Focus Storia 153 - Luglio 2019

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Storia SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE

n°153

MENSILE – Austria, Belgio, Francia, Lussemburgo, Portogallo, Spagna � 8 - MC, Côte d’Azur € 8,10 - Germania � 12,00 - Svizzera CHF 10,80 - Svizzera Canton Ticino CHF 10,40 - USA $ 11,50

luglio

LE BUGIE CHE HANNO CAMBIATO LA STORIA

Enigma Cleopatra Temuta, desiderata ma soprattutto calunniata. Perché?

15 GIUGNO 2019 - MENSILE � 4,90 IN ITALIA

Sped. in A.P. - D.L. 353/03 art.1, comma 1, DCB Verona

CITTÀ CHIUSE DOVE URSS E USA PROTEGGEVANO I LORO SEGRETI

CERCHIO MAGICO

NELLE MANI DI SPOSE E PAPI, SIGNORI E SERVI: L’ANELLO COME SIMBOLO

GERMANIA

COSÌ BISMARCK FECE NASCERE IL SECONDO REICH


153 Luglio 2019

focusstoria.it

Storia In un disegno del 1916, manichini di soldati tedeschi posizionati per ingannare i russi.

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Emanuela Cruciano caporedattore

RUBRICHE 4 FLASHBACK

6 LA PAGINA DEI LETTORI

8 NOVITÀ & SCOPERTE

10 TRAPASSATI ALLA STORIA 12 MICROSTORIA 77 RACCONTI REALI 78 DOMANDE & RISPOSTE 80 PITTORACCONTI 110 UNA FOTO UN FATTO 112 AGENDA

In copertina: una sospettosa Cleopatra, in una ricostruzione.

IN PIÙ...

14 UNA GIORNATA DA...

Guerriero powhatan I primi contatti coi bianchi.

16 CHI L’HA INVENTATO?

L’ascensore Dalle gabbie del Colosseo alla “sedia volante”.

MONDI PARALLELI 18 Carlo V vs Solimano

Alla guida dei più grandi imperi del ’500.

UIG VIA GETTY IMAGES

enza la propaganda, le fake news e le bufale, che Storia leggeremmo oggi? Domanda retorica, certo: non si può ricostruire il passato con i se. Ma in un momento storico in cui anche le tesi “contro” più assurde (non siamo mai stati sulla Luna, la Terra non è sferica, l’Olocausto non è mai esistito ecc...) trovano grande risonanza e credito sul Web, ci è sembrato utile raccontare le frottole più clamorose e/o impattanti sugli eventi del passato. A partire dalla diabolica rete di falsità spacciata dai Protocolli dei Savi Anziani di Sion, documenti che sostenevano l’esistenza di una cospirazione ebraica contro il mondo. Un falso storico conclamato, eppure alimentò e giustificò l’antisemitismo del secolo scorso fino alle sue più estreme conseguenze. A soffiare sul fuoco dei roghi della caccia alle streghe, fu invece un mix di irrazionalità (paura del demonio) e bisogno di capri espiatori in secoli piegati da carestie e pestilenze. Quanto alla diffamazione, coeva o postuma, l’hanno utilizzata i potenti di ogni epoca. E i Romani ne erano maestri.

CI TROVI ANCHE SU:

NOVECENTO 22 Città chiuse

FAKE NEWS E MENZOGNE 36 60

Le bugie hanno le gambe lunghe

Più sono assurde, più hanno credito: come girano le fake news.

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Bersaglio Cleopatra Ecco come e perché Roma ha diffamato la regina d’Egitto.

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Il regalo che non c’era

Finti casus belli

Le operazioni sotto falsa bandiera come perfetto espediente.

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Stregati dalla Luna

Nel 1835 l’annuncio che c’è vita sul nostro satellite. Era una bufala.

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Licenza per un genocidio

Chi ha inventato la Donazione di Costantino?

I Protocolli dei Savi Anziani di Sion: il falso che giustificò l’Olocausto.

50 Il falò

72 Ritocco

della ragione

Le precise strategie dietro alla caccia alle streghe.

56 La fabbrica

dei cadaveri

Nel 1917 corpi usati per fare saponi. Ma non era vero...

politico

La fotografia usata dai regimi per fare propaganda.

I centri inaccessibili in cui si creò l’atomica.

28 LaPERSONAGGI dama bianca

Juliette Récamier e il suo salotto nella Parigi dell’800.

82 IlANTICHITÀ re numida che

comprò Roma Come Giugurta usò la corruzione per fare le sue conquiste.

COSTUME 86 Intorno al dito

La storia dell’anello fra credenze e simbologie.

SETTECENTO 92 Parole rivoluzionarie

La Rivoluzione francese ha cambiato anche il nostro vocabolario.

PORTFOLIO 94 Roma. 180 anni in posa

Scatti romani dagli albori della fotografia a oggi.

COSTUME 100 A.A. Alcolisti Anonimi Ecco com’è nata.

GRANDI TEMI 104 L’ora della Germania

Nell’Ottocento, l’unificazione tedesca. 3


MICROSTORIA ALAMY / IPA

A cura di Marta Erba, Paola Panigas e Daniele Venturoli

IL MITO

Laocoonte

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ALBUM/E. VIADER/PRISMA/MONDADORI PORTFOLIO

a sua vicenda viene raccontata da Virgilio nell’Eneide. Quando i Troiani trovarono il famoso cavallo, Laocoonte presagì l’inganno e gli scagliò contro una lancia. Il gesto fu punito da Atena, che parteggiava per i Greci: la dea fece uscire dall’acqua due serpenti marini, che stritolarono i due figli di Laocoonte, e poi lui stesso, che era corso in loro aiuto. I Troiani interpretarono la morte di Laocoonte come segno divino, decisero quindi di introdurre il cavallo all’interno della città. Scultura. L’episodio è stato rappresentato in un celebre gruppo scultoreo ellenistico dall’alta intensità drammatica, il Laocoonte e i suoi figli (sotto), oggi conservato ai Musei Vaticani. Ritrovata a Roma nel 1506, l’opera influenzò l’arte rinascimentale italiana e in un secondo tempo la scultura barocca.

LA VIGNETTA

CHI HA PAURA DEI VACCINI?

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uesta illustrazione satirica di James Gillray, pubblicata il 12 giugno 1802, rappresenta la diffidenza diffusa nella società inglese verso il vaccino contro il vaiolo. Il timore, che oggi appare ridicolo, era che l’inoculazione potesse far “germogliare” negli esseri umani parti del corpo bovine. Tutto iniziò a metà del Settecento, quando il giovane Edward Jenner si recò nelle campagne inglesi, dove il vaiolo stava mietendo molte vittime. Jenner scoprì che una pastorella era immune dalla malattia perché aveva già contratto il vaiolo delle vacche, e quando divenne medico, una ventina d’anni dopo, se ne ricordò. Decise così, nel 1798, nonostante la disapprovazione generale, di tentare un esperimento che oggi sembra uscito da un film di fantascienza: estrasse il liquido dalle vesciche del vaiolo bovino e lo inoculò al figlio di un suo servitore. Dopo due mesi iniettò alla sua “cavia umana” anche del materiale infetto prelevato da un malato e il bambino non contrasse il morbo. Mucca pazza. Da questa sperimentazione empirica che oggi ci farebbe rabbrividire, nacque la leggenda che il vaccino contro il vaiolo potesse trasformare tutti in bovini. Per fortuna la paura non era contagiosa come la malattia e nella comunità scientifica prevalse la teoria di Jenner. Così il vaiolo è stato dichiarato completamente eradicato dall’Oms nel 1980.

PAROLE DIMENTICATE IL NUMERO

E N C H I R I D I O Dal tardo latino enchiridion (a sua volta dal greco encheiridion) indica un manuale o un libro di piccolo formato. 12

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Erano le bande di briganti presenti nel solo territorio della Basilicata intorno al 1880.


UNA GIORNATA DA... A cura di Maria Leonarda Leone. Illustrazione di Claudio Prati

GUERRIERO POWHATAN TENAKOMAKAH 24 NOVEMBRE 1607

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l mio nome è Kocoum, sono un guerriero della tribù dei Powhatan. Brutti presagi mi hanno tenuto sveglio tutta la notte e mi sono alzato prima del sorgere del sole per andare a schiarirmi le idee nell’acqua ghiacciata del fiume. Chissà se le mie figlie ancora dormono... Osservo il wigwam, la nostra capanna: ricordo bene quando tirai su i grandi pali di betulla che la sorreggono. Fu mia moglie Matoaka a stendere la corteccia per coprire quella struttura di legno. Dall’apertura lasciata nel soffitto a cupola adesso sta uscendo del fumo: Matoaka deve aver acceso il fuoco. Nell’aria sento il profumo della sua zuppa dolce di mais e sciroppo d’acero: vorrei entrare a prenderne una scodella, ma non posso far aspettare gli altri. Dobbiamo andare a caccia nei boschi, ma non prenderemo niente di più di quanto sia necessario a sfamare la tribù: la Terra non ci appartiene, noi siamo solo i suoi custodi.

La partenza. Mi avvicino al gruppo di uomini in partenza: sono armati di clave, cerbottane, arco e frecce. Prendo anch’io un arco e ci mettiamo in cammino. “Noshi! Padre!”. È la mia piccola Sokanon: “Mi porterai un altro paio di mocassini ricamati?”. Le sorrido: non si toglie quasi mai quelle scarpe che le ho portato tornando da una spedizione in un villaggio irochi. “Vado a caccia, non in guerra”. Lei mi abbraccia e scappa via: “A stasera, allora!”, mi dice mentre afferra al volo una cesta di fibre intrecciate e si unisce alle donne dirette nei campi. Vanno a raccogliere le ultime pannocchie di mais rimaste e le zucche. La tribù può contare anche su una bella scorta di fagioli secchi e noci, ma alla carne dobbiamo pensare noi uomini. Seguendo il corso del fiume, incrociamo un paio di canoe: tra i rematori riconosco il più giovane, Wetamoo. Diventa rosso appena mi vede e mi fa un gran sorriso: so che vorrebbe sposare mia figlia più grande, ma non è me che deve convincere... Gli faccio un cenno col capo e mi allontano dalla riva, addentrandomi nel bosco. Ho visto qualcosa muoversi nella penombra: potrebbe essere un cervo! Comincio a seguirne le tracce. Dopo un po’ lo vedo: sta brucando l’erba in una radura. I miei compagni non ci sono, ma io ce l’ho sotto tiro. Sto per scoccare la freccia, quando lui con un balzo scappa via... sento delle voci in lontananza. Non capisco cosa dicono: parlano una lingua strana, di sicuro diversa dal powhatan. Seguo i rumori e quando sono abbastanza vicino mi fermo: in lontananza mi pare di scorgere una palizzata. Dev’esserci un accampamento! 14

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L’incontro. Vedo uomini bianchi che fanno la guardia, imbracciando degli strani bastoni: mi arrampico su un albero vicino, per dare un’occhiata dall’alto. Una strada polverosa passa in mezzo a malconce baracche di legno: gli abitanti sono magri e malridotti. Poi la mia attenzione cade su un uomo biondo, forse il loro capo: sta discutendo con i due uomini che ho visto poco fa. Sono agitati, si guardano in giro sospettosi: forse mi hanno sentito.

Scendo a terra e raggiungo il mio gruppo: loro non hanno visto nessuno qui intorno, ma sono riusciti a uccidere il cervo, oltre a due castori, alcune martore, conigli, scoiattoli e qualche topo muschiato. Mentre torniamo al villaggio rimango in silenzio: voglio prima parlare con il nostro saggio Capo Wahunsonacock, che comanda sulla Confederazione di 30 tribù che vive a Tenakomakah, la “Terra densamente abitata” (l’attuale parte orientale dello Stato


LA COLONIZZAZIONE CHE SPAZZÒ I NATIVI ■ Tra ’500 e ’600, spagnoli, francesi e inglesi arrivarono in Nord America. All’epoca i nativi erano circa 12 milioni. I coloni inglesi fondarono il loro primo insediamento stabile

(Jamestown) nell’odierno Stato della Virginia. ■ All’inizio i rapporti con i nativi furono buoni: la tribù Powhatan aiutò i coloni a sopravvivere,

della Virginia). “Dovremmo aiutare quegli uomini: non possono farcela senza di noi: se non li sfamiamo, non riusciranno a passare l’inverno. Hanno scelto un pessimo luogo per insediarsi”, gli dico quella sera stessa. La sua espressione è seria e preoccupata: con aria grave mi assicura che ci penserà e poi informerà noi guerrieri della sua decisione. Tornando al mio wigwam, incontro Sokanon, intenta a scuoiare e ad affumicare la carne

portando cibo e insegnando loro come coltivare il mais. Ma quando i bianchi cominciarono ad appropriarsi delle loro terre e dei raccolti, scoppiò la guerra. Alla fine i nativi furono sterminati.

appena cacciata. Domani toccherà alle donne conciare le pelli, ma ora il sole sta calando: è tempo di mangiare e stringersi intorno al fuoco per ascoltare i racconti degli anziani. Quando la luna comincia a splendere alta in cielo, Pocahontas, la figlia di Capo Wahunsonacock intona un canto dolcissimo e le altre donne si uniscono a lei. Ora ne sono sicuro: sarà Manitou, il Grande Spirito creatore di ogni cosa, a dirci che cosa fare.

■ La resa dell’ultimo nativo ribelle, Geronimo, e dei suoi Apache avvenne nel 1886. Alla fine dell’800, i pochi sopravvissuti (circa 250mila) vennero rinchiusi nelle riserve.

Sono agitati, si guardano in giro sospettosi: forse mi hanno sentito...

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NOVECENTO Usa e Urss rinchiusero i loro scienziati in centri inaccessibili. Obiettivo: creare l’atomica.

CITTÀ

CHIUSE

CORBIS VIA GETTY IMAGES

di Arianna Pescini

Qui non si passa

Checkpoint a Los Alamos, la cittadella scientifica in New Mexico costruita nel 1942 per accogliere gli scienziati del “Progetto Manhattan” per lo sviluppo del nucleare. Nella pagina accanto, la stazione di Krasnojarsk, città nucleare dell’Urss.


GUY LE QUERREC/MAGNUM/CONTRASTO

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el 1954, in piena Guerra fredda, gli abitanti di Novouralsk, in Russia, avevano sulle loro tavole cibi introvabili per quel periodo: carne, caviale tra i più pregiati, cioccolata. Ricevevano la migliore assistenza sanitaria e un’ottima istruzione per i figli; frequentavano cinema e circoli culturali. Ma nessuno sapeva della loro esistenza. Perché Novouralsk era una delle tante città chiuse (e in questo caso anche segrete) che dalla metà degli anni Quaranta, in Unione Sovietica così come negli Stati Uniti, furono destinate allo sviluppo dell’industria militare e nucleare. Città modello isolate dal mondo esterno, precluse agli stranieri e a chi non aveva un lasciapassare. Nella fanatica corsa al primato nucleare mondiale, lo Stato mandò a lavorare lì scienziati, impiegati, manovali e tecnici con famiglie al seguito.

IL SISTEMA SOVIETICO. Le città chiuse dell’Urss, alcune con nomi “in codice” per camuffarle meglio, erano decine, e sopravvissero almeno fino al crollo del regime comunista. Oggi ne restano una quarantina, indicate come “formazioni amministrativo-territoriali chiuse”. Grossi centri strategici dal

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DEA PICTURE LIBRARY/ALINARI

PRIMO PIANO


È stata il nemico pubblico numero 1 di Roma. E Roma si è vendicata diffamandola. Era troppo abile, colta e intelligente per essere una donna. Per di più straniera.

BERSAGLIO

CLEOPATRA “

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ALL’OMBRA DI CESARE. Sfrontata, affascinante e ambiziosa, Cleopatra VII era nata nel 69 a.C. e discendeva dalla nobile dinastia macedone dei Tolomei, che da più di due secoli regnava sull’Egitto. Figlia del faraone Tolomeo XII, a cui successe insieme al fratello e consorte Tolomeo XIII, ricevette

un’educazione di prim’ordine imbevuta di cultura greca. Una circostanza rara per le donne del tempo e possibile solo ad Alessandria, la città più avanzata e cosmopolita dell’epoca. Quanto al suo aspetto fisico, ne sappiamo davvero poco. Lo storico Plutarco la descrive come “piccola, esile e spregiudicata”, precisando tuttavia che “non era tale da lasciare impressionato chi la vedeva”. Quel che è certo, però, è che già a vent’anni Cleopatra

ALINARI

eretrice”, “incestuosa tolemaide”, “mostro fatale”, “donna di sessualità e avarizia insaziabili”. Quando si trattava di definire Cleopatra, poeti e storici romani non ci andavano leggeri. Prima di entrare nell’immaginario collettivo grazie ad artisti, drammaturghi e star di Hollywood, l’ultima regina d’Egitto fu oggetto di una colossale campagna diffamatoria che la dipinse come il nemico pubblico numero uno di Roma. Dietro questa micidiale “macchina del fango” c’era lo zampino del machiavellico Ottaviano, pronipote del dittatore a vita Giulio Cesare e futuro Augusto, pronto a scatenare contro di lei un mix di misoginia, pettegolezzi e fake news pur di conquistare il potere. «In più di un’occasione, Cleopatra divenne uno strumento nelle mani dei politici romani, che la definirono come una minaccia pronta a distruggere i loro valori», scrive la storica Prudence Jones nel libro Cleopatra, the last pharaoh (Haus Publishing). «Ciò nonostante, il suo carisma fu talmente prodigioso da trasparire anche nelle fonti a lei avverse».

di Massimo Manzo

si dimostrò una statista capace, riuscendo a strappare la corona al fratello dodicenne. Come? Portando dalla sua Giulio Cesare, nel 48 a.C. Entrata di soppiatto nel palazzo reale di Alessandria per timore di essere assassinata dai sostenitori del fratello, la ragazza si presentò al cospetto del condottiero avvolta in un sacco di lino, affascinandolo a tal punto da diventarne l’amante. Il suo ascendente, d’altronde, era notevole: “quando parlava aveva una voce dolcissima [...] in qualunque idioma volesse esprimersi”, racconta lo storiografo greco Plutarco. Colpito dall’eloquenza, dalla cultura e dal carisma di quella coraggiosa ragazza, Cesare non esitò a schierarsi al suo fianco sconfiggendo la fazione di Tolomeo e della sorella Arsinoe, altra pretendente alla corona.

“BENVENUTA A ROMA”. Due anni dopo Cleopatra poteva recarsi a Roma portando con sé il piccolo Tolomeo Cesare (detto Cesarione), frutto della sua relazione. Insieme abitarono per più di un anno in una villa sulle rive del Tevere circondata da una sfarzosa corte.  «L’obiettivo della permanenza

Com’era

Nella foto grande, Cleopatra del pittore John William Waterhouse (1849-1917). A sinistra, Cleopatra VII con cornucopia (simbolo di abbondanza), statuetta in basalto del I sec. a.C. 41

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PRIMO PIANO Il 25 agosto 1835 il Sun lanciò uno scoop: c’è vita sulla Luna! Era una bufala. Ma fece il giro del mondo.

STREGATI DALLA

di Federica Campanelli

LUNA


Uomini con le ali

JOHN FREDERICK WILLIAM HERSCHEL

MONDADORI PORTFOLIO/AKG

Una delle tante fantasiose illustrazioni che raccontavano la vita sulla Luna abitata da incredibili uomini pipistrello. Sotto, il famoso astronomo John Herschel (1792-1871).

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SCIENCE HISTORY IMAGES/ALAMY/IPA

uella mattina di martedì 25 agosto 1835, gli strilloni del Sun annunciarono la notizia del secolo: la Luna era abitata! L’incredibile scoperta era del famoso astronomo inglese Sir John Herschel, che studiava il satellite dall’osservatorio di Capo di Buona Speranza, in Sudafrica. Ovviamente, era solo una grande bufala orchestrata ad arte dal quotidiano che fece lievitare in pochi giorni le vendite da 8.000 a 19.000 copie. Ma la fake news fece il giro del mondo. Ecco perché la “grande burla della Luna” – The Great Moon Hoax – è passata alla Storia.

EDIZIONE STRAORDINARIA! I giornalisti del Sun si erano attrezzati per bene affinché la notizia-bufala non finisse con quella sola edizione del 25 agosto, e così pubblicarono – in sei puntate, una al giorno – il resoconto “scientifico” Grandi scoperte astronomiche di Sir John Herschel: era estratto (così si leggeva sul Sun) dal Journal of Science di Edimburgo ed era firmato da un certo dottor Andrew Grant, braccio destro e portavoce di Herschel.  Nel reportage, Grant scriveva che l’astronomo 65

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ATTORNO COSTUME

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AL DITO di Elisa Venco

La storia dell’anello è un viaggio fra credenze e simbologie del passato. Arrivate fino a noi.

Oggi sposi

Lo Sposalizio della Vergine, di Raffaello (1504). San Giuseppe sta mettendo al dito di Maria l’anello nuziale sotto gli occhi del sacerdote e degli invitati. L’uso della fede nuziale risale all’antichità.

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anello di Gige, racconta Platone ne La Repubblica, garantiva l’invisibilità. Quello gettato (e poi ritrovato) dal tiranno di Samo Policrate, secondo Erodoto, rappresentava l’impossibilità di sfuggire al proprio destino. Quello di re Salomone dava il potere di farsi capire dagli animali mentre ne Il Signore degli Anelli di Tolkien l’anello aveva poteri malefici e oscuri... Attorno, è il caso di dirlo, all’innocuo cerchietto si è costruita e detta qualsiasi cosa. Miti, leggende e letteratura da almeno 4.500 anni rivestono gli anelli di significati simbolici: determinare destini, sigillare legami, racchiudere impegni e promesse. Compiti impegnativi per un oggetto apparentemente banale, ma che nella forma denuncia la sua natura “divina”: un cerchio perfetto, privo di inizio e di fine, ininterrotto e immutabile, immagine dell’eternità e dell’infinito. Una forma che, in quanto chiusa, sottintende anche completezza, contenimento, limitazione. Come è implicito nell’odierna denominazione di “ring” per lo spazio di lotta usato nella boxe: discende dal cerchio che nell’antichità si disegnava a terra per delimitare il terreno di un combattimento.

SIGILLI & C. Nel tempo, ovviamente, dell’anello sono mutati tanto i simbolismi quanto le fogge e i materiali. E così, se nell’antico Egitto quelli che erano allora oggetti di uso quotidiano potevano essere impreziositi da smalti e pietre dure, al contrario presso i Greci venivano riservati a occasioni speciali e potevano essere d’oro, con

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COSTUME

A.A.Alcolisti

ULLSTEIN BILD VIA GETTY IMAGES

ANONIMI

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I Dall’incontro di due etilisti, nel 1935, nacque negli Usa Alcolisti Anonimi. Storia di un simbolo d’America. di Marco Consoli

Consigli utili

Una sbronza in uno scatto degli Anni ’60. Sopra, la Bibbia di Alcolisti Anonimi, l’associazione fondata nel 1935 da Bill Wilson e Bob Smith (rispettivamente a destra e a sinistra, nella foto in alto). Oggi conta milioni di membri.

l giorno dopo essersi sbronzato, come faceva ormai da 17 anni, Bob Smith avrebbe dovuto operare un paziente. Era mattino e il chirurgo doveva andare in ospedale. Le sue mani però tremavano al punto che la moglie chiese aiuto a Bill Wilson, ex agente di Borsa ed ex alcolista, che era ad Akron, in Ohio, per un affare poi rivelatosi un fiasco. Lì aveva incontrato proprio Smith e si era messo in testa di aiutarlo a smettere di bere. La soluzione di Wilson per calmare il tremore e permettere al dottor Smith di entrare in sala operatoria? Stappò una birra e gliela porse. Bob la bevve tutta d’un fiato e andò in clinica. Fu l’ultimo goccio d’alcol ingerito in vita sua. Era il 10 giugno 1935, e quel giorno nascque l’associazione di mutuo auto-aiuto di Alcolisti Anonimi. E da quell’ultima bevuta nacque, quattro anni dopo, la Bibbia della disintossicazione dall’alcol: il tomo Alcoholics Anonymous, 400 pagine in cui Bill Wilson racconta la battaglia sua, di Smith e di tanti come loro. Il “Grande libro”, come fu ribattezzato per la sua mole, voleva essere un manuale per accompagnare gli alcolisti a liberarsi dal vizio. Stampato in 4.730 copie, faceva il punto sui primi anni di attività di Alcolisti Anonimi, che all’inizio del 1938 contava una quarantina di membri sobri. All’inizio le vendite andarono a rilento, finché un programma radiofonico e alcune recensioni positive lo rilanciarono trasformandolo in un best seller. A oggi ha venduto milioni di copie in tutto il mondo e nel 2012 la Biblioteca del Congresso a Washington lo ha messo nella ristretta lista dei volumi che “hanno dato forma agli Stati Uniti d’America”: simbolo di una lotta, quella contro la dipendenza da alcol, che era iniziata da tempo e che metteva in campo ogni mezzo.

A TUTTI I COSTI. In molti Paesi, con gli etilisti, si usavano le maniere forti. In Inghilterra, Francia e Usa nell’800 si arrivava anche al loro arresto o all’internamento per insanità mentale. Nelle case di cura l’alcolista era sottoposto a sedute di preghiera, bagni caldi, e tonici come il dicloruro d’oro, inventato dal medico americano Leslie Keeley (1836-1900) e giudicato “miracoloso”, ma non conteneva oro né aiutava a levarsi il vizio. Venivano tentate anche altre strade, dalle sedute di psicologia all’ipnosi, dalle diete a base di frutta e verdura, a medicinali contenenti stricnina e arsenico, fino all’iniezione di sieri come l’antietilina, ricavata dal sangue di un cavallo costretto alla dipendenza da liquori. I trattamenti più strampalati arrivavano a proporre correnti elettriche e persino cubicoli dove il paziente veniva esposto a ondate di calore o di luce violenta. Di fronte al fallimento della medicina e dei ciarlatani, l’altra opzione  era mettersi nelle mani di Dio. Iniziarono 101

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