Capitolo campione 25 - Le chiavi del futuro (Umanistica SS2)

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Vittoria Calvani

Le chiavi del futuro

STORIA

EDUCAZIONE CIVICA

INTELLIGENZA ARTIFICIALE ORIENTAMENTO

Medioevo ed Età moderna

UDA La rinascita del Basso Medioevo 1

LO SCENARIO

Poteri universali e poteri locali

L’Europa medievale è dominata da due grandi realtà politiche: la Chiesa e l’Impero, che si contendono il controllo sull’Europa cristiana. Ma nel nuovo millennio nascono nuove forme politiche che progressivamente eroderanno i due poteri universali: le monarchie

feudali di Francia, Spagna e Inghilterra, che rappresentano il primo nucleo dei futuri Stati nazionali.

Patrimonio di San Pietro

Sacro romano Impero

Regni spagnoli

Francia

Inghilterra

Zone arabe

Oceano Atlantico

REGNO DI NORVEGIA

REGNO DI SCOZIA

REGNO D’INGHILTERRA

DUCATO DI NORMANDIA

Orléans Parigi

REGNO DI CASTIGLIA REGNO DI NAVARRA

REGNO DI LEÓN

REGNO DI SVEZIA

REGNO DI DANIMARCA

PRINCIPATO

REGNO

REGNO DI FRANCIA

REGNO DI ARAGONA

CALIFFATO DI CORDOVA

REGNO DI UNGHERIA

REGNO

PATRIMONIO DI SAN PIETRO

CONTEA DI BARCELLONA IMPERO

Palermo

Costantinopoli

Mar Nero

Mar Mediterraneo

HUB MAPS

Accedi su HUB Maps alla carta L’Europa nel X secolo e confrontala con la carta qui sopra; osserva se e come fra XI e XII secolo sono cambiati i territori della Chiesa e dell’Impero rispetto al X secolo.

Inizio della rivoluzione agricola Riconquista delle terre incolte Intensificarsi dell’urbanizzazione

IL FENOMENO

La rinascita urbana in Europa

Dopo l’anno Mille il continente europeo è caratterizzato da un’impetuosa crescita demografica. Le città, che nei primi secoli del Medioevo erano state abbandonate per sfuggire a invasioni e carestie, si ripopolano e si animano di attività artigianali e commerciali, diventando il cuore pulsante della ripresa economica del Basso Medioevo.

Metropoli + di 80 000 abitanti

Città molto grandi 40 000-80 000 abitanti

PAESI BASSI E EUROPA CENTRALE

Città grandi 10 000-40 000 abitanti

GLOSSARIO DIGITALE

delle città

Nel Basso Medioevo si verifica un vero e proprio processo di urbanizzazione: ci fu anche un processo di inurbamento? Consulta il Glossario digitale per scoprire la differenza tra i due termini.

Numero
Mare del Nord
Oceano Atlantico
Mar Mediterraneo
Mar Nero
FRANCIA DEL NORD
FRANCIA DEL SUD
Mulino

3 Il risveglio delle campagne

A partire dall’anno Mille l’Europa è il teatro di una straordinaria rifioritura: al boom demografico si affianca una vera e propria rivoluzione agricola, che si avvale di nuovi attrezzi, come l’aratro pesante, e di nuove tecniche, come la rotazione delle colture, per estendere le superfici coltivate e aumentare la produttività dei campi.

1. Una prodigiosa crescita demografica

VIDEO

Guarda la videolezione sulla rinascita del Basso Medioevo e contestualizza i fatti spiegati nel capitolo.

Il grande cambiamento dell’anno Mille Dopo la drastica riduzione dei raccolti avvenuta nell’Alto Medioevo a causa del peggioramento del clima e dopo le Seconde invasioni compiute tra il IX e il X secolo da Arabi, Ungari e Normanni, l’Europa sembrava destinata a non riacquistare mai più il primato che aveva raggiunto con l’Impero romano. Nell’area mediterranea solo l’Impero islamico e l’Impero bizantino potevano esibire orgogliosamente la loro ricchezza e il loro potere.

Ma intorno all’anno Mille tutto cambiò.

Il fenomeno più visibile di questo cambiamento fu una prodigiosa crescita demografica che iniziò intorno al Mille e proseguì ininterrottamente fino all’inizio del XIV secolo. In circa trecento anni il numero degli Europei raddoppiò, passando da una quarantina a una ottantina di milioni (per confronto: oggi in Europa la popolazione si aggira intorno ai 745 milioni).

Il fenomeno della straordinaria crescita demografica del Basso Medioevo è tra i più importanti dell’intera storia europea, ma le sue cause non sono del tutto chiare. Probabilmente tale crescita fu dovuta non a uno ma a una serie di eventi che da soli non avrebbero prodotto un effetto così straripante, ma lo determinarono perché si verificarono tutti contemporaneamente.

LESSICO

Congiuntura

L’insieme degli elementi che, in un dato periodo, caratterizzano la situazione economica di un Paese.

Una congiuntura può essere dunque positiva, come nel caso degli anni 1000-1300, o negativa, come si riscontrerà in altre epoche.

Il fattore ambientale: il clima migliora Nella congiuntura positiva che caratterizza l’inizio del Basso Medioevo il primo elemento osservabile è rappresentato da un generale miglioramento del clima. Gli storici parlano di “periodo caldo medievale”, in quanto per tre secoli, all’incirca dall’XI al XIV, in Europa si verificò un graduale aumento delle temperature medie. Il clima divenne progressivamente più caldo e più equilibrato, con un’alternanza di piogge moderate e di mesi asciutti che si rivelò particolarmente propizia all’agricoltura e fruttò raccolti abbondanti. Estati più calde e più secche scongiurarono il rischio di perdere il raccolto. Aumentò quindi la quantità di cereali disponibili per fare il pane, alimento base dei contadini. Di conseguenza diminuirono le carestie. Tutto ciò favorì una diminuzione della mortalità e l’incremento della popolazione

Valutazioni sulla popolazione europea

Nessuno storico è stato fino a questo momento in grado di valutare l’entità della popolazione europea nel periodo dell’Alto Medioevo, perché la scarsità di fonti non lo permette.

Sappiamo però che l’intero popolo dei Goti non superava le 100 000 persone (come attualmente Novara, Ancona, Piacenza o Udine) e che i Vandali erano in tutto 80 000 (come gli abitanti di Pozzuoli, Marsala o Varese). Inoltre, già prima delle invasioni germaniche, la popolazione di Italia, Gallia, Spagna e Nord Africa era stata decimata da epidemie, carestie e cattiva amministrazione. Se si aggiunge poi che l’Europa orientale era da sempre quasi disabitata, è logico supporre che l’intera popolazione del continente non

superasse i 42 milioni di persone. Il milione di abitanti che Roma, la capitale dell’Impero, aveva raggiunto nel I secolo a.C. era solo un lontano ricordo.

La popolazione europea ricominciò a crescere intorno al Mille fino a raggiungere nei primi decenni del Trecento un totale di 80 milioni di abitanti (questa volta la cifra è abbastanza certa). La sua distribuzione, però, non era omogenea; se a Parigi, Firenze, Napoli e nei loro rispettivi dintorni si contavano circa 100 000 abitanti, con 30 “fuochi” per kmq (cioè “focolari”, un termine che indicava la presenza di una famiglia), nel resto della Francia, così come in Piemonte e in Lombardia, la media era di 7,7 fuochi per kmq. Nelle valli alpine la media scendeva

addirittura a 2,2 fuochi per kmq. Cominciava nel frattempo il popolamento dell’Europa dell’Est, grazie al fenomeno della riconquista delle terre incolte. Gruppi sempre più nutriti di contadini, accompagnati da monaci e soldati, partirono dalla Germania occidentale e fondarono nuovi villaggi e nuove città, che un giorno sarebbero diventate grandi centri, attivissimi per produzione e cultura.

Con la ripresa dell’economia cominciò anche il fenomeno dell’emigrazione dalle zone povere alle zone più ricche.

Tra i più grandi emigranti del Basso Medioevo vi furono gli abitanti della Corsica, dell’Albania e dei Carpazi, le montagne che vanno dalla Repubblica Ceca all’Ucraina.

La popolazione dell’Europa dall’XI al XIV secolo La popolazione dell’Italia dal X al XIV secolo

Popolazione europea

Popolazione dell’Italia

UN CONFRONTO TRA DATI DEMOGRAFICI

Nei primi decenni del Trecento Oggi

80 milioni di abitanti

12,5 milioni di abitanti

Città popolose Parigi, Firenze, Napoli: circa 100 000 abitanti

745 milioni di abitanti

59 milioni di abitanti

Berlino: 3,7 milioni di abitanti

Parigi: 2,1 milioni di abitanti

↑ Nel Medioevo, un ciclo climatico negativo con ondate di gelo, come quella raffigurata in questa miniatura, poteva azzerare il raccolto di un intero anno. I contadini cercano riparo nella casa in legno, davanti al focolare, mentre le pecore sono ricoverate sotto una tettoia. Un maiale vicino alla casa grufola nella neve in cerca di cibo.

LESSICO

Status o stato giuridico

Lo status indica la posizione di una persona all’interno della società. Per esempio, nell’antica Roma, dove il termine nacque, per esercitare i pieni diritti, occorreva avere: lo status di cittadino; lo status di uomo libero; lo status di paterfamilias I diritti che derivano da uno status sono vari. Oggi, per esempio, dallo status di cittadino italiano deriva il diritto di voto. Lo status di cittadino implica anche dei doveri, come l’obbligo di partecipare alla spesa pubblica tramite il pagamento delle imposte.

Se la primavera e l’estate erano miti, le campagne intorno al castello presentavano scene come questa, dove alcuni contadini mietono il grano dal quale verrà tratta la farina con cui si preparerà il pane, cibo fondamentale nell’alimentazione dell’epoca. Altri sono impegnati nella tosatura delle pecore da cui ricaveranno la lana.

Una congiuntura favorevole: gli altri fattori I miglioramenti legati al clima più caldo si sommarono via via ad altri elementi favorevoli, a cominciare dalle innovazioni tecniche che riguardarono proprio l’agricoltura, di cui parleremo più avanti ( paragrafo 3).

Innanzitutto, negli ultimi anni del X secolo avevano avuto fine le Seconde invasioni, con il loro pesante carico di morte e di distruzione, e ciò portò finalmente a una relativa sicurezza nelle campagne.

Nello stesso tempo diminuì l’infanticidio dei neonati, un fenomeno consistente nei periodi di carenza di cibo, che colpiva soprattutto le bambine. La maggiore disponibilità di pane, unita alla lotta sostenuta dalla Chiesa, fu decisiva nel ridurre sensibilmente questa deprecabile pratica, dovuta soprattutto a problemi economici, ma anche alla radicata mentalità contadina che era fortemente ostile alle donne.

Un altro ruolo di rilievo lo ebbero i cambiamenti avvenuti nello status dei servi che formavano gran parte della popolazione agricola. I servi, che prima vivevano e lavoravano nella parte dominica alle dipendenze dirette dei grandi proprietari, a partire dall’XI secolo furono autorizzati, in numero crescente, a installarsi su piccoli e medi poderi perché li coltivassero in una situazione di relativa autonomia, dietro pagamento di “cànoni” in natura o denaro.

Questi individui, che prima non possedevano assolutamente nulla, si trovarono nella stessa condizione dei contadini liberi: ora potevano costruirsi una casa di legno col tetto di paglia, avere una moglie e dire della terra che coltivavano: “È mia”. Avevano quindi le condizioni di base per mettere al mondo dei figli, contribuendo in tal modo a quell’incremento della popolazione europea che ha tanto colpito gli storici.

Il tempo della fame Dopo l’anno Mille migliorarono le tecniche agricole e nuovi terreni furono messi a coltura. Aumentò la produzione agricola, ma non abbastanza da mettere la popolazione del tutto al riparo dalla fame. La carestia, infatti, continuò a essere l’incubo incombente delle donne e degli uomini del Medioevo. Bastava un periodo troppo prolungato di piogge, una grandinata violenta oppure una stagione troppo secca per distruggere i raccolti o ridurne in maniera drammatica le quantità.

In queste situazioni era facile che non ci fosse cibo per tutti e le fonti medievali parlano di come le persone si riducessero a mangiare erbe e radici fino a quel momento riservate agli animali. Oppure, pur di sopravvivere, si dovevano fare delle scelte crudeli: i più poveri abbandonavano a loro stesse le persone anziane oppure i figli più piccoli, pur di garantire la sopravvivenza al resto della famiglia. Gli abbandoni dei minori riguardavano più spesso le femmine perché i maschi erano considerati maggiormente utili per il lavoro nei campi.

La scelta di abbandonare i figli non era così infrequente nei periodi di carestia: non a caso molte delle fiabe tradizionali europee narrano le vicende di bambini e bambine abbandonati al loro destino dai loro genitori. Pensiamo alla favola di Pollicino, per esempio, oppure a quella di Hänsel e Gretel

Un altro fenomeno che le fonti medievali raccontano è quello del cannibalismo come estrema risorsa per sopravvivere durante i periodi di grande fame. Si arrivava a cibarsi di carne umana e anche in questo caso a farne le spese erano i più piccoli. Non a caso sempre in Pollicino e Hänsel e Gretel i bambini protagonisti si trovano alle prese con un orco e una strega cannibali!

MENTRE

STUDI

Il passaggio dall’Alto al Basso Medioevo

Quali profondi cambiamenti si verificarono in Europa intorno all’anno Mille? Prova a rispondere completando le mappe.

L’ALTO MEDIOEVO

è caratterizzato da

cattivo clima Prime e Seconde

che determinano

crollo dei

che provoca

generale dell’Europa

Il BASSO MEDIOEVO

è caratterizzato da

miglioramento del

delle Prime e delle Seconde invasioni

che determinano che comportano

dei raccolti e maggiore sicurezza nelle campagne

diminuzione dell’infanticidio dei passaggio dei servi alla condizione di uomini aumento

con conseguente

2. La riconquista delle terre incolte modifica l’ambiente

Un imponente esodo di contadini L’incremento demografico ebbe come conseguenza l’aumento della manodopera, della quale approfittarono i grandi proprietari per mettere a coltura nuovi territori, dando luogo a un vero e proprio movimento di riconquista delle terre incolte. Esso consistette in una possente migrazione di masse contadine, protette e finanziate dai signori, verso zone inesplorate (per esempio nell’Europa centro-orientale) con il compito di trasformarle in terreni agricoli.

Vaste regioni del continente europeo che fino all’XI secolo si presentavano come immense foreste, interrotte qua e là da un villaggio con i suoi ampi campi coltivati, furono rapidamente disboscate: la foresta, aggredita con le accette e col fuoco, arretrò ovunque, in Inghilterra come nella Val Padana, in Germania come nell’Italia meridionale.

Le paludi furono prosciugate con tecniche d’avanguardia nella pianura lombarda e, anche se con risultati meno brillanti, nei territori di Ferrara, Padova, Verona. Un sistema di prosciugamento delle paludi e d’irrigazione unico al mondo fu costruito dagli Arabi in alcune zone della Spagna. Nei Paesi Bassi, così chiamati perché sono in gran parte sotto il livello del mare, gli abitanti lottarono contro le acque innalzando grandiose dighe che sgombrarono dal mare vaste estensioni di terreno, costruirono canali di drenaggio per farne defluire le infiltrazioni e crearono saline per eliminare il sale dai terreni; da sterili fondali marini, questi ultimi si trasformarono in fertili campi di grano.

CARTE IN DIALOGO L’EUROPA SPOPOLATA E INSELVATICHITA

Dopo la caduta di Roma, nel 476, in Europa i campi coltivati sono quasi scomparsi, foreste e paludi hanno invaso i terreni incolti. Intorno all’anno Mille, però, parte la rinascita con una possente opera di disboscamento che procura nuovi campi per l’agricoltura.

Boschi e foreste Paludi

Oceano Atlantico

Danubio Mare
Sardegna

I villaggi e i campi aperti Laddove un terreno veniva strappato a un bosco o a una palude sorgeva un villaggio che subito si ingrandiva arrivando a ospitare due o trecento abitazioni. Nel giro di un secolo questi nuovi insediamenti divennero migliaia. Spesso ne riconosciamo le tracce dai nomi che assunsero. In Italia, per esempio, molti si chiamarono Villanova o Villafranca (“città libera” dal pagamento di certe tasse). Col tempo la maggior parte di essi scomparve, assorbita da insediamenti più grandi e potenti. Altri hanno resistito fino ai giorni nostri, sia restando alle dimensioni del villaggio sia ingrandendosi fino alle dimensioni di una città. Nei villaggi ciascuna famiglia contadina aveva la sua casa di legno (solo i castellani potevano permettersi di usare la pietra), costituita spesso da un unico ambiente

L’EUROPA DEI CAMPI COLTIVATI

Aree agricole al posto di foreste e paludi

← La costruzione di una strada: i boscaioli abbattono gli alberi sul percorso, mentre i carpentieri utilizzano pietre per lastricare la via già sterrata, che permetteva di raggiungere le cittadelle fortificate attraversando la campagna francese.

HUB LIBRARY

Come nasceva un villaggio in seguito alla riconquista delle terre incolte? Scoprilo leggendo La fondazione di un villaggio nel XII secolo.

HUB MAPS

Dopo aver confrontato le due carte, accedi su HUB Maps alla carta L’indice di sviluppo umano in Europa e verifica quale grado di benessere economico e di qualità della vita si riscontra oggi nelle aree che nel Basso Medioevo furono riconquistate all’incolto.

LESSICO

Banno

Termine del diritto feudale che designa il potere esercitato da un re o da un feudatario sui propri sudditi. Consisteva nel diritto di imporre corveés, di riscuotere tasse e taglie, di intraprendere azioni di guerra.

Corvée

È uno dei diritti di banno del signore; prevedeva la prestazione di tre giorni di lavoro a settimana nella parte dominica del feudo, quella gestita dal signore.

Taglia Diritto di banno che consentiva al signore di recarsi presso un contadino o un artigiano residente nelle sue terre e requisire ciò che desiderava.

corredato da un focolare privo di camino, su cui si cucinava, e da mucchi di paglia per dormire. Se il contadino era benestante, accanto c’era la stalla per il bestiame, che altrimenti viveva sotto il suo stesso tetto.

Le case sorgevano intorno a un campanile, che poteva essere anche soltanto un’impalcatura di sostegno per la campana; raramente c’era anche la chiesa e le messe venivano celebrate, con qualunque tempo, all’aperto e solo quando nel villaggio arrivava un prete.

Dove finiva il villaggio, cominciava la distesa dei campi appartenenti alle famiglie dei contadini che, partecipando al movimento di riconquista delle terre incolte, erano stati resi liberi dal pagamento di alcune tasse, ma che ancora sottostavano al “banno” del signore e quindi, oltre a pagare il canone d’affitto in natura, le tasse sull’uso del forno, del mulino ecc., avevano conservato l’obbligo delle corvées e dovevano sottostare alla taglia

I poderi erano ben delineati, ma erano campi aperti, ossia non divisi da recinzioni. Il motivo era che, dopo la mietitura, tutti i terreni del villaggio venivano adibiti a pascolo e usati in comune. Questa tradizione si mantenne per secoli e fu strenuamente difesa dai lavoratori delle campagne quando, alle soglie dell’Età contemporanea, i grandi proprietari terrieri decisero di abolirla.

MENTRE STUDI

Rispondi.

1 In che cosa consistette il movimento di riconquista delle terre incolte?

2 In quali aree dell’Europa arretrò la foresta?

3 Quali tecniche irrigue furono utilizzate nei Paesi Bassi?

4 Che cosa si intende per campi aperti? Fino a quando furono mantenuti?

3. La rivoluzione agricola

Un’innovazione fondamentale: l’aratro pesante La riconquista delle terre incolte e la ripresa demografica furono sostenute da alcuni importanti perfezionamenti dei sistemi di coltivazione, che provocarono una sensibile crescita della produzione dei mezzi di sussistenza. La produttività del suolo è in rapporto strettissimo con la quantità e la qualità delle arature. I progressi più significativi del Basso Medioevo furono compiuti appunto in questo settore. Per ciò che riguarda la quantità, mentre nell’Alto Medioevo si effettuavano normalmente due o al massimo tre arature prima di ogni semina, nel XII secolo vi erano proprietà in cui il suolo veniva arato anche quattro volte, con effetti benefici sulla fertilità della terra. Rispetto alla qualità, poi, l’aratura compì un progresso decisivo grazie all’invenzione dell’aratro pesante. L’aratro prima del Mille era il cosiddetto “aratro semplice”, con il vomere di legno temperato, che finendo a punta di freccia si limitava a scalfire la terra, non rovesciava le zolle e richiedeva un massiccio lavoro manuale con la vanga per completare l’opera.

Tra l’XI e il XII secolo, invece, fu inventato un aratro a vomere asimmetrico e versoio di ferro, dotato di avantreno mobile e di ruote. Molto più potente dell’aratro semplice, l’aratro pesante penetrava in profondità e, per mezzo del versoio, ribaltava la zolla liberando sostanze azotate che accrescevano la fertilità del suolo. Esso si diffuse nella Francia settentrionale, in Germania e nelle pianure slave, dove il suolo era duro e argilloso. Non ebbe successo invece nelle regioni mediterranee, caratterizzate da un suolo leggero e friabile.

L’impiego di buoi, cavalli e asini come animali da tiro Nel Nord dell’Europa il possesso o meno dell’aratro pesante, attrezzo costoso e bisognoso di costante manutenzione, segnava la linea di confine tra i contadini più poveri, che lavoravano la terra con le loro mani e si piegavano con la vanga su ogni zolla del loro campo, e gli “aratori”, i contadini agiati.

Nel Nord come nel Sud, l’altra differenza era costituita dal possesso o meno degli animali da tiro, indispensabili per l’aratro pesante ma utili anche in molte altre occasioni. I buoi erano animali preziosi e spesso il loro valore superava addirittura quello dei terreni. L’addetto alla loro cura, il “bovaro”, era il migliore e il più esperto dei domestici; inoltre, quando incombeva un pericolo, i contadini si affrettavano prima di tutto a mettere al sicuro i buoi. C’era anche chi faceva ottimi affari affittando bovini ai contadini che ne erano sprovvisti.

Poi, a partire dall’XI secolo, il bue fu gradualmente affiancato dal cavallo grazie al collare rigido da spalla, una bardatura che gli permetteva di tirare l’aratro o un carro senza strozzarsi. L’impiego del cavallo nei lavori dei campi presentava molti vantaggi e qualche svantaggio. Il vantaggio maggiore consisteva nella sua forza, superiore del 50% a quella del bue. Lo svantaggio era dato dal suo altissimo prezzo all’atto dell’acquisto e dalla sua minore resistenza alle malattie Il cavallo si diffuse nella Francia settentrionale e nei Paesi Bassi, mentre nella Francia meridionale, in Italia e in Spagna restò il “veicolo” del ricco o il destriero del nobile in guerra.

Proprio il destino dei cavalli da guerra, costretti a mesi di inattività nelle stalle, diffuse l’uso del ferro da cavallo (forse inventato nel Medioevo, forse già conosciuto dai Romani). Stando molto fermi, infatti, gli zoccoli si indeboliscono e finiscono

LEGGERE LE IMMAGINI L’ARATRO PESANTE

L’aratro pesante e l’utilizzo dei cavalli accrescono la fertilità del suolo e ne aumentano la produttività.

Il nuovo aratro pesante con le ruote, la punta in ferro e il versoio permise di rivoltare la zolla più profondamente del vecchio aratro in legno.

Il collare da spalla, formato da due armature imbottite e rivestite di cuoio, sostituì le cinghie che stringevano la trachea del cavallo.

Il ferro da cavallo applicato agli zoccoli permise agli animali di affrontare percorsi sassosi.

→ L’uomo in piedi a sinistra ferra la zampa di un cavallo assistito da due giovani aiutanti: uno tiene sollevata la zampa dell’animale, l’altro tiene a bada quest’ultimo tirandone i finimenti. Come si può osservare, il cavallo indossa un collare rigido da spalla, un’invenzione bassomedievale che, insieme alla ferratura, rese l’impiego del cavallo come animale da tiro molto più produttivo di quello dei buoi utilizzati precedentemente.

per scheggiarsi o rompersi. La ferratura, nata per uso militare, passò presto anche ai cavalli da tiro, rendendoli ancora più efficienti sui suoli duri e sassosi. Con la ripresa dei commerci riemerse anche il ruolo dell’asino, testardo ma paziente, capace di sopportare per chilometri e chilometri carichi molto pesanti. La mula (nata dall’incrocio tra un asino e una cavalla), ancora più docile, divenne in quel periodo la cavalcatura preferita dai papi, che le necessità politiche costringevano spesso ad affrontare lunghi viaggi.

La rotazione triennale delle colture La maggiore produttività dei terreni a partire dall’anno Mille non fu determinata soltanto dal miglioramento del clima o dall’invenzione dei potenti aratri a versoio. Essa fu determinata anche da un’innovazione che rappresentò la prima grande svolta dopo la Rivoluzione agricola del Neolitico: una razionalizzazione dello sfruttamento dei terreni chiamata “rotazione triennale delle colture”. L’agricoltura antica e medievale era gravemente limitata dalla mancanza di fertilizzanti: quelli chimici odierni non esistevano e quelli naturali risultavano insufficienti per la scarsità di cavalli e di bovini. Coltivare il grano e gli altri cereali

esauriva completamente le riserve di azoto, potassio e fosforo (cioè le sostanze nutritive) presenti nel terreno. Per questo motivo, dopo il raccolto estivo il contadino non poteva riseminare il suo campo in autunno o in primavera, ma era costretto ad aspettare un intero anno perché le zolle tornassero a essere fertili. Da secoli, quindi, gli agricoltori dividevano i loro campi in due metà e le coltivavano ad anni alterni con un sistema chiamato “rotazione biennale delle colture”: in autunno seminavano la prima metà a cereali e lasciavano la seconda a maggese, cioè a riposo. L’anno dopo facevano l’inverso.

La rotazione triennale, invece, consistette nel dividere i terreni in tre parti:

• nella prima in autunno si seminavano frumento, segale, orzo e avena;

• nella seconda in primavera si seminavano piselli, fave, lenticchie;

• la terza veniva lasciata a maggese (e destinata al pascolo o utilizzata per ottenere riserve invernali per gli animali).

L’anno successivo si ruotava, seminando nel primo campo le colture primaverili, nel terzo quelle autunnali e lasciando il secondo a maggese. Questo sistema presentava tre vantaggi:

• rigenerava il terreno in tempi più brevi;

• usava una superficie produttiva pari a due terzi del campo invece che alla metà;

• diversificava le colture, offrendo la possibilità di attenuare i rischi di un eventuale cattivo raccolto in primavera con un buon raccolto in estate.

La conseguenza più importante fu l’aumento delle rese agricole. Ai tempi di Carlo Magno le rese erano di 1:3, cioè il triplo del seminato; nel Basso Medioevo, invece, passarono a 1:4 o, in qualche caso, anche a 1:5. Paragonate a quelle odierne (oltre dieci volte superiori), queste cifre appaiono drammaticamente basse, eppure esse rappresentarono un forte miglioramento. Il passaggio da una resa di 1:3 a una resa di 1:5 determinava infatti il raddoppio della quantità disponibile per il consumo (una unità di semente veniva accantonata per la semina successiva) e quindi, in pratica, laddove prima si poteva mangiare una pagnotta, ora se ne mangiavano due.

La miseria della condizione contadina A integrazione della rassegna sui progressi delle tecniche agricole va subito detto che essi non si tradussero affatto in progresso sociale, cioè in un aumento del benessere individuale. Esattamente come nei secoli precedenti, la grandissima maggioranza dei contadini europei continuava ad alimentarsi in misura insufficiente, si ammalava facilmente e viveva poco. Basti pensare che la speranza di vita continuò a essere di circa trent’anni (oggi la speranza di vita di un uomo europeo è intorno ai 79 anni, di una donna di più di 84).

Nel Basso Medioevo, infatti, le eccedenze agricole servirono piuttosto – come ha scritto lo storico francese Georges Duby – a “permettere a un numero maggiore di individui di sopravvivere in condizioni precarie come quelle dei loro avi”. Il Basso Medioevo, inoltre, portò ai contadini una brutta sorpresa. Non più controllati dai funzionari del re, i signori feudali, che possedevano i diritti di banno – ossia il diritto di imporre corveés, di riscuotere tasse e taglie, di intraprendere azioni di guerra – vietarono l’uso dell’incolto, cioè della parte del feudo non arata né coltivata. Per tutto l’Alto Medioevo i contadini avevano pescato nei fiumi i pesci d’acqua dolce e cacciato le beccacce e i germani reali che popolavano le paludi. Avevano nutrito i maiali con le ghiande del bosco e ne avevano tratto legna, miele, funghi e altra selvaggina. Dopo il Mille, invece, i signori fecero dei boschi la loro riserva di caccia e vietarono a chiunque di entrarvi. Nacque il reato di bracconaggio, in cui incorrevano coloro che venivano sorpresi a cacciare o a raccogliere. Esso prevedeva pene severissime che arrivavano fino all’impiccagione.

MENTRE STUDI

Rispondi.

1 In quali aree dell’Europa si diffuse l’aratro pesante? In quali no? Perché?

2 Quali vantaggi e svantaggi offriva l’utilizzo dei cavalli in agricoltura?

3 Quali furono i vantaggi della rotazione triennale delle colture?

4 A che cosa servivano i mulini oltreché alla macinazione del grano?

La “grande macchina” medievale: il mulino La dieta dei contadini era a base di pane, cui si aggiungevano legumi, birra nel Nord e vino nel Sud; di rado compariva in tavola la carne, prevalentemente di maiale. Gli altri animali, infatti, erano troppo preziosi per essere mangiati: bovini e cavalli come animali da tiro, le galline per le uova, pecore e capre per il latte e la lana.

L’importanza della panificazione nelle abitudini alimentari del tempo spiega la diffusione delle più importanti e complesse macchine dell’epoca: i mulini

In tutta Europa i primi a diffondersi furono i mulini ad acqua. Si trattava di un’invenzione romana, rimasta però limitata a pochissime zone a causa del fatto che in quel mondo, per far girare le macine, era più facile impiegare schiavi o animali da tiro.

Tra l’XI e il XIV secolo, invece, i mulini conobbero un’immensa fortuna perché presentavano il grande vantaggio di impiegare l’energia idraulica, capace di sostituire quella muscolare di decine di uomini e per giunta a costo zero: ovunque scorresse un corso d’acqua sufficientemente rapido, poteva essere impiantato un mulino. Se il funzionamento dei mulini non comportava spese, altissimi, invece, erano i costi per la loro costruzione. Solo i signori se li potevano permettere e ne ammortizzavano i costi affittandone i servizi ai contadini. In Inghilterra, già nell’XI secolo, esisteva in media un mulino ogni 46 famiglie.

Nelle campagne spagnole e nelle pianure del Nord (nei Paesi Bassi e in Normandia), dotate di corsi d’acqua meno utilizzabili, perché più lenti, ma in compenso battute da venti frequenti e intensissimi, fu utilizzato il mulino a vento, munito di pale ricoperte da vele, collegate a una mola. Questa invenzione si diffuse in Europa a partire dal XII secolo grazie ai contatti con la civiltà islamica.

Non solo grano: i vari usi del mulino Gli impieghi dei mulini ad acqua o a vento erano numerosi: in primo luogo, la macinazione del grano per ridurlo in farina, la battitura del ferro – un lavoro faticosissimo che altrimenti veniva eseguito a mano col martello – ma anche la frantumazione delle olive per farne olio, la concia delle pelli, la miscelatura della birra e la follatura dei tessuti (un procedimento che a mano richiedeva grandi sforzi e con cui si ottenevano panni di lana infeltriti e quindi molto compatti e quasi impermeabili).

→ Il mulino ad acqua era collocato sulla sponda di un fiume o di un torrente. La forza della corrente metteva in moto la grande ruota esterna che, a sua volta, comunicava il movimento alla macina o alle altre attrezzature situate all’interno della costruzione.

LA VITA QUOTIDIANA

Un tipo sociale emergente: il mugnaio

L’importanza del mugnaio La crescente importanza dei mulini fece emergere un nuovo tipo sociale: il mugnaio. Egli attirò su di sé una serie di sentimenti che andavano dall’odio all’invidia, ma che non escludevano un rispetto profondo. Ciò che lo rendeva ambiguo era la sua condizione di uomo del popolo e di lavoratore legato però ai signori da un rapporto costante che lo poneva al di sopra della gente comune.

La sua funzione era così preziosa per il signore che questi gli concedeva una tenuta e, col tempo, gli permise di trasmettere in eredità il mulino ai suoi figli. Negli atti notarili lo voleva come testimone; quando occorreva, lo faceva sedere in tribunale accanto al giudice, gli affidava la funzione di boia o lo incaricava di torturare un accusato durante un interrogatorio.

Il lavoro del mugnaio Il mugnaio poteva assumere alle proprie

// E OGGI?

dipendenze tutti i lavoranti che gli occorrevano. Quando doveva riparare il mulino, era il signore che gli forniva il ferro e il legname.

Abitualmente era un robusto lavoratore che non si spaventava se doveva trasportare sacchi da un quintale e che rischiava continui incidenti con l’acqua, la ruota, le pale, le cinghie in movimento.

Le sue malattie professionali erano l’artrosi, a causa degli sforzi incessanti per sollevare e trasportare, i reumatismi dovuti all’umidità, l’asma causata dalla farina, il nemico impalpabile che ristagnava ovunque nel mulino.

Le accuse contro il mugnaio Il popolo non accettava di dovergli lasciare un sedicesimo della sua farina e lo accusava di essere un fannullone e un ladro. Del resto il signore lo esortava a non commettere frodi, ma, se non erano gravi, poteva chiudere un

occhio. E le frodi erano nelle bilance, spesso truccate a spese del contadino; nella sabbia, mischiata alla farina; nei buchi troppo grossi del setaccio, che facevano passare anche la crusca.

Il mulino: un importante centro di aggregazione Ma il mulino, nel Medioevo, era anche un luogo accogliente e ospitale. Tutti gli abitanti del feudo vi si soffermavano ore in attesa di ritirare la farina, le chiacchiere fiorivano, le idee circolavano, il mugnaio rifletteva, mentre la sua macchina girava da sola, senza che egli dovesse battere il ferro come il fabbro o piallare il legno come il falegname. Il mulino divenne così un “centro culturale popolare”. E non è un caso se molto spesso troviamo mugnai tra i ribelli e gli eretici, condannati al rogo per aver messo in discussione le regole della società e della religione.

Il mestiere di mugnaio oggi è completamente scomparso? Consulta il sito q3.hubscuola.it/5yl1 e prepara una presentazione digitale corredata di immagini sul settore dell’industria molitoria (cioè della macinazione dei cereali) in Italia che illustri i seguenti punti.

• I due comparti della produzione: frumento tenero e frumento duro.

• Le fasi in cui si articola il lavoro di un moderno mulino.

• I cruscami e il loro utilizzo.

↑ Un contadino porta un sacco di grano al mugnaio che lo trasformerà in farina.

Sempre più terre coltivate, ma la fame non sparisce

Secondo la storica Gabriella Piccinni, la stagione dei dissodamenti portò contadini e signori a collaborare, ma non risolse il problema della mancanza di risorse alimentari sufficienti per tutta la popolazione europea.

Che le campagne abbiano iniziato a riprendersi ben prima del Mille è un fatto sul quale gli studiosi sono ormai concordi, dal momento che, a partire dall’VIII secolo, sparute notizie di un recupero demografico si affiancano a quelle di qualche nuovo dissodamento. È effettivamente vero che alcuni miglioramenti della tecnica si diffusero con il nuovo millennio e che in passato essi sono stati definiti come una ‘rivoluzione agricola’, ma studi più recenti hanno ridimensionato molto di quanto era stato scritto: l’aumento di produttività della terra, che si pretendeva fosse effetto soprattutto di mutamenti tecnici ‘rivoluzionari’, avrebbe pesato nella ripresa delle coltivazioni molto meno del progressivo dissodamento di nuove terre. […] La coltivazione di nuove terre, aumentate di estensione anche di tre volte tra X e XIII secolo, fu un fenomeno ben più vistoso dei perfezionamenti della tecnica. […]

L’iniziativa dei dissodamenti collettivi e della creazione di villaggi nuovi fu presa da coloro cui apparteneva la maggior parte dei boschi e degli spazi incolti: re o detentori del potere regio, cioè conti, castellani, grandi istituti religiosi – che dall’XI secolo promossero insediamenti monastici in luoghi selvaggi – e, nell’Italia del Nord, quelle signorie collettive che furono i Comuni. Il fenomeno, avviatosi dal 1100-1150, raggiunse il massimo nel cinquantennio successivo. Per attrarre i coloni fu necessario concedere alcuni privilegi, quali l’esenzione temporanea da tributi, la sicurezza e la protezione, la libertà personale […].

Anche le terre coltivate che vennero sottratte al mare o alla palude tra la fine dell’XI e la metà del XII secolo furono il risultato della combinazione di un grande lavoro contadino con gli investimenti signorili necessari per costruire dighe e sistemi di drenaggio dell’acqua. L’iniziativa più imponente fu presa dai conti di Fiandra1 che fecero asciugare i pantani del litorale e costruire dighe per impedire l’irruzione del mare nelle aree più basse […], ma, anche se in misura minore, prosciugamenti di paludi e pantani non mancarono in Italia, dove si avviarono lavori per contenere le inondazioni e si gettarono le basi del sistema dei canali di navigazione e irrigazione della valle padana. Tuttavia, nonostante i miglioramenti della tecnica e l’aumento delle superfici coltivate e nonostante che i cereali assumessero un ruolo di primo piano nell’alimentazione al punto che con il tempo tutto il resto fini per essere definito companatico, cioè accompagnamento del pane, il prezzo del grano crebbe per alcuni secoli, mostrando che non si stava trovando risposta alle necessità alimentari di una popolazione che aumentava sempre più rapidamente.

1 Fiandra: regione storica compresa tra la Francia, il Belgio e i Paesi Bassi.

LABORATORIO

COMPRENDERE

Autrice: Gabriella Piccinni, storica italiana

Opera: L’economia della terra in La società medievale

Data: 1999

L’aumento delle terre coltivabili

Per Gabriella Piccinni, la ripresa delle campagne fu un fenomeno che si avviò ben prima dell’anno Mille e non fu legato principalmente all’introduzione di novità tecniche, come l’aratro pesante e la rotazione triennale. Fu il frutto della messa a cultura di molte più terre.

I promotori dei dissodamenti

Ad avviare il dissodamento di nuove terre furono i sovrani, l’aristocrazia, i monasteri e poi i centri comunali, cioè coloro che detenevano il controllo di boschi e foreste. Per incentivare i contadini a dissodare nuove terre, vennero concessi loro alcuni privilegi.

La bonifica delle terre

Importante fu il fenomeno di bonifica delle terre sotto il livello del mare oppure invase da paludi e acquitrini. Queste operazioni di bonifiche permisero di strappare al mare terre nella Fiandra e di avere più spazi coltivabili nella Pianura padana.

La persistenza della penuria di cibo Secondo l’autrice, nonostante l’allargamento degli spazi coltivati, l’Europa medievale non riuscì a risolvere il problema della scarsità alimentare.

1 Secondo l’autrice, nel Medioevo quali ceti sociali furono impegnati nel dissodamento delle terre?

2 Quali furono i vantaggi di questa vasta campagna di dissodamenti?

La sintesi

1. Una prodigiosa crescita demografica

2. La riconquista delle terre incolte modifica l’ambiente

3. La rivoluzione agricola

1000

la sintesi

Nell’Alto Medioevo l’Europa ha conosciuto un forte declino, causato da un clima pessimo che ha ridotto drasticamente i raccolti e dalle Prime e Seconde invasioni, ma intorno all’anno Mille tutto cambia, e il fenomeno più visibile di tale cambiamento è una prodigiosa crescita demografica che contraddistingue la congiuntura positiva del Basso Medioevo. Le cause sono diverse. Prima di tutto il clima migliora consentendo la ripresa dell’agricoltura. In secondo luogo, negli ultimi anni del X secolo hanno fine le Seconde invasioni e contemporaneamente diminuisce l’infanticidio delle neonate. Infine i servi si trasformano in contadini liberi

L’incremento demografico determina l’aumento della manodopera e la riconquista delle terre incolte, che consiste in una possente migrazione di masse contadine verso zone inesplorate con il compito di trasformarle in terreni agricoli. Vaste regioni europee vengono disboscate, le paludi prosciugate, e nei Paesi Bassi gli abitanti addirittura lottano contro il mare innalzando dighe, mentre ovunque sorgono nuovi villaggi

La riconquista delle terre incolte è resa possibile anche dal miglioramento della quantità delle arature annuali, che passano a quattro grazie anche all’invenzione dell’aratro pesante con il conseguente aumento della fertilità del suolo. Indispensabili per il nuovo attrezzo sono gli animali da tiro: i buoi, prima di tutti, poi affiancati dai cavalli, molto più forti ma costosissimi all’atto dell’acquisto e meno resistenti alle malattie.

La maggiore produttività agricola è dovuta anche all’introduzione della rotazione triennale delle colture, che consiste nel dividere i terreni in tre parti: nella prima, in autunno, si seminano frumento, segale, orzo e avena; nella seconda, in primavera, si seminano piselli, fave e lenticchie; la terza viene lasciata a maggese, cioè a riposo. L’anno successivo si compie una rotazione. Questo sistema permette di rigenerare il terreno in tempi più brevi, di usare una superficie produttiva pari a due terzi del campo invece che alla metà e di diversificare le colture. Ciò determina un aumento delle rese agricole e conseguentemente una maggiore disponibilità di cibo

Il fatto che alla base della dieta dei contadini medievali ci sia il pane spiega la diffusione dei mulini. I primi a essere impiegati sono quelli ad acqua, eredità della civiltà romana, che sfruttano l’energia idraulica, in grado di sostituire quella umana e per di più a costo zero. Ad essi seguono quelli a vento. Entrambi servono per macinare il grano e ridurlo in farina, ma anche per battere il ferro, frantumare le olive, conciare le pelli, follare i tessuti.

1000-1300

› Prodigiosa crescita demografica

› Inizio di un ciclo climatico favorevole

› Avvio della riconquista delle terre incolte

› Aumento della produttività dei terreni (aratro pesante e rotazione triennale delle colture)

› Ampia diffusione dei mulini

Ascolta

La mappa

RIPASSO Ripassa con l’aiuto della presentazione e della mappa modificabile

Ripassa il capitolo 3 sul risveglio delle campagne con l’aiuto della mappa e delle domande.

INTORNO ALL’ANNO MILLE

fine delle Seconde invasioni

innovazioni tecniche in agricoltura il la le

che permette la che non migliora però la miglioramento del clima

determinano una tra cui

forte crescita demografica aumento della manodopera

e il conseguente

l’aratro pesante la rotazione triennale delle colture la diffusione dei mulini

riconquista delle terre incolte misera condizione dei contadini

1. Quali altre innovazioni tecniche furono introdotte intorno all’anno Mille in ambito agricolo? par. 3

2. Come cambia lo status dei servi nei campi in seguito alla riconquista delle terre incolte? par. 2

3. In che modo la riconquista delle terre incolte modifica l’ambiente? par. 2

La verifica

LE CONOSCENZE

1. LESSICO  Il sostantivo “demografia”, come molti altri termini della lingua italiana, deriva dal greco; si tratta infatti di un composto da demos, «popolo», e graphìa, «scrittura, descrizione». Individua altri tre vocaboli che iniziano con demo- e altre tre parole che terminano con -grafia.

2.  PAR. 1  Indica il completamento corretto delle affermazioni seguenti sulla congiuntura positiva del Basso Medioevo.

1. Per tre secoli, all’incirca dall’XI al XIV secolo, il clima europeo divenne progressivamente più

2. Negli ultimi anni del X secolo avevano avuto fine le invasioni.

3. L’infanticidio dei neonati ebbe termine grazie alla lotta sostenuta dalla , sommata alla maggiore di cibo.

3.  PAR. 1  Rispondi alle domande sulla crescita demografica nel Basso Medioevo.

1. Quando iniziò a verificarsi questo fenomeno?

2. Fino a quando durò?

3. Che cosa determinò?

4.  PAR. 2  Scrivi accanto alle seguenti tecniche di trasformazione del suolo i territori in cui furono attuate.

a. Prosciugamento delle paludi

b. Disboscamento

c. Drenaggio e desalinizzazione del suolo

d. Costruzione di dighe

5. PAR. 3  Con l’aiuto della scaletta, spiega, in un testo di massimo cinque righe, il ruolo dei mulini nel Basso Medioevo.

• tipi di mulini e impieghi

• periodo di diffusione

• zone di diffusione

• tipo di energia impiegata

6.  PAR. 3  Completa la seguente tabella relativa alle tecniche agricole impiegate nell’Alto e nel Basso Medioevo.

ALTO MEDIOEVO BASSO MEDIOEVO principale strumento per l’aratura quantità di arature tipo di rotazione delle colture

LE COMPETENZE

7.  LEGGERE I GRAFICI  Osserva il grafico sui cambiamenti climatici e rispondi alle domande.

1. Che cosa riporta il grafico nell’asse delle ascisse? Che cosa nell’asse delle ordinate?

2. Come viene definito il primo periodo del Basso Medioevo? Perché?

3. Che cosa è raffigurato dal grafico nella parte relativa agli anni più vicini a noi?

Anno:

8.  LEGGERE LE IMMAGINI  Osserva l’immagine, leggi la didascalia e rispondi alle domande.

↑ Particolare di un calendario agricolo, miniatura di un manoscritto del trattato di agronomia di Pier de’ Crescenzi, 1470 circa.

1. Che cosa raffigura questa miniatura nel suo complesso?

2. Scrivi per ogni riquadro una didascalia che spieghi l’operazione agricola svolta.

Sono raffigurati solo uomini o anche donne?

3. Secondo te, perché questa miniatura, che pure è più tarda rispetto al periodo trattato nel capitolo, può illustrare anche la vita dei contadini intorno all’anno Mille?

9.  COLLEGARE IERI E OGGI  Svolgi una ricerca tramite il portale dell’Istat (Istituto nazionale di statistica) sulla attuale situazione demografica in Italia, concentrandoti sui seguenti elementi.

• saldo naturale

• speranza di vita alla nascita

• popolazione straniera residente

• previsioni della popolazione residente nel 2030

10.  SOSTENIBILITÀ E AMBIENTE   COMPITO DI REALTÀ  Fai una ricerca in rete a proposito della rotazione delle colture e rispondi alle seguenti domande.

a. Si tratta di una tecnica agronomica adottata ancora oggi?

b. All’interno di questa tecnica quali sono i tre gruppi principali in cui si suddividono le colture?

Guida all’esposizione orale

11. Quali furono le cause e quali le conseguenze dell’incremento demografico che contraddistinse la congiuntura positiva del Basso Medioevo? Aiutati completando la mappa, inserendo al suo interno le lettere corrispondenti ai concetti della scaletta.

SCALETTA

a. miglioramento del clima

b. fine delle Seconde invasioni

c. aumento demografico

d. aumento della manodopera

e. riconquista delle terre incolte

f. trasformazione dei servi in contadini liberi

g. fondazione di villaggi

c. Quali sono i vantaggi di questa pratica a livello di sostenibilità ambientale e biodiversità?

COME COMINCIARE

“Intorno all’anno Mille, in Europa cominciò a verificarsi una prodigiosa crescita demografica”.

12. Quali invenzioni e quali macchine determinarono i progressi agricoli del Basso Medioevo? Spiegalo abbinando i concetti chiave della scaletta con le parole da usare elencate sotto.

CONCETTI CHIAVE

• aratro pesante

• rotazione triennale delle colture

• mulini

PAROLE DA USARE

• aratura, versoio, animali da tiro, collare rigido da spalla, ferro da cavallo

• maggese, rese agricole

• produttività

COME COMINCIARE

“La riconquista delle terre incolte e la ripresa demografica furono sostenute da alcune importanti innovazioni”.

Le ricadute dell’espansione agricola sull’ambiente

L’impatto dell’uomo sull’ambiente nel Medioevo Nell’Alto Medioevo il paesaggio dell’Europa era dominato da foreste, boschi e selve. L’espansione agricola successiva all’anno Mille mutò profondamente il paesaggio e l’ambiente del nostro continente. I nostri antenati si impegnarono con tutte le loro forze per allargare l’estensione degli spazi coltivati, non avendo alcuna consapevolezza di quanto la loro azione incidesse sugli equilibri ambientali. Furono messi a coltura anche terreni inadatti all’agricoltura che rapidamente si esaurirono diventando così improduttivi. Dove prima vi erano delle foreste rimasero quindi delle lande a lungo sterili

Intere foreste furono abbattute per ricavare legname per le costruzioni e il riscaldamento, mentre selve e acquitrini furono bonificati per avere a disposizione ancora più terre destinate alle coltivazioni. Si ricorse spesso a pratiche distruttive come quella del debbio che prevedeva l’incendio delle aree boschive per liberarle da alberi e arbusti e renderle più facilmente coltivabili. Anche la caccia fu spesso indiscriminata e portò a una riduzione drastica di alcune specie animali. Il gigantesco uro, per esempio, un bovino selvatico che pascolava nelle selve europee fin dalla Preistoria, si estinse proprio nel passaggio tra Medioevo ed Età moderna.

Le prime denunce di danni ambientali L’impatto dell’agricoltura sull’ambiente fu certamente molto forte, tanto che anche nelle fonti dell’epoca si denuncia la progressiva sparizione delle aree selvatiche. Una denuncia non dettata da ambientalismo, ma dalla progressiva perdita da parte di vescovi e signori di foreste da cui trarre legname per palazzi e monasteri e di selve in cui andare a caccia, l’attività prediletta dell’aristocrazia quando non si andava in guerra.

→ Contadini dediti alle attività agricole tipiche del mese di marzo (semina dei cereali, potatura e concimazione delle viti, aratura) in una miniatura bassomedievale. In primo piano un contadino ara un campo con un aratro pesante trainato da una coppia di buoi.

// E OGGI?

L’agricoltura continua ad avere un impatto profondo sull’ambiente, soprattutto quando si ricorre a tecniche agricole intensive che prevedono l’uso su vasta scala di pesticidi e concimi chimici, oltre che l’utilizzo di grandi quantità d’acqua per irrigare i campi. Inoltre vaste aree forestali continuano a essere distrutte per far posto a campi coltivabili. Un’agricoltura più sostenibile e più rispettosa degli equilibri ambientali è però possibile.

• Fai una ricerca in rete sul tema dell’agricoltura sostenibile, focalizzando la tua attenzione sulle esperienze italiane, e poi condividi in classe le informazioni raccolte.

↑ L’infografica illustra l’impatto che viene inevitabilmente determinato sull’ambiente da tre fattori fondamentali: il nostro modo di interagire con ciò che ci circonda, le attività produttive e commerciali, i rapporti economici, culturali, politici in base ai quali si strutturano le diverse società.

La

solidarietà, un tema ancora attuale?

La solidarietà di villaggio nel Medioevo Uomini e donne del Medioevo vivevano principalmente nelle campagne, in piccole comunità riunite in villaggi dispersi tra i campi. Tutti si conoscevano, molti degli abitanti dei villaggi erano imparentati tra loro. Esisteva una forte solidarietà, cioè un reciproco sostegno e aiuto tra persone che conducevano una vita dura, faticosa, in costante lotta per la sopravvivenza. Assieme le persone portavano al pascolo greggi e mandrie per controllarle meglio e difendersi da predatori e ladri. Anche i grandi lavori stagionali, come l’aratura, la potatura delle vigne, la mietitura, il taglio del fieno, la vendemmia, richiedevano che ogni risorsa disponibile venisse messa in comune: erano tutte operazioni da compiere in fretta, prima che piovesse o che le malattie attaccassero le piante, e una famiglia da sola non sarebbe stata in grado di provvedere. La stessa collaborazione scattava per badare alla manutenzione di un ponte o di una strada, interrotta soltanto dalla chiamata del signore alla corvée per eseguire gli stessi lavori nella parte dominica della corte.

La solidarietà di villaggio, profondamente radicata grazie ai reciproci vantaggi dei lavori svolti in comune, era rafforzata dai vincoli religiosi. Gli abitanti, infatti, dipendevano tutti dalla stessa parrocchia, veneravano gli stessi

santi e facevano festa con canti e balli in occasione dei grandi lavori stagionali. Spesso continuavano a praticare, accanto a quelli cristiani, antichi riti pagani.

I legami di solidarietà oggi Oggi la maggior parte delle persone, soprattutto in zone di antica urbanizzazione come l’Italia, non vive in piccole comunità rurali, ma nelle città, dove è più difficile che si formino legami di solidarietà. Eppure, l’ideale di reciproco aiuto non si è perso del tutto se pensiamo alle tantissime associazioni di volontariato che esistono nel nostro Paese e che agiscono per aiutare chi si trova in difficoltà. Secondo dati recenti, ben sei milioni di Italiani operano attivamente in una delle oltre 340 000 associazioni di volontariato registrate nel nostro Paese. Un numero importante, che però rappresenta poco più del dieci per cento della popolazione italiana e non deve farci dimenticare come la solidarietà sia un valore e un dovere affermato anche nella nostra Costituzione che all’articolo 2 recita: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.

Rispondi alle seguenti domande argomentando il tuo punto di vista e poi confrontati con i compagni.

• Sapevi che il principio della solidarietà tra cittadini è sancito nella nostra Costituzione?

• Tu sei una persona solidale? Ti è capitato di manifestare concretamente a qualcuno la tua solidarietà o, viceversa, di non averlo fatto? In quale occasione e per quali motivi? Raccontalo alla classe.

// IL TUO PUNTO DI VISTA

4 Commerci e città

Dopo il Mille l’Europa cambia volto: il paesaggio è caratterizzato da sempre più numerosi campi coltivati e dai centri urbani, che rinascono come luoghi di scambio e di attività artigianali. I mercanti riprendono le vie dei traffici, le monete si sostituiscono al baratto e nascono le prime banche.

4. Le eccedenze e le monete rimettono in moto l’economia

La rinascita dei mercati La riconquista delle terre incolte e l’invenzione di nuove tecniche agricole permisero di produrre eccedenze, cioè quantità di prodotti alimentari maggiori di quelle occorrenti alle “corti signorili”, ovvero alle aziende agricole dei feudatari. I proprietari dei feudi le impiegarono da una parte per sostenere l’aumento di popolazione determinato dalla crescita demografica, dall’altra per inviarle nelle città e venderle nella piazza davanti alla cattedrale. Quando si va a vendere qualcosa, si tende a proporla in un luogo affollato per non doverla offrire “porta a porta” o, meglio, “di castello in castello”. Molte antiche città romane erano in rovina e quasi disabitate, tuttavia avevano conservato le loro piazze, in cui si poteva esporre la merce; bastava spargere la notizia e i proprietari dei feudi vicini sarebbero accorsi senza bisogno di essere visitati a uno a uno. Fu lì, dunque, che i primi produttori di eccedenze andarono a offrire le loro mercanzie. Il fenomeno, tuttavia, si sarebbe presto sgonfiato se, contemporaneamente, esso non avesse determinato la massiccia ricomparsa della moneta. Furono i re e i feudatari ad “aprire” il mercato coniando piccole monete di rame chiamate con vari nomi (“pìccioli” o “soldi” in Italia, pennies in Inghilterra ecc.), il cui basso valore permetteva il loro uso nei mercati cittadini Un’economia basata sulla moneta mette in moto un processo senza fine: le città in cui si concentravano i venditori attirarono un numero sempre maggiore di persone, alcune delle quali trovarono conveniente stabilirvisi.

← L’animata e coloratissima scena di un mercato ortofrutticolo. Prima che servi e massari cominciassero a recarsi in città con i prodotti della campagna, i cittadini si accontentavano di ciò che producevano gli orti ricavati negli spazi liberi tra casa e casa.

VIDEO
Guarda la videolezione sulla rinascita del Basso Medioevo e contestualizza i fatti spiegati nel capitolo.

LESSICO

Villani

Gli abitanti della “villa”, cioè dell’azienda agricola alla base dell’economia curtense. In sostanza, i campagnoli.

Urbanesimo Massiccio trasferimento in città (“urbe”) degli abitanti della campagna.

5. La rinascita dell’urbanesimo: l’ambiente si modifica

La nuova vita di antiche città Prima di questa massiccia migrazione i feudi comprendevano già vecchie città romane sopravvissute alle Prime e alle Seconde invasioni. Quelle dell’Italia settentrionale erano le più numerose, ospitavano una chiesa cattedrale ed erano governate da un vescovo che aveva sia un potere spirituale sia un potere civile. Sebbene si fossero spopolate e avessero numerosi edifici caduti in rovina, esse erano ancora attive e vitali.

Due delle città padane, Milano e Ravenna, si erano salvate dalle invasioni perché erano state entrambe capitali dell’Impero romano d’Occidente; inoltre Ravenna, vicina al mare e protetta dalla palude che la circondava, era la città italica più importante dell’Impero romano d’Oriente. Pavia, a sua volta, era stata capitale del Regno longobardo. Quanto a Venezia, la sua posizione tra le paludi della laguna l’aveva resa imprendibile; molte altre, come Cremona o Bergamo, avevano conservato attività e strutture grazie al loro vescovo.

Nell’Italia meridionale, Bari era diventata il principale centro bizantino dopo che l’Impero romano d’Oriente aveva perduto i suoi possedimenti nel Centro-Nord. Quanto a Palermo, all’inizio del Basso Medioevo era la splendida capitale della Sicilia araba.

Nel Nord Europa erano attive le città fondate da Carlo Magno, come Aquisgrana, e i centri romani risorti durante il movimento di riconquista delle terre incolte, come Bruges e Treviri. Queste città, dove le occasioni di trovare un’occupazione erano molto più numerose che nelle campagne, attirarono un numero sempre maggiore di villani: venditori di eccedenze e servi liberati che al castello avevano svolto attività artigianali. Questa migrazione dalle campagne alle città, che culminò nei secoli XI e XII, fece rinascere l’urbanesimo, un fenomeno che aveva caratterizzato la civiltà romana e non si era mai più verificato dopo la sua fine.

↓ Roma, riprodotta in questa miniatura, è uno dei centri che si svilupparono durante la rinascita delle città. Qui si vede che è bagnata dal fiume Tevere ed è circondata da mura.

L’impatto della ripresa urbana sull’ambiente Accanto a vecchie città che rinascevano, ne sorsero di nuove, di solito a partire da un mercato. In certe regioni europee si venne quindi modificando l’ambiente: i nuovi centri erano densamente popolati e sorgevano in mezzo a campagne spopolate. In questo periodo l’intera Europa fu percorsa da una febbre edilizia senza precedenti. In pochi anni

le città si ampliarono a dismisura, con maggiore ordine rispetto al passato, seguendo piani che crearono vie principali dritte e relativamente ampie con case a schiera piccole e modeste, ma fornite di forni e di pozzi. I nuovi centri assunsero quindi un aspetto meno pittoresco ma più ordinato della parte vecchia delle città, in cui gli edifici erano sorti senza alcun progetto preciso e si affacciavano su un intrico fittissimo di vicoli e vicoletti storti, spesso ciechi e sbarrati da case.

Le botteghe artigiane Nei centri urbani in via di espansione si moltiplicarono così le botteghe artigiane, che erano insieme laboratori, centri di addestramento per apprendisti e rivendite. Ogni bottega era diretta da un maestro ed era composta dai compagni di lavoro o soci e dagli apprendisti. Questi ultimi pagavano per diversi anni un canone al maestro, che insegnava loro il mestiere e li forniva di vitto e alloggio. Al termine dell’apprendistato, che durava dai sei agli otto anni a seconda delle specialità, l’apprendista più bravo doveva eseguire un “capolavoro” che era l’equivalente di una laurea. Se il capolavoro veniva approvato, l’apprendista diventava maestro e poteva fondare una sua bottega.

Le corporazioni A mano a mano che le specializzazioni aumentavano, gli artigiani cominciarono a riunirsi in corporazioni, chiamate anche Arti (in Germania Gilde, pron. Ghilde), e divise in due categorie:

• le Arti maggiori, composte dai personaggi influenti che esercitavano le attività economiche principali (commerciali, finanziarie, produttive, oltre alle più importanti professioni) e ricoprivano i più prestigiosi incarichi politici; erano divise tra Giudici e Notai, Mercanti, Cambiavalute, Lanaioli, Setaioli, Medici e Speziali, Pellicciai;

• le Arti minori, che riguardavano la gran parte delle attività artigianali e comprendevano Beccai (ovvero macellai), Calzolai, Fabbri, Maestri di pietra e legname, Rigattieri, Vinattieri, Corazzai e Spadari, Albergatori, Cuoiai, Fornai; i suoi rappresentanti furono a lungo esclusi dalle più alte cariche politiche.

Le corporazioni avevano norme molto precise che regolavano i rapporti di lavoro, la qualità dei prodotti e i prezzi di vendita, in modo che la concorrenza fra botte ghe non fosse sleale e il buon nome della corporazione di appartenenza non ve nisse disonorato.

Di tutte le corporazioni, la più potente divenne l’Arte della Lana, che al suo interno era suddivisa tra coloro che erano impegnati nelle diverse operazioni necessarie per produrre una stoffa: la filatura, la cardatura, la follatura – che, come si è già detto, rendeva le stoffe più spesse e robuste –, la tintura. I tessuti, infatti, stavano entrando tra i simboli più evidenti del prestigio signorile.

→ Un calzolaio, un lanaiolo e un ceramista espongono la loro merce sui banchi montati sotto una loggia destinata ai mercanti.

LA VITA QUOTIDIANA

La nascita della moda

↑→ Nell’affresco in alto un mercante con un metro di legno in mano misura una pezza di stoffa per l’acquirente che ha di fronte. Da rilevare i tanti colori brillanti dei tessuti arrotolati sul banco a destra. Nell’immagine a fianco un esempio di “alta moda” medievale, in cui degni di nota sono in particolare i cappelli.

Nuovi vestiti per nuove occasioni mondane Se nei primi secoli del Medioevo i capi germanici si erano differenziati dai loro contadini solo perché possedevano armi, mangiavano pane migliore e bevevano vino al posto della birra, nel Basso Medioevo i potenti cominciarono a distinguersi dalla gente comune sfoggiando un abbigliamento via via più ricercato. Dame e cavalieri esibivano abiti sempre più preziosi ed eccentrici a mano a mano che aumentavano le occasioni mondane. Ormai al rude banchetto del signore e dei suoi vassalli si sostituivano il torneo, i balli, le feste in cui si intrecciavano gli amori e fioriva la poesia.

Tessuti colorati e lavorazioni sartoriali Il tessuto europeo per eccellenza era la lana, usata sia d’inverno sia d’estate, ma le pezze, un tempo rozze e di colore grigiastro, ora venivano tinte coi colori vivaci, di cui alcune zone del continente detenevano i segreti di produzione: le Fiandre, alcune città francesi e soprattutto

l’Italia. Nacque la moda, che impegnò i sarti a confezionare abiti di forme diverse, cinture preziose, cappelli stravaganti.

Una maggiore diffusione di oggetti di “consumo” Le famiglie nobili, sebbene la loro residenza principale restasse il castello con attorno la campagna da cui traevano il loro reddito, possedevano anche palazzotti in città che ora iniziarono ad ampliare e ad arricchire arredandoli con mobili più comodi e lussuosi.

// E OGGI?

Questa nuova esigenza stimolò la produzione e la commercializzazione di oggetti di “consumo”. Naturalmente bisogna fare attenzione all’uso di questa parola: oggi essa sottintende un’idea di “consumo di massa” che nel Medioevo era impensabile. Una ceramica araba, una corazza milanese o un bordo di pelliccia russa erano acquisti che solo i signori potevano permettersi. La parola “consumi”, per molti secoli ancora, identificò esclusivamente i “consumi di lusso”.

La moda rappresenta oggi una delle eccellenze dell’economia del nostro Paese. Cerca sul sito della Camera Nazionale della Moda Italiana il Decalogo sulla Responsabilità sociale e ambientale nel settore moda, poi rispondi alle seguenti domande.

• Qual è l’obiettivo di questo decalogo e a chi è rivolto?

• Che cosa afferma a proposito delle materie prime e della loro lavorazione?

• Quale modello propone per il rapporto tra moda e sistema Paese?

I mercanti, grandi protagonisti della rinascita L’aumento dei traffici fece dei mercanti l’elemento più dinamico e vivace della società: partivano dalle città italiane per approvvigionarsi di spezie o di seta nell’Impero bizantino, dalla Germania per comprare in Italia tessuti colorati di lana, dalla Francia per acquistare in Spagna o in Inghilterra lana grezza da filare e tessere. Durante i loro viaggi dovevano affrontare pericoli di ogni genere: le foreste erano covi di banditi e di bestie feroci, il signore di un territorio di transito poteva decidere di sequestrare il loro carico, i mari erano battuti da tempeste e infestati da pirati, attraversare le Alpi significava affrontare nevicate, crepacci e slavine, in Russia rischiavano di congelarsi, molte contrade erano prive di strade, ponti e, a volte, di villaggi dove chiedere soccorso.

Per fronteggiare tutti questi rischi, i mercanti partivano riuniti in bande armate e per l’intera durata della spedizione costituivano una confraternita regolata da norme ferree: nessuno poteva allontanarsi dal convoglio fin dal momento in cui esso lasciava la città e tutti dovevano assistersi reciprocamente durante il viaggio. La confraternita dei mercanti tedeschi aveva addirittura un nome soldatesco, Hansa (o Lega anseatica), che voleva dire “compagnia militare”, mentre in Italia, per indicare l’inizio di un viaggio, si usava una parola di gergo che significava “cominciare la guerra”.

In quell’epoca migliaia di mercanti non tornarono più a casa; in compenso, i pochi fortunati divennero ricchissimi e fondarono dinastie di potenti che ben presto ebbero in mano le sorti delle loro città e divennero una categoria ammirata e invidiata da tutti.

LEGGERE LE FONTI

Autore: Anonimo

Data: XIII secolo

LABORATORIO

COMPRENDERE

↓ Mercanti appartenenti a una confraternita caricano le merci su una nave che è sul punto di partire per una spedizione commerciale.

Le merci che giungono nelle Fiandre

Questo anonimo cronista fiammingo esalta la quantità di merci esotiche che i mercanti della Hansa fanno affluire nei grandi mercati delle Fiandre.

Dal Regno d’Inghilterra arrivano lana, cuoio, piombo, stagno, carbon fossile. Dal Regno di Norvegia arrivano falchi, legname da costruzione, cuoio, burro. Dal Regno di Germania arrivano i vini del Reno, la pece, legname da costruzione, grano e ferro. Dal Regno di Bulgaria vengono pellicce. Dal Regno di Castiglia vengono le erbe scarlatte per tingere i tessuti, cera, cuoio, lana, pelletterie, mandorle e ferro. Dai Regni del Marocco e di Tunisi vengono cera, cuoio e allume per tingere i tessuti. Dalle terre d’Oriente vengono i drappi intessuti d’oro e la seta.

1 Ricava dall’indicazione delle merci quali erano le principali attività produttive nelle diverse aree dell’Europa del Basso Medioevo.

LESSICO

Borgo

Verso la fine dell’Impero romano questo termine indicava una torre o un luogo fortificato.

Nel Medioevo designava un centro abitato privo di vescovo. Solo la sede del vescovo si chiamava città.

I mercanti: uomini d’affari o dèmoni? Nell’Europa medievale i mercanti erano accompagnati da molti pregiudizi legati al fatto che la loro attività principale era arricchirsi, guadagnare del denaro. E nel cristianesimo il denaro era considerato per lo più una cosa sporca, qualcosa che poteva spingere le persone a compiere azioni malvagie pur di accumulare ricchezze. Non per nulla il denaro era considerato qualcosa di diabolico, che allontanava da Dio, e nell’iconografia medievale si ritrova spesso la figura del ricco che viene trascinato all’inferno dalla pesante borsa piena di moneta che porta al collo. La povertà era quindi ritenuta più virtuosa della ricchezza e la carità, intesa come dono gratuito, era la garante del buon vivere e della salvezza. Per tutte queste ragioni i mercanti erano ritenuti individui spregevoli, portati dal loro mestiere alla menzogna e all’“avarizia”, ritenuta uno dei peccati capitali ed equivalente all’odierna avidità. Esisteva un’unica possibilità di redenzione e di salvezza per questi uomini così fortemente legati al denaro: la restituzione di quanto accumulato, cioè il recupero del dono e della carità. E molti, spesso sul letto di morte, ricorrevano a questa forma di pentimento (lasciando tutti i loro beni alla Chiesa), a indicare una volta di più quanto forte fosse il peso della religione cristiana nel Medioevo.

I borghi e la formazione del ceto borghese Tutte le persone che dopo l’anno Mille si misero in frenetico movimento facevano capo alle città, che ben presto non riuscirono più a ospitarle tutte. Mercanti e artigiani cominciarono a costruire case e magazzini subito fuori dalle mura cittadine, dove già si trovavano le abitazioni dei vignaioli circondate dai vigneti. Si trattava di zone di recente occupazione che i “signori del banno” avevano destinato alla coltivazione della vite da cui ricavare il vino, che non doveva mai mancare nei loro banchetti, ma che non poteva essere coltivata in aperta campagna per non sottrarre spazio ai cereali.

Per questo i “signori del banno” avevano finanziato i vignaioli perché piantassero migliaia di viti appena oltre le mura cittadine e costruissero nei paraggi le loro case; inoltre, poiché affidavano alla qualità del vino la reputazione della loro tavola, i signori non avevano esitato a esaudire le richieste dei vignaioli, purché migliorassero il prodotto, concedendo loro il possesso di metà delle vigne. Quando in questi nuovi insediamenti si installarono anche mercanti e artigiani, si creò un vero e proprio borgo, esterno alla città ma dotato di tutte le strutture necessarie alle attività economiche e di una chiesa, che non era però una cattedrale, la quale poteva trovarsi solo all’interno delle mura e designava la Città Vecchia. Dal borgo, i suoi abitanti furono chiamati borghesi, un termine che identificava una categoria collocata al di sotto della nobiltà e del clero, ma al di sopra dei contadini delle campagne e che iniziava ad avere un suo potere economico.

← La miniatura raffigura una città medievale, col suo castello e le mura turrite, circondato dal borgo, ovvero dall’insieme delle nuove abitazioni e botteghe dei mercanti e artigiani insediatisi via via nella zona. Anche i borghi furono ben presto dotati di una cinta muraria con funzioni difensive.

6. La ripresa dei commerci

Le grandi fiere internazionali Periodicamente alcune città collocate all’incrocio delle principali vie di comunicazione terrestri o marittime organizzavano fiere alle quali affluivano mercanti da tutta Europa. In un mondo in cui i contatti erano ancora difficili, le fiere erano grandi momenti di incontro e di confronto, vi si scambiavano merci ma anche idee, nuove tecniche ed esperienze. Le più famose si tenevano a Cremona in Lombardia, nelle Fiandre, a Francoforte in Germania e, soprattutto, nella Champagne (la regione della Francia oggi famosa per l’omonimo vino). Alcune località sedi di fiere divennero nel Basso Medioevo città ricche e popolose. Nella Champagne, sei volte all’anno, convergevano le più importanti case mercantili dell’epoca, quelle cioè delle Fiandre, che confinavano con questa regione situata nel Nord della Francia proprio tra il Belgio e Parigi, e quelle dei “lombardi”, il termine con cui venivano indicati tutti gli italiani del Centro e del Nord della Penisola. Questi ultimi arrivavano nella Champagne attraverso la Via Francigena o “Via di Francia” che attraversava le Alpi, scendeva nella Savoia e si dirigeva verso nord percorrendo la Borgogna fino alla Champagne.

Le Repubbliche marinare italiane Verso la fine dell’Alto Medioevo, e più ancora nel Basso, la ripresa dei commerci segnò la fortuna delle città portuali italiane che si impadronirono delle rotte mediterranee e poi ancora di quelle lungo le coste atlantiche della Spagna, fino al Mare del Nord. Su tutte ne emersero quattro: Amalfi, Pisa e Genova sul Mar Tirreno e Venezia sul Mare Adriatico, ma non bisogna dimenticare Ancona, Noli, Ragusa (oggi Dubrovnik, in Croazia) e Gaeta.

LEGGERE LE CARTE I COMMERCI DELLE REPUBBLICHE MARINARE

Oceano Atlantico

Fiandre

Bruges

Pisa Genova Marsiglia Noli

Corsica

Sardegna

Tunisi

Possedimenti Empori

Amalfi

LESSICO

Via Francigena Era la più battuta tra le vie d’Europa che conducevano a Roma. In Italia entrava dalla Valle d’Aosta, poi superava gli Appennini per giungere infine nella capitale della cristianità.

HUB MAPS

Accedi su HUB Maps alla carta Le Repubbliche marinare e i loro commerci e utilizza le funzioni di attivazione/scomparsa dei livelli per verificare se hai memorizzato i possedimenti, gli empòri e le rotte di ciascuna delle Repubbliche marinare

Tana

Trieste

Zara Venezia

Spalato Ragusa

Durazzo Gaeta

Tessalonica

Adrianopoli

Amalfi

ISOLE BALEARI Rodi Creta

Sicilia

Messina

Rotte marittime

Cipro

Mar Nero

Pisa Venezia Amalfi Pisa Venezia

Amalfi

Genova Genova Genova

Pisa Venezia

Tripoli Mar Mediterraneo

La carta mostra le rotte marittime delle quattro principali città marinare italiane. Venezia e Genova non si limitavano

a commerciare con le città del Mediterraneo orientale e del Mar Nero, ma arrivavano fino alle Fiandre.

GLOSSARIO DIGITALE

Empòrio

Base commerciale per lo più sulla costa, fornita di magazzini per la raccolta e la distribuzione di merci. Consulta il Glossario digitale per ripassare quale fu una delle prime civiltà mediterranee a fondare empòri.

La Repubblica di Amalfi Amalfi, situata in una spettacolare posizione nella parte settentrionale del Golfo di Salerno, era riuscita ad arricchirsi con i commerci a lunga distanza quando ancora l’intera Europa viveva di autoconsumo. Già nel IX secolo, ai tempi di Carlo Magno, gli Amalfitani avevano cominciato a costruire navi e a esportare legname in Africa settentrionale in cambio di oro. Con esso compravano spezie e tessuti preziosi a Bisanzio e li rivendevano in Italia, nelle città bizantine e islamiche.

Nei porti più frequentati avevano fondato empòri, tanto che nel 1000 centinaia di comunità amalfitane prosperavano in terra straniera, dal Mar Nero fino al Cairo, in Egitto, grazie alla loro operosità.

Nell’XI secolo Amalfi perse la sua indipendenza entrando a far parte del Regno normanno, sotto il quale continuò comunque a prosperare. Il suo declino cominciò invece nel XII secolo, quando subì un saccheggio da parte dei Pisani, e proseguì fino al XIV secolo, quando un gigantesco maremoto inghiottì il suo arsenale, le attrezzature portuali e le navi; infine fu spopolata da un’epidemia che, come si studierà più avanti, colpì tutta l’Europa. Dopo di allora, Amalfi non riuscì più a risorgere. Le restarono i sontuosi palazzi dei mercanti, i giardini, i marmi e il superbo complesso della Cattedrale, formato da ben due basiliche accostate e un tempo comunicanti.

Mentre iniziava il declino di Amalfi altre città marinare cominciavano a svilupparsi.

Autore: Muhammad al-Idrīsī, geografo arabo

Opera: Il libro di re Ruggero

Data: 1154 circa

La Repubblica marinara di Pisa vista da un arabo

Un arabo testimonia, da una prospettiva “esterna”, la ricchezza e la potenza militare raggiunte dalla repubblica marinara di Pisa nel XII secolo, la sua “età d’oro”.

1. verzieri: orti, frutteti.

2. fiume… della Lombardia: il riferimento è all’Arno, che nasce dal monte Falterona. “Lombardia” qui indica il territorio sottoposto alla dominazione longobarda.

Pisa è una delle città più importanti e celebri del paese dei cristiani. Il suo territorio è vasto, i suoi mercati fiorenti, le sue dimore ben popolate, i suoi giardini e verzieri1 numerosi, le sue coltivazioni ininterrotte. Il suo stato è possente e la sua storia ammirevole. Le sue fortificazioni sono alte, le sue terre fertili, le sue acque abbondanti.

I Pisani hanno navi e cavalli, pertanto sono pronti a lanciare spedizioni marittime e ad attaccare le altre località.

Questa città si trova sulle rive di un fiume considerevole che viene dalle montagne della Lombardia2, e sulle sue rive vi sono mulini e giardini.

(trad. di M. Campopiano e C. Renzi Rizzo)

LABORATORIO

COMPRENDERE

1 Secondo Idrīsī, Pisa era una potenza unicamente commerciale?

PUNTI DI VISTA  IN COPPIA CON L’IA

2 Chiedi a un chatbot a tua scelta di mettersi nei panni di un mercante di una Repubblica marinara italiana e di descrivere la città di Damasco durante il Basso Medioevo. Verifica in rete la correttezza delle informazioni fornite; poi confronta questa descrizione con quella di Pisa che hai appena letto.

LEGGERE LE FONTI

Le Repubbliche di Pisa e di Genova La città toscana di Pisa non affaccia sul mare, ma il fiume Arno, che l’attraversa nel tratto ormai vicino alla foce, consentì la costruzione di un porto fluviale dal quale le navi avevano accesso al Mar Tirreno. Genova, invece, è in Liguria, al centro del Golfo del Tigullio, che sembra creato apposta per ospitare un porto al sicuro dalle tempeste e ben difendibile. La flotta pisana e quella genovese nacquero al tempo delle Seconde invasioni, quando era vitale bloccare sul mare i Saraceni, prima che scendessero a terra per saccheggiare città e villaggi della costa. Le due città si coalizzarono, trasformarono i loro barcarizzi da pesca in piccole ma efficienti imbarcazioni da guerra e, insieme, scacciarono i Saraceni dal Tirreno e si impadronirono delle loro basi in Sardegna e in Corsica. Ancora oggi Cagliari, capoluogo della Sardegna, mostra con orgoglio la sua rocca pisana e la regione del Logudoro, con Sassari, conserva le sue tracce genovesi.

Passato il pericolo, Pisani e Genovesi si lanciarono nel Mediterraneo occidentale e si diedero a saccheggiare a loro volta le città arabe in Sicilia, Africa settentrionale e Spagna. Furono proprio le immense ricchezze accumulate grazie a queste operazioni di “contropiede” a costituire la solida base dei commerci che diedero gloria e potere alle due città.

Purtroppo, però, nulla crea rivalità quanto il commercio. Nel XIII secolo, dopo lunghi contrasti, i Genovesi sconfissero definitivamente i Pisani in un furibondo scontro navale (la battaglia della Meloria, 1284), eliminandoli dalle rotte mediterranee e costringendoli a diventare una “città terrestre”.

Le grandi famiglie di Genova, invece, accumularono ricchezze immense fino a diventare per un lungo periodo le banchiere degli imperatori del Sacro romano Impero e a dominare, attraverso i loro prestiti, l’intera politica europea ( Geostoria locale, Genova, p. 70).

↓ Lo scontro tra le due città marinare di Pisa e Genova nella battaglia navale della Meloria del 1284.

→ Alcune navi, cariche di merci, salpano dal porto di Venezia alla volta di nuovi mercati. La miniatura è del 1338, quando la città era una delle più potenti Repubbliche marinare italiane.

La Repubblica di Venezia Venezia è la quarta città marinara. Qui si accenna soltanto alla sua importanza, ma puoi leggerne la storia nella Geostoria locale alle pp. 256-257. Per molti secoli tutte le sue energie furono tese verso il mare, in direzione sudest, fino a stabilire traffici regolari con Costantinopoli. Nell’XI secolo i suoi convogli, formati dalle navi da carico e scortati dalle galere da guerra, andavano e venivano carichi di merci orientali (sete, spezie, avori) e occidentali (ferro, legname, attrezzature navali, schiavi catturati nelle terre slave), integrate con sale e con una sempre più raffinata produzione di vetrerie, create con impareggiabile perizia nelle fornaci di Murano.

Entrano in circolazione nuove monete La ripresa dei grandi viaggi internazionali dei mercanti unita alla passione per il lusso dei signori e alle crescenti spese di guerra fece rinascere anche il bisogno di monete di metallo prezioso: i pìccioli e i pennies bastavano solo per le necessità quotidiane.

Nell’Alto Medioevo le miniere romane erano state in gran parte sepolte e dimenticate e le uniche monete di valore circolanti erano – come si è detto – quelle d’oro bizantine e quelle d’argento arabe.

I “signori della zecca” (con il termine “zecca” si indicava la fabbrica delle monete), che erano gli stessi “signori del banno”, non avrebbero potuto coniarne di nuove se non fondendo gli arredi preziosi provenienti dai bottini. Quando non volevano ricorrere a questo espediente, si riducevano a limare le estremità delle poche monete circolanti ricavando mucchietti di metallo polverizzato con cui ne fondevano di nuove. A causa di questa prassi le monete circolanti in Europa erano sempre più sottili e il loro peso (quindi anche il loro valore) era variabile. Questa monetazione nel Basso Medioevo divenne così inaffidabile da far sorgere eterne contestazioni tra un mercante e un signore o tra un mercante e l’altro. La soluzione del problema venne da Firenze che nel 1252 inventò il fiorino, così

chiamato dal fiore del giglio che compariva nel suo stemma. La caratteristica del fiorino era di essere di peso garantito e di avere un bordo rialzato che impediva le limature le quali, grazie a questo espediente, sarebbero state ben visibili. Il suo valore inoltre era altissimo grazie alla sua purezza, misurata in carati sulla base di 24/24. Il carato indicava quante parti di oro o di argento puro erano contenute nelle 24 parti della lega metallica. Il fiorino era la moneta più pura perché garantiva la misura di 24 carati, mentre il solido bizantino era di 20 carati. Grazie a questo il fiorino divenne la misura internazionale di tutti gli scambi, finché qualche decennio dopo fu seguito dalla moneta di Venezia, il ducato (da “duca”, in dialetto “doge”), poi chiamato zecchino da “zecca”, anch’essa a 24 carati.

La nascita delle banche La circolazione delle monete era in gran parte affidata alle banche. Nel Medioevo esse erano nate dall’attività di una o due persone che dietro un banchetto cambiavano le monete di un signore o di un re con quelle di un altro, fornendo assistenza ai mercanti. Quando non riuscivano a soddisfare le richieste, il loro banco veniva rotto dalle autorità e da ciò ebbe origine il termine bancarotta che ancora oggi indica un fallimento. Queste banche, nate come cambiavalute, espansero le loro attività diventando banche di credito, che prestavano cioè denaro a interesse, un’attività che in quell’epoca si chiamava usura e che era condannata dalla Chiesa e quindi vietata ai cristiani. La esercitavano gli ebrei sia perché la loro religione vietava il prestito a interesse nei confronti delle tribù di Israele, ma non la vietava nei confronti degli stranieri, sia perché i cristiani vietavano loro di possedere terra mentre permettevano che sopravvivessero grazie al commercio e alle attività creditizie. A ogni modo i cristiani non resistettero alla tentazione e per i ricchi l’usura divenne ben presto una prassi normale. La chiamarono però “prestito” e cominciarono a premere sulla Chiesa perché lo togliesse dall’elenco dei peccati.

← In questa miniatura possiamo osservare il lavoro all’interno di una zecca. In fondo a destra un addetto è intento a fondere i metalli sul fuoco, mentre alcuni suoi compagni, seduti a un tavolo, battono le monete sorvegliati dal signore.

MENTRE STUDI

Rispondi.

1 Quale ruolo avevano le fiere nel Basso Medioevo?

2 Come mai le monete circolanti in Europa erano di valore variabile?

Quale soluzione si trovò al problema?

PUNTI DI VISTA

I primi contratti finanziari l primo impiego del capitale fu, tuttavia, non il prestito ad interesse, ma la commenda, un’operazione inventata in Italia per la quale due persone si associavano per la durata di un’impresa: una forniva il denaro, l’altra il suo lavoro; in pratica il capitalista (chiamato stans, perché “stante”, fermo in città) finanziava il mercante (che si metteva in viaggio e che veniva chiamato “combattente”). Al ritorno del mercante, il capitalista incassava metà degli utili; se l’impresa falliva, perdeva tutto. La cambiale o “lettera di cambio” fu inventata dai mercanti italiani per non viaggiare con il denaro addosso. Un mercante, per esempio di Genova, versava a un banchiere di quella città 34 denari e ritirava una cambiale da presentare al fratello di quel banchiere che operava a Palermo. Costui, a presentazione della cambiale, avrebbe versato al mercante il valore corrispondente a 32 denari, trattenendone quindi 2 per la commissione. Contro i rischi dei viaggi, notoriamente molto gravi e frequenti, il mercante poteva fare un patto con il finanziatore: questi prometteva di rimborsargli le eventuali perdite; in cambio l’altro gli avrebbe versato una percentuale sui guadagni. Era nata l’assicurazione. Chi assicurava correva forti rischi, ma la convenienza stava nel riuscire ad assicurare un numero così alto di spedizioni da poter contare sempre sui ricchi profitti che si realizzavano su quelle che avevano successo.

Banchiere o usuraio? Oggi l’usura è la pratica che consiste nel fornire prestiti a tassi d’interesse illegali e nel riscuoterli anche con la violenza. Nel Medioevo si chiamava così, invece, l’attività di chi prestava denaro a interesse, ossia quella che oggi è la normale attività di prestito bancario: una persona o un istituto presta denaro con un interesse stabilito legalmente e diventa creditore di colui che lo riceve, il quale diventa debitore. Il debitore non restituisce solo il denaro ricevuto in prestito, ma deve pagare una cifra aggiuntiva (l’interesse appunto) che aumenta progressivamente in base al tempo che gli occorre per restituirlo. Perché nel Medioevo la Chiesa considerava il prestito usura e quindi un peccato? Prima di tutto perché nel cristianesimo era importante la carità. Se una persona aveva bisogno di denaro, chi ne possedeva in abbondanza doveva fornire aiuto gratuito, senza ottenere guadagno, perché questo era il precetto del Vangelo. Inoltre, l’usura era considerata un furto perché prevedeva di far “pagare il tempo” che trascorre tra la concessione del prestito e la sua riscossione. E il tempo apparteneva solo a Dio, non poteva essere monetizzato.

→ Due cambiavalute dietro il loro banco, il tavolo da cui deriva il nome delle banche odierne.

Un protagonista della società medievale: il mercante

Nei primi secoli del Medioevo il mercante era una figura itinerante, che seguiva in prima persona i suoi commerci. In seguito, divenne sedentario e operò all’interno dei centri cittadini. È in questo momento che i mercanti, come racconta Jacques Le Goff, diventano un ceto sociale dominante nelle città.

Man mano che il mercante itinerante lascia sempre più il posto al mercante sedentario, gli affari vengono sbrigati attraverso una serie di intermediari: contabili, commissionari, rappresentanti e impiegati che vengono chiamati fattori e che risiedono all’estero, dove ricevono ed eseguono gli ordini dei padroni sedentari. Così la classe dei mercanti si diversifica. Possiamo […] distinguere tra prestatori di denaro, […] che sono prestatori su garanzia di un livello superiore rispetto agli ebrei che prestavano al minuto1, cambiavalute che effettuavano l’operazione finanziaria più diffusa nel Medioevo, data la molteplicità delle monete, e infine cambisti che sono mercanti banchieri. I cambisti sono dei cambiavalute che hanno aggiunto alle loro vecchie funzioni quella di accettare depositi che reinvestono nel prestito. È nata l’Europa della banca. […].

Il mondo dei mercanti è essenzialmente quello urbano ma, anche se fanno tutti parte di quello che è chiamato, in particolare in Italia, il «popolo», i mercanti si dividono in livelli di ricchezza e di potere, realtà sociali che non si confondono e sono più importanti delle distinzioni giuridiche. […] Il dominio dei mercanti si manifesta in forme molteplici. Approfittano della diffusione del lavoro salariato tra gli operai dell’artigianato e dell’industria e dominano il mercato del lavoro fissando il livello dei salari. Dominano anche il mercato immobiliare: datori di lavoro sono anche proprietari di immobili. Infine mantengono il loro potere e perpetuano la disuguaglianza sociale grazie alla disuguaglianza di quelle che noi chiameremmo le tasse, la principale delle quali, la taglia, è fissata dai consigli dominati dai mercanti. Un celebre testo della seconda metà del XIII secolo, del giurista Beaumanoir, […] chiarisce bene le radici di questa Europa urbana della disuguaglianza: «Molte proteste si levano nei Comuni relativamente alla taglia, perché avviene spesso che i ricchi che governano gli affari della città dichiarino meno di quanto debbono, loro e le loro famiglie e fanno beneficiare dei medesimi vantaggi gli altri ricchi e così tutto il peso ricade sull’insieme dei poveri».

1. prestavano al minuto: concedevano prestiti di piccola entità.

LABORATORIO

COMPRENDERE

1 Come si evolve la figura del mercante quando la sua attività diventa sedentaria?

2 In che modo i mercanti dominavano le città?

ARGOMENTARE  IN COPPIA CON L’IA

Autore: Jacques Le Goff, storico francese

Opera: Il cielo sceso in terra. Le radici medievali dell’Europa

Data: 2004

Nuovi tipi di mercanti Durante il Medioevo i mercanti diventano sedentari. Affidano il compito di muoversi per affari a loro intermediari e cominciano a occuparsi sempre di più di attività bancarie come il prestito di denaro e il cambio di monete straniere. Grazie a loro nasce l’Europa della banca.

Diversi livelli di ricchezza e potere dei mercanti I mercanti abitavano nelle città e facevano parte del cosiddetto “popolo”. Non erano però tutti uguali e dovevano la loro posizione sociale al potere che detenevano e alla ricchezza che possedevano.

Il potere dei mercanti nelle città

I mercanti avevano diversi metodi per perpetuare il loro potere nelle città. Dominavano il mercato del lavoro controllando i salari. Controllavano la compravendita delle case e decidevano le tasse.

3 Chiedi a un chatbot a tua scelta di aiutarti ad argomentare la tua posizione contro le diseguaglianze sociali con questo prompt: “Sei uno studente italiano al terzo anno della scuola superiore e devi spiegare perché è bene eliminare le disuguaglianze sociali, soprattutto in comunità ristrette come possono essere le città”. Sviluppa poi gli spunti elaborati dal chatbot.

La sintesi

4. Le eccedenze e le monete rimettono in moto l’economia

5. La rinascita dell’urbanesimo: l’ambiente si modifica

6. La ripresa dei commerci

Ascolta la sintesi

Nel Basso Medioevo la rinascita delle campagne comincia a produrre eccedenze che permettono ai signori non solo di sostenere la crescita demografica ma anche di vendere prodotti agricoli nelle piazze delle antiche città. Rinascono così i mercati e i signori assecondano gli scambi coniando monete di rame di basso valore.

Sebbene spopolate e con gli edifici in rovina, le antiche città sono ancora attive e cominciano ad attirare un numero sempre maggiore di “villani”: questa migrazione, che culmina nell’XI e nel XII secolo, fa rinascere l’urbanesimo Nei centri urbani si moltiplicano le botteghe degli artigiani, i quali cominciano a riunirsi in corporazioni chiamate Arti e divise in Arti maggiori e Arti minori L’aumento dei traffici trasforma i mercanti nell’elemento più dinamico della società. Uomini d’affari, durante i loro viaggi devono affrontare pericoli di ogni genere e per difendersi costituiscono confraternite regolate da norme ferree, tanto che quella tedesca ha addirittura il nome di Hansa, che significa “compagnia militare”. L’urbanesimo crea sovraffollamento e la necessità, per mercanti e artigiani, di costruire case e magazzini fuori dalle mura cittadine, dove già si trovano le abitazioni dei vignaioli. Nasce così il borgo e i suoi abitanti vengono chiamati borghesi

Periodicamente i mercanti di tutta Europa confluiscono nelle fiere, le più importanti delle quali si tengono a Cremona, nelle Fiandre, a Francoforte e soprattutto nella Champagne, in Francia. Verso la fine dell’Alto Medioevo e più ancora nel Basso, la ripresa dei commerci segna la fortuna delle città portuali italiane, prime fra tutte Amalfi, Pisa, Genova e Venezia. Già nel IX secolo Amalfi ha cominciato a costruire navi e a esportare legname e ha fondato empori nei porti più frequentati; poi, nell’XI secolo, perde la sua indipendenza ed entra a far parte del Regno normanno ma inizia a declinare nel XII. Pisa e Genova si sono alleate ai tempi delle Seconde invasioni per bloccare sul mare gli Arabi e, in seguito, si sono lanciate nel Mediterraneo occidentale accumulando enormi ricchezze, ma poi sono diventate rivali finché, nel XIV secolo, i Pisani vengono sconfitti dai Genovesi. La Repubblica di Venezia ha stabilito traffici regolari con Costantinopoli e nell’XI secolo le sue navi trasportano merci sia orientali sia occidentali. I viaggi dei mercanti, la passione dei signori per il lusso e le crescenti spese di guerra fanno rinascere anche il bisogno di monete di metallo prezioso, ma l’oro scarseggia e la monetazione è inaffidabile. Nel 1252, però, Firenze inventa il fiorino, una moneta di peso garantito e così pura da diventare la misura internazionale di tutti gli scambi. Al fiorino segue lo zecchino veneziano. La circolazione delle monete è affidata in gran parte alle banche: nate come cambiavalute, esse si trasformano in banche di credito e prestano denaro a interesse

Invenzione del fiorino a Firenze 1300

Inizio della crisi economica in Europa

IX secolo 1000 1300 XIV secolo 1252

IX secolo

Inizio dello sviluppo economico e mercantile di Amalfi

1000

Inizio della crescita economica e sociale in Europa 1284

Battaglia della Meloria tra Pisa e Genova

XIV secolo

Declino definitivo di Amalfi

La mappa

RIPASSO Ripassa con l’aiuto della presentazione e accedi alla mappa modificabile.

Ripassa il capitolo 4 su città e commerci con l’aiuto della mappa e delle domande.

LA PRODUZIONE

DI ECCEDENZE AGRICOLE

L’INTRODUZIONE

DI MONETE DI BASSO VALORE

permettono lo

sviluppo di mercati

e il conseguente

sviluppo del commercio e dell’artigianato

affermazione della figura del mercante

che porta a

rinascita delle città

tra cui emergono le

Repubbliche marinare italiane

migrazione dei contadini nelle città (urbanesimo)

e quindi alla

diffusione di borghi

in cui abitano

mercanti e artigiani detti borghesi

1. In quali corporazioni cominciarono a riunirsi i mercanti nel Basso Medioevo? Come si chiamava la confraternita dei mercanti tedeschi? par. 2

2. Quali sono le principali Repubbliche marinare italiane? Ricordi il nome anche di altre città dedite al commercio per mare? par. 3

3. In quali particolari tipi di mercati affluivano mercanti da tutta Europa? Dove si trovava il più importante? par. 3

La verifica

LE CONOSCENZE

13.  PAR. 1  Completa la mappa sulla ripresa dell’economia nel Basso Medioevo inserendo le lettere corrispondenti alle espressioni seguenti.

a. ricomparsa della moneta

b. invenzione di nuove tecniche agricole

c. produzione eccedenze

d. riconquista terre incolte

e. sostegno all’aumento di popolazione f. vendita nelle piazze

14.  PAR. 2  Completa la tabella sulla rinascita dell’urbanesimo scrivendo i nomi delle principali città sopravvissute alle Prime e alle Seconde invasioni.

Nord Italia

Sud Italia

Nord Europa

15.  PAR. 2  Completa le tabelle sulle botteghe artigiane e sulle corporazioni nel Basso Medioevo.

BOTTEGHE ARTIGIANE

Definizione

Dirette da Composte da

CORPORAZIONI

Divisione

Esempi

Norme

16.  PAR. 3  Rispondi alle domande seguenti sulle Repubbliche marinare italiane.

1. In che modo Amalfi riuscì a divenire una delle principali Repubbliche marinare?

2. Quali rapporti c’erano fra le città di Pisa e Genova?

3. Quali traffici commerciali stabilì Venezia nel Basso Medioevo?

17.  PAR. 3  Indica per ognuna delle due città elencate la o le monete corrispondenti.

• Firenze

• Venezia

18.  LESSICO  La parola urbanesimo termina con “-esimo”, un suffisso che si trova in sostantivi astratti indicanti per lo più movimenti di tipo culturale (come Umanesimo), politico (come feudalesimo) e religioso (come cristianesimo). Trova almeno altri due termini astratti con la stessa terminazione.

LE COMPETENZE

19.  LEGGERE LE IMMAGINI  Osserva l’immagine, leggi la didascalia e poi rispondi alle domande.

↑ Una fiera nei pressi di Saint-Denis, vicino a Parigi, in una miniatura del XIV secolo.

a. Quanti mercanti sono raffigurati nella miniatura?

b. Di quali tipi di mercanti si tratta? Da che cosa lo deduci?

c. Come chiameresti le tensostrutture raffigurate, se si trattasse di una fiera odierna?

d. Secondo te, quale scopo hanno le insegne che si levano sullo sfondo?

20.  LEGGERE LE FONTI  Leggi l’introduzione e il testo della fonte; poi rispondi alle domande.

Un mercante del XIV secolo raccomanda di “far girare il denaro”, testimoniando la nuova e dinamica mentalità dei mercanti del Basso Medioevo.

Se possiedi del denaro, non stare fermo e non tenerlo inerte in casa perché «è meglio fare invano che invano non fare» [investire del denaro piuttosto che conservarlo], poiché facendo, se altro non guadagnassi, non ti sarai allontanato dagli affari; e molto guadagni se non perdi del capitale e non ti allontani dagli affari.

(Paolo da Certaldo, Il libro di buoni costumi)

1. Trova un sinonimo di “inerte”.

2. Che cosa significa “invano”?

3. Che cos’è il capitale?

21.  COLLEGARE IERI E OGGI   ARTE E TERRITORIO  Nella toponomastica di molte città italiane ci sono ancora oggi le tracce dei “nuovi mestieri” che si sviluppano nelle città del Basso Medioevo.

• Fai una ricerca sulla tua città e scopri se c’è un quartiere che, nei nomi delle strade, ricorda queste attività e ricostruisci così il tessuto socioeconomico dell’epoca.

• Altrimenti, concentrati su Roma, esplorando i nomi delle strade tra piazza Navona e Campo de’ Fiori (per es. via dei Coronari o via dei Cestari).

22.  COLLEGARE LE DISCIPLINE   STORIA E LETTERATURA

Tra le corporazioni medievali c’era anche quella degli Speziali.

• Di che cosa si occupavano gli appartenenti a questa Arte?

• Fai una breve ricerca sul loro campo di azione.

• Scopri quale grande autore della letteratura italiana medievale era anche uno speziale.

23.  COMPITO DI REALTÀ   IN COPPIA CON L’IA  Tu e la tua classe dovete preparare una presentazione digitale da condividere con gli studenti della vostra scuola in un incontro multidisciplinare intitolato “Le tracce del Medioevo oggi: economia, società e cultura”.

• Dividete la classe in tre gruppi.

• Ciascun gruppo approfondisca con l’aiuto della IA uno dei tre ambiti da analizzare nell’incontro.

• Usate dei prompt simili al seguente: “Prepara la scaletta di una presentazione digitale che illustri un confronto tra l’economia del Basso Medioevo e l’economia capitalista odierna.”

• Dopo aver controllato le informazioni fornite con quanto avete studiato nel capitolo e verificato in rete le informazioni in più, ciascun gruppo realizzi una presentazione digitale corredata da immagini.

• Unite le tre presentazioni e allenatevi insieme per esporla in pubblico.

Guida all’esposizione orale

24.  FISSARE I CONCETTI  La ripresa dell’economia nel Basso Medioevo portò a numerosi cambiamenti: scegline uno tra quelli elencati e illustralo nel dettaglio con l’aiuto degli spunti forniti.

Lo sviluppo delle botteghe artigiane

• rapporto fra maestro e apprendisti

• corporazioni

• Arte della Lana

L’aumento dei traffici mercantili

• consumi di lusso

• vita dei mercanti

• fiere

• pericoli

Il conio di monete garantite

• conio di nuove monete

• banche

• fiorino

• pregiudizi

La fondazione dei borghi

• eccedenze

• borghi e borghesi

• artigiani e mercanti

25.  FISSARE I CONCETTI  Con l’aiuto della scaletta, spiega lo sviluppo dei commerci e delle città nel Basso Medioevo.

La ripresa dei commerci

• Lo sviluppo delle città (e dei borghi) e delle Repubbliche marinare

L’economia del Basso Medioevo

• artigiani

• corporazioni

• mercanti

• fiere

La nascita del concetto di credito

• moneta

• cambiavalute

• banche di credito

26.  RIEPILOGARE   CAPP. 2-3  Nell’Alto Medioevo le città si erano spopolate e nelle campagne i centri abitati erano ridotti a villaggi: racconta le trasformazioni avvenute nel Basso Medioevo e delinea le nuove realtà economiche rurali e urbane.

COME COMINCIARE Puoi iniziare la tua esposizione spiegando i collegamenti fra i tre fenomeni seguenti.

l’incremento demografico la rivoluzione agricola

la rinascita urbana

La proliferazione dei borghi nel Medioevo

I borghi, nuovi quartieri al di fuori delle mura Dopo l’anno Mille, la ripresa dell’agricoltura e l’aumento dei traffici commerciali in Occidente portarono a un aumento della popolazione nelle città e nelle campagne. Il risultato di questo aumento demografico fu l’allargamento dei centri urbani esistenti e la nascita di nuove località abitate. Nelle città, al di fuori delle mura storiche, sorsero nuovi quartieri chiamati borghi, perché, essendo nati al di fuori delle cinte murarie, avevano le caratteristiche di piccole cittadine quasi indipendenti dal resto del centro urbano. Non a caso la parola “borgo” deriva da un termine germanico che significa, appunto, “cittadina”.

Piccoli centri diffusi sul territorio La maggior parte dei borghi medievali, infatti, sorgeva lontano dai grandi centri abitati. Erano piccoli centri urbani indipendenti, spesso nati sulle sommità di una collina e circondati da mura, così da essere al sicuro da possibili attacchi. A volte

← Una veduta del borgo di Monteriggioni (Siena) ancora completamente circondato dalle sue splendide mura medievali.

il primo insediamento avveniva in prossimità di una rocca o di un castello presso il quale gli abitanti del circondario si sentivano più al sicuro. Questi borghi dovevano la loro prosperità al fatto che controllavano le campagne circostanti oppure perché erano sedi di mercato, se si trovavano nelle vicinanze di una via di comunicazione utilizzata dalle carovane dei mercanti.

Una funzione preziosa: la gestione del territorio I borghi, quindi, erano una tipologia di insediamento umano intermedia tra le città e i villaggi. Punteggiarono a migliaia il paesaggio dell’Occidente medievale, determinandone le caratteristiche nelle zone rurali, collinari e montane. Gli abitanti di queste cittadine, infatti, svolsero per secoli una funzione di gestione del territorio circostante, una gestione che prevedeva un rigoroso controllo delle risorse boschive, la manutenzione dei canali e dei corsi d’acqua così da prevenire frane, straripamenti, smottamenti.

Nella seconda metà del Novecento molti borghi, in Italia e non solo, si sono spopolati, perché la maggior parte degli abitanti ha preferito abbandonare le attività tradizionali che vi si svolgevano per trasferirsi nelle città più vicine.

Per contrastare questo fenomeno, che ha causato un impoverimento e un abbandono di molte zone rurali e montane, negli ultimi anni sono state messe in atto politiche volte a rivitalizzare i borghi, facendoli diventare punti di riferimento di un turismo più consapevole e più a contatto con la natura e le tradizioni locali.

Un’iniziativa di questo tipo è quella di dare in affitto le case abbandonate a prezzi simbolici, le cosiddette case a un euro:

• ne hai mai sentito parlare?

• esistono borghi con case a un euro anche nella tua regione?

• Fai una ricerca in merito e poi condividi i risultati con il resto della classe, discutendo pro e contro dell’iniziativa.

// E OGGI?

EDUCAZIONE

Dalle monete ai pagamenti con lo smartphone

I pagamenti nel Medioevo Per lungo tempo, nel Medioevo, la maggior parte delle persone ha fatto ricorso al baratto come forma di pagamento. Quando si svolgeva un lavoro, era abituale ricevere in cambio della farina, del pane, delle uova o altri alimenti. Oppure si poteva scambiare un oggetto – un recipiente, un attrezzo agricolo –con un altro oggetto o con del tessuto.

Questi erano gli scambi abituali dei contadini, dei manovali, degli artigiani, cioè della stragrande maggioranza della popolazione medievale. Solo i ceti più ricchi ricorrevano alle monete per i pagamenti. Con la ripresa economica dell’Europa nell’XI secolo le monete cominciarono a circolare maggiormente. Per i loro acquisti le classi povere usavano quelle di rame oppure piccole monete d’argento. Tra le classi agiate si diffuse invece la monetazione in oro. Solitamente i poveri tenevano il loro piccolo gruzzolo in una borsa che portavano appesa alla cintura, mentre i ricchi usavano forzieri per conservare i loro tesori. Le monete avevano un valore intrinseco, cioè valevano in base al tipo di metallo usato (l’oro è più prezioso dell’argento e quest’ultimo lo è del rame) e della quantità di metallo che le componevano. Non esistevano invece le banconote di carta, che si diffusero solo nel Settecento.

// IL TUO PUNTO DI VISTA

Le molte forme di pagamento di oggi Oggi le monete sono solo uno dei tanti modi con cui possiamo pagare i nostri acquisti e non certo il più usato. Usiamo spesso le banconote, che non hanno un valore intrinseco legato al materiale con cui sono realizzate, ma estrinseco o nominale, legato alla cifra che riportano stampata e decisa dallo Stato che le emette e ne garantisce il valore. Possiamo usare poi la carta bancomat e la carta di credito, che sono collegate al denaro disponibile sul conto corrente. Con il bancomat il denaro viene prelevato immediatamente al momento del pagamento, mentre con la carta di credito il denaro viene prelevato dal conto solo dopo qualche tempo. Con la carta di credito si possono fare quindi acquisti anche se, in quel momento, sul conto non ci sono soldi sufficienti. Bisogna però fare attenzione che i soldi ci siano nel momento in cui è previsto l’addebito delle spese della carta di credito, altrimenti il conto va in rosso.

Oggi i pagamenti possono essere fatti anche con lo smartphone, tramite app collegate al conto corrente e che funzionano allo stesso modo della carta bancomat o della carta di credito: basta meno di un secondo e si paga, ma anche in questo caso ci devono essere soldi sufficienti sul conto.

Rispondi alle seguenti domande argomentando il tuo punto di vista e poi confrontati con i compagni.

• Sapevi della differenza tra carta bancomat e carta di credito?

• Conosci dei sistemi di pagamento utilizzabili con lo smartphone? Quali?

• Sei una persona attenta alle spese che fai? Ti sentiresti più a tuo agio a fare dei pagamenti con i contanti, con il bancomat oppure con la carta di credito? Racconta alla classe le ragioni della tua preferenza.

Un luogo, una storia Genova

Da quando il poeta medievale Francesco Petrarca lo coniò, in una sua relazione di viaggio del 1358, il soprannome più noto di Genova è diventato “la Superba”. Sarà per il profilo maestoso e nobile dei suoi palazzi che si stagliano tra i monti e il mare, sarà per la fama di potenza mercantile, per la forza con cui difese la sua autonomia di fronte ai conquistatori oppure per il carattere fiero e orgoglioso dei suoi abitanti, ma l’appellativo le si addice benissimo ancora oggi.

Luogo di insediamenti stabili fin dal Neolitico, l’insenatura presso la quale sarebbe poi sorta la città fu valorizzata già dai Romani e subito dopo dai Bizantini, che ne apprezzarono la posizione strategica nel Mediterraneo. Ottenuta l’indipendenza all’inizio del Basso Medioevo, la città trasse linfa vitale dalla sua vocazione marittima e seppe reinvestire le ricchezze derivanti dai traffici inaugurando una fortunata tradizione banchiera: i crediti delle banche genovesi fecero infatti affluire denaro nelle casse di signori, re e imperatori, da Federico II di Svevia

ITINERARI CON GOOGLE EARTH

Scopri la Liguria ed esplora i collegamenti interdisciplinari proposti.

1

a Carlo V d’Asburgo. Il porto  , ingranditosi progressivamente e diventato sempre più efficiente, conobbe un particolare sviluppo nell’Ottocento, quando fu integrato nella rete di trasporti ferroviari.

Oggetto di intensissimi bombardamenti durante il secondo conflitto mondiale, Genova non smentì il suo spirito indomabile guadagnandosi la medaglia d’oro della Resistenza per il sacrificio di tanti partigiani grazie ai quali fu la prima città del Nord a liberarsi dal nazifascismo.

Il porto di Genova.
Il Palazzo Ducale di Genova.

Arte e Cultura

Il centro storico di Genova è tra i più estesi al mondo e include sia le antiche e strette viuzze medievali che conducono ai moli (dette carugi) sia le più ampie strade rinascimentali su cui si affacciano le antiche dimore della nobiltà cittadina: oltre al Palazzo Ducale  2 , storica sede del governo, altre 41 residenze, dette “Palazzi dei rolli”, edificate tra il XVI e il XVII secolo, sono state dichiarate Patrimonio UNESCO, in quanto primo e splendido esempio di un’edilizia pubblica pianificata.

Lasciandosi alle spalle il Porto Antico, dove oggi il famoso Acquario attira turisti di ogni età, si incontra San Lorenzo, cattedrale risalente al XII secolo, i cui eleganti portali gotici sono “sorvegliati” da leoni marmorei. Vicino a Porta Soprana, antico ingresso della città, la casa natale di Cristoforo Colombo, il più celebre tra i genovesi, ospita una casa museo a lui dedicata. Fontane, teatri prestigiosi ed edifici storici fanno di Genova una raffinata città di pietra, ma un’oasi verde non manca: la si può trovare negli scenografici Parchi di Nervi  3 , un complesso storico ambientale dal gusto romantico dove piante esotiche e macchia mediterranea creano un’atmosfera rilassante e suggestiva, degradando verso il mare. Simbolo onorario della città è però la Lanterna, un secolare faro che dal porto indicava la via ai marinai. Anche se esisteva fin dal 1128, quello che vediamo oggi risale al 1543 ed è il più alto del Mediterraneo. Attualmente accoglie un’esposizione permanente che illustra la storia della città. A chi accetta la sfida di salire i suoi 365 gradini regala una vista panoramica impareggiabile: la bellezza della Superba, che dopo millecinquecento anni ancora stupisce.

NAUTICA A IMPATTO ZERO, UNA SFIDA DA VINCERE

Economia e Made in Italy

Mare, navi, commercio: sono state queste le parole chiave del successo genovese nella Storia. Anche se un po’ ridotto rispetto al passato, il flusso di merci annuo del porto sfiora quasi i 70 milioni di tonnellate. Il Salone nautico  4 è una fiera di rilevanza mondiale per le imbarcazioni da diporto, che calamita in città una media di 100 000 visitatori ogni settembre, generando un grande giro d’affari. Nel settore industriale la realtà più significativa è l’Ansaldo, azienda leader nella metalmeccanica e nella siderurgia, che nacque nel lontano 1853, e oggi fa parte del gruppo Leonardo, la maggiore società pubblica italiana che si occupa di tecnologie per la Difesa, i trasporti e l’aerospaziale. Il retaggio del passato è qualcosa che i genovesi sanno valorizzare bene: la loro provincia è quella che vanta in Italia il maggior numero di imprese storiche, con più di un secolo di attività alle spalle. Tra queste spiccano anche le botteghe tessili, dato che in zona è molto radicata la lavorazione della seta. Nell’ambito alimentare, la rinomata tradizione dolciaria la fa da padrona, complici le esigenze alimentari dei marinai, che necessitavano di conservare a lungo i cibi. Una realtà come Romanengo, pasticceria e confetteria attiva dal 1780, pensò per loro un metodo per candire delicatamente la frutta e farle mantenere le proprietà nutritive. Grondona, sorto nel 1820, è un biscottificio industriale che impiega ingredienti genuini e usa lievito madre. Genova è anche la patria del pesto e della fugassa (focaccia), un lievitato tipico e rinomato che solo qui è così buono e fragrante: il segreto è custodito dai fornai genovesi che nel 1996 si sono riuniti in consorzio per tutelarne il marchio.

Ancora oggi Genova è uno dei principali porti del Mediterraneo e uno dei poli mondiali della cantieristica navale. Non a caso la città ospita ogni anno il Salone nautico, in cui i produttori del settore incontrano i clienti ma anche il grande pubblico degli appassionati. Nella nautica, oggi, è centrale la ricerca di materiali e tecnologie pensati per ridurre l’impatto ambientale sui mari. Fai una ricerca sulle aziende all’avanguardia in questo settore e compila per ciascuna una scheda con i prodotti di punta e le competenze professionali richieste per lavorarci.

La spiaggia di Nervi. 3
Il Salone nautico.

La storia

LA RIVOLUZIONE AGRICOLA

E LA RIVOLUZIONE URBANA

una forte crescita demografica

è caratterizzato da

tre svolte epocali

la rivoluzione agricola

innescata da che produce una

condizioni climatiche favorevoli maggiore produttività

che determina una che concorre a

ripresa dei commerci la rinascita dell’urbanesimo

COMPRENDERE LE DINAMICHE STORICHE

Con l’aiuto della mappa e delle domande seguenti, spiega le cause e gli effetti delle due trasformazioni epocali che hanno caratterizzato il Basso Medioevo: la rivoluzione agricola e la rivoluzione urbana.

1 Quali sono i fattori che determinano l’impetuosa crescita demografica che si verifica in Europa a partire dall’XI secolo?

2 In che modo la rivoluzione agricola favorisce e sostiene la crescita demografica?

3 Per quale motivo la rivoluzione agricola può essere considerata il motore della rinascita delle città?

PERCORSO BREVE Puoi integrare la tua esposizione con i paragrafi 1 e 3 del capitolo 3 e con il paragrafo 2 del capitolo 4. pp. 32-35, pp. 38-43 e pp. 52-56 La mappa, le domande e i paragrafi possono servire a ripassare o a svolgere più velocemente l’argomento.

La vita quotidiana

TECNICHE AGRICOLE E STRUMENTI COMMERCIALI

invenzione dell’aratro pesante

La rivoluzione agricola

in ambito agricolo

introduzione della rotazione triennale delle colture

diffusione dei mulini

è resa possibile da

innovazioni

La rivoluzione commerciale

in ambito finanziario

messa in circolazione di nuove monete commenda cambiale assicurazione

CONOSCERE LA CULTURA MATERIALE

La mappa presenta le principali innovazioni che hanno fatto da volano alla rivoluzione agricola e alla rivoluzione commerciale. Spiega i vantaggi pratici che sono derivati dal loro utilizzo.

1 In che modo i nuovi attrezzi agricoli hanno aumentato in modo decisivo la produttività dei campi?

2 Per quale ragione al baratto, dopo il Mille, si sostituisce l’uso della moneta, che era quasi scomparsa nell’Alto Medioevo?

3 Quali sono gli strumenti finanziari che nascono nel Basso Medioevo? Per quali scopi concreti vengono ‘inventati’?

PERCORSO BREVE Puoi integrare la tua esposizione con il paragrafo 3 del capitolo 3 e con il paragrafo 3 del capitolo 4. pp. 38-43 e pp. 57-62

La mappa, le domande e i paragrafi possono servire a ripassare o a svolgere più velocemente l’argomento.

ESEMPIO DI SCHEDA

DI STORIA GLOBALE A FINE CAPITOLO

STORIA GLOBALE

Perché la Cina non conquistò gli Oceani?

Rotte dell’ammiraglio Cheng Ho (1405-33)

Espansione dell’Impero Ming nel XV secolo

Sotto l’Impero mongolo di Gengìs Khan le vie carovaniere tornarono a essere praticabili e ai viaggiatori europei fu possibile raggiungere gli estremi avamposti dell’Asia. In quelle terre lontane, la Cina aveva raggiunto uno sviluppo tecnologico senza pari; ma queste straordinarie conquiste non si tradussero in un progresso destinato a durare.

La “pace mongolica” e la ripresa dei contatti con l’Estremo Oriente

I Mongoli, all’apice della loro potenza, controllavano tutti i territori che andavano dall’Estremo Oriente all’Europa. Una dinastia mongola si era anche insediata sul trono della Cina. Grazie alla cosiddetta “pace mongolica” i traffici e le comunicazioni tra Oriente ed Occidente diventarono più facili e molti più Europei – mercanti ma anche missionari – raggiunsero le terre che, fino ad allora, erano lontanissime.

La Cina, un Paese avanzatissimo

Questi viaggiatori tornarono in Europa con la convinzione che la Cina fosse la nazione più avanzata del mondo In effetti, tra il XIII e il XIV secolo nessuna realtà politica europea poteva reggere il confronto:

• l’agricoltura cinese era favorita da un avanzatissimo sistema di canalizzazione delle acque;

UDA 2 Poteri in lotta: Comuni, Papato e Impero

• l’industria del ferro già alla fine dell’XI secolo era in grado di produrre circa 125 000 tonnellate all’anno (un quantitativo superiore a quello prodotto dall’industria siderurgica inglese alla fine del Settecento);

• la burocrazia era colta e moderna e le città erano molto più vaste di quelle occidentali e dotate di grandi biblioteche;

• per quanto riguarda le innovazioni tecnologiche, i caratteri da stampa erano apparsi in Cina già nell’XI secolo e anche la bussola e la polvere da sparo, invenzioni fondamentali per l’epoca moderna, erano nate in Cina (era stato proprio a suon di cannonate che i Cinesi si erano definitivamente liberati degli invasori mongoli);

• infine, uno degli elementi più rilevanti dell’egemonia cinese era l’esportazione in Occidente, ma anche all’interno dell’Asia, di due merci di lusso: la porcellana, di cui la Cina ebbe il monopolio mondiale fino al XVII secolo, e la seta.

Maldive
Borneo
Sumatra
Giava
Ceylon
Nanjing
Fuzhou
Chittagong
Ayutthaya Qui Nhon
Palembang
Surabaya
Calicut
Hormuz
La Mecca
Jiddah
Aden Dhufar
Mogadiscio
Mombasa
Malindi
Cochin
Oceano Indiano
Mare Arabico
Mar Cinese Meridionale

La flotta cinese, simbolo del progresso tecnologico

La prova del primato tecnologico che la Cina deteneva ancora nel XV secolo è data dalle spedizioni navali dell’ammiraglio Cheng Ho (1371-1434). Tra il 1405 e il 1433, Cheng Ho guidò ben sette spedizioni nell’Oceano Indiano.

I dati a nostra disposizione testimoniano di un livello di tecnologia navale che l’Occidente raggiungerà solo molto più tardi. Le flotte cinesi erano composte da centinaia di navi, le più grandi navi mai realizzate: erano a più ponti, come i moderni traghetti (alcune arrivavano a 120 metri di lunghezza e 48 di larghezza) e potevano imbarcare fino a 30 000 uomini, tra marinai e soldati. Oltre a navi per il trasporto degli animali, navi per il trasporto del cibo e navi da guerra per proteggere la spedizione, le flotte di Cheng Ho disponevano addirittura di navi cisterna in grado di garantire una provvista d’acqua sufficiente per un mese o due di navigazione senza toccare terra. La potenza navale cinese all’inizio dell’epoca moderna era davvero incredibile: si stima che la Cina dei Ming disponesse, nel 1420, di una marina da guerra costituita da 1350 navi, di cui 400 fortezze galleggianti e 250 vascelli d’alto mare, progettati specificamente per la navigazione oceanica. Nessuno Stato europeo, fino al XVII e al XVIII secolo, fu in grado di mettere in campo una flotta di tali proporzioni. Nelle spedizioni guidate da Cheng Ho, i Cinesi attraversarono l’Oceano Indiano, arrivando fino a Ceylon e all’India, all’ingresso del Mar Rosso e alla costa dell’Africa orientale.

Un primato tecnologico non sfruttato fino in fondo

Alla luce di un simile primato nella tecnologia navale, gli storici si sono posti una domanda: le flotte cinesi sarebbero state tranquillamente in grado di doppiare il Capo di Buona Speranza, arrivare nell’Oceano Atlantico e da lì in Europa; così come non avrebbero avuto alcuna difficolta a “scoprire” le Americhe, raggiungendole dall’Oceano Pacifico; perché questo non accadde? I motivi furono di ordine essenzialmente culturale. L’élite politica e culturale cinese, i cosiddetti “mandarini” che costituivano la spina dorsale dell’amministrazione dello Stato e si ponevano come “custodi” dei più profondi e sacri valori della Cina, disprezzava i commerci e considerava mercanti, navigatori, artigiani come categorie volgari e inferiori rispetto al contadino e all’uomo di

// CULTURE IN DIALOGO

cultura, come persone da guardare con sospetto proprio per la loro apertura verso il mondo esterno e la loro ricerca del profitto individuale (ragione per cui li vessavano con tasse elevatissime).

Le stesse spedizioni di Cheng Ho, infatti, non avevano come scopo l’apertura di nuovi mercati, ma quello di mostrare ai barbari la grandezza dell’“Impero di Mezzo”, come gli stessi Cinesi chiamavano il loro Paese. Fu il conservatorismo della cultura cinese, in altre parole, a rendere sterili quegli straordinari viaggi. Nel 1436 un editto imperiale vietò persino la costruzione di navi d’alto mare: le esplorazioni terminarono del tutto.

La chiusura della Cina al progresso

Nel corso del tempo, anche la solida struttura economica della Cina sarebbe andata incontro a una sorta di “ripiegamento”. In sostanza, la Cina si chiuse deliberatamente a ogni progresso tecnologico e scientifico perché l’élite dominante riteneva che fosse in contrasto con i più profondi valori del Paese, per cui solo l’agricoltura era una fonte giusta di ricchezza Due esempi particolarmente significativi: i Cinesi avevano costruito orologi astronomici già nell’XI secolo, ma questi straordinari meccanismi vennero a poco a poco proibiti; e ancora, quando nel Settecento, in Inghilterra, cominciò la moderna produzione di ferro, le grandi industrie siderurgiche cinesi costruite nel Medioevo vennero chiuse e non sarebbero state riaperte fino al XX secolo.

• Fai una ricerca sui prodotti che gli Europei importavano dalla Cina fin dal Medioevo: sono gli stessi che vengono importati ancora oggi?

• Come sarebbe stata la storia degli ultimi cinquecento anni se fossero stati i Cinesi a colonizzare per primi il Nuovo Mondo? Prova a immaginare un passato alternativo e scrivi un breve racconto storico, quindi condividilo con la classe. Non tralasciare un tuo punto di vista personale.

↑ Una manifattura di seta.

ESEMPIO DI LABORATORIO

A FINE UDA

In cammino: le vie dei pellegrinaggi

I pellegrinaggi sono uno dei fenomeni più tipici del Medioevo: molti fedeli erano infatti alla ricerca di una spiritualità profonda, che aspirava a un contatto diretto con i luoghi della vita e della passione di Gesù o con i santuari in cui erano conservate le reliquie di santi a cui erano particolarmente devoti o a cui, in particolari circostanze di difficoltà o come segno di riconoscenza, avevano fatto un voto. Il viaggio verso la meta di culto si svolgeva perlopiù a piedi o a dorso di muli o di cavalli e poteva durare molti mesi, se non anni.

Lavorando a coppie o in gruppi, scoprite i vari aspetti del fenomeno con l’aiuto dei documenti proposti, e, dopo aver condiviso in classe i vostri lavori, svolgete il compito di realtà.

Un reticolo di strade attraverso l’Europa

Mare del Nord

Canterbury

Oceano Atlantico

Santiago di Compostela

Leon Burgos Logroño

Tours Orleans

Pamplona

Aalborg

Lubecca

Calais

Leon

Vezelay

Limoges

Arles

Tolosa

COMPETENZE ATTIVATE

competenza alfabetica funzionale competenza digitale competenza personale, sociale e capacità di imparare a imparare competenza sociale e civica in materia di cittadinanza competenza imprenditoriale competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali

ARTE E TERRITORIO AT

Cammino di Santiago

Vie percorse dai pellegrini

Via Francigena (o via Romea)

LEGGERE UNA CARTA

Besancon

Losanna

Aosta

Torino Lucca Parigi

Parma Piacenza

Venezia

Viterbo

Roma

Bari

Bari

Brindisi

Belgrado

Mar Nero

Costantinopoli

Mar Mediterraneo

Gerusalemme Alessandria

Individuate sulla carta le principali vie dei pellegrinaggi nel Medioevo e indicate in una tabella, per ciascuna:

• la località di partenza;

• la destinazione di arrivo;

• il culto alla base del pellegrinaggio;

• il nome del percorso, se esiste (per es. via Romea, via Francigena).

Preparate quindi una scheda descrittiva del luogo di culto meta del viaggio.

CARTA DOC 1

LETTERATURA ITALIANA

Un pellegrino in partenza

Quandoad aprile cadono le dolci piogge e trafiggono la siccità di marzo fino alla radice, la gente parte lontano in pellegrinaggio, e coloro che desiderano ardentemente cercare i fili degli estranei, di santi lontani, santificati in terre diverse, e soprattutto, da ogni fine di contea, in Inghilterra, scendono a Canterbury per cercare il santo benedetto martire, che rapido prestò loro il suo aiuto quando eran malati. Accadde in quella stagione che un giorno, a Southwark, al “Tabarro”, mentre giacevo pronto per andare in pellegrinaggio, e partire verso Canterbury, il più devoto sulla terra, di notte ecco che entrano in quella locanda ventinove persone in gruppo, e tutti erano dei pellegrini che verso Canterbury volevan cavalcare. Le stanze e le stalle della locanda erano ampie; stavamo bene, ogni cosa era al meglio. E, brevemente, quando il sole era tramontato, avevo parlato con tutti loro del viaggio e presto fui uno del loro gruppo, con la promessa ad alzarci presto per prendere la strada verso Canterbury, come mi avete sentito dire. Ma ad ogni modo, visto che ho tempo e spazio, prima che la mia storia prenda un più distante passo, mi par cosa ragionevole da dire la loro condizione, del folle gruppo, di ognuno di loro, come mi era sembrata, secondo la professione ed il ceto, ed in quale abbigliamento cavalcavano; e quindi inizierò da un cavaliere.

LEGGERE UN TESTO LETTERARIO

Il testo è il prologo dei Racconti di Canterbury di Geoffrey Chaucer (1343-1400). Analizzatelo con l’aiuto delle domande seguenti.

• Quando e dove è ambientata la scena? Quale situazione è descritta?

• Chi è la voce narrante?

• Perché i personaggi si dirigono a Canterbury?

• Quale opera letteraria dello stesso periodo ti ricorda questo prologo?

UN PASSO IN PIÙ

Il retelling è la rielaborazione in chiave contemporanea di romanzi del passato ed è un fenomeno molto diffuso soprattutto fra i lettori più giovani:

• La donna di Willesden di Zadie Smith è ispirato a uno dei testi della raccolta di Chaucer: scoprite altri esempi in rete, scegliete quello che vi colpisce di più e scrivete una scheda con autore, editore, anno di pubblicazione, breve sinossi e opera da cui trae spunto.

↑ Un dettaglio del murale di Ezra Winter (1886-1949) raffigurante uno dei Racconti di Canterbury di Geoffrey Chaucer. Washington D.C., Libreria del Congresso.

DOC 3

FONTE ICONOGRAFICA

Le vere motivazioni di un pellegrino

IMMAGINE DOC 4

Cammini come chiave (sostenibile) per la riscoperta del territorio

LEGGERE UNA FONTE ICONOGRAFICA

Guardate l’immagine e contestualizzatela con l’aiuto delle domande seguenti.

• Chi sono i tre personaggi sulla sinistra? Quali indizi suggeriscono il cappello e il bastone?  crociati  monaci  pellegrini

• Chi potrebbero essere i due personaggi sulla destra? Quali indizi ti suggeriscono le loro vesti? Quale atteggiamento hanno?

• Che cosa rappresenta l’architettura sullo sfondo? E l’edificio sulla destra che cosa potrebbe essere?

EDUCAZIONE CIVICA

COLLEGARE PASSATO E PRESENTE

← Alcuni “turisti lenti” in cammino. Cercate in rete il decalogo dello slow tourist e scoprite come diventare un viaggiatore lento e consapevole.

Guardate l’immagine sul “turismo lento” e riflettete sugli spunti seguenti dopo esservi documentati in rete:

• Che cosa si intende per “turismo lento”?

• Per quale motivo il turismo lento può essere considerato un’esperienza, più che una vacanza?

• Quali sono le analogie con i pellegrinaggi medievali e quali le differenze?

UN PASSO IN PIÙ

Una pratica accostabile allo slow tourism è il “turismo di prossimità”, indicato talvolta con il termine inglese staycation: di che cosa si tratta?

STORIA S

COMPITO DI REALTÀ

La Via Francigena

La Via Francigena è stata una delle vie di pellegrinaggio più frequentate del Medioevo. La Regione Toscana sta organizzando una campagna per promuovere il turismo scolastico sulle vie dei pellegrinaggi e la vostra classe partecipa al concorso.

Pontremoli

Aulla

Avenza

Pietrasanta

Lucca

Mar Tirreno

Mare Adriatico

Altopascio

San Miniato

Gambassi Terme

San Gimignano Monteriggioni

Siena

Montalcino

FASE 1 La ricerca dei dati

Ponte d’Arbia

San Quirico d’Orcia

Radicofani

La classe si divide in gruppi, ognuno dei quali si occupa di una specifica ricerca.

Gruppo 1 Documentatevi in rete sul tragitto completo della Via Francigena e individuate poi il tratto toscano: cercate in rete una cartina e scrivete una breve introduzione storica.

Gruppo 2 Individuate le principali abbazie e i più rilevanti luoghi di interesse che punteggiano il cammino e scrivete una breve scheda informativa sui 5 luoghi per voi più significativi e meritevoli di essere visitati.

Gruppo 3 Raccogliete informazioni su I racconti di Canterbury dello scrittore e poeta inglese Geoffrey Chaucer: scoprite le sue connessioni con la Via Francigena e leggete qualche pagina per calarvi nel personaggio del pellegrino.

FASE 2 L’elaborato

IN GRUPPO CON L’IA Immaginate di essere un pellegrino che percorre la Via Francigena e scrivete un taccuino di viaggio in cui raccontate in prima persona il vostro pellegrinaggio attraverso la Toscana. Per la stesura del taccuino fatevi aiutare da un chatbot a vostra scelta: dategli la traccia, chiedendogli di impersonare un agente pubblicitario e di pensare a una campagna di lancio del prodotto, proponendovi almeno 5 slogan.

← Il tratto toscano della Via Francigena. La parte italiana del cammino, dopo secoli di abbandono, è tornata oggi interamente percorribile.

Marina di Massa
TOSCANA
LIGURIA
UMBRIA MARCHE REPUBBLICA
EMILIA-ROMAGNA

ESEMPIO DI INSERTO SULL’ESAME

DI STATO

PRIMA PROVA Tipologia C

Il Medioevo e i suoi stereotipi

Leggi la citazione tratta da un articolo della giornalista Adalgisa Marrocco che affronta il tema degli stereotipi nel Medioevo. Ancora oggi, dopo secoli, nel linguaggio comune, l’“Età di mezzo” risulta connotata negativamente ed è associata a un periodo dominato dall’ignoranza. Se questa idea ha radici antiche e non smette di influenzarci, sono tuttavia molte le ricerche storiche che hanno smentito questa concezione.

Quanto possono gli stereotipi influenzare il nostro modo di pensare e di agire? Rispondi alla domanda, scrivendo un testo di tipo espositivo-argomentativo sul tema degli stereotipi, facendo riferimento sia alla citazione proposta riguardante il caso del Medioevo, sia alle tue conoscenze sull’argomento. Puoi sviluppare la traccia spaziando nel campo degli stereotipi di genere, etnici e culturali.

• Che cosa s’intende con il termine “stereotipo”?

• Quali sono gli stereotipi più diffusi riguardo al Medioevo?

• Quali evidenze storiche da te studiate contraddicono invece tale visione?

• Quali invenzioni e progressi tecnologici fondamentali si sono sviluppati nel Medioevo?

• Quali sono i rischi di una mentalità che si affida agli stereotipi?

• Rifletti sulla tua esperienza: quali sono gli stereotipi che ti danno più fastidio?

SUGGERIMENTI PRATICI Prima di iniziare a scrivere rifletti sul tema degli stereotipi: elabora una definizione e poi una mappa concettuale sulla questione, raccogliendo le idee e le tue conoscenze in proposito. Puoi spaziare dai fatti di cronaca alle tue conoscenze in campo storico, letterario e cinematografico. Alla luce di quanto hai scritto, rileggi nuovamente la citazione, la traccia, le domande-guida e infine stendi un testo.

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San Francesco riceve le stigmate appartiene al ciclo di affreschi dedicati alla vita del santo che Giotto ha realizzato nella Basilica superiore di Assisi negli anni Novanta del XIII secolo. L’immagine rappresenta Francesco sul monte della Verna, inginocchiato, mentre un serafino gli imprime le stigmate.

Analizza e commenta l’immagine con l’aiuto dei collegamenti interdisciplinari proposti. S A LI

Francescani e domenicani

La pittura di Giotto

Il Cantico delle Creature

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