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THE MILANESE PIED-A-TERRE OF FRANCISCO GOMEZ PAZ
1. LO STORE MILANESE SUNNEI, IN VIA VINCENZO VELA 8, INCARNA LO SPIRITO DEI FONDATORI, UNENDO MODA, ARTE, CULTURA E DIVERTIMENTO. 2. LA PIATTAFORMA CANVAS CONSENTE AI BUYER DI PERSONALIZZARE OGNI CAPO DELLA COLLEZIONE, CREANDO IN QUESTO MODO IL PROPRIO ORDINE COME SE FOSSE UN VIDEOGAME. 3. LORIS MESSINA E SIMONE RIZZO, I FONDATORI DI SUNNEI.
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TRA MILANO E IL DIGITALE
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Sunnei si muove con dimestichezza tra estremi, conciliando diverse forme di progetto: dalla moda all’interior design, dalle interfacce all’architettura
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Fondato nel 2014 da Loris Messina e Simone Rizzo, Sunnei è un marchio di moda profondamente radicato a Milano e amato nel mondo. Due nativi digitali non potevano che fondare un progetto che fa del paradosso la sua cifra, mescolando azioni locali e impatto globale, leggerezza assoluta calibrata da una solidità programmata, rigenerazione urbana in dialogo con piattaforme di progettazione condivisa. Il primo intervento sul territorio è stato Sunnei Store, due vetrine a due passi dal Bar Basso, nato come studio poi cresciuto fino a diventare spazio espositivo e negozio. Non si tratta di un flagship, ma di un luogo di pellegrinaggio per gli amanti del mondo Sunnei. Qui si possono incontrare le incarnazioni dell’immaginario di Messina e Rizzo e delle menti creative con le quali collaborano: una mostra, un oggetto, la presentazione di un libro, un evento durante la Design Week o MiArt. “Ci piace il paradosso”, confessa Simone
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Rizzo via Zoom dalla Palazzina Sunnei, nuovo quartier generale su tre piani ricavato da un ex studio di registrazione. Il progetto è fatto in casa: “Lo abbiamo svuotato il più possibile perché volevamo che i ragazzi potessero muoversi liberamente”. Il bianco e le luci da galleria definiscono la struttura, dove non mancano gli interventi di designer (da Bloc Studios a NM3) e di artisti amici di tutto il mondo. Rizzo guarda perplesso la sala riunioni: “Non abbiamo mai avuto una meeting room e abbiamo deciso di usare solo sedie scomode”. Per contro, quelle su cui si lavora sono accoglienti e ricordano le poltrone dei gamer professionisti di Twitch. Sunnei nasce a Milano, “ma sarebbe potuto nascere da qualsiasi altra parte", dice Rizzo. "Anzi, il nostro obiettivo era di portare qualsiasi altra parte a Milano. Dallo store agli eventi, alle feste, stiamo facendo quello che vorremmo fare nel mondo e lo comunichiamo nel mondo
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1. LA GALLERIA A CIELO APERTO BIANCO SUNNEI NASCE DAL DIALOGO CON ASSOCIAZIONI LOCALI DEL QUARTIERE RUBATTINO. 2. SEMBRA UNA GALLERIA D’ARTE, MA PALAZZINA SUNNEI È IL NUOVO QUARTIER GENERALE DEL MARCHIO E OSPITA SHOWROOM E UFFICI.
tramite questa città. A Milano abbiamo creato una dimensione che forse non c’era, anche perché siamo fuori da qualsiasi circuito e ci muoviamo senza necessariamente seguire le regole”. Un esempio di questo approccio che agisce fuori dal coro e dagli epicentri della moda cittadina è Bianco Sunnei. Si tratta di un progetto di rigenerazione urbana in zona Rubattino, sotto ai cavalcavia della tangenziale, trasformati in una bianchissima galleria a cielo aperto. Tutto è partito dalla collaborazione con associazioni locali, a cui è seguito il patrocinio del Comune di Milano. “Ma più che l’autorizzazione del Comune a noi interessava l’autorizzazione sociale”, continua Rizzo. L’evento inaugurale è stata una sfilata nel giugno 2019, seguita da una cena che sapeva di performance artistica. Il programma triennale proseguirà con installazioni e collaborazioni di grande respiro, aperte al quartiere e alla città. “Purtroppo ora è tutto fermo a causa della pandemia”, si dispiace Rizzo, “ma abbiamo in mente cose molto ambiziose”. In pieno lockdown, in vista della digitalizzazione che il settore moda sta abbracciando, è nata anche Canvas, una piattaforma che consente ai buyer di scegliere, personalizzare e ordinare la nuova collezione. Con un’estetica tra videogioco e Second Life, è stata sviluppata con i designer milanesi di Pezzo di Studio. Gli avatar in movimento mostrano oltre 2000 combinazioni possibili di forme, colori e materiali. “Per noi era un pilot. Ed era impossibile farlo seriamente”. Infatti nel video di lancio realizzato per la prima digital fashion week milanese, modelle e modelli virtuali ballano un’improbabile macarena. “Per noi è un’arte che dev’essere mostrata, è quello che deve esistere oggi. È sensato, è funzionale, e secondo noi è bello. Ne andiamo fieri perché questa è la massima espressione di quello che abbiamo in testa. Far sorridere, ma basandosi su una logica quasi pedante”. La moda sembra essere solo uno dei tasselli nel progetto Sunnei. Come si può spiegare al meglio questa forma di progetto tra impresa e cultura? “Sunnei è come uno smartphone che viene aggiornato continuamente", afferma Rizzo, "e siamo in ottimizzazione costante”. Tra i progetti in arrivo Simone ci parla di una radio che oscillerà tra un’anima leggera (“vorrei che fosse il sottofondo che ascolti mentre cucini”) e momenti profondi (“mi piacerebbe coinvolgere anche alcuni amici che verranno a parlare di politica”). Il suo contraltare sarà un magazine che”, ci anticipa Rizzo, “sarà pesante e molto tecnico”. Ancora paradossi progettuali, quelli che meglio descrivono la contemporaneità. ■
Paolo Ferrarini
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Qualità, Design e Innovazione Qualità, Design e Innovazione
LookINg AROUND young designers
GRAZIE A TUTTI all’anno per tutte le 22 edizioni del Salone Satellite la rubrica ha dato visibilità a circa una ventina di progetti, espressi sia da persone singole che da giovani team. Semplificando, diciamo
Virginio Briatore lascia che il SaloneSatellite da solo vale 400 giovani, e quindi una stima relativa e la rubrica Young designers veritiera di nomi+cognomi+volti che per da lui fondata 25 anni fa, 25 anni si sono succeduti su queste che ha dato voce e visibilità a circa 600 progettisti pagine, mese dopo mese come le onde del mare e ai quali Interni ha dato voce, si attesta sulle 600 persone. Se consideriamo che negli anni, oltre alla rubrica sui giovani, ho scritto per il Sistema Interni anche vari altri pezzi, tra cui una dozzina di interviste a personaggi di grande storia e spessore, posso dire di aver contribuito alla vita della testata con circa 300 articoli. Tutto questo lavoro non sarebbe stato possibile senza il contributo di molti, che qui voglio ringraziare. In primis Gilda Bojardi che mi ha sempre dato fiducia, poi la redazione con le sue varie anime, che mi ha dettato i tempi con il ticchettare implacabile delle deadline. Poi i grafici, che prevalentemente sono grafiche, le quali ogni volta con talento hanno composto le due pagine della Ho iniziato a collaborare con Gilda rubrica (che per il SaloneSatellite
Bojardi e con Interni nel 1995. L’anno raddoppiavano) inserendovi circa una dopo è nato il mio primo figlio Luigi e dozzina d’immagini, oltre 2700 ho proposto al Direttore, che chiamo didascalie, più titoli e occhielli vari, affettuosamente ‘Capa Gilda’, di dare dandomi sempre il vita a una rubrica dedicata ai giovani numero esatto di battute designer. L’idea è piaciuta e siamo da scrivere, in un viavai di ancora qui. impaginati creati in tempi
E qui finisce il mio impegno. Con gli di analogico e pdf che ora auguri che la rubrica continui a lungo a dormono sul cloud. raccontare le vite dei giovani che si Grazie infine alle dedicano al design. Venticinque anni segretarie che ricordo non sono solo un quarto di secolo, ma tutte, anche le due che nell’esistenza di una persona coprono non sono più su questa buona parte della vita lavorativa. Io ho Terra, e alla loro pazienza iniziato a 40 anni e facendo il talent nel fornire informazioni, scout di giovani sono diventato vecchio. indirizzi, biglietti da visita
Interni va in edicola 10 volte all’anno, e soprattutto per aver vegliato sulle mie ma ogni tanto per vari motivi ho saltato circa 250 fatture… che devo dire, a qualche numero. Consideriamo quindi onore dell’editore, mi sono state tutte 9 articoli all’anno per 25 anni e regolarmente pagate! Non dimentico i otteniamo una base di 225 puntate di tre fotografi assegnatimi dall’esemplare giovani designer. Quanti occhi, quante organizzazione di Interni nei 22 anni del teste e quante mani sono? Questo è Salone Satellite, uno più bravo dell’altro: impossibile a dirsi, dato che se per 8 Michele Salmi, Marino Ramazzotti, numeri annui la rubrica era dedicata a Nicoló Lanfranchi. un unico designer (o a una coppia o a Naturalmente ringrazio anche i lettori un trio o un piccolo studio) una volta che hanno seguito la rubrica in questi anni, diversi dei quali so essere stati, se non devoti certamente fedeli. Con alcuni dei designer che negli anni ho segnalato siamo diventati amici, abbiamo condiviso viaggi, cene e addirittura vacanze. Approssimativamente possiamo dire che i nomi pubblicati erano per i due terzi italiani e gli altri sparsi ovunque, con una ripartizione di genere quasi equivalente. Circa una trentina di loro, nel tempo, hanno lavorato con me o attraverso di me, non pochi sono diventati famosi o almeno benestanti, altri lavorano dignitosamente lontano dai riflettori, alcuni sono spariti o hanno cambiato mestiere. In generale tutto si tiene, tutto gira, come le lune e i miti dello zodiaco e quindi non è un caso che il primo articolo sui giovani che mi ricordi, nel 1996, fosse dedicato allo Studio Random di Roma, formato da Marco Pietrosante e Francesco Subioli, oggi over 50, insegnanti, esperti di food e packaging, attivi nell’ADI. Sono loro due che nel 2010 organizzarono, invitando i migliori studenti dei vari istituti IED, un workshop a Spoleto con l’industria olearia Monini, nel quale incontrai Raikhan Musrepova, talentuosa designer kazaka a cui ho dedicato il mio ultimo articolo, uscito a ottobre 2020. Chiudo con un paio d’immagini scattate all’evento Crocevia, curato da Sara Ricciardi alla Torneria di Via Tortona, durante la Milano Design City. Accompagnato al pianoforte dal secondogenito Valentino (1998), ho raccontato, sabato 3 e domenica 4 ottobre, storie di vita e design, rendendo omaggio a due grandi progettisti scomparsi, il primo nel 2014 e il secondo nel 2015: Massimo Morozzi e Isao Hosoe, la cui memoria merita di essere studiata, coltivata e messa in mostra! Fine. Grazie a Tutti. Tutti che è una parola
sacra. ■ Virginio Briatore
NELL’OTTOBRE SCORSO ALL’EVENTO CROCEVIA, CURATO DA SARA RICCIARDI ALLA TORNERIA DI VIA TORTONA 32 DURANTE LA MILANO DESIGN CITY, VIRGINIO BRIATORE HA RACCONTATO STORIE DI VITA E DI DESIGN, DEDICATE IN PARTICOLARE A MASSIMO MOROZZI E ISAO HOSOE. IL FIGLIO VALENTINO LO HA ACCOMPAGNATO CON IMPROVVISAZIONI AL PIANOFORTE.