Musica Zero Km - MZK news n°9 luglio 2018

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DISTRIBUZIONE GRATUITA - Nei migliori negozi di audio/video - Sala prove - Studi di registrazione - Università - Club - Centri di formazione / ph.PIERMATTEI / Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in abbonamento postale - D.L.353/03 (CONV.IN L.N°46 DEL 27/02/2004) ART.1COMMA 1 C/RM/04/2018

GRATUITO

MUSICA ZERO MZKN EWS

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Fabrizio MORO “PAROLE, RUMORI E ANNI”

ALBOROSIE C A R L B R AV E F R A H Q U I N TA L E RANCORE INDIEGENO FEST STEF BURNS M Y S S K E TA S PA Z I O M U S I C A SOUNDMEETER CIRCOLO ANDREA DORIA R I C H I E H AW T I N AUDIORANDOM D I R I T T O D 'A U T O R E Vinci STEVEN TYLER "AUDITORIUM Parco della musica" pag. 3

#musicazerokm N°9 LUGLIO/AGOSTO 2018



#Vinciconmzknews PA R T E C I PA S U B I T O E V I N C I S T E V E N T Y L E R A R O M A I L V I N C I T O R E R I C E V E R A' 2 B I G L I E T T I I N R E G A L O P E R I L C O N C E R T O D I STEVEN TYLER & THE LOVING MARY BAND IL 27 LUGLIO A L L' A U D I T O R I U M P A R C O D E L L A M U S I C A D I R O M A

D A Q U A L E C I T TA' I TA L I A N A P R E N D E O R I G I N E IL VERO COGNOME DI STEVEN TYLER?

RISPONDI QUI: redazionemzknews@gmail.com MZK NEWS - Musica zero Km @MZKNEWS

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SOMMARIO

MUSICAZERO KM (MZK NEWS) N°9 Lugl io/Agosto 2018

Editore MZK Lab S.r.l.s. Via Flaminia 670, 00191 Roma

Direttore Responsabile Valeria De Medio valeriademedio2.0@gmail.com

M ic ha el Ja ck so n

Project Manager

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Marco Gargani

Art Director & Progetto Grafico

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Jacopo Mancini jacopomancini08@gmail.com

Assistenza Legale Avv. Vanessa Ivone

Caporedattore Alessio Boccali alessioboccalimzknews@gmail.com

Redattori Carlo Ferraioli, Francesco Nuccitelli

Collaboratori Esterni Gianluca Meloni, Guido Pietro Airoldi, Chiara Zaccagnino, Paola Carbone, Cristian Barba, Simone Lucidi, Manuel Saad

Sede Redazionale Via Emilia 82, 00187 Roma

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Sito & Contatti Tel. +39 3331785676 www.mzknews.com redazionemzknews@gmail.com

Stampa produzione@miligraf.it Via degli Olmetti, 36 Formello 00060 Finito di stampare nel mese di luglio 2018

Marketing & Comunicazione Alice Locuratolo comunicazionemzknews@gmail.com

Tel +39 / 3382918589

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Autorizzazzione rilasciata dal Tribunale Civile di Roma N°2 / 2017 del 19.1.2017

AVVISO IMPORTANTE: Alcune delle foto di questa rivista sono tratte dalla rete internet in totale mancanza di indicazioni sul

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SOMMARIO

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E DI TO R I A L E : E s tate R om ana FA B R IZ IO M O R O CUR IO S A N D O : M ichael Jacks on AL B O R O S I E S POT I F Y To p1 0 CA R L B R AV E F RA H Q U IN TA L E I N U OV I C L U B B E R S RAN C O R E S PE C I A L E IN D IE GENO 2018 STEF BURNS BE LI Z E M Y S S K E TA

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Post er del mese (Michael Jackson) SPAZ I O MUSI CA SOUN DMEET ER CI RCOLO AN DREA DORI A SPAZ I O FEST I VAL GEN ERAT I ON : Richie Hawt in AUDI ORAN DOM I PLUG-I N PI A T UCCI T TO MUSI CA A T RAT T I SLEEPI N G SOUN D DI RI T TO D’AUTORE: Dandi Media LA LI FE E’ BELLA: Andrea Paz ienz a

PARTECIPA AL CONTEST: VINCI STEVEN TYLER ALL’AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA

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SCOPRI COME A PAG. 3

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yright sulla proprietà e sull’autore, si intendono quindi usate in completa buona fede. Chiunque riconoscesse come suo uno scatto è pregato di segnalarcelo per un’immediata soluzione del problema. Contatta redazionemzknews@gmail.com

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EDITORIALE

A cura di Alessio Boccali

Cosa ne sara' del l’Estate Romana del ‘77?

N 6

acque come una scom-

organizzate da piccoli comitati. Sia ben inteso,

messa e si rivelò da su-

quando c’è movimento, c’è fervore, è sempre buon

bito vincente. Nel 1977

segno, ma sembra quasi sia assolutamente neces-

l’architetto Renato Ni-

sario rifarsi ai modelli di festival stranieri invece

colini, assessore alla cul-

che godersi anche solo una proiezione sotto le stel-

tura della giunta Argan,

le (spesso vietata). È un discorso molto romantico

percepì nell’aria il bisogno di una manifestazione

quello che vi sto facendo e non tutti saranno d’ac-

che sfruttasse appieno tutti gli spazi della città

cordo, lo capisco, ma quel carattere leggero della

di Roma per rispondere all’esigenza di cultura e

manifestazione, tanto difeso da Nicolini stesso,

convivialità della popolazione. Nacque così l’E-

nascondeva proprio questo: il romanticismo del-

state Romana “come una scommessa” si diceva

le cose semplici e degli spazi della Capitale non

in apertura, ma anche come una scelta lungimi-

più d’élite, ma ora accessibili a tutti. Ora direte

rante. Eventi cinematografici, teatrali e musicali

“Non venirmi a dire che sei scontento dei grandi

iniziarono a sopperire all’afa e al caldo cittadino

eventi che coinvolgeranno Roma quest’estate…”

e ad educare all’arte, al bello. A quarantuno anni

assolutamente no, l’Estate Romana stessa in ori-

esatti da quel primo fatidico start, qualcosa di

gine nasceva festosa ed esuberante e nella rivista

quell’idea è rimasta, ma si fatica a trovare negli

si parlerà degli show che stanno illuminando ed

organizzatori e negli eventi proposti lo stesso en-

illumineranno le nostre notti romane, penso sem-

tusiasmo. La situazione è particolare; attualmen-

plicemente che per sdoganare la serietà della fru-

te si sta forse riproponendo una spaccatura simile

izione dell’arte ed ampliare l’accessibilità a questa

a quella tra cultura alta e cultura bassa, alla qua-

(intenti primari del Nicolini) ci sia maggior bi-

le Nicolini e Co. volevano sopperire proprio con

sogno di attenzione nei confronti delle proposte

questa manifestazione, simile, dicevamo, ma con

provenienti dal basso. È un appello politico? Non

protagonisti differenti: (tanti) grandi festival con

lo so, forse… intanto riflettiamoci un po’ tutti

grandi organizzazioni VS (poche) semplici feste

quanti.

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LE INTERVISTE

Fabrizio

O R O M

U

Parole, rumori e anni… Riflessioni alla continua ricerca di soluzioni.

n 2018 di successi vissuti sempre “on the road”, una carriera quasi ventennale, uno sguardo all’attualità e tanti aneddoti che mi piacerebbe riportarvi tutti quanti, ma che purtroppo non c’è spazio per raccontarli tutti. Una chiacchierata piacevole all’interno di una sala registrazioni, tra una sigaretta, una risata e l’eco della “band del Moro” che, nell’altra sala, prova le strumentali per l’imminente ripresa del tour… Ciao Fabrizio, partiamo dalle tappe più importanti di questo 2018 e andiamo a ritroso… Se ti dico “Stadio Olimpico”… Un’emozione che si metabolizza col tempo, ci vogliono un po’ di giorni per rendersi conto di ciò che è successo. È un po’ come quando diventi padre: l’emozione non la avverti nel momento stesso in cui nasce tuo figlio, ma lo farai strada facendo. Se ci pensi è così per tutte le cose della vita, le belle e le brutte. Le emozioni forti vanno metabolizzate nel tempo. Dopo l’Olimpico, comunque, è subentrata in me la consapevolezza definitiva che lavo8

di Alessio Boccal i

rando sodo, con un po’ di fortuna e qualche bell’incastro del destino, si possono realizzare cose che apparentemente sembravano impossibili. Ho sempre creduto in quello che facevo e continuo a farlo con passione e anche un po’ di incoscienza, vengo dal niente e ho passato nel mio percorso dei momenti bui nei quali stavo quasi per mollare tutto, eppure ho tenuto – abbiamo tenuto – duro e sono riuscito a realizzare un grande sogno. L’esperienza internazionale all’Eurofestival… È una kermesse completamente diversa dal Festival di Sanremo, quando arrivi lì non ti conosce praticamente nessuno e tu, paradossalmente, ti senti più libero. È come la prima volta che suoni davanti ad un grande pubblico, devi dimostrare di saperci fare. Sono nuovi stimoli che ti fanno stare bene e ti spingono a fare sempre meglio. È stata dura: tante prove, tante alzatacce, dieci giorni di lavoro intenso che si sommavano alle fatiche di Sanremo e a quelle del tour precedente. Eppure, né io né Ermal ci siamo risparmiati ed entrambi lo rifaremmo anche domani. Quindi non escludo in futuro un tour internazionale... Quasi 20 anni di carriera, 18 per l’esattezza, dal primo album in studio. Sei diventato maggiorenne… (Ride, n.d.r.) Da piccolo sentivo tanti addetti ai lavori che parlavano dei big della musica e dicevano “Quello s’è montato la testa…”. In realtà, non è che ti monti la testa, è che più passa il tempo e meno compromessi riesci ad accettare. Quando sei giovane fatichi a raggiungere i tuoi

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LE INTERVISTE

GLI APPUNTAMENTI PIU’ ATTESI...

28.07

16.08

18.08

Macerata Pescara

22.08

28.08

Lecce

Palermo Taormina ph. Piermattei

29.08

Napoli

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LE INTERVISTE

ph. Piermattei

obiettivi e sei disposto a fare le cose come ti dicono di fare per ottenere ciò che vuoi, anche a costo di parecchi sacrifici. Quando sei più grande scegli di decidere tu, non per arroganza, sia chiaro, bensì perché sei stanco, perché non vuoi più sottostare a nessuno. Ritornando sul tuo duetto sanremese con Ermal, non so se hai avuto tempo di leggere della polemica tra Zucchero e Vasco proprio a proposito di questi… Sì… a me piace duettare, per me la musica è comunicazione, qualsiasi tipo di comunicazione: tra me e il pubblico, tra me e te, tra me e un mio collega, ecc. Partendo da questo presupposto, la comunicazione serve a farti capire e a capire l’altro. Se tu conosci meglio l’altro, ti arricchisci. Il duetto con Curreri mi ha arricchito, quello con Ermal lo stesso… qualsiasi duetto che ho fatto mi ha arricchito e mi ha aiutato a comprendere i miei punti di forza e i miei limiti. Giochiamo un po’ con i titoli di due tuoi pezzi. Ora che stai ottenendo “Tutto quello che volevi” è passata un po’ quella paura del futuro che cantavi in “Libero”? Ho cambiato modo di affrontare la paura; prima mi so-

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vrastava, ora ho un po’ meno punti interrogativi sul mio cammino, ma è giusto che ci siano sempre. Il progresso che tu compi da artista e da essere umano finirebbe se non ci fosse la paura. Se hai una sfida grande da affrontare è normale e giusto avere paura. Il mio film preferito è “Rocky” proprio perché rappresenta la metafora di chi cerca di intraprendere un percorso per raggiungere una mèta apparentemente irraggiungibile. Rocky è uno che ha incassato tanto, uno che ha avuto tanta paura, ma l’ha saputa gestire, fino a raggiungere il suo sogno. Questa è la metafora della vita. In chiusura, ti chiedo un parere sulle ultime prese di posizione in campo politico di parecchi tuoi colleghi. Fabrizio Moro con le sue canzoni si è sempre schierato, non ha mai fatto finta di niente… Ogni artista deve riuscire a fotografare il contesto storico nel quale vive. Anche tu quando scrivi cerchi di lasciare delle cose. Io mi sono sempre schierato, non perché sono più coraggioso degli altri, ma perché ho sempre sentito il bisogno di dire la mia. Sulla questione Cucchi, ad esempio, ho denunciato il fatto non perché sono più bravo degli altri, ma perché io l’ho metabolizzata e poi ho

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LE INTERVISTE

reagito con la chitarra e con le mie parole. La prepotenza non mi è mai piaciuta, in nessuna situazione e in nessun campo. Questo per dirti che quando mi sono trovato davanti ad un sopruso commesso nei confronti di un ragazzo come me e te, che ha fatto le sue cazzate come le abbiamo fatte tutti, ma che ha pagato troppo caro per quello che ha fatto, mi sono sentito molto toccato. Avevo bisogno di fotografare ciò che era accaduto e conservarlo nel mio angolo di storia. “Fermi con le mani” è il pensiero di Fabrizio su quella determinata questione. Per quanto riguarda la politica in senso stretto, ogni problema andrebbe focalizzato per bene. Ogni volta che tu attacchi una presa di posizione contraria alla tua, devi proporre anche un’alternativa. Io non ero capace di farlo e col tempo sono riuscito a riconoscere i miei limiti. Mi piacerebbe che il mondo fosse equilibrato, che fossimo davvero tutti uguali, ma poi mi scontro continuamente con la realtà. La mia indole mi dice di voler credere in un mondo utopico, ma la parte pratica e razionale mi dice di rimanere realista e in questo momento io un’alternativa fattibile non ce l’ho. Parti dal presupposto poi, che se vuoi cambiare una cosa, un sistema, devi approfondirlo, devi conoscerlo dall’interno, rimboccarti le maniche e fare il tuo sempre. Questo per

parlare un po’ anche delle mie scelte lavorative passate (la partecipazione in qualità di professore ad Amici, ad esempio, n.d.r.), avendo studiato quei determinati sistemi, ho avuto l’opportunità di dire la mia ad un maggior numero di persone, naturalmente sempre rimanendo fedele al mio pensiero. Parlare a vanvera è troppo semplice. Bisogna agire concretamente. Con “Non mi avete fatto niente”, ad esempio, io ed Ermal abbiamo cantato una canzone contro la guerra ed abbiamo ricevuto parecchi diritti SIAE, mentre in Siria stanno morendo tantissimi innocenti. La cosa concreta qual è? Mettere quei soldi a disposizione di Emergency e fargli costruire un ospedale in quelle zone. Questa è una soluzione studiata perché solo facendo questa cosa mi sarei sentito nel giusto. Ho identificato un problema, ci ho riflettuto e ho tentato di dare un’alternativa, purtroppo non risolutiva, ma solo così posso sentirmi libero di dire la mia in merito. Siamo in un’ epoca di crisi peggiore di quella del dopoguerra dove almeno c’era euforia e voglia di ricostruire e ripartire. Non dobbiamo adagiarci e vivere di frustrazione o di critiche a priori. Non bisogna mai demordere, Rocky Balboa insegna. Puoi chiudere così il tuo articolo (ride, n.d.r.).

ph. Piermattei

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Curiosando

Michael Jackson di Francesco Nuccitelli

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Un re del pop dallo spirito imprenditoriale

Michael Jackson si è sempre confermato artista a tutto tondo. Lo ha dimostrato anche nell’invenzione di una scarpa antigravità presente nel video di “Smooth Criminal” e che rese celebre la sua “45° Degree Lean” (il piegamento in avanti di 45 gradi di Michael).

Senza eguali

Che Michael Jackson sia stato uno degli artisti più amati è risaputo. Contro la sua popolarità non si sono scontrati solo gli artisti, ma anche le istituzioni. Infatti, il re del pop, secondo un sondaggio del 1997, è risultato più famoso dell’allora presidente americano Bill Clinton e dell’allora Papa Giovanni Paolo II.

Un cimelio è per sempre

Vi ricordate la celebre giacca rossa indossata da Michael Jackson nel videoclip “Trhiller”? è stata venduta all’asta per circa 1,8 milioni di dollari e venne disegnata da Deborah Nadoolman, moglie del regista John Landis (il regista del videoclip di Thriller)

Jackson che compra i Beatles

Nel 1985, per una somma pari a 41,5 milioni di dollari, Michael Jackson acquistò tutti i diritti di pubblicazione e diffusione del catalogo musicale di “ATV Music publishing”. La curiosità è che il catalogo comprendeva molte delle canzoni dei Beatles e il suo acquisto avvenne sotto il consiglio dell’amico Paul McCartney.

Il passo lunare, il “moonwalk”

Fin da piccolo Michael ha amato coniugare la sua musica al ballo per coinvolgere il suo pubblico (già con i Jackson 5). Ed è proprio nel 1983, che Michael Jackson inventò il suo passo più celebre, il moonwalk, la sua “unica” camminata sulla luna.

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isco roots able è un d e k a re b n U “ ers che con gli Wail to a tr is g ve di reggae, re n mondo do u In . re e n e i del g eno, sono maestr a sempre m rl a p i s i ic d questo roots, di ra per tenere to n ta to a n peg i tutto mi sono im e l’origine d ti is rt a ti s e genere, qu tro di noi.” ciò vivi den

LE INTERVISTE

Nel disco è presente anche un omaggio ai Metallica con

la cover della spettacolare

“The Unforgiven”.

ALBOROSIE di Alessio Boccali

A

lberto D’Ascola aka Alborosie, siciliano di nascita e giamaicano d’adozione, è diventato l’ambasciatore del reggae in Italia e nel mondo. È ormai universalmente considerato come uno dei più grandi artisti reggae viventi e il suo ultimo album “Unbreakeable” è un grande omaggio alle origini del genere confezionato insieme ai mitici Wailers.

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Ciao Albo, dici sempre che per la tua musica hai lasciato l’Italia. Cosa ti ha più spinto a fare questa scelta: il modo in cui viene trattato chi fa musica nel nostro paese oppure la difficoltà che ha il reggae ad attecchire qui da noi? Per la mentalità italiana. Nella musica che c’era in Italia nei primi anni ’90 c’era tantissima scelta, cosa che invece non accade oggi. Tutte le varie indies, le sonorità chiamiamole “di resistenza” sono quasi

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LE INTERVISTE

totalmente svanite; ora c’è solo la musica leggera, il pop, il rap, quindi io in Italia mi sono sentito un po’ stretto e ho dovuto allontanarmi per avvicinarmi a quello che sentivo più mio. Naturalmente poi dietro c’è anche la scelta di conoscere la Jamaica, dovevo studiare e andare alle origini del genere che più rappresenta, ovvero il reggae. E soprattutto l’idea che mi ha guidato sempre è stata: vado in Jamaica ad imparare, non a diventare qualcuno. Un disco pienamente immerso nel reggae giamaicano con gli occhi ben aperti, però, anche sul clima politico-sociale europeo… Sì, perché ormai un po’ ovunque c’è questa tendenza al capitalismo, al razzismo. Alcuni testi del mio disco hanno proprio un forte valore politico e una valenza, ahimè, internazionale. Come si dice? Tutto il mondo è paese. Prendendo in prestito il titolo di un brano del disco che è “Mission”, qual è la missione della tua musica? Un disco deve essere sempre un bel libro, un bel film, che ti lascia qualcosa. Quando produco, costruisco, creo, penso sempre che il prodotto che ne uscirà fuori deve essere come una fotografia che porti sempre con te, deve avere importanza e significato per chi ascolta quel disco o quel brano. La mia missione, quindi, è principalmente questa: lasciare un segno. Com’è stato collaborare con gli Wailers, la storica band di Bob Marley? Sono partito dall’avere i poster di Bob Marley in camera a fare un disco con loro, è un traguardo importantissimo, innanzitutto dal punto di vista personale. Dietro agli Wailers ci sono delle storie travagliate, dopo la morte di Bob ci sono state delle incomprensioni tra i vari componenti ed altri problemi e rimetterli insieme per fare questo disco è stata un’operazione grossa. L’ultimo disco lo aveva-

no fatto nel 1986 con Alpha Blondy, quindi è stata una vera e propria reunion. Naturalmente non ho mai pensato di voler scimmiottare Marley, nel disco si sentono gli Wailers, ma si deve sentire anche Alborosie. Girando per il web ho letto cose fantastiche a proposito del tuo studio di registrazione giamaicano, si parla di un vero e proprio tempio… Innanzitutto, il mio studio è a casa mia. Posso entrare in studio in pantofole e accappatoio e questa è già un lusso perché non mi dà mai la sensazione di dover salire in macchina e “andare a lavorare”. Da quando sono nati i miei figli è diventata anche un po’ un problema questa cosa perché ci sono “invasioni” continue e spesso le loro voci vanno a finire anche sulle incisioni (ride, n.d.r.). Tornando allo studio, ho tre sale (una di ripresa e due di regia), che sono colme della storia della registrazione. Possiedo tutti i classici della registrazione mondiale: i vari outboard, compressori, equalizzatori, un bellissimo mixer Helios della Highland Records usato da Bob Marley, un altro mixer MPC, riverberi, echoes, molti strumenti. È un tempio, forse, ma sempre modesto: il disordine e i mille cavi in giro non mancano mai. Tornando in Italia, un tema molto caro al reggae è da sempre la marijuana e la sua legalizzazione… immagino tu conosca bene la posizione dell’Italia sul tema. Che ne pensi? Il problema che si ha in Italia è che siamo vecchi. A comandare sono i vecchi e anche i giovani sono un po’ vecchi dentro. Quando si è vecchi, per forza di cose, la mentalità è ancora legata a certe catene mentali antiquate e finché il pensiero sarà questo, non cambierà mai nulla. È una questione di come sono settate le menti. Serve energia per la rivoluzione, bisogna trovarla. Secondo me ci aspettano ancora quattro-cinque anni di gavetta.

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à t i s o i r u C

E-state con le hit di Spotify

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TOP 10 Italy

TOP 10 Global

(aggiornata al 12/07/2018)

(aggiornata al 12/07/2018)

1. Takagi & Ketra, Giusy Ferreri e Sean Kingston – Amore e capoeira

1. Drake – In my feelings

2. Baby K – Da zero a cento

2. Drake e Michael Jackson – Don’t matter to me

3. Irama – Nera

3. Maroon 5 e Cardi B – Girls like you

4. J-Ax e Fedez – Italiana

4. xxxtentacion – Sad!

5. Capoplaza, Sfera Ebbasta e DrefGold – Tesla

5. Juice WRLD – Lucid dreams

6. Carl Brave, Francesca Michielin e Fabri Fibra – Fotografia

6. Cardi B, Bad Bunny e J. Balvin – I like it

7. Gemitaz e Coez – Davide

7. Drake – Nonstop

8. Alvaro Soler – La cintura

8. Calvin Harris e Dua Lipa – One kiss

9. BoomDaBash e Loredana Bertè – Non ti dico no

9. Post Malone – Better now

10. Sfera Ebbasta, Ghali e Charlie Charles – Peace & Love

10. Clean Bandit e Demi Lovato - Solo

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Make Things Happen

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REPLAY FILM

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LE INTERVISTE

L R CA VE BRA

di Alessio Boccali

ph. Alessandro Treves

Mi sento ancora tanto figlio di Roma, così tanto che è difficile spiegarla pienamente perché è troppo forte la necessità di viverla. Nei miei pezzi io ti parlo di lei dal mio punto di vista e in una maniera molto spicciola, ma è pur sempre la vita di un singolo romano quella che ti racconto.

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LE INTERVISTE

“Un fiore cresciuto in mezzo ai sampietrini…”

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uello di Carl Brave è uno dei nomi più interessanti della focosa scena romana. Insieme alla sua GANG CXXVI (126), e soprattutto con il duo Carl Brave X Franco126, il trasteverino si sta prendendo Roma a colpi di singoli e dischi di platino. Producer, rapper, cantautore…Carl è da poco uscito con “Notti Brave”, un disco da solista molto interessante… Ciao Carl, partiamo da zero. Nei tuoi testi racconti sempre delle storie, non sei soltanto un rapper, ma anche un cantautore… Il nuovo cantautorato è fatto ad immagini ed è un misto di generi. Non è più solo “chitarra e pedalare” e il rap, soprattutto ora che è più pop, ci sta dentro pienamente. Col rap ormai puoi parlare di tutto. Collegandoci al titolo del tuo disco, le notti passate con la musica sono “notti brave” o “notti brave” (dall’inglese coraggio)? Un po’ entrambe le cose. Questo disco ha due facce: una tranquilla, riflessiva, anche coraggiosa e una più “caciarona”. Un po’ come Roma di notte, no? Le strade sono semideserte e l’atmosfera è serena, ma ad ogni angolo della città c’è qualche locale dove le persone si stanno divertendo. In “Notti brave” troviamo delle grandi collaborazioni; oltre alla famiglia CXXVI troviamo tanti grandi artisti anche lontani dal tuo genere come Francesca Michielin oppure un vero e proprio idolo del tuo ge-

nere come Fabri Fibra… Sì, questo è un disco che ho pensato prima da produttore e poi da cantante. Volevo vedere come sarebbe diventato il mio mondo musicale grazie ai featuring di grandi artisti di generi diversi che stimo. Quelli che hai citato tu, ma anche Frah Quintale, Giorgio Poi, Emis Killa, con Gemitaiz abbiamo messo su un pezzo un po’ nostalgico su cassa dritta… tutti si sono prestati completamente alla mia musica ed è stato fantastico.

Sono più io ad essere cambiato, ad essermi calmato. Roma cambia, ma alla fine è sempre la stessa. Roma è la meta turistica, ma è anche la spazzatura sparsa ovunque, è la vecchia seduta sotto casa sua a non far nulla, ma anche il padre di famiglia che si fa il mazzo tutto il giorno, antichità e modernità… insomma le solite dicotomie che ci sono ormai da una vita. Il mio amore per lei non è mutato. Mi sento ancora tanto figlio di Roma, così tanto che è difficile spiegarla pienamente perché è troppo forte la necessità di viA proposito della tua attività di produttore, verla. in tanti mi hanno detto che tu sei un vero e proprio nerd della musica… Nei miei pezzi io ti parlo di lei dal mio Sì, sono un bel “chiusino” come si dice punto di vista e in una maniera molto a Roma. Mi piace molto produrre per gli spicciola, ma è pur sempre la vita di un altri oltre che cantare, mi piace sentire la singolo romano quella che ti racconto. loro visione di Roma e della mia musica. L’emozione di un pezzo, per come la vedo C’è una canzone di questo “Notti Brave” io, parte dalla base strumentale e mi piace che mi ha fatto scoprire un Carl Brave difrivedere se agli artisti che su quella base ferente, sto parlando di “Accuccia”, queci costruiscono un pezzo è arrivata la mia sto brano dedicato al tuo cane che non c’è stessa emozione. È bello vedere anche la più, ci ho visto un po’ della straordinaria e differenza di approccio a queste basi. Ti malinconica “Io non piango” del maestro faccio un esempio: una base che richia- Califano… ma parecchio al passato, che comunica Beh, magari, ti ringrazio. Il Califfo ha rapnostalgia, io la affronterò sempre in ma- presentato davvero ogni lato di Roma. Coniera frizzantina, gioiosa, mentre magari munque sì, è una storia d’amore diversa Franco (Franco126, n.d.r.) la affronterà in quella di questo pezzo. Mi sono messo maniera più poetica, più drammatica. completamente a nudo per mettere in musica l’amore per il mio cane che non Tornando al disco, in “Pub Crawl”, uno c’è più. Una storia che sono sicuro acdei pezzi più narrativi presenti nell’al- comuni tantissime persone. Quando ti bum, emerge quasi una sorta di nostalgia muore un animale domestico è come se di una Roma che non c’è più. È così o in venisse a mancare una parte della tua realtà sei anche tu un po’ ad essere cam- famiglia e con lui alcuni ricordi legati al biato? tuo passato. N°9 LUGLIO - AGOSTO 2018 / #MUSICAZEROKM / WWW.MZKNEWS.COM

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LE INTERVISTE

Frah Quintale

“Un giorno voleremo per davvero…” di Alessio Boccali

N

asce come membro del duo rap i Fratelli Quintale per poi intraprendere nel 2012 un percorso da solista, che l’ha portato oggi, col suo Regardez Moi, ad essere uno dei nomi più interessanti della scena hip hop attuale e non solo. Il suo stile, infatti, non può essere rinchiuso nel genere hip hop, ma nemmeno essere mescolato nel grosso calderone dell’indie. Lui è Frah Quintale, e se non lo avete ascoltato al Primo Maggio di Roma o da qualche altra parte, di sicuro il vostro Spotify o la vostra autoradio vi hanno fatto cantare sui suoi testi. Ciao Frah, come stai? Senti, ci proviamo a dare una definizione alla tua musica. Tu fai rap, ma scrivi testi molto da cantautore… Ciao! Non c’è male! Allora, diciamo che io ho una matrice super hip hop; ho fatto parecchi contest di freestyle e amo quel mondo lì. Mi piace comunque definire la mia musica come un ibrido: ha una forte attitudine rap, ma anche un linguaggio e delle tematiche che escono un po’ da quel mondo e incontrano la musica più d’autore. Andiamo ora sul visivo. L’idea di questo alter ego di cartone che alberga in parecchi dei tuoi

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video com’è nata? Non è strano poi “mascherarsi” sotto un fantoccio che ha le tue stesse fattezze? È un’idea nata per caso. Spesso ho disegnato la mia faccia sotto forma di caricatura e prima di iniziare a lavorare al progetto del disco ho pensato che mi sarebbe piaciuto rendere vivo quel disegno e costruirci attorno l’immaginario del disco. Mi piaceva molto l’idea di coprire la mia faccia con la mia stessa faccia in cartone (ride, n.d.r.). Rimandendo sul visivo, so che disegni molto bene e che un numero limitato di copertine speciali del tuo “Regardez Moi” l’hai illustrate proprio tu… Esatto, ho disegnato 500 copertine del nuovo album e mi ha divertito molto farlo. La mia formazione è nata proprio dai graffiti e dell’arte di strada perché è stato quello il mio primo approccio con la cultura hip hop ed è naturale quindi che nel mio disco ci sia un buon 80% di arte visiva, di street art non solo nell’attitudine dei pezzi e nel mio stile musicale, che nel mio modo di raccontare la mia vita. Titoli di brani presenti nel disco come “Gravità” o “Cratere”, ma anche gran parte della comunicazione che gira intorno alla tua musica sembrano rimandare ad un altro pianeta… ti senti un po’ su un altro pianeta o magari vorre-

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Ad un anno dall’uscita di “Cratere”, il primo singolo dell’acclamato disco d’esordio di Frah Quintale, è uscito da poco il vinile di “Regardez Moi” con una grafica interamente curata dallo stesso artista. All’interno del vinile, anche il CD “Lungolinea” (disponibile anche sulle piattaforme di streaming digitale): 24 tracce che hanno segnato il percorso di Frah arricchite da nuovi brani come “64 Bars” con Bassi Maestro, “Missili”, con Giorgio Poi e la produzione di Takagi & Ketra, “Sotto Effetto”, “Stupefacente” e “Sassi”.

sti esserlo? Mi sono sempre appassionato all’immaginario, all’idea di un altro pianeta. Sono un grande osservatore del genere umano e del suo agire nella società e proprio per questo a volte mi sento quasi esterno al mondo reale. Devo dirti che in tante situazioni mi sono sentito proprio un po’ alieno e quindi su questa cosa ci gioco un po’. Mi fa molto piacere che lo hai notato perché a tal proposito avevo anche scritto un pezzo mai uscito che raccontava proprio la sensazione del sentirsi di un altro pianeta. E questa cosa non stride col titolo del disco che in italiano significa “Guardatemi”? In realtà no, il mio “regardez moi” nasce innanzitutto per omaggiare una scritta disegnata sulla facciata di un palazzo abbandonato a Brescia, che aveva fatto molto discutere. In secondo luogo, quel “guardatemi” è un voler attirare l’attenzione sulla mia musica, un progetto che non ha bisogno di etichette per funzionare. Sempre da aspirante alieno, come vivi questi riflettori sempre accesi su di te e sul tuo cammino musicale? La vivo bene. La musica se ce l’hai dentro e ti senti di farla, la puoi fare con la stessa energia sia per cinque che per cinquemila persone.

D SOUND

ph. Tommaso Biagetti

Naturalmente sono molto contento di essere riuscito a trasformare una passione, che ho dentro da sempre, in un lavoro e di avere la possibilità di girare tanti posti e conoscere tante situazioni nuove grazie alla musica. Tuttavia, resto sempre e comunque con i piedi per terra cercando di fare bella musica e far divertire e questa è un’attitudine che condivido con i ragazzi che sono con me e che credono in questo progetto. Facciamo le cose perché ci piace farle, con molta umiltà e senza atteggiarci a delle star… siamo dei semplici “presi a bene con la musica”.

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FOCUS

Nuovi Clubbers di Valeria De Medio

Ti ricordo il pop di Simone Lucidi

Ci sono dei pezzi di musica dimentica come quel feticcio pop anni 80, quasi ripudiato e schifato dalla discografia e dalla memoria collettiva, come se quel pezzo fruito di vita musicale fosse morto. Accade in quei momenti caotici di produzione musicale data da una nuova tecnologia musicale, dato un momento economico propizio o solo che forse in passato si poteva osare di più e nonostante la domanda era inferiore, la produzione era sfrenata. Un esempio calzante sono gli attori

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ato negli States dalla Techno di Detroit e l’House di Chicago, cresciuto come momento di sperimentazione musicale, soprattutto elettronica, il Clubbing è sempre stato un vero e proprio rito di celebrazione della notte.

come Eddie Murphy e Don Johnson. Uno era il poliziotto di Beverly Hills e l’altro era il fascinoso poliziotto di Mia-

Negli anni la pratica edonistica ancestrale di totale immersione nel beat,ha utilizzato le scenografie più diverse e ne conquista sempre di più: da locali notturni,capannoni e case abbandonate, a chiese sconsacrate e accademie di prestigio storico-culturale. “Dj set starts at 23.00” ma, si sa, prima dell’una il dancefloor sarà vuoto e l’highlight della serata non salirà in console prima delle due, volendo essere ottimisti. Via la cravatta, via il tailleur, il camice e il grembiule, le tenebre sono da sempre state il momento perfetto per liberarsi dalle inibizioni, dare sfogo a vizi di giorno inconfessabili e uscire dal ruolo che la società ci ha imposto, entrando in una dimensione di totale straniamento e riconoscersi finalmente sé stessi, almeno una volta a settimana. Negli ultimi anni, però, qualcosa sta cambiando. Nonostante l’industria globale della musica elettronica sia in crescita, come attesta l’International Music Summit, con un aumento inarrestabile del 3% dal 2015/16 al 2017, ovvero da 7.1 a 7.4 miliardi di dollari, secondo The Economist molti locali nelle città con una lunga tradizione club, come Berlino, Londra, Amsterdam, chiudono i battenti.

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che provavano la carriera di cantanti

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mi e per la loro celebrità tirarono fuori due hit niente male, orecchiabilissime: come Party All the Time dal disco How Could It Be del 1985 per Eddie e Heartbeat dal disco omonimo del 1986 per Don. Tutt’oggi i due attori per lo più continuare a suonare e produrre musica negli Stati Uniti, Don Johnson si è nuttato sul country e ballad pop, Eddie Murphy si diverte con il reggae e il soul.


FOCUS

"I NUOVI CLUBBERS SONO (SURPRISLINGLY ABSTEMIOUS)" Tutt’altro che un controsenso. Prima di tutto, spiega il settimanale londinese, i nuovi clubbers sono “surprislingly abstemious” e i consumi di alcool e droghe, elementi fondamentali nel processo di isolamento notturno, è genericamente calato. E non c’è da stupirsi, vista la sempre più numerosa nascita di iniziative europee come SaferNightLifeProject, volte all’informazione e alla prevenzione sull’uso di alcool e sostanze stupefacenti. Altro fattore da considerare è l’aumento esponenziale dei Festivals di musica elettronica, come conferma l’IMS, che mette in evidenza il fenomeno Cina: da 32 festival del 2016 a 150 del 2018. L’immagine complessiva è che i neo-clubbers, con lo stesso budget, preferiscono partecipare 5-6 volte l’anno ad eventi musicali che lo coinvolgano tutto il giorno per più giorni, con line up di 20/30 artisti, piuttosto che fare le 6 del mattino per 2/3 volte al mese e ascoltare solo un paio di djs per volta. Ergo: nonostante a Londra, Amsterdam, New York e Berlino arrivi il Sindaco della notte a regolamentare la vita notturna e facilitarne la fruizione, il “popolo della notte” si sta inesorabilmente evolvendo in una specie complessa, più informata, attenta e preparata, che si immerge nel profondo godimento del beat oltre i limiti delle tenebre e dei clubs.

Tutta un’altra musica!

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LE INTERVISTE

RANCORE MUSICA PER BAMBINI

di Cristian Barba

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arek Iurcich, in arte Rancore, è uno dei rapper più interessanti e complessi della scena italiana. Nato a Roma nel 1989 da padre croato e madre egiziana, è cresciuto al Tufello e ha iniziato il suo percorso da rapper a soli 14 anni. Il primo giugno è uscito Musica per bambini, il suo quinto album, che segna un’ulteriore fase di maturazione del suo hermetic hip-hop. Ciao Tarek, Musica per bambini è il primo album in cui hai fatto tutto da solo. Dieci pezzi densi che portano solo la tua firma, nonostante il rapporto simbiotico avuto in passato con DJ Myke e tutte le importanti collaborazioni portate avanti negli ultimi anni. Com’è nata questa scelta? Sicuramente questo disco è uno spartiacque tra tutto quello che è avvenuto prima e quello che avverrà dopo. Avevo l’esigenza di creare qualcosa che fosse completamente mio e da ciò deriva anche l’assenza di featuring. Ho deciso di essere sincero e semplice come un bambino, anche se riconosco che i testi abbiano un certo grado di complessità. Il risultato non posso essere io a giudicarlo e, credimi, fino all’ultimo mese di produzione non ero neanche sicuro di arrivare alla fine perché non sono un produttore e, avendo imparato tantissimo da un grande produttore come DJ Myke, so quanto sia difficile produrre un disco. Alla fine ho costruito questa ‘cameretta’ dove i mostri che vedevo hanno iniziato a fuggire per le urla che tiravo su scrivendo Musica per bambini. In Quando piove sembri liberarti definitivamente da questi mostri, uscendo dalla foresta. In un certo senso sì. Il tema principale dell’album è la non comunicazione con gli altri e il senso di alienazione e solitudine che ne deriva. Quando piove è un po’ il mito della caverna di 24

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LE INTERVISTE

«I mostri che vedevo hanno iniziato a fuggire per le urla che tiravo su»

Platone raccontato con la foresta. Una tribù vive dentro la foresta convinta che sotto gli alberi non piova, protetta da qualcosa di cui ha paura. Ma è una paura imposta, così un uomo decide di uscire dalla foresta, consapevole che nel momento in cui abbandonerà la foresta, la tribù non lo accetterà più, non lo comprenderà più. Però è proprio lì la sfida: per vedere un cielo sereno bisogna saper fare dei sacrifici e avere il coraggio di uscire dalla foresta, anche rischiando di prendere la pioggia di cui la tua tribù ha paura. Il rap in Italia sta cambiando, si sta rinnovando e fa numeri molto diversi rispetto a qualche anno fa. In Depressissimo scrivi che «la musica è libera quanto un’ora d’aria in carcere» e in Underman quasi rivendichi l’impronta poco commerciale dei tuoi lavori, definendoli «musica che non vende, di certo non fa i milioni». Tu mantieni il tuo marchio di riconoscimento, ma come ti poni nei confronti di questa scena? La risposta è nelle cose che faccio, al di là di quello che dico. Dai concerti per strada col megafono fino a Musica per bambini. Posso dire all’infinito che questa è «musica che non vende», ma se l’ho detto è perché mentre scrivevo non avevo i soldi per la luce. Non voglio andare contro nessuno, semplicemente ritengo ingiusto che una persona lavori dalla mattina alla sera per anni e si ritrovi senza i soldi per la bolletta della luce. Il mio messaggio è in quello che faccio, nel mio tentativo di creare musica-specchio attraverso la quale ognuno può riconoscere lati di sé che magari prima non conosceva. Questo è un disco nel quale mi sono scoperto molto, è uno strip-tease dei sentimenti e spero che le persone abbiano il tempo di ascoltarlo con attenzione per capire che è un recipiente aperto. L’ermetismo è chiuso, ma è talmente chiuso da diventare forse la cosa più aperta che c’è.

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no e g e i d n I e Special leave

DAL 3 AL 9 AGOSTO IN SICILIA

L

leave

a quinta edizione dell’INDIEGENO FEST, che si terrà dal 3 al 9 agosto 2018, confermerà la capacità del festival (organizzato da Leave Music con il sostegno di SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori – e con il patrocinio del Comune di Patti) di portare le novità musicali più apprezzate del nostro Paese in location inedite e inusuali.

D A L 3 A L 9 A G O Dopo S Tla O I N ancora SIC L Inella A serata iniziale, top I secret

GOLFO DI PATTI / TEATRO DI TINDARI

GEMITAIZ COSMO THE ZEN CIRCUS SECRET ARTIST

MARIA ANTONIETTA JOE VICTOR FRENETIK &GOLFO ORANG3 DI PATTI / TEATRO DI TINDARI GIORGIENESS TOMMASO DI GIULIO GEMITAIZ CRLN COSMO CACAO MENTAL THE ZEN CIRCUS

line up, il 4 agosto saliranno sul palco del festival Cimini, Mirkoilcane, Bianco e Danilo Ruggero, il 5 agosto vedrà esibirsi nel centro storico di Patti i Joe Victor, i Cacao Mental e i Caltiki, per una serata dai forti sapori internazionali. I Joe Victor porteranno all’Indiegeno la loro musica travolgente e orecchiabile fin dal primo ascolto, dedita alla notte e alle sue sfumature folli, appassionate e spiccatamente surreali. Il loro ultimo album Night Mistakes ha riscosso molteplici apprezzamenti da pubblico e critica, così come le loro performance sfrenate. Il 6 agosto sarà il turno di Gemitaiz, Frenetik & Orang3 e CRLN, che daranno vita alla prima serata di Indiegeno On The Beach. Il rapper romano scalderà la sabbia di Patti Marina con i brani dell’ultimo Davide. L’album, certificato Disco D’oro così come il singolo omonimo feat. Coez, ha debuttato direttamente al primo posto della classifica dei dischi e dei vinili più venduti della settimana di pubblicazione. I due produttori e polistrumentisti romani Frenetik & Orang3 si distinguono da anni per il loro sound capace di fondere insieme elettronica e strumenti acustici, sia in studio che live: questa fusione, unica all’orecchio dell’ascoltatore, è stata definita dagli stessi producers con il termine di “SpaceHop”.

SECRET ARTIST MARIA ANTONIETTA WWW.INDIEGENOFEST.IT La sera del 7 agosto sarà ancora all’insegna di Indiegeno On The Beach. In

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“il miglior live del momento”, quello di Cosmo è uno show particolarissimo, enfatizzato anche da un set up di luci molto diverso e lontano da quello dei normali concerti pop. L’idea, infatti è quella di mettere al centro la musica e quasi provare a disorientare il pubblico, invitandolo a perdersi nel flusso delle tracce di Cosmotronic. Prima di lui ci sarà Giorgieness, progetto della cantautrice Giorgia D’Eraclea, una delle proposte più apprezzate tra le nuove leve dell’indie rock italiano. L’8 agosto la magnifica Riserva di Marinello, in cui i processi tettonici han-

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no dato vita a particolarissimi laghetti accanto alla costa, ospiterà un Secret Artist. Proprio come lo scorso anno, quando assistette all’emozionante performance di Niccolò Fabi, il pubblico scoprirà il protagonista pochi attimi prima del concerto. Per la serata finale dell’INDIEGENO FEST 2018, i riflettori si sposteranno sul Teatro Greco di Tindari, una delle gemme storiche del patrimonio culturale dell’isola siciliana: protagonisti The Zen Circus, Maria Antonietta e Tommaso Di Giulio. I The Zen Circus sono un punto di riferimento della scena indipendente italiana: in 18 anni si sono costruiti una credibilità condivisibile da pochi altri artisti nostrani. A marzo 2018 è uscito l’ultimo album “Il fuoco in una stanza”, l’episodio discografico più recente di una carriera ricca di riconoscimenti. Anche quest’anno INDIEGENO FEST porterà freschezza e novità in luoghi magici e non convenzionali. Accanto alla musica ci saranno eventi e iniziative per scoprire i siti di maggior interesse turistico e culturale che la Sicilia offre. Panorami incantevoli, artisti imperdibili e attrazioni culturali uniche: INDIEGENO FEST si conferma festival di eccellenze, un’esperienza sonora e visiva impossibile da dimenticare. N°9 LUGLIO - AGOSTO 2018 / #MUSICAZEROKM / WWW.MZKNEWS.COM

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LE INTERVISTE

Stef Burns Da g l i S ta tes a Vasc o Intervista a cura di Francesco Nuccitelli

Le vie del rock sono infinite, ma per fortuna una di queste è passata per il nostro paese e ci ha dato il grande privilegio di poter ascoltare da vicino l’inconfondibile sound di Stef Burns.

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LE INTERVISTE

N

onostante i tantissimi impegni come il tour “VascoNonStop” e il suo “Italian Job tour 2018”, noi di Musica Zero lo abbiamo raggiunto per una piacevole intervista:

Sei una chitarrista aperto alla tecnologia o sei legato alle strumentazioni più “vintage”? Io cerco di stare sempre al passo con i tempi e aggiornarmi, ma per il mio gusto personale penso che la chitarra vintage sia sempre la migliore!

Ciao Stef, innanzitutto grazie per l’intervista. Se per te non è un problema partirei subito con una domanda sul tuo rapporto con Vasco e con gli altri membri della band... Grazie a te! Abbiamo un rapporto bellissimo, come è sempre stato dall’inizio, nel 1995. Penso che siamo fortunati, in altri gruppi a volte ci sono dei problemi, tra noi invece c’è una bella atmosfera e una bella energia.

Parlando di sonorità invece, con te Vasco è diventato più rock o mi sbaglio? A Vasco piace molto il suono del rock duro, come ha dichiarato spesso e questo si fa sentire sia sui dischi che nei live. Io sono sempre felice di collaborare, qualsiasi sia lo stile che suona, perché a lui riesce tutto così bene! Siamo in un’era di polistrumentisti, di artisti che pubblicano video di esibizioni con più strumenti contemporaneamente, grazie a loop station ed a sistemi che permettono di sviluppare un live composto unicamente dall’ artista stesso.

Con Vasco collabori da oltre vent’anni, ma ti ricordi il tuo primo incontro con lui? Si, eravamo in sala prove a Bologna per “Rock Sotto L’assedio”, nel 1995. A dire il vero, non è successo niente di particolare… un semplice saluto. Ma, un mese dopo, ho visto il grande Vasco sul palco di San Siro e mi ha lasciato con la bocca aperta! Lui è una forza, come non ho mai visto. È noto che il linguaggio musicale è un linguaggio universale, ma tu che hai potuto provare sulla tua pelle lo stile americano e quello italiano, quali differenze sostanziali hai notato? Sai, non c’è tanta differenza alla fine. La differenza sta tutta in chi fa la musica e in chi la ascolta… Sono anni che suoni e stai nel mondo musicale, ma come si è evoluto il ruolo del chitarrista? Per fortuna il ruolo è rimasto più o meno simile. Forse per il basso e la batteria è cambiato, soprattutto per il lavoro in studio, perché l’elettronica è molto presente. Certamente, dipende anche dallo stile di musica. Spesso, le chitarre in alcuni pezzi non ci sono oppure sono al minimo, e non ci sono assoli.

Cosa ne pensi di questa figura del “one man” dove la tecnologia ha permesso tutto questo? Mah… preferisco sempre sentire un gruppo che suona molto bene insieme. Però apprezzo le nuove generazioni di musicisti che sperimentano e fanno cose nuove. Hai collaborato con tantissimi grandi artisti, ma c’è un cantante o un musicista con il quale vorresti suonare in futuro? Il mio sogno è suonare con Paul McCartney e suonare pezzi dei Beatles, però non mi ancora chiamato. In passato, ho suonato con Stevie Wonder, però un giorno mi piacerebbe fare un tour intero con lui! Oltre Vasco tieni in piedi diversi progetti discografici, ma dopo il VascoNonStop Live tout 2018 cosa farai? Ho in programma un tour con il grande ed unico Claudio Golinelli! Insieme al grande batterista Juan Van Emmerloot. Saremo in tour in Italia dal 6 al 15 Luglio. Dopodiché ci sono due dischi da finire. News… coming soon!

METROPOLITAN MUSIC SCHOOL ROMA APPIO LATINO - SCUOLA DI MUSICA LA MUSICA AL PRIMO POSTO, Via della Caffarella 3 00179 Roma, Tel. 0695061522 - Mob. 3490062326, Web www.metropolitanmusicschool.it 29


LE INTERVISTE

"GRAFFITI" E' IL SECONDO ALBUM DEI

BELIZE di Manuel Saad

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RAFFITI E’ IL SECONDO ALBUM DEI BELIZE. LA BAND URBAN DI VARESE, E’ RIUSCITA A TROVARE UNA PROPRIA IDENTITA’ MUSICALE CHE VEDE IL CANTAUTORATO SPOSARSI CON L’ELETTRONICA. LA LORO MUSICA SI FA PORTAVOCE DI EMOZIONI ED ESPERIENZE CHE VEDONO LA “GIUNGLA CITTADINA” COME IMMAGINE. ABBIAMO RAGGIUNTO TELEFONICAMENTE, RICCARDO, VOCE E PENNA DEL GRUPPO. Riccardo, la tua scrittura è molto introspettiva. Scrivendo, trovi dei benefici “terapeutici”? Avoglia! Tantissimo.. Uno sfogo

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personale enorme che prima era più fare musica, mentre ora è più il testo. È proprio una cosa che quando ho inquadrato bene il concetto, sto proprio bene ed è la cosa che mi piace di più al mondo. Il vostro linguaggio cantautorale ha trovato il suo spazio vitale con la musica elettronica. Quali sono i vostri riferimenti? Quello da cui siam partiti, che poi ci ha spinto a fare il gruppo, è stato l’ascolto comune del disco “Entroducing…..” di Dj Shadow. Primo disco completamente campionato della storia. Ci siamo innamorati di questo disco e ci eravamo detti che volevamo fare delle cose del genere. Sulla parte dei testi, le influenze sono cambiate di anno in anno. All’inizio derivava molto dalla scuola romana tipo I Cani, poi si è

spostato. Ascolto molto Lucio Dalla e la scena degli anni 90 come Verdena e Afterhours, che in questo disco la loro influenza, nel modo di scrivere, è tantissima. Quello di cui raccontate è una giungla di cemento e strade. Perché proprio la città come scenografia per la vostra musica? Esatto. È una grande scenografia che ogni tanto viene anche romanzata ma l’idea di massima rimane comunque la nostra vera vita. Una vita fatta di bar, locali, lavoro, videogiochi, fumetti, delusioni ecc. Cerchiamo di rendere la normalità di queste situazioni “poetiche”, in un certo senso. Rispetto a prima, ora si racconta molto più della città e dei suoi colori. La copertina del disco è un bellis-

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LE INTERVISTE simo ossimoro. Fauci, simbolo di aggressività, e fiori che rappresentano la calma. Perché? Insieme ad Aloha Project, volevamo continuare il percorso che avevamo iniziato con l’EP “Replica”. Abbiamo notato che nel disco c’era un lato molto aggressivo e come hai detto tu volevamo rappresentare questi due concetti. Inizialmente era un cane, poi abbiamo tolto il muso ed è rimasto questo morso che in realtà potrebbe essere di qualunque cosa: un mostro, un alieno… Una parola che riesca a descrivere “Spazioperso” e una “Graffiti” “Spazioperso” lo vedo come un’inizio. Lo vedo come un qualcosa di

destabilizzante… Potrebbe essere inteso come aprire gli occhi e vedersi spaesati, cercando di capire quale strada prendere? Esatto, potrebbe essere un risveglio! “Graffiti” invece… cazzo, difficile questa! L’alba. Ho un rapporto strano con questo momento della giornata, perché quando la vivo la odio, ma allo stesso tempo il fatto di averla vissuta, mi piace tantissimo. La lavorazione di quest’album, rispetto al precedente, come l’avete vissuta? “Spazioperso” lo abbiamo fatto tut-

to da soli e molte cose le abbiamo imparate proprio in corso d’opera. Per l’EP, avendo più budget, abbiamo deciso di lavorare insieme a Giacomo Carlone e siamo sempre stati insieme confrontandoci molto. Abbiamo deciso di continuare la collaborazione anche con “Graffiti”, in stile “Beatles”: abbiamo lavorato tutti separati. A causa di tempistiche brevi ed esigenze lavorative, non ci siamo quasi mai visti se non nei momenti di registrazione in studio. È stato strano perché, una volta finito, è come se il disco ci avesse ricongiunti tutti. C’è stato un atto di fiducia, tra noi membri della band, molto alto rispetto a prima.

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LE INTERVISTE

UNA DONNA CHE CONTA e danza su bpm afro futuristici e sperimentazioni elettrodark, satura il suo INFERNO post hard core con sussurri spietati ed eccitanti. La SPLEEN QUEEN milanese racconta i vizi di UNA VITA IN CAPSLOCK e i tormenti di una giungla metropolitana sotto STRESS e straf atta di BOTOX.

Ai miei concerti

v ed o ta n te p er s on e v es ti te e t r a v e s t it e da e lo ro n on s on o m en o

Keta

MYSS

KE TA

m y s s d i m e ..

di Valeria De Medio

Lasciate ogni speranza voi ch’entrate nell’inferno M¥SS KETA, azzerate i filtri e concedetevi all’angelo dall’occhiale da sera.

Ciao KETA, grazie della disponibilità. MA FIGURATI, PLEASURE.

Il diavolo e’ biondo e ha il capslock

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M¥SS KETA è prima di tutto maschera, elemento che ti avvicina al Teatro greco, a V per vendetta, ai Wu Ming, ai rapinatori e ai mascheroni in botox. Cos’è per te la maschera? Difesa o sfida? Ai rapinatori! (ride ndr) e’ un modo per attaccare con la forza che un viso scoperto non ha, e’ una sfida, un’alterazione necessaria ad entrare in un altro personaggio. Come i kiss, che diventano irriconoscibili con maschere e trucco, oppure v per vendetta, che con la maschera si cala spiritualmente in un altro posto. Ed e’ spunto di riflessione: ai miei concerti vedo tante persone vestite e travestite da KETA e loro non sono meno M¥SS di me.

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LE INTERVISTE

Sussurri erotici, urla scimmiesche, elettronica, schitarrate graffianti e anche un sassofono: UNA VITA IN CAPSLOCK non ha mezzi termini, rischioso per un primo album… Si e’ vero, non ha mezze misure, o sussurro sexy o quasi “screamo”: quest’album lo portavamo in grembo da tanto tempo e con Riva e tutto il Motel Forlanini stavolta abbiamo voluto osare nella forma discografica piu tradizionale, siamo degli sperimentatori pesanti. Il rischio è solo con i fan della prima ora: quelli che non si limitano al singolone da club ci hanno capito. M¥SS KETA è provocazione a 360° e stavolta allatti una scimmietta in copertina… La scimmia è sempre stato il nostro spirito guida, e’ l’essere umano super selvaggio, libero dalle catene e dalle obbligazioni del vivere civile. Finalmente superi la tua comfort zone milanese e sconfini da Napoli a Parigi. La cadenza milanese non si toglie! (sorride ndr) Con il tour di adesso, però, guardo all’Italia intera e ai non luoghi: in ULTIMA BOTTA A PARIGI si respira l’atmosfera degli antichi alberghi di Parigi, unico riferimento geografico del disco, ma come idea emotiva, la stessa che avevano Baudelaire e i poeti maledetti, quella che da sempre da luce ai miei lati più dark. Con UNA DONNA CHE CONTA si scende giù all’Inferno e da INTERMEZZO inizia la risalita. In AFTER AMORE si intravede la luce del Paradiso? Esatto, ma in questo caso ti trovi in un “paradiso club”, al chiuso e vedi la luce delle 6 di mattina. Cosa rispondi a chi ti etichetta come “volgare, “trash”, “eccessiva”? Mi sono rotta le scatole di queste etichette. E’ vero, il mondo M¥SS KETA è un mondo pop, iper colorato, grottesco e iper saturato, raccontato con un linguaggio ironico ed estremo, ma chi lo definisce “trash” si ferma al primo strato.

Non credo che i miei testi siano più volgari ed eccessivi di quelli dei primi rapper, ma sono una donna e devo stare attenta a parlare solo d’amore e puttanate del genere. M¥SS KETA non è ne’ uomo, ne’ donna, semplicemente artista. Cosa mangiano le tue orecchie? Sono onnivora: ascolto elettronica, indie italiano, metal, Raffaella Carrà, Peaches, ogni forma di sperimentazione, adesso sono fissata con Marylin Manson e non ti nego che almeno due volte al giorno ascolto One kiss di Calvin Harris e Dua Lipa -è fatta da dioPopulous, Clap Clap, Birthh, Adele Nigro, gli Zeus, etc: come avete scelto le collaborazioni? Sono tutte persone con cui io e i ragazzi di Motel sognavamo di lavorare, nonchè miti personali. Popoulous e’ ormai di famiglia, Congo Rock e’ mio mentore e maestro di musica e di vita. Birthh -il mio angioletto-guida nell’Inferno di ULTIMA BOTTA A PARIGI- e Adele Nigro sono mie amiche, e’ stato naturale coinvolgerle. Chi, tra gli emergenti, secondo te ha qualcosa in più da dire? Sono una fanatica estrema di Birthh e Adele Nigro, mi piace anche Generic Animal, Giorgio Poi e la Love Gang, alla quale sono emotivamente legata. Vince Staples a manetta e Sophie è la mia ossessione, una produttrice di livello superiore. Il tuo habitat naturale è l’oscurità. A New York, Amsterdam e a Londra hanno istituito il Sindaco della notte e stanno rivalutando la notte come momento culturale con una sua dignità. Che ne pensi? Ho trovato il mio posto e valori vicini ai miei nel mondo della notte, lo spaziotempo preferito delle rivoluzioni, da quella sessuale, a quella lgbt. Culturalmente la notte ha tantissimo da dare e mi candiderei subito come Sindaco della notte di Milano.

IALS

PENTALFA CLUB ROMA OTTAVIA /GIUSTINIANA - SCUOLA DI MUSICA - SALA PROVE - PRODUZIONE MUSICALE Ass.ne di promozione Sociale aderente ARCI, Via Trionfale 11270, 00135 Roma (Stazione Ottavia) Tel. 0630815242 - Mob. 3483330663 (lun/ven 16/20, sabato e domenica) N°7 MARZO-APRILE 2018 / #MUSICAZEROKM / WWW.MZKNEWS.COM

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“PAROLE, RUMORI E ANNI”

Vinci STEVEN TYLER "AUDITORIUM Parco della musica" pag. 3

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N°9 LUGLIO/AGOSTO 2018

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“PAROLE, RUMORI E ANNI”

Fabrizio MORO

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Il magazine della capitale

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SPAZIO P R O M O Z I O N E

A R T I S T I

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I n v i a t e

SANTII / “SO1”

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v o s t r e

HIP HOP / ELETTRONICA

Sono questi ragazzi a venire da un altro pianeta o siamo noi a non essere abituati a un sound internazionale come il loro? Miki e Alex, ex M+A ed ora Santii, sono italianissimi, eppure il loro sound che varia dall’elettronica da club all’hip hop, passando per l’R&B americano e strizzando l’occhio addirittura alla vera trap, sembra tutto tranne che roba nostrana. Toccasana per le orecchie e sveglia per i neuroni, questo “SO1” è un disco interessante e allo stesso tempo curioso. È novità da sottoporre ad un pubblico da educare a questo genere di musica, un incarico arduo che i due ragazzi non sembrano aver paura di caricarsi sulle spalle. Il tentativo è coraggioso, merita sostegno. Di Alessio Boccali

ROBERTA BONANNO / “IO E BONNIE”

POP

Schietta, sincera, diretta. Roberta Bonanno non ha peli sulla lingua e il suo “Io e Bonnie” ne è una piena dimostrazione. Un disco molto radiofonico che racconta, attraverso l’alter-ego dell’artista, le esperienze di un percorso di vita che spesso e volentieri ha coinciso col suo percorso artistico. Il ritmo del sound e la positività dei testi sconfiggono gli ostacoli sparsi sul cammino percorso, e da percorrere, e cancella gli errori e i cattivi ricordi del passato a colpi di refrain semplici e coinvolgenti. Un buon lavoro pop nel vero senso della parola. Di Alessio Boccali

PAOLA ROSSATO / “FACILE”

CANTAUTORATO RAP

“Facile” è l’opera prima della cantautrice Paola Rossato e come si suol dire “Chi ben comincia è già a metà dell’opera” perché per essere un primo album è tanta roba. Specialmente se lo si vede dal punto di vista testuale, nel quale la Rossato mette in mostra un bel talento nella scrittura trattando temi sociali in modo intelligentemente critico e mai banale. Anche dal punto di vista dei generi, questo album raccoglie sound e stili diversi, ma che riescono ad integrarsi alla perfezione nello stesso album rendendo “facile” l’ascolto anche per l’ascoltatore meno attento. Di certo un album che non può passare inosservato. Di Francesco Nuccitelli

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MUSICA

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CARMINE TUNDO / “NOCTURNAE LARVAE VOLUME UNO”

CANTAUTORATO

Titoli criptici, suoni ipnotici e atmosfere oniriche. Il Carmine solista sembra il fratello cattivo e macabro del Carmine dei La Municipàl. Il suo “Nocturnae Larvae Numero Uno” racconta l’oscurità dell’intimità, quello spazio buio che solo il nostro Io riesce di tanto in tanto ad illuminare per comprendersi meglio. Un disco nel quale il suono è l’assoluto protagonista e la vocazione strumentale della voce è assai evidente. Ogni respiro, ogni sospiro è musica e racconta un qualcosa dell’oscurità. Sono spaventi, ansie, scossoni all’anima che scappano dalla voce di Carmine per dissolversi quasi in toto nell’aria. Una terapia d’urto cercata dall’artista e donata come occasione all’ascoltatore. Di Alessio Boccali

POP

ANDREA DEVIS / “NELLA STANZA”

“Fructus” è il nuovo del nuovo progetto musicale di Marco Iacampo. Un album eclettico, ricco di sfaccettature e sfumature. Perfetto il connubio tra la voce calda dell’artista e la base strumentale. La chiusura perfetta di una grande trilogia “Valetudo, Flores et Fructus”. Il primo singolo estratto di questo album è “La vita nuova” un brano soul pop che potrebbe segnare un nuovo inizio nella carriera di Iacampo e che presenta al meglio un lavoro discografico interessante e che merita molta attenzione. Un progetto maturo, ricco di mescolanze e con quel pizzico di semplicità che non guasta mai. - Di Francesco Nuccitelli

RENATO CARUSO / “PITAGORA PENSACI TU”

STRUMENTALE

“Pitagora pensaci tu” del chitarrista Renato Caruso è Un album fresco, interessante e imperdibile. Una tracklist interamente strumentale di tutto rispetto, ricca di pezzi inediti (11 per la precisione) e impreziosita da due cover d’eccellenza: “Quando” di Pino Daniele e “Tears in heaven” del leggendario Eric Clapton. Con questo progetto Caruso riesce - attraverso l’uso della sua chitarra – ad esprimere la sua personalità, le sue emozioni e il suo meraviglioso mondo musicale. Un grande disco ricco di contaminazioni. In conclusione, una vera e propria mappa musicale in un solo album. Di Francesco Nuccitelli

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Dal Quartiere

Luca Carocci

GUARDA L’INTERVISTA VIDEO

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di Arianna Bureca

quartieri classificano, il paese no. La scuola dove andavo non aveva neanche sezioni. Fino a 18 anni sono stato qui. Ero paesano convinto! Poi dopo non l’ho deciso, ma ho comunque preso il largo, perché nel ‘96 se volevi vedere un posto ci dovevi andare. Noi stavamo in fissa con il Surf (fa ridere eh!) e mi capitò l’occasione di andare in Sri Lanka per un mese. Non sono più tornato..”

Passeggiando per Artena, tra stradine e salite, Luca Carocci ci ha aperto le strade di un passato sempre presente. Un percorso nel tempo nello spazio tra i vicoli della sua personalissima realtà, che poi è la stessa che gira intorno al mondo. “Che collegamento c’è tra ‘Missili e Somari’ e Artena?” “Questo è il paese dei muli, ancora oggi si circola a dorso di somaro! A fianco invece c’è Colleferro, il cui simbolo è un missile. Ecco: mentre il mulo rimane nei secoli, i missili ogni due anni si devono cambiare perché diventano vecchi. Beh, mi sono concentrato più sull’antico che sul vecchio. Basta vintage!” (ride)

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Scendendo da Piazza della Vittoria i ciottoli si fanno più levigati fino a scomparire, saliamo in macchina e ci facciamo trasportare: la centrale elettrica, il bar di fiducia, casa della zia, il giardino di casa sua. Curiosiamo tra foto in bianco e nero, chitarre, vecchi biglietti di concerti, saliamo in balcone.

me sigarette, mi isolavo dai grandi e ascoltavo The Smiths, finchè a 16 anni sono entrato in un loop incredibile con Jim Morrison. Credevo di essere lui”

“Questa casa l’ho fatta con mio padre. Dovevo viverci qualche mese da ragazzetto, ma poi son sempre stato qua. Tornavo dai viaggi, appiccicavo due cose al muro e ripartivo. Qui c’è il mondo, il mio!” (ndr)

Quando arriva il profumo del pane vuol dire che soffia il vento giusto per surfare. E’ arrivata l’estate!”

“Che ricordi hai di quando eri ragazzetto?” “Su questo balcone fumavo le pri-

“E l’odore del pane che canti nell’ultimo album? Da dove viene?” “Qui sotto c’è un forno.

“Ma se è vero che, come canti, non si dovrebbe amare ciò che si ottiene, in questo girotondo hai ottenuto ciò che ami?” “Ehm.. no, ma quello è il bello! E poi, alla fine, l’amore che cos’è?”

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Dal Quartiere

L’Orchestraccia

GUARDA L’INTERVISTA VIDEO

di Marta Angelucci

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Orchestraccia nasce dall’idea e dalla voglia di attori e cantanti di creare una forma innovativa di spettacolo, nell’unione armonica di musica e teatro. Partendo dal folk degli autori romani tra Ottocento e Novecento, tra cui Trilussa, l’Orchestraccia riscopre tutte quelle canzoni e poesie che sono patrimonio della cultura italiana e romana in particolare. Questo “gruppo itinerante folk-rock romano” è composto da Marco Conidi, Edoardo Pesce, Luca Angeletti e Giorgio Caputo che si sono avvalsi negli anni di partecipazioni come quelle di Elio Germano, Edoardo Leo, Virginia Raffaele, Lillo, Francesco Montanari, Luca Barbarossa, Vinicio Marchioni e molti altri.

“Come nasce il vostro particolare progetto?” “L’Orchestraccia è un gruppo che nasce come un cantiere aperto di una formula abbastanza nuova che è la canzone-teatro rivista a modo nostro. Abbiamo preso ispirazione dal folk romano per poi partire con una tangente tutta nostra fatta di canzoni e testi inediti, uniti alla tradizione romana. Vogliamo far vedere che l’Italia è bella e unita e, anche se andiamo nelle altre regioni, vogliamo mostrare che il saltarello e la pizzica hanno dei punti in contatto, che Sciascia e Trilussa sull’ingiustizia

dicevano le stesse cose.” “Cos’è Roma per voi e in che modo influenza costantemente l’Orchestraccia?” “Con Roma abbiamo un rapporto viscerale, nonostante tutti i problemi che ha. La omaggiamo e la cantiamo attraverso i suoi poeti, le sue storie folkloristiche. E’ il privèe d’Europa e vogliamo riportarla a quegli standard” “Quali sono i luoghi dell’Orchestraccia? Dove vivete, componete, suonate… bevete?” “Io sono di Garbatella, Luca di Ponte

Milvio, Marco del Quadraro e Edoardo di San Giovanni. Copriamo Nord, Sud e Est. (Edoardo: “n’anello ferroviario in pratica”). Preferiamo le zone ‘sampietrinate’ tipo Testaccio, dove se magna e se beve” “Prossimi progetti in pentola?” “Stiamo scrivendo dei pezzi nuovi e lavorando su una parte live e una parte teatrale, con inserti monologanti. Abbiamo un brano pronto per Sanremo, che ho scritto io: nonostante sia felice, purtroppo per ora non possiamo suonarla perché deve rimanere inedita e quindi ad oggi è chiusa nel cassetto!”

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FOCUS

di Guido Pietro Airoldi REDAZIONALE

E' tempo di restauro strutturale in casa del "Circolo

GCLUB ANDREA DORIA iunti ormai al nono anno di vita, quel locus amoenus che sorge lungo via del Baiardo si appresta a vestirsi di un nuovo abito, sia per quanto riguarda gli attori che la scenografia.

I padroni di casa del REBEL REBEL continueranno a vestire il ruolo della maitresse, affiancati da quest’anno dalla crew romana del Goa Club, in un sodalizio siglato questo inverno e che si consoliderà l’estate prossima.

l'inizio di una nuova avventura. Il sabato dell’estate romana dunque continuerà ad essere caratterizzato da sonorità techno ed house. Ospiti internazionali, ormai diventati amici, torneranno ad animare le sponde del Tevere: Âme, Ryan Elliott e Matthias Tanzmann sono solo alcuni dei nomi che l’estate romana dell’Andrea Doria porterà in dote.

Il circolo di via Del Baiardo ha inaugurato la stagione estiva lo scorso 1 giugno, aprendosi per la prima volta a diversi generi musicali. MUSICA ZERO magg/giugn .indd 52

REDAZIONALE

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hi si ferma è perduto”, diceva qualcu- vogliono vivere un’esperienza musicale sempre più a E' tempo dino. restauro strutturale in casa del "Circolo con Andrea “Ogni movimento rivoluzionario 360°. In collaborazione i ragazzi Doria". del Goa Club, la è romantico per definizione”, dice- scelta artistica di quest’anno ha spaziato dalla houva qualcun altro. Al Circolo Andrea se nostrana fino alla microhouse rumena, genere in Doria sembranoiunti averormai preso al allanono lettera queste duequel ce- forte espansione, che ha in Dan Andrei (ospite il 9 anno di vita, lebri citazioni, aprendosi per lache prima a scenari locus amoenus sorgevolta lungo via del giugno, ndr) una delle sue principali icone. La stamusicali diversiBaiardo da quellisi che ormai ben conosciamo appresta a vestirsi di un nuo- gione estiva è iniziata ufficialmente il primo weekend nei circuiti del clubbing romano. Trainati comunque vo abito, sia per quanto riguarda gli at- di giugno, con una doppia data che ha fatto vibrare che la marchio scenografia. dal party REBELtori REBEL, di fabbrica e capo- i cuori degli amanti della musica elettronica: Carola stipite dei party in quel di Via del Baiardo, l’Andrea Pisaturo ha inaugurato un locale rinnovato e ristrutI padroni di casa del REBEL REBEL Doria club ha cominciato ad affacciarsi anche ad altre turato, mentre il giorno dopo DJ Octopus e Steve continueranno a vestire il ruolo della maitresse, affiancati realtà musicali, sulla scia dei grandi club europei, che Murphy hanno continuato la festa lungo le rive del

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da quest’anno dalla crew romana del Goa Club, in un sodalizio siglato questo inverno e che si consoliderà l’estate prossima.

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caratterizzato da sonorità techno ed house.


FOCUS

Tevere. A seguire, artisti come Matthias Tanzmann e Paul Ritch hanno animato la folla che ogni sabato si riversa sulle rive del biondo fiume, in compagnia dei resident Adiel, Zerø e Fabrizio Sala. Insomma, è passato solo un mese, ma l’aria di festa che si respira da quelle parti è rimasta immacolata: sorrisi e spensieratezza, il REBEL REBEL è sempre stato sinonimo di felicità. Ma, come detto, l’Andrea Doria Club non è solo doppia R: a partire da quest’anno, il locale ha lanciato il nuovo progetto “Bar futuro”. L’idea che si cela dietro a questo nuovo progetto è quella di creare un non-luogo, ovvero uno spazio dove il tempo non ha ragione di esistere, perso nella giungla metropolitana che avvolge la nostra città, dove la musica non si estingue in sonorità classiche del clubbing, ma avvolge anche altri generi. Il progetto “Bar Futuro” ha inaugurato la terrazza dell’Andrea Doria il 15 giugno scorso, e sfidiamo chiunque sia stato al Rebel nel riconoscere lo stesso luogo. Perchè sì, il Bar Futuro nasce esattamente sulle stesse sponde dello stesso fiume, ma con una veste completamente diversa. Intimità, stile: in una parola, atmosfera. Diversi eventi hanno animato questo nuovo spazio incantato, dai Ragazzi Terribili Reunion (chi faceva festa negli anni ‘90, se li ricorderà sicuramente), fino a jam session di musica Reggae e Funky, passando per la crew del Club Paradiso che ha portato una sferzata di novità all’interno della scena elettronica italiana. Questi ultimi sono stati ospitati sul palco del Doria dai ragazzi di Avocado Communication in occasione della Club Paradiso Urban Tropical Experience che ha riscosso grande successo sia tra il pubblico che tra le organizzazioni presenti all’evento. Insomma, ne abbiamo viste delle belle, e date le premesse, ne continueremo a vedere. Siamo solo all’inizio.

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Spazio Festival

SIREN FESTIVAL

ale, La magia di una location unica, artisti di fama internazion . Dal 26 5 palchi, oltre 30 live e djset, arte, divertimento e relax principi al 29 luglio “l’Atene degli Abruzzi” ballerà al ritmo dei irà le del mash up e dell’house-tech dei 2 many dj’s, segu volerà brezze del beat-misto-a-canzone d’autore di Cosmo e rsi alle sull’elettronica sperimentale dei Lali Puna, per fonde Mousonorità techno-ambient, dub e krautrock dei tedeschi cer se On Mars e nella purezza del rock dei nostrani Bud Spen Blues Explosion. i coNon mancheranno dolcezza ed esotismo con Colapesce, Amalori della musica brasiliana contemporanea di Rodrigo rone. rante e gli Amari che copriranno il palco con il loro Polve le da Tanti gli artisti degni di nota, come l’angelo dall’occhia ato sera MYSS KETA, il quintetto psichedelico TOY e il pop sfum rin, la con tracce di black music, hip hop, trap e funk dei Vana anò. voce enigmatica di Annabel Allum e il trasteverino Germ ead, Ad ultimare la line up Slowdive, Riley Walker, Neil Halst SpielThe Rainband, Public Image Ltd, Ivreatronic, Mesa e berg.

nell’inLa V edizione del Festival si terrà, come ogni anno, dicantevole città di Vasto, tra i caratteristici vincoli, le splen de piazze, le ampie spiagge e le acque limpide.

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L SONUS FESTIVA hourializza il sogno dei clubbers di tutta Europa: 5 giorni di

Anche quest’anno si mate o e una location incantevole, se party e techno rave h24 con i migliori dj da tutto il mond in una parola, Sonus. Festival arriva alla VI edizione e Dal latino “assonare, rispondere al suono”, il Sonus o risponderanno al richiamo quest’anno saranno più di 70 i djs che dal 18 al 23 agost delle meravigliose spiagge dell’isola di Pag in Croazia. Liebing, Maceo Plex, Marco Una line up imbarazzante: Adam Beyer, Solomun, Chris del festival. Carola e Loco Dice, per citare solo alcune delle highlights Richie Hawtin, Luigi MadonNon mancheranno i giganti della techno come Sven Vath, na, Joseph Capriati e Ricardo Villalobos. le di Zrce Beach anche Jamie Garanzia Time Warp, il festival vedrà tornare sulla conso Elliot e Konstantin. Jones e Seth Troxler, mentre ospiterà il debutto di Ryan

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SZIGET FESTIVAL Lo Sziget Festival, in programma dall’8 al 14 agosto a Budapest, è arrivato alla sua 27esima edizione ed è il più grande festival d’Europa. Ospitato in un’isola in mezzo al Danubio a pochi chilometri da Budapest. Non solo musica e concerti, l’area presenta più di 34 venue, un campeggio interno, aree relax, food, giostre, sport e tanto sano divertimento per tutte l’età. Rappresenta una vera e propria vacanza, all’insegna della buona musica, di nuove amicizie e del divertimento. LINE UP 2018: 8 agosto: Kendrick Lamar, Lykke Li, Stormzy, Clean Bandit, Giant Street Theatre - Wired Aerial Theatre: As The World Tipped 9 agosto: Gorillaz, Cigarettes After Sex, Giant Street Theatre Wired Aerial Theatre: As The World Tipped, Seasick Steve, Lemaitre, Alle Farben, WhoMadeWho, Unknown Mortal Orchestra, SG Lewis 10 agosto: Lana Del Rey, Parov Stelar, The Kooks, Giant Street Theatre - Wired Aerial Theatre: As The World Tipped, JP Cooper, Sam Feldt, Jay Hardway, The Him, Bilderbuch, Shame, Perturbator, Asaf Avidan 11 agosto: Mumford & Sons, Bastille, Lianne La Havas, Giant Street Theatre - Wired Aerial Theatre: As The World Tipped, Fink, Above & Beyond, Everything Everything, Borgore, The Living End, Sofi Tukker, Aurora, Zhu 12 agosto: Dua Lipa, Liam Gallagher, Kaleo, Wolf Alice, Desiigner, King Gizzard & The Lizard Wizard, Giant Street Theatre - Wired Aerial Theatre: As The World Tipped, Petit Biscuit, Slaves, KSHMR, Seven Lions, TUJAMO, Jan Blomqvist 13 agosto: Kygo, Shawn Mendes, MØ, Nick Murphy FKA Chet Faker, Milky Chance, Little Dragon, Giant Street Theatre - Wired Aerial Theatre: As The World Tipped, Goo Goo Dolls, La Femme, Yellow Days, My Baby, Don Diablo, Damian Lazarus & The Ancient Moons 14 agosto: Arctic Monkeys, The War on Drugs, Zara Larsson, Gogol Bordello, Blossoms, Gorgon City, Nothing But Thieves, Lewis Capaldi, Delta Heavy, Fever Ray, Børns LightStage: Galeffi, Gomma, Gio Evan, Joan Thiele , LIM, Giungla, Espana Circo Este, Siberia, The Pier, Andead, Vittoria

HOME FESTIVAL

L’Home Festival è in programma dal 29 agosto al 2 settembre a Treviso Giunto alla nona edizione, l’Home Festival ha vinto come miglior festival Italiano agli Onstage Awards per tre anni. A pochi passi da Venezia, Home Festival non è solo musica, ma cultura a 360° tra 7 aree spettacolo, creato su 100 mila mq, campeggio interno, aree relax, food, giostre, sport e tanto sano divertimento per tutte l’età. È un festival italiano che presenta caratteristiche di un festival europeo, con campeggio e un pubblico internazionale, in continuo aumento. Line Up 2018 (in continuo aggiornamento): DAY1 Giovedì 30 agosto ALT J - WHITE LIES - THE WOMBATS - DJANGO DJANGO - FLOATING POINTS Live- NIC CESTER & THE MILANO ELETTRICA - GEORGE FITZGERALD Live- CANOVA - COMA_COSE - SELTON - LEMANDORLE - HÅN - CRLN - BRUNO BELISSIMO - DAMIEN MCFLY - THE ANDRÉ - SEM&STÉNN - ALTRE DI B - VETTORI - HER SKIN and many more DAY2 Venerdì 31 agosto THE PRODIGY - INCUBUS - PROZAC+ (2O ANNI DI ACIDOACIDA) - MELLOW MOOD - RONI SIZE ft. DYNAMITE MC - MINISTRI - TROPICAL PIZZA SOUNDSYSTEM - BELIZE - JACK JASELLI - PAOLO BALDINI DUBFILES - CACAO MENTAL - HIT-KUNLE - MAKAI - WEIRD BLOOM - LA SCIMMIA - BLACK SNAKE MOAN - ALCESTI - THE YELLOW TRAFFIC LIGHT - TWO BIRDS ONE STONED and many more DAY3 Sabato 1 settembre ERIC PRYDZ - FRAH QUINTALE - CARL BRAVE X FRANCO 126 NITRO - RKOMI - QUENTIN40 - CIMINI - SANTII - GO DUGONG live - ACKEEJUICE ROCKERS - TAURO BOYS + TUTTI FENOMENI - THELONIOUS B. - AINÈ - TERSØ - SEALOW and many more DAY4 Domenica 2 settembre CAPAREZZA – XXXXX - FRANCESCA MICHIELIN - MOTTA - A CASA DI RALF w/ DJ RALF + CAROLA PISATURO + ANGLE Live + CAPOFORTUNA Live – GIONNYSCANDAL - FRENETIK&ORANG3 - MR. RAIN - INTERGALACTIC LOVERS - JOAN THIELE - EUGENIO IN VIA DI GIOIA - MARIA ANTONIETTA - GENERIC ANIMAL - RICCARDO ZANOTTI “Pinguini Tattici Nucleari” - TOBJAH - PALETTI - MANITOBA - DAVIDE PETRELLA and many more

Fleet (D), Ooostblok (NL) e Springwater (F)

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GENERATION

DANCE MUSIC

Best Dj's

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18.07CAVO PARADISO Grecia

G I G S

24.07PRIVILEGE Ibiza

25.07AUDIORIVER Polonia

28.07LOVE FAMILY Francoforte

RICHIE IN HAWT

a cura di Carlo Ferraioli

Richie Hawtin, ciuffo al vento: genio e sregolatezza

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Tr e n t ’ a n n i d i a t t i v i t à f r a l e c o n s o l e d i m e z z o m o n d o

resciuto con la techno dietro casa, a LaSalle, in Ontario, un piccolo borgo di Windsor vicino Detroit, Richie è un’artista, a tratti esagerato, ma incredibilmente talentuoso, che non poteva che alimentarsi e crescere a pane e musica: ciò non sorprenda, soprattutto alla luce del fatto che il padre, sin da giovanissimo, gli somministrava pillole di Kraftwerk e Tangerine Dream. Da quelle, ne ha passate tante prima di arrivare a ciò che è oggi, fra i primissimi progetti musicali di fine anni ottanta, inizio novanta, alle composizioni più recenti: Plastikman, F.U.S.E., Concept 1, Circuit Breaker, The Hard Brothers, Hard Trax, Jack Master, e UP! Un variegato ed incredibile sperimentare e rallentare, riflettere e comporre, esibirsi e divertirsi; i Concept del ’98 sono poi stati effettivamente ciò che si è portato dietro nel corso di tutta la sua lunga carriera, protesa nella voglia di rinnovarsi e lasciare a bocca aperta, ma mai paga di esperienze forti, anche personali, nei locali di mezzo mondo. Ibiza, Berlino, Regno Unito, anche l’Italia, oltre che New York e il Canada, luogo dove visse inizialmente, per nove anni. Nato invece a Banbury, quarantotto anni fa, nella contea dell’Oxfordshire, ha sempre assunto a modello di stile e tecnica il magnifico Jeff

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Mills, così come nel suo nome completo c’è sempre stato Richard: Richard Michael Hawtin, come recita l’anagrafe del Cassano della musica elettronica, se mi è permesso tale accostamento. Richie, del resto, può essere inserito a pieno titolo nella seconda ondata di musicisti techno, che ha investito il mercato nella prima metà degli anni novanta. Visionario, ha avuto la lucidità e la buona idea di fondare progetti importanti, redditizi ed ancora in essere, quali l'etichetta Plus 8, che tuttora gestisce, risalente addirittura al 1990, alla Minus di otto anni dopo, con cui presenta i suoi lavori personali, per finire col tour ENTER, partito sei anni fa e più vicino a chi sta scrivendo. Ma non solo, anche lo show CLOSE, Container, From my mind to yours ed Ex. Sempre propenso all’utilizzo delle tecnologie e delle macchine quali miglioramento dell’elettronica (evocando comunque i suoi primi e genuini rave dei ’90 all’interno dei live), Hawtin è fra i più avveniristici ed eclettici artisti in circolazione: ha saputo miscelare alla perfezione paradigmi vecchi e nuovi, fra un cocktail, un’intuizione e un after, che non si è fatto mai mancare proprio quale inebriamento della musica che lui stesso componeva, e compone. Il prossimo 21 luglio sarà ospite al castello scaligero di Villafranca di Verona, e non possiamo che augurargli di continuare così. Buon divertimento, ciuffo al vento.

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Consigli per impostare una catena audio mastering a cura di Gianluca Meloni

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envenuti in questo nuovo articolo di Audiorandom, oggi parleremo di come impostare una catena audio mastering digitale nella vostra Daw, scegliendo tra i plug in più efficaci del momento. Un suggerimento che vi diamo è quello di partire con il vostro mix privo di limiter o compressioni che potrebbero modificare drasticamente la dinamica, schiacciandola e quindi l’impossibilità di intervenire sia in equalizzazione che in compressione. Il mix deve rimanere abbastanza libero con i suoi picchi controllati, magari da un compressore che faccia da collante riducendo di pochissimo il guadagno, circa 1,5/2 DB al massimo, un preset comunemente chiamato Mix Glue.

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Per impostare la modalità appena descrita, se abbiamo un mix che non è stato trattato possiamo partire con un compressore molto leggero impostando una soglia di threshold che attivi il compressore da 1,5/ 2DB al massimo di compressione Ratio 3 a 4:1 DB Release Automatico o molto veloce. Nell'esempio sottostante potrete vedere come è impostato il noto Bus compressor SSL del famoso Bundle Waves che ha proprio queste caratteristiche sonore di legare i suoni incollandoli con il suo suono caratteristico inglese ma non esageriamo altrimenti non abbiamo più margine per intervenire nel resto. A questo punto una volta limitati i picchi del vostro mix possiamo intervenire con un equalizzatore e per non al-

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AUDIOTECNICA

terare troppo le frequenze del missaggio il suggerimento è di ascoltare il mix in mono, in questo modo potremmo avere un bilanciamento quasi magico, ebbene si ! Utilizzando questa tecnica di ascolto avremo paradossalmente un immagine stereo del nostro mix sempre più aperta, scoprendo quale siano i dettagli dei vari strumenti che compongono il mix che spariscono o si accentuano. Con l’equalizzatore possiamo cominciare a lavorare nei punti dove si ha l’effetto della presenza intorno ai 2,4khz fino a 6khz. Ora premetto che in base al contenuto armonico del brano in questione è del suo stile come Rock o Dance elettronico ecc si hanno dei parametri diversi sia tecnici che di gusto, ma cerchiamo di fissare dei punti che vadano bene per tutti, più avanti faremo delle tabelle con dei preset di massima per dare un idea fra un brano rock ed uno elettronico moderno. Dopo aver dato un disegno di equalizzazione al vostro brano possiamo ridare compressione portando il mix a lavorare vicino allo zero o fino ai +3 DB, e decidere se inserire l’equalizzatore prima o dopo il compressore, ascoltando le differenze di eccitazione delle frequenze fondamentali che sono: Mastering Version High Pass Filters: 12, 16, 23, 30, 39Hz, OFF

Vari tipi di compressore adatti per il

genere di musica elettronica . Ora passiamo al controllo dell’immagine stereo, con un plug-in che a nostro avviso rende molto nella sua trasparenza e non trascura la modalità multibanda per scegliere come dare piu’ stereofonia a dei guppi di frequenze , o metterle in mono avendo un ascolto centrale, è l’Imager dell’Ozone. Infine sceglieremo il limiter, qui possiamo suggerire il Precision Limiter della Uad per le produzioni rock, abbinato al compressore Fairchild, avrete una vera compressione Smooth caratteristica nei compressori Tube A Valvole. Ora per massimizzare il nostro brano, due consigli utili: La famosa corsa al Loudness War si incammina verso il declino, oggi i nuovi portali dove si ascolta e si vende musica hanno riportato le soglie di masterizzazione in LUFS, molto piu’ basse per un ascolto piu’ dinamico. qui sotto un elenco utile con i nuovi criteri.

Mastering Version Low Pass Filters: 15K, 20K, 27K, 40K, 52KHz, OFF

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Qualche pillola di informatica musicale: i plug-in... Musica elettronica, come produrla, e come farlo nel miglior modo possibile (aggiornandosi).

di Carlo Ferraioli

er chi passa ore ed ore in studio, ad ascoltare, sperimentare e registrare, arriva inesorabilmente puntuale il momento in cui si ha la necessità di disporre di strumenti nuovi, all’avanguardia, recentemente emessi magari, come possono essere i plug-in, appunto. Il plugin, in campo informatico, è nient’altro che un programma “non autonomo”, che interagisce con un altro programma per ampliarne o estenderne le funzionalità originarie. Volendo portare un esempio, prima di aprire alla nostra vera discussione, immaginatevi un plug-in per un software di grafica: permetterà, in quel caso, l’utilizzo di nuove funzioni non presenti nel modello principale. E così via, per i diversi campi nei quali si rende importante ed efficace l’utilizzo di strumenti simili.

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da poter seguire qualora si voglia intraprendere un discorso più serio e professionale.

Nell’informatica musicale – che è poi il nostro caso - essi sono dei componenti aggiuntivi i quali, se utilizzati in un programma di produzione audio/video, permettono di aggiungere effetti o, meglio ancora, generare proprio nuovi suoni. Il termine, piccola curiosità, deriva dall’inglese plug, ovvero “spina”, “connettore”, e si riferisce al fatto che i plugin vengono virtualmente inseriti o attivati nel programma che li utilizza. Operando varie ricerche in rete, rispetto a letture d’interesse in materia, ho ritenuto opportuno riportarvi (oltre che ad una sommaria spiegazione di ciò di cui si parla) anche dei concreti esempi, magari

Si parte dall’Ozone 8, per chi vuol entrare nel mondo del mastering, passando per il fantastico riverbero UAD Ams Rmx16, per finire col Waves-H Delay, un plugin che non delude mai. In mezzo, tante novità offerte dagli sviluppi dell’informatica in questa direzione: Psp Vintage Warmer 2, davvero ottimo se si vogliono donare calore o freddezza al proprio digital sound o, qualora la necessità sia ridisegnare fantastiche curve di modulazione, il plugin Cable Guys Filtershaper 3. Sembra arabo, ma è molto più semplice di quel che pare: continuate a navigare e... buon lavoro!

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Quindi sia riverberi che compressori, ma anche delay e distorsori o, ancora, equalizzatori e limiter: tutto ciò che sia compreso, insomma, all’interno delle due sottocategorie principali di plugin esistenti al momento, ossia quelli effects e quelli instruments. Ne esistono, infatti, a seconda del sistema operativo utilizzato, diversi: VST, ad esempio, o Direct-X (DX), o, ancora, Audio Units, RTAS e TDM. Proverò a darvi qualche suggerimento che sia più specifico, consiglio però che dev’essere necessariamente accompagnato da una preparazione di base, la quale consenta l’utilizzo di questi particolari strumenti.

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LE INTERVISTE

Pia T uccitto La cantautrice del rock italiano Pia Tuccitto vanta tante collaborazioni, tra queste quelle con Vasco Rossi, Patty Pravo e Irene Grandi.

Nel 1994 si e' laureata con una tesi dal titolo Rock al femminile (citando Patti Smith).

di Francesco Nuccitelli

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na carriera lunga un quarto di secolo e tante collaborazioni importanti, ma con una sola passione quella del rock. Noi di Musica Zero l’abbiamo raggiunta per una piacevole chiacchierata: Quasi 25 anni di carriera, oggi come si definisce Pia Tuccitto? Onestamente non riesco a definirmi perché faccio diverse cose. Sono una persona libera e che sogna, ma se devo proprio farlo, mi posso definire una rocker. Se non sbaglio ti sei trovata a diventare autrice per altri artisti quasi per caso? Io ho collaborato con Vasco Rossi per 15 anni e durante questo percorso, avevo scritto diverse can-

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zoni che cantavo durante i miei concerti. La fortuna è che all’epoca, non essendoci i cellulari non si poteva registrare. Ad esempio ho cantato tante canzoni, tra cui “E…” dieci anni prima di darla a Vasco. Poi lui sentendo altre mie canzoni, ha richiesto di darle a Patty Pravo. Oggi tutti si improvvisano cantautori, ma cosa vuol dire effettivamente essere un cantautore? A me queste definizioni non mi piacciono molto. Chiunque può scrivere, però dove c’è il talento lo riconosci subito. Nel panorama musicale di oggi poi c’è un piattume talmente forte che non riesco a vedere niente di interessante. Da buona cantautrice ci puoi spiegare come si scrive una

canzone? Io scrivo le canzoni in modo particolare. Non sono una che si mette a tavolino per scrivere, ma può capitare che in un momento della giornata mi venga in mente un testo o la musica e non devo fare altro che trascrivere il tutto. Negli ultimi anni ha collaborato in un tour con Federica Lisi Bovolenta, ma quando riascolteremo un tuo nuovo album? Per quanto riguarda Federica, l’ho conosciuta al “Barone Rosso” di Red Ronnie e da lì è nata una profonda amicizia che ha portato anche ad un tour. Il nuovo album? È quasi pronto, probabilmente lo farò uscire nel 2019, mi mancano solo un paio di brani.

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FOCUS

Slipping Sound Il sax solo conquista e cambia la Jazz Fusion di Simone Lucidi

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rrivati nei pieni anni 80, vari musicisti turnisti contribuirono all’ascesa della Jazz Fusion, soprattutto i sassofonisti ed i batteristi fecero fare un passo in avanti al genere, rendendolo ancora più ibrido ma sicuramente più orecchiabile e adatto anche alle orecchie dei meno affini. Viaggi pindarici tra jazz e pop, vocalist che dal soul passavano alle super band fusion. Queste due figure di musicisti davano quel groove e quella marcia in più che rendevano il brano vestito di un pop anni 80 con delle sfumature world music, ma sempre dall’anima jazz. I sassofonisti soprattutto erano i re dell’improvvisazione e facevano volare il pezzo con i loro deliri d’amore o di malinconia. Uno dei sassofonisti più influenti del genere è David Sanborn, un vero maestro del sax, che ti fa innamorare ad ogni suo acuto, che ti porta fuori dal tunnel. David ha contagiato molti sassofonisti come Andy Snitzer, uno dei sax più apprezzati oggi negli Usa. David bisogna citarlo per l’album “A Change of Heart” del 1987 e per due brani in esso contenuti “Breaking Point” e l’omonimo “A Change Of Heart”, due brani pieni d’amore per la natura, Sanborn cerca di catturarla e metterla dentro una teca con il suo sax. Degno di nota è inoltre il brano più romantico, in grado di far spostare e reagire milioni di cuori: la cover del 1995 di “You Are Everything” dei The Stylistics, gruppo soul degli anni settanta. David porta il pezzo (già bello di suo) in chiave Fusion, con quel pizzico di maliconia Pop Ballad che non guasta mai. Ernie Watts è un altro sassofonista poliedrico, con una fame di groove da fare invidia, un visionario, vista la musica piena di ogni influenza di genere; così creativo da mandarti verso una crisi mistica, buono per i momenti bollenti e per le evasioni in macchina verso una destinazione ignota. Un album gioiello di Ernie è stato “Chariots Fire”, con il singolo omonimo che venne usato per varie colonne sonore; un brano così solenne e dissacrante da regalare quel contrasto agrodolce, vero obiettivo dei musicisti del genere. Tom Scott ha suonato con i più grandi turnisti mai esistiti, un vero professore del sax, sapiente pieno di talento e con un genio sopraffino. Ha collaborato con artisti di ogni genere da Steve Lukather ai Toto, da Steely Dan a Barbara Streisand. Da notare il brano “Get a Grip”, dall’album “Flashpoint” del 1988: un pezzo esplosivo, in cui il jazz viene quasi corrotto dal funky.

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e vuoi diffondere musica nel tuo negozio devi stare attento ai diritti connessi ed a pagare la SCF. Lo ha ribadito la Cassazione l’anno scorso.

Ma partiamo dall’inizio. Cosa sono i diritti connessi? Nell’ambito del diritto d’autore, oltre ai diritti più propriamente appartenenti all’autore (cioè a colui che ha lo spunto creativo e lo estrinseca nell’opera dell’ingegno), esistono altri diritti che tutelano attività che permettono la fruizione e la diffusione dell’opera: questi diritti, chiamati appunto

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diritti connessi, sono ad esempio i diritti di produzione fonografica, di produzione cinematografica, di emissione radiofonica e televisiva. In ambito di diritti connessi dovresti sapere che: * il compenso, per ciascun fonogramma utilizzato, è riconosciuto distintamente al produttore di fonogrammi e ad ogni artista interprete o esecutore; * l’esercizio del diritto spetta non più al produttore ma a ciascuna delle imprese che svolgono l’attività di intermediazione dei diritti connessi, alle quali il produttore e gli artisti interpreti o esecutori hanno conferito

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DIRITTO D'AUTORE

il mandato in forma scritta. Come ti dicevo, la sentenza della Cassazione n. 34172/2017 ha confermato la condanna della Corte d’Appello di Trento ed ha deciso che chiunque diffonda musica nel proprio negozio senza pagare i diritti connessi, anche se poi sana la violazione sottoscrivendo la licenza con SCF, è condannato penalmente. La sentenza è stata emessa a carico del titolare di due negozi che aveva diffuso musica nei propri locali commerciali, pagando solo i diritti d’autore alla SIAE e non quelli connessi alla SCF (Società Consortile Fonografici). La SCF è il consorzio che gestisce in Italia la raccolta e la distribuzione dei compensi dovuti ad artisti e produttori discografici per l’utilizzo in pubblico di musica registrata attraverso il rilascio di un’unica licenza. Per quanto riguarda la decisione, i giudici di legittimità hanno confermato e ribadito che: * i diritti spettanti a produttori e artisti sono autonomi rispetto a quelli degli autori di composizioni musicali * gli stessi diritto sono oggetto di una specifica tutela penale, * la loro gestione è di competenza non di SIAE, ma della SCF, che come detto sopra è il consorzio che ha il compito di gestire in Italia la raccolta e la distribuzione dei compensi dovuti ad artisti e produttori discografici per l’utilizzo in pubblico di musica registrata (Sez. 3, n. 27074 in data 8/06/2007), Non è servito a niente il fatto che il titolare avesse successivamente, in realtà solo dopo

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che gli agenti di polizia tributaria lo hanno scoperto, regolarizzato la sua posizione con la SCF, sottoscrivendo una licenza per l’uso del repertorio. E tu dirai: ma se ha pagato e cosi regolarizzato, seppure successivamente la sua posizione debitoria, perché punirlo? Quando il titolare di un esercizio commerciale diffonde musica nei propri locali in assenza di qualunque titolo abilitativo, si configura la violazione dell’art. 171, comma 1, lett. a), della legge n. 633/1941. In pratica si configura quella attività di sfruttamento dell’opera “senza averne diritto”. Il reato in questione è giuridicamente da considerarsi quale reato istantaneo. Cosa significa? Vuol dire che la consumazione avviene al momento della fruizione o dello sfruttamento senza alcun tutolo dell’opera musicale. Ed è proprio per questo motivo, per il fatto che il reato si configura nel momento ed in quell’istante della fruizione della musica senza averne l’autorizzazione, che l’aver regolarizzato la diffusione delle tracce musicali, attraverso la stipula di una licenza d’uso del repertorio discografico amministrato da SFC, solo a seguito del controllo della Guardia di finanza, non ha avuto alcun effetto su una consumazione del reato ormai verificatasi. L’errore relativo al mancato pagamento della licenza è pertanto imperdonabile, anche se si è dimostrato * di aver pagato la SIAE, che amministra solo i diritti degli autori delle composizioni musicali e non i diritti connessi; * di aver pagato successivamente le somme dovute

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“Perché la pazienza ha un limite, Pazienza no…”

“Andrea Pazienza, trent’anni senza” di Alessio Boccali

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e Umberto Eco elevò il fumetto ad arte, Andrea Pazienza ha contribuito in maniera decisiva ad avvicinare il pubblico a questa forma di letteratura. A trent’anni dalla tragica scomparsa dell’autore nato a San Benedetto del Tronto, ARF! e Comicon hanno messo in piedi una mostra che celebra l’estro geniale e spesso irriverente del Paz. La mostra, intitolata “Andrea Pazienza, trent’anni senza”, racconta con un’ esposizione dal carattere antologico la carriera artistica del fumettista: un talento originale e, proprio per questo, irripetibile. Un personaggio ironico, dissacrante e con una forte personalità critica il Paz, che ha dato vita a personaggi problematici, spigolosi, derisori, ma allo stesso tempo divertenti e beffardamente pazzi. Da Pentothal a Zanardi, da Tormenta alle tavole sullo spassoso Pertini e ancora le caricature disneyane del Pippo sballato oppure il fortunato graphic novel Gli ultimi giorni di Pompeo… in mostra c’è tutto l’Andrea Pazienza da conoscere e molto di più, con lavori inediti e prove di layout, scritti, sketch e bozzetti provenienti dall’archivio privato del fumettista. L’eredità artistica del Paz lasciata in dono a chi è cresciuto con i suoi lavori e con quelli di suoi illustri colleghi come Hugo Pratt o Milo Manara o per chi si è avvicinato alla letteratura disegnata di recente grazie al genio di Zerocalcare, ad esempio. D’altronde la sua potenza espressiva resiste al tempo, un tempo così lontano cronologicamente (trent’anni, per l’appunto) eppure così vicino nel clima e nelle problematiche sociali. Andrea parlava di incomprensioni, di crisi, di disillusioni, ma anche di quella ricerca di sensibilità e di semplicità che potevano (e possono) non dico salvare il mondo, ma dargli una grossa mano. “Non c’era mai poeticume nelle sue opere; era sempre duro, ma duro come può essere un bambino…” (Roberto Benigni). “C’era una volta e ci sarà sempre Andrea Pazienza, che disegnava sul cielo rubando i colori all’arcobaleno. Era felice il sole d’impastare la luce coi colori, era felice la luna di farli sognare…”. (Vincenzo Mollica)

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