Storia SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE
n°149
MENSILE – Austria, Belgio, Francia, Lussemburgo, Portogallo, Spagna � 8 - MC, Côte d’Azur € 8,10 - Germania � 11,50 - Svizzera CHF 10,80 - Svizzera Canton Ticino CHF 10,40 - USA $ 11,50
marzo
REGNO
IL CHE SI È SEMPRE SENTITO
SOVRANO LE SFIDE DEGLI INGLESI AL MONDO
16 FEBBRAIO 2019 - MENSILE � 4,90 IN ITALIA
Sped. in A.P. - D.L. 353/03 art.1, comma 1, DCB Verona
OLOCAUSTO
LA FAMIGLIA CHE PROGETTÒ E COSTRUÌ I FORNI CREMATORI.
RINASCIMENTO
L’AMORE IMMORTALE FRA ISOTTA E SIGISMONDO MALATESTA.
EFESO
ALLA SCOPERTA DELLA CITTÀ SIMBOLO DEL MONDO ELLENISTICO.
Marzo 2019
focus.it/storia
Storia
Q
uando, nel 2016, gli inglesi votarono per Brexit, si infilarono in un pasticcio politico e diplomatico che tiene ancora in scacco l’Europa intera. Cosa volevano davvero: proteggere la loro economia o la loro identità? Le barriere geografiche e storiche hanno reso i sudditi di sua maestà allergici a qualsiasi intrusione. Ma la sovranità ha un prezzo. Da chi e come sarà pagato lo scopriremo presto. Per fortuna a noi non è chiesto di immaginare il futuro, ma solo di rileggere il passato. Ed è quello che facciamo nel nostro dossier, dedicato, appunto, ai sudditi di Elisabetta, e a tutte le volte che si sono messi di traverso ai grandi potenti del “continente”. A cominciare da Roma (contro i conquistatori romani prima, contro la Chiesa poi), passando da Parigi (e Waterloo) fino all’eroica resistenza verso Berlino. Il tutto mentre, sempre fieri dall’alto della loro isola, si sono tenuti stretti i simboli della diversità british: la monarchia, i titoli nobiliari, ma anche i pollici, i rubinetti doppi, la moquette, l’erba di Wimbledon... Emanuela Cruciano caporedattore
COVER: SHUTTERSTOCK, GETTY IMAGES; BETTMANN/GETTY IMAGES; MONDADORI PORTFOLIO/AKG; ALBUM/MONDADORI PORTFOLIO (2) ELABORAZIONE STEFANO CARRARA
RUBRICHE 4 FLASHBACK 6 LA PAGINA DEI LETTORI 8 NOVITÀ & SCOPERTE 10 TRAPASSATI ALLA STORIA 11 UNA GIORNATA DA... 12 CHI L’HA INVENTATO 74 DOMANDE & RISPOSTE 76 PITTORACCONTI 78 MICROSTORIA 110 I GRANDI DISCORSI 112 AGENDA
In copertina: Elisabetta II, W. Churchill, Enrico VIII e H. Nelson (in senso orario).
IN PIÙ...
BRIDGEMAN/MONDADORI PORTFOLIO
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CI TROVI ANCHE SU:
ANTICHITÀ 14 Efeso
La città che ospitava una delle Sette meraviglie del mondo antico non ha avuto la fama che si meritava.
RINASCIMENTO 22 Amore
immortale
Propaganda per il reclutamento nell’esercito dell’Impero britannico.
INGLESI CONTRO TUTTI 30 50
L’isola sovrana
Lo storico Brendan Simms ci spiega il punto di vista inglese sul mondo.
34 Il senso degli inglesi per l’Europa
La decisione storica del divorzio tra Gran Bretagna e Unione Europea ha radici molto profonde...
40 God save the crown
La storica Sarah Gristwood spiega l’amore degli inglesi per la Corona.
44 L’ultima Stuart
Una vita costellata di lutti, malattie, intrighi. Come racconta il film La favorita.
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L’ago della bilancia
Tutte le volte che gli inglesi hanno sfidato il mondo o lo hanno “salvato”: dal duello col papa all’abolizione della schiavitù.
Giocare per vincere
Anche nello sport i sudditi della regina Elisabetta sono piuttosto “esclusivi”…
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In direzione contraria
Dal senso di marcia al modo di lavarsi le mani, i britannici fanno molte cose diversamente dagli altri. Ecco le origini delle loro quotidiane “stranezze”.
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Le mani sul mondo
Ascesa e declino dell’Impero inglese: nato con i corsari di Elisabetta I e finito col passaggio di Hong Kong alla Cina.
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Il braccio armato di sua maestà
Dagli arcieri del XIV secolo alla cavalleria, dai picchieri del ’600 all’aviazione del ’900: la potenza inglese non si è espressa soltanto sui mari.
Isotta degli Atti e Sigismondo Malatesta vissero una love story insolita per il loro tempo.
NAZISMO 80 Gli affari
sono affari
Storia dei Topf, la cui azienda di famiglia fornì ai nazisti i forni crematori per la “soluzione finale”.
ARTE 86 Antonello
da Messina
Una mostra a Milano su uno dei più grandi artisti del Quattrocento.
ANTICHITÀ 92 Palazzi per
l’eternità
Dalle fosse nel terreno alle piramidi: nell’antico Egitto ogni dinastia ebbe le sue grandiose tombe.
STORIE D’ITALIA 98 L’anima di Brera
Fernanda Wittgens difese la Pinacoteca milanese dalle bombe alleate e dalle razzie naziste.
GRANDI TEMI 104 Una questione
spinosa
Stato e Chiesa, termini di un conflitto d’interessi per lungo tempo insanabile. 3
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RINASCIMENTO
Isotta degli Atti e Sigismondo Malatesta vissero una love story insolita per il loro tempo. Che durò oltre la vita.
AMORE
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IMMORTALE
A nostra gloria
La mura del Castel Sismondo, a Rimini, un maniero costruito da Sigismondo Pandolfo, signore di Rimini e Fano, di cui oggi resta solo il nucleo centrale. Sopra, a sinistra e a destra, le medaglie di Isotta e del Malatesta realizzate da Matteo de’ Pasti su commissione del condottiero, nel 1446.
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“
o te scongiuro per quel chiaro lume / che Vener pose agli occhi tuoi legiadri; / io te scongiuro per lo tuo bel viso, /per quelle labra che dipinse amore, / per lo soave odore / che spande la toa bocca quando ride”. L’amore fra Sigismondo Malatesta (1417-1468) e Isotta degli Atti (1432 ca.-1474) iniziò proprio con queste rime appassionate. I due si erano incontrati per caso nel 1445. Isotta abitava infatti in contrada San Tomaso, a pochi passi dal Palazzo del Cimiero, dove il Signore di Rimini e Fano viveva
in quel periodo. Tra loro una grande differenza d’età: 12 o 13 anni lei, 28 lui. Non solo, Malatesta era già al suo secondo matrimonio. Dopo la morte della prima moglie Ginevra d’Este si era risposato con Polissena, figlia naturale di Francesco Sforza. Tutti sapevano del temperamento focoso e impulsivo di Sigismondo e delle sue numerose scappatelle, non ultima quella con Vannetta Toschi, da cui ebbe il figlio Roberto. Il padre di Isotta, Francesco degli Atti, ricco mercante di nobile famiglia, era quindi molto preoccupato per la corte serrata di cui Isotta era
oggetto, perché sapeva che se Malatesta aveva messo gli occhi su di lei, nulla e nessuno l’avrebbe fermato.
UN GRANDE CONDOTTIERO. Figlio illegittimo di Pandolfo III Malatesta, Sigismondo fu un grande condottiero, coraggioso e carismatico, che “Se el fosse stato fra cento signori, seria stato eletto sempre superiore di tucti”, scrisse il fedele Gaspare Broglio, compagno di molte imprese. La carnagione era “tra ‘l bianco e ‘l bruno, con occhi piccioli, azurri chiari e vivacissimi, [...] spiritoso, pronto di
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PRIMO PIANO
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Europeista ante litteram
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Churchill e le dita a V in segno di vittoria, durante la campagna elettorale per la sua seconda rielezione a primo ministro (1951-1955).
IL SENSO DEGLI INGLESI PER L’EUROPA
La decisione storica del divorzio tra Gran Bretagna e Unione Europea ha radici molto profonde...
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i conoscono da tempo, fra di loro le cose non sono sempre andate lisce, ma sanno di poter contare l’uno sull’altra nei momenti di difficoltà: possono senz’altro definirsi amici. Un giorno lui la butta lì: “Non sarebbe bello, se ci mettessimo insieme?”. Lei tentenna: è fiera e indipendente, non ha bisogno di nessuno. Solo che dopo un po’ ci ripensa. Lui allora se la tira, ma poi cede e si fidanzano. L’unione però è fragile e alla fine il matrimonio si trasforma in divorzio. Lei si chiama Isola, lui Continente: può sembrare una telenovela, ma è una storia vera. Negli ultimi duecento anni, i rapporti fra la Gran Bretagna e il resto d’Europa hanno assunto l’aspetto di una movimentata liaison fra due partner incapaci di lasciarsi ma troppo egoisti per stare insieme. Se il buongiorno si vede dal mattino, loro erano stati avvisati: per i continentali, antichi Romani in primis, l’isola fu una terra di conquista fin dal I secolo a.C. Col tempo, però, i suoi abitanti riuscirono a trasformare il canale della Manica in una barriera geografica invalicabile.
SPLENDIDO ISOLAMENTO. La barriera di mare che separa l’Inghilterra dall’Europa ha forgiato nei secoli anche 35
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PRIMO PIANO
IN DIREZIONE
CONTRARIA Dal senso di marcia al modo di lavarsi le mani, i britannici fanno molte cose diversamente dagli altri. Ecco le origini delle loro quotidiane “stranezze”.
GAMMA-KEYSTONE1 VIA GETTY IMAGES
A a cura di Matteo Liberti
Abbasso i miscelatori (e l’acqua tiepida) ranne rare eccezioni, i lavandini inglesi non hanno il miscelatore, ma due rubinetti distinti: a destra per l’acqua fredda, a sinistra per quella calda. E, visto che quest’ultima spesso raggiunge temperature proibitive, il rischio di scottarsi è in agguato. Per l’acqua tiepida, insomma, bisogna riempire il lavabo mischiando i due getti. In alternativa, per lavarsi le mani, bisogna passarle velocemente da un rubinetto all’altro, non certo una cosa pratica. Così molti stranieri usano bizzarri espedienti, come raccordare i due erogatori con una bottiglia
di plastica forata che faccia da miscelatore. Antispreco. Se è difficile capire perché questa scomoda tradizione sopravviva, almeno se ne può spiegare il senso. Le ipotesi sono due. C’è chi pensa che l’uso dei due rubinetti nasca da un problema d’igiene: un tempo le tubature erano distinte tra quelle per l’acqua potabile e quella no, ed era sconsigliabile miscelare i due liquidi. Mentre altri fanno notare come i vecchi lavandini fossero progettati per contenere l’acqua, al fine di non sprecarla, e non per lasciarla scorrere via.
Keep left! La guida a sinistra
Che entri il sole!
C’
è chi la mattina ama essere svegliato dal sole e chi ha bisogno di dormire nel buio più totale, chiudendo tapparelle o persiane prima di andare a letto. Una cosa pressoché impossibile, se ci si trova in un edificio inglese. Qui la maggior parte delle finestre, oltre ad avere i caratteristici infissi a
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scorrimento verticale, è contraddistinta dall’assenza di tapparelle, persiane o scuri che siano. Non solo. Le tende interne, quando presenti, sono spesso di colori chiari, quasi trasparenti, quelli che insomma lasciano penetrare la luce solare nelle case. Merce rara. Questa particolare usanza,
divenuta una rispettata tradizione architettonica, nascerebbe dal fatto che il sole è per i britannici una “merce” rara (basti pensare alle brevissime british summer) e non avrebbe quindi senso proteggersi dai suoi raggi caldi e luminosi, cosa invece necessaria a chi vive nei Paesi dell’Europa mediterranea.
Tra pollici e piedi: le unità di misura che non si adeguano
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istema imperiale britannico”: così si chiama il complesso di unità di misura in uso nell’Impero coloniale inglese, come sancito dal British Weights
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a prima cosa che colpisce chi arriva in Gran Bretagna? Gli automobilisti tengono la sinistra e sorpassano a destra (lato in cui sta anche il volante), al contrario di come si fa in gran parte del mondo. E la guida a sinistra disorienta anche i pedoni stranieri, che devono stare attenti a non essere travolti perché abituati a guardare dalla parte opposta quando attraversano. Ragioni. Come nasce questa tradizione lasciata in eredità in tutti i Paesi dell’ex impero? A dire il vero, per secoli la prassi è stata proprio quella inglese. I cavalieri medievali tenevano il lato sinistro per sfoderare la spada con la mano destra in caso di brutti incontri, e nel 1300 papa Bonifacio VIII impose questo senso di marcia alle carrozze dirette a Roma per il primo Giubileo: si potevano così frustare i cavalli con la mano destra, senza colpire i pedoni ai lati delle strade. Questa consuetudine fu interrotta dalla Rivoluzione francese, probabilmente perché si trattava di un’usanza considerata clericale. Napoleone impose quindi il nuovo senso di marcia nei territori da lui conquistati, e la guida a destra attecchì ovunque, Anche se in Italia, fino al 1923, le poche auto in circolazione potevano viaggiare sia a sinistra, sia a destra.
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and Measures Act del 1824, tuttora in vigore. Once e pinte. Debitore del sistema usato nell’antica Roma, prevede in molti casi unità che prendono a riferimento le misure del corpo umano, come nel caso del pollice (2,54 cm) e del piede (30,48 cm). Tra le unità di lunghezza di maggior uso quotidiano ci sono la iarda (0,9144 m) e il miglio (1.609,344 m),
mentre per quanto riguarda i pesi spiccano l’oncia (poco più di 28 g) e la libbra (circa 453,60 g). Per i liquidi, si ragiona invece in pinte (ognuna da 568 ml) e in galloni (4,546 l). Peraltro, ormai da decenni anche il Regno Unito ha accettato il “sistema internazionale di unità di misura” (SI), basato sul sistema metrico decimale che usiamo anche noi. Ma in ambito nazionale spesso si ricorre appunto, al vecchio Imperial System. Massima concessione: talvolta le merci riportano tutt’e due le unità di misura.
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NAZISMO Ambizioni, rivalità e guadagni dei Topf, la cui azienda di famiglia fornì ai nazisti sempre più efficienti forni crematori per la "soluzione finale".
GLI AFFARI SONO
AFFARI
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KAREN BARTLETT
Dietro all’orrore
Sullo sfondo, il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau dove erano attivi i forni crematori della J.A.Topf & Figli (sopra, il logo dell’azienda sullo sportello di una fornace). Sotto, Ludwig ed Ernst Wolfgang, nipoti del capostipite Johann Andreas.
SHUTTERSTOCK/JOSE HERRERO PEREZ
DALLE BIRRE AI FORNI. Dagli esordi non si poteva immaginare che la storia dell’azienda avrebbe imboccato quella strada: nel 1878 il mastro birraio Johann Andreas Topf aveva fondato un’impresa per la fabbricazione di macchinari destinati alla produzione di birra, utilizzando un suo innovativo brevetto per la cottura del malto che consentiva un minor consumo di carbone. Come logo, le lettere del nome Topf che formano una pentola (topf significa “pentola” in tedesco). Nonostante l’inventiva di Topf andasse poco a braccetto col fiuto per gli affari, l’azienda ingranò. Erano gli
COURTESY OF TOPF & SHONE MEMORIAL
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isogna recarsi a Erfurt, nella Germania centrale, per visitare un sito unico al mondo: si tratta infatti del solo monumento all’Olocausto all’interno della sede storica di un’azienda. Non un’azienda qualunque, ma quella che divenne il partner più affidabile per la produzione di forni crematori destinati ai campi di sterminio durante la Seconda guerra mondiale. Si tratta della J.A. Topf & Figli, la cui sede è stata dichiarata monumento storico protetto dallo Stato della Turingia nel 2003, e ora centro commemorativo e didattico.
STORIE D’ITALIA STORIEMILANO D’ITALIA TRENTO
Fernanda Wittgens difese la Pinacoteca milanese dalle bombe alleate e dalle razzie naziste. E la ricostruì sulle macerie.
L’ANIMA DI N
ell’Italia devastata della Seconda guerra mondiale, un piccolo esercito di Monuments Men senza divisa riuscì a mettere in salvo migliaia di capolavori. Erano direttori di musei, ispettori, giovani funzionari delle Belle Arti che si trovarono a fronteggiare una situazione di grande emergenza in un Paese, come disse il generale Clark, comandante delle Forze alleate in Italia, in cui era come combattere in “un maledetto museo”. In questo contesto si distinse per coraggio e determinazione Fernanda Wittgens, una storica dell’arte che a Milano, con un piccolo ma formidabile team, si diede una missione: salvare il meglio del patrimonio artistico del capoluogo lombardo.
LA FORMAZIONE. Nata sotto la Madonnina nel 1903, Fernanda si appassionò fin da piccola all’arte, spinta dal padre Adolfo, un professore di lettere del Liceo Parini che la domenica amava accompagnare i figli nei musei della città. A 22 anni Fernanda era già laureata, a 25 attirò l’attenzione di Ettore Modigliani (18731947), direttore della Pinacoteca di 98
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MILANO, BIBLIOTECA NAZIONALE BRAIDENSE, FONDO EMILIO SOMMARIVA
BRERA Arte in guerra
Un ritratto di Fernanda Wittgens (1903-1957) realizzato nel 1936. A destra, nel cortile della Pinacoteca di Brera, la protezione della statua di Napoleone del Canova dai bombardamenti su Milano (1942-43).
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MILANO, ARCHIVIO PUBLIFOTO