lazio & Società ino XX - n. 84, 1998 tobre-Dìcembre / October-December imestrale / Quarterly lito da / published by aggioli Editore isella Postale 290 '900Rimini :1.0541/626777 [visionePeriodici :1.0541/628666 LX 0541/624457 :gistrazione presso il Tribunale Milano - n. 208 del 10 maggio 1978 irettore responsabile iancarlo De Carlo irezione e Redazione a Pier Capponi, 15 - 20145 Milano -mail:spaziosocieta@tin.it ~1.02/455582 IX 02/48194667 ·ezzodi un numero: Lit. 18.000 bbonamento annuo/ ~arlysubscriptions: alia:Lit: 60.000 stero: t.it. 120.000 a versare con carta di credito sul c/c postale n. 12162475 testato a Maggioli Editore ivisione Periodici - Rimini mministrazione e Diffusione .aggioliEditore - Casella Postale 290 r900 Rimini - tel. 0541/628666 -mail:periodici@maggioli.it ubblicità iblìmaggìoli ivisione pubblicità Maggioli Editore s.p.a. r822 Santarcangelo di Romagna a del Carpino, 8/10 ~1.0541/628459 x 0541/624887 I Maggioli Editore S.p.A. iscritta nel Registro azionale -llaStampa in data 1.9.1985 al n. 996 Il.10 foglio 761 ampa: Titanlito - Dogana - R.S.M.
RIVISTA INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA
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l.N.E.S. ìOClAZIONE NAZIONALE rI'ORIA PERIODICA SPECIALIZZATA
Questo numero è pubblicato
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Paolo Ferrario Mauro Manfrin Lamberto Rossi
115 SSOCIATO
Editor
grazie anche al contributo
della San Marco Laterizi
Ottobre-Dicembrel October-Decernber
1998
In coperLina Erick van Egeraat, Museo di Storia Naturale/ atural History Museum, Rotterdam.
The Airplane Wing
G.D.C.
L'ala dell'aeroplano
Per Olaf Fjeld
Giovani architetti
P.G. Raman
L'architettura
Augusto Mazzini
Nuova sede Monte dei Paschi, Siena
Monte dei Paschi Headquarter, Siena
48
Luciana Miotto
La Biblioteca universitaria
University Library "Paris 8"
60
Julian Beinart
Scacchiera ed economia nel XIX secolo
Grid and its Application in the 19th Century
Mauro Moriconi
Bruno Taut va in Giappone
Bruno Taut goes to Japan
Benedetta Masi, Giovanna Latis
Senza tetto a Milano
Homeless in Milan
Golfredo Serrini
Una casa a Jesi
A House at Jesi
AndrĂŠs Mignucci Giannoni
Costruire nei tropici
TvvoBuildings in Puerto Rico
Luciano Barbero
La fontana e il pino
The Fountain and the Pine
Claudio Monetti
Scuola materna a Rivoli
Primary School at Rivoli
Recensione di G.D.C. La caduta di Daidalos
The Fall of Daidalos
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norvegesi
secondo Egeraat
"Parigi 8"
Young Norwegian Architects Architecture according to Erick van Egeraat
DOCUMENTI/DOCUMENTS
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98 102
L1BRljBOOKS
Per un errore tipografico, nel sommario del n. 83 sono saltati titolo e autore di Semantic and SymbolicArchitecture di Nold Egenter. Ce ne scusiamo molto con il professar Egenter e con i lettori.
MENTI/DOCUMENTS
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Mauro Moriconi
Bruno Taut va in Giappone Bruno Taut goes to Japan
Ogni citazione dell'articolo qui presentato è tratta da Houses and People of Japan, Tokyo, The Sanseido Press, 1958, che è la seconda edizione del volume uscito con lo stesso titolo e per gli stessi tipi, ma con differente impaginazione, nel 1937. Il testo è uscito in inglese (tr. di Estelle 81akl anche se il manoscritto originale è in tedesco, come afferma lo stesso Taut nella preiezione. Non è mai stato tradotto in lingua italiana. Inumeri di pagina in fondo a ogni citazione si riferiscono a tale edizione. Anche i disegni e le foto sono tratti dal· lo stesso testo e sono, se non specificato, a opera di Taut. La traduzione italiana è stata eseguita per questo articolo da Mauro Moriconi.
1955: Bruno Taut va in Giappone. Va in Giappone perché deluso dall'esperienza in Unione Sovietica, perché tornando in Germania scopre di essere ricercato come "dirigente culturale bolscevico", forse perché spera di trovare una nuova patria. Ma non solo per questo. Il Giappone è certamente un motivo d'attrazione per un architetto contemporaneo, in maniera diversa e non paragona bile a quello che accade per molte altre culture extraeuropee. In taluni casi l'influenza è espressamente dichiarata: nello Jugendstil, nel lavoro di Wright, in de Stijl, in molti aspetti dell'odierna architettura minimalista ecc. In ogni caso è spesso facile trovare rassomiglianze formali: nei dettagli, come le porte scorrevoli di un mobile; ne-
Ali the quotations presented here come from Houses and People of Japan, Tokyo, The Sanseido Press 1958: this is the second edition of the volume issued with the same title and contents as the 1937 edition but paged differently.
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The book was issued in English
(translated by Estelle Black), though the manuscript was written in German, as Taut says in the preface . The drawings and photos are from the same edition and are the work of Taut, though the text does not specify this.
1933: Bruno Taut goes to Japan . He went to Japan because his experiences in the Soviet Union were disappointing, because on his return to Germany he discovered he was wanted as a "Bolshevik cultural comtnisset", and perhaps because he wanted to find a new
gli aspetti generali, come la sensibilità per i materiali naturali o per la geometria rettangolare, o come la rinuncia programmatica alla simmetria. Stupisce sempre come alcuni capolavori dell'architettura giapponese appaiano irriducibilmente "moderni" sebbene appartengano a una cultura che "moderna" non è. L'interesse dell'architetto contemporaneo per il Giappone è questione già indagata dagli storici, ma ciò che risulta poco chiaro è il peso del fenomeno, quanto è realmente dovuto a un'influenza e quanto alla casualità di una coincidenza. Soprattutto non sono state approfondite le motivazioni di questo fenomeno. Si può ipotizzare che il Giappone rappresenti qualcosa di più di un semplice incidente nel percorso dell'architettura contemporanea e che in esso si trovino dei principi fondamentali che superano i confmi geografici. Taut va in Giappone senza dubbio anche per fare luce su questo enigma della cultura contemporanea. Lo fa con i propri mezzi di architetto (che, nonostante la critica inspiegabilmente tardi a riconoscerlo, sono di primo livello); studia l'architettura giapponese tradizionale e produce l'imponente saggio Houses and People oj Japan, oltre ad alcuni altri brevi saggi. La selezione dei brani che seguo-
homeland. And there were other reasons. Japan certainly attracted modern architects, in ways that are quite different from the attractions of other extra-European cultures. In some cases the influence has been explicit: in the Jugendstil, in Wright, in de Stijl, in many aspects of current minimalist architecture, etc. In any case, it is often easy to find formai similarities: in details like sliding doors or furnishings; in generai features, like the systematic rejection of symmetry. It is astonishing how some masterpieces of Japanese architecture look irreducibly modern, though the culture that produced them was certainly noto The interest architects have taken in Japan has already been studied by historians, but
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what they have not clarified is the weight of this attraction, how far it was really due to an influence and how much to coincidence. Above ali the reasons behind it have not been explored. One can conjecture that Japan represents something more than a mere staging piace in contemporary architecture and it embodies fundamental principles that go beyond its geographical confines. Bruno Taut went to Japan to shed light on this enigma of contemporary culture. He explored it using the instruments of an architect (an outstanding architect, though recognition came to him inexplicably late): he studied traditional Japanese architecture and produced . an impressive book, Houses and People of
Japan, as wel/ as a number of briefer essays. The selected passages that follow are meant to identify this purpose. But I must take responsibility for excluding other equally important aspects of these texts. Taut's approach is methodical. To understand the role of Japan in the West it is necessary to understand the forces it embodies. Taut decided to go and live with his wife in a traditional house in a smal/ town near Tokyo. So he explored belo w the surface and observed things at first hand as he gradual/y learnt to live there. The book presents this path to understanding, without concealing the author's occasionai bafflement when he moved into his new home, so different from those familiar to him.
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no è direzionata a individuare questa intenzione. Mi assumo quindi la responsabilità dell'esclusione di altri aspetti, pur importanti, nella concezione del testo. L'approccio di Taut è metodico: per capire il ruolo del Giappone nell'Occidente è necessario capire qual è la forza che da esso proviene. Egli decide allora di andare a vivere, con la moglie, in una casa tradizionale, in un piccolo paese vicino a Tokyo. Non si ferma quindi all' apparenza di un Giappone esteriore, non si limita a visitare i luoghi, ma osserva da vicino costringendosi a imparare ad "abitare" il Giappone. Il libro ripropone questo percorso, non celando lo smarrimento dell'autore nel prendere possesso del nuovo tipo di abitazione, completamente differente da quello a lui familiare.
l Tetto con bow-window. Porte scorrevoli.
3 Interno di casa iapponese.
l The floor. Sliding doors. Interior of a Japanese ouse.
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co di cotoneju steso sul letto e in cimaju posto un piccolo cuscino cilindrico, riempito con pula di riso e coperto con una federa bianca (p. 18). L'esercizio di spogliarsi senza l'aiuto di una sedia non ci dispiaceva: in/atti dopo essere stati seduti sul pavimento così a lungo le nostre gambe erano rattrappite e non vedevamo l'ora di distenderle. Mia moglie spense la lanterna e si distese. Poco più tardi disse: "E ora voglio proprio vedere come si fa a dormire. Ogni volta che ti giri da una parte è un dolore" (p. 19). Ma a fronte di questo iniziale disorientamento per la cosa concreta, diversa dalla sua idealizzazione, non manca mai quel fascino profondo che è la spinta verso questa esperienza.
Nell'assoluto silenzio che regnava mi resi conto delle linee parallele, perfettaFinalmente decidemmo di metterei a no- mente definite, delle porte scorrevoli, delstro agio nella casa. Ci togliemmo i cap- le superfici intonacate senza pittura, depotti e, insieme al cappello di mia mo- gli elementi in cedro, completamente priglie, riponemmo gli indumenti su alcu- vi d'ornamento. Non c'era niente di opniganci trovati nell'entrata. Secondo gli primente nel soffitto, i cui travetti e liusi giapponesi avremmo dovuto far que- stelli, insieme alla delicata struttura, desto subito, appena entrati in casa, o ad- finivano con semplicità lo spazio della dirittura prima, all'aperto, in quanto i stanza. L'ampia nicchia, detta tokonoma, dominava la stanza, altrimenti prisa di giapponesi, anche in inverno, depositacarattere, con l'unità del suo spirito arno i loro cappotti di fronte alla porta tistico. La stanza era vuota, ma un send'ingresso. Ma come potevamo sentirei so di pienezza era dato dalle stuoie digiuna casa? Nel soggiorno grande, adesso che era ancora tutto aperto, c'era un co [d'ora inpoitatami, n.d.t.}-nellastanfreddo insopportabile senza scarpe né za ce n'erano sei. Queste trasmettevano cappotti. Ma la piccola stanza, tra l'in- una indescrivibile naturalezza, un qualgresso e la cucina, le cui quattro stuoie cosa che non si avvicina né al concetto e mezza formano un quadrato di 2, 74 m di morbido né a quello di elastico, men di lato (non calcolando la piccola nic- che mai a quello di duro. Esse supplivachia), aveva un profondo braciere al cen- no allajunzione essenziale che da noi è tro del pavimento (p. 8). [ ..} Ma nonosvolta dal mobilio, e riuscivano davvero stante questo braciere cominciammo a a sostituire le sedie, le poltrone, i sofà, i sentire freddo. letti, i tavoli e tutto il resto (p. 10). n calore o lo spessore degli indumenti eu- Alla fine mi sentii pronto, spensi la lanropei è relativo alla temperatura della terna e mi coricai. Eravamo lì, a dorstanza, mentre in Giappone, come testi- mire dentro una lanterna di carta - comoniato dai cinque kimono del signor sì la stanza appariva, ricolma della luHirose, il criterio è relativo alla tempece lunare, stranamente diffusa e deliratura esterna che differisce solo di po- cata (p. 19). chi gradi da quella interna, in virtù del braciere (p. 10). La casa viene in seguito rovesciata n signor Mamada aveva ordinato tre da ogni angolazione, sperimentandone strati di soffici coperte su cui dormire, in l'uso e comprendendo le relazioni tra le parti. quanto noi non eravamo abituati a dormire sul pavimento, e anche tre cuscini per me, perché la mia altezza eccedeva Spiegazione della pianta della nostra la media giapponese. Un lenzuolo biancasa "Purificaziotie dell'anima".
Finally, we decided to make ourselves at home. We took off our coats, hanging them, together with my wife's hat, on hooks in the lobby. According to Japanese custom we ought to have done this immediately on entering the house, or even in the open air, for the Japanese actually put on their overcoats outside in front door even in winter. But how on the earth were we to make ourselves at home? In the larger living-room, which stili stood wide open, it was now unbearably cold without shoes or coats. But the small room, Iying between entrance lobby and kitchen, its 4 1/2 mats forming 9' 7" square not reckoning the little alcove, had a sunk brazier in the centre of the floor [... J (p. 8). But in spite of the braziers we begun to feel cold. The warm or thickness of European clothes is relative to the room temperature, whereas in Japan, as shown by the five kimono worn by Mr. Hirose, the criterion is the outdoor temperature which differs by only a few degrees, accounted for by the brazier, from that inside (p.10). Mr. Mamada had ordered three thicknesses of the wad~ed covers for us to lie on, as we were not used to sleeping on the floor, and for me, as my exceeded the average among Japanese an extension consisting of three cushions. A white cotton sheet was laid on the bed, and at the head a small, packed cylindrical pillow, stuffed with rice husks and covered with a white oversleep (p. 18). The unwonted exercise of undressing without the aid of chairs had done us good, for after sitting so long on the floor our legs were sore and we looked forward to stretching them out at last. My wife blew out her lantern and lay down. A little while later she said: "Well, l'm very curious to know whether you'lI be able to sleep. When one turns over from side to side, one gets terribly sere" (p. 19). But after this initial bewilderment at the concrete situation, so different from its idealization, the profound fascination that had ledhim into this experience carried him through. In the complete silence that reigned I became aware of clearly defined parallel lines made by sliding-doors, surfaces of plastered wall, which are void of paint or whitewash, of cedar woodwork entirely unornamented. There were nothing oppressive about the ceiling whose light boards and laths merely served, together with the delicate wooden framework, to define the room-space. The large alcove, or tokonoma, dominated an otherwise neutral room by the integrity of its artistic spirit. The room was
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empty; the straw mats alone - there were but six - gave a sense of content. These mats have a subtle quality of naturalness, a something that is neither soft, nor yet elastic, much less hard. They supply the essential functions fulfilled by furniture the world over, and actually replace chairs and armchairs, sofas and bedsteads, and to a large extent even tables (p. 10). At last I was ready, extinguished my lantern and lay down. There we were, Iying inside a paper lantern - for such the room seemed, filled as it was with moonlight. strangely soft and smooth (p. 19). He then explored every nook and cranny of the house, testing its use and understanding the relationships between the parts. Explanations of the ground pian of our House "Purification of Heart". 1. Standard measures - In the ground-plan of a Japanese house ali lengths and breadths, and in consequence also the forms and proportions of the room, are determined by dimensions of the mats [tatamll. But for insignificant divergences
in the side-rooms (lavatory, entrance, bath-room and kitchenl, [... J there is no reason for taking extra measures. The size of the room simply follows the number and positions of the mats. Here the mats are 6 ft. by 3 ft. (this measure varies slightly according to the different prefectures). The wood constructions, that is the post and the thresholds with two small grooves for the sliding-doors, are about 4 ins. square; the veranda is about as broad as a mat, though not exactly. Anyhow, no technical practice is needed for designing and understanding a Japanese house-plan. This is only of value if one is acquainted with the function of a Japanese house. Thus the Japanese house-owner is able to talk over his wishes with the carpenter. He can act more or less as an architect, following in a great measure his individuai inclinations. He may improvise, always being sure that no bad taste can spoil the whole on account of the obligatory size of the mats. The mats indicate the points where the wooden posts are erected, and determine the size and number of sliding-doors, those that transmit the light through their diffusing paper
4 Ground floor pian.
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pentiere. Può agire più o meno come un architetto, seguendo principalmente le sue personali inclinazioni. Può improvvisare, sempre sicuro che nessuna caduta di gusto riuscirà a compromettere l'insieme, che sarà comunque unificato dalla misura obbligatoria dei tatami. Questafissa i punti in cui verranno eretti i pilastri, e determina la misura e il numero delle porte scorrevoli, quelle che trasmettono la luce attraverso lo schermo di carta e quelle che separano le stanze e chiudono le dispense; queste ultime sono costituite da uno spesso cartone irrigidito da una leggera struttura di legno. Visto che la dimensione delle aperture coincide con quella dei tatami (naturalmente ridotta della misura dei pilastri), esse stesse sembrano tatami posti verticalmente. Per mantenere la proporzione dei tatami si opera una piccola riduzione in altezza che compensa quella in larghezza. Tale altezza, che misura quindi 173 cm, è perfettamente adeguata all'altezza media dei giapponesi.
5 Proporzioni a confronto.
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1. Misure standard - Nella pianta di una casa giapponese tutte le lunghezze e larghezze e, di conseguenza, le proporzioni e le forme, sono determinate dalle dimensioni dei tatami. A eccezione di insignificanti divergenze nelle stanze secondarie (servizi igienici, entrata e cucina), [...] non c'è ragione per utilizzare altre misure. La dimensione della stanza deriva direttamente dal numero e dalla posizione dei tatami. Qui i tatami sono 183 x 91 cm (tale misura varia lievemente a seconda della prefettura in cui ci si trova). I pilastri e le travi (con due piccoli solchi per le porte scorrevoli) che compongono la struttura lignea, hanno una sezione che è un quadrato di circa 10 cm di lato. La veranda è larga pressappoco, anche se non esattamente, come un tatami. In ogni caso, non è necessaria alcuna perizia tecnica per progettare e capire la pianta di una casa giapponese. Ciò dipende soltanto dal fatto se si abbia familiarità o meno con questo tipo di casa. Quindi il normale proprietario è perfettamente in grado di descrivere i suoi bisogni al car-
2. Il pavimento - Ogni parte della casa destinata ad abitazione è sollevata da terra 50-60 cm. Sotto c'è una camera d'aria inutilizzata. Non esiste cantina. Le piccole provviste sono tenute sotto il gradino della cucina, la cui pedata è costituita da una tavola rimovibile del pavimento di legno. [...} n pavimento rivestito di tatami è circa 3-4 cm sopra quello della veranda, per proteggerlo dalla pioggia (a eccezione del pavimento di legno della piccola stanza che è allo stesso livello). 3. Struttura - Si tratta di un "sistema a scheletro", ma differente da quello moderno d'acciaio o di cemento armato, differente anche dalla struttura delle case europee, in quanto la struttura portante non viene mai nascosta. C'è anche un'altra differenza: [...} la struttura portante diventa una parte essenziale della decorazione della stanza giapponese. [...} n tetto è semplicemente appoggiato sulla struttura che connette i pilastri. Non c'è alcun sistema, ad esempio una struttura triangolare, contro le sollecitazioni del vento. Tale funzione viene assorbita esclusivamente da travetti inclinati che si appoggiano alla struttura verticale. È singolare poi come l'elasticità alle sollecitazioni del vento sia incremen-
tata dalla presenza di pesanti tronchi, grezzi e contorti, posti al colmo dei pilastri. I travetti sono in realtà la vera struttura del tetto. Su di essi si appoggiano i puntelli, che crescono secondo l'inclinazione del tetto e sorreggono la struttura lignea sotto le tegole. [...} 4. Il soffitto e i muri interni - n soffitto è appeso alla struttura del tetto. Forse per questo i tronchi sono così pesanti e lievemente arcuati. [...} n soffitto ha lo stesso carattere delle porte scorrevoli e delle partizioni. Si osserva la massima economia nel consumo dei materiali. Dove non ci sono necessità strutturali il legno viene sempre usato in spessori assai ridotti. Ciòfa si che tutto sia di estrema leggerezza. Questo tipo di lavoro sta a metà tra la carpenteria e la falegnameria. La decorazione è in/atti compito dello stesso carpentiere che non si occupa, quindi, della sola costruzione, ma riesce anche a produrre giunti invisibili, di grande abilità artigianale. Quello che sipuò vedere all'interno di una stanza giapponese, secondo i criteri europei, è qualcosa di molto simile all'architettura di interni, completa di mobilio. [...} Come la carta e il giunco, anche i pannelli intonacati, inseriti nella strilttura lignea, mantengono interamente il loro carattere naturale. L'intonaco è bianco e finissimo, con un velo di grassello di calce, oppure leggermente più ruvido; in ogni caso, non viene utilizzata alcuna pitturazione né alcuna aggiunta di pigmenti. Un altro tipo di intonaco di colore ocra-scuro, grigio o grigioverde, è ottenuto sfruttando il colore naturale della sabbia. Lo strato difinitura, che completa un ciclo di due o tre altre fasi, è steso con raffinata abilità e l'effetto materico è ottenuto senza altri artifici. [...] 5. Il pavimento di legno - Questa è la sola superficie lucida della casa giapponese. [...]Le tavole accostate della veranda, che non sono coperte dai tatami, sono larghe circa 10 cm. La loro direzione è enfatizzata dal piccolo giunto triangolare. In questa direzione le donne, carponi, puliscono il pavimento con un tessuto umido. [...} 6. Estetica - L'estetica deriva come logica conseguenza da quanto descritto sopra. n tokonoma (nicchia in posizione
coverings and those that separate the rooms and close the cupboards. These latter doors are made of thick cardboard paper stretched on a light wooden frame. As their breadth corresponds to that of the mats (of course reduced in size because of the posts) the doors themselves look like mats set up on end. The small reduction in the breadth of the doors is made in the length too for maintaining the proportions of the mats. They are 5 ft. and 8 1/4 ins. height and so adequate for the average height of a Japanese.
is of extreme lightness. This style of work effaces the boundaries between the carpenter and joiner. Japanese interior decoration is a carpenter's task of extreme delicacy. He has not only to construct, but also to make invisible joints with great skill. What is seen inside the Japanese room on the walls and on the ceiling is according to European ideas already furniture-building. [...l As the paper and the mats keep entirely their natural character, this must also be the case with the planes of plaster fitted into the wooden frames. This plaster is white and smoothed with 2. The Floor - Ali parts of the house destined for natural lime or lightly rough, without any habitation are raised 1 ft. 4 ins. to 2 ft. above the addition of artificial colour or paint-wash. Another type of plaster is yellow-brown, greyish ground. Below there is an unused vacant air or grey-green, the materia I being natural sand. space. There is no cellar. Small provisions are An upper cover of this is laid on as a finishing kept underneath the step of the kitchen, the lid of which is formed by the removable boards of . touch after two or three processes of layers the wooden floor. [...[ underneath, a fine handwork with no addition of artificial roughness. [...l The matted floor lies about 1 1/2 ins. above the floor of the veranda to protect it from the rain. 5. The wooden floor - It is the only shining But the wood-covered floor of the smaller room is on the same level with the matted floor. surface in a Japanese house [...l. The boards of the veranda of the inner roorns which have no 3. Ct1nstruetion - It is a "skeleton-system", but mats run lengthways and are from about 4 ins. different from the modern steel or concrete broad. The direction is emphasized by the generally small triangular-profile at the joint. In skeleton, different also from the old wooden this direction, crawling on their knees and framework European house in that it shows hands, the women and girls clean them with a completely undisguised the supporting wet towel. [...l construction of the house. And there is yet another difference: [...[ the construction, meaning the supporting posts, is thus an essential part of 6. Aestheties - Aesthetics result as a logical consequence of what has been described above. the decoration in the Japanese room. [...l The tokonoma (raised alcove for pictures or The wood construction of the roof lies quite simply on the frames that connect the posts. ornarnentsl follows the same measurements as the mats in a very simple way. Its plaster is very There is no span against the wind-pressure little different frorn that of the wall in other parts made of pieces of wood stood in a triangle at and provides an admirable background for the the piace where the slanting rafters are hanging scroll, the flower vase and the incensecombined with the wall-construction. It is burner that are placed on its floor which is raised peculiar that this elasticity of the house to the about 4 ins. above the level of the room mats, wind-pressure is increased by the addition of and which must not be walked upon. The outer rather heavy, crooked, unlopped tree-trunks that are laid on the top of the post-frarnes. They are frame of the alcove is of specially selected cherry-wood. The post next to the tokonoma, the real support of the roof. On them stand probably merely a decorative one, is of a small posts that get higher according to the particular kind of wood rather lightly veined. The inclination of the roof, which rises towards the upper cross bar is of specially selected cherrymiddle, supporting the wooden framework below the tiles. [...l wood too. It lies about 8 ins. higher than the cross bar above the sliding-doors [...l. 4. The Ceiling and Inner Walls - The ceiling is The aesthetic quality of the Japanese house is suspended from the roof-construction. Perhaps based essentially on refinedtechnique. Construction in the static-rationalistic sense of that is the reason why those tree-trunks are so the word cannot be found. In this point the heavy and slightly arched. [...l Japanese house can be compared, in spite of The ceiling has the same character as the sole copiously expanded differences, to the Greek of the sliding-doors, the partitions. The greatest economy in the expenditure of material is tempie with its correct outlines, the exactitude observed. Ouite thin wood is used where no of its marble seams and ali its aesthetic refinement of technique of constructive support is needed and consequently everything
6 Sezione di una normale casa
,-
giapponese. 7 Struttura e dislivelli del pavimento.
6
rationalism, ali its beauty probably only been made possible because absence. [...l
having of this
6 Section of a Japanesl typical house. 7 Structure and differel floor levels.
7. Details; Inner and Outer Sliding-doors, Shutters, ete - The light translucent sliding-doors that separate the matted room frorn the veranda have no fastener. They have four parts of which the two middle ones have to stand facing to the room, this being good Kyoto style. If there are only two partitions, then the right one has to be stood inside. [...l 8. The Wall-eupboards - This small house has, without counting the veranda, an area of 11 1/2 mats. The wall-cupboards takes a space of two mats, and the tokonoma that of one mat, which is rather an high percentage of the entire space. The wall-cupboard in the sitting room is meant for the bedding and so ono The two others in the small room and near the bathroom are for household things. But its interior fitting was too primitive for our needs. 9. The Lavatory - Superstition is responsible for putting this in a part of the house where it not
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ne delle sue linee, l'esattezza dei giunti del marmo e tutte le rajJinatezze tecniche non ha niente del razionalismo costruttivo e probabilmente deve la sua bellezza a tale assenza. [...]
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7. Dettagli; porte scorrevoli interne ed esterne, chiusure ecc. - Le porte scorrevoli opaline, che separano la stanza con tatami dalla veranda, non hanno serrature. Queste hanno quattro parti di cui le due centrali si affacciano verso la stanza nel miglior stile di Kyoto. Se avessero avuto due partizioni, quella a destra sarebbe stata rivolta verso l'interno. 8. Gli armadi a muro - Questa piccola casa, senza calcolare la veranda, ha un'area di 11 tatami e mezzo. Gli armadi a muro hanno uno spazio di due tatami, e il tokonoma di un tatami, che è una percentuale piuttosto alta. L'armadio a muro nel soggiorno serve per riporre le coperte e il necessario per illetto. Gli altri due nella stanza piccola e in quella da bagno servono per gli indumenti dei proprietari. Ma la disposizione interna di questi guardaroba è primitiva per le nostre esigenze.
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8 Porte scorrevoli. 9 Utensili per la cucina moderna.
8 Sliding doors. 9 Utensiles of the modern kitchen.
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lievemente sopraelevata per le immagini o gli ornamenti) segue lo stesso sistema di misura dei tatami in modo assai semplice. n suo intonaco differisce lievemente da quello del resto della casa e costituisce uno splendido sfondo per appendervi lo scroll o il vaso di fiori e il fornello d'incenso che sono posti sul pavimento, rialzato di 10 cm rispetto a quello della stanza (su questo piano non si deve camminare). L'intelaiatura esterna della nicchia è in ciliegio accuratamente selezionato. n pilastro a fianco del tokonoma, probabilmente senzajunzione strutturale, è di un particolare legno delicatamente venato. La traversa superiore, pure in ciliegio, è posta circa 20 cm sopra le traverse delle porte scorrevoli. [...] La qualità estetica della casa giapponese è basata essenzialmente sulla raffinatezza tecnica. Struttura, nel senso statico-razionale, non ce n'è. Da tal punto di vista essa può essere paragonata, con tutte le notevoli differenze, al tempio greco. Anche questo in/atti, con la perfezio-
9. Il gabinetto - La superstizione è responsabile della posizione di questo ambiente che non solo ostacola la vista, ma infetta il soggiorno con i suoi miasmi.[. ..] 10. Il bagno e la cucina - n bagno è costituito da una conca ovale di legno. [...] n legno è un buon materiale e piacevole al tatto. Non trasmette i batteri, come è stato provato. [...] n piano di lavoro della cucina è alla stessa altezza di quello del bagno. Ciò semplifica le operazioni perché la conca può essere usata per lavare semplicemente aprendo una porta scorrevole e unificando le due piccole stanze. 11. Altre cose - Dall'esterno la casa non ha niente di quello che può essere chiamato "architettura" - nessun apparato decorativo. La decorazione si può rintracciare solo nelle tegole del tetto, ma queste non sono davvero niente di particolare. n carpentiere ha chiaramente evitato l'uso di lattoneria o di altro materiale del genere, realizzando accuratamente i coprigiunti e lefascette, e mettendo in ope-
ra una specie di tetto sopra le aperture, in modo da far scorrere facilmente via l'acqua. 12. Costi - Un carpentiere, uno dei molti invitati qui, disse che avrebbe potuto costruire una casa cosi.finita con tutti i dettagli, per 440 yen. Se si fa riferimento a una entrata media, per esempio quella di un professore, che è di 150 yen al mese, ciò significa che corrisponde a tre mensilità (pp. 32-39). Una volta indagata la casa in cui vive, Taut inizia a chiedersi i perché, a fare confronti, a osservarne i molteplici aspetti positivi o negativi: dalla disposizione rispetto al sole nelle diverse stagioni, agli strumenti della cucina, dalla concezione statica al funzionamento dei rudimentali "servizi igienici". Trova delle risposte che spiegano quasi sempre in termini razionali il funzìonamento della casa, anche quando alcune scelte vengono ritenute sbagliate. Infme le osservazioni vengono estese a un patrimonio tipologico più ampio possibile, andando a toccare i capolavori dell'architettura giapponese. Ma anche quando si sofferma sui templi, non smette di perseguire la sua ricerca. Il tempio che suscita il suo incondizionato interesse è senz'altro quello di Ise (praticamente scoperto per la prima volta da un occidentale), che non solo è il distillato di una casa preistorica, ma sarebbe incomprensibile senza intenderne l'uso (in questo caso assai particolare). Ogni venti anni, a volte ventuno, i templi sono distrutti e i materiali sono distribuiti in regalo. Nelfrattempo i carpentieri, vestiti negli stessi panni bianchi e con gli stessi alti copricapo neri dei sacerdoti, preparano il legno. n nuovo santuario viene così eretto nel sito fino a ora solo ricoperto con candidi ciottoli sui quali a nessuno era permesso di camminare. Quindi ogni santuario ha, per così dire, due lotti di terra adiacenti. Per vent'anni il santuario sta su quello di destra e nei seguenti venti sta su quello di sinistra (p. 144). Questa è pura architettura e non è costruita per ottenere effetti pittorici. Essa può essere solamente esperita attraverso i sensi che reagiscono alle sue straor-
11. Some Other Things -In outward appearance the house has nothing of what one would cali "architecture", no special decorative accomplishments. You might find them in the roof tiles, but here they are neither specially beautiful nor specially good. The carpenter has clearly avoided every use of tin and similar material by skilfully adjusting guard-board and fillets, also by the use of a small rooflike construction above an opening, so that the water may run off easily .
robes and high black caps as those worn by the priest, prepare the wood. Near by on a site that hitherto was only strewn with clean pebbles and on which no one may tread, the new shrine is erected. Thus every such a shrine has, so to say, two pieces of land next to each other. For twenty years it stands on the right plot and for the following twenty years on the left plot (p. 144). This is pure architecture and is not constructed for pictorial effect. It can be enjoyed only by the senses which respond to good proportions. Reason is not affronted because, as in Greece, support and burden are very clearly expressed. [".l The various elements of construction are so simply joined toghether that the mind is immediatately convinced that it could not be done otherwise (pp. 145-146). The art of omission is pushed to the extreme and the open halls for waiting or for ceremonies of the priests manifest an architectural purity achieved by simplicity that cannot be surpassed and does not exist anywhere else in the world, not even in Japan (p. 148).
12. Cost - A carpenter, one of the many visitors here, offered to build this whole house, just as it stands with ali its accommodation, for 400 yen. Based on a good medium income, for instance that of a professor which is about 150 yen a month this would mean not quite the income of three months (pp. 32-39).
Taut considered architectural questions in terms of the use of space. This might seem like a simplification of Functionalism ideas. But first of ali Taut had always been very criticaI of a banal stra in of Functionalism, as in his reflections on Katsura (another case where he was led to undertake a complete revaluation).
Once he had explored the house he lived in, Taut began to look for the underlying reasons, observe the manifold advantages or drawbacks of these buildings: their exposition to the sun in the different seasons, the cooking utensils, the conception of statics and the functioning of the rudimentary bathroom and sanitary facilities. The answers were almost always in terms of the rational functioning of the house, even when the choices were judged mistaken. Finally his observations were extended to as wide a range of housing types as possible, including the masterpieces of Japanese architecture. Taut found the tempIe of Ise (practical/y discovered for the first time by a Westerner) endlessly fascinating. Not only was it the essence of a prehistoric house, but it would be incomprehensible without an understanding of its specific use.
"What would you cali this architecture in modern terms?" I asked to my friends. After some talk we came to the conclusion that it was an architecture of function or one might also cali it an architecture of motive. The entire arrangement, from whichever side one rniqht care to look at it, followed always elastically in ali its divisions the purpose which each one of the parts as well the whole had to accomplish, the aim being that of common and normal utility, or the necessity of dignified representation, or that of lofty, philosophical spirituality. And the great mystery was that ali the three purposes had been united into a whole and that their boundaries had been effaced. I have stated on former occasions that the most important basis for further development of modern architecture lies in function. My sentence, "ali functional that works well looks well", has been misunderstood, and at times misinterpreted as referring only to utilitarian necessities and actual functions. In Katsura I found in an ancient building the absolute proof of my theory, which I regarded as a
only obstruct the view but also infects the sitting-room with its evil smell. 10. The Bathroom and the Kitchen - The bath is an ovai wooden tub [".l. The wood is of good materia I and agreeable to the touch. It does not transmit bacteria, as has been proved [".l. The working level of the kitchen is of the same height as the palace in the bathroom where the tub stands, thus simplifying work, as the bathtub can easily be used for washing by opening the connecting sliding-doors and making one of the two little rooms.
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Every twentv or sometime twenty-one years the shrines are pulled down and the materials are distributed as keepsakes. Meanwhile carpenters, dressed in the same snow-white
valid base for modern architecture
(p. 293).
Secondly Taut was wel/ aware that the world that produced the Japanese house is very different from a Western industrialized society, and that facile misunderstandings need to be avoided. As this is not meant to be a compendium for erecting Japanese houses in Europe or America, we had better go no further in our study of measurements and sizes. Indeed, the work of construction cannot be done mechanically for ali the helpful standardizing and normalizing. The carpenters take the greatest pains themselves to make everything fit properly and the mat-plaiter too specially work the mats that have to fit into the rooms of a new building, making them so exactly to their prescribed size that it is impossible even to stick a piece of paper in between the joints. Thus the Japanese standardization does not mean a manufacturing for stocking the modern way; it does not mechanize construction or eliminate handicraft. The mats, the most standardized product of Japan, are made by hand entirely (p. 207).
So what was the reaosn for the attraction exerted by Japan? The question can be reversed by stating that it stemmed from the stimulus it furnished. No doubt it was the search for an essence, the "ert of omissioti", pushed to an extreme that is almost unique. On the one hand technical details, like sliding doors, produced an aesthetic pleasure because they were a sophisticated technical solution; on the other hand the aesthetic of stripping away the superfluous was also a technical change, since it meant - for example - redesigning a particular joint. The architect experiencing the harmony of beauty as a real fact wishes now as a technician to test the paper sliding-doors. He slightly pushes one of the outer ones which is covered with transparent paper and is surprised to feel how smoothly and softly it moves without a metal rail, without oiling, only by reason of the exquisite cypress-wood and the astonishing workmanship [".l. The architect notes that it is just the delicacy of the horizontal wood above the cardboard sliding-doors and its simplicity in the smallest dimensions that mark the classic taste. The board batten fastened above the doors, often found in the district of Tokyo, is not so felicitous. It cannot actually be called ugly, but it rather over-emphasizes its function. The cardboard sliding-doors between the two rooms
DOCUMENTI/DOCUMENTS
dinarie proporzioni (pp. 145-146). L'arte dell'omissione è portata qui alle estreme conseguenze e questi spazi sono ottenuti attraverso una purezza architettonica che nasce dalla semplicità, che non può essere superata e non ha pari in nessun'altra parte del mondo, nemmeno in Giappone (p. 148). Le questioni architettoniche sono considerate quindi unitariamente all'uso dello spazio. Ciò potrebbe apparire il risultato di una semplificazione dell'ideologia funzionalista. Ma in primo luogo Taut si è sempre mostrato critico verso un funzionalismo banale, come ripete riflettendo su Katsura (altra grande rivalutazione del nostro autore). "Come definireste questa architettura in termini moderni?", chiesi ai miei amici. Dopo qualche discussione arrivammo alla conclusione che questa era un'architettura della junzione o della motivazione. Il progetto, da qualsiasi punto di vista lo si osservi, persegue sempre, con flessibilità, lo scopo che ogni sua parte e l'insieme si propongono, e cioè il soddisfacimento della comune e normale utilità, della necessità di una decorosa rappresentazione o di una nobile efilosofica spiritualità. E il grande mistero è che tutti e tre i propositi sono uniti in un tutto e i loro confini risultano indistinguibili. Ho dichiarato, in precedenti occasioni, che la più importante base per il successivo sviluppo dell'architettura moderna risiede nellajunzione. La miafrase, "quello chejunziona bene appare bene", è stata fraintesa e male interpretata come se si riferisse soltanto alle necessità utilitarie e allejunzioni in senso stretto. A Katsura ho trovato, in un edificio antico, la prova assoluta della mia teoria, che consideravo una valida base dell'architettura moderna (p. 293). In secondo luogo Taut è ben cosciente che il mondo che produce la casa giapponese è diverso da quello della società industriale e che non si può cadere in facili equivoci. Non ci spingeremo oltre nello studio delle misure e delle dimensioni perché questo non vuole essere un manuale per costruire case giapponesi in Europa o in
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America. È necessario però ajJermare che la costruzione non può essere ottenuta meccanicamente dalla standardizzazione e.normalizzazione. I carpentieri si danno una tal pena per ottenere che ogni cosa si disponga perfettamente e gli artigiani che costruiscono i tatami lofanno in modo così preciso che è impossibilefar passare unfoglio attraverso i giunti. Quindi la standardizzazione giapponese non conduce a una prefabbricazione in termini moderni; non meccanizza la costruzione e non elimina l'artigianalità. Basti pensare che il tatami, il prodotto più standardizzato del Giappone, è costruito interamente a mano (p. 207). Ma allora in cosa consiste il motivo di attrazione del Giappone? Si può ribaltare la questione affermando che ciò proviene dagli stimoli che fornisce. Senz'altro c'è la ricerca dell'essenziale, "l'arte dell' omissione", che è difficilmente rintracciabile altrove in tale forma estrema. Da una parte, gli elementi tecnici, come ad esempio le porte scorrevoli, producono godimento estetico in quanto soluzione tecnica di alto livello, dall'altra, l'estetica della riduzione opera essa stessa una trasformazione tecnica, ad esempio inducendo a progettare un particolare giunto. L'architetto che ha provato l'armonia della bellezza desidera ora, come tecnico, sperimentare le porte scorrevoli. Ne spinge delicatamente una di quelle esterne, rivestite di carta opalina, e rimane sorpreso da quanto dolcemente questa si muova, senza un binario metallico, senza olio, solamente per via di una deliziosa essenza di cipresso e di una sconvolgente precisione artigianale.]. ..] L'architetto nota che il gusto classico può essere individuato anche solo nella leggerezza e semplicità della traversa sopra la porta di cartone. La soluzione che spesso si trova nella provincia di Tokyo, in cui la traversa prevale sul montante, non felice. Non si può proprio dire che sia brutta, ma che enfatizza eccessivamente la sua funzio ne. Le porte scorrevoli della casa che sto visitando sono concluse con sottilissimi listelli, delle traverse e una sottile struttura laccata di nero. Non ci sono intagli di motivi con piccoli uccelli, non ci sono nemmeno onde ecc. L'idea è
pratica si estende in quella estetica e viceversa. Entrambe si compenetrano in una perfetta unità (pp. 179-180). In questo la differenza che esiste tra Occidente contemporaneo e Oriente antico tende straordinariamente allo zero, gettando un ponte tra distanze geografiche e temporali. Ma Taut non si accontenta dell'esteriorità delle forme. C'è un'altra affinità tra i due mondi, più difficile da percepire. Non tutto il Giappone, come non tutto il contemporaneo, raggiunge l'obiettivo dell'essenzialità. C'è anche un Giappone volgare, quantitativamente sovrastante, che privilegia il vistoso, la messa in mostra della ricchezza e delle maschere, degli atteggiamenti, rispetto alla semplicità delle esigenze della vita. Sia nel Giappone antico che nell'Occidente contemporaneo il raggiungimento del buon gusto è una lotta dura. Ecco allora che il libro viene concluso con una riflessione amara sull'opera di Kabori Enshu, grande architetto di Katsura. Quest'uomo, che ha lottato come daimyo contro un potere oppressivo e come architetto contro lo sfarzo testimoniato dai templi di Nikko, viene preso come emblema di una modernità che si può definire, paradossalmènte, extrastorica. Una modernità interiore. Inoltre il fatto che nell'edificio di Katsura sono osservati principi di assoluta modernità, testimonia che Kabori Enshu era un uomo completamente moderno, nonostante i tre secoli che da lui ci separano. Egli era una personalità che anche oggi dovrebbe combattere le stesse amare battaglie, vivendo in qualche parte della terra. C'è anche un altro segreto che va svelato: come è possibile che nonostante la maestria assoluta di questo artista la critica e la storia dell'arte se ne siano disinteressate? Si è portati a credere che ciò dipenda dall'infinito conflitto tra violenza e cultura. Lo Shogun, avendo probabilmente intuito che nel rajJinato lavoro di Katsura c'era una sottile critica aisuoipalazzi e templi, semplicemente cancellò il capolavoro dalla vista chiudendo lo alla popolazione giapponese. Ma il famoso artista nonju sepolto nell'ombra e, con il passare degli anni, la gente ricamò intorno alla sua-figura miti e leggende (p. 303).
in the house I am visiting are topped with very tin vertical rods, a few cross-sticks and a fine frame of black lacquer. There are no little birds fretted out of the woods, no waves etc. The practical idea is continued in the aesthetic, or vice versa. Both are combined in complete unity (pp. 179-180). In this regard the difference between contemporary West and ancient fast tends remarkably to be cancelled out, forming a bridge across a geographical and temporal abyss. But Taut goes beyond the surface forms. The affinity between the two worlds runs deeper, and is more difficult to grasp. Not ali of Japanese architecture, like not ali contemporary works, achieve the aim of simplicity. There is also a vulgar Japan, quantitatively dominant, which favours showiness, the display of wealth, compared with the simplicity of life needs. Both in ancient Japan and the contemporary West the attainment of good taste entails effort. This is why the book ends with a bleak reflection on theowork of Kabori fnshu, the great architect of Katsura, who as daimyo fought against oppression and as architect resisted the luxury displayed by the temples of Nikko: Taut takes him as the emblem of a modernity that can be defined, paradoxically, as outside history. An inner modernity. Yet the fact that the absolutely modern principles are to be observed in the building of Katsura, testifies that the personality of Kabori Enshu was an entirely modern one in spite of the lapse of three centuries, a personality which, even nowadays would have to fight the same bitter combats if residing in some parts of our earth. There is another secret to be revealed: how was it possible in ali the past years to conceal this artist and his masterly achievement from the scientific researches of art historians? One is inclined to look for the reason in the everlasting conflict between violence and culture. The Shogun, having probably felt the fine work of Katsura an everlasting silent criticism of his own palaces and tempie, simply removed it fram view by shutting out the Japanese population. But the famous artist was not to be buried in the shadows of the past and, as ti me went on, people wove around his personality legends and myths (p. 303).
Bruno Taut Bruno Taut nasce a Kiinisberg, in Prussia, nel 1880. Lavora prima con Bruno Mohring e poi con Theodor Fischer fino al 1909, anno in cui inizia una propria attività professionale. Nel 1912 vince il concorso per il padiglione della Deutschen Stahlwerksverband a Lipsia. Del 1914 è invece il padiglione noto come "Glas Haus", che ebbe un'ancora maggiore risonanza. Dal 1921 al 1924 è impegnato come Stadtburat a Magdeburgo progettando alloggi popolari oltre a intraprendere iniziative quali lafamosa "Magdeburgo colorata". Dal 1924 al 1932 è direttore dei programmi residenziali della GEHAG a Berlino, e porta a termine grandi realizzazioni (co-
struirà qualcosa come 20.000 alloggi). Si rammentano tra le altre la Siedlung Berlin-Britz (1925-30); la Siedlung Berlin-Zehelendorj(1926-31); la Berlin-Weissensee in Buschalle (1928-30). Nel 1932 inizia un esilio che lo porta prima a Mosca, poi in Giappone (dal 1933 al193 6), infine, dal1936 al '38, in Thrchia. Muore a Istanbul nel 1938. Oltre a un'attività professionale tra le più intense, Bruno Taut vanta anche una grande produzione teorica, testimoniata da ampi riconoscimenti e da una vasta quantità di libri e articoli. Si ricordano tra i suoi libri piùfamosi: Alpine Architektur (1917); Die Stadt-korone (1919); Bauen. Der neueWohnbau e Eìn Wohnhaus (1927); Houses and People of Japan (1937).
Taut seduto all'ingresso della casa.
Taut sitting in front of th house.
Bruno Taut Bruno Taut was born at Kiinisberg in Prussia in 1880. He worked first with Bruno Miihring and then Theodor Fischer unti11909, when he began to work on his own. In 1912 he won a competition for the Deutsche Sahlwerksverband at Leipzig. In 1914 he designed the pavilion called the "Glas Haus", which caused an even greater stiroFrom 1921 to 1924 he worked as Stadtburat at Magdeburg, where he designed state housing and also undertook projects like "Magdeburg coloured". From 1924 to 1932 he worked as director of housing programmes for the Berlin GEHAG, completing large-scale projects
(building something like 20,000 homes). They included the Siedlungen of Berlin-Britz (1925-30), Berlin-Zehelendorf (1926-31), and BerlinWeissensee in Buschalle (1928-30). In 1932 he went into exile, first living in Moscow then Japan (19331936) and finally Turkey (1936-1938). He died in Istanbul in 1938. Apart from his prolific work as architect, Bruno Taut also produced numerous books and articles on theoretical topics. The most famous writings include: Alpine Architektur (1917), Die Stadt-korone (1919), Bauen. Der neue Wohnbau and fin Wohnhaus (1927); Houses and People of Japan (1937)
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