Fiera di San Giuseppe

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LABORATORI ARTIGIANI IN OCCASIONE DELLA FIERA DI SAN GIUSEPPE

Le tradizioni della Fiera di San Giuseppe rivivono nei laboratori artigiani del Museo delle Arti e dei Mestieri della Provincia di Cosenza Quando la stagione invernale, con le sue rigidità, era terminata, al primo tiepido alito della primavera sopraggiunto, essi i mercanti, a gruppi di tre, di due o anche isolatamente, uscivano dai paeselli annidati tra i monti calabresi…curvi sotto il peso delle mercanzie (Luigi Carci, 1940, già in Mercanti di luce. La fiera di San Giuseppe a Cosenza, 2002). La città di Cosenza si appresta a vivere un appuntamento storico che, seppur sotto diverse denominazioni, si ripete ormai da secoli: la Fiera di San Giuseppe. Nacque sotto l’egida dell’imperatore Federico II di Svevia con il nome di Fiera della Maddalena e fu una delle sette importanti occasioni di scambio mercantile di cui fu dotato il Meridione nel Duecento. Le altre città interessate dalla concessione furono Sulmona, Capua, Lucera, Bari, Taranto e Reggio (Pietro Napoli Signorelli, 1810) affiancata nei secoli da altre occasioni di apertura commerciale extraurbana tra cui la Fiera di Sant’Agostino e la di poco più antica Fiera dell’Annunziata, i cui proventi sostenevano l’omonimo ospedale cittadino. La Fiera della Maddalena, così chiamata poiché si svolgeva laddove sorgeva la chiesa della Maddalena -attuale chiesa del Crocifisso- fu confermata nel 1416 dalla regina Giovanna II e dai sovrani che le fecero seguito e durava dal 21 settembre al 9 ottobre. La Fiera della Maddalena acquisì grande importanza dal punto di vista economico e produttivo, oltre che culturale, poiché costituì uno dei principali appuntamenti per il commercio della seta (…la principale mercanzia che vi si negoziava era la seta, P. Manfredi, 1844), nonché un concreto momento di apertura commerciale per un’area geografica difficilmente raggiungibile e perciò caratterizzata da un’economia prevalentemente agricola e pastorale. Non solo, nel corso della Fiera della Maddalena i mercanti avevano facoltà di definire i costi dei prodotti serici anche per le altre fiere contribuendo ad accentuare l’enorme rilievo dell’occasione fieristica cosentina (Luigi Bilotto, 2008). Nella Fiera


della Maddalena è documentato il commercio di derrate alimentari ma anche, cosa che a noi maggiormente interessa desiderando ricongiungere la vicenda storica della Fiera di San Giuseppe con le attività proposte dal Museo delle Arti e dei Mestieri, quello della lana e dei prodotti dell’oreficeria -attività sorta nella provincia di Cosenza grazie alla preziosa risorsa proveniente dalle miniere di Longobucco, la cosidetta “argentera” (Francesco Cuteri, 2001) sfruttate fin dal Duecento per soddisfare le commissioni dell’abate Gioacchino da Fiore-. I documenti dell’Archivio di Stato di Cosenza fanno riferimento alla Fiera di San Giuseppe già a metà Ottocento, identificandola con l’occasione degli scambi e dei commerci in piazza San Gaetano (Luigi Rodotà, già in Mercanti di luce. La fiera di San Giuseppe a Cosenza, 2002); intitolata al Santo “falegname”, essa viene definita, nel 1911, ne “Il Giornale di Calabria”, fiera degli alberi, localizzata su corso Plebiscito per la sua correlazione con l’arrivo della primavera e la vendita di fiori e piante. In occasione della Fiera di San Giuseppe -recitano le fonti- A Cosenza vecchia affluiscono e vi sostano o vi circolano a vendere e comperare i contadini e i piccoli artigiani dei paesi del gran fianco di ponente della Sila e (…) in parte raggiunge il ponte di San Francesco, il corso Telesio (…) dal ponte è assai pittoresca la veduta sui Lungo Crati animati di botteghe posticce, di carretti (da Giuseppe Isnardi, già in Mercanti di luce. La fiera di San Giuseppe a Cosenza, 2002). L’importanza della Fiera di San Giuseppe e dei suoi casi antecedenti, così come il rilevo assunto nell’economia locale dai momenti di scambio delle mercanzie più o meno pregiate, deriva innanzitutto dalla difficoltà di ottenerne concessione. In effetti, la concessione di una fiera o di un mercato costituiva uno dei massimi benefici per una città e veniva solitamente approvata dai governi. Numerose sono le fonti che documentano la presenza di fiere nel territorio cosentino tra Cinquecento e Novecento; le più antiche risultano la fiera della Conicella nella città di San Marco, la fiera di Santa Maria di Montevergine nella città di Paola, la fiera di San Marco di Corigliano, la fiera di S. Biasi nella terra di Turano le quali detenevano un ruolo di assoluto rilievo nella società coeva sia da un punto di vista economico che sociale (ASCS, fondo notarile, documentazione fornita dall’archivista Cinzia Altomare).

Nel 1811, un documento del Ministro dell’Interno

all’Intendente della provincia recita infatti: a sostenere la floridezza dell’intero commercio giovano sommamente le fiere e i mercati (Giovanni Sole, 1985). Nella città di Cosenza, la forte vocazione artigiana ancora oggi testimoniata dagli antichi toponimi del centro storico cittadino, consente di delineare il quadro delle produzioni locali e dei momenti di scambio, ovvero le fiere ed i mercati cittadini che solitamente avevano luogo nelle piazze: crivari, pignatari, orafi, venditori di lino, di seta, di pane, di prodotti manifatturieri, di materie prime, di animali erano, in grande misura, i mercanti che circolavano nelle antiche fiere e nei mercati della


città di Cosenza. Via degli orefici, via degli argentieri, dei Casciari, Borgo dei Pignatari, piazza delle Foglie, via dei Sellari sono soltanto alcuni degli antichi toponimi che ripercorrono le tradizioni artigiane della città (De Bonis, 2002). La Fiera è un appuntamento avvertito da tutti i cittadini non solo di Cosenza ma dell’intero territorio provinciale, grandi e piccini. La fiera coincide, difatti, con il momento in cui la città ripensa alle sue origini, alle sue peculiarità, alla sua produttività ripromettendosi di rinascere a nuova vita, di rafforzare la propria identità e di comunicarla al resto del mondo. La Fiera riveste, pertanto,una forte valenza antropologica nel sostrato culturale della civiltà cosentina. La Fiera, qui intesa come momento di luce, di scambio, di trasmissione dei saperi dai valenti artigiani, coincide anche con il momento della festa come veniva interpretata già nelle manifestazioni di potere dell’antica nobiltà feudale che solennizzava investiture, nozze e celebrazioni attraverso il connubio di fiere, giostre e tornei (Cultura e spettacolo nel Principato di Bisignano. Vita di corte dal Quattrocento al Settecento, 1997; Vicende della coltura nelle Due Sicilie, 1810). E’ tra l’altro documentato che la maggior parte dei fondi nei quali si svolgevano le fiere ed i mercati fossero concesse proprio dalla nobiltà feudale ai cittadini, come nel caso della fiera di S. Antonio a Castrovillari, nel terreno di proprietà del principe di Tarsia, oppure quella nei fondi di Schiavonea di proprietà dei baroni Compagna. La città di Cosenza ed il Museo delle Arti e dei Mestieri della Provincia di Cosenza, pienamente calato nella finalità di recuperare, ricostruire e far fruire le antiche tradizioni artigiane del territorio cosentino sia in termini espositivi che esperienziali, propongono per le giornate della Fiera di San Giuseppe, momenti di incontro sulle antiche lavorazioni artigiane che un tempo caratterizzavano la vendita dei prodotti in Fiera. Intento del progetto è quello di rivalutare le antiche tradizioni artigiane del nostro territorio favorendone la comprensione da parte dei cittadini, dei giovani e dei turisti anche e soprattutto attraverso l’esperienza attiva e partecipata dei laboratori artigiani. Prevediamo un laboratorio di lavorazione al tornio e decorazione della ceramica Giovedi 19 Marzo alle ore 10 ed alle ore 15.30 e un laboratorio di lavorazione al telaio Sabato 21 Marzo alle ore 17.45 prenotabili all’indirizzo mam@provincia.cs.it o al 339-7768814. Per Info consultare la pagina Facebook del Museo.

Anna Cipparrone Direttrice del Museo delle Arti e dei Mestieri



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