Mug #05

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Anno 3 numero 5 - Luglio 2003 (Semestrale) Spedizione in A.P. - 70% - DCI - TV - Registrazione del Tribunale di Treviso n. 1141 del 26/09/2001

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studionext.it


Post-war, post-crisis, post-reconstruction, post new economy… Our concern for what comes after depends maybe on our habit of projecting the past into the future. The world of fashion has always disregarded this attitude for better or for worse. The Mug squad think that it is bad for us to forget about ourselves in fashion. It is good, instead to see ourselves in the near future without feeling the influence of the inevitably existing past. Then there is all that Mug speaks about. All you have to do is turn the page over and relax. Have a deep sip!

Dopo–guerra, dopo–crisi, dopo–ricostruzione, dopo–new economy. Ma anche dopo–barba, dopo–cena, after–hour… Quanto affanno per proiettare il passato nel futuro. Il mondo fashion ne è sempre stato fuori, nel bene e nel male. Qui a Mug pensiamo che il fashion, nel male, è dimenticare se stessi. Nel bene, invece, è vedersi nell’immediato futuro senza che il passato, pur presente come è giusto che sia, pesi. Poi c’è tutto quello di cui parla Mug: ma per questo basta girare pagina e rilassarsi. Have a deep sip.

Comme des pensées

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Comme des pensées

2+2=4

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2+2=4

The art of relationships

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L’arte delle relazioni

Christian Piccolo

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Christian Piccolo

Claudio Bottero

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Claudio Bottero

Innovation is catching on

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L’innovazione prende piede

Instant fashion

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Instant fashion

Rogan

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Rogan

Eskandar

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Eskandar

L’Eclaireur

Who is Pinko?

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Chi è Pinko?

Hannes Wettstein

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Hannes Wettstein

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Le vele… spiegate

Replacing luck

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Replacing luck

Dancing chic to chip

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Dancing chic to chip

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Are you experienced?

News

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News

Reviews

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Recensioni

Cinzia Pierini

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Cinzia Pierini

Malìparmi

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Malìparmi

The second coming

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The second coming

L’Eclaireur

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Sails… unfurled Are you experienced?

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COMME DES PENSEES

REI KAWAKUBO R

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ei Kawakubo was born in Tokyo where she studied philosophy at Keio University. After graduating she started working for a textile industry, and, in 1967, as a freelance stylist. In 1969 she set up on her own; in 1973 she established Comme des Garçons and presented her first women’s collection, followed in 1978 by her first men’s collection. Since 1981 Comme des Garçons has been a customary presence on Paris’ catwalks. Rei Kawakubo’s later fashion achievements are what all of us have been enjoying so far.

ph. Jean François Jose

ei Kawakubo ha studiato filosofia all’università di Keio, a Tokyo, dove è nata. Dopo la laurea comincia a lavorare in un’industria tessile, e lavora come freelance stylist nel 1967. Nel 1969 si mette in proprio, e nel 1973 fonda Comme des Garçons, presentando la sua prima collezione donna – la prima collezione uomo si aggiunge nel 1978. Nel 1981 Comme des Garçons presenta le sue collezioni a Parigi. Il resto è storia della moda di cui tutti godono.

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Per Rei Kawakubo ogni aggettivo è squalificativo. È qualcosa che tutti le riconoscono, anche chi non ama il suo lavoro. Mi riferisco al fatto che usare aggettivi per definire le sue creazioni è un mezzo non richiesto, non contemplato, inadatto perché i suoi capi nascono, si evolvono e si realizzano secondo un’idea compiuta in sè che accetta contributi solo se può essere se stessa – e null’altro – con più forza.

Adjectives are useless stuff when it comes to Rei Kawakubo’s works. In fact her creations are conceived and tailored following precise ideas open only to such contributions as enable them to be but more strongly themselves.


Since she was not educated to be a fashion designer, I do not think Rei Kawakubo uses adjectives when she passes her ideas on to her staff. If you want your assistants to realize an idea of yours just as you see and feel it in your mind, you don’t proceed by trial and error; you have to be precise, to suggest, to order. You can’t accept filters that may distort your idea, and your precision will be reflected in your creation; that’s why Comme des Garçons’ style is so special.

ph. Jean François Jose

Amo pensare che Rei Kawakubo non usi aggettivi quando trasmette le sue idee ai suoi collaboratori – non ha una formazione da fashion designer. Ciò determina con forza lo stile Comme des Garçons: se devi affidare la tua idea a terzi perché la sviluppino, e vuoi vederla realizzata come la senti/vedi dentro, non vai per tentativi. Sei preciso. Indichi. Ordini. E questa nettezza si riflette nella creazione, che vede la luce senza filtri, pronta a comunicare senza distorsioni.

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Il segno lasciato nel fashion da Rei Kawakubo è indelebile: la sua prima presentazione a Parigi, nel 1981, è nella storia mentre nel presente (e nel futuro) le influenze del suo approccio fuori dal “bel vestire” ma così intimamente dentro l’animo umano è patrimonio dei fashion designer più attenti allo sviluppo del loro lavoro. Rei continua a lasciare il segno, da allora, anche in settori diversi come la progettazione di interni (vedi le linee gentili ma rigorose dei suoi negozi a Parigi e a New York o la sua linea di mobili, prodotta in Italia).

The mark that Rei Kawakubo has left in fashion is indelible, not only for such epoch-making events as the 1981 Paris presentation, but also for her unconventional, deeply human approach to dressmaking and has become a landmark for modern fashion designers. No less significant is the mark that Rei has been leaving on interior design, with the gentle but rigorous lines of her Paris and New York stores, or the line of furniture made in Italy.

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In the world of Comme des Garçons ideas take on their shape following associations and patterns that come either from the unconscious or from experience; the lines of Rei Kawakubo’s clothes and of our body have a meeting point half way between our heart and matter, when wearing them makes us feel we are a certain person, at a certain place and moment. Additions, inversions, cuts that seem to be made with an air compressor rather than with a pair of scissors, pleats that contain cavities and viceversa, with a choice of fashionable colours. Rei Kawakubo plays with thought,

indeed she creates a play of shocking thought patterns which involve assuming risks; she has such a visual and cultural impact on people’s habits as only Coco Chanel was able to make. To think that a degree in philosophy is believed to give people no future!

ph. Jean François Jose

Nel mondo Comme des Garçons il pensiero prende forma secondo associazioni e giochi che sembrano venire ora dall’inconscio, ora da ciò che è noto: le linee dell’abito e quelle del corpo si incontrano tra cuore e materia, dove nascono le sensazioni che determinano il nostro essere la tale persona, nel tale posto, in un preciso momento. Appendici, rovesciamenti, tagli che sembrano fatti con l’aria compressa invece che con le forbici, pieghe che contengono cavità e viceversa, colori che vengono, ma anche colori che vanno. Rei Kawakubo gioca con il pensiero, anzi, realizza giochi di forme del pensiero, colpendo e prendendo rischi, influenzando il costume, per impatto visivo e culturale, come riuscì solo a Coco Chanel. E poi dicono che con una laurea in filosofia non si va da nessuna parte.

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MIRCO BRACCINI

e-mail: info@pedi.it 路 www.aldenshoe.com 路 Customer Service 0471/633222


2+2=4

BIFFI U

due più due deve sempre fare quattro, con sicurezza, velocità. Sarà forse per questo che le vetrine di Biffi sono così curate da essere un riferimento a livello internazionale, e che il negozio è visitato con curiosità perfino da chi la moda la crea.

ph. Andrea Pancino

no statement, quello dell’addizione nel titolo, che nella sua algida logica esprime tutta la passione, la competenza e l’atmosfera che troviamo da Biffi, a Milano. “È così che i milanesi veri ragionano, anche nel campo dell’abbigliamento” ci spiega Rosy Biffi, titolare dell’attività con la sorella Adele – attività che coinvolge l’intera famiglia e cinquanta dipendenti. Il negozio che abbiamo visitato è a Porta Genova, zona pulsante, vera, di Milano, fuori dal cosiddetto quadrilatero della moda. È attivo dal 1962, e l’allestimento attuale, dell’ampiezza di circa 500 mq, è stato curato da Gae Aulenti. Luminoso e in apparenza neutro, è in realtà calibrato per dare il massimo valore ai capi esposti, perché il credo di Biffi è quello della chiarezza: mostrare il capo nella miglior luce, renderlo subito chiaro, farlo scegliere – difficile, se non impossibile, trovare da Biffi gossip e chiacchiericci sul mondo della moda:

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ith its cold logic, the addition in the title expresses the passion, competence and atmosphere we find at Biffi’s fashion store, Milan. “This is the way true-born Milanese people’s minds work, also in the field of clothing”, explains Rosy Biffi who runs the store with her sister Adele, assisted by the whole family and a staff of fifty people. The shop we visited is at Porta Genova, a vibrant part of Milan outside the city’s fashion area. Established in 1962 the 500 square-metre space was fitted by Gae Aulenti; luminous and seemingly neutral, the store is so devised as to enhance the items on display, for Biffi believe in clarity: a garment has got to be exhibited in the best of light for clients to understand and choose it. No gossip or chats about the world of fashion at Biffi’s, as two and two has got to make four. The special care that Biffi devote to window- dressing has gained the store

international renown, so much so that it stirs the curiosity of fashion designers who often pop in for a visit.

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ph. Andrea Pancino

Le proposte di Biffi, più che anticipare le tendenze, vedono nitidamente nel futuro, e basta un giro in negozio per rendersi conto di come, insieme a gusto ed esperienza, anche l’abilità imprenditoriale conti molto per fare proposte uniche nel vero senso della parola: ci riferiamo a quel misto di capacità, umiltà e rispetto per il proprio lavoro e la clientela che forse è più facile trovare nelle aziende di abbigliamento di stabile successo che nei negozi dello stesso settore. Biffi dimostra come il negozio multimarca possa offrire il massimo alla sua clientela e abbia tante carte da giocare. La riscossa nei confronti di molte altre realtà non è certo una novità, ma sapere che Biffi prosegue con successo lungo questa strada da oltre trent’anni mette le cose in una prospettiva forse più concreta, e non solo a livello storico (anche se poi, la storia, la scrive chi rimane).


Looking around the shop you immediately realise that Biffi’s unique proposals are the combined result of their taste, experience, entrepreneurial ability and clear insight into the future. Competence, humility and respect for their work as well as for their clientele no doubt account for the maison’s success over the years. Biffi proves that a multilabel store has a lot to offer its clients, maybe much more than other kinds of shops. No matter how successful the latter may have been, the fact that Biffi have been thriving for over forty years enables us to put the matter into perspective.

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L’ARTE DELLE RELAZIONI arte delle relazioni di cui vogliamo parlare non ha nulla a che vedere con la diplomazia internazionale o con le public relation delle aziende, ma tratta di quell’espressione artistica che rende trasparente la parte creativa del suo lavoro per dare valore artistico al divenire ed al compiersi del lavoro stesso. L’occasione che cogliamo è quella di Arte Pubblica in Italia: lo spazio delle relazioni (6 giugno - 2 novembre 2003), una mostra curata da Anna Detheridge che si tiene a Biella presso la Fondazione Pistoletto ed è un evento della Biennale d’Arte di Venezia. Il tema della mostra - arte al centro di una trasformazione sociale responsabile - introduce ad un percorso che ripropone le diverse forme di dialogo e collaborazione con il pubblico in modo vivo, così da conservare la caratteristica di accessibilità che è fondamento di questo approccio artistico Il processo creativo, nell’arte pubblica, diventa infatti collettivo e coinvolge ambiti solitamente estranei ad esso come l’economia, la politica, la produzione, l’educazione e il tessuto sociale. La trasformazione/evoluzione sociale oggetto di creatività diventa così un bene reale e comune ridefinendo, ricucendo se non addirittura costruendo ex-novo rapporti tra le persone e il loro ambiente. Per dare un’idea del tipo di eventi che l’arte pubblica può creare, basterà citare il titolo di uno dei processi creativi ideati nel 2001 da Artway of Thinking, presente alla mostra, nella cittadina di Montescaglioso (MT): L’arte è un lusso? - Servizio Cab gratuito per artisti e residenti da Montescaglioso al mare. Conversazioni sull’arte contemporanea incluse. Se lungo quel tragitto in taxi ci fossero state delle gallerie, sarebbero state d’arte?

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L’esposizione presenta lavori di Artway of Thinking, A-titolo, Massimo Bartolini, Emilio Fantin, Fondazione Pistoletto, Alberto Garutti, Gruppo A12, Multiplicity, Cesare Pietroiusti, Stalker, Luca Vitone, Xing, Progetto Zingonia.

ph. Cristina Zanato

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he art of relationships The art of relationships we want to talk about is not a matter of international diplomacy or firms’ public relations, but has to do with such artistic expressions as make their creativeness transparent and ensure their future achievements. “Public Art in Italy: the space of relationships” (June 6 - November 2, 2003) is an exhibition organized by Anna Detheridge, held at Pistoletto Foundation, Biella, an event of the Biennial Art Exhibition, Venice. The theme of the exhibition – art within responsible social change – introduces us into various vital forms of collaboration and communication with the public meant to ensure art approachability. In fact, the creative process is a collective event in public art, and involves realities such as economics, politics, production, education, society. Social change as an object of creativity becomes a really shared resource which redefines the relationship between people and their environment. “Is Art a Luxury?”, is one of the creative events set up by Artway of Thinking at Montescaglioso, Matera, an example of what public art can achieve. The exhibition presents works by Artway of Thinking, A-titolo, Massimo Bartolini, Emilio Fantin, Fondazione Pistoletto, Alberto Garutti, Gruppo A 12, Multiplicity, Cesare Pietroiusti, Stalker, Luca Vitone, Xing, Progetto Zingonia.

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CINZIA PIERINI Esposizione dal 6 settembre al 29 novembre presso Spazio Lazzari, Treviso Exhibition at Lazzari Space, Treviso, from September 6th to November 29th

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assaggi da e attraverso la Storia, quelli attraverso le porte di Cinzia Pierini: storia come memoria mai passata, sempre rigenerata. Pittura come operazione demiurgica, quindi, cui ogni materiale è benvenuto, mai improvvisato o buttato lì. Colore e disegno creano, insieme, atmosfere di seduzione ed incanto, spingendo i sensi oltre le due dimensioni di una pittura vivace ed attenta. Cinzia Pierini è nata a Padova ma ha trascorso lunghi periodi della sua vita a Roma e a Firenze. Si è diplomata in scenografia all’Accademia della Belle Arti di Venezia, dove ha studiato sotto la guida, fra gli altri, di E. Vedova, L. Perugini e M. Soccol. Collabora come scenografa con alcune compagnie teatrali ed è insegnante di storia dell’arte, discipline pittoriche e nudo. Ha tenuto mostre collettive e personali in diverse città ed ha recentemente esposto alla Biennale d’Arte Contemporanea di Firenze, riscuotendo notevole successo di pubblico e di critica.

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inzia Pierini’s works are gateways from and through history which she conceives as ever-regenerating memory rather than as a set of dead recollections. In her paintings a variety of carefully selected materials seem to undergo demiurgical working; the charming and alluring atmospheres her works create are the combined result of colour and design, to the extent that our senses are urged past their liveliness and accuracy. Cinzia Pierini was born in Padua but lived for a number of years in Rome and Florence. She graduated in scenic design from the Academy of Fine Arts – Venice where she studied under the guidance of E. Vedova, L. Perugini and M. Soccol. She works as set designer for some theatrical companies and teaches history of art, pictorial subjects and nude. She has held exhibitions in various cities and recently took part in the Biennial Exhibition of Contemporary Art, Florence, where she met with the favour of both the public and the critics.


CHRISTIAN PICCOLO Esposizione dal 12 giugno al 30 agosto presso Spazio Lazzari, Treviso Exhibition at Lazzari Space, Treviso, from June 12th to August 30th

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hristian Piccolo’s works express his need for poise through a technique aiming at quasi manic perfection. The Artist uses simple, geometric “pure forms”, modular units to be read as representations of great expressive coherence. Consistent relationships of forms, all exclusively white, and a precise use of context create a spatial zero degree for watchers’ eyes to perceive, a starting point to establish a harmonic relationship between work of art and the surrounding environment. While at work Christian Piccolo always pays great attention to the relationship between his creations and man, as a human being’s correlation with the world is based on the model of his own body. Piccolo was born in Montebelluna in 1977 and lives at Signoressa di Trevignano, Treviso. He Graduated in 1996 from Liceo Artistico, Treviso, and has now enrolled in the Decoration Course at the Academy of the Fine Arts, Venice.

ph. Nicola Facchini

ei lavori di Chrisitan Piccolo emerge il bisogno di raggiungere un equilibrio attraverso un procedimento operativo governato da una perfezione quasi maniacale. È per questo che l’artista preferisce utilizzare “forme pure” semplici, geometriche, vere e proprie unità-modulo da leggere come rappresentazioni di massimo rigore espressivo. I rapporti rigorosi tra le forme, esclusivamente bianche, e l’attento utilizzo del contesto creano un grado zero spaziale all’occhio dell’osservatore, un punto di partenza per instaurare un rapporto armonico tra l opera e l ambiente circostante. Nel dare dimensione ai propri lavori, l’artista prende come punto di riferimento il possibile rapporto tra questi e l’uomo, visto che l’essere umano si rapporta al mondo attraverso la misura del proprio corpo. Christian Piccolo è nato a Montebelluna nel 1977 e risiede a Signoressa di Trevignano, Treviso. Si è diplomato nel 1996 presso il Liceo Artistico di Treviso, frequentando poi anche il quinto anno integrativo. Attualmente è iscritto al quinto anno del corso di Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia.

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CLAUDIO BOTTERO Esposizione dal 6 settembre al 29 novembre presso Spazio Lazzari, Treviso Exhibition at Lazzari Space, Treviso, from September 6th to November 29th

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intento primario dell’opera di Claudio Bottero sembra essere quello di vincere la durezza, la freddezza, la resistenza del ferro come materia, attraverso una perizia tecnica che rasenta talora il virtuosismo. Allievo di Toni Benetton, massima autorità nelle sculture in ferro, Bottero mira a dare al ferro una dimensione organica, che passa attraverso il confronto con le forme naturali e la loro rielaborazione. Simmetrie e asimmetrie vanno oltre le geometrie sfidando il possibile, restituendo all’artigianato, che è alla base della sua attività, quella valenza artistica propria dell’atavico sodalizio tra estetica e prassi: un sodalizio evidente nella personale proiezione di una linea naturalistica in forme sintetiche, a volte astratte, sempre e fortemente espressive.

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he primary aim of Claudio Bottero’s works seems to consist in mastering the hardness, coldness and strength of iron through a technique that verges on virtuosity. A former pupil of Toni Benetton’s, the top authority in iron sculpture, Bottero aims at turning iron into an organic system which he achieves through comparison with an elaboration of natural forms. Symmetries and asymmetries outdo geometrical canons, are a challenge to the possible and give the craft underlying Bottero’s activity an artistic standing. The ancestral coexistence of the aesthetic and the practical is evident in the projection of naturalistic subjects into abstract synthetic forms which never fail to be highly expressive.


MALÌPARMI

ph. Giovanni Gastel

a mostra “Una borsa a regola d’arte”, organizzata e ideata da Malìparmi, ed esposta presso lo spazio Lazzari di Treviso dal 12 al 25 giugno, nasce dal desiderio di creare un indissolubile connubio tra arte e moda e, insieme, fare qualcosa di concreto per i bambini dell’India. Annalisa Paresi, titolare di Malìparmi, e Silvia Bisconti, la stilista delle collezioni di abiti ed accessori del marchio, hanno chiesto a quindici creativi di reinterpretare un classico della produzione Malìparmi, la borsa Marrakech. Sono nati così quindici pezzi unici che fanno parte di una mostra itinerante, con tappe anche a Milano Marittima, Palermo e Milano dove le opere saranno messe all’asta e il ricavato destinato all’associazione “Udayan Care” di New Delhi. La mostra ha avuto come prima tappa la nuova boutique monomarca di Padova, inaugurata il 3 aprile scorso al civico 120 di Via Umberto I. Lo spazio del punto vendita è organizzato in modo armonico e organico e riflette, nella scelta dei colori, dei materiali naturali e dei contrasti tipicamente mediterranei, l’inconfondibile stile Malìparmi. In cento metri quadri, articolati su un solo livello e modulati in diverse aree espositive, la clientela può trovare le collezioni di abbigliamento, le preziose borse e le calzature, i bijoux ma anche sostare in un salottino per bere qualcosa e consultare libri e riviste. La mostra e l’apertura della boutique di Padova rientrano in una precisa strategia di riqualificazione del marchio, che da un lato si attua attraverso precise scelte stilistiche e dall’altro si concretizza con politiche distributive mirate.

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State-of-the-Art Bag” is an exhibition planned and organised by Malìparmi to be held at Lazzari Space, Treviso, from 12th to 25th June, the outcome of their wish to weld art and fashion and to do something tangible for Indian children. Annalisa Paresi, The owner of Malìparmi, and Silvia Bisconti, the designer of the label’s collections of clothing and accessories, have asked 15 designers to create as many variations on “Marrakech”, a bag which is a classic of Malìparmi production. The fifteen resulting uniques make up a touring exhibition which will stop over in Milano Marittima, Palermo and Milan where they will be auctioned and their proceeds donated to “Udayan Care”, a New Delhi association. The exhibition first stopped off at Malìparmi’s new Padua single-label store and was inaugurated on 3 April last at 120,Via Umberto I. The store is efficiently and harmoniously organized; it displays a choice of colours, natural materials and typically Mediterranean contrasts which mirror the store’s unique style. The 100 square-metre one-storey space is divided into different areas where customers can find the clothing collections, the precious bags and footwear, Malìparmi’s jewelry, but can also relax in a small sittingroom sipping a drink or leafing through books and magazines. The touring exhibition and the opening of the Padua store are the outcome of a precise stylistic choice and a targeted distribution policy meant to upgrade the label. ph. Fabrizio Fenucci

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L’INNOVAZIONE PRENDE PIEDE L

a creazione della Fusion Shoe, lanciata a Firenze in occasione dell’ultimo Pitti Uomo, ha segnato un’importante evoluzione per Henderson, marchio calzaturiero di lunga tradizione con a capo i fratelli Baracco che presenta una nuova collezione di livello assoluto. La Fusion Shoe è stata infatti realizzata unendo le caratteristiche della manifattura tradizionale con concetti di derivazione dal mondo sport: flessibilità senza pari, materiali e lavorazioni di altissimo pregio ne fanno, già alla sua nascita, un oggetto cult. I procedimenti produttivi che rendono unica la collezione Henderson uniscono manualità, creatività ed alta tecnologia: il Blake Sewing prevede una complessa serie di prelavorazioni eseguite direttamente sul cuoio per ottenere una solida e precisissima cucitura tra tomaia e suola; la lavorazione del mocassino, invece, prevede il suo montaggio a mano sulla forma, e altri step manuali per la cucitura allo scopo di garantire una assoluta impermeabilità - per non parlare della flessibilità, del comfort e della durevolezza. A capo del progetto della Fusion Shoe è Alberto Del Biondi, 40 anni, designer veneto fondatore della Industria del Design: impresa dove creatività e management si fondono in modo innovativo e concreto per rispondere alle più moderne esigenze del business.

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FUSION SHOE HENDERSON H

enderson Fusion Shoe: innovation is catching on. Fusion Shoe, launched at the latest “Pitti Uomo”, Florence, is an important step forward for Henderson, a longestablished footwear brand managed by Baracco brothers who now present a first-rate collection. Fusion Shoe combines the features of traditional manufacture with ideas from the world of sport and is a cult item for its flexibility, materials and finish. The Henderson collection is unique in that it combines creativity, high technology and manual skill. Blake sewing schedules a complex set of operations on the leather that lead to precise and robust seaming of uppers and soles; moccasins, once fitted into the shoetree by hand, undergo further hand sewing that makes them rainproof, flexible, comfortable and durable. Fusion Shoe project is headed by 40year-old Veneto- born designer Aberto Del Biondi, the founder of “Industria del design”, a firm that blends innovative, concrete creativeness and management to meet present-day market demand.


INSTANT FASHION C

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ealth, social status, power: that’s what footwear has always stood for in human history, and due to its symbolic virtue, fashion has always come before convenience. In ancient times the only items of footwear conceived for specific technical use were those for Roman legionaries. Things that we take for granted today have had ups and downs over the centuries: the difference between right and left shoe was known in Roman times, but was lost throughout the Middle Ages and was revived only in the XIX century; high heels as we know them today were introduced in the XVI century, whereas the 60-centimetre-high stilts that the Venetians used in the XIII century were later limited in weight by laws meant to curb damage to wearers by reducing gold and precious stone decorations. The footwear we know and like today is deeply rooted in our taste and symbolic projections and is the outcome of the times rather than the product of century-old evolution. High quality, special craftwork as well as valuable, sophisticated materials combine to give footwear comfort, luxury and trendiness. If fashion products are made more personal it is because precious differences and details are what enthusiasts appreciate. Men’s shoes, in particular, are cult items whose charm is not rooted in history but in the atavic soul of Instant Fashion that makes you feel the world… at your feet.

ph. Andrea Pancino

enso, classe, potere: le calzature rappresentano tutto ciò al primo istante fin dagli inizi della storia umana. La moda è venuta sempre prima della praticità, se si parla di piedi: la calzatura ha un grande potere simbolico. In effetti, prima dei tempi moderni l’unica calzatura pensata per un uso “tecnico” specifico è stato il calzare dei legionari romani. Non parliamo poi di cose che oggi diamo per scontate, che hanno avuto alti e bassi nei secoli seguendo logiche che oggi molti critici chiamerebbero “il degenerare consumista della moda e del costume”: la differenza tra scarpa destra e sinistra era d’uso tra i Romani per poi perdersi nel Medioevo fino all’Ottocento e quindi ritornare, mentre il tacco come oggi lo conosciamo si sviluppa con fatica a partire dal Cinquecento – ovviamente non teniamo nel computo i trampoli da 60 cm che si usavano a Venezia nel tredicesimo secolo e che gravi danni fecero, tanto da far varare leggi apposite per limitare almeno le decorazioni d’oro e di preziosi che appesantivano pericolosamente le già letali strutture lignee... La calzatura che oggi conosciamo e amiamo non deroga dalla regola: è figlia dunque più dei suoi tempi che di una evoluzione secolare, essendo forse come mai prima ficcata profondamente nel gusto e nella girandola simbolica dell’animo umano. Artigianalità, lavorazioni particolari, materiali sofisticati e pregiati oggi lavorano insieme per un risultato che tende a non escludere nulla tra comodità, lusso e moda, e la singolarizzazione delle tendenze porta a diversità preziose quanto certe differenze di dettaglio riservate ai cultori del genere. Le calzature da uomo, in particolare, sono oggetti di culto con radici e tradizioni affascinanti: per capirle bene, però, sarà meglio aver chiaro che cotante radici affondano in luoghi che non sono fatti di secoli o di storia a perdita di memoria, ma nell’animo atavico dell’Instant Fashion che ti fa sentire il mondo... ai tuoi piedi.

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Allen Edmonds Fra i più prestigiosi marchi statunitensi, è figlio di una saga familiare degna di uno sceneggiato TV di qualità. La scelta dei materiali (Elbert Allen girava il mondo alla ricerca dei pellami migliori) è stata fondamentale fin dagli inizi, intorno al 1920, così come la ricerca sulla morfologia e le dinamiche di movimento del piede - tanto da fare per lungo tempo Allen Edmonds fornitore delle forze armate USA oltre che riferimento per il comfort più lussuoso.

Among the most prestigious USA brands, Allen Edmonds evokes a family saga that would make a quality TV soap. The selection of materials has been decisive eversince the firm was established in 1920 (Elbert Allen used to travel around the world for the best leather). No less important was his research on foot morphology and dynamics, to the extent that Allen Edmonds has long supplied the US Army and been associated with luxury and comfort.

Calzature realizzate in Francia dall’ultima erede, Olga, di una famiglia italiana. Sono scarpe di culto assoluto a livello mondiale per qualità e soluzioni particolari - una per tutte, la scoperta che la luce della luna tinge di chiaro determinati pellami. Il modello nella foto, è lo storico escarpin à lacet, ideato nel 1895 e tutt’ora realizzato con un solo pezzo di pelle, senza nessuna cucitura. Tra la clientela Berluti i Kennedy, Onassis, Hirohito, Roman Polanski, Andy Warhol, che ne comprava paia vecchie di vent’anni...

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Made in France by Olga, the last scion of an Italian family, Berluti is top cult footwear the world over for its quality and innovative solutions, like the discovery that certain types of leather take on a clear colouring in moonshine. The model in the picture is epochmaking “escarpin à lacet”, designed in 1895 and to this date made out of a single seamless piece of leather. Among Berluti’s clients are: the Kennedys, Onassis, Hirohito, Roman Polansky, Andy Warhol who used to buy 20-yearold pairs…

ph. Andrea Pancino

Berluti


Church’s Fra le molte aziende calzaturiere inglesi che affondano le loro radici a Northampton, vicino Londra (zona nota per le sue concerie da tempo immemore), Church’s può vantare tradizioni familiari attive nel settore risalenti addirittura al 1675. Come la conosciamo ora, comunque, fu fondata nel 1873, e all’inizio del ‘900 già raggiungeva raffinati intenditori in tutto il mondo.

Among countless English footwear industries rooted in Northampton, not far from London, an area that tanneries have made famous from time immemorial, Church’s can pride themselves on a family tradition dating from 1675. As we know it today the firm dates from 1873, and early in the 20th century its footwear was already cherished by refined connoisseurs from all over the world.

Grenson Grenson è considerata l’azienda capostipite dei calzaturieri inglesi (fu uno dei primi marchi legalmente registrati a Londra, nel 1913). Anche qui il fondatore, William Green, si trovò a respirare tannino e pellami fin da piccino. A 31 anni decise di mettersi in proprio curando ogni aspetto dell’azienda, senza quindi trascurare l’aspetto commerciale: agli inizi del ‘900 il 50% della produzione era destinato all’esportazione in tutto il Commonwealth. Good job, Mr Green.

Grenson is considered the father of English footwear makers and one of the first labels registered in London in 1913. Its founder, William Green, chanced to breath the atmosphere of tanneries since he was a boy. At 31 he decided to set up on his own and to run the firm himself. Early in the 20th century 50% of the firm’s output was sold in the Commonwealth. Good job, Mr Green!

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John Lobb La prima boutique John Lobb fu aperta a Londra, Regent St., nel 1866, se questo vi dice qualcosa. John Lobb cominciò facendo scarpe per minatori in Australia, e una volta emigrato in Inghilterra mandò un paio di stivali da cavallerizzo al principe di Galles chiedendo (e ottenendo) di diventare suo fornitore. Pur offrendo una vasta gamma di modelli su misura e non, alla John Lobb si utilizzano ancora macchine tradizionali: dalle loro linee di produzione sono bandite quelle automatizzate.

The first John Lobb boutique was established in Regent Street, London, in 1866, if that means anything to you. At the very start John Lobb made miners’ boots in Australia, and, once he moved to England, he sent a pair of riding boots to the Prince of Wales asking and obtaining to become his supplier. The shop offers a wide range of standard and custom-made models, made with traditional machines at John Lobb’s workshop from which computerised ones are banned.

Le origini di Paraboot vanno ricercate nei primissimi anni del ‘900, quando Rémy Richard produceva le sue prime scarpe in un villaggio francese ai piedi delle Alpi. Durante la prima guerra mondiale Richard riparò le scarpe a migliaia di soldati: imparò bene come e dove una scarpa deve essere robusta. Nel dopoguerra, appassionato dal suo lavoro e dalla filosofia insita nel camminare, cercò materiali e idee che gli permettessero di creare scarpe di robustezza leggendaria e di spiccata personalità.

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Paraboot’s origins are to be traced as far back as the early 20th century, when Rémy Richard made his first shoes in a French village at the foot of the Alps. During World War I Richard mended the boots of thousands of soldiers and learnt how and where footwear has to be robust. An enthusiast of shoemaking, interested in the problems involved in walking, after the war he looked for such materials and ideas as could enable him to make strong quality shoes.

ph. Andrea Pancino

Paraboot


Premiata Premiata è un’azienda italiana il cui stile unisce quello dell’eleganza classica con lo spirito del rock anni ‘70 e ‘80, e vede la scarpa come complemento allo stile personale di un uomo sicuro di sè. Le sue collezioni non sono mai a tema, o “di moda”, sono invece idee declinati in pelle secondo uno stile che fa riferimento solo a se stesso. Premiata è fra le pochissime aziende top italiane a produrre le sue calzature completamente in Italia: lo standard qualitativo ricercato, va da sè, è quindi elevatissimo.

Premiata is an Italian firm whose style combines classical elegance with the spirit of rock of the ‘70s and ‘80s and considers footwear as a complement of a self-confident man’s personal style. Their collections are never fashionable or thematic, but are ideas in leather with a unique style. Premiata is one of the very few Italian firms that makes its footwear in Italy achieving a very high, sophisticated quality standard.

Tricker’s Fra i marchi storici della zona di Northampton, Tricker’s è forse quello che cerca di unire maggiormente la tradizione calzaturiera inglese alle possibilità dei processi industriali di oggi - ferma restando una qualità di assoluto rilievo. Molti modelli vedono infatti le classiche linee UK molto ammorbidite per dar vita a scarpe attuali ma dal profilo classico. Nonostante questa proiezione verso il futuro, la sede produttiva e commerciale di Tricker’s non si è spostata di un pollice da Northampton, dove tutto cominciò nel 1829.

Among the historical brands of the Northampton area, Tricker’s is maybe the one that most tries to couple English footwear tradition and the potential of today’s industrial techniques; the result is footwear of outstanding quality. In many models UK lines are somewhat softened to make classical footwear for today. Despite their modernity Tricker’s have chosen to keep their headquarters at Northampton where they began in 1829.

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THE SECOND COMING S

econda collezione Y-3, Yohji Yamamoto-adidas ancora insieme nel concetto di fusion tra sport e style. Materiali hi-tech: neoprene, winter mesh e polar fleece. Presi dagli sport e dalla ricerca adidas, enfatizzati da dettagli di lusso e dai particolari sofisticati di Yamamoto. Colori, linee e dettagli si ispirano al rugby, al motocross al mondo adventure e army. Nero, navy, bordeaux scurissimo con flash bianchi, i colori, 3 strisce e il logo Y-3 in arancio, i dettagli. Y-3 è distribuita nel mondo in 300 selezionati punti vendita e per la prima volta si affaccia sul mercato nipponico. Y-3 The future in Sportswear.

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Y-3


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he second Y-3 collection: Yohji Yamamoto-adidas share once more the concept of sport and style fusion. Hi-tech materials: neoprene, winter mesh and polar fleece, drawn from sports and adidas’ research, emphasised by Yamamoto’s, sophisticated luxury details. Colours, lines and details are inspired by rugby, scrambler racing and the adventure and army worlds. The colours: black, navy, very dark white-flashed burgundy; details: three stripes, the orange logo Y-3. Y-3 The future in Sportswear.

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ROGAN R

ogan Gregory respira denim fin da piccino. Pare lo abbia usato anche come carta da parati in un suo appartamento. Le sue creazioni sono lo stato dell’arte per qualità del taglio, finissaggio, capacità di interpretazione del costume e del sentire giovane, sì, di tendenza sicuramente, ma con in più un tratto di purezza e semplicità che portano Rogan fuori dai giochetti di in e out. Passato e Presente, vecchio denim e finiture hi-tech: quanto ancora c’è da scoprire dal punto di vista tecnico e creativo? C’è un mondo meraviglioso di finiture che sta a voi scoprire. Con un po’ di fantasia e tanto lavoro potremmo avere una chance, caro mio. Quale sarà il prossimo punto d’incontro tra il vestire e l’ambiente circostante? Bella domanda… C’è un rapporto stretto e al tempo stesso lontano tra il vestire e l’ambiente circostante. Solo quando le stelle si allineeranno con la costellazione “sofa King cool 14” sapremo quale sarà il loro prossimo punto d’incontro. Lei lavora a New York: in che modo influisce questo fatto sulla sua opera? I meravigliosi, caldi odori di un afoso e opprimente pomeriggio d’agosto che olezzano per le strade e i vicoli. Il frastuono dei clacson delle auto e dei camion della spazzatura la mattina, Canal Street a mezzanotte… Queste sono solo alcune delle molte suggestioni che hanno un influsso sul mio lavoro a New York.

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ogan Gregory has had to do with denim ever since he was a little boy. Rumour has it that he used denim as wall paper in one of his flats. His creations are the state of the art for the quality of their cut, their finishing, their capacity to interpret young people’s habits and feelings. Trendy items, no doubt, whose simplicity and purity set Rogan above the whims of what is in or out. Past and present, old denim and hi-tech finishing: how much is to be yet discovered technically and creatively? There is a wonderful world of “finishing” possibility out there that is yours to discover; with a little imagination and hard work we just might have a chance, my young grasshopper. What will be the next meeting point between clothing and the ambience around? Very good question… There is a very close but distant correlation between the clothing and the ambience around. Only when the stars align with the “sofa king cool 14” constellation will we know what their next meeting point will be. You work in NYC: what’s the influence of this on your work? The wonderful hot smells on a muggy/ stagnant August afternoon meandering through the streets and alleyways. The din of car horns and garbage trucks in the morning, Canal street at Midnight... This is just a few of the many images that influence my work in NYC.


ESKANDAR E

skandar ha la sua base a Londra in un grande spazio che ospita le collezioni di abbigliamento uomo, donna e bambini, le collezioni per la cura della persona, la gioielleria, l’homeware e tanti, tanti fiori freschi. Quello di Eskandar è un approccio avvolgente, naturale, lussuoso ma apparentemente senza una particolare idea dietro che non sia quella del benessere personale. Un altro spazio è stato di recente aperto da Eskandar anche vicino a New York City. Cosa c’è dietro al suo approccio naturale ma senza tutte le giustificazioni new age, esotiche o etiche che altri usano? Amo usare tessuti naturali per le mie collezioni: nulla è più piacevole a contatto della pelle del cotone puro, della seta o del cashmere. I miei capi si ispirano a forme tradizionali di tutto il mondo che hanno resistito alla prova del tempo, ma sono creati per il presente. La nostra gamma di prodotti per il bagno e il corpo, come gli abiti, contiene solo prodotti naturali, tutti di altissima qualità. Credo che i prodotti naturali siano attualmente considerati una scelta moderna e intelligente piuttosto che etica o new age; oggi i consumatori scelgono prodotti naturali in molti settori. I vostri prodotti si possono reperire anche via internet: un’estensione della vostra filosofia o solamente un fatto economico? Credo che internet sia un’estensione naturale della nostra attività economica. La collezione Eskandar viene venduta a livello internazionale, e internet è uno strumento fantastico per fornire informazioni in qualsiasi parte del mondo, 24 ore al giorno. Il nostro fine è di offrire un servizio di buon livello ai clienti dei nostri negozi: il nostro sito web è solo per le informazioni. Sono ancora restio a vendere tramite internet, perché il contatto personale con il cliente è molto importante. Che atmosfera si può respirare nei vostri spazi “lifestyle”? Ci siamo proposti di creare spazi che diano un senso di storia. Amo usare materiali vecchi e di recupero. Il pavimento del nostro negozio londinese è fatto di assi di quercia vecchie di 300 anni provenienti dalla Francia, le porte degli armadi sono vecchie imposte francesi, con il loro colore originale screpolato e malandato, e le scale sono fatte con vecchie traversine ferroviarie. Volevamo che lo spazio comunicasse tranquillità: il negozio di Londra è distante dalla via principale, e quindi una volta che i clienti ci arrivano dovrebbero sentire di fermarvisi e di trascorrervi del tempo.

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skandar is a large London space for the display of men’s, women’s and children’s collections, a bath and body range, jewelry, homeware and so many fresh flowers. Eskandar’s is a natural but intriguing and luxurious approach to fashion. Apparently suggesting no other idea but the person’s well-being, Eskandar has recently set up a store near N.Y.C. What’s behind your approach, so natural but without all the new age, exotic or ethic “justifications” others use? I love using natural fabrics for my collections, nothing feels better next to the skin than pure cotton, silk or cashmere. My clothes are inspired by traditional shapes from around the world - shapes that have stood the test of time - but they are designed for today. Our bath and body range, like the clothes, contains only natural products, all of the highest quality. I feel natural products are now regarded as a modern, intelligent choice rather than ethical or new age - consumers are choosing natural products in many sectors today. Your products are available via internet too: a natural extension of your philosophy or just business? I think the internet is a natural extension for our business. The Eskandar collection is sold internationally, and the internet is a fantastic platform for providing information to people anywhere in the world, 24 hours a day. We aim to offer a high level of customer service in our stores: our website is only an information site, I am still resistant to selling via the internet as the personal contact between people is very important. What kind of atmosphere can we breathe in your “lifestyle” spaces? We have aimed to create spaces which give a sense of timelessness. I love using old and reclaimed materials. The floor in our London shop is made of 300 year old oak planks from France, the doors to the cupboards are old French shutters, with their original cracked and distressed paintwork, and the stairs are old railway sleepers. We wanted the space to feel relaxing, the shop in London is off the beaten track, (away from the high street) so once customers are there, they should be encouraged to stop and spend time.

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L’ECLAIREUR L’

Eclaireur è una boutique, fondata nel 1980 a Parigi da Martine e Armand Hadida, che fin dagli inizi ha saputo cogliere e proporre storie e vita dietro le proposte di abbigliamento. Fare proposte che lascino il segno in una città come Parigi non è certo facile, ma è all’Eclaireur che le migliori idee delle collezioni più fresche trovano incessantemente spunti interessanti e mix in grado di dar loro ancor più valore. L’attuale spazio ne è la dimostrazione: circa 400 mq in rue des Rosiers che hanno ospitato anche motociclette, chef de rang al lavoro, proposte di design e di innovazione tecnologica avanzata. Il continuo richiamo con elementi estranei al fashion ma ben… presenti al presente, crea sapientemente un’atmosfera unica con il lavoro dei fashion designer migliori, miscelati con il gusto per l’innovazione che parte dai gestori ma non fa a meno di accogliere e stimolare le preferenze della clientela: fedele e attenta alle proposte di nuovi nomi che l’Eclaireur ospita da sempre più che volentieri. L’Eclaireur è profondamente parigino: basti pensare che Dyptique, vecchia conoscenza di Mug, ha prodotto una candela con il suo nome - non crediamo lo abbia fatto solo perché éclaireur significa: colui che illumina, che scopre, che trova strade mai battute…

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L’

Eclaireur is a fashion store which Martine and Armand Hadida set up in Paris in 1980. Ever since it was established the store has been able to propose clothing that goes deep into the essence of life. To leave the mark on the Paris fashion world is no easy matter, yet the Eclaireur incessantly proposes interesting clues and ideas in collections which are enhanced by innovative combinations. The 400 square-metre space at Rue des Rosiers has displayed also motorbikes, chefs de rang, design proposals and advanced technological innovations. Endless reference to elements that have nothing to do with fashion but strongly remind watchers of the present creates a unique atmosphere, with the contribution of some of the best fashion designers and the taste for innovation of the owners who do their utmost to please and stimulate their clients’ tendencies, by exhibiting the creations of ever new stylists. L’Eclaireur is deeply Parisian; suffice it to say that Dyptique, an old acquaintance of Mug’s, have produced a candle that bears its name. We don’t think they did so only because “éclaireur” means: one who lights up, discovers, finds new ways…

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CHI È PINKO? P

er alcuni è un prontista, per altri un ex prontista. Per i meglio informati, Pinko è un brand di tendenza che usa materiali di Dondi, Mario Boselli, Limonta, Nero su Nero e sta costruendo la nuova sede con l’architetto Guido Canali. Lo staff creativo di Pinko è di prim’ordine: collabora con Steven Klein per i servizi fotografici e ha instaurato partnership con Selfridges, Harrods, Harvey Nichols, Galeries Lafayette, Samaritane. Pinko sa ascoltare e condividere idee e stili con il suo pubblico: la “donna Pinko” è una donna decisa e trasgressiva nei confronti delle convenzioni più formali, ed è quindi attratta da un look giovane, disinvolto e che non passa sicuramente inosservato. L’affermazione di Pinko passa per una reale partnership con i negozi multibrand: il valore competitivo che scaturisce dalla gamma delle rispettive competenze professionali e dalla collaborazione consolidata ha portato notevoli successi che condurranno ad ulteriori, futuri sviluppi. Il successo di Pinko è infine leggibile nelle cifre, che parlano di un fatturato annuo che ha toccato nel 2002 i 50 milioni di Euro con un incremento del 38%, e nelle nuove boutique: a Milano, a Forte dei Marmi e a Londra.

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ho is Pinko? Pinko, whose new premises are being built by architect Guido Canali, is a trend label that uses materials by Dondi, Mario Boselli, Limonta, Nero su Nero. Pinko has a first-rate staff of creators: it avails itself of Steven Klein’s assistance for photography and collaborates with Selfridges, Harrods, Harvey Nichols, Galeries Lafayette, Samaritane. Sensitive to its clients’ demands, Pinko can share ideas and styles with them: “Pinko woman” resolutely transgresses the most formal conventions and is attracted to a more casual and younger look which doesn’t escape notice. Pinko’s fortune is due to its factual partnership with multibrand stores: the competing potential arising from respective professional skills and their well-established collaboration has led to remarkable achievements which will bring about further developments in the future. Pinko’s success can be inferred from figures: its turnover is of about 50 million euros and from its new prestigious stores: at 5, Corso Venezia, Milan, in Via IV Novembre, Forte dei Marmi, at 85, Corso UmbertoI, Mantua and in Brompton Road, London.


HANNES WETTSTEIN H

annes Wettstein è nato nel 1958 ad Ascona, Svizzera, ed è uno dei più noti e quotati designer contemporanei. Ha lavorato per Cassina, Molteni, Ventura, Zeiss, Baleri, Arflex, Est, Revox, Shimano, Artemide ed Alessi, per citare alcuni dei più noti. La nostra curiosità per una sua “creatura”, Zednetwork, è stata la scusa principale per un incontro telefonico svoltosi alla fine del primo giorno di lavoro dopo le sue vacanze. Nonostante ciò, Hannes è stato molto gentile e disponibile - peccato avere così poco spazio a disposizione.

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annes Wettstein was born in Ascona, Switzerland, in 1958 and is one of the best known and appreciated contemporary designers. He has worked for Cassina, Molteni, Ventura, Zeiss, Baleri, Arflex, Est, Revox, Shimano, Artemide, Alessi and many more. Our curiosity for an achievement of his, Zednetwork, was the main pretext for a phone conversation we had the day after he came back from his holidays. Hannes was very kind and helpful; it’s a shame we can devote only a short article to him.

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Zednetwork è più una naturale evoluzione del suo lavoro o più una necessità operativa per interagire meglio con l’industria? Come si è evoluta dopo oltre dieci anni di vita? Zednetwork è nato come piattaforma di coordinamento fra strategie diverse, tutte concorrenti a creare l’identità di un’azienda. Ci sono tre linee d’indirizzo: la prima è quella tecnico-industriale che mira a creare e a raffinare l’identità visiva, il profilo di design del marchio, come facciamo con Zeiss. È forse la parte più complessa ma più appagante: ci vediamo più come un punto di snodo, ormai, più che come network di professionisti. La seconda è legata all’architettura: siamo partner di noti architetti e sviluppiamo la definizione degli spazi nei progetti. La terza si occupa in modo più specifico di comunicazione, di brand image. In oltre dieci anni di esperienza ho notato come Zed sia ottimo per consolidare l’esperienza condivisa in una qualità vissuta, in grado di creare realtà, prova ne sia che ormai è nettamente separata dai lavori che portano il mio nome. Le opportunità di crescita portate da un punto di snodo simile, che unisce tante discipline diverse, è davvero grande. Se inizialmente l’intenzione di non mettere a fuoco solo la creatività di un singolo era importante, oggi notiamo come sia prezioso il lavoro comune da come il cliente stesso diventa parte importante del processo creativo, essendo più coinvolto anche a livello motivazionale.

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Sta cambiando il rapporto tra le persone e il design? Come influisce la crescente immaterialità della vita occidentale sul suo lavoro? Sul termine “design” si è fatta e si fa tanta confusione. Design non è mai stato creare solo una forma, ed oggi è forse solo più evidente che è anche creare/suggerire un modo d’uso, un comportamento. Per Brionvega, ad esempio, stiamo studiando i comportamenti nell’usufruire dell’home entertainement: il semplice ingresso del personal computer in questo complesso sistema sta portando alla luce il fatto che sempre di più le persone curano l’evento e meno la forma: il design va perdendo una parte della sua “autorità” (una volta un televisore a 19” metteva quasi soggezione) per diventare più amichevole pur mantenendo alte le sue caratteristiche qualitative.

Lei è anche un insegnante: cosa nota di nuovo nei suoi studenti, rispetto ai designer della sua generazione? Dove crede che spingeranno il design, industria permettendo? Io credo nella coesistenza di molti modi di vita e di comportamento. Noto comunque che la generazione di designer che ora nasce è più “orizzontale”, rispetto alla mia: coglie aspetti e spunti da molte parti - noi forse eravamo più rigidi, più fedeli ai dettami dei nostri maestri, celebravamo un po’ di più l’individualismo. I tempi del resto sono cambiati: nel collettivo, oggi, l’individuo non è più destinato ad annullarsi. Nel mio lavoro di insegnante cerco e trovo molto spunti interessanti: trovo fondamentale lo scambio di idee che tanto interesse condiviso può creare. Quanto all’industria, forse chi comincia oggi ha una libertà minore, rispetto a quando ho cominciato io. Sotto “design” si legge un po’ di tutto... Comunque il livello delle scuole è livellato verso l’alto, e questa è una buona cosa.


Is Zednetwork the natural evolution of your work or an operational need to better interact with industry? Zednetwork was born as a programme aimed at coordinating different strategies to create a firm’s identity. We have three main guidelines. The first technical-industrial one is targeted at creating and refining the visual identity, the design outline of the label, as we do with Zeiss. It is maybe the most complex but also the most rewarding aspect of our activity. By now we see ourselves as an articulation point rather than a network of professional men. The second guideline is connected with architecture. We are partners of wellknown architects and our task is to define space in designs. The third has to do more specifically with communication, with brand image. In my ten-year practice I have been able to notice that Zed can turn shared experience into such potential as can lead to new achievements, witness its neat separation from the works that bear my name. Growth opportunities arising from an articulation point welding many different disciplines are really countless. At first we simply did not focus on the creativity of a single person; today we are aware that joint work is precious especially when customers themselves are involved at the motivational level and play a vital part in the creative process.

Brionvega. The fact that the PC has now entered this complex system points out that people care more and more for the event and less for form. Design is losing a share of its “authority” (once a 19” TV set almost held us in awe) to become more friendly, although it keeps firstrate standards. You are also a teacher: do you notice anything new in your pupils if compared with the designers of your generation? How far do you think they will bring design with the help of industry? I think that many ways of living and behaving can coexist. However, I notice that today’s generation of designers is more “horizontal” if compared to my own generation. They get clues and details from many more sources; maybe we were more rigid, more faithful to the rules of our masters and more inclined to individualism. On the other hand times have changed, and the individual is no longer bound to vanish in joint work. As a teacher I look for clues and often find interesting ones, for example that shared interests can lead to very important exchanges of ideas. As far as industry is concerned those who start their activity today are maybe less free than I was when I began. The term design can stand for a number of things… However the standard of the school is rather high, which is good.

Is the relationship between people and design changing? What is the impact of the growing immateriality of western life on your work? People’s ideas about the term “design” have been and still are rather confused. Design has never meant to simply create a form, it also means to create-suggest a behaviour, a way of using things. For example we are studying behaviours in the use of home entertainment for

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LE VELE… SPIEGATE

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uello delle vele di una barca che si gonfiano al massimo è un suono che è insieme frustata, tuono e libertà. Ma se è così per il cuore del navigante appassionato lo è anche per le orecchie e, soprattutto, per il vento? C’è differenza tra le vele di oggi e quelle di Cristoforo Colombo? Domanda retorica perché, soprattutto per le imbarcazioni da competizione, si tendono a produrre velerie degli stessi materiali dello scafo, in modo da poter sviluppare, nel segreto delle stesse aziende, nuove tecnologie al riparo di occhi indiscreti (le spie dell’America’s Cup insegnano). Le vele da competizione oggi sono al 100% costruite con materiali laminati, cioè due strati di film molto leggero che le rendono non porose ed incapsulano un insieme di fibre altamente indeformabili come kevlar, carbonio, vectrane e spectra, disposte lungo le linee di forza insieme ai classici nylon e poliestere. Ogni fibra ha le proprie caratteristiche, le più usate sono quelle cosiddette ad alto modulo. Attualmente al top vi è il carbonio, estremamente resistente alla trazione e che non risente dei fattori atmosferici come invece succede con i materiali aramidici, ad esempio il kevlar, che ha un’ottima tenuta meccanica ma si degrada rapidamente quando esposto ai raggi ultravioletti. Spesso la scelta è dettata da ragioni economiche in quanto le varie fibre hanno costi molto differenti. Le imbarcazioni da crociera, invece, hanno prestazioni meno estreme da raggiungere, quindi possono veder ridotto il fattore rigidità necessario alle alte performance per ottenere una vela di maggiore durata nel tempo. E Colombo, pover’uomo, come avrà fatto mai?

ph. Luca Facchini

ph. Marco Savelli

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Esempio di calcolo delle pressioni esercitate dal vento sulle vele An example of calculation of wind pressure on sails

ph. Sabina Pischedda

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ails… unfurled A boat’s sails swelling up make a sound that recalls a lash, a clap of thunder and freedom, at least to an enthusiastic seafarer’s heart and ear. Is there any difference between today’s sails and Christopher Columbus’ ones? A rhetorical question, of course, because today’s trend, as far as racing boats are concerned, is to make sails of the same materials as their hull, with a view to secretly developing new technologies (America’s Cup’s spies have obliged firms to take precautions). Race sails are today made of laminated materials; two films of very light fabric avoid porosity and hold together such indeformable fibres as kevlar, carbon, vectrane and spectra, laid along stress lines with traditional nylon and polyester. Each fibre has features of its own, and high-module ones are the most widely used, like carbon for example, in that it is stress resistant and left unaltered by the elements, unlike highly resistant kevlar which is rapidly degraded by ultraviolet rays. As fibre prices can vary considerably, firms’ choices are of necessity economically conditioned, as is the case with cruisers whose performances are more limited and can therefore be equipped with less rigid and cheaper sails. How did poor Columbus make it?


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uunto è un’azienda scandinava che produce computer da polso per l’outdoor. Non sembri una definizione pomposa: siamo ben distanti dagli accrocchi che fino a pochi anni fa adornavano i polsi di escursionisti più facoltosi che abili. Sarà la tecnologia, sarà che gli escursionisti bravi oggi sono in maggior numero, ora uno strumento come il Suunto X6 HR offre tanto a molti. Le funzioni di base sono quelle di orologio/cronometro, cardiofrequenzimetro, altimetro, barometro e bussola: tutte completamente programmabili, precise e di facile lettura sul quadrante. A queste si aggiungono funzioni che rendono la gestione dell’allenamento più fruttuosa in quanto aggiungono ulteriori dati e la possibilità di leggerli ed incrociarli in più modi - ad esempio potete meglio capire il perché di un calo di rendimento durante un’ascesa se incrociate i dati del cardiofrequenzimetro con quelli della velocità ascensionale media e magari quelli della temperatura o della pendenza del sentiero che percorrete, no? Certo, sono cose che con maggior calma si possono studiare a computer... Nessun problema: l’interfaccia PC permette di rivivere le fatiche

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trascorse senza doverne fare di ulteriori. Suunto X6 HR permette poi ai suoi possessori di accedere alle community del sito suunto.com: ulteriori e preziose fonti di informazioni dall’azienda e dagli altri utilizzatori che permettono di usare al meglio uno strumento magari non di subitaneo, istintivo utilizzo ma di grande utilità pratica per chi soffoca con semplice soffitto sulla testa. Con questo modello, Suunto spinge al limite lo spirito spartano tipico delle lande scandinave e lo eleva al punto di far meritare la lettera maiuscola a termini come Utilità e Precisione. Non per niente, quello di Suunto è uno dei payoff più azzeccati che abbiamo mai letto – lo abbiamo messo pure come titolo. Anche solo avvicinarsi molto al rimpiazzare la fortuna, al destino, al fato o a come lo vogliamo chiamare è una bella missione, e studiando l’X6 HR notiamo come lassù in Finlandia ce la mettano tutta.

SUUNTO X6 HR S

uunto is a Scandinavian firm that makes outdoor wrist computers. Let it not seem a high-sounding definition: it is very far from the bungle which used to adorn the wrists of well-off rather than skilled excursionists. It may be due to technology or to the fact that there are today many more good excursionists, but an instrument such as Suunto X6 HR can offer a lot to many. Its simply programmable, easy-to-read basic functions make it a chronometer, a barometer, a frequency metre, an altimeter and a compass. Further functions make training more profitable as they add more data for one to combine in various ways. For example you can better understand why you had a poor ascent performance by crossing the data from the frequency metre with those of your average ascentional speed, plus data on temperature or on the slope of the path you have been climbing up. It sounds simple, doesn’t it? It may be better to study all that comfortably sitting at your computer desk. No problem at all! The PC interface enables you to relive your past efforts. Owners of Suunto X6 HR are allowed access to the communities of site suunto.com: additional precious sources of information from the firm and other Suunto owners for better use.

A useful and precise instrument, X6 HR reflects the typical austerity of Scandinavian countries and is no doubt a first-rate payoff. To be close to replacing luck or fate is a fine task indeed, that is why up there, in Finland they are trying hard to make X6 HR work wonders.

ph. Nicola Facchini

REPLACING LUCK


XELIBRI P

arty, sciccheria e trendy fashion sono la nuova frontiera della telefonia cellulare secondo la Siemens, che ha fornito l’hardware per la linea di cellulari dual band Xelibri. Questi fashion accessories con funzione di telefono (mi sa che si arrabbiano, se non li chiamo così) hanno un design ricercato nel vero senso della parola, in quanto la ricerca è miratissima nel farne qualcosa di diverso anche da console più o meno portatili e oggettistica elettronica di tutt’altra natura. L’operazione nel suo complesso ricorda quella che lanciò nel mondo gli Swatch, facendo di questi orologi oggetti di culto dappertutto: funzioni di base, due collezioni l’anno, distribuzione nei negozi di moda, edizioni limitate, invito a collezionare le diverse serie. Chissà, forse presto sarà normale usare il telefonino rosso quando siamo arrabbiati, o quello verde quando speriamo in una buona notizia dal nostro interlocutore. Con gli Swatch già ci siamo passati, no?

Un’alternativa lussuosa (fino a 400 Euro) ai già esistenti telefonini usa e getta? Forse qualcosa di più, nelle intenzioni del produttore, al quale non sfugge che la penetrazione altissima del prodotto-cellulare vede già una saturazione-stallo di vendite, e da parte sua identifica una “trendizzazione estrema” (vedere il sito per credere: xelibri.com) dell’oggetto come naturale evoluzione delle dinamiche del mercato. I fashion phones dovrebbero essere venduti inizialmente in Germania (casa madre), Gran Bretagna, Cina, Francia, Singapore, Spagna e Italia a partire dal mese di aprile di quest’anno, e dopo l’estate nei rimanenti mercati. Ogni nuova collezione sarà di sicuro un evento, certamente sarà interessante vedere l’evoluzione del design di questi oggetti: seguiranno i dettami di qualche tendenza/scuola in particolare o si impegneranno a fare loro, la tendenza? iMac insegna: è possibile, rende e lascia il segno per un pezzo.

DANCING CHIC TO CHIP P

arty, trendy fashion and smartness are the new frontier of mobile phones according to Siemens who have supplied the hardware for the line of Xelibri dual band phones. The sophisticated design of these fashion accessories for phoning is the outcome of research aimed at turning mobile phones into portable electronic devices. The initiative reminds us of the launch of Swatch watches which were made to become cult items all over the world. The phones have a few basic functions, come in two collections a year and are available in limited editions at fashionable shops, an invitation to collect the different series. It may soon become customary for people to use a red phone to show anger, or a green one when they expect something good. The same as happened with Swatches, didn’t it? A luxury alternative (up to 400 euros) to the already existing throwaway phones? Maybe something more, as Siemens are aware that the wide use of mobile phones has brought sales to a standstill and believe that to trendify an item to the extreme is the natural evolution of market dynamics. Fashion phones first went on sale in Germany, then, from April 2003 in Great Britain, China, France, Singapore, Spain and

Italy and will be available on the other markets early in autumn. Each new collection will no doubt be an event and it will be interesting to see how their design will evolve. Will they follow some particular trend or will they themselves be trend setters? As iMac proves this is possible, rewarding and will leave its mark for quite a while.

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ARE YOU EXPERIENCED? C

onoscere il denim Diesel è un’esperienza unica, nelle Diesel Denim Gallery. In queste particolari esposizioni, presenti solo a New York City (Soho), Tokyo (Daykanyama) e Milano (Diesel Concept Store - Ticinese), è possibile trovare ed acquistare i jeans Diesel più sperimentali: tre showcase avvolgenti ed innovativi con forti richiami alle art gallery d’avanguardia per entrare in contatto in profondità con i capi e gli accessori (Time Frames, Shades, Bags and Fragrances) del brand veneto. Quello di NYC, in particolare (68, Greene Street), è proprio concepito come una galleria lunga e stretta, dove i capi sono esposti su strutture d’acciaio e le informazioni su ogni dettaglio di stile sono leggibili come “commenti all’opera”. L’atmosfera, per chi visita questa Diesel Denim Gallery, è davvero coinvolgente: pavimenti in legno, parti di muro in pietra grezza, un mosaico di piastrelle blu indigo all’entrata, una parte dedicata ad esposizioni d’arte d’avanguardia e soprattutto personale esperto sul mondo del denim con il quale scambiare idee ed opinioni, magari nell’accogliente spaziogiardino in fondo alla galleria. So, are you really denim experienced?

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DIESEL DENIM GALLERY


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o become acquainted with Diesel denim in Diesel Denim Gallery is a unique experience. Diesel Galleries, to be found only in New York City (Soho), Tokyo (Day-Kanyama) and Milan (Diesel Concept Store – Ticinese), are the only places where you can find and buy the most experimental Diesel jeans: three innovative and intriguing showcases, recalling avant-garde art galleries, to get in touch with the items and accessories (Time Frames, Shades, Bags and Fragrances) of the Veneto brand. The New York City gallery in particular (68, Greene Street) is a long, narrow gallery where the items are displayed on steel structures, and information on style details is to be read as “comments on the work”. Visitors of this Diesel Denim Gallery really feel enthralled by its charming atmosphere: wooden floors, portions of walls in rough stone, the mosaic of indigo blue tiles at the entrance, a section devoted to avant-garde art exhibitions, and, last but not least, the competent staff with whom you can exchange ideas and opinions in the cosy garden at the end of the gallery. So, are you really denim experienced?

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NEWS Jas! Quello di Jas è un nome titolare di una collezione di accessori in pelle solo dal 2001, ma Jas Sehmbi è un artista che lavora dagli anni Settanta per i migliori nomi del lusso internazionale. Cura maniacale per i dettagli e la scelta delle pelli, grande attenzione alla funzionalità degli oggetti prodotti, ogni pezzo firmato Jas è un mix unico per emozioni trasmesse e freschezza creativa.

Jas! Jas has stood for a collection of leather accessories only since 2001, but Jas Sehmbi has been working for the best international luxury labels since the ‘70s. The extreme care for details, the choice of leather and the functionality of the accessories designed by Jas make them unique for their creative freshness and the emotions they stir.

Who’s Mister Ministeck? Mister Ministeck è l’artista Norbert Bayer, che ha ripreso l’idea del mosaico fatto con pins di plastica su di una base traforata, l’ha miscelata concettualmente con i pixel degli schermi video e ne ha fatto opere d’arte, riproducendo particolari dai più noti quadri impressionisti e creando mix con il mondo fashion di Hermès. Molte le sue esposizioni, l’ultima sarà a Berlino, KastanienHalle. Degno di nota anche il mini CD “Analogue eats digital”, ministeck music prodotta con cinque band berlinesi (ovviamente c’è un ministeck in omaggio!): www.misterministeck.com/ analogueeatsdigital/info.html

Who’s Mister Ministeck? Mister Ministeck, alias Norbert Bayer, is a creator who has revived the art of the mosaic made with plastic pins on a fretted base, and has conceptually mixed it with video screen pixels to turn them into works of art which reproduce details from the best known impressionist paintings and create mixes with Hermés’ fashion world. Among his many exhibitions the next one is to be held in Berlin, KastanienHalle. His mini CD ‘Analogue eats digital’ is absolutely noteworthy, a ministeck piece of music with the collaboration of five Berlin bands (with a free ministeck, of course). www.misterministeck.com/ analogueeatsdigital/info.html

Ministeck

Ministeck

Antonio Barbieri Architetto di Firenze, Barbieri spazia tra la realizzazione di interni e negozi (è consulente di Gucci Italia) e quella di immagini coordinate (Valleverde, ad esempio, e la prestigiosa azienda tessile La Signoria di Firenze). Da poco è aperto un negozio da lui realizzato completamente in cartone, con un budget di appena 5.000,00 Euro: è il Chiarini di Firenze.

Antonio Barbieri Florence-born architect Barbieri’s activity ranges from interior design (he is an advisor of Gucci-Italy) and the creation of coordinate images (Valleverde for example and La Signoria, a Florence-based prestigious textile industry). Among his works: Chiarini, a newly opened shop in Florence which Barbieri realized entirely in cardboard with a budget of only 5,000 euros.

Fabrica Features È il nome di un network di spazi commerciali e culturali, una rete che, partendo da Treviso - sede di Fabrica - abbraccia il mondo e si fa veicolo di una cultura fatta non più, o non solo, di libri, ma appunto di incontri, sguardi, tradizioni, sensibilità. La collezione di oggetti Fabrica Features nasce dal tentativo di superare i limiti tradizionali tra mercato e design, contemplazione estetica e fruizione, prodotto e comunicazione: così una semplice gomma da cancellare può diventare un simbolo di denuncia contro la censura, un quaderno può ricordare un’architettura, un righello può celebrare la creatività insita nell’errore. Fabrica Features Fabrica Features stands for a network of cultural and commercial spaces. From its Treviso headquarters the net spreads all over the world and conveys culture which is no longer based on books only, but on encounters, glances, traditions, different sensibilities. The collection of objects that Fabrica Features presents is an attempt to surpass traditional limitations between design and the market, aesthetic conception and its applications, product and communication. A simple eraser can become a symbol of denunciation against censorship, a copybook can recall an architectural form, a ruler can emphasize that even in error there can be creativity.

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Joy’s I bijoux ritornano come oggetto di desiderio e mistero. Joy’s li lega alle loro origini più nobili di vita vissuta nelle tradizioni locali di tutto il mondo. I bijoux Joy’s sono realizzati dalla loro ideatrice, Laura Puricelli, in modo artigianale ed in edizioni limitate con materiali naturali della migliore qualità. Progetto Bonomio edito da Scibilia 3 Cani Pubblicità: Treviso in un’occhiata Distribuito gratuitamente in tutto il territorio della città di Treviso, questo pieghevole/guida è formato da una dettagliata cartina disegnata e colorata mano da Paola Scibilia che ha racchiuso dall’alto, come in un unico colpo d’occhio, tutta la città. L’interno, arricchito di illustrazioni e cartine, presenta la storia della città, gli itinerari culturali, i migliori negozi del centro, locali tipici e altro ancora.

Joy’s Bijous are back in fashion as objects of desire wrapped in mystery. Joy’s grafts them onto the noblest life experiences and world local traditions. Joy’s bijous are handmade by their creator, Laura Puricelli, in limited editions and with top quality natural materials.

Antonio Barbieri - Chiarini

AND’ Studio

AND’ Studio Bianco barocco per la ipertecnologica sede del neonato AND’ Studio, attivo da marzo a Milano, in via Colletta, 69, nel settore dell’immagine e della comunicazione. I fondatori, Andrea Greci e Andrea Pilastro, portano dal mondo della moda le loro esperienze commerciali e creative e ora offrono servizi di creatività, PR e consulenza marketing.

AND’ Studio Baroque white for newly born AND’ STUDIO’s super technological headquarters, working in the fields of image and communication since March at 69, Via Colletta, Milan. The founders, Andrea Greci and Andrea Pilastro, bring along their creative and business experience from the world of fashion and now offer creative, PR and marketing advice services.

Bonomio Project edited by Scibilia 3 Cani Pubblicità: Treviso at a glance Distributed free throughout Treviso, the leaflet is meant to be an easy guide to the city and consists of a detailed map, designed and coloured by Paola Scibilia, in which the whole of the city is seen from above, as it were at a glance. The inside presents the history of Treviso through illustrations and maps, the city’s cultural routes, its best shops, typical restaurants and much more.

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LEGGERE

a cura di/courtesy of: Idea Architecture Books - www.ideabooks.it

Hot California Graphics 2 Madison Square Press 264 pagine con foto e disegni tutti a colori. Testi in inglese. I designer della West Coast promuovono il loro lavoro nelle interessanti pagine di questa pubblicazione. La crescente pressione esercitata sui grafici del giorno d’oggi porta a dare il massimo, ai migliori, e qui ne troviamo in buon numero. Alcuni dei designer presenti in questa pubblicazione sono tra i più noti e famosi della California mentre altri sono talenti emergenti. Con oltre 600 immagini a colori sono illustrati logotipi, confezioni, marchi, design di mostre, grafica ambientale ed editoriale.

Space-Identity-Company / Ephemeral architecture and corporate events Gustavo Gili 144 pagine con oltre 120 foto e illustrazioni a colori. Testi in spagnolo e inglese. La necessità di creare una propria identità ha assunto un ruolo sempre più importante per le aziende da quando i loro clienti si sono orientati verso prodotti che non solo li appagassero ma che li rappresentassero pure, in qualche modo. Ciò ha portato ad un aumento delle zone di comunicazione da parte delle aziende: installazioni, mostre, recitazioni, eventi teatrali. Il volume include progetti e performance di marchi noti come Mercedes, Renault, Zanussi, Smart, Nike, Issey Miyake, Bang & Olufsen.

The International Design Yearbook 2003 Edizione di Karim Rashid Laurence King 240 pagine con oltre 200 foto a colori. Testi in inglese. Alla sua diciottesima edizione, il catalogo dell’International Design Yearbook illustra oltre 300 nuovi prodotti di design dell’ultimo anno. Quest’anno la selezione è stata fatta dal designer newyorkese Karim Rashid. Mobili, lampade, suppellettili, tessuti e prodotti sono stati raggruppati per tema attenendosi ai trend più attuali: Futuretro, Nukitsch, Phenomena, Organic... I dati tecnici sono forniti per ogni oggetto e una apposita sezione include le biografie dei designer e una lista dei produttori.

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264 pp. With colour photos and designs. The texts are in English. West Coast designers promote their works through this interesting publication which is a springboard for the best of them. Besides the works of best known Californian designers, the magazine shows those of other emergent talents. Over 600 colour pictures illustrate logos, packs, labels, exhibition designs, environmental and publishing graphics.

ASCOLTARE

a cura di/by: Gian Maria Girardi

Channel 2 - A Compilation Of Output Recordings Output Records / Family Affair Il copione è noto: un movimento musicale nasce dall’underground mettendo insieme vecchie ritmiche rimaneggiate con maestria, fa impazzire una città (New York in questo caso), contagia l’Europa, finisce sulle copertine delle riviste e, quando ormai è di dominio pubblico, esce una compilation che raccoglie i responsabili di tanto fervore. In questo caso è l’etichetta di Trevor Jackson (Playgroup) a farlo con questo affascinante mosaico di quindici pezzi che tradiscono un gran debito verso la Mutant Disco di qualche tempo fa, un genere nato nei primi anni ‘80. Piaccia o meno, di questa miscela di Disco, Funk, Electro e Punk ne sentiremo parlare di nuovo, e molto.

The story is old: first a musical movement grows from the underground by blending savvy revisited old rhythms, then a city goes mad about it (in this case New York!), the hype reaches out to Europe, and it ends on magazine covers. Eventually as it gets into the public domain a compilation is readied, revealing all the big names behind the scene. This time the host is Trevor Jackson (Playgroup) and he collected an appealing array of fifteen tracks, which leave no doubt about their debts to Mutant Disco, a genre born in early 80s. It’s about a shuffle from Disco to Funk to Electro to Punk: like it or not we are bound to hear it soon, again - and a lot!

Kitbuilders - Wake Up (module version) S.H.A.D.O. Records 144 pp. with over 120 colour photos and illustrations. The texts are in Spanish and English. To create an identity of their own has been increasingly important for firms since their customers started to choose gratifying, status-symbol products. That’s why they have multiplied communication initiatives such as stands, exhibitions, recitals, theatrical events. This volume includes designs and performances of well-known brands, among which Mercedes, Renault, Zanussi, Smart, Nike, Issey Miyake, Bang & Olufsen.

La fiorentina S.H.A.D.O. ci offre questa raccolta di pezzi del duo teutonico (in precedenza pubblicati da Ersatz, World Electric e Vertical) ben riusciti sia per i capitoli più ballabili sia per le colonne sonore da videogame, realizzate con una 909 e poco più. Il contenuti di questa raccolta vanno da una lenta electro-acida, ricca di suoni analogici e con un cantato di velluto, fino ad una battuta secca, linee vocali trainanti ed immancabili echi 80s - un risultato che ormai nessuno si vergogna più a definire Electroclash. Un suono che i Kitbuilders producono da tempi non sospetti... Chissà come il pubblico del Sonar a Barcellona accolse Ripley e Benway nel 2000, in pieno revival House?

Florence based S.H.A.D.O. Records offers us this singles compilation from the German duo previously released by Ersatz, World Electric and Vertical. The tracks are well crafted either for the dancefloor fillers and for the videogame soundtrack bits, performed with the aim of as little as a 909, they range from acid electro, which feels smooth with velvet vocals through to a deep whipping beat with androgynous vocal - a genre no one feels ashamed of naming “Electroclash” so far. Kitbuilders have been playing this kind of music for eons and we wonder how the audience reacted at the Sonar in 2000, in the midst of the House Music revival?

Monsieur Mo Rio - Bonne Chance S.H.A.D.O. Records 240 pp. With over 200 colour photos. The texts are in English. The International Design Yearbook is at its eighteenth edition and illustrates over 300 new design products of the last twelve months. This year the selection was made by New York designer Karim Rashid. Furniture, lamps, furnishings, fabrics and other items have been grouped by theme following today’s current trends: Futuretro, Nukitsch, Phenomena, Organic… The catalogue provides technical data on each object with a section including designers’ biographies and a list of producers.

Descritto come il fratellino francese e innocente degli Stereo Total, Moritz Finkbeiner in realtà vive in un mondo invidiabile, fatto di feste in giardino, cocktail, belle ragazze, french pop e swing. Ma cosa ha veramente cambiato la vita e il passaporto a questo ragazzo tedesco? Tutto cominciò quando Moritz barattò la sua Vespa per un registratore a quattro piste, che fu poi usato per incidere il delizioso album in questione, dove le 14 tracce sono irresistibili caramelle 60s pop. Questa è la leggenda, ed il bello è che noi ingenuamente vogliamo continuare a crederci, anche se non siamo seduti sul cofano di una Dyane a parlare di Jacques Dutronc, e la Vespa non la baratteremo mai con un mangiacassette.

Presented as the innocent french brother of Stereo Total, Moritz Finkbeiner actually lives in a wonder world, built up of parties in the garden, cocktails, pretty girls, french pop and swing. But what exactly has turned this young German’s life and passport? It all begun when Moritz swapped his Vespa for a four track recorder, the same that is used to tape this delicious album, on which the 14 songs are nothing less than 60s pop candies. That’s how the fairy tale goes and we are gladly (and innocently) going to believe it, even if we are not lying on a Dyane bonnet talking about Jacques Dutronc, and we wouldn’t ever give our Vespa in exchange for a tape recorder!


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BACO BACO nasce nel 1998 (in una pizzeria, al quarto boccale di birra), e fotografa subito in modo eccellente la scena skate e snowboard di quel periodo. Ora è un punto di riferimento a livello nazionale: i temi sono sempre aggiornatissimi e l’idea attuale è quella di legare ogni uscita ad un argomento portante, da qui i già usciti BACOdeluxe, BACOkiller, BACOalien. BACO sponsorizza anche diversi skate park ed è media partner dello Slamtrick. BACO è presente nelle edicole e nei pro shop di tutta Italia.

www.commarts.com BACO was born in 1998 – after the fourth pint in a pizza shop – and is a faithful picture of the skate and snowboard scene of the late 90’s. It is now a landmark for the whole country, its topics are always up-to-date and its present formula is to match each issue to an important topic; hence the already published BACOdeluxe, BACOkiller, and BACOalien. The magazine sponsors a number of skate parks, it is Slamtrick’s media partner and is available at newsvendors’ and pro shops all over Italy.

Label Label è il primo style magazine italiano. È nato a Torino nel marzo 2001, esce ogni tre mesi in italiano e in inglese e affianca una prospettiva italiana a quelle offerte dai più noti style magazine internazionali. Trend, arte, design, musica, architettura e tecnologia sono visti con occhio critico e propositivo per un pubblico formato in buona parte da creativi emergenti a livello internazionale: un pubblico che fino a poco tempo fa non poteva sfogliare nulla che venisse da una prospettiva italiana.

Communication Arts make design, graphic and advertisement annuals that have proved a world landmark for the quality of the works they select. Their articles are never trivial or self-praising as the site clearly shows. Besides containing a list of situations wanted and vacant the publication enables you to buy annuals, back issues and all the articles on various and easy terms. A must for Mug.

irational.org/mvc/english.html A quaterly in Italian and English, Label was born in Turin in March 2001. Side by side with the leading international magazines it provides an Italian outlook on the world of fashion. Trends, art, design, music, architecture and technology are the object of Label’s scrutiny for readers who are mainly emergent world stylists and could not, until quite recently, avail themselves of any Italian contribution.

Tank Per pochi, non per tutti. Tank è una rivista inglese che definire particolare è quasi offensivo: è infatti un riferimento assoluto per la sua diversità, per il suo essere differente da quant’altro esiste. Paul Smith ci scrive regolarmente, così Karl Lagerfeld; la pubblicità è inferiore al 5%, ma pianificare qui un annuncio (se viene accettato) costa più che su Vogue. Il supplemento Mined di qualche tempo fa è finito dritto dritto al Design Museum, in Germania. Basta così? Bene, cercatela in giro...

A nostro avviso, Communication Arts produce annual di design, grafica e pubblicità che sono un riferimento assoluto a livello mondiale per qualità dei lavori selezionati. Hanno spesso articoli, e non sono mai banali o autocelebrativi, tutt’altro. Il sito riflette tutto ciò in modo chiaro e semplice. Vi si trovano in più annunci di ricerca e offerta lavoro, la possibilità di acquistare annual e arretrati con le più diverse e convenienti formule e addirittura tutti gli articoli. Un must per Mug.

È il sito della Mejor Vida Corporation, gruppo di artisti che a Città del Messico unisce provocazione artistica e utilità sociale. Qui si possono trovare codici a barre “tarocchi” da utilizzare su prodotti veri e risparmiare fino al 40%, finti biglietti della metropolitana... Il tutto rivolto non alle gallerie d’arte o ai musei ma ai milioni di persone con reddito sotto la soglia della povertà che vivono nella capitale messicana, che spesso li ricevono direttamente dagli artisti stessi. Chapeau.

This is the site of Mejor Vida Corporation, a Mexico City-based group of artists who Combine provocative art and social commitment; a site where you can find bar codes to stick onto real goods and save up to 40%, fake underground tickets etc. Such provocations are not for art galleries or museums to exhibit but are handed out to countless poor people living in the Mexican capital. Hats off!

timstvshowcase.com An élite English magazine, Tank is not for everybody; to term it “peculiar” might sound like an offence, yet the fact that it is different from any other existing magazine makes it a first-rate publication. Paul Smith and Karl Lagerfeld are among its regular contributors; advertising is less than 5%, but an advertisement in Tank, if accepted, is more expensive than one in Vogue. Mined, a supplement issued some months ago, went straight to the Design Museum, Germany. Is that enough? Well, look around for it…

Se la TV è per voi campo di ricerca o di battaglia (ammesso ci sia differenza tra le due cose) questo è un sito utile. È un preciso catalogo di serie televisive americane, schede sulle TV, commercial di ogni tempo. La sezione delle serie, in particolare, è dettagliatissima: anni di uscita, foto dei protagonisti, sigle: che siate ricercatori per lavoro o che ricerchiate la vostra infanzia catodica, questo è un sito che gareggia con quelli ufficiali per completezza (e li batte quanto a mancanza di pop up).

If the television is a battlefield or a field of research for you – provided there is any difference at all between the two perspectives – this is going to be a useful site. It is a precise catalogue of American TV serials, files on TV stations and commercials of all times. The section on serials, in particular, is very detailed as it provides dates, photos of protagonists, acronyms etc. Whether you are a professional researcher or simply looking for the TV of your childhood, this site is as complete as any and has no pop-ups at all.

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MUG Anno 3 numero 5 - Luglio 2003 Registrazione del Tribunale di Treviso n. 1141 del 26/09/2001 MUG C/O Lazzari S.a.s. via Paris Bordone, 14 31100 Treviso, Italia Ph. +39 0422 410771 Fax +39 0422 545456 www.mugmagazine.com www.lazzariweb.it Editore incaricato: Edizioni Antilia S.a.s. Direttore responsabile: Mara Bisinella Concept, art direction, ricerca:

Gian Maria Girardi, Luca & Nicola Facchini, Mauro Mongarli Organizzazione, coordinamento e impaginazione:

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