Focus Storia N. 152 - Giugno 2019

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Storia SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE

n°152

MENSILE – Austria, Belgio, Francia, Lussemburgo, Portogallo, Spagna � 8 - MC, Côte d’Azur € 8,10 - Germania � 12,00 - Svizzera CHF 10,80 - Svizzera Canton Ticino CHF 10,40 - USA $ 11,50

giugno

I MASTERCHEF DEL RINASCIMENTO DIETRO LE QUINTE DEI BANCHETTI PIÙ SONTUOSI DEL ’500

17 MAGGIO 2019 - MENSILE � 4,90 IN ITALIA

Sped. in A.P. - D.L. 353/03 art.1, comma 1, DCB Verona

ULISSE

I MILLE VOLTI DELL’EROE PIÙ CELEBRE DELLA MITOLOGIA

NOTRE-DAME

NELLA CATTEDRALE FERITA, SEGUENDO IL FILO DELLA STORIA

SOTTO IL MURO

1962: IN FUGA DA BERLINO, ATTRAVERSO IL TUNNEL 29


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focusstoria.it

Storia ALINARI

Giugno 2019

Emanuela Cruciano caporedattore

UNA GIORNATA DA... 12 Cameriera

Il duro lavoro di una giovane colf del ’600.

L’HA INVENTATO? 14 IlCHItermosifone

Dal focolare ai caloriferi.

MONDI PARALLELI 16 Roma vs Cina

L’Impero romano e l’Impero cinese a confronto.

BANCHETTI NEL ’500 32 56 I principi dei cuochi

Gli chef stellati che dominarono le cucine del ’500.

38 Il potere

è servito

Quando la tavola era un palcoscenico: un posto dove esibire ricchezza e prestigio.

42 Banchetti

Diamo il voto a quattro dei ricevimenti più famosi dell’epoca.

ILLUSTRAZIONE DI COPERTINA: CLAUDIO PRATI

4 FLASHBACK 6 LA PAGINA DEI LETTORI 8 NOVITÀ E SCOPERTE 11 TECNOVINTAGE 69 COLD CASE 70 PITTORACCONTI 72 DOMANDE & RISPOSTE 110 CHE BEL DISCORSO 112 AGENDA

MUSICA 20 Lettere e note

Cibo e conversazione davanti a una tavola imbandita.

a confronto

RUBRICHE

In copertina: tre ipotetici masterchef del Rinascimento.

IN PIÙ...

N

on istà medesimamente bene a fregarsi i denti con la tovagliuola e meno col dito” , suggeriva Giovanni Della Casa nel suo celebre trattato Galateo overo de’ costumi che insegnava a “essere costumato, piacevole e di bella maniera”. In un’epoca in cui i banchetti erano il palcoscenico del potere, l’etichetta a tavola doveva essere un cruccio per i signori tanto tesi a fare bella figura. Così andava ribadito di non sputare ma “se pure si fa, facciasi per acconcio modo”. Attorno al cibo, e al modo in cui veniva consumato, si giocavano partite importanti. Per questo siamo entrati nelle luminose corti rinascimentali dalle porte di servizio delle cucine. E abbiamo scoperto come e chi lavorava ai fornelli, quali cibi piacevano e da dove arrivavano, le abitudini e gli eccessi di principi e papi, le invenzioni culinarie degli chef in piena ascesa sociale. Ci siamo divertiti a studiare anche i nuovi modi di apparecchiare, con la forchetta in grande rimonta, i bicchieri sempre più preziosi (sebbene spesso ancora condivisi fra più commensali) e piatti e tovaglioli finalmente a uso personale. Buona lettura!

CI TROVI ANCHE SU:

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Un’italiana a Parigi

Caterina de’ Medici portò alla corte francese il meglio della cucina italiana.

52

Aria nuova in dispensa

A tavola si doveva stupire: con ingredienti nuovi e insoliti.

Gli attrezzi del mestiere

La mise en place del Rinascimento rivoluzionò i costumi e il modo di stare a tavola.

60 Buon appetito Santità

I papi del Rinascimento si viziavano con ricchi banchetti. E altro ancora.

62 Cotto si stampi

Nel 1474 fu pubblicato il primo best seller di cucina. E da allora i libri di arte culinaria sono sempre stati un successo.

64 Lo chef degli chef

Auguste Escoffier è stato il più grande cuoco di tutti i tempi e il primo vero divo della cucina, non solo francese.

Curiosando negli archivi di Casa Ricordi.

ANTICHITÀ 24 Nome: Nessuno

I mille volti di Ulisse, l’eroe più celebre della mitologia.

74 LaPERSONAGGI musa

Lizzie Siddal, l’icona dei Preraffaelliti.

GUERRA FREDDA 80 Via da Berlino

Una fuga rocambolesca dal Tunnel 29.

CULTURA 86 Notre-Dame

Sempre al centro della vita dei francesi.

ARTE 92 Caravaggio

All’ombra del Vesuvio, opere straordinarie.

TEMI 98 IGRANDI Sanniti

La spina nel fianco dei Romani per la conquista dell’Italia.

STORIE D’ITALIA 104 Bruno Pincherle

Il medico che sapeva come curare i bambini. 3

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INIZIATIVE Dopo il successo della prima edizione, torna il festival di Focus. Il tema? “Come vogliamo vivere nel 2029”. Un progetto, nato a Milano con il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, che quest’anno si fa... in tre.

TRE CITTÀ PER UN FESTIVAL FOCUS LIVE

LAIF

2019

La prima tappa di Focus Live sarà al Porto Antico di Genova. La seconda al MUSE, il Museo delle Scienze di Trento, che racconta l’ambiente alpino e la sua la biodiversità. Il Museo della Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, a Milano, è la sede della tappa finale di Focus Live e partner del festival.

GENOVA 1-2 GIUGNO

Acquista subito la prevendita per la tappa di Genova! Sono disponibili le prevendite online dei biglietti di Focus Live che si terrà al Porto Antico di Genova l’1 e il 2 giugno. Vai su www.focuslive.it e acquista il tuo biglietto. BIGLIETTO STANDARD

MUSE

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TRENTO 18-20 OTTOBRE

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MILANO 21-24 NOVEMBRE


MONDI PARALLELI Fra il I e il III secolo d.C., l’Impero romano e quello della

ROMA

L’IMPERO ROMANO ESTENSIONE 4 milioni di km2

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DURATA I-V secolo d.C. (4 secoli, 6 se si considera la conquista dell’egemonia sul Mediterraneo, in epoca repubblicana)

oco più di duemila anni fa, mentre Augusto fondava l’Impero romano, fioriva il Celeste Impero della dinastia Han, la più longeva della Cina antica. «Usando strategie differenti per ottenere l’obbedienza dei popoli sottomessi e per definire i confini del proprio dominio, negli stessi anni nacquero due immensi imperi alle estremità del mondo antico», spiega lo storico britannico Michael Scott, dell’Università di Warwick, nel libro Mondi antichi (Bollati Boringhieri). Due imperi separati dalla vastità bellicosa dell’Asia Centrale e che, a parte le voci che circolavano tra i mercanti e piccoli gruppi di legionari prigionieri forse finiti in Estremo Oriente come schiavi, non sapevano nulla l’uno dell’altro. Eppure, non erano poi così diversi. Identikit. Intanto, le due superpotenze avevano una popolazione quasi uguale: fra 50 e 80 milioni di abitanti ciascuna. Se sono corrette le stime dei demografi storici, che ipotizzano una popolazione mondiale di 200 milioni di abitanti verso la fine del I secolo d.C., oltre

POPOLAZIONE 50-60 milioni in media, con un picco all’epoca di Traiano (inizio del II secolo d.C.) di circa 80 milioni

La società romana si basava sulla proprietà terriera, sul patriarcato e sul diritto. Il potere fu a lungo nelle mani delle famiglie più antiche, cioè dell’aristocrazia che controllava il Senato, con la quale molti dei primi imperatori si trovarono ai ferri corti. L’Impero romano non fu mai guidato da una dinastia su base etnica, come avvenne invece in Cina: molti aristocratici, del resto, erano allergici all’idea di essere guidati da un re, figura considerata arcaica o da “barbari”. Anche nelle dinastie famigliari (i Giulio-Claudi, i Flavi, i Severi...) più che i legami di sangue contavano quelli politici. Gli imperatori designavano i loro successori con l’usanza dell’adozione (come nel caso di Adriano, a destra) e dal III secolo d.C. le legioni decidevano chi avrebbe governato. Quanto al diritto, le leggi imposte nelle province, dove ai conquistati fu concessa la cittadinanza (se non altro per tassarli), crearono un vero “spazio comune romano”. 16

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ALAMY/IPA (2)

SOCIETÀ E STATO


dinastia Han convissero senza sapere nulla l’uno dell’altro.

CINA metà degli abitanti della Terra era governata da Roma o da Changan (la capitale cinese di allora). Anche le dimensioni dei due regni erano simili: circa 4 milioni di chilometri quadrati. Se si considera la durata, invece, i calcoli si complicano. Lo Stato rifondato da Augusto, quello che oggi chiamiamo Impero romano, dominò il Mediterraneo e buona parte dell’Europa per circa 4 secoli (dal I al V secolo d.C.). Dunque a pari merito con l’Impero cinese degli Han. Se però si considera anche il periodo della Roma repubblicana, la “vita” del dominio romano sull’Occidente si allunga fino a quasi sette secoli (dalla vittoria su Cartagine, nel III secolo a.C., fino alla disgregazione dell’Impero d’Occidente, alla fine del V secolo d.C.). Ma se si allarga lo sguardo oltre la dinastia Han, l’Impero cinese batte ogni record: dal III secolo a.C. al 1912, quando fu deposto l’ultimo imperatore, oltre 2.000 anni di dinastie che, pur cambiando nomi e composizione etnica, mantennero una continuità di governo e cultura senza • uguali nel mondo. Aldo Carioli

L’IMPERO DEGLI HAN ESTENSIONE 4 milioni di km2 DURATA 221 a.C.-220 d.C. (4 secoli, oltre 2mila anni se si considerano le altre dinastie) POPOLAZIONE circa 57 milioni di abitanti censiti nel II secolo d.C.

SOCIETÀ E STATO La dinastia Han consolidò l’impero fondato nel 221 a.C. da Shi Huangdi (committente dell’“esercito di terracotta”: a sinistra, un arciere) e impose la dominazione del gruppo etnico degli Han (ancora oggi dominante). Agli Han appartenevano anche gli imperatori della dinastia Ming, mentre erano di altri gruppi etnici gli imperatori delle dinastie Yuan (dalla Mongolia) e Qing (dalla Manciuria). La dinastia Han adottò una forma di governo centralizzata, basata sugli insegnamenti del filosofo Confucio (V secolo a.C.), che predicava i vantaggi di una società divisa in classi ma armoniosa. Confucio riconosceva ai sudditi, almeno teoricamente, il diritto di destituire un sovrano ingiusto. Mencio, discepolo di Confucio, riassumeva così la gerarchia di valori del suo maestro: “Il popolo occupa il primo posto, poi vengono le divinità del suolo e delle messi e, per ultimo, il sovrano”. L’imperatore Wu (morto nell’87 a.C.) pose le basi di un’efficiente organizzazione territoriale e fiscale, con funzionari di professione, selezionati da un avanzato sistema di scuole ed esami di idoneità. La burocrazia diventò il cuore dell’impero e le leggi il suo collante. 17

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PRIMO PIANO

I PRINCIPI ALAMY

ALAMY STOCK PHOTO

Martino, Scappi e Messisbugo: sono loro gli chef stellati

Bartolomeo Scappi Autore del più grande trattato di cucina dell’epoca, fu cuoco personale dei papi Pio IV e V.

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n un immaginario “Masterchef” ambientato nel Rinascimento, sarebbero stati chiamati senza dubbio a svolgere il ruolo di giudici, e chissà come avrebbero trattato i piatti dei concorrenti. Oggi i loro nomi sono quasi sconosciuti, eppure Martino de’ Rossi, Bartolomeo Scappi e Cristoforo Messisbugo furono degli acclamati “professionisti dei fornelli”, con un curriculum da far invidia ai più blasonati cuochi del Terzo millennio.

ASTRI NASCENTI. Tra XV e XVI secolo, mentre i grandi artisti immortalavano papi, imperatori e grandi signori a colpi di pennello e scalpello, in cucina regnavano fuoriclasse in grado di mandare in estasi i loro palati, organizzando spettacolari banchetti con portate altamente ricercate. «Nel corso del Rinascimento cominciano a registrarsi cambiamenti notevoli nella posizione sociale dei cuochi», racconta Antonella Campanini, docente di Storia  dell’alimentazione all’Università di 32

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DEI CUOCHI che dominarono (e cambiarono) le cucine del ’500.

Dietro le quinte

Il lavoro febbrile in una cucina del Rinascimento “visto” in un disegno all’interno del libro di cucina di Bartolomeo Scappi, Opera. Fu pubblicato nel 1570 e divenne un best seller.


PRIMO PIANO

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Focus Storia ha messo in competizione quattro dei più

l menu sarà all’altezza dell’evento? La location piacerà agli invitati? L’intrattenimento farà da giusto contorno? Quello che vi proponiamo nelle prossime pagine è un tuffo culinario fra quattro dei più famosi ricevimenti del Rinascimento. Avete una sensazione di déjà-vu? Sì, è proprio così: abbiamo rubato l’idea alla trasmissione televisiva “4 ristoranti”, la gara fra ristoratori guidata dallo chef Alessandro Borghese. Le regole sono le stesse: una pagella per ogni banchetto e, alla fine, il voto finale di Focus Storia. Chi sarà il vincitore? Se volete saperlo subito, andate all’ultima pagina.

Pagella

Location: 8 Menu: 8 Servizio: 8 Intrattenimen to: 8

DISEGNI DI ANTONIO MOLINO

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BANCHETTI

Ferrara, 1529. Il figlio di Alfonso d’Este va a nozze

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l castello di San Michele ci aspetta maestoso, nel centro di Ferrara. È il primo pomeriggio di domenica 24 gennaio 1529: gli invitati al banchetto stanno già entrando e io li seguo. C’è molta attesa: per festeggiare il ritorno dalla Francia del figlio Ercole II d’Este e della sua novella sposa, Renata di Valois-Orléans, il duca Alfonso d’Este si è affidato al famoso Cristoforo Messisbugo, organizzatore ufficiale di cerimonie. Nella sala grande, addobbata con enormi tende ricamate, la tavola non è ancora apparecchiata: una caduta di stile? Certo che no: a sorpresa, prima del pranzo, possiamo assistere a una commedia di Ludovico Ariosto, la Cassaria. Ma il vero spettacolo comincia dopo. Senza fine. Al suono delle trombe, prendiamo posto: in 104 siamo seduti attorno a un’unica tavola di quasi 40 metri, su cui troneggiano 25 sculture di zucchero alte più di mezzo metro, che raffigurano l’eroe greco alle prese con le sue mitologiche fatiche. Ci fanno luce 48 candelabri appesi al soffitto e ognuno di noi ha a disposizione il proprio coltello e la propria salvietta profumata, un soffice panino al latte, una ciambella di pasta dolce, una manciata di pistacchi sbucciati e un po’ di sevonea (una specie di miele, preparato con zucchero e acqua aromatizzata), oltre a una saliera d’argento da condividere con altri tre invitati. Per ore, più di cento piatti di carne e di pesce, conditissimi e annaffiati da vini preziosi, si alternano a esibizioni musicali e buffoni. Quando anche gli ultimi dolci sono stati portati via, il duca ci consegna preziosi regali e si aprono le danze. Intorno alle 23, arriva a confortarci una colazione leggera: zucca, lattuga, frutta fresca e sciroppata. Poi si torna a ballare, fino al mattino.

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W gli sposi

Ferrara, 24 gennaio 1529. Il duca Alfonso d’Este accoglie il figlio Ercole e la sua neosposa. Sulla lunga tavola, spiccano 25 sculture di zucchero.


blasonati ricevimenti del Rinascimento. Chi vincerĂ ?

A CONFRONTO a cura di Maria Leonarda Leone


MONDADORI PORTFOLIO/LEEMAGE

PERSONAGGI

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Lizzie Siddal è stata l’icona dei Preraffaelliti e il grande amore del loro fondatore, Dante Gabriel Rossetti. Una bellezza, e una vita, controcorrente.

MUSA Profetico

Il quadro che ha reso celebre sia Lizzie Siddal (1829-1862) sia il pittore John Everett Millais: Ofelia, del 1852. In alto, lo studio a matita del volto della ragazza e un autoritratto di Dante Gabriel Rossetti (18281882).


BRIDGEMAN/MONDADORI PORTFOLIO

ALAMY/IPA

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uando, nel 1850, Dante Gabriel Rossetti (per gli amici Gabriel) incrociò per la prima volta gli occhi di Elizabeth Siddal non ebbe dubbi: era la donna della sua vita. Lo confidò all’amico Madox Brown, pittore come lui, e nel 1854 lo scrisse anche in versi: “Tu sei già stata mia, quanto tempo fa non posso saperlo”. Erano entrambi molto giovani, lui 22 anni e lei 21, ma tutti e due percepirono che da quel giorno la loro vita sarebbe cambiata. Elizabeth era un vero schianto, anche se non corrispondeva ai canoni di bellezza vittoriana. Alta e sottile, aveva splendidi capelli di un rosso acceso “legati alla bell’e meglio e ricadenti in morbide e pesanti onde”, scriveva la sua amica Georgie Burne-Jones. Anche il pittore Walter Deverell, il primo a convincerla a posare come modella, ne era entusiasta: “Voi compagni non potete immaginare quale stupenda creatura ho trovato… Sembra una regina, magnificamente alta, con una bella figura, un collo maestoso e un viso tra i più delicati e raffinati”.

LIZZIE. Elizabeth era una donna difficile da decifrare: William Rossetti, fratello di Dante, scrisse nei suoi Ricordi: “La sua personalità profonda non emergeva in superficie... e per

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GETTY IMAGES

GUERRA FREDDA

1962: FUGA DA

BERLINO


ULLSTEIN BILD VIA GETTY IMAGES

Il tunnel

Il tratto del muro lungo la Bernauer Straße, a Berlino Est, da dove nel 1962 fuggirono 29 persone attraverso un tunnel di 170 metri, scavato appositamente, (sopra).

Nella città appena divisa dal Muro, tre studenti (di cui due italiani) progettarono una fuga rocambolesca attraverso uno scavo sotterraneo. Riuscirono a passare in 29.

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li ingredienti ci sono tutti. E sono quelli di una spy story hollywoodiana: un tunnel segreto per collegare Berlino Est a Berlino Ovest; un infiltrato della Stasi (il servizio segreto della Ddr); due giornalisti americani a caccia di scoop; le ambigue posizioni della Casa Bianca... il tutto ambientato negli incandescenti anni Sessanta, in piena Guerra fredda. Quando tre ragazzi progettarono una rocambolesca fuga da Berlino Est.

IL MONDO SI SPACCA. Il 13 agosto 1961, dopo continue tensioni alla frontiera, il governo comunista tedesco di Walter Ulbricht (18931973) decise di dividere definitivamente in due la città di Berlino. La propaganda lo chiamò “muro antifascista”, nella pratica si trattò di una barriera prima in filo spinato, poi in cemento armato, che per oltre vent’anni separò la popolazione della città: le persone che fino a quel giorno avevano lavorato a Ovest (circa 53.000), si trovarono disoccupate, così come quelle che da Ovest si recavano a Est (12.000). Nessuna speranza di rivedere parenti, amici, fidanzate. E nemmeno di studiare o esercitare libere professioni. Inevitabili i tentativi di fuga, da parte soprattutto delle élite intellettuali e professionali. Uno dei punti da cui fuggire erano i tunnel che passavano per la Bernauer Straße, una strada dove il muro era sostituito da case murate. È da questa strada che passava anche il tunnel, in seguito chiamato “29” (dal numero di profughi che si misero in salvo), protagonista della nostra storia. LA PREPARAZIONE DEL PIANO. Lo scavo del tunnel cominciò nei giorni immediatamente successivi al 13 agosto 1961 e durò quasi un anno. A progettarlo furono Domenico Sesta e Luigi Spina – due studenti

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CULTURA

Il teatro della politica

Gli Stati Generali a Notre-Dame dopo la morte di Carlo IV (1295-1328) affidarono la corona a Filippo VI di Valois (1293-1350). Nell’altra pagina, la miniatura del XV secolo racconta la costruzione del Tempio di Gerusalemme, che viene rappresentato come Notre-Dame.


WORLD HISTORY ARCHIVE/ARCHIVI ALINARI, FIRENZE

PRINT COLLECTOR/GETTY IMAGES

Quando fu costruita, tra il 1163 e il 1250, era la chiesa più grande del mondo. Da allora NotreDame è sempre stata al centro della vita dei francesi. Nel bene e nel male.

LA SIGNORA IN P

ROGO

er commentare il terribile incendio che lo scorso 15 aprile ha gravemente danneggiato la cattedrale parigina di Notre-Dame, il quotidiano francese Libération ha titolato: “Notre drame”. Non a torto: perché questa chiesa gotica, più che un edificio di culto, è un “luogo della memoria”, come lo ha definito lo storico francese Pierre Nora. Cioè “un’unità significativa, d’ordine materiale o ideale, che la volontà degli uomini o il lavorìo del tempo ha reso un elemento simbolico di una comunità”. Qui infatti si sono svolti eventi determinanti per la Francia, dal punto di vista religioso e politico. Momenti che si inseriscono nel complesso rapporto che negli anni si è delineato tra lo Stato e la Chiesa nazionale, che tuttora trova espressione nel fatto che l’edificio, in base alla Legge sulla separazione tra Stato e Chiesa del 1905, è proprietà statale, mentre il suo utilizzo è assegnato alla Chiesa cattolica.

FILIPPO IL BELLO E ALTRI RE. Non fu un caso dunque che il 10 aprile 1302, proprio a Notre-Dame, il re di Francia Filippo il Bello (1268-1314), ai ferri corti con il papa romano Bonifacio VIII, avesse convocato gli Stati generali. Si trattava di un’assemblea composta da 300 membri di nobiltà, clero e terzo stato, chiamata a pronunciarsi sull’indipendenza del potere del re rispetto ai dettami del pontefice. L’assemblea si schierò col sovrano, che subito venne scomunicato anche a seguito del presunto “schiaffo di Anagni”, inferto nel 1303 al papa dal nobile romano Giacomo Sciarra Colonna (inviato dal re francese per intimare al papa di dimettersi, pena la vita). Il braccio di ferro vide vincente Filippo: morto Bonifacio, venne eletto un papa francese, Clemente V, che in accordo col re spostò la sede papale ad Avignone, dove rimase dal 1309 al 1377. Circa 50 anni dopo, nel dicembre 1431, la cattedrale ospitò la sua prima incoronazione: quella di

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