel piccolo trenino che oggi quasi si mimetizza col paesaggio, quindi, porta con sé un enorme carico di storia e di civiltà. Che un turismo intelligente e rispettoso (ancorché… goloso!) può ancora scoprire. (1) (Luigi Braccili –“Conoscere l’Abruzzo”–ed. ATLAS per Costantini Pescara 1983) (2) (Don G. Squilla “Panorami e sorgenti della Valle Roveto”, Casamari 1982) (3) (ibidem “Valle Roveto”, Ente Fucino 1966) (4) (Enrico Abbate “Guida dell’Abruzzo” CAI Roma 1903)

LA FERROVIA IN ABRUZZO

Nel rapporto tra abitanti e sviluppo delle linee ferroviarie, l’Abruzzo vanta un primato nazionale perché le abbondanti 1.200.000 anime che lo popolano sono servite da ben 600 km di binari. Certo incidono l’estensione del territorio regionale (10.794 kmq) ed un’orografia accidentata (appena l’1% è pianeggiante!), come la posizione sia di cerniera tra nord e sud d’Italia, sia transappenninica; per non parlare del ruolo politico-logistico rivestito nel periodo pre e post-unitario nazionale, quand’era il momento cruciale della storia dei treni in Italia. Allora, per collegare le varie zone dello “Stivale” si doveva bypassare lo Stato della Chiesa: già re Ferdinando II di Borbone aveva pensato di far redigere il progetto“per una Ferrovia da Napoli ai confini romani”, primo esempio di pianificazione della mobilità su vasta scala, sul percorso ancor oggi disegnato dalla linea Sangritana con snodo a Castel di Sangro verso Carpinone. Per riparlare di treno in Abruzzo occorrerà aspettare il dopo-Teano, quando si progetteranno binari di civiltà oltre che di cultura, mediando continuamente tra le risorse scarse in un’Italia tutta da fare e le aspettative di crescita giustamente cullate dalla popolazione, quella abruzzese, tra le più emigranti. Sono le parole degli atti parlamentari del barone G. Andrea Angeloni, possidente terriero deputato e grande uomo di cultura da Roccaraso (dove nacque nel 1826), a raccontare lo slancio per cercare di dare una personalità, una credibilità, un futuro alla nuova nazione unita quale “ponte” proteso sul Mediterraneo. D’altro canto non va dimenticato che, grazie all’apertura del Traforo Frejus quasi contemporaneo al Canale di Suez, dalla Gran Bretagna alle colonie Indiane il viaggio passò da 100 giorni a 18, con la ‘Valigia delle Indie’ che aveva tra le fermate più importanti proprio la stazione di Pescara-Castellamare. (M.A)

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C COME VI CONSIGLIAMO

Redazionale

UN REGALO PER OGNI PROVINCIA Metti un prodotto abruzzese sotto l’albero!

Il territorio abruzzese è composito e ricco di sapori e di tesori da scoprire. Regalarne un pezzetto per Natale, che sia un frutto, un prodotto della terra, un’opera artigianale o un dolce, sarà uno dei più bei gesti che i vostri amici, i vostri fornitori e i vostri clienti, specialmente di fuori regione, potranno ricevere. La scelta è ardua. Tutti i produttori abruzzesi si danno sempre un bel da fare per ottenere e dare il meglio. Noi abbiamo

fatto una piccola selezione, per voi, con l’intenzione di darvi delle buone idee per i vostri pacchi di Natale. Abbiamo scelto un rappresentante per ogni provincia: la pasta Verrigni per il Teramano, i prodotti Ursini per il Teatino, il vino Chiusa Grande accompagnato dal cd “DiWine Jazz” per quanto riguarda la provincia di Pescara e infine i torroni Nurzia per l’Aquila. Un minuscolo prontuario per raccontarvi in poche parole cosa c’è di buono per voi per questo Natale 2010.

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Teramo

LA PASTA VERRIGNI L’UNICA TRAFILATA IN ORO Dal 1898 ad oggi, in cui festeggiano il terzo anno della nuova gestione, l’Antico Pastificio Rosetano della famiglia Verrigni ha compiuto un lungo cammino sulla strada della qualità e dell’innovazione. Da quella piccola Rosburgo, oggi Roseto degli Abruzzi, quella pasta ottenuta dalla macinatura dei grani con macine a pietra, impastata con l’acqua del Gran Sasso ed essiccata all’aria, appesa alle canne di bambù, oggi mantiene il suo standard di alta qualità. Accanto ai ventidue formati di pasta di semola ci sono una linea biologica che comprende il kamut semolato e integrale, il farro integrale e il grano duro Senatore Cappelli, e una linea aromatizzata al peperoncino, al nero di seppia, al pesto, al basilico e al limone. Gli ultimi arrivati in casa Verrigni sono lo Spaghettoro e Fusilloro, unica pasta trafilata in oro: prodotti innovativi che si differenziano dalla pasta secca tradizionale per la diversa consistenza, che grazie al minore stress che l’impasto subisce a contatto col metallo nobile hanno una nuova ruvidezza, una dolcezza e una nota distintiva che non resta indifferente al palato. Per questo motivo questa pasta è scelta da molti chef come base dei loro piatti! A Natale 2010 la confezione regalo sarà molto sfiziosa. Un altro prodotto originale è il profumo “00 Oro” che tramite le essenze della mandorla della vaniglia e del lievito riproduce proprio l’aroma della pasta Verrigni. A chi regalarla: agli amanti della buona cucina; agli sperimentatori; ai palati fini. Perché regalarla: perché grazie alla pasta Verrigni tutti possono avere l’ebbrezza di cucinare un piatto da professionisti nella propria casa! Contatti: www.verrigni.com; email: info@verrigni.com; tel 085.9040269.

La scatola regalo “Sua Pastità” in rovere

Scatola con 1kg Spaghettoro rifinita a mano magazine 42

Il profumo “00 Oro”


Pescara

I VINI CHIUSA GRANDE: ED È SUBITO JAZZ “DiWine Jazz, vinosophy collection” è un vero e proprio sodalizio di intenti tra vini, parole e musica. Un cd jazz concepito da Franco D’Eusanio, agronomo, bio-innovatore e “vinosofo”, in cui la musica del sestetto del pianista Tony Pancella interpreta nove vini Chiusa Grande, descritti dalla voce di Gio Gio Rapattoni e dai testi di Simone D’Alessandro. Cosa scegliere per Natale? C’è l’imbarazzo della scelta, da Vinofollia a Vinosophia, “ammiccante e sorprendente” l’uno, “brioso” l’altro; al Natura bianca, “una forza libera da condizionamenti”, per passare alla serie di tendenza dedicata ai generi Is-Ea-Id e alla coppia Perla bianca e Perla nera, il vino dell’amore eterno e il vino dell’amore impossibile. Un vino che custodisce i saperi della tradizioni e che porta ancora il soprannome degli avi (Mattè, Tatà, Roccosecco) e che non teme il confronto con l’esoterismo (Ciferette, Spera di sole, Ulevio e Arcaserene, derivanti dal dialetto arcaico abruzzese). Le ultime novità? I vini della linea Natura, senza solfiti, perché, come scrisse Francesco Bacone, “Alla natura si comanda solo ubbidendole”. Non a caso la Tenuta Chiusa Grande di Nocciano è una delle realtà vitivinicole più certificate in Europa nel campo dell’agricoltura biologica. A chi regalarli: agli amanti della schiettezza. Perché regalarli: perché hanno la colonna sonora! Contatti: www.chiusagrande.com; email: info@chiusagrande.com tel 085.847460

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Chieti

UNA “MELODIA” DI SAPORI URSINI Non bastava il suo olio da solo o in compagnia di ortaggi, vegetali e agrumi per la preparazione dei Sott’Olio e dei Pestati. Non bastavano i cinque sughi dedicati ai colori della vita (il verde, il rosso, il viola, il bianco, il dorato) e neppure i manicaretti, dai fagottini di zucchine, di melanzane e di radicchio ai cachi e le mele cotogne. L’azienda Ursini di Fossacesia propone anche per questo Natale 2010 la confezione di “Melodia dei sapori Ursini”, con cui riscoprire i sapori dell’Aquila grazie alla sinergia con la famiglia Moscardi del ristorante Elodia a Camarda. Manualità e sapienze gastronomiche raccontano una forte identità e l’appartenenza ad una realtà che, seppur lacerata nel suo intimo, è ancora viva e rigogliosa. “Melodia dei sapori Ursini” è un messaggio di gusto ma anche un progetto per ridare linfa ad un patrimonio culinario che non può andare perduto. In una sola scatola c’è il contenuto per un pranzo di eccellenza, dall’antipasto al dolce. Si può cominciare con i pestati di legumi (i fagioli di Paganica e le lenticchie di Santo Stefano di Sessanio) e i primi conditi dal sugo bianco al baccalà e zafferano de L’Aquila, accompagnare con manicaretti di finocchi, agrumi e nocciole e concludere con la marmellata di zucca e amaretto o con una pera al Montepulciano e cannella. A chi regalarla: a chi sa mettersi in gioco e scoprire sapori nuovi. Perché regalarla: perché è un regalo unico, etico, buono, elegante e giusto. Contatti: www.ursini.it; email: info@ursini.com tel. 0872.579060. I vasetti presenti nella confezione

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L’Aquila

I TORRONI DELLE SORELLE NURZIA Il nuovo, morbidissimo torrone bianco mandorle e pistacchi, o il classico torrone al cioccolato; o quello con arance candite e mandorla; o il bianco tenero ricoperto di cioccolato, avvolto nel fine incarto confezionato a mano. È questo il Natale che offre la Casa Sorelle Nurzia, fondata ad Arischia (Aq) nel 1835 e portata avanti con spinta innovativa per oltre 150 anni. Con la stessa passione di Ulisse, figlio del fondatore Gennaro, oltre a torroni teneri di vario genere e di vari formati oggi viene prodotta una vasta gamma di prodotti prelibati e genuini (biscotti, panettone, cioccolato) per meritare la sempre crescente preferenza da parte dei consumatori sia vecchi sia nuovi. «La propulsione data da Ulisse fece in modo che accanto al torrone bianco classico nascesse anche quello al cioccolato – precisa Rita Farroni, titolare di Sorelle Nurzia – A lungo è stato il core business dell’azienda: oggi noi siamo anche molto altro. Solo quest’anno abbiamo presentato tre nuovi torroni bianchi teneri: con mandorle e pistacchi, con nocciole e con mandorle e amaretti, che impazzano soprattutto all’estero». Spettacolari i torroni vassoi: tre chili di bontà nei variegati al cioccolato fondente extra e i bianchi classico, alla nocciola e con mandorle e pistacchi. In occasione di Natale 2010 è stata elaborata una confezione regalo che contiene dolci Sorelle Nurzia (da scegliere sul catalogo) che le aziende possono utilizzare come regalistica per le prossime festività. A chi regalarli: sono i preferiti di bimbi e anziani, quindi perfetti per le famiglie. Perché regalarli: perché con loro il Natale sarà più …tenero. Contatti: www.sorellenurzia.it; email: info@sorellenurzia.it; tel. 0862.441088.

I torroni e gli altri prodotti da regalo di Sorelle Nurzia

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C COME TRADIZIONE

di Anita Righetti – Foto: Mario Sabatini

IL CIBO NATURALE? CE L’ABBIAMO GIÀ IN TAVOLA! Ecco le vere merende abruzzesi

Se l’odore delle madeleines sta alla ricerca del tempo perduto, l’odore delle merendine sta alla ricerca del tempo attuale. Sì, la ricerca, perché osservando la pubblicità che accompagna qualsivoglia merendina di qualsivoglia marca è lampante il rimando ad una qualità della vita che sa molto di antico e poco di nuovo. Il tutto poi ruota attorno a pane lievitato, marmellata e zucchero. Presente o assente, lo zucchero è il vero protagonista della merendina industriale proposta, con tutti i danni che ne consegue. E non basta leggere l’etichetta per mettersi al riparo, perché oggi anche la merendina si è fatta furba e sa far passare per buoni alimenti invece pericolosi per la salute di un adulto e micidiali per la salute di un bambino. Come possiamo fare quindi per evitare il consumo o almeno contenere i danni? È chiaro che dobbiamo tenere conto di molti fattori che sono sociali e logistici. Lo spirito di emulazione dei bambini e degli adolescenti è difficile da piegare al consumo di prodotti diversi da quelli preferiti dal “gruppo”. Resta lo spazio privato casalingo che permette un risultato ottimo con un impegno risibile rispetto alla qualità della vita che sviluppa.

Allora cominciamo dal pane. Pane, olio e qualche grano di sale. Pane, olio e zucchero. Pane, olio e peperone dolce secco tritato. Pane, tostato olio e peperone dolce secco tritato. Pane, olio, qualche grano di sale e fichi freschi. Pane, olio e qualche grano di sale con fichi secchi e noci. Pane, olio e qualche grano di sale con un grappolo d’uva bianca, come ad esempio il pergolone (la mia merenda preferita, insieme anche al pane con la mortadella). Pane, olio e qualche grano di sale con le arance a fette grosse. Naturalmente più sono freschi e buoni i prodotti base, più la merenda sarà gradita. Ad avere tempo, il pane (sì, sempre lui) si può farcire con una frittata, dalla più semplice solo con le uova alla frittata con i peperoni o con le patate. Le frittate si possono preparare anche in anticipo e siccome in Abruzzo si può dire che ogni paese ha il suo tipo di pane è facile trovare un’ottima qualità di pane fresco a portata di mano. La regina di tutte le merende per noi abruzzesi è, e resta,

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pane e pomodoro. L’aggiunta di peperoncino piccante dipende solo dall’età del commensale. Da fine giugno a settembre inoltrato i pomodori freschi e succosi con le loro mille varietà non mancano sulla nostra tavola. C’è chi preferisce un pomodoro acerbo e chi maturo, chi lo preferisce a fette grosse, all’antica, o sottili, come si usa adesso, e chi schiacciato sulla fetta del pane solo a dare colore e semi, oppure solo colore. C’è chi anche d’inverno si prepara pane e pomodoro con i pomodorini a grappoli che mantengono le proprietà nutritive essendo stati raccolti in piena estate. Comunque sempre conditi con olio e sale. Passiamo alle patate. Le patate lesse si schiacciano a lungo con una forchetta in una padella di ferro, la ferzore, appena unta e, a chi piace, con un niente di cipolla tritata finissima. Col fuoco allegro e la forchetta veloce le patate diventano una crema e cominciano a fare una crosticina dorata. Si da la forma di una “pizza” alta un paio di centimetri e si lascia dorare da ambo le parti. Di solito si prepara per cena e si lascia volutamente per la merenda del giorno dopo, come si usava un tempo lontano …e neanche poi così tanto. I ragazzi di una volta ne erano ghiotti, chissà quelli di oggi. Ad averci tempo, però, la merenda tipica-tipica è il ciambellone. Con o senza cacao. Occorrono 400 grammi di farina, 300 gr di zucchero semolato, la buccia grattugiata e succo spremuto di 1 limone, 1 bicchiere d’olio d’oliva extravergine, e 1 bustina di lievito chimico per dolci. Si sbattono uova e zucchero fino a mescolarli bene e si aggiungono gli ingredienti in sequenza, si cuoce nel forno per 45 minuti a 200° e per 15 minuti a 180°. Il cacao (100 gr) si mescola alla farina che va ridotta a 300 gr. Grazie all’olio, il ciambellone resta morbido anche per qualche giorno conservato in una busta di carta. E piace anche agli adulti, ancor più se inzuppato con un bicchierino di liquore punch abruzzese prodotto con le erbe medicinali che crescono sulla Maiella. Potrebbe diventare un rito corale prepararlo la sera tutti insieme, padre, madre e figli: ci si stanca di meno, loro imparano, tutti si amano di più… mentre la televisione parla da sola.

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C COME OLIO

di Maura Di Marco .

PANE AL PANE, OLIVA ALL’OLIVA Occhio all’etichetta… L’Abruzzo, ad ottobre, si fa ancora più bello. Le grandi distese di olivi brulicano di passione: quella dei piccoli contadini che da anni, se non da secoli, ripercorrono le antiche tecniche di lavorazione appena sfiorate dalla tecnologia. Perché l’estrazione dell’olio – buono a sapersi – è fatta con mezzi esclusivamente meccanici, che sfruttano semplici principi fisici applicati a frantoi a pressione e continui. L’eccezione sfugge alla regola quando pensiamo che l’olio è uno dei pochi alimenti direttamente commestibili: il succo di frutta più prezioso del Mediterraneo può essere degustato nell’immediato, rivelando con il suo amaro ed il suo pizzicore l’importanza che riveste per una sana e corretta alimentazione. Stranamente, però, non tutte le proprietà dell’olio extra vergine di oliva possono essere riportate sulle etichette delle bottiglie che campeggiano tra gli scaffali dei supermercati. Come ci racconta in un’intervista Luciano Brancone il capo panel del Comitato d’assaggio dell’olio extravergine di oliva della Camera di Commercio di Pescara, esistono normative europee relative all’etichettatura dei prodotti alimentari che stabiliscono, in maniera ferrea, cosa può essere scritto e cosa no. Tra le cose importanti che non possono essere scritte ci sono una serie di termini auto-celebrativi e salutistici che potrebbero fuorviare o “trarre in inganno il consumatore”: un esempio sono, nel caso dell’olio, le sue capacità anti-ossidanti in grado di prevenire le malattie tumorali e cardio-vascolari e difendere l’apparato digerente. Viene da chiedermi: perché non spiegare cotante virtù ad una società come la nostra, ossessionata dalla ricerca dell’elisir di giovinezza, schiava delle diete, ipocondriaca ed iper-salutista? Per rispondermi e rispondervi, devo fare un salto indietro

e ripartire dall’abc: la legislazione (per l’esattezza il regolamento CE 2568/91) ha stabilito i parametri chimicofisici ed organolettici per distinguere gli oli in olio extra vergine di oliva, olio vergine di oliva ed olio lampante di oliva. Il primo ha un’acidità pari allo 0.8%, il secondo uguale o minore del 2%, l’ultimo, non commestibile eppure prodotto in grandi quantità (chissà perché), maggiore del 2%. Tanto più alto sarà il senso di pizzicore e di amaro, unito al profumo evocativo di un frutto sano e fresco, tanto più alte saranno, all’esame organolettico (cioè olfattivo e degustativo), le proprietà salutistiche e nutrizionali. Di fatto, però, ed è bene specificarlo, l’esame organolettico è obbligatorio solo per gli oli d.o.p. Chiedo a Luciano Brancone come può il consumatore orientarsi tra gli scaffali dei supermercati per riconoscere un buon olio. Sapete cosa mi ha risposto? Il prezzo («a meno che non si scelga direttamente un olio dop», tiene a specificare). Eh già, perché è proprio il prezzo a dirci se le olive sono frutto di una coltivazione attenta e l’olio il risultato di un processo di produzione eccellente. Ecco allora spiegata la differenza di prezzo tra una confezione d’olio di una grande major ed una acquistata dal frantoiano o dal venditore diretto. La prima avrà un costo che si aggirerà sui due/tre euro, la seconda, invece, non scenderà mai sotto i 5 euro. La prima sarà frutto, spesso, di una coltivazione intensiva, effettuata nei paesi emergenti del bacino del Mediterraneo, in cui la qualità cede il passo alle grosse quantità; la seconda sarà il prodotto di selezione, eccellenza e predilezione al lavoro. A questo punto non posso non chiedere al mio intervistato se le grosse major c’entrano qualcosa con le etichettature. Lui non mi risponde ma il guizzo nei suoi occhi la dice lunga: a buon assaggiator, poche parole.

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Salvatore Tassa, Mauro Uliassi, il sindaco di Teramo Maurizio Brucchi, Ciccio Sultano e Niko Romito

Marcello Schillaci, Alessandro De Antoniis, Antonio Paolini,

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Francesco Auricchiella e Alessandro tribuna


C COME EVENTO

Redazionale – Foto: Modiv

GUSTÈ: TERAMO COOKING SHOW I piatti della tradizione interpretati dai grandi chef

È stato un bellissimo week end quello del 16 e 17 ottobre a Teramo: un fine settimana all’insegna del gusto e della cucina teramana. Quattro cuochi di fama nazionale e internazionale si sono alternati sul palco per rivisitare altrettante ricette locali, messe subito a confronto con la versione tradizionale ad opera dei ristoratori locali. Ecco che Salvatore Tassa, il “cuciniere” del ristorante “Colline ciociare” in provincia di Frosinone, ha scomposto e ricomposto la classica tiella di verdure, proposta nella versione originale da Francesco Auricchiella del ristorante Duomo. Ciccio Sultano, anche lui del ristorante Duomo ma di Ragusa,

ha invece preparato delle singolari mazzarelle riempiendo di verze dei ravioli e proponendo la coratella a parte, mentre Marcello Schillaci de La Cantina di Porta romana preparava le reali mazzarelle teramane. Stupefacente l’assaggio di pane e porchetta proposto da Mauro Uliassi, caldo e croccante, assolutamente alla pari con il panino di porchetta preparato da Alessandro Tribuna de Il Cantinone, che ne ha illustrato tutte le fasi preparatorie: il pubblico ha potuto seguire tutte le procedure dal maxi schermo, grazie anche all’abile conduzione dei giornalisti enogastronomici Roberta Corradin e Antonio Paolini. La dolcissima conclusione del cooking show è stata

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affidata alle mani esperte di Niko Romito e di tutto lo staff del Reale, che ha proposto ed illustrato una personalissima “pizza dogge” a più strati, mentre Alessandro De Antoniis del ristorante teramano Cipria di Mare ne ha presentata una enorme, altissima come tradizione vuole, insieme al “pan di Spagna vivente” maestro cioccolataio Concezio Centini di Bisenti. Oltre 1250 piatti sono stati serviti alle centinaia di persone che si sono prenotate ad un prezzo assolutamente popolare, 5 euro, e che si sono alternate all’interno del parco Regina Margherita di piazza Dante allestito a dovere dalla Emmelle Comunicazione. La serata è riuscita pienamente, ha attirato l’attenzione della stampa nazionale e ha confermato come la cucina

teramana sia una componente fondamentale della cultura enogastronomica abruzzese. Fondamentale è stato anche l’apporto dell’Istituto alberghiero “L. Di Poppa” di Teramo, presente con i suoi studenti in sala e in cucina. Domenica 17, sempre nella stessa location la manifestazione ha proseguito con la fiera delle eccellenze locali “La Città dei Sapori”: un expo-mercato che ha accolto numerosi produttori locali, veri artigiani del gusto, depositari delle eccellenze che rendono unico il paniere enogastronomico di questo angolo di Abruzzo. Molto soddisfatto il sindaco Brucchi, che è stato parte integrante nell’organizzazione dell’evento e che ha già annunciato l’edizione 2011, allargata a più ristoratori e non solo ai “fab 4” del Teramo Team: “Cucine aperte”. .

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C COME ASSOCIAZIONE

Redazionale – Foto: Modiv/Mario Sabatini

VINO, IL TUO NOME È DONNA Ecco il lato femminile del settore

Sono brillanti, meticolose, appassionate. Sono le donne che promuovono la cultura del vino grazie alla loro attività, riunite nella delegazione abruzzese “Le donne del vino”. Per la maggior parte sono produttrici, ma non mancano le sommelier, le ristoratrici, le enotecarie e le giornaliste. Si fanno strada con grazia, con maggiore o minore difficoltà, alcune hanno il loro destino già scritto nella storia della loro famiglia, altre fanno da factotum così come si possono occupare esclusivamente di amministrazione, commercio estero o relazioni pubbliche. Sono sorridenti, concentrate, determinate. Ironiche verso un settore che fino a pochi decenni fa era appannaggio degli uomini, e che si sta ingentilendo proprio grazie a loro. «Le donne nel settore vinicolo forse oggi sono più numerose degli uomini, soprattutto nel marketing – spiega Katia Masci, dell’azienda agricola Valle Martello e delegata regionale de Le donne del Vino – Probabilmente non c’è più nemmeno bisogno di sgomitare. In alcuni casi credo che le donne siano anche più convincenti degli uomini, non solo per il fatto di essere tali, ma anche perché si sono formate, hanno studiato, hanno preso seriamente questo lavoro e il mercato ha riconosciuto loro un ruolo. Non credo comunque che ci sia stato regalato

nulla, tutto è stato abbondantemente meritato con l’impegno personale». «Nel mondo del vino, per tanto tempo le donne sono state impegnate in secondo linea, vicino ai padri o ai mariti – commenta Federica Morricone, titolare di Villa Medoro ad Atri (Te) – Oggi che le nuove generazioni si sono fatte avanti è più facile trovare donne che si occupano dell’azienda, seguono il marketing o il commerciale, ma sono ancora poche ad essere proprietarie. Mi sento prima di tutto mamma e poi imprenditrice e affronto tutto con grande senso di determinazione e responsabilità, come la presidenza di Confagricoltura Abruzzo e il mio ruolo nella Tercas. Occorre solo una grande organizzazione e tanta determinazione». Essere una donna del vino, infatti, nel terzo millennio è uguale a dire essere donna lavoratrice, e quindi dover conciliare carriera e casa. «L’unica rinuncia che ho fatto – ammette Angela Di Crescenzo, moglie di Peppino Tinari, che provvede ai primi piatti e alla pasticceria del ristorante Villa Maiella a Guardiagrele – è crescere i miei figli in un appartamento più piccolo di quello che avremmo potuto, perché più vicino al ristorante: ma almeno non ho perso niente di loro, dai primi passi ai successi scolastici, e la

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famiglia è sempre rimasta unita. Sono stata privilegiata. Pensare che quando sono arrivata dalla Svizzera, negli anni ’80, anche prendere l’auto ed andare da sola a Pescara per una donna poteva essere un problema». Oggi la situazione è cambiata, la donna è discriminata molto meno, e fortunatamente si contano sulla punta delle dita i casi in cui non solo si riceve poca considerazione, ma si viene anche trattate con poco riguardo, per la serie fammi-parlarecon-tuo-padre. «Ogni volta che mi viene chiesto come mi sento da Donna del Vino in un mondo a prevalenza maschile sorrido – racconta Perla Maria Pasetti, la più giovane delle Donne del vino sia all’anagrafe, con i suoi appena 27 anni, sia professionalmente, visto che è responsabile marketing e comunicazione nell’azienda Contesa solo da 24 mesi – e penso che se smettessimo di parlare del maschilismo nel mondo del vino, forse smetterebbe davvero di esistere. Questo divario tra uomini e donne nel settore vinicolo non è poi così grande quanto si pensa. Io mi sono avvicinata a questo lavoro con la passione e la carica di chi vuole veder crescere qualcosa che sente proprio. L’equilibrio tra di noi dell’azienda e il rispetto per il mio lavoro è una costante, ma il fatto che io sia una donna non mi fa guadagnare sconti in nessun modo, e a dire la verità non mi dispiace affatto, anzi sono fiera di contribuire con il massimo delle mie energie alla crescita dell’azienda e in questo ci metto in più, rispetto agli altri, un’attenzione ai particolari, derivante proprio dal mio essere donna». «Al liceo i miei compagni di classe mi prendevano in giro perché avevo il trattore. Oggi mi cercano perché tutt’ad un tratto il mio mondo li affascina… eppure io quel trattore ce l’ho ancora! – racconta Valentina Di Camillo de La Tenuta i Fauri – Nessuno mi ha mai detto di dover continuare il mestiere di famiglia, ma in fondo quel mestiere di famiglia era un modo di vivere. Sono una ragazza fortunata e lo sono sempre stata, anche perché sfido chiunque abbia un’attività trentennale alle spalle ad affidare un’azienda ai figli “giovani e senza esperienza”. Mio padre e mia madre lo hanno fatto, e con mio fratello Luigi abbiamo costruito un equilibrio perfetto nato dalla volontà di crescere. La difficoltà più grande di essere donna? Ottenere la credibilità. L’enologia abruzzese è ancora appannaggio di figure maschili. Ma io sono fiduciosa». Per qualcun’altra il posizionamento in questo settore è stato una sfida, e il segreto è stato farsi apprezzare prima come persona, e poi come lavoratrice, con maturità, buon senso ed una giusta dose di umiltà, caratteristiche che vanno oltre le differenziazioni di genere. È il caso di Anna Illuminati, dell’omonima azienda agricola di Controguerra (Te), che spiega: «Se sei innamorata del tuo lavoro non fai esattamente

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rinunce, piuttosto sei circondata di stimoli, sollecitazioni ed approcci verso un mondo che impari a considerare il tuo e di cui non potresti più farne a meno. Grazie al mio lavoro ho e continuo ad avere la possibilità di conoscere gente stupenda, con storie e vissuti affascinanti, pieni zeppi d’insegnamenti. È come se frequentassi una sorta di palestra umana!». Con la delicatezza propria delle donne, ci si fa forza con la Fede e con l’Amore quando le cose diventano più difficili: «Se è faticoso? Si la fatica è sovrumana, chi è fuori non può capirlo... Io che sono dentro non so nemmeno come faccio a fare tutto quello che è necessario... – racconta Stefania Pepe, rimasta sola a condurre l’azienda che porta il suo nome e che ha messo su insieme a suo marito Adone – Per questo affido a Lui tutto, e mi ritrovo con una forza che nemmeno immaginavo di avere. La più grande gioia l’ho provata quest’anno quando con le mie bimbe sono andata in vigna a “scacchiare” e diradare i grappoli Vederle allungare le loro manine per raccogliere l’uva più bassa e mettersela in bocca facendo “ummm, che delizia!” è stata la conferma che tutti i sacrifici che sto facendo ...devo continuare a farli!». «Il “tocco femminile” fa la differenza anche in questo ambito perché la donna è perfezionista, cura i particolari e nota con la sua sensibilità anche le sfumature meno evidenti – spiega Nadia Moscardi, sommelier e chef di Elodia a Camarda – Ci sono stati cambiamenti anche nel mondo delle consumatrici: vino “al femminile” significa oggi, sempre di più, desiderio di saper scegliere un prodotto di alta qualità, piacere di gustare in modo consapevole, conoscere le caratteristiche dei vini per arrivare ad abbinarli correttamente ai cibi. Rinunce? La vita privata viene necessariamente un po’ bistrattata, ma quanto è bello dedicarcisi quando si è raggiunti i propri obiettivi». Quando il destino è scritto da una famiglia dalla storia importante alle spalle, il minimo che possa capitare è fare gavetta sin dall’adolescenza, lavando bicchieri alle mostre del vino: «Sia io che mio fratello Nestore siamo cresciuti con la responsabilità di quello che avremmo fatto da grandi – racconta Stefania Bosco – Una volta entrata ufficialmente negli uffici dell’azienda mi sono messa in gioco diversificando i miei ruoli. La mia figura piano piano si è evoluta anche agli occhi degli esterni e così dal venire considerata segretaria, “hostess” e “figlia del titolare” negli anni in cui di donne titolari alle fiere se ne vedevano proprio poche, ho raggiunto negli anni un ruolo di riferimento sia per i “miei uomini”, che per i nostri collaboratori. Il tempo per te stessa e per la tua famiglia? Te lo devi ricavare. Quando sono stata incinta di mia figlia ho lavorato in ufficio fino alla sera prima del parto ed ho ripreso dopo una settimana esatta, con mia figlia neonata in ufficio con me. Oggi a distanza di sette anni penso proprio di essere stata troppo dura con me

stessa e con lei». Donna del Vino è anche Paola Ippoliti, sommelier non professionista, che opera maggiormente nel mondo del formaggio: «Il mio percorso in questi due mondi è stato di studio e di impegno, e oggi si traduce nel cercare di farli incontrare, come attività di volontariato sì, ma anche con tanta professionalità». «Una donna deve farsi strada con femminilità, questa dote che le è congenita e che rappresenta un’integrità da raggiungere – ha commentato la neopresidente nazionale Elena Martusciello, campana e prima donna del Sud a venire investita di questo ruolo, in occasione della serata degustativa “In vino vanitas” lo scorso giugno – Si può arrivare ad un obiettivo con grazia, non con aggressività. L’associazione in Italia per adesso conta 150 iscritte, di cui in Abruzzo circa 20». A “In vino vanitas”, organizzato insieme all’Ais, hanno partecipato le Donne del vino dell’azienda vinicola Bosco Nestore, dei Tenimenti del Grifone, della Tenuta i Fauri, e delle aziende agricole Dino Illuminati, Valle Martello, Masciarelli, Villa Medoro, Orlandi Contucci Ponno, Contesa, Pepe Stefania. Dall’Italia hanno partecipato le donne lombarde (F.lli Berlucchi), piemontesi (Braida), valdostane (Les Cretes), campane (Grotta del Sole), siciliane (Donnafugata), friulane (Livio Felluga) e pugliesi (Vigne e Vini). Le altre donne abruzzesi del vino sono Marina Orlandi Contucci, Katharine Francesca Mac Neil Meschi, e l’enologa Francesca Festa.

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C COME LIBRO

di Luana Di Lorito

“IL PIACERE” DI MANGIARE ABRUZZESE I sapori dannunziani per Enrico Di Carlo

Si legge tutto d’un fiato il nuovo libro di Enrico Di Carlo su “Gabriele d’Annunzio e la gastronomia abruzzese” (Verdone Editore, Castelli Te, aprile 2010) presentato nell’ambito della quinta edizione di “Buon Gusto - i formaggi d’Abruzzo” a Gessopalena lo scorso 11 settembre. Come a sbirciare golosamente nell’epistolario di un’inedita storia di famiglia, la sua lettura apre la porta su uno spaccato di vita, personaggi e pietanze, legati ai luoghi dannunziani abruzzesi a cavallo tra l’Ottocento ed il Novecento. La verità su d’Annunzio e il cibo è probabilmente condensata nell’incipit del secondo capitolo, quando, attraverso le parole di Mario Vecchioni, l’autore ci informa che «Gabriele non era né un mangiatore né un ghiottone né un buongustaio; per lui non c’era che l’essenzialità, per così dire, storica della cucina abruzzese; in altri termini per lui tutta la cucina nostrana consisteva e compendiava nel sapore in generale, quel sapore fatto di calore umano, di ricordi di tempi lontani, di sentimenti, di affetti familiari, di nostalgia per il tempo perduto e non ritrovato». La lettura procede interessante, tra versi dialettali del poeta e stralci di epistolari, non perché riveli l’immagine di un d’Annunzio diverso ed inedito rispetto al personaggio noto (con tutte le sue sfaccettature e contraddizioni) quanto per

la vivida rappresentazione che Di Carlo fa di alcuni vissuti dannunziani, che lo mostrano indissolubilmente legato alla sua terra, all’essenza dei suoi sapori e, in definitiva, alla sua infanzia. Un uomo, prima di un letterato o di un comandante. Ci scorrono davanti agli occhi le forme di pecorino, il brodetto di pesce, la pasta alla chitarra, la porchetta, l’olio novello, il “lazzaretto”, i fiadoni e il pane croccante appena sfornato; le tavole imbandite con semplicità e gusto durante i ritrovi del cenacolo michettiano, gli esperimenti di cucina e le frittate rapite dall’angelo e moltissime istantanee dei ricordi gastronomici del poeta per lo più rapportati alla figura materna; poiché, come ricorda Mimmo D’Alessio nella presentazione, «l’espressione la cucina di mamma è la più buona del mondo! (…) doveva valere anche per Gabriele d’Annunzio». Scopriamo un Vate ruzzolante che si cimenta nel lancio del formaggio… e della frittata; lo sponsor ante litteram di prodotti divenuti nel tempo tipicità come il Parrozzo e il Senza Nome della pasticceria D’Amico, o l’Aurum e la Cerasella realizzati nell’officina di Amedeo Pomilio, nella pineta di Pescara. Operazione che non riuscì, per una serie di circostanze sfortunate, ai maccheroni alla chitarra della ditta De Cecco.

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C COME RICETTE a cura delle associazioni cuochi della FIC

INVOLTINI DI BACCALÀ FARCITI CON MOUSSE DI CIPOLLA IN CROSTA DI PEPERONE SECCO E SPUMA DI ZAFFERANO

di Silvestro Ruggieri, ass.ne cuochi Pescara

Ingredienti per 4 persone: 600 g di baccalà dissalato, 100 g di cipolle bianche, 30 g di peperone secco tritato, 200 g di panna, 3 g di fecola di patate, 70 g d’olio extravergine d’oliva, 2 g di agar agar (gelatina vegetale) 1 g di zafferano dopo di L’Aquila, 50 g di pesto di basilico, 4 pomodorini cotti inforno, sale q.b. Lasciare in ammollo il baccalà per 2 giorni cambiando l’acqua diverse volte. Bollire la panna con lo zafferano, unire l’agar agar, passare al colino, mettere nel sifone, caricare con due bombolette di gas e lasciare riposare in frigorifero per 4 ore. Tagliare le cipolle in julienne, appassirle in 50 g d’olio, cuocere con dell’acqua, aggiungere la fecola, salare e frullare. Spinare e spellare il baccalà, con un batticarne appiattirlo tra due fogli di carta da forno e realizzare 8 rettangoli. Farcirli con la mousse di cipolle, arrotolarli, ungerli, passarli nel peperone e cuocerli in forno a 200° per 6 minuti. Mettere al lato dei piatti 2 involtini per porzione, davanti sifonare la spuma, guarnire con i pomodorini e il pesto.

FETTUCCELLE AL SUGO DI PANNOCCHIE

di Vincenzo De Sanctis, ass.ne cuochi Valle del Sangro Ingredienti per 4 persone: 500 g di fettuccelle all’uovo, 8 pannocchie (cicale di mare), 500 g di filetti di pomodoro fresco,1 spicchio d’aglio, 0,5 g di peperoncino, 20 g di Cerasuolo d’Abruzzo, 60 g d’olio extravergine d’oliva, sale e prezzemolo q.b. Rosolare nell’olio le pannocchie, aggiungere l’aglio, il prezzemolo e il peperoncino tritati, sfumare con il vino, unire il pomodoro, salare e lasciare cuocere per 10 minuti. Cuocere la pasta al dente e mantecarla con la salsa. Mettere al centro dei piatti le fettuccelle con sopra le pannocchie e guarnire con dei pezzetti di peperoncino.

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MAZZOLINA AL TREBBIANO D’ABRUZZO CON ORTAGGI CROCCANTI

di Lorenzo Ferretti, ass.ne cuochi Teramo Ingredienti per 4 persone: 4 mazzoline da g 250; 1 dl di trebbiano d’Abruzzo; 100 g di carote; 100 g zucchine; 100 g di sedano rapa; 200g di patate; 1 spicchio d’aglio; 60 g olio extravergine d’oliva; olio d’arachidi per frittura; aglio, prezzemolo e sale q.b. Pulire le mazzoline e spinarli dalla schiena lasciando attaccato la coda e la testa . Con le lische fare un fumetto profumato al Trebbiano. Pulire gli ortaggi, tagliarli a julienne , saltarli in padella con l’olio e l’aglio, lasciando da parte le patate. Riempire con gli ortaggi le mazzoline dopo averli conditi e cuocere al forno per 15 minuti bagnandoli con il fumetto. Friggere le patate. A cottura ultimata fare addensare la salsa sul fornello. Mettere la salsa al centro dei piatti, sopra sistemare una nuvola di patate, poggiare sopra le mazzoline e guarnire con prezzemolo e un fiorellino di carota.

MILLEFOGLIE CON RICOTTA E SALSA AI LAMPONI di Sergio Savaglia, ass.ne cuochi L’Aquila

Ingredienti per 4 persone: Per la pasta sfoglia: 200g di farina 150gr di burro, 1 dl di acqua, 5 g di sale; per la salsa di lamponi: 200 g di lamponi, 1 cucchiaio di rhum, 0,1 dl di succo di limone, 50g di zucchero; per la crema: 250 g di ricotta, una bustina di vaniglia in polvere, 100 g di zucchero, la buccia grattugiata di 1/2 limone. Per la pasta sfoglia: impastare la farina con l’acqua e il sale. Farne un panetto, avvolgere nella pellicola e lasciare in frigorifero per 30 minuti. Stendere l’impasto, sistemare il burro al centro, ripiegare sul burro i 4 angoli della sfoglia in modo da racchiuderlo completamente. Infarinare leggermente la spianatoia e tirare la pasta, delicatamente e velocemente, fino a ottenere una striscia lunga 30 cm circa, ripiegare a panetto, e ripetere l’operazione per 5 volte. Stendere, con un tagliapasta ricavare dei dischi, bucherellarli, spennare con del tuorlo d’uovo e cuocere a 180°c per 30 minuti. Per la salsa di lamponi: mondare 100 g di lamponi, frullarli assieme allo zucchero, al rhum e al succo di limone, cuocere per qualche minuto a fiamma bassa. Per la crema: frullare tutti gli ingredienti e aggiungere i lamponi tenuti da parte tagliati a cubetti. Alternare 3 strati di pasta sfoglia una con la ricotta. Mettere le millefoglie al centro dei piatti e accompagnare con la sala nei cucchiai.


C COME NEWS

Cantina Tollo migliore cooperativa italiana

Nel 50esimo anniversario dalla sua fondazione la Cantina Tollo risulta essere la migliore delle venti cooperative italiane analizzate dalla rivista di riferimento per i professionisti del vino tedeschi “Weinwirtschaft”. Le analisi sono state effettuate su un massimo di sei vini attualmente in commercio: con una media di 88 punti su 100 la Cantina Tollo si presenta come migliore Cantina cooperativa di Italia, in una top 20 costituita in prevalenza da cooperative del Nord (Alto Adige, Trentino e Piemonte), mentre dell’Italia centrale sono presenti solo Tollo per l’Abruzzo e due cooperative toscane. Con 0,7 punti si posiziona inoltre davanti alla migliore cooperativa francese, e di 2,7 punti davanti alla vincitrice tedesca: «Un risultato – dichiara Giancarlo Di Ruscio, direttore della Cantina Tollo – che ci riempie di orgoglio perché il riconoscimento rappresenta il premio svolto da tutti i soci dell’azienda, che oggi sono quasi mille». I vini Tollo rientrati nella top 15 con oltre 89 punti sono il Trebbiano Menir del 2006 e due Montepulciano d’Abruzzo del 20007, l’Aldiano e il Cagiòlo.

magazine 64

Villa Cervia oro a MUNDUSVini

Donna alla Camera

Il Montepulciano d’Abruzzo doc 2007 Rocca dei Bottari di Villa Cervia, cantina di Notaresco (Te), ha ottenuto la medaglia d’oro al Gran premio internazionale del vino MUNDUSvini che si è svolto a Monaco di Baviera dal 27 agosto al 5 settembre. L’obiettivo del Concorso è promuovere la qualità e la commercializzazione dei vini partecipanti. Quasi 300 esperti enologi provenienti da 49 paesi si sono incontrati a Neustadt sulla Weinstraße per esaminare i 5.883 campioni anonimi sottoposti al loro giudizio. Quasi 1800 vini hanno conquistato il consenso dei degustatori e sono stati premiati con una medaglia: il Montepulciano d’Abruzzo Doc 2007 della linea Rocca dei Bottari ha ottenuto la medaglia d’oro. Il Gran Premio Internazionale del Vino MUNDUSvini è il più grande concorso enologico internazionale ufficialmente riconosciuto e patrocinato dall’Organisation Internationale de la Vigne et du Vin (OIV) e dall’Union Internationale des Oenologues (UIOE). È stato istituito nel 2001 dall’Accademia MUNDUSvini, società affiliata della casa editrice Meininger Verlag di Neustadt.

Si è insediato il 12 ottobre il Comitato per l’imprenditoria femminile della Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Pescara. La carica di Presidente è stata assegnata ad Elena Petruzzi in rappresentanza del settore commercio e quella di segretario a Paolo Di Lullo (Camera di Commercio di Pescara). Le neo-componenti del Comitato nominate dalla giunta camerale sono Sonia Di Naccio e Leila Kechoud per il commercio, Eloisa Liberatoscioli e Alessandra Fiore per l’agricoltura, Simona De Thomasis per l’industria, Pina Di Peco e Linda D’Agostino per l’artigianato, Luigia Piccaluga per il sindacato. Il Comitato provinciale per l’imprenditoria femminile riveste un ruolo importante per la promozione ed il raccordo sul territorio delle diverse attività ed iniziative per il triennio 2010 – 2013, nel rispetto delle pari opportunità. «Ci auguriamo – ha affermato il presidente della Camera Daniele Becci – che questo nuovo Comitato si adoperi affinché si possano trovare della nuove iniziative che valorizzino il nostro territorio ed il nostro tessuto imprenditoriale»


C COME NEWS

Biancomangiare

Allarme cinghiali

In diecimila per Buon gusto

A partire dallo scorso 10 ottobre ogni domenica presso il ristorante Incanto di Città Sant’Angelo si svolgono cene-incontri sull’alimentazione alternativa, sia essa vegetariana, macrobiotica o semplicemente naturale. L’appuntamento di presentazione di “Biancomangiare” che ha avuto luogo il primo settembre ha visto come protagonisti Anna Villarini, biologa, specialista in Scienza del’alimentazione e ricercatrice presso la “Cascina Rosa”, il dipartimento di Medicina preventiva e predittiva dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, e lo chef Giovanni Allegro, specializzato in cucina naturale, entrambi attualmente in tv tutte le domeniche su Raitre nella trasmissione “Pronto Elisir”. Argomento della serata: “Mangiare sano senza rinunciare al gusto”, tema seguito seguendo il loro libro “Prevenire i tumori mangiando con gusto”. Il menu della serata? Zuppa di miso, riso integrale con i porri, tempeh con carote allo zenzero, seitan con vellutata di tofu, misticanza al sesamo, dessert alla crema di nocciole. Per informazioni sui prossimi appuntamenti: biancomangiare@live.it o 328/8018220.

Con una lettera inviata ai quattro prefetti abruzzesi, alla Regione, alle Province, ai sindaci del Pescarese e all’ambito territoriale di caccia “Pescara”, l’assessore alla caccia della provincia di Pescara Mario Lattanzio lancia l’allarme sulla presenza «imponente e ormai incontrollabile» dei cinghiali, con danni alle colture per 2 milioni di euro l’anno. Le segnalazioni degli agricoltori per i danni alle colture sono quotidiane. Nonostante nel 2005 sia stato istituito un gruppo apposito di lavoro dal “Tavolo tecnico regionale sul problema cinghiali”, l’assessore sottolinea che i Parchi hanno ritenuto di dover procedere autonomamente e hanno fatto ricorso alla cattura con recinti. Stando all’assessore, però, le aree liberate vengono occupate velocemente dagli altri cinghiali. Lattanzio suggerisce di cambiare metodo e sottolinea, nella lettera, che «l’abbattimento selettivo da postazione fissa sarebbe l’opzione più efficace, meno conflittuale ed anche economicamente meno onerosa, tanto che gli abbattimenti selettivi all’interno di parchi e riserve sono previsti dalla normativa vigente».

Al giro di boa del quinto anno la manifestazione “Buon Gusto: I formaggi d’Abruzzo” a Gessopalena ha confermato a settembre il successo della sua formula. A conclusione, i numeri esaltano nuovamente Buon Gusto come momento privilegiato di incontro tra produttori e i consumatori: quaranta i produttori/espositori presenti, esperti Arssa, Ara e Onav, e circa diecimila presenze. L’obiettivo è educare il consumatore alla consapevolezza. Le produzioni casearie abruzzesi, realizzate spesso in caseifici artigianali di piccole dimensioni, possono infatti vantare un grande pregio: essere ottenute con latte proveniente da animali allevati in zone di grande interesse ambientale, spesso situate all’interno di parchi e riserve che caratterizzano il 30% del territorio regionale. L’attenzione nei confronti della genuinità delle materie prime interessa non solo le caratteristiche ambientali (clima, suolo, microflora) e zootecniche (razze animali allevate , tecniche di allevamento, alimentazione) ma anche la tecnologia casearia utilizzata, spesso derivante dal bagaglio culturale e tradizionale locale.

magazine 65


C COME NEWS

Mattia Chef emergente Il 19 ottobre il 22enne Mattia Spadone è stato incoronato giovane chef emergente del Centro Italia all’interno della manifestazione Cooking of Art organizzata dal critico enogastronomico Luigi Cremona a Roma. Il figlio di Marcello Spadone, che insieme al fratello gemello Alessio e alla mamma Bruna forma il team del ristorante La Bandiera, ha stupito la giuria prima con la sua rilettura della pizz’e foje e la sua crema catalana in bolla fatta di zucchero temperato e soffiato come vetro di Murano, mettendo in mostra anche la tecnica e la manualità apprese nella lunga esperienza in terra catalana nel ristorante dei fratelli Roca; poi con un gallo ripieno con erbe aromatiche e pistilli di zafferano ed una tartare di baccalà con acqua di pomodoro, arancia e finocchietto. Hanno partecipato anche L’angolo d’Abruzzo (Valerio Centofanti ha preparato i rigatoni Verrigni alla gricia con carciofi di montagna e un piatto a base di baccalà) e Zunica 1880 di Civitella del Tronto con il giovane Leonardo Di Teodoro (vellutata di zucca con quadrucci al tartufo, guanciale e granella di parmigiano). (Foto Roberto De Viti)

magazine 66

L’Abruzzo sulla Guida Ristoranti 2011 dell’Espresso “Pranzo dell’anno” e “Tre cappelli”: è questo il bottino raccolto da Niko e Cristiana Romito del “Reale” alla presentazione della “Guida Ristoranti dell’Espresso 2011”. Al secondo posto in Abruzzo si conferma La Bandiera dello chef Marcello Spadone con 16 punti; al terzo posto, stabile con 15,5 punti, Villa Maiella di Peppino Tinari, che è raggiunto dal Caffè Les Paillotes con 15,5 punti rispetto ai 15 dell’anno. Seguono a 15 punti: L’angolo d’Abruzzo, Beccaceci e L’Angolino da Filippo, tutti e tre con voti stabili rispetto all’anno scorso. A 14,5 punti: Il Ritrovo d’Abruzzo, l’Hostaria L’Arca, Mediterraneo, Elodia, Osteria degli Ulivi di Montorio al Vomano, tutti con voti stabili, e Al Metrò di San Salvo (in salita). A 14 punti: Taverna dei Caldora di Pacentro, Conchiglia d’oro di Pineto, Cantina di Epicuro, Vecchia Marina di Roseto e Cipria di mare di Teramo.

L’Abruzzo sulla guida Gambero rosso Collezione di premi in Abruzzo per la guida del Gambero rosso ai ristoranti di Italia 2011 presentata all’inizio di ottobre presso la Città del gusto di Roma. Il premio Qualità/prezzo è andato a Peppino Tinari di Villa Maiella (Guardiagrele – Chieti), mentre Valerio e Valentina Centofanti de L’angolo d’Abruzzo di Carsoli (Aq) hanno ritirato il premio Tradizione per la regione Abruzzo. Unico ristorante abruzzese a ricevere i tre gamberi tra 16 è La vecchia marina di Roseto degli Abruzzi (Te): scopriamo dal blog di Vincenzo Pagano Scattidigusto.it che al momento della premiazione è scattata la hola da un settore alla sinistra del banco della premiazione. I punti? Due in più al Reale di Niko Romito, che giunge a 93 (lo stesso punteggio dell’anno scorso de La Pergola di Heinz Beck a Roma, ora quotata 94), posizionandosi al secondo posto della classifica nazionale insieme al Combal. zero e al Don Alfonso e conseguendo quindi le tre forchette, tra i più alti riconoscimenti per la guida.




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