Musica Zero Km - MZK news n°6 gennaio 2018

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#musicazerokm N°6 GENNAIO/FEBBRAIO 2018


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SI AVVERTE PER FORTUNA UN GRAN FERMENTO NEL MONDO DELLA MUSICA, TRA GLI ARTISTI EMERGENTI E LE STRUTTURE CHE A LORO VOLTA SEGUONO E PARTECIPANO ALLA REALIZZAZIONE DI TUTTO CIO. PROPRIO PER QUESTO NOI DI MUSICAZEROKM VOGLIAMO ESSERE PRESENTI COME TESTIMONIANZA DI QUESTO PERIODO LASCIANDO IL NOSTRO MESSAGGIO E DANDO SPAZIO OLTRE CHE AGLI ARTISTI ANCHE A TUTTI COLORO CHE LAVORANO DIETRO ALLE QUINTE RENDENDO QUESTO SPETTACOLO SPESSO UNICO ED INTERESSANTE, AIUTANDO QUINDI IL LETTORE AD ANALIZZARE E CONOSCERE LE REALTA’ PIU VALIDE DI QUESTO AMBIENTE.

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MUSICA ZERO MUSICA ZERO

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MZKNEWS

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MUSICAZERO KM (MZK NEWS) N°6 Gennaio/Febbraio 2018

Editore MZK Lab S.r.l.s. Via Flaminia 670, 00191 Roma

Direttore Responsabile Valeria Barbarossa

Project Manager Marco Gargani

Art Director & Progetto Grafico Jacopo Mancini

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Assistenza Legale Avv. Vanessa Ivone

Caporedattore Alessio Boccali

Redattori Carlo Ferraioli, Francesco Nuccitelli

Collaboratori Esterni Gianluca De Angelis, Alessandro Sgritta, Gianluca Meloni, Guido Pietro Airoldi, Chiara Zaccagnino

Sede Redazionale Via Emilia 82, 00187 Roma

Sito & Contatti Tel. +39 3331785676 www.mzknews.com redazionemzknews@gmail.com

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Stampa produzione@miligraf.it Via degli Olmetti, 36 Formello 00060 Finito di stampare nel mese di gennaio 2018

Marketing & Comunicazione Alice Locuratolo comunicazionemzknews@gmail.com Tel +39 / 3382918589

Autorizzazzione rilasciata dal Tribunale Civile di Roma N°2 / 2017 del 19.1.2017

41 AVVISO IMPORTANTE: Alcune delle foto di questa rivista sono tratte dalla rete internet in totale mancanza di indicazioni sul

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EDITORIALE: Un anno di carta JOVANOTTI CURIOSANDO: David Bowie EX-OTAGO WILLIE PEYOTE MUSICA A TRATTI DAIANA LOU DANIELE SINIGALLIA RADIO SONICA ROBERTO RAZZINI: Warner Chappel Music MAURIZIO SOLIERI GIUSEPPE ANASTASI GABRIELE CIAMPI SANREMO GIOVANI: Alice Caioli & Mirkoeilcane DAL QUARTIERE: Marat SPAZIO MUSICA

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BERGHAIN: Il tempio della techno GENERATION: Marcus Marr VOCI DAL LIVE: Nina Kraviz QUANTO SI PROPAGA IL SUONO DI UNO SCRATCH?

ROMA SUONA: Winter Season CLUB PARADISO @ STADLIN DJ SHOP: Seventy two LIVIO ARGENTINI AUDIO RANDOM: Corsi di audio tecnica TOP TEN 2017 MUSICAZEROKM AL MEILLENIALS PROGETTO SILLUMINA DIRITTO MUSICALE LUOGHI DI CULTO: Piper Roma LE CANZONI NATALIZIE DIMENTICATE LA LIFE E' BELLA: The art of the brick “DC”

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ight sulla proprietà e sull’autore, si intendono quindi usate in completa buona fede. Chiunque riconoscesse come suo uno scatto è pregato di segnalarcelo per un’immediata soluzione del problema. Contatta redazionemzknews@gmail.com N°6 GENNAIO-FEBBRAIO 2018 / #MUSICAZEROKM / WWW.MZKNEWS.COM

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EDITORIALE

UN ANNO DI CARTA di Alessio Boccali

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sattamente dodici mesi fa iniziava l’avventura di questa rivista. Una scelta coraggiosa, quella di dar vita ad un magazine cartaceo in un’epoca ultra-digitalizzata come la nostra. Eppure, una decisione non casuale, bensì ben ponderata. Mettiamo subito in chiaro una cosa: nel ventunesimo secolo scegliere di fare una rivista cartacea non può essere una scelta feticista; non ci si imbarca in un’avventura del genere solo per amore del vintage o per un afflato “retromaniaco”. All’origine del cammino di MZK news c’è la voglia di fungere da guida in un mondo afflitto da overload informativo, dove tutti possono dire di tutto su tutto. Il nostro magazine ha voluto in primis essere degno di credibilità, ricercando sempre il dettaglio di verità anche in un mondo, troppo spesso, artefatto come quello della musica e dello show business, e, al contrario della vastità dell’offerta online, il 90% delle volte poco approfondita o addirittura falsa. Il cartaceo per noi ha rappresentato fin da subito un sinonimo di veridicità. All’interno della rivista, noi redattori non abbiamo mai dimenticato il nostro obiettivo e a questo abbiamo unito un punto di forza, che probabilmente solo un’opera di carta può vantare: la continuità tra i vari articoli. Mi spiego meglio, anche sul web, grazie ai collegamenti intertestuali, si può facilmente scegliere di costruire un percorso tematico che unisca vari articoli, solo su carta, però, questo percorso è inevitabile e serve, anche grazie ad un abile uso delle grafiche, a rendere immediatamente più completo e approfondito l’argomento trattato. Ogni rivista pubblicata rappresenta, per la redazione e per l’editore, l’anima del giornale; una gravidanza lunga i giorni della scrittura, della raccolta materiale e dell’impaginazione finale, che termina ogni due mesi con l’intento di lasciare il segno, di diventare, bimestre dopo bimestre, sempre di più quella guida affidabile, che ci siamo ripromessi di essere.

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LE INTERVISTE

JOVANOTTI OH, (CHE) VITA!

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di Alessio Boccali

ovanotti è una delle colonne portanti della musica italiana nel mondo. È necessario ribadirlo. Nella sua carriera discografica, che compie trent’anni in questo 2018, Lorenzo ha sperimentato e si è divertito da pazzi. Partito come disc jockey, passato al rap e poi terminato al cantautorato, l’artista nato a Roma, ma da sempre legato alla Toscana e alla cittadina di Cortona, ha conquistato le classifiche italiane, e non solo, ogni volta che ha inciso un pezzo. La sua penna sa scrivere di tutto, dalla serenata all’invettiva, dalla ballad strappalacrime al tormentone nonsense “dancereccio”. L’inizio del mito L’avventura di Jovanotti, anzi di Joe Vanotti il vero nome d’arte scelto da Lorenzo che però venne storpiato da un tipografo, inizia alla fine degli anni ’80. Alla fine di questa decade, assai fortunata per la musica straniera e un po’ meno rosea per la musica nostrana, il giovane deejay Cherubini viene notato dal talent scout Claudio Cecchetto; da lì inizia il successo radiotelevisivo, che non viene fermato nemmeno dalla leva obbligatoria, dalla quale Jova fugge metaforicamente a bordo de “La mia moto”, il suo primo grande successo, omaggio alla musica di Vasco Rossi. Gli anni ’90 e il pensiero positivo… Gli anni Novanta per Jovanotti rappresentano un’autentica consacrazione. Dopo una falsa partenza dovuta alla naja, la musica di Lorenzo Cherubini torna a spiccare il volo. Non solo, la cifra stilistica dell’artista inizia a cambiare; nei suoi testi iniziano a farsi spazio l’impegno politico e sociale nella consapevolezza che l’artista abbia con il pubblico un canale di comunicazione privilegiato e che questo vada sfruttato. “Siamo scoperti oramai e le mutande, che ci coprivano un po’, sono cadute. Tutte le vecchie realtà sono finite. Muoviti, muoviti!”

da “Muoviti, muoviti” del ’91. 8

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LE INTERVISTE

OH, VITA! Sulla stessa falsariga dell’impegno sociale nascono pezzi di storia musicale come “Io no” o “Penso positivo”, nella quale Jovanotti si unisce al canto utopico e di pace della “Imagine” di John Lennon. “Io credo che a questo mondo esista solo una grande chiesa, che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa, passando da Malcolm X attraverso Gandhi e San Patrignano, arriva da un prete in periferia che va avanti nonostante il Vaticano…” da “Penso positivo” del ’94. La musica di Jovanotti diventa “L’ombelico del mondo” Che l’amore sia un linguaggio universale è cosa nota, ed è proprio grazie a canzoni, che trattano del sentimento per antonomasia, che la musica di Jovanotti varca i confini del Belpaese. Due hit come “Piove” e “Serenata Rap” conquistano le radio di Europa e Sudamerica entrando ben presto in loop nelle menti degli ascoltatori. Stesso destino per “L’ombelico del mondo”, il pezzo con il quale Cherubini partecipa persino agli MTV Europe Music Awards del 1997 a Rotterdam, e che sembra descrivere perfettamente il nuovo mondo musicale e di successo che l’artista nato a Roma ha ormai costruito intorno a sé. “È qui che si incontrano facce strane di una bellezza un po’ disarmante, pelle di ebano di un padre indigeno e occhi smeraldo come il diamante, facce meticce di razze nuove come il millennio che sta iniziando, questo è l’ombelico del mondo e noi stiamo già ballando…” da “L’ombelico del mondo” del ‘97 Dagli anni 2000 ad oggi Gli anni Novanta di Jovanotti si concludono con un’operazione lodevole, che conferma il suo impegno nel sociale: il brano pacifista “Il mio nome è mai più” cantato con Piero Pelù e Luciano Ligabue per raccogliere fondi devoluti all’associazione umanitaria Emergency nel bel mezzo della guerra in Kosovo. Gli anni 2000 iniziano allo stesso modo, con l’apparizione di Lorenzo al Festival di Sanremo con il pezzo “Cancella il debito”, che pone in risalto le condizioni di vita inumane dei paesi del terzo mondo. N°6 GENNAIO-FEBBRAIO 2018 / #MUSICAZEROKM / WWW.MZKNEWS.COM

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LE INTERVISTE

“Un miliardo di persone nel pianeta vivono con meno di un dollaro al giorno. Non stanno tentando di battere nessun record e non hanno fatto voto di povertà, la loro realtà non è una scelta, ma la loro unica possibilità…” da “Cancella il debito” del 2000. I primi anni del 2000 sono per Jova forieri di collaborazioni e di nuove idee, tra i quali il progetto musicale alternativo Roma – Collettivo Soleluna che riscuote anche un buon successo. Nel 2005 la musica di Cherubini conquista ancor più maturità e l’album “Buon Sangue”, nato proprio in quest’anno, occupa stabilmente il primo posto della hit parade italiana, trainato da successi come “Tanto” o “Mi fido di te”. Gli anni subito successivi sono sempre più una conferma del marchio di successo “Jovanotti”, anni in cui nascono grandi evergreen come “A te” del 2007 o la struggente “Fango” dedicata al fratello scomparso nello stesso anno. “Io lo so che non sono solo anche quando sono solo, io lo so che non sono solo, e rido, e piango e mi fondo con il cielo e con il fango…” da “Fango” del 2007. È un Jovanotti più cantautore e più romantico quello degli anni 2000 e 2010, che non dimentica certo l’impegno sociale – sua e di Giuliano Sangiorgi l’idea del pezzo benefico “Domani” per raccogliere insieme ad altri colleghi artisti dei fondi per i terremotati d’Abruzzo -, ma che si rivela sempre di più un cantore dell’amore e dei sentimenti in generale. In quest’ottica nascono pezzi come “Tutto l’amore che ho” o “Le tasche piene di sassi”, o ancora le “cinematografiche” “Baciami ancora” o “L’estate addosso”, e le adrenaliniche “Il più grande spettacolo dopo il Big Bang” e “Sabato”. “Come posso io non celebrarti, vita?” Una vita vissuta al massimo quella di Jovanotti, una vita spericolata, sempre per citare quel Vasco, artista feticcio fin dalla notte dei tempi per Lorenzo Cherubini, che andava celebrata con un disco magnifico prodotto da un altrettanto magnifico professionista: lo statunitense Rick Rubin.

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LE INTERVISTE

(Dalla video intervista per la stampa)

Com’è nato il rapporto con Rick Rubin? È nato come un miracolo 5-6 anni fa. Una sera l’ho visto in una stanza dove c’erano altre 300-400 persone ed ho sentito dentro di me come un fuoco; probabilmente io faccio questo mestiere perché lui ha fatto negli anni ’80 dei dischi che mi han fatto credere che anch’io potessi fare dischi. Ci siamo presentati ed è nata subito una bella amicizia, lui mi ha fatto ascoltare delle band da lui prodotte ed io gli ho fatto conoscere un po’ l’Italia. Ad aprile 2017 poi mi son fatto coraggio, gli ho fatto ascoltare 18 demo – le abbiamo ascoltate tutte e 18 senza interruzioni - , ed eccoci qua… È stato facile instaurare un bel feeling; alla fine siamo cresciuti con la stessa musica, poi lui ha preso una strada più punk ed io una più pop.

Dov’è nato “Oh, vita!”? Abbiamo registrato il disco in Italia, in una villetta in Toscana. Con Rick ci siamo ripromessi di chiuderci là per una ventina di giorni con l’attrezzatura adatta e capire cosa sarebbe successo. Desideravo tanto mostrare il meglio del nostro paese ad un producer di fama mondiale come lui.

Qual è il punto di forza dell’album? Il fatto che il risultato di queste registrazioni sia musica e non show business – proprio come mi ha detto Rick Rubin – a me e a lui interessano le emozioni, l’arte. La musica è tornata al centro della mia vita; non che prima non ci fosse, ma insieme a lei c’erano anche altre cose legate al mio lavoro. Ora la musica è prepotentemente e finalmente al centro, è un disco autentico, che parla di vita dal mio punto di vista, mi fa venire i brividi solo a parlarne, solo a pensare che grazie a questo disco ho scelto di vivere una nuova vita.

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CURIOSANDO

DAVID BOWIE

D A V I D ROBERT J O N E S

di Francesco Nuccitelli

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Il vero nome di David Bowie è David Robert Jones. Il duca bianco lo ha sostituito per evitare confusione con Davy Jones dei The Monkees. Bowie nasce invece dal nome di un coltello americano il “coltello Bowie”, amato particolarmente dall’artista perchè “poteva tagliare da entrambi i lati”.

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La storica canzone “Space Oddity“ di David Bowie, venne tradotta in “Ragazzo Solo, Ragazza Sola” da Mogol nel 1970 e cantata dallo stesso Bowie.

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Bowie ha avuto diversi ‘alter ego’ nel corso della sua carriera, si passa dal più famoso Ziggy Stardust, agli altri “caracters” come: Major Tom, Aladdin Sane, Tao Jones, Halloween Jack e John Merrick

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Gli occhi di Bowie non sono di colore diverso, la pupilla sinistra di David è dilatata in modo permanente dopo aver ricevuto un pugno sferratogli da un amico durante un litigio (la rissa era dovuta ad una ragazza).

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Bowie ha recitato in diversi film, tra cui “L’ultima tentazione di Cristo” di Martin Scorsese (con il ruolo di Ponzio Pilato), “Basquiat”, nel ruolo di Andy Warhol, “The Prestige” di Cristopher Nolan, “Il Mio West” di Giovanni Veronesi ed è stato molto attivo come doppiatore. Oltre al cinema, David era appassionato di pittura; i suoi quadri sono stati esposti in molti musei, britannici e statunitensi.

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LE INTERVISTE

“LA NOSTRA MATRICE E’ POP, PROPRIO PERCHE’ SIAMO NATI TRA IL POP-olo...”

EX – OTAGO

“Ci vuole molto coraggio…”

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li EX-Otago sono uno dei grandi fenomeni che il nuovo pop nostrano ha portato alla ribalta. Dopo anni di gavetta, la band genovese sta raccogliendo i meritati frutti di ciò che ha seminato: un tour di successo, un ultimo album, anch’esso di grande successo, riarrangiato ed impreziosito dalla partecipazione di grandi nomi del panorama musicale e una grande risposta da parte della critica. Tra una data del tour e l’altra, ho raggiunto Maurizio Carucci,

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di Alessio Boccali

frontman del gruppo, per scambiare due chiacchiere. Ciao Maurizio, partiamo dalle vostre origini: quant’è bello iniziare a fare musica con il bagaglio di una grande tradizione musicale come quella genovese? È bello e complicato allo stesso tempo. Hai un’eredità gigantesca della quale non puoi non tener conto, una realtà che adori e con la quale sei cresciuto, però parallelamente hai anche una gran voglia di andare oltre, proprio perché Genova, ma anche l’Italia in generale, guardano troppo spesso inN°6 GENNAIO-FEBBRAIO 2018 / #MUSICAZEROKM / WWW.MZKNEWS.COM

dietro in maniera conservatrice. Nella nostra musica c’è sì rispetto per i grandi, ma anche voglia di mostrare un cambiamento, di scrivere una pagina nuova. I vostri testi parlano spesso del quotidiano, quanto vi ha influenzato l’essere cresciuti in quartieri popolari come il “Marassi” che dà il titolo ad un vostro disco? Moltissimo. Siamo nati e cresciuti quasi tutti a Marassi ed è lì che abbiamo vissuto gli anni ’90: le prime autoradio, i primi pezzi disco... La matrice


LE INTERVISTE

do musica senza avere uno stipendio fisso, significa porsi in una situazione di equilibrio molto precario: hai un piede a terra e l’altro nel vuoto. Le uniche certezze che hai sono le emozioni, che ti accarezzano e ti pervadono; tutto bellissimo, ma serve anche una grande dose di coraggio per farsele bastare e per tentare di raggiungere i propri obiettivi.

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degli EX – Otago è pop, proprio perché siamo nati tra il POP-olo. Siamo orgogliosi di essere portatori di questa umanità. Da tempo i vostri lavori sono molto elettronici; siete stati voi a portare i synth nella musica italiana? Già nel 2002, nel nostro primo disco registrato a Roma, abbiamo realizzato una cover dei Duran Duran con synth, tastierine e quant’altro. Li abbiamo sempre amati questi strumenti. Ora con questo non voglio dire che siamo stati noi i primi a portare i synth nel pop italiano, sicuramente, così come nei testi ci contraddistinguevamo già per argomenti semplici, ma di non facile comprensione, anche musicalmente, all’epoca, ci siamo presi un pic-

colo rischio. In uno dei vostri ultimi pezzi cantate “I giovani d’oggi non valgono un caz*o”, perché pensate che si sia affermata questa idea? Nella nostra società c’è una forte tendenza ad approfittarsi del più debole, attribuendogli ogni colpa. Penso agli immigrati, agli animali e ai giovani. Questi ultimi sono uno strato della società più vulnerabile rispetto al mondo degli adulti ed è più facile quindi attaccarli. Riprendendo il titolo di un’altra vostra canzone, “Ci vuole molto coraggio” per fare musica oggi? Sì, moltissimo. A maggior ragione perché la nostra generazione è nata col mito del posto fisso. Rischiare, facenN°6 GENNAIO-FEBBRAIO 2018 / #MUSICAZEROKM / WWW.MZKNEWS.COM

In “Marassi – Deluxe edition” il vostro coraggio è stato ripagato dall’emozione di duettare con grandi artisti come Caparezza, Finardi, Levante… Sì, è stato molto bello; un grande riconoscimento di affetto e di stima molto importante, che fa tantissimo piacere. Restiamo sullo stesso brano, “Ci vuole molto coraggio per guardare Sanremo fino in fondo…” e per farlo? Se capitasse l’occasione, perché no? Anzi, sarebbe anche ora che Sanremo si aprisse alla nuova scena pop. Poi se non siamo noi, ma sono i thegiornalisti, Cosmo, Calcutta, Lo Stato Sociale ecc. non fa differenza, semplicemente penso che una kermesse importante come Sanremo, oggi, non possa più far finta di niente. Stiamo parlando di artisti che passano in radio, vincono i dischi d’oro, riempiono i palazzetti… Se nessuno di questi artisti della nuova scena pop dovesse andare a Sanremo, allora significa che dietro c’è una precisa scelta politico-culturale, alla quale bisogna ribellarsi. Sanremo non può e non deve essere fazioso. Progetti futuri: il nuovo disco è in arrivo? Qualcosa bolle in pentola, ma dobbiamo ancora affrontare l’idea di un nuovo album in maniera più approfondita. Ora pensiamo a finire alla grande il tour, poi ci butteremo di buona lena in “casa Otago” a scrivere canzoni accompagnati da gran vini e da tanti piatti di pasta al pesto. 15


LE INTERVISTE

WILLIE PEYOTE V

SINDROME DI TORET

Willie Peyote, pseudonimo di Guglielmo Bruno, nasce a Torino nel 1985. Il suo ultimo lavoro Sindrome di Tôret prende il nome proprio da una particolarità della sua città natia: le fontane pubbliche con la testa di toro che popolano la città e che non smettono mai di sputare acqua proprio come le persone affette dalla sindrome Tourette non riescono a controllare i loro tic. di Alessio Boccali

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iao Guglielmo, il tuo “Sindrome di Tôret” è un disco schietto, molto punk e la metafora con la patologia di Tourette rispecchia proprio questa incapacità di controllarsi e, nella fattispecie del disco, di star zitti; non pensi però che sia proprio lo stare troppo zitti a subire uno dei più grandi problemi di questa società? In realtà, la gente parla, anche troppo, senza mai però reagire. Parlare per non dire niente non è comunicare ed incazzarsi e sparare cazzate non è ribellarsi, anzi, essere schiavi dell’idea di dover dire sempre la propria per forza è essere soggiogati da come funzionano le cose senza rendersene conto.

“Libertà è partecipazione diceva Gaber, ma vedesse in che situazione siamo adesso, cambierebbe posizione…” 16

Se le persone non riescono a ribellarsi all’essere incluse nel calderone di chi parla a vanvera come possono ribellarsi al sistema? È difficile fare musica per quello che in “Avanvera” definisci un popolo di Alberto Angela? Non è difficile fare musica oggi, è difficile farla durare nel tempo senza che sia considerata soltanto un mero mezzo d’intrattenimento. Oggi poi con le nuove tecnologie è anche più facile diffondere le proprie opere. I testi del disco racchiudono molte stilettate crude e disamine della realtà, ma sono anche pieni di domande.

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LE INTERVISTE

La mancanza di certezze è uno sprono a fare arte? Senza dubbio, se hai delle certezze certamente non produrrai nulla di artistico perché queste non ti portano a farti delle domande, a guardare le cose da un punto di vista che non sia quello della sicurezza. Non credo si possa produrre arte se si è sicuri di sapere e capire tutto. Il motore di tutto quello che ho fatto è sempre stato proprio il dubbio; dall’analisi di ciò che avevo intorno è sempre nato qualcosa di interessante. In “Giusto la metà di me” con la frase “sapessimo il tempo che resta sapremmo davvero usarlo meglio?” ti domandi se davvero stiamo sfrut-

tando al meglio il nostro futuro. Sei riuscito a capire quale sia il modo per sfruttare al meglio il tuo futuro? Non so quanto mi resta e non credo di volerlo sapere (ride, n.d.r.), per ora sono determinato a pormi nei confronti del futuro in una maniera più consapevole rispetto a tempo fa, consapevole di quello che posso e devo fare e che è sempre necessario migliorare sé stessi per migliorare il futuro. Non ti chiederò se sei più rap, più indie o più cazzone come dici ne “I cani”, ma ti chiedo cosa ne pensi

S SA P R O D U R R E O P I S O D E R C N NO C U R I D I SA P E R E I S È I S E S E T R A ... ” E CA P I R E T U T T O

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dell’attenzione attirata sul pubblico da questi nuovi artisti che partono dal basso e rappresentano ormai il nuovo pop italiano? Era ora. A prescindere dai gusti, è meglio avere primi in classifica gente come Thegiornalisti, Levante o Coez piuttosto che i vari Ramazzotti, Renga o Pausini, che hanno stancato. Sono contento che i primi citati siano persone della mia età, che io e la mia generazione possiamo comprendere. Mi sta benissimo che il nuovo pop italiano venga dal basso, che sia indie o quello che volete; è un buon momento per la musica italiana proprio per questo motivo. Meglio Tommaso Paradiso che Ramazzotti… tutta la vita!

Sei nel pieno di un tour per l’intera Penisola che si concluderà a gennaio, qual è la situazione dei club italiani, siamo ritornati ad una situazione in cui il pubblico smette di stare davanti alla tv ed esce ad ascoltare nuova musica? Sì e a questo si associa la morte dei talent. Le persone da qualche anno vanno a vedere gente che fa musica sul serio e non solo prodotti commerciali, ci si è resi conti che quella dei talent e della tv era solo fuffa. Andare a un talent non serve a niente, serve ai giudici per fare i giudici, ai musicisti non serve a niente. Per rimanere in tema tv ho apprezzato invece un programma come MTV Spit, che comunque non era preparato e, pur dovendo rispettare i tempi televisivi, era abbastanza veritiero. L’ho vissuto da vicino quando ha vinto il mio amico Shade e posso assicurarti che era tutto vero.

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ART OF THE DAY

MUSICA A TRATTI ILLUSTRAZIONI GRAFICHE DI CHIARA ZACCAGNINO

CAL CU T T A Orgasmo

N ICCOLO’ FA B I

Costruire

BAUS T EL L E Betty

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EVENTI GENNAIO 2018

Officina Pasolini #Proiezioni #Incontri

Senza Lucio

regia di Mario Sesti Intervengono: Mario Sesti, Michele Mondella Modera: Steve Della Casa

18 Gennaio ore 21:00 Officina Pasolini #Proiezioni #Incontri

Crazy for Football

regia di Volfango De Biasi Intervengono: Volfango De Biasi, Francesco Trento, Santo Rullo, Enrico Zanchini, Vincenzo Cantatore, Giulia Rosa d'Amico Modera: Steve Della Casa

25 Gennaio ore 21.00 Officina Pasolini #Concerti #Incontri

Quando arrivano le ragazze

Intervengono: Erica Mou, Chiara Dello Iacovo, Chiara Vidonis Moderano: Tosca, Felice Liperi

27 Gennaio ore 21:00 Officina Pasolini #Teatro

Apologia del male

Oceanica traversata nel mondo shakespeariano con Massimo Venturiello Commento di Giuseppe Rocca Percussioni dal vivo di Alessia Salvucci Un progetto di Davide Sacco

29 Gennaio ore 21:00 Officina Pasolini #Presentazioni #Incontri

Erri De Luca presenta Rivoluzione di Jack London Intervengono: Erri De Luca, Felice Liperi Letture a cura di Tosca e Massimo Venturiello

31 Gennaio ore 18.30 Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini - Teatro Eduardo De Filippo Viale Antonino di San Giuliano - angolo Via Mario Toscano (zona Ponte Milvio)

INGRESSO GRATUITO FINO A ESAURIMENTO POSTI

WWW.OFFICINAPASOLINI.IT


LE INTERVISTE

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LE INTERVISTE

iao ragazzi, il titolo del disco “StreeTherapy” è legato al fatto che la musica suonata in strada per voi è come una terapia? Vi considerate dei buskers?

“Sì esatto, StreeTherapy è nato nelle strade di Berlino dove abbiamo fatto base da qualche anno. Il titolo del disco è l’unione tra la street music alla quale ci sentiamo di appartenere e l’elettronica dei club che ascoltavamo la sera. Il tutto è convogliato in questo disco grazie alla produzione artistica di Daniele Sinigallia, che ha saputo prendere gli ingredienti e metterli insieme …” “Say something”, il primo singolo, l’avete presentato al Prachtwerk, locale gestito da musicisti americani nel cuore del quartiere Neukölln di Berlino, come vi siete trovati lì? Daiana: “Berlino non ha proprio un centro, ogni quartiere ha il suo centro, Neukölln è una realtà incredibile, soprattutto per i club di musica live, posti dove si va esclusivamente per ascoltare musica. Il Prachtwerk, in particolare, è un locale dove appena si comincia a sentire un po’ di vocio la proprietaria sale sul palco e dice “Se volete chiacchierare ci sono tanti altri posti qui intorno, qui si ascolta musica…” Luca: “E questa cosa ci ha fatto crescere tantissimo perché noi che venivamo dal trambusto della strada abbiamo cominciato a godere dei momenti più intimi, delle pause e dei silenzi anche durante la performance, e a volte riuscivamo a sentire anche i respiri delle persone in platea. Queste due cose, l’energia della strada e il silenzio dei club sono ciò che abbiamo cercato di riportare sul disco” Daiana: “A Berlino è proprio la libertà d’espressione ad essere sacra ed è quello di cui abbiamo bisogno noi!” Come siete arrivati a partecipare a X-Factor e che esperienza è stata? La loro redazione ci aveva visto su Youtube e ci ha chiamato. Tutti quelli che hanno preso parte alla nostra edizione sono stati chiamati per presentarsi alle audizioni; ci chiamavano per le canzoni originali nostre che avevano ascoltato. Quando ci si è presentata questa possibilità, all’inizio ci siamo fatti un sacco di problemi, ma poi ci siamo detti “perché no?” e ci abbiamo provato. Durante le fasi di selezione abbiamo presentato tre inediti che non sono stati accettati. Al quarto live show già si parlava di inedito da farci cantare, ci è arrivato anche un pezzo dalla Sony Australia, ma non abbiamo avuto nemmeno il tempo di provarlo, visto e considerato che arrivò il giorno prima che ce ne andassimo...Questa esperienza comunque ci è servita per raggiungere sia al film che Daniele Sinigallia. E’ bello che la vostra sia un’unione anche umana oltre che artistica… Daiana: “Sì, anche se è molto complicato perché stiamo sempre insieme 24 ore su 24, anche quando non lavoriamo…” Luca: “E ogni tanto vorremmo scappare a Berlino, uno ad est e l’altra ad ovest…” (ridono, n.d.r.) N°6 GENNAIO-FEBBRAIO 2018 / #MUSICAZEROKM / WWW.MZKNEWS.COM

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LE INTERVISTE

Daniele Sinigallia e Gli Artigiani Studio di Formello “Daniele Sinigallia è un produttore artistico, arrangiatore e musicista che ha collaborato con Marina Rei, Riccardo Sinigallia, Niccolò Fabi, Tiromancino, Motta, Roberto Angelini, Luca Carboni, Daiana Lou e tanti altri nel suo studio di recording, mixing e mastering “Gli Artigiani” di Formello, alle porte di Roma…” di Alessandro Sgritta

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uando è nato lo studio Gli Artigiani? Lo abbiamo aperto nel 2013 con Maurizio Loffredo (musicista, fonico e produttore multitasking) finalmente dopo anni di seminterrati sono riuscito a fare uno studio come volevo io, con le finestre, siamo riusciti a prendere questo loft, uno spazio di 200 metri tutto aperto, abbiamo fatto i lavori per sei mesi e l’abbiamo fatto diventare uno studio con tre regie e una sala di ripresa… Con le strumentazioni siete all’avanguardia o siete più analogici? Cerco di mischiare il mondo analogico col digitale. Ho un mixer degli anni ’70, perché comunque preferisco fare la somma su un circuito che ha una sonorità calda, come la musica che si faceva all’epoca, che è più morbida ed ha un colore più “burroso”, che a me piace molto, però chiaramente uso molto anche il digitale e i plug in, perché non se ne può fare a meno. Ultimamente la musica è molto cambiata, i dischi moderni hanno un sound molto più aggressivo e potente; mi riferisco al volume, dato che in realtà i dischi degli anni ’70 suonano 22

molto più bassi, ma hanno una potenza a livello di armoniche forse anche superiore perché non devono spingere così tanto come adesso siamo costretti a fare col digitale. Lo standard del volume è diventato altissimo, quando ti ritrovi ad alzare il volume su un buon impianto, sui dischi degli anni ’60 e ’70 trovi armoniche più “cicciotte” e calde, fatte totalmente in analogico. I dischi di oggi hanno più potenza a livello di volume e di “loudness”, sono più invadenti e aggressivi. La sfida odierna sta nel trovare quel sound che rientra nei parametri discografici moderni - quindi bello pompato col volume aggressivo - conservando quel calore e quelle dinamiche del sound analogico a cui siamo legati. Quando si parte dal provino di una canzone nuda e cruda quanto è importante il lavoro del produttore? La matrice della canzone è basilare. Se la canzone funziona chitarra e voce o piano e voce è chiaro che è molto più facile anche la produzione e l’arrangiamento, che diventano un amplificatore. Se invece devi inventarti la canzone con i mezzi e la strumentazione, diventa più N°6 GENNAIO-FEBBRAIO 2018 / #MUSICAZEROKM / WWW.MZKNEWS.COM

complicato; a meno che non fai un lavoro sperimentale di sincronizzazione, come una colonna sonora, ecc. allora in quel caso la fase creativa della strumentazione può arrivare a dei risultati anche notevoli… A quale nuovo progetto stai lavorando adesso? Sto lavorando da anni ad un progetto mio in trio con Marjorie Biondo alla voce e harmonium e Ivo Parlati alla batteria acustica; un mix tra electro e musica suonata (io suono la chitarra). Producendo i dischi degli altri ho sempre poco tempo, quindi ci lavoro di notte. Poi mi sto dedicando molto al mastering, anche per musica elettronica olandese; questo mi appassiona molto perché è la fase in cui devi mettere a punto il suono. Dopo un po’ di esperienze in Inghilterra dove portavo anche Riccardo a masterizzare i primi dischi mi sono messo a studiare e ho ottenuto dei risultati; di tutti i dischi che produco il mastering lo faccio io, anche se non lo pubblicizzo tanto; preferisco che mi chiami chi riconosca veramente il mio sound. Il mastering è un marchio di fabbrica, l’identità del suono.


REDAZIONALE

I

l Vinilificio nasce a Bologna ed è un laboratorio che si occupa perlopiù di transfer audio. Sostanzialmente, trasferisce master su vinile vergine. Il vantaggio di questa tecnica è la possibilità di incidere vinili in singola copia, cosa impensabile fino a qualche tempo fa; un modus operandi molto interessante per quelle band o DJ che non hanno la possibilità di stampare un gran numero di copie, ma che così possono comunque avere il loro disco personalizzato oppure per un consumer che vuole fare un regalo… Incisioni in singole copie, ma non solo. Infatti, il Vinilificio dal 2008 è concessionario esclusivo per il mercato italiano della tedesca R.A.N.D. muzik gestendo le loro stampe in quantità.

Perche fare un vinile oggi? Il vinile è il supporto per eccellenza nell’immaginario di chiunque. Oggi che, con lo streaming, la musica è sempre più inconsistente dal punto di fisico, il vinile bilancia questo conto. Quali sono i costi? I costi per la produzione di un vinile sono più alti di quelli per la produzione di un cd; la produzione del vinile è complessa, nonostante le innovazioni, oggi si lavora con tecnologie che hanno circa trent’anni di vita. Il mercato del vinile è molto vivo, ora li troviamo addirittura negli ipermercati. Nella grande distribuzione funzionano molto i classici e le ristampe, ma è molto forte, anche se con numeri molto più contenuti, il mercato delle piccole produzioni indipendenti. Oggi chi deve acquistare un supporto preferisce il vinile al cd. E piu complessa la distribuzione? In realtà cambia poco o nulla. Per quanto riguarda dischi distribuiti per le produzioni indipendenti sono più una pubblicità, un farsi conoscere che un vero e proprio guadagno. Che ne pensi delle innovazioni come ad esempio il vinyl HD? Innanzitutto, bisognerà prima capire come si muoverà il mercato dei supporti in grado di leggere queste innovazioni, poi si potrà dire qualcosa di più. Oggi le stamperie di dischi, ovunque, stanno vivendo un ottimo momento di mercato, ma dal punto di vista produttivo la situazione è un po’ più difficile perché le richieste sono maggiori delle tempistiche produttive attuali. Quindi ben vengano le innovazioni in questo campo.


I PROFESSIONISTI DEL SETTORE

Il 1° ANNO DI

RADIO SONICA “Puoi scegliere in rincorsa rispetto a ciò che ha successo e cercare poi di metterci il cappello sopra per dire di esserci, oppure, come facciamo noi a Radio Sonica, puoi intercettare quello che vale e cercare di proporlo. Una volta funzionerà, l’altra funzionerà un po’ meno, però tu intanto fai ciò in cui credi.” A TU PER TU CON GIUSEPPE LOMONACO, LO STATION MANAGER DI RADIO SONICA

di Alessio Boccali

Q

ual è l’idea alla base della programmazione musicale di Radio Sonica? L’obiettivo è uscire dalle categorie e passare quello che secondo gli speaker è bello e credibile, bypassando così le logiche delle case discografiche che impongono alle radio mainstream dei pezzi di scarsa qualità, che, a forza di ascoltarli e riascoltarli, finiscono pure per piacerti. Noi di Radio Sonica, invece, vogliamo partire dalla musica che merita, quella che anche se non viene trasmessa, ha sempre un grande 24

pubblico che ha voglia di ascoltarla, ed ha anche una qualità diversa. Diciamo che poi c’ha detto anche un gran bene perché siamo nati in un periodo in cui tutti si sono accorti della grande potenza della musica indipendente. In definitiva alterniamo novità meritevoli a classici meritevoli e, nota bene, i classici di oggi sono anche i pezzoni degli anni ’90-2000. Mi piace molto l’idea di affidare la conduzione dei vostri programmi ad artisti protagonisti della scena musicale… Penso a Roberto Angelini, Lucio Leoni, Giancane… Sì, quei programmi vanno in onda N°6 GENNAIO-FEBBRAIO 2018 / #MUSICAZEROKM / WWW.MZKNEWS.COM

tutti la sera e fanno parte di una quota sperimentale del palinsesto, alla quale tengo molto. Nascono seguendo il concetto di aggregazione, sono approfondimenti dedicati a chi ama la musica e Radio Sonica sotto la guida di personaggi con grande carisma e con un grosso carico di esperienza. È figo poi quando si crea quell’empatia tra il cantante intervistato e il cantante intervistatore… Un altro grosso punto di forza di Radio Sonica è il seguire da vicino le esibizioni live degli artisti emergenti… Ci troviamo in un momento molto


I PROFESSIONISTI DEL SETTORE

“NON BISOGNA RINCORRERE I GUSTI DELLA GENTE, MA PRECORRERLI.” particolare; la dimensione dei grandi spazi live è un po’ in crisi e tanti artisti che vengono dal basso fanno molti più numeri degli artisti sponsorizzati da radio e tv. Per capirci pensate a Carl Brave e Franco126 o a Coez, nomi che quest’estate hanno riempito l’Ex Dogana e ora polverizzano l’Atlantico o il Palalottomatica. Tornando alla domanda, Radio Sonica è un microfono a 360° e l’idea è quella di raccontare un po’ tutto, quindi naturalmente anche la dimensione del live. Qual è il segreto per trasmettere musica in radio oggi? Non bisogna rincorrere i gusti della

gente, ma precorrerli. Non devi assolutamente scimmiottare ciò che funziona per non perdere la tua identità, la tua forza. Con Radio Sonica abbiamo fatto nascere una vera e propria comunità, che ha iniziato a conoscere nuova musica grazie a noi. Come descriveresti il primo anno di Radio Sonica con una canzone? Sceglierne una è veramente difficile. Voglio essere il più sincero possibile però e ti cito un classico e un pezzo della nuova scena indie. Per il primo gruppo ti dico “Futura” di Lucio Dalla, un artista che amo immensamente e che è stato N°6 GENNAIO-FEBBRAIO 2018 / #MUSICAZEROKM / WWW.MZKNEWS.COM

penalizzato dal fatto di aver creato capolavori in un momento in cui l’Italia era molto esterofila. Radio Sonica è Futura, la figlia che voglio veder crescere. Per la scena indie invece, mi perdonerà il mio amico Tommaso Paradiso dei Thegiornalisti, ma ti dico “Questo nostro grande amore” de I Cani per due motivi: il primo riguarda più strettamente la radio perché credo che la passione sia ciò che deve sempre guidarti in ogni nuovo progetto, il secondo motivo invece ha a che fare con l’idea che sia stato proprio Niccolò Contessa ad aver aperto le porte al successo del nuovo filone musicale dell’indie. 25


I PROFESSIONISTI DEL SETTORE

Roberto RAZZINI Un vero e proprio numero 10 dell’editoria musicale italiana

a guardare le hit parade degli anni Cinquanta è difficile trovare, accanto al titolo di una canzone, il nome dell’interprete perché questo aveva poca rilevanza. Il festival di Sanremo, ad esempio, era davvero il festival della Canzone e un numero limitato di interpreti interpretava più brani. Insomma, a vincere era veramente la canzone e non il cantante. Esprimendomi a favore degli autori cerco di sensibilizzare il pubblico alla loro attività. L’autore, purtroppo, è una professione non riconosciuta istituzionalmente, non c’è un albo, per capirci, l’unica loro “casa comune” è SIAE, che li tutela. È paradossale che un autore non abbia un fondo previdenziale, nonostante la sua attività di promozione di cultura.

Roberto Razzini e Managing Director di Warner Chappell Music Italiana dal maggio del 2002. Dal marzo 2013 e membro del Consiglio di Sorveglianza e da maggio 2013 membro della Commissione Musica SIAE e dal dicembre 2013 presidente della FEM (Federazione Editori Musicali). di Alessio Boccali

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iao Roberto, è cambiato il ruolo dell’editore nel mondo della musica odierno? Questo ruolo anche oggi, con l’avvento del digitale, ha sempre lo stesso compito: coadiuvare, ricercare e lavorare con gli autori per la creazione, la tutela e la diffusione delle opere musicali. 26

Di recente ti sei espresso a favore degli addetti ai lavori, in particolare degli autori… Quella dell’autore, ahinoi, è un’attività abbastanza sconosciuta. A partire dagli anni Ottanta, siamo stati abituati ad associare la canzone al cantante che la porta sul palco. Se, invece, si vanno N°6 GENNAIO-FEBBRAIO 2018 / #MUSICAZEROKM / WWW.MZKNEWS.COM

Qual è la situazione dell’industria musicale italiana? Per una decina di anni abbiamo assistito ad una sorta di monopolio dei talent televisivi per l’accesso al mercato discografico da parte dei giovani. Questo ha portato ad una lieve sterilità del mercato degli ultimi anni in concomitanza con la crisi dei talent. Questi programmi hanno rappresentato per parecchi un acceleratore, eppure mancando loro la consistenza per rimanere sul mercato, tanti ragazzi sono scomparsi. Oggi non è più così, c’è il ritorno al successo grazie alla gavetta; mi vengono in mente Ermal Meta o Brunori ad esempio. …E come lo inquadri il successo rivo-


I PROFESSIONISTI DEL SETTORE

Per quanto riguarda lo streaming, mi viene da pensare che queste piattaforme di diffusione siano solo delle grandi stanze dove c’e un grandissimo affollamento e per farti sentire devi urlare.

luzionario delle etichette indie? Non credo ci sia una rivoluzione in atto che parta dal basso. È il momento giusto anche per loro, visto il discorso di prima. La musica indie ha un’incubazione più naturale, è un lavoro che va seguito da vicino potendosi permettere il lusso di sbagliare; questo le multinazionali non possono farlo, mentre all’etichetta indipendente che segue 2-3 progetti all’anno questo è un rischio permesso. Capitolo diffusione della musica: quali sono i lati positivi dello streaming e sarebbe utile una legge che imponga alle radio di trasmettere un buon numero di pezzi di artisti nostrani? Non credo che in Italia ci sia bisogno di questa quota radiofonica, abbiamo già emittenti che trasmettono solo musica italiana. Il problema è che bisognerebbe trasmettere più musica emergente e questa cosa, purtroppo, non puoi tutelarla per legge. Per quanto riguarda lo streaming, mi viene da pensare che queste piattaforme di diffusione siano solo delle grandi stanze dove c’è un grandissimo affollamento e per farti sentire devi urlare. Ogni tanto qualche nome nuovo riesce a farlo, ma è molto complicato. Approfitto dell’occasione, visti i ruoli che hai ricoperto e ricopri in SIAE, per chiederti cosa ne pensi di un possibile mercato libero sul diritto d’autore… Il mercato, per definizione, deve essere libero e concorrenziale. Alcune

tipologie del mercato, però, devono necessariamente essere regolamentate e questo è il caso del diritto d’autore. Nei paesi nei quali il diritto d’autore è correttamente tutelato, esiste una sola società di collecting. Monopoli di fatto, non di legge. Questo perché gli autori non possono andare a trattare singolarmente i propri interessi con la moltitudine di utilizzatori che il mercato offre; vorrebbe dire vanificare l’efficacia della propria tutela disperdendo energie. La gestione collettiva di un’unica società fa sì che ci sia una tutela per tutti gli autori offrendo loro parità di trattamento. Il vantaggio dell’artista emergente nell’associarsi a SIAE è quello di essere tutelato dai grandi repertori; se una sua canzone arriverà ad essere trasmessa da una major radiofonica percepirà lo stesso compenso di un pezzo di Ligabue, ad esempio. La “stortura” italiana è che questo monopolio è sancito per legge e, purtroppo, SIAE non ha la nomea di essere un’azienda, ma un ente equiparabile nell’immaginario collettivo ad EQUITALIA. In realtà, SIAE non incassa tasse, ma il diritto d’autore, che è l’unica forma di sostentamento e riconoscimento per autori ed editori. La sua peculiarità è quella di essere un ente pubblico-economico a base associativa; l’azionista di SIAE è ogni singolo autore iscritto. SIAE non ha scopo di lucro, non ha un utile a fine anno. SOUNDREEF si è posta sul mercato per liberalizzare, là dove è assolutaN°6 GENNAIO-FEBBRAIO 2018 / #MUSICAZEROKM / WWW.MZKNEWS.COM

mente necessaria una gestione collettiva. Ad oggi questa azienda opera per Fedez, Gigi D’Alessio… insomma, artisti già affermati, dai quali l’azienda può guadagnare visibilità. Stiamo parlando di una società a scopo di lucro, i cui azionisti sono dei fondi di investimento che devono marginalizzare. Insomma, questi fondi devono condividere con l’artista il guadagno del diritto d’autore. SOUNDREEF è quindi un partner, che tratta l’artista a seconda del suo peso contrattuale, non garantendo a tutti lo stesso trattamento. Seconda stortura, con la concorrenza del mercato libero scende il margine di guadagno dell’autore e per l’utilizzatore c’è confusione su chi deve ricevere l’utile del diritto d’autore; la RAI, ad esempio, dovrebbe fare più di un contratto per il proprio palinsesto musicale e cosa succederebbe ai brani di più autori, alcuni SIAE ed altri di un’altra società? Il rischio che nessuno incassi nulla è alto. SOUNDREEF dice che in America il mercato è libero. È vero, ma lì non hanno il diritto d’autore, bensì il principio del copyright, che è molto diverso. L’America, poi, è una nazione dove le società di collecting non incassano da radio, tv, cinema…, ma incassano solo per i grandi repertori, che hanno macro-esibizioni. Per capirci, se sei Springsteen vieni tutelato, se sei un emergente no. Una grandissima fetta del guadagno del repertorio americano, che ha un potenziale di azione globale, deriva proprio dai monopoli del diritto d’autore europei. 27


LE INTERVISTE

MAURIZIO SOLIERI IL CHITARRISTA DEL ROCK ITALIANO di Francesco Nuccitelli

Maurizio Massimo Solieri, è nato nel 1953 a Concordia sulla Secchia in provincia di Modena. Chitarrista di Vasco Rossi dal 1977 al 2014, inoltre ha fatto parte della Steve Rogers Band collaborando con il gruppo Custodie Cautelari, più una propria carriera da solista

OSSI. . . E x c h i t a r r i s t a d i VASCO R presente sul palco del MODENA PARK

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N°6 GENNAIO-FEBBRAIO 2018 / #MUSICAZEROKM / WWW.MZKNEWS.COM


LE INTERVISTE

L

a sua è una delle chitarre più emozionanti e rock del panorama italiano. Lui è Maurizio Solieri e si è raccontato sulle nostre pagine di MZKnews. Leggenda del rock italiano, mito della chitarra, ma come si definisce oggi Maurizio Solieri? Mi definisco soprattutto un musicista, non sono un tipo che ama essere mitizzato. Credo di essere un uomo di musica che ha fatto delle belle cose e che ha altre cose nuove in programma. Insomma uno che crede di scrivere delle buone canzoni rock con la chitarra al suo servizio. Se non sbaglio sei un autodidatta… Per forza sono autodidatta. All’epoca non c’erano tutte le scuole di musica che ci sono oggi, prima c’era solo il conservatorio che insegnava tutto dal punto di vista teorico. Quindi noi musicisti dell’epoca imparavamo dai dischi, ovvero ascoltavamo le canzoni e le risuonavamo e così apprendevamo nuovi generi come il beat e il rock anglosassone. Una mia peculiarità, però, non era copiare nota per nota, ma prenderne lo stile e metterci qualcosa di mio. Cosa non deve mai mancare ad un chitarrista? Io faccio sempre un paragone col mondo anglo-americano perché in Italia c’è poca cultura; vedo che la gran parte dei chitarristi giovani non fanno altro che ripetere e imparare a menadito dei pattern il più possibile veloci. La gente crede che quando hai imparato dieci sequenze velocissime sia capace di suonare lo strumento, ma non è proprio così: la chitarra è

un mondo enorme, è passione, è fondamentale andare a tempo, avere un buon groove ed imparare l’armonia. Com’è stato suonare di nuovo con Vasco davanti a 220 mila persone? Sinceramente cerco di suonare sempre al meglio delle possibilità, che ci siano cinquanta persone o ce ne siano duecentomila. È un po’ una credenza popolare alla quale lo spettatore crede, quella secondo la quale noi musicisti suoniamo meglio davanti ad un pubblico più vasto. In realtà, tutti noi cerchiamo sempre di essere concentrati per dare il meglio per noi stessi e per il

Come è nato? Innanzitutto, quel disco si chiama “Non siamo mica gli americani!” ed era stato fatto in studio nella primissima sala di registrazione della “Fonoprint” di Bologna. Praticamente Vasco mi chiese di iniziare l’assolo di “Albachiara” con quel “pa pa ra pa” e poi di andare avanti come volevo io. Ci ho lavorato sopra, sono state fatte due o tre registrazioni e poi messi insieme i momenti migliori. Chiaramente il concetto era quello di fare un assolo melodico, anche perché allora il rock era molto permeato e

CREDO DI ESSERE UN UOMO DI MUSICA CHE HA FATTO BELLE COSE...”

pubblico. Quindi non ho mai avuto il problema di quanta gente ci fosse ad un concerto perché cerco sempre di suonare e di piacere. Con Vasco abbiamo collaborato per tantissimi anni, ma la vita cambia e volevo provare anche situazioni diverse. Comunque devo dire che, dal punto di vista musicale, la mia storia con Vasco l’ho fatta; per cui fare di più di quello che ho fatto sarebbe impossibile. Poi che dire? “Modena Park” è stato bello ed è stato soprattutto bello ritrovare vecchi amici musicisti. Tante sono le persone che rimangono ancora incantate dal tuo assolo finale di “Albachiara”. N°6 GENNAIO-FEBBRAIO 2018 / #MUSICAZEROKM / WWW.MZKNEWS.COM

pervaso dalla melodia. Quali sono i progetti per il futuro di Maurizio Solieri? Ho in preparazione un disco che uscirà in primavera e sarà in versione vinile, visto che c’è stato questo ritorno, ma non solo; oltre alla versione vinile ci sarà una tasca interna che conterrà il CD (anche perché nel vinile più di 20 minuti a facciata non ci stanno). Ho pronti 12 brani: 5 cantati in italiano e in inglese e 7 strumentali, non delle jam session, ma dei veri brani suonati. In conclusione spero di celebrare questo disco con un mini tour, è un progetto a cui tengo molto... 29


I PROFESSIONISTI DEL SETTORE

Giuseppe Anastasi

DA AUTORE RAFFINATO A ELEGANTE CANTAUTORE di Francesco Nuccitelli

T

anti sono gli artisti che hanno cantato i suoi brani e tante sono le canzoni che hanno avuto successo. Nonostante i molti impegni e l’uscita imminente del suo primo album, abbiamo raggiunto telefonicamente Giuseppe Anastasi per un’intervista. Ciao Giuseppe, sei un autore raffinato e hai scritto importanti brani per diversi interpreti. Com’è scrivere per altri artisti? Quando scrivo una canzone non penso mai a chi potrebbe cantarla, nel caso di Michele Bravi (Il diario degli errori ndr.), ho scritto il brano insieme a Federica Abbate e a Cheope, loro mi avevano mandato questa strofa bellissima e lì ho fatto il ritornello. Nel brano “Fragile, fermo immagine” di Alexia, ho scritto il testo su una melodia di Bungaro e di Cesare Chiodo. Comunque scrivo in modo libero e quando le mie canzoni vengono cantante sono l’uomo più felice del mondo, però di base sono abbastanza sciolto nella parte creativa. Sei cresciuto al CET con Mogol e hai collaborato con Cheope per diverse canzoni. Com’è stato lavorare con padre e figlio? A parte il fatto di collaborare insieme, sono due persone splendide a cui voglio bene e a cui sono legato. Loro sono due maestri per me, con Mogol

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ho avuto la fortuna, anzi, ho tuttora la fortuna di lavorarci insieme e tutto quello che so lo devo a lui. Anche Alfredo (Cheope ndr.) è stato il mio maestro. È una gran fortuna per chi scrive iniziare con due insegnanti di cotanta levatura, poi ovviamente c’è il CET che è una scuola speciale per chi scrive. Proprio con Cheope hai scritto il manuale: “Come scrivere una canzone” Quindi sei la persona più adatta per rispondere a questa domanda: come si scrive una canzone? C’è una parte metafisica dell’ispirazione e quella non la si può insegnare, perché ognuno vive la vita a modo proprio, ognuno ha una sua idea sull’amore e sulla politica. Oltre all’ispirazione c’è una parte tecnica che è quella che curiamo nel manuale e che si può insegnare, che si chiama per l’appunto “Come scrivere una canzone” edito dalla Zanichelli. Lì facciamo tanta tecnica: la rima, l’assonanza, il suono delle parole e la metrica musicale. È uscito da poco il tuo primo singolo da cantante: “2089”. Ce ne vuoi parlare? “2089” nasce dall’esigenza di dire altre cose. È un esigenza comunicativa, una voglia di raccontare altre cose alla gente a modo mio. Noto che in questa nuova era, i ragazzi, hanno grandi N°6 GENNAIO-FEBBRAIO 2018 / #MUSICAZEROKM / WWW.MZKNEWS.COM

GIUSEPPE ANASTASI Canzoni ravvicinate del vecchio tipo Cantautorato (Giuro Universal Music/ Artist First) USCITA 19.01.2018

vantaggi, ma anche dei svantaggi non indifferenti. Questo brano cerca di far capire che si può diventare un po’ troppo impersonali; magari uno è pieno di amici, ma solo sui social. Questa, è una cosa che, essendo padre mi fa un po’ paura. Anche perché, quando si diventa padre si guarda la vita in maniera diversa, quando hai un figlio hai una responsabilità enorme. Nel brano, inoltre, c’è anche una parte onirica di un sogno proiettato sul futuro e quando mi sono svegliato, dopo aver metabolizzato il sogno: ho preso carta, penna e la chitarra e ho scritto la canzone. Cosa ci puoi dire invece del tuo prossimo album? L’album tratta vari argomenti: l’amore, i temi sociali e anche la vita, quella che vivo, che mi circonda e un po’ anche la vita degli altri. Sarà un album acustico, suonato con la mia splendida band. Ci saranno 11 tracce e uscirà a gennaio, però di più non voglio anticipare.


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LE INTERVISTE

Gabriele Ciampi

Composizione di un SOGNO di Valeria Barbarossa

"A Capodanno il Maestro Ciampi e tornato all’Auditorium Parco della Musica incassando un sorprendente Sold Out.”

Sono passati ventidue anni dall’ultima volta che ci siamo visti: eravamo compagni di scuola. Mi fa effetto chiamarlo “Maestro” ma e cio che e diventato. Un Direttore d’Orchestra affermato e conosciuto in tutto il mondo che oramai vive da cinque anni a Los Angeles, che si esibisce alla Casa Bianca davanti agli Obama, a Papa Francesco, a migliaia di persone all’Auditorium di Roma e che e stato scelto dalla Recording Academy come giudice ai prossimi Grammy Awards il 28 gennaio. In poche parole, un’eccellenza tutta italiana.

E

stato bello, molto bello rincontrarlo. In questi giorni tante testate parlano di lui come professionista, come musicista, come uomo di successo. Sarebbe troppo facile, riduttivo e algido scrivere del Maestro adesso, scrivere di lui

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come il “personaggio famoso”. Più difficile, invece, è mettere nero su bianco la storia di Gabriele dopo tanto tempo. Questa non è la solita intervista domanda e risposta. È una di quelle storie che mi piace tanto raccontare, che mi ricorda quanto sia bello il “mestiere” che ho scelto: una passione grazie alla quale entro nel cuore e nell’anima

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di chi racconta, veicolando, come fossi uno strumento, l’emozione che mi viene trasmessa. Emozione. Parola inflazionata con cui è facile scadere nella banalità. Ma è proprio grazie alla sua banale semplicità che racchiudiamo il motivo per cui viviamo: provarla. Provare emozioni ci fa sentire vivi ed è solo grazie ai sentimenti se “Siamo”.


LE INTERVISTE

È stato “banalmente” emozionante lasciarsi tra i banchi di scuola per ritrovarsi, vent’anni dopo, a ridere e a scherzare in un freddo pomeriggio di gennaio in un locale di Roma Nord, il quartiere dove siamo cresciuti, come se il tempo passato non fosse poi così tanto. Due ex compagni di scuola che si rincontrano per il puro piacere di vedersi, che si ritrovano a chiacchierare liberamente e senza filtri su come sono trascorse le vite di ognuno. Si parla con sincerità, senza il vincolo di dover usare parole “politically correct”. Perché sai che ti puoi fidare della persona che hai davanti, perché in fondo, ti sei lasciato adolescente ed è questo il ricordo che abbiamo l’uno dell’altra. Ti ritrovi davanti ad uno spritz a raccontarti con la leggerezza di due ragazzini il trascorso di due decenni. Si parla dell’evoluzione delle nostre vite, dei nostri sogni, a volte avverati e a volte no, delle rinunce, delle difficoltà, dei momenti duri e dei fallimenti. Ragazzini. Ricordo Gabriele chino sul pentagramma durante le lezioni di italiano, con la professoressa che con sdegno gli diceva: “Componi Ciampi, componi… invece di stare attento…”. O la professoressa di inglese, un incubo per tutti noi per i 3 che distribuiva quotidianamente ma che oggi, con grande orgoglio, va a vedere il suo concerto di Capodanno all’Auditorium. Adesso la prendiamo a ridere ma ai tempi quanto le abbiamo odiate! Col senno del poi, io e Gabriele però, concordiamo che quelle professoresse le dobbiamo anche ringraziare, perché ci hanno insegnato che nella vita ti devi impegnare. Ragazzini. Con tutta una vita davanti. Per lui, forse, preconfezionata da un cognome affermato. Già. Perché l’azienda di famiglia, che

va avanti da generazioni, era un porto cambiato. È solo diventato ciò che era sicuro. Ma evidentemente Gabriele ha giusto che diventasse: un Uomo che capito che il bello della vita sta pro- ha avuto il coraggio di prendere in prio nel viverla. Voleva vivere la Sua mano la sua vita e di viversela. Convita. E così, cinque anni fa, butta tutto cludo rinnovandogli l’augurio che gli all’aria e decide di riprendere gli studi ho inviato dopo il nostro incontro: “Ti di musica negli Stati Uniti. Da solo, si trasferisce a Los Angeles, una città immensa, in cui non conosce nessuno e dove viene catapultato in un mondo molto lontano dal suo e non solo geograficamente. Trova l’amore e poco dopo l’idea del successo inizia a concretizzarsi. Nel 2015, dietro invito dell’allora First Lady Michelle Obama, si esibisce alla Il 28 gennaio sara in Casa Bianca. Dai bangiuria per i Grammy chi del liceo scientifico Awards, un orgoglio Farnesina alla Casa per l’Italia: “Sono molto Bianca. Fa effetto. Soemozionato, soprattutprattutto perché mento perche mi ritrovero tre lo racconta, vivo a giudicare non solo con lui l’emozione di musicisti affermati ma un bellissimo viaggio e anche emergenti. E di un sogno che si avquesto cio che piu vera. Percepisco nelle mi appassiona: poter sue parole, autentiche, valutare qualcuno non quanto impegno e solo per il lato tecnico quanta dedizione ci sima anche e soprattutto ano voluti per inseguiper la sua capacita di re un progetto in cui emozionarmi…”. ha creduto fermamente. Ripercorre con una semplicità e una purezza disarmante le sue soddisfazioni ammiro per il coraggio che hai avuto che si sono materializzate nonostante e soprattutto per l’uomo che sei didisapprovazioni esterne. Fa effetto ventato. Ti auguro davvero un’ascesa vedere come in fondo, quel ragazzo sempre più brillante nella vita, a pretimido, educato e tenace, non sia poi scindere dal successo”.

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SANREMO ANREMO ! SANREMO 2018

SARA SARA SANREMO! SANREMO!

Il festival di Sanremo si sta avvicinando a grandi passi. Dal 6 al 10 febbraio la città dei fiori si riempirà Il festival di Sanremo sta avvicinando a grandi Dal 6 al 10difebbraio cittàotto deigiovani fiori si artisti. riempirà di musica e il teatrosiAriston sarà testimone dellapassi. realizzazione un sognolaper di musicaTra e ilquesti teatrolaAriston saràAlice testimone realizzazione di un sogno per otto giovani artisti. siciliana Caioli edella il romano Mirko Mancini aka Mirkoeilcane… Tra questi la siciliana Alice Caioli e il romano Mirko Mancini aka Mirkoeilcane…

GIOVANI

Il festival di Sanremo si sta avvicinando a grandi passi. Dal 6 al 10 febbraio la città dei fiori si riempirà di musica e il teatro Ariston sarà testimone della realizzazione di un sogno per otto giovani artisti. Tra questi la siciliana Alice Caioli e il romano Mirko Mancini aka Mirkoeilcane…

ALICE CAIOLI ALICE CAIOLI

di Alessio Boccali

Sei una dei due giovani scelti da Area Sanremo. Che emozione è stata essere selezionata Sei una dei da dueClaudio giovaniBaglioni? scelti da Area Sanremo. Che emozione è stata essere Essere sceltada daClaudio un pilastro della musica come Claudio Baglioni è stato un granselezionata Baglioni? dissimo onore. di Area Sanremo stato difficile, maèsempre Essere scelta da Il unpercorso pilastro della musica comeèClaudio Baglioni stato unchiaro granedissimo limpido. Ho affrontato grandeè umiltà e mi è ma dispiaciuto molto onore. Il percorsoilditutto Areacon Sanremo stato difficile, sempre chiaro per alcuni di che nonilhanno l’accesso agli otto oltre ai meriti e limpido. Holoro affrontato tutto avuto con grande umiltà e miperché, è dispiaciuto molto artistici, si di eraloro creato un feeling per alcuni cheanche non hanno avutoumano. l’accesso agli otto perché, oltre ai meriti artistici, si era creato anche un feeling umano. Come nasce il tuo brano “Specchi rotti”? Nasce dalla mia esperienza personale, in particolare del mio rapporto con mio Come nasce il tuo brano “Specchi rotti”? padre. Lui non è stato mai vicino nella mia crescita ne horapporto pagato lecon conseNasce dalla miami esperienza personale, in particolare dele mio mio guenze. “Specchi noi. nella Vogliamo vederciesempre intatti,leperfetti, padre. Lui non mirotti” è statoparla mai di vicino mia crescita ne ho pagato consesempre il sorriso, realtà non è affatto così, gli specchi delle varie guenze. con “Specchi rotti”quando parla diinnoi. Vogliamo vederci sempre intatti, perfetti, esperienze un po’ tutti rotti. segretocosì, sta gli nelspecchi mostrarci sempre sempre conpersonali il sorriso,sono quando in realtà non èIlaffatto delle varie come siamopersonali davvero,sono senza Devo però che l’unica cosa che esperienze unpaura. po’ tutti rotti.dire Il segreto sta oggi, nel mostrarci sempre unisce la miadavvero, famiglia senza “divisa” è proprio miaperò passione per lal’unica musica, il mio come siamo paura. Devoladire che oggi, cosa che sogno. unisce la mia famiglia “divisa” è proprio la mia passione per la musica, il mio sogno.

di Alessio Boccali

Partiamo con una domanda semplice, ma complicata allo stesso tempo: chi è Mirkoeilcane? Partiamo con una domanda semplice, ma complicata allo stesso tempo: Sono un tipo piuttosto polemico e puntiglioso: se una cosa non mi va bene ci chi è Mirkoeilcane? tengo a farlo motivazione del nomignolo Mirkoeilcane, una Sono un tipopresente. piuttostoLapolemico e puntiglioso: se una cosa non mihavatutta bene ci storia mi piace tenere per me, in maniera un po’ egoistica. tengo dietro a farlo che presente. La motivazione delforse nomignolo Mirkoeilcane, ha tutta una storia dietro che mi piace tenere per me, forse in maniera un po’ egoistica. Hai partecipato alla serata di “Sarà Sanremo” e salirai sul palco dell’Ariston di Sanremo per la sezione nuove proposte con un brano scritto interamente da te, Hai partecipato alla serata di “Sarà Sanremo” e salirai sul palco dell’Ariston di ce lo vuoi per raccontare? Sanremo la sezione nuove proposte con un brano scritto interamente da te, Il chiama “Stiamo tutti bene”, è un pezzo che nasce per caso. Stavo pascebrano lo vuoisiraccontare? sando la si serata in un locale,tutti quando ci èvedo lavorare ragazzo straniero Il brano chiama “Stiamo bene”, un pezzo cheun nasce per caso. Stavomolto pasgiovane. ma ciquando siamo messi a chiacchierare e siamo straniero arrivati a molto parlasando la Non seratasoincome, un locale, ci vedo lavorare un ragazzo re di come eraso arrivato Roma: una messi storia adichiacchierare un’atrocità unica, ma arrivati che lui comungiovane. Non come, ama ci siamo e siamo a parlaque con il sorriso. la conversazione mi hama detto prime re diraccontava come era arrivato a Roma:Durante una storia di un’atrocità unica, cheche lui le comunparole che ha imparato in italiano sonolastate “stiamo tutti Ecco, que raccontava con il sorriso. Durante conversazione mibene”. ha detto chepartendo le prime da quella e romanzandola po’, ho scritto la canzone. HoEcco, pensato subito parole chestoria, ha imparato in italianounsono state “stiamo tutti bene”. partendo adaquale fosse la maniera miglioreun perpo’ farla pubblico,Ho così ho deciso di quella storia, e romanzandola , hoarrivare scritto laalcanzone. pensato subito raccontare questa storia dal puntoper di vista un bambino. a quale fosse la maniera migliore farladi arrivare al pubblico, così ho deciso di raccontare questa storia dal punto di vista di un bambino. 34

MIRKOEILCANE MIRKOEILCANE

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di Francesco Nuccitelli di Francesco Nuccitelli


DAL QUARTIERE

MARAT

A TU PER TU CON LA GIOVAN E CANTAUTRICE ROMANA

MARTA LUCCHESINI di Alessio Boccali

M

arta Lucchesini, in arte MARAT, è una giovane artista romana con una carica pazzesca e le idee ben chiare. Nel suo EP “Le facce” troviamo canzoni più riflessive e canzoni più criptiche e giocose, entrambi i filoni però, ci tiene a precisare MARAT, sono “facce” della stessa medaglia. Ciao Marta, com’è nato questo soprannome “MARAT? C’entra qualcosa l’omonimo rivoluzionario francese con la tua musica? L’idea di questo nome nasce dal volersi discostare dal tradizionale “nome e cognome”, che accompagna molti cantautori; non è un solo anagramma del mio nome, ma, come hai ben inteso, è anche un omaggio al rivoluzionario francese. Con questo non voglio dire che io faccio musica ribelle, anzi, è una scelta la mia in opposizione proprio a quei cantautori, che pensano di poter fare la rivoluzione a colpi di canzoni. Io esprimo le mie emozioni, i miei punti di vista; non devo insegnarti nulla con i miei pezzi, non ho la verità assoluta per guidarti. Chi, come ad esempio Fabrizio De An-

dré, con le canzoni ha fatto una rivoluzione, culturale soprattutto, non voleva farlo, non ha mai pensato di portare la verità al popolo. Sulle tue pagine social, nel condividere il tuo pezzo “Urgenza particolare” gli hai affiancato dei versi un po’ critici nei confronti della distrazione della società moderna… Sì, l’obiettivo era quello di spingere l’utente dei social a fare una piccola riflessione, banalissima per carità, ma pienamente in tema col senso del brano. Ho utilizzato una tecnica per attirare l’ascoltatore distratto, appunto. Il tuo stile musicale mi è sembrato molto teatrale, ti ha aiutata in questo l’esperienza ad Officina Pasolini? Guarda, il mio stile musicale riflette molto anche il mio essere; ero già così pazza prima di Officina Pasolini (ride, n.d.r.). Piuttosto, Officina Pasolini, Tosca e gli altri mi hanno incoraggiata a credere in me stessa, ad alimentare il mio essere artista. Come nasce una tua canzone? N°6 GENNAIO-FEBBRAIO 2018 / #MUSICAZEROKM / WWW.MZKNEWS.COM

Alla base di tutto c’è una questione irrisolta, non per forza un problema, semplicemente una domanda, alla quale attraverso una canzone riesco a rispondere. L’ispirazione, poi, può arrivare ovunque e di solito le parole che mi vengono in mente sono già accompagnate nella mia testa da una bozza di melodia. A quel punto o mi annoto da qualche parte queste idee o, se sono in macchina, mi metto a cantare e registro (ride, n.d.r.). Una delle realtà attualmente più presenti all’interno dei locali di musica live è l’OPEN MIC, che ne pensi? Credo che gli OPEN MIC funzionino da sempre, anche all’estero; è bello partecipare a serate del genere, ma non è una cosa da fare al posto delle proprie serate. Sono belle occasioni per esibirsi davanti ad un bel pubblico e sono anche molto utili, ma bisogna capire quale sia il momento giusto per staccarsene. Gli OPEN MIC devono essere un trampolino di lancio per farsi scoprire. In questo modo non è una serata non pagata e nemmeno uno sfruttamento. 35


MUSIC PROMO

SPAZIO MUSICA a cura di Alessio Boccali & Francesco Nuccitelli

nome: ERICA MOU titolo: BANDIERA SULLA LUNA genere:CANTAUTORATO/POP

Un’anima gentile che racconta con dolcezza la quotidianità, tra nuovi spazi conquistati e percorsi da rifare. Sembra di vederla (Erica) mentre, seduta ad una scrivania piena di fogli, mette su carta le sue emozioni e confeziona un album intenso, pieno di parole, che arrivano nel punto giusto al momento giusto. “Bandiera sulla luna” racchiude 13 tracce, tutte abbastanza brevi – due sole superano i tre minuti e mezzo -, che la Mou colora di voce con maestria e anche un po’ di nostalgia, quella nostalgia che soltanto guardando la Luna in certe notti di cielo sereno riesci a trasformare in poesia.

nome:

ANDREA POGGIO titolo: CONTROLUCE genere:POP/ELETTRONICO

“È il pilota che vi sta parlando ed oggi vi condurrò in un viaggio speciale: la vita”. È questa la prima impressione avuta dopo aver ascoltato tutto d’un fiato questo “Controluce”. Andrea Poggio si pone come un narratore onnisciente, che sulla base di un pop elettronico e di fiumi di parole ben dosate, conduce l’ascoltatore all’interno della storia. L’atmosfera che si respira è a tratti onirica, quasi metafisica, ed è facile perdere il contatto con la realtà, ma il risveglio dal “sogno” è dietro l’angolo ed avviene quando si fa attenzione alla terrenità dei testi. Bella storia.

nome:

MATTEO FIORINO titolo: FOSFORO genere: JAZZ/ELETTRONICA

“Fosforo” esce a tre anni dal disco d’esordio di Matteo Fiorino. L’album è un viaggio tra i temi cari all’autore come i rapporti personali e interpersonali, raccontati in un modo innovativo. Un connubio, un’unione dei diversi generi internazionali; un’interpretazione differente dal precedente disco che scatena forti emozioni all’ascolto. Un progetto intenso, emozionante e da ascoltare attentamente per capirne il significato e per comprendere il proprio viaggio interiore. Nove brani intrisi di “Fosforo” che intendono portare una nuova luce ed una nuova vitalità alla musica italiana. Bel lavoro, intrigante.

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MUSIC PROMO

PROMOZIONE ARTISTI I N V I AT E L E V O ST R E P R O D U Z I O N I :

press.spaziomusica@gmail.com

nome:

BEATRICE CAMPISI titolo: IL GUSTO DELL' INGIUSTO genere: BLUES

Una voce potente ed esperta che mixa la teatralità e il folklore della musica popolare ad una scrittura assai matura. Beatrice Campisi è giovanissima, ma ha viaggiato nel tempo studiando le lezioni dei grandi “professori” del passato, e li ha portati a noi conservando comunque la sua personalità da autrice. Un album piacevole - nonostante i contenuti non sempre da sorriso sulla faccia - e coinvolgente questo “Il gusto dell’ingiusto”, che riuscirebbe a far percepire il calore del sole siciliano anche ad un cuore di ghiaccio.

nome:

BASTARD SONS OF DIONISIO

titolo:

CAMBOGIA genere:ROCK

“Cambogia” è l’ultimo album di inediti della rock band che prende il nome dei Bastard Sons of Dioniso. Un disco fortemente rock e maturo che dimostra – come se ce ne fosse bisogno – la bravura del trio. Il caos e la guerra che c’è dentro ognuno di noi è il motore di questo splendido album… oltre che il saluto ad una cara persona scomparsa. Un disco interessante, per nulla banale e sicuramente non scontato, per un contesto musicale assai affollato come quello odierno. Un prodotto di ottimo livello che mette in mostra, nel miglior modo possibile, l’esperienza maturata in questi anni. Imperdibile.

nome:

SECONDA VITA titolo: SCUSA SE SONO UN POETA genere:CANTAUTORATO

“Scusa se sono un poeta” è il primo progetto discografico della band “Seconda vita” nata dal duo Umberto Longoni e Tony Dresti (due volti noti della musica). Tutto nasce proprio dall’idea di una seconda possibilità, una nuova occasione musicale con tanti nuovi obiettivi. Otto brani, inediti e degni della tradizione cantautorale italiana, dalla linea melodica travolgente e con testi di grande intensità. Un disco raffinato, elegante, impegnato e ricco di atmosfere. Un prodotto da non perdere per alcun motivo. Davvero interessante.

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FOCUS

BERGHAIN TEMPIO DELLA TECHNO, DEL CLUBBING E DI TANTO ALTRO di Carlo Ferraioli

Un luogo criptico, mistico eppure così “normale”

Il Berghain prima del Berghain? L’Ostgut Ton, club per fanatici della techno, dov’era necessario andare per situazioni senza compromessi. Selezione ancor più ferrea, fu l’inizio della leggenda.

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iamo a Berlino, precisamente al confine fra Kreuzberg, versante ovest, e Friedrichshain, sponda est. Qui è dove, da una decade, dopo l’esperienza dell’Ostgut Ton, sorge forse il luogo

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simbolo, a livello mondiale, per gli amanti del genere e di una certa filosofia di vita. All’interno si esibiscono, da oltre dieci anni, i migliori artisti della scena techno e, più recentemente, con l’apertura del Panorama Bar, house, facendo risuonare i pro-

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pri ritmi in quella che è una vera e propria La Mecca per chi in quel posto c’è stato e per chi, invece, ancora lo desidera. Ma perché? Perché quest’alone di mistero attorno a un luogo comunque così famoso e al centro della scena?


FOCUS

In effetti, di strano, il Berghain non ha nulla, e vi diciamo il perché. Rispetto di sé, degli altri e del luogo in cui si è, libertà, di esprimersi, a tutti i livelli, assieme a quelle che sono le espressioni degli altri attorno a noi. Tutti avvolti, questo è vero, ma proprio per questo profondamente emblematico, dal clima “oscuro”, imprevedibile ma tranquillo, aperto e chiuso allo stesso tempo, ma solo nelle mura di cemento e ferro che lo costituiscono, e mai nella mente

della gente. La sensazione, infatti, sebbene i famigerati controlli all’ingresso, è che tutto sia estremamente disteso, pacifico, pacato. Attenzione, non stiamo parlando di musica o di atmosfera, ma solo ed unicamente di organizzazione, gestione e valorizzazione dello spazio. Un luogo dove presentarsi con personalità, non marci, non chiassosi o rissosi, non protagonisti, ma semplicemente amanti e cultori di quelle note, quel tipo di musica, quelle melodie che la struttura continuamen-

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te emana. Di certo, non a tutti viene in mente di andare al Berghain, per fortuna e come logico che sia: perché ci devi “stare dentro”, devi essere nel mood, come si suol dire. Non è quindi una questione di soldi, ma di stile, con le poi ovvie eccezioni qua e là che confermano la regola. Eventi, feste infinite, distacco dalla realtà per immergersi in un nuovo concept, che calzi a tutti e lasci la gente evadere. Un mondo parallelo: il Berghain è ancora fra i club più originali al mondo? Certamente sì.

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DANCE MUSIC

Marcus non si è fatto mancare anche momenti di crescita strettamente pratica, partecipando più volte, ad eventi targati Berghain, famosissimo club di Berlino, piuttosto che a lunghe ed intense feste notturne a Brixton, sotto la Chiesa di St. Matthews.

G E N E RAT I O N LA RUBRICA DI MUSICA ELETTRONICA

MARCUS MARR

a cura di Carlo Ferraioli

Marcus Marr, doppia emme dai tratti eclettici Produttore e polistrumentista inglese. Successi, collaborazioni, spiccata poliedricita

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iovane età, giovani ambizioni. Quelle a cui può tendere chiunque, quelle a cui sicuramente volge M.M., britannico d’origine, europeo dentro. Come la maggior parte dei giovani anti-Brexit, d’altronde, e sicuramente come quella di un’artista, Marcus, in crescita, polivalente e recentemente in coppia col ventinovenne australiano Nicholas James Murphy, meglio noto come Chet Faker. Uno stile, quello di Marr, influenzato dal rock, dalla disco, dall’acid house e voglioso di plasmare qualcosa di proprio, di gelosamente individuale, come un po’ tutti i più avveniristici producer oggi cercano di fare. E allora chitarra, basso, voce e cuore, di chi ha avuto l’elettronica forza di creare e 40

sorprendere, prima da solo, poi anche assieme. Del 2013, “The Music”, primo vero lavoro importante, viene inserito fra le best dance track dell’anno nella classifica a cura di SPIN. Due anni dopo, sempre coadiuvato dalla DFA Records, unica etichetta, il talento di Marcus dà la luce a “Brown Sauce”, dal sapore metallico, quasi conflittuale, di chi nutre lo stesso malessere buio, confuso sul da farsi, ma che non si ferma, anzi, si rinnova e riprende a correre. Sempre più forte, sempre più. Tant’è che quell’anno Marr non si accontenta, e stringe attraverso il web una simpatica e curiosa amicizia col musicista d’oltreoceano Nicholas Murphy, in arte Faker, Chet Faker, appunto. N°6 GENNAIO-FEBBRAIO 2018 / #MUSICAZEROKM / WWW.MZKNEWS.COM

Col cantante e scrittore di Melbourne registra, in soli quattro giorni, un gran bel lavoro dal titolo “Work”, a quattro tracce, tramite la Detail Records. Il risultato è un plauso a pieni voti dalla scena e due singoli di successo, “Birthday Card” e “The Trouble with Us”. “È stata una vera emozione quando le canzoni si sono unite”, ha commentato, e come dargli torto: dopo averle ascoltate, vi assicuro che assieme fanno proprio un bell’effetto. Stessa infatti l’opinione di Sally McMullen, MusicFeeds, che si è espressa in una recensione quasi di parte: “tracce piene di divertimento, orecchiabili nel senso più assoluto all’interno di un live”. Pensare che non è tutto. 2016, esce “Rocketship”, ma non ve lo racconteremo. Ad maiora, Marcus.


VOCI DAL LIVE

COME I MOMENTI DI UN VOLO, DECOLLA CON PORTANZA, ATTERRA LENTAMENTE: VIAGGIA CON LA MENTE di Carlo Ferraioli

M

età dicembre: è la dj e producer russa Nina Kraviz a farci letteralmente impazzire all’interno del tempio che non è il cielo, come per un aereo, ma che il cielo può contenere in una notte fredda, da una manciata di gradi, ma calda come il sangue, ritmata e sempre costante, come se fosse un velivolo. Siamo al Goa

VOCI DAL LIVE

NINA KRAVIZ @ GOA ROMA

Roma, location moderna ed esclusiva della capitale, luogo cult della musica elettronica capitolina, come il club stesso si professa di essere ormai da tempo, dimostrandolo con suggestione e continui miglioramenti: un incrocio fra giardini pensili, tronchi, foglie ed altri accorgimenti. Lo spazio adatto ad ospitare un’artista dalla fama (e dalla fame) internazionale quale Nina, in piena ascesa, ma che ha giusto fatto storcere un po’ il naso circa l’organizzazione all’ingresso: file sovrapposte, assenza di indicazioni e tanta

gente vogliosa di divertirsi, di respirare il colore ed il calore di attimi magici, ma senza capire poi, in effetti, come fare. È l’una, la situazione sembra sbrogliarsi, entrano tutti, o quasi. Marcos, Peppe e Bocci ballano, si divertono, si alimentano di quell’energia che solo il club può trasmetterti. Semplicemente, vivono. Mi avvicino, mi confidano che vorrebbero sposarla, Nina, tant’è la libido che in quel momento li coinvolge. Anzi, che ci coinvolge. Mi accosto al bancone, prendo da bere, a tratti si esce fuori per respirare, il freddo è quasi piacevole: quando sei dentro, sei in apnea, non respiri più, ma non perché non ci sia aria, ma perché l’aria Nina te la toglie, e pensi solo a quello. Vedo dinamiche da club, le classiche, per le quali il club è esso e nient’altro al di fuori di esso, un po’ come fosse un comandamento. Rientriamo, avvolti dalle luci e dalla flora della discoteca di via Libetta: noi ne rappresentiamo la fauna, tutto sommato ben selezionata, quanto basta per godersi la festa, trascinata da un gran bel sound. Poi c’è lei, la Kraviz, che rompe gli schemi fino alle sei, si diverte assieme a noi, ma a continuare non sia mai. Scariche di vita, ma a piccole dosi. E buona notte ai sognatori.

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FOCUS

QUANTO SI PROPAGA IL SUONO DI UNO SCRATCH?

Geografia, diffusione e di un fenomeno mai così di Carlo Ferraioli

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cultura attuale


FOCUS

T

iitolo curioso, attrattivo. Sottotitolo accattivante. Di che potremo mai parlare, se non di musica elettronica, dopo aver preso in prestito dall’intestazione di questa lettura tale slancio metaforico? Perché sì, la new age di questo genere è arrivata al punto di rottura con chi sostiene sia solo “una valida alternativa”, perché la musica vera in fondo, si sa, pretende le parole a farle da cornice. E invece no, il genere elettronico, in tutte le proprie rimostranze pratiche ed attuazioni

dove, e quale sia la valenza culturale in termini di “prodotti”. Europa. Qui l’interesse che l’ambito elettronico sviluppa, special modo sulla popolazione giovanile, è enorme. Ci si basa molto ormai su una gamma prestabilita di serate ed ospiti per attirare gente, per avere la folla più numerosa, la coda più lunga. In tutti i Paesi del vecchio continente la techno, ad esempio, si è vista colta da ampi passi in avanti, special modo per quel che riguarda le capitali mondiali del genere: Parigi e Berlino. La pri-

E allora dai vari Berghain, Fabrik e Watergate di Berlino si passa dritti alla scena musicale electro-swing inglese, alle serate White Mink di Londra, Brighton, Bath e Bristol, che offrono intrattenimento con alcuni fra i migliori dj set dello scenario internazionale. Ma non solo: il Fuse e il Recyclart di Bruxelles, la scena praghese col Cross Club, locale originale e stravagante nella Capitale Ceca, oltre che al Concrete, Le Badaboum, al Yoyo ed allo storico LeRex, tutti club parigini. Insomma, in quanto a spazi,

•POLICIES. Berlino e Londra hanno un piano per proteggere e supportare i club, le istituzioni infatti lavorano per sostenere la nightlife attraverso stanziamenti fino a un milione di euro.

•CULTURA. Fra le città con più negozi di dischi al mondo troviamo, un po’ a sorpresa, Tokyo al primo posto, seguita da Berlino e Londra. Milano e Roma, rispettivamente, 19esima e 20esima.

•FUTURO. Dopo Amsterdam e Londra, anche a New York arriva il “sindaco della notte”, figura professionale per gestire al meglio la vita notturna.

tecniche, stilistiche, ha dimostrato, con buona presa di coscienza da parte di tutti, di essersi preso lo spazio che merita ma che, soprattutto, vuole. Senza chiaramente nulla togliere a niente e nessuno, e mettendo da parte, seppur importante e notevole, la genealogia e lo sviluppo di un modo di creare musica diverso, ma già ampiamente passata in rassegna sulle pagine di questo magazine, ci preoccuperemo di capire oggi, allo stato attuale delle cose, quali siano i luoghi, i centri nevralgici di ideazione, creazione, ed in ultimo produzione, di una vasta gamma di suoni, pratiche, idee; ci preoccuperemo di capire chi ne fruisce e

ma da sempre più legata alla trance, con inserzioni, spettacoli e parentesi che vanno dalla danza al burlesque, passando per performance artistiche e cabaret; la seconda, altresì culla nonché storica meta per gli amanti, in linea con un’abitudine più cruda, più techno, per l’appunto. Inglesi, tedeschi ed olandesi vantano una notevole tradizione per quel che riguarda il djing, sebbene nuove stelle fermentino all’interno di tutti gli Stati (indubbiamente non solo europei) ove sia arrivato il suono e la sfida di un concept diverso, alternativo, progettato sulle basi di un’esigenza sociale, in linea con precise dinamiche. N°6 GENNAIO-FEBBRAIO 2018 / #MUSICAZEROKM / WWW.MZKNEWS.COM

simboli, avanzamento tecnologico ed investimenti, questo tipo di discorso musicale sembra andar bene, sembra funzionare. È forse un altro, infatti, il passo più importante da compiere, quello mentale, culturale e mediatico. Troppo spesso si assimilano certe subculture, se proprio così vogliamo definirle, a qualcosa di indecifrato, oscuro, misterioso, financhè esoterico, senza invece badare a ciò che è amore per il proprio lavoro, al sacrificio conseguito per ottenere un risultato sperato, alla luce cui, alle volte, preferiamo il buio: di non sapere, di non vedere, di non sentire. Ma di giudicare. 43


ROMA SUONA

Winter N O S A SE Roma

2018

" APITALE C A L L E N TRONICA T E L E A DI M USIC I T N E V E "GLI

di Carlo Ferraioli

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ROMA SUONA

TRENTEMOLLER 20.01 /EX DOGANA

MARCO CAROLA 1.02 /GOA CLUB

MAGDA 9.02 /EX DOGANA

TAMA SUMO 24.03 /CIRCOLO DEGLI ILLUMINATI

DENIS SULTA 24.02 /CIRCOLO DEGLI ILLUMINATI

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DJ’S EVENTS

IL DANCEFLOOR DELLA CAPITALE INCONTRA

CLUB PARADISO di Guido Pietro Airoldi

Club Paradiso e il nome d’arte del duo di djs romagnoli: Gianmaria Gamberini e Luca Montanari. Hanno da poco firmato con l’etichetta Mondo Groove, di cui fa parte anche il maestro Daniele Baldelli, e presenteranno il loro ultimo EP a Roma il 25 gennaio, ospiti della serata “GAME” da Stadlin, Ostiense. erché Club Paradi-

P

so? Un nome che non identifica due personaggi ma quasi un’atmosfera… C’è l’intento di comunicare e trasmettere sensazioni o altro al di fuori della figura del dj? Il nome viene da una discoteca storica di Rimini per l’appunto il “Paradiso” e inoltre è il nome di un club di Amsterdam, città dove Gianmaria ha vissuto per 3 anni.

Gianmaria (Cattolica 23/09/1985) e Luca aka Bored Guy (Rimini 28/12/1983), insieme hanno già prodotto un EP di 3 tracce per Mantide Records: Baia Tropicale. È possibile trovare altre produzioni di Gianmaria sotto il nome di Jane e la Plastique e di Luca sotto il nome di Bored Guy.

Quindi oltre a piacerci come nome rappresenta perfettamente cosa siamo, da dove veniamo e partendo da lì cosa vogliamo portare o meglio riportare, cioè tutto quel momento storico in cui la riviera aveva molto da dire musicalmente ma anche culturalmente. Guardando indietro nei lavori fatti sia come Jean e la Plastique, il duo di cui faceva parte Gianmaria, che come Bored Guy, nome d’arte di Luca, si nota una profonda differenza nello stile. Siete passati da una techno con sonorità minimal mi sentirei di dire più berlinese ad uno stile quasi funky house dove si percepiscono molte contami46

nazioni dell’afrobeat che ci proiettano in una dimensione quasi tropicale. A cosa è dovuto questo cambiamento? C’è stata una vostra evoluzione stilistica? O l’influenza di qualche artista o contesto? Quando abbiamo formato il progetto CP entrambi eravamo in una fase di cambiamento musicale, avevamo en-

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trambi sperimentato diversi generi dalla techno all’hip hop passando per l’electro e ci siamo ritrovati entrambi a cercare ispirazione in vecchi dischi funk, afro, disco, musica italiana qualsiasi cosa e questo ci è piaciuto, tanto che abbiamo iniziato a giocarci e da lì sono venute fuori le prime tracce, soprattutto la consapevolezza di non portare o ap-


DJ’S EVENTS

partenere solo a un genere, ma di esserne e suonarne diversi. “Spesso sentendo parlare artisti che hanno avuto una formazione autodidatta quello che viene detto è che l’esperienza sulla consolle è quella che conta realmente mentre parlando con altri artisti si sente dire che è l’influenza di grandi maestri che li ha resi il prodotto che sono. L’eterna sfida tra Teoria e Pratica che però in voi sembrano trovare un incontro... Siete anche voi dell’idea che una delle due abbia più valore o pensate che nessuna debba escludere l’altra? Se poteste mandare un messaggio ai giovani talenti che si avvicinano a questo mondo cosa consigliereste? Ho sempre fatto tutto questo per passione e tutte le esperienze fatte sono servite per una mia crescita personale come musicista, non c’è una strada giusta o sicura mi sento solo di consigliare di imparare uno strumento (nel mio caso la batteria) e di prendere la musica in maniera seria, con costanza e passione. Metteteci amore, follia e dedizione e soprattutto non date retta a troppi consigli, trovare il proprio suono e la propria identità è la cosa più importante. Sperimentate sempre, sentitevi liberi di farlo. Ma adesso parliamo del presente e del futuro: Panoramica. Un progetto assolutamente originale che sembra narrare un viaggio. Come? Attraverso suoni che ricreano quell’insieme sensoriale che accompagna l’esperienza di viaggio e scoperta, non a caso alcuni dei titoli come Gulliver ed Espresso Notte identificano perfettamente quell’immaginario. L’EP verrà presentato a Roma il 25 gennaio in un assolutamente inedito live set nel contesto del vinyl shop di Stadlin prima e del club dopo con il resident Carlo’s music, ospiti della serata “GAME”: un format

di evento artisticamente multiforme e itinerante che da due anni fa della libertà la propria rappresentazione artistica. Parlateci un po’ di come è nata l’idea, cosa avete voluto esprimere con questo EP o ancora meglio cosa ha rappresentato per voi?

Il primo disco non si scorda mai..:) “Panoramica” rappresenta la partenza e l’essenza del progetto. Il concetto del disco è quello di riportare la riviera (quella che ci piace) in tutte le sue sfaccettature, con un occhio al passato e uno al futuro.

Gianmaria dopo essersi diplomato in Sound Design allo IED di Milano ha avuto il privilegio di studiare ancora presso la SAE di Amsterdam. Luca, invece, si avvicina prestissimo alla musica grazie al padre chitarrista. Le prime produzioni arrivano ai tempi del Cubase sull’ATARI, dopo varie sperimentazioni di generi (dall’hip hop, all’house ed elettronica in generale) e terminati gli studi di Ingegneria del suono presso l’Accademia del Cinema di Bologna, si trasferisce a Londra per due anni, dove completa la sua formazione musicale. Al rientro in Italia rincontra Gianmaria e danno vita ad un nuovo prodotto: Club Paradiso. Entrambi nel frattempo hanno sempre portato avanti la pratica sul campo suonando in grandi dancefloor come in Titilla al Cocoricò o al Villa delle Rose di Misano durante la residence di questa estate alla serata del Cocoon Italia. Inutile elencare tutti gli artisti con cui avete condiviso la consolle durante questa esperienza e quelle prima di Club Paradiso ma è importante nominare Daniele Baldelli e RALF non solo per la vicinanza stilistica ma anche per quella geografica .

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DJ SHOP

SEVENTY-TWO: estetica, efficacia, funzionalita

Il mixer Rane DJ dà una bella spallata al mercato, innovazione e tecnica per i professionisti del settore di Carlo Ferraioli

È

sempre una questione di esigenze. Se poi ad accompagnarle c’è il bisogno, il desiderio di esprimere qualcosa, diventa anche una questione di cuore. Un fatto emotivo, legato alla volontà, all’idea di provare piacere nel creare qualcosa, che dia colore ed ebbrezza ai propri suoni, ai propri ritmi. La musica elettronica è così, purtroppo e per fortuna: migliori sono gli strumenti di cui puoi dotarti, maggiore è il raggio entro il quale puoi muoverti, diverse le sfumature che riesci a tracciare mentre componi, e così via. L’ultima, anzi, le ultime uscite dell’azienda Rane si muovono esattamente in questa direzione: lo testimonia, oltre che al nuovissimo ed ispirato mixer Seventy-Two, il media controller Twelve, da molti assimilato ad un giradischi, ma che giradischi proprio non è. Il recente prodotto, ora molto più in corsa nella gara con le dirette rivali inMusic e Pioneer DJ rispetto allo sviluppo del miglior DJ Mixer, può vantare notevoli ed evidenti originalità, sinonimo di modernità e freschezza professionale. Immaginate infatti se poteste stampare in 3D le pagine di questa rivista: avreste fra le mani uno strumento estremamente sensibile, touchscreen da 4.3’’, doppia porta USB per interazioni con pc esterni, ben sedici performance pad con after-touch ed altre due diverse entrate USB per il collegamento alla creatura cugina, il controller Twelve, appunto. Il ritorno sul mercato del brand è stato abbastanza avvertito, sia in relazione alla pausa che Rane stesso si era momentaneamente preso dal commercio, sia, e forse soprattutto, rispetto all’innovazione vera, consistente nella possibilità per i dj di smettere di fissare il proprio laptop e fare ogni cosa attraverso deck e mixer, in quanto lo schermo, aggiornato con la componente touch, mostrerà ora tutte le informazioni necessarie all’artista. Sotto al display sono inoltre presenti due interruttori FX, appositamente pensati per sciorinare la vasta gamma di effetti presenti in dotazione, tutto intelligentemente volto alla massima personalizzazione. Design geniale, occhio alle battle, qualità costruttiva. Niente di meglio che la competizione e i professionisti, grandi e piccoli, del settore, potessero desiderare.

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I PROFESSIONISTI DEL SETTORE

LIVIO ARGENTINI

CO-FONDATORE DI “ARREL AUDIO” SISTEMI AUDIO PROFESSIONALI a cura di Gianluca Meloni & Alessio Boccali

Il primo lavoro professionale l’ho fatto a vent’anni a Napoli con la prima registrazione multipista al mondo realizzata per la RICORDI.”

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omeriggio d’inverno. In un caldo e accogliente appartamento alle porte di Roma abbiamo incontrato un guru della musica, uno di quei professionisti del settore, che ti fanno brillare gli occhi al solo pensiero della grande passione che li ha sempre guidati nella loro attività: Livio Argentini. Questo il resoconto della piacevole chiacchierata di quel pomeriggio. Caro Livio, com’è nata questa passione per l’audio professionale? Per sbaglio. Da piccolo, all’uscita di scuola, andavo in un negozietto ad aggiustare radio, poi crescendo, da grande appassionato di musica, mi sono buttato nel mercato dell’Hi-Fi e pian piano questa è diventata una professione. Il primo lavoro professionale l’ho fatto a vent’anni a Napoli con la prima registrazione multipista realizzata al mondo per la Ricordi. Da lì è iniziato tutto, grazie anche a vari amici musicisti ed ingegneri con i quali ho potuto fare vari test dal vivo per riprodurre il suono al massimo della qualità. I miei prodotti oggi sono veramente il top, ma non perché abbiano un qualcosa in più, semplicemente perché gli altri hanno qualcosa in meno e sono rimasti indietro con i tempi. Negli ultimi anni c’è stato un pro-

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gresso nella componentistica elettronica? Beh, ora ci sono elementi veramente di alta qualità, con l’avvento del digitale abbiamo componenti veramente molto stabili. Dalle valvole si è passati ai transistor ed ora a dei circuiti integrati che sono pressoché perfetti. Più di così ora è difficile fare, a meno che non si arrivi ai superconduttori, ma non so quanto convenga. Certo, però non posso dirvi che poi questi progressi sono stati assorbiti da tutti in maniera importante. Tanti sono rimasti “all’epoca di Ceccopeppe”. Non pensate però che ciò sia dovuto ad una differenza di costi; in realtà manca la voglia di migliorarsi, di rifare daccapo un lavoro che non ti soddisfa… io ho sempre voluto fare cose innovative. Il pubblico è ancora capace di comprendere la buona musica? Oggi in Italia, purtroppo, la cultura musicale sta sotto lo zero. Gli artisti odierni nel giro di un anno vendono tanti dischi e poi spariscono, mentre un pezzo di Carosone degli anni ’50 oggi ancora lo ascolti. Un altro grosso difetto è che in Italia non abbiamo arrangiatori; quando si fanno i missaggi si fa una grande confusione, non si lascia respirare la gente, gli si propina un gran numero di suoni, spesso sovrapposti, che arrivano a coprire persino le voci. Non c’è un forte e non c’è un basso, è tutto

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I PROFESSIONISTI DEL SETTORE

uguale… Negli Stati Uniti non è così. Qual è l’approccio dell’artista moderno alla fase della registrazione? Purtroppo, i grandi studi di registrazione stanno chiudendo tutti; gli artisti stringono la cinta per mancanza di fondi perché ormai l’unico mercato che li sostiene è quello della musica live o della pubblicità in video. Ora si cerca di fare le cose in casa, spesso però a discapito della qualità. Se non ci sono gli strumenti necessari si sostituiscono con il computer e quando c’è da registrare un’orchestra si sceglie di andare all’estero dove c’è lo spazio per farlo e dove i costi non sono proibitivi. Non è una bella situazione, ma ci si adatta al mercato finché non esce qualcosina di serio. Ah, voglio aggiungere una cosa. Un consiglio importante che do sempre

a proposito del recording è che creazione e registrazione sono due momenti ben distinti: bisogna sempre registrare il suono così com’è. Poi lo si può distorcere come si vuole, ma è importante partire sempre dal suono originale. Se ti diciamo: analogico contro digitale… Ad oggi l’analogico è sempre il massimo. Il digitale, anche se è migliorato molto rispetto agli inizi, non è ancora all’altezza dell’analogico e non considera il valore dell’interpretazione – e questo è un grosso problema culturale -. L’unico grande vantaggio del digitale è l’editing: puoi fare, pasticciare, modificare… ma l’analogico ci sarà sempre. Tanto per farvi un esempio, l’Audio Precision – lo strumento migliore per l’audio professionale – è tutto analogi-

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co. L’analogico garantisce un approccio più diretto alla musica. D’altronde, che chi canta usa la voce, che è uno strumento analogico, ed arriva ad un altro strumento analogico che è l’orecchio. Sempre per l’analogico si deve passare, mica possiamo inventare le orecchie digitali! (ride, n.d.r.).

Creazione e registrazione sono due momenti ben distinti: bisogna sempre registrare il suono così com’è. Poi lo si può distorcere come si vuole, ma è importante partire sempre dal suono originale.”

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AUDIOTECNICA

LA RIPRESA MICROFONICA E L’AMBIENTE

#4

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Benvenuti in Audio Random, “IL NUOVO PORTALE DI AUDIO TECNICA A ROMA”. Brevi pillole per farvi scoprire le basi per la produzione e la registrazione di musica, curando gli aspetti tecnici delle strumentazioni usate dai produttori e dagli artisti, focalizzandoci sui software e i suoi “tips & tricks” dei programmi più gettonati come Ableton Live & Logic Pro, facendovi scoprire e risolvere in pochi passi le operazioni più complesse.

C

di Gianluca Meloni

ome dicevamo nel precedente articolo, in questo appuntamento si tratteranno alcuni passaggi tecnici fondamentali per ottenere una buona registrazione della voce e della chitarra, e non solo. Partiamo sempre con una configurazione semplice, per simulare il vostro set -up che potreste avere nel vostro Home Studio, con un Laptop o computer fisso, scheda audio e microfono, ma partiamo da un po’ prima…..

L’ambiente che vi circonda dove avviene la ripresa microfonica dovrebbe essere poco riverberato e quindi se ci troviamo in una stanza molto grande, o con delle pareti lisce senza quadri ecc… niente paura, possiamo sempre intervenire cominciando con un bel tappeto sul pavimento, e disporre in tutti i lati del piramidale, oppure procurarvi in maniera semplice delle consistenti strisce di tessuto per appenderle sui muri, meglio un tessuto grosso o felpato per intenderci, tutto questo anche a seconda delle vostre disponibilità economiche ovvio, ma proprio per questo posso assicurarvi che si possono 52

trovare soluzioni alternative a basso costo, tipo, come costruire delle trappole per i bassi che possono tenere a bada anche i 50HZ con una semplice rete da giardino?? Benchè rudimentale e poco scientifico come approccio, ho provato io stesso ed ho ottenuto dei risultati ottimi, indubbiamente ad oggi ci sono molte aziende che lavorano professionalmente con prodotti e studi molto specifici, ma per tutti quelli che non possono permettersi un acustica sofisticata potrebbe essere utile come inizio. Trappola per bassi angolare: una rete da giardino disposta in piedi di circa 100cm che forma un cilindro (le dimensioni le dovete fare voi), il minimo è un diametro di 40/60cm , nel suo interno frazionare il vuoto con delle cantinelle di legno fissate tra loro a forma di croce, per delimitare la base il centro e la parte superiore, molto importante la cantinella che avrà la stessa altezza del cilindro disposta in piedi (Dorsale) fissata sempre con spillatrice meglio se elettrica, fra rete e legno. Per i più sofisticati si possono anche inserire dei

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AUDIOTECNICA

tubi a led per illuminare, l’effetto è molto bello. Nel suo interno potete inserire dei rotoli di lana minerale o lana di roccia, ma fate attenzione a chiuderla in un tessuto ignifugo, sia per essere sicuri che non prenda fuoco e per non rilasciare i filamenti della lana che sono dannosi per le vie respiratorie. Una volta sigillato bene dentro, passiamo all’esterno scegliendo anche qui possibilmente un tessuto ignifugo, colore a piacere e fissatelo con una spillatrice alla cantinella interna che farà da (Dorsale) al cilindro. A questo punto direte, ma quanto tempo ci vuole? Una volta acquistato il materiale non molto direi, un ora e mezza, a patto che vi piaccia il fai da te. Ora che abbiamo posizionato tutte le pannellature e le trappole nel nostro ambiente possiamo fare una prova molto semplice, parlando, sentirete che la vostra voce non si propaga più all’esterno, ma come dentro di voi, se è cosi’, avrete ottenuto un ottimo risultato. Ora che siete nel vostro home studio con una buona acustica, sarà tutto più semplice, non è solo il vostro strumento o un buon microfono o preamplificatore che disegnerà il suono della vostra registrazione ma anche tutto l’ambiente che vi circonda. Partiamo dalla chitarra acustica, e decidiamo se fare una registrazione stereo o mono, qui sotto ci aiutiamo con un grafico per il posizionamento e per la scelta dei microfoni. partita la registrazione ascoltiamola e facciamo caso a quanto fedele sia il suono reale della chitarra e quello che abbiamo registrato, se non vi convince si puo’ intervenire con un equalizzatore dando più aria al suono schiarendolo, o cercare di ricostruire il suono della vostra chitar-

ra con bassi medi e alti, questo è un esercizio, ma non si puo’ fare copia e incolla, quindi, ascoltare la chitarra, ricordare ed equalizzare copiandola. Se la vostra chitarra non suonasse bene allora a questo punto sarà facile tirare fuori con l’equalizzatore il suono che piu’ vi piace, ma premetto, se la matrice non è buona di solito questo può essere un esperimento deludente. Qui sotto dei plug in che riconoscerete per farvi un idea di preset di partenza sull’equalizzazione della chitarra acustica o situazioni di chitarre unplugged. Anche per la voce si usano degli appositi pannelli, solo

nei grandi studi è possibile trovare anche delle cabine concepite per l’utilizzo, ma ora si possono ottenere dei risultati ottimi con i vari anti riflesso in commercio. Adesso non ci rimane che posizionare il nostro microfono a condensatore, posizione cardioide e partiamo con la registrazione, ovviamente in cuffie chiuse, onde evitare di far riprendere al microfono anche quello che ascoltate voi, fate una prova, e credetemi! Succede anche ai più grandi di risentire il click in mezzo alla voce.

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20 THE BEST OF

Il 2017 musicale ci ha lasciato in eredità una classifica degli album più venduti in Italia* molto interessante. Tanti sono gli spunti suggeriti, tra questi notiamo che gli artisti presenti in questa Top Ten sono quasi tutti italiani (unica eccedi Francesco Nuccitelli

1

ED SHEERAN “(Divide) ÷”

182,568

2

J.AX & FEDEZ “Comunisti col Rolex”

174,873

3

RIKI “Perdo Le Parole”

167,414

4

LA CLASSIF VENDITE

MINACELENTANO “Le Migliori”

142,204

5

GHALI “Album”

117,118

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017 THE BEST OF

zione per Ed Sheeran) e che RIKI è presente due volte nella classifica, “facendo fuori” grandi nomi ben più quotati, di-

mostrando così che nonostante i talent show siano in crisi, alcuni dei loro prodotti riescono comunque a vendere bene.

10

RIKI “Mania”

86,563

9

GUE PEQUENO “Gentleman”

93,240

FICA DELLE ITALIANE

8

VASCO ROSSI “Vascononstop”

94,136

7

JOVANOTTI “Oh! Vita”

108,391

6

TIZIANO FERRO “Il Mestiere della Vita”

116,205

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FOCUS

AL MEILLENIALS 2017 Chi fermera la musica? Un blackout c’e andato vicino, ma la musica e amore e l’amore vince sempre…

di Alessio Boccali

M

ONK di Roma, 21 e 22 dicembre: in programma ci sono i MEIllenials, i premi indipendenti per i giovani, e in scaletta una miriade di nomi, che stanno incantando il panorama musicale indie di tutta la penisola. Ore 18 del primo giorno della manifestazione. Mentre tutti gli espositori e gli addetti ai lavori sono intenti ad ultimare le ultime quisquiglie prima di “andare in scena”, un guasto all’impianto elettrico del locale manda K.O. le speranze di far partire la festa. Nel frattempo, quasi a lume di candela, nella sala adiacente a quella principale, si parla comunque di musica insieme a Roberto Angelini e in strada il duo Le Ore intrattiene i fan corsi al locale per sostenerli con un mini-li-

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ve acustico. Nonostante gli ostacoli la musica fa sentire la sua forza, anche se, per stavolta, deve comunque arrendersi. Giorno 2. Il piatto è ricco e gli eventi in programma sembrano studiati apposta per far dimenticare le imperfezioni della giornata precedente. Oggi sembra andare tutto per il verso giusto e quelle piccole avvisaglie di luce che va e che viene non spaventano più di tanto. Nell’aria, tra professionisti del settore e appassionati, si respira il giusto amore per la musica e l’atmosfera del palco principale comincia a scaldarsi con le note dei primi artisti che si esibiscono. Gli ospiti più attesi della serata sono The Niro, Mirkoilcane, fresco di approdo a Sanremo 2018, e il toscano Lucio Corsi, pronto a ricevere il premio Pimi Giovane. Nella N°6 GENNAIO-FEBBRAIO 2018 / #MUSICAZEROKM / WWW.MZKNEWS.COM

saletta aperitivo intanto, fin dalle 17, si parla di musica con Marina Rei grande protagonista. Sul palco la musica si fa sentire e la serata si accende grazie ad Andrea Zoli, Andrea Madeccia, Marcondiro, Leo Folgori, Black Snake Moan, Blùmia, oltre ai tre già citati, che portano in scena il loro spettacolo sonoro in un mix variegato di generi, frutto di talenti ben coniugati. In conclusione, analizzando l’intero svolgimento della manifestazione, non si può che concludere tirando in ballo nuovamente quella citazione latina allusa già nel sottotitolo e utilizzare un sillogismo: “OMNIA VINCIT AMOR”, e siccome la musica è amore, allora “OMNIA VINCIT MUSICA”.


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Muziki è un’associazione culturale e fondazione volta a sostenere l’arte con particolare attenzione alla musica come forma di interazione collettiva nonchè crescita personale


FOCUS

PROGETTO SILLUMINA I

D A T I

D E L

2 0 1 7

“La legge di stabilità del 2016 prevede la distribuzione del 10% dei compensi per la Copia Privata, gestiti da SIAE, in attività che favoriscano la creatività e la promozione culturale nazionale ed internazionale dei giovani.” (www.sillumina.it) di Guido Pietro Airoldi

P

ossiamo dire che il mercato discografico negli ultimi anni ha avuto uno stravolgimento e ha visto un incremento significativo del settore indipendente. Grazie a strumenti social come Instagram e Facebook ma anche Spotify e Youtube, molti artisti, in particolare nella sfera del Rap e dell’Indie, hanno creato un rapporto più diretto con il proprio audience, che gli ha permesso di aggirare in alcuni casi il processo tradizionale di fruizione di contenuti musicali. Questi artisti sono riusciti con il tempo a ritagliarsi prepotentemente uno spazio nella discografia italiana, nonostante la natura indipendente delle loro label. I dati mondiali del “Music & Copyright, sezione di Ovum, riportano che tra il 2013 e il 2016 nella categoria Physical/Digital l’insieme delle case indipendenti ha venduto più copie fisiche delle altre Major (Universal, Sony e Warner) dove, invece, regna indiscussa Universal nella categoria Digital. Anche l’attenzione degli investitori si sta spostando verso le case indipendenti che hanno costi inferiori. Ma l’interesse non è solo dei privati. Significativo è il contributo dello Stato che con la Legge di Stabilità del 2016 prevede la distribuzione del 10% dei compensi per 58

Copia Privata ad attività culturali per stimolare la creatività di giovani autori e interpreti. Il progetto “Sillumina, copia privata per i giovani, per la Cultura”, che quest’anno giunge alla sua seconda edizione, deriva proprio da questa normativa, voluta dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MIBACT). Sono disponibili 5 bandi rivolti a privati, aziende o associazioni che presentino un progetto a sostegno di giovani artisti N°6 GENNAIO-FEBBRAIO 2018 / #MUSICAZEROKM / WWW.MZKNEWS.COM

e interpreti di età inferiore ai 35 anni. I settori artistici interessati sono: Cinema - Danza - Libro e Lettura - Musica – Teatro e il settore Musica ha attivi tutti e 5 le diverse tipologie di bando: Periferie Urbane: per la promozione di attività artistiche e culturali nelle periferie o in aree con problematiche economiche o sociali come manifestazioni culturali, musicali e concerti. Nuove Opere: per il sostegno di produzioni artistiche di nuove opere


FOCUS

inedite, come nel caso dei musicisti nuove canzoni, EP o addirittura album.

per la traduzione e distribuzione di testi italiani all’estero.

Residenze Artistiche e Formazione: per la realizzazione di percorsi formativi e residenze artistiche. Quindi per la creazione di corsi di musica o di residenze artistiche dove artisti, specialmente emergenti, possano esprimere la loro creatività e condividere il loro percorso artistico.

Nell’edizione 2016 SIAE ha distribuito 6,3 milioni di euro in 216 progetti selezionati tra i 1.006 progetti in candidatura, che hanno già trovato o stanno completando la realizzazione. Quest’anno i fondi sono arrivati addirittura a 9,275 milioni di euro, già ripartiti per settore e bandi di gara. Tutte le informazioni e i dettagli sui bandi e sulle modalità di partecipazione sul sito www.sillumina.it , che spiega in modo semplice e chiaro tutti i passaggi.

Live nazionali e internazionali: per la promozione di esecuzioni live in Italia e all’estero. Traduzione e distribuzione all’estero:

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DIRITTO MUSICALE

Al Bano contro Michael Jackson: chi ha copiato per primo? a cura di Avv. Claudia Roggero & Avv. Valentina Mayer - www.dandi.media

carattere creativo è da collegarsi ai concetti di novità e di originalità. La giurisprudenza è consolidata nel ritenere, in ogni caso, l’originalità quale «condizione minima» di tutela dell’opera di ingegno.

D

opo la comparsata della Lecciso a Domenica Live, il trend topic del momento è ovviamente diventato il povero Al Bano e la sua sfortuna in amore. La Lecciso è stata clemente e ha dichiarato “Non voglio giudicare Romina”. Io neanche ci tengo. Voglio invece giudicare Al Bano. Non per le sue scelte amorose (anche perché non sono esperta di rapporti di coppia), ma per quelle autorali. Vi ricordate quando Al Bano sosteneva che Michael Jackson era un copione? Correva l’anno 1999 e la Corte di Appello di Milano (App. Milano, 24/11/1999) negava al brano «I cigni di Balaka» di Al Bano il «crisma» della “tutelabilità”. Il Brano di Al Bano era privo del carattere creativo richiesto dalla legge per accedere alla protezione. Nessun plagio dunque, da parte del brano «Will you be there» di Michael Jackson.

Altre condizioni ritenute essenziali dell’opera per poter accedere alla protezione? La novità (in senso oggettivo), è la «novità di elementi essenziali e caratterizzanti» tali da consentire una differenziazione rispetto alle opere preesistenti. Sulla scorta del caso Al Bano-Michael Jackson, occorre apprezzare la differenza qualitativa tra il requisito della novità e quello dell’originalità, con la conseguenza che sarebbero tutelate dal diritto d’autore le sole opere nuove, ossia che si differenziano rispetto alle preesistenti, e che raggiungano una determinata soglia di capacità espressiva. La corretta definizione del requisito della novità dell’opera. Si riscontrano in dottrina posizioni differenti in relazione alla sua qualifica in termini oggettivi piuttosto che soggettivi. La maggioranza propende per una concezione oggettivistica della «novità», nei termini di differen-

Qual è il requisito necessario minimo ai fini della “tutelabilità” dell’opera di ingegno nell’ambito del diritto d’autore? Il carattere creativo dell’opera. In termini generali, il 60

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DIRITTO MUSICALE

ziazione rispetto ad un’opera precedente. La sentenza di Al Bano sembra in qualche modo aderire alla tesi più rigorosa, richiedendo, per la tutela, sia la novità oggettiva (il che pare fuori di dubbio, alla luce della rilevanza assunta in giudizio dai brani musicali precedenti alla composizione di Al Bano) che l’originalità nel senso di non banalità. Il caso Al Bano-Michael Jackson, si potrebbe pertanto segnalare per i seguenti aspetti: 1. la precisazione in senso oggettivo del requisito della novità; 2. sulla scorta della migliore dottrina, la corretta differenziazione di quest’ultimo da quello dell’originalità, intesa come non banalità del brano oggetto di plagio; 3. la conferma, seppur implicita, del requisito, ai fini del plagio, della conoscenza e/o conoscibilità da parte LAVORI NEL del soggetto imputato dell’illecito;

elementi diversi dalla melodia purché specificamente dedotti nel giudizio di plagio e nei limiti di ammissibilità dell’elaborazione di una melodia originaria ai sensi dell’art.4 della legge sul diritto d’autore; 5. la conferma del criterio dell’ascoltatore medio nel giudizio di originalità; 6. l’introduzione del principio dell’irrilevanza, ai fini della configurabilità del plagio, dell’appartenenza a generi musicali differenti. A commento del caso Al Bano-Michael Jackson, non si possono tacere le parole, di indelebile dottrina (Greco-Vercellone, op. cit., 47), secondo cui la grande diffusione di canzoni di musica leggera ha comportato l’effetto per cui è la «quantità che deprime la qualità e determina tali miscele e confusioni di motivi, spesso assai scarsamente originali, da rendere oltremodo difficile stabilire se l’uno ha copiato dall’altro o se piuttosto tutti hanno, salvo varianti, copiato da una terza fonte, spesso anch’essa difficilmente identificabile».

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AGAZ INE IL NUO VO M T AL E! DEL LA CA P I

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LUOGHI DI CULTO

PIPER ROMA

La celebre discoteca romana che ha fatto storia di Francesco Nuccitelli

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ra il 17 febbraio del 1965 e in una delle vie della Roma bene, per la precisione via Tagliamento 9 nel quartiere Trieste, ad opera di Giancarlo Bornigia e Alberigo Crocetta, nasce il “Piper”. Lo storico locale fu palcoscenico di moltissimi artisti, italiani ed internazionali: dagli Who ai Rolling Stones, dai Pink Floyd a Jimi Hendrix, fino agli artisti nostrani come Patty Pravo, ancora conosciuta come “la ragazza del Piper” scoperta da Crocetta e Boncompagni, e poi altri artisti come Renato Zero, che nel 1982 realizzò un 33 giri ispirato al locale e alla sua storia, Mia Martini, i Pooh e Caterina Caselli. I primi due gruppi ad esibirsi sul palco del Piper, tuttavia, sono stati i The Rokes e gli Equipe 84, due band in forte contrapposizione musicale tra loro: beat anglo-italiano contro musica leggera. La linea stilistica era quella di un nuovo genere che andava molto in voga all’epoca, ovvero quella del beat inglese combinato ad un uso innovativo delle luci stroboscopiche, in armonia con la musica e ad uno stile nuovo e trasgressivo come quello delle prime minigonne. Eppure il Piper non divenne noto solo come punto di partenza per tanti musicisti, ma fu anche un punto di aggregazione della gioventù romana politicizzata a destra. I romani che frequentavano il locale erano facilmente riconoscibili per i gusti musicali e per il modo di vestire e solo dopo, molto dopo, il locale divenne per tutti e senza vincoli politici. Tuttavia, oggi la storia del Piper rischia di finire a causa di un’improvvisa chiusura. Al momento, infatti, il locale è all’asta e molti artisti, appresa la notizia, hanno fatto partire una mobilitazione per salvare questo luogo di culto della musica romana. Tra questi, c’è anche il Piotta, che attraverso i social network ha lanciato una proposta interessante attraverso il seguente post: “E se ci mettessimo insieme tra amici, un bel po’ di amici e scollettassimo un po’?” un’iniziativa importante per salvare 53 anni di musica e non solo.

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CURIOSANDO

FANTASMI DI UN NATALE PASSATO 5 CANZONI NATALIZIE DIMENTICATE DALLA MASSA di Gianluca De Angelis

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atale è arrivato e, rapido come ogni anno, se ne è andato portando dietro di sé la sua scia di carte strappate, di portafogli svuotati dalle tombolate coi parenti e di palle dell’albero distrutte al suolo. Abbiamo ancora nelle orecchie le playlist a base di Nat King Cole, Dean Martin, Frank Sinatra e l’immancabile Michael Bublé, ma dato che il periodo post-natalizio è universalmente conosciuto come uno dei più malinconici dell’anno (e lo smontare tutte le decorazioni natalizie disseminate per casa può essere estremamente traumatico) abbiamo deciso di trovare un sottofondo musicale natalizio per rimanere ancora per un po’ nel clima. Qui vi consigliamo, però, 5 canzoni natalizie assolutamente insolite, fuori dai canoni delle classiche “canzoni di Natale”, ma che non potranno far altro che strapparvi un sorriso. Christmas Time - The Darkness Nata come dissacrante parodia delle canzoni Natale, forse questa è la traccia più conosciuta tra le cinque che abbiamo selezionato. Uscito nel 2003, per questo brano la band di Justin Hawkins decise di puntare tutto sul trash: ecco quindi che nel video abbiamo tutti i componenti del gruppo che si strofinano (vestiti nelle maniere più improbabili) su un tappeto di una baita innevata, al caldo di un caminetto.

Merry Christmas Happy Holidays - Nsync Durante la loro sfavillante (?) carriera gli *NSYNC (la band di Justin Timberlake, per capirci), sfornarono anche un singolo natalizio di cui probabilmente vi siete

con la pistola ad acqua deve necessariamente entrare di diritto in questa lista. Piccola e letale. Christmas Rhapsody – Pledge Drive “Bohemian Rhapsody” dei Queen ri-

“Gli NSYNC (anche ‘N Sync) erano una boy band DI cinque ragazzi (Lance Bass, JC Chasez, Joey Fatone, Chris Kirkpatrick e Justin Timberlake) formata a Orlando nel 1995 e lanciata in Germania dalla BMG.”

dimenticati… E forse, in fondo, è meglio così: ad un ascolto contemporaneo vi farà visita il fantasma del Natale anni ’90, vestito con i jeans a zampa di elefante e stranamente somigliante ad un Justin Timberlake con i riccioli biondi. I’m Gonna Lasso Santa Claus – Brenda Lee Ritmi natalizi abbastanza classici per questa traccia di un’undicenne Brenda Lee, che già a quell’età non si faceva certo parlare dietro, tanto da essersi meritata il soprannome di “Little Miss Dynamite”. La piccola teppistella non può che starci simpatica, e dopo le minacce di prendere al lazo Babbo Natale per sparargli N°6 GENNAIO-FEBBRAIO 2018 / #MUSICAZEROKM / WWW.MZKNEWS.COM

fatta con un testo natalizio. C’è davvero bisogno di aggiungere altro? Dear Santa (Bring Me a Man This Christmas) - The Weather Girls Dalle corde vocali che hanno partorito “It’s Raining Men”, le due scatenate protagoniste dell’album “Success” del 1983 in questa canzone pretendono da Babbo Natale (come dice il titolo) un regalo molto particolare. Ritmi irresistibili, testo ironico e un video che definire geniale è dire poco: vi sfidiamo a pompare questa traccia nelle casse del vostro stereo e provare a non ballare, mentre riponete i pupazzetti del Presepe negli scatoloni. 63


LA LIFE E’ BELLA

Nathan Sawaya The Art of the brick: DC Super Heroes “Si può essere eroi”

“S

di Alessio Boccali

i può essere eroi soltanto per un giorno” cantava David Bowie; questo l’abbiamo capito un po’ tutti crescendo e immaginando in quella parola - eroe - una serie di virtù e qualità, che non hanno nulla a che fare con super poteri o mondi da salvare, ma che rispondono più ad un altro prototipo: la semplicità, o meglio, la normalità. Già, perché – diciamola tutta - al giorno d’oggi, stavolta citando Dalla, l’impresa eccezionale è proprio quella di essere normale. E proprio dalla normalità, da quelle costruzioni LEGO con le quali noi tutti da bambini giocavamo, lo statunitense Nathan Sawaya ha costruito il suo mondo artistico. Paesaggi, persone comuni, riproduzioni di opere d’arte… tutto ciò che ci circonda ha da sempre influenzato l’estro dell’artista, fino a quando questa normalità, fatta di mattoncini di plastica e riproposizioni di realtà esistenti, non si è andata a sposare alla fantasia – sorella stretta dell’arte -. Da qui, Sawaya ha cominciato a popolare il nostro mondo fisico di creature, supereroi proveniente dall’universo fumettistico DC COMICS, dando così vita e consistenza ad un altro mondo. Nella mostra “The Art of the bri-

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ck: DC Super Heroes” l’immaginario è materializzato. Migliaia e migliaia di mattoncini lego rendono tangibili eroi ed eroine del mondo fumettistico: da Batman a Superman, passando per Flash e Lanterna Verde, fino a Wonder Woman ed Aquaman… I personaggi DC ci sono tutti e sono tutti estremamente perfetti in ogni minimo dettaglio. Stesso discorso per oggetti ed ambientazioni; una cura quasi maniacale per ogni minimo particolare atta a rendere “terreni” questi fantastici figli dell’immaginazione umana. Di conseguenza, l’obiettivo di Nathan Sawaya è chiaro: far comprendere a tutti, in un mondo così disincantato come il nostro, che si può essere eroi. Non importa quanto a lungo, importa soltanto ricordarci di sconfiggere quei malvagi nemici del quotidiano, che non hanno nulla di fantastico o irreale e che, ogni giorno, mettono a repentaglio i nostri sogni. “L’eroe interiore”, la scultura - presente in mostra - che non rappresenta nessun eroe fumettistico in particolare, ma raffigura soltanto un ragazzino con un mantello colorato, è, a detta del Sawaya, la spiegazione più semplice di questo concetto: ognuno da bambino possiede sogni straordinari, bisogna soltanto riscoprirli e crederci sempre. Una bella lezione di vita. N°6 GENNAIO-FEBBRAIO 2018 / #MUSICAZEROKM / WWW.MZKNEWS.COM

Dichiarata dalla CNN come una delle 10 mostre da vedere al mondo ha attirato milioni di visitatori da New York a Los Angeles, da Melbourne a Shanghai, da Singapore a Londra e da Parigi finalmente a Roma, al Palazzo degli esami di Trastevere…


IALS L

o IALS – Centro danza musica teatro – nasce con lo scopo di contribuire in modo significativo alla formazione ed al perfezionamento professionale di alcune categorie artistiche, in particolar modo è rivolto ai danzatori e ai coreografi. “Nel centro si respira aria di arte in tutte le sue forme, camminando per i corridoi, nel vociare delle persone, nei vari stili, fino all’aula di riferimento, dove sparisce tutto il resto, sparisce la confusione e il tutto diventa solo arte in movimento.” Tutte le attività a favore dei professionisti sono iniziate nel lontano 1962, con diverse iniziative che lo IALS ha promosso e sviluppato nel corso degli anni, sempre in costante sintonia con le più attuali esigenze di aggiornamento dei professionisti, rispondendo alle domande di una solida formazione di base, sia per i semi-professionisti, che per tutti coloro che desiderano acquisire gli elementi propedeutici per le diverse discipline dello spettacolo. I corsi sono rivolti non solo ai danzatori, ma anche agli artisti del coro, i solisti e professori di orchestra jazz e si svolgono durante tutto l’anno, sia con le lezioni di training giornaliero, che con seminari complementari. Altre importanti attività, come quelle di studio, ricerca e documentazione, affiancano quelle dei corsi e ne rappresentano un corollario di fondamentale importanza culturale. Lo IALS è convenzionato con i maggiori teatri romani: Teatro Quirino, Teatro Brancaccio, Teatro Olimpico, Teatro Valle, Audi-

torium Parco della Musica ecc. Potrete avvicinarvi al mondo IALS, SABATO 23 Settembre 2017, a partire dalle h.10,00 fino alle h.21.00, quando, in tutte le sale si ospiteranno le lezioni dimostrative gratuite, dalla durata di un’ora, con lo scopo di promuovere le attività agli storici ed ai nuovi frequentatori dello IALS. Per prendere parte alla giornata gli utenti pagheranno 10,00 euro (tesserino giornaliero incluso) e potranno partecipare a tutte le lezioni. In settimana verrà annunciato il programma delle lezioni della giornata, che verrà riportato sia sul sito ufficiale WWW.IALS.ORG, che su Facebook, quindi attenti!

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