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MZK News Luglio / Agosto 2017
Ph.by Ilaria Magliocchetti Lombi
DISTRIBUZIONE GRATUITA PRESSO I MIGLIORI NEGOZI AUDIO & VIDEO - CENTRI DI FORMAZIONE - SALA PROVE - STUDI DI REGISTRAZIONE - UNIVERSITÁ
Il magazine per i professionisti del settore Tip & Tricks Ableton & Logic Pro
AUDIO Random
MOVIE NERI MARCORÈ ANTONIO PALUMBO
VINCI
ALEX BRITTI & MAX GAZZÈ
WONDER WOMAN
Auditorium Parco Della Musica
COME NASCE UN FILM?
LIFE MODA CASTING LE WEB RADIO
MUSIC
MANNARINO
GIANCARLINO LA RUA
AINÉ
LA RUBRICA DI MUSICA ELETTRONICA:
DARIO FAINI
NICOLAS JAAR
#musicazerokm
SOMMARIO MZK News N°3 Luglio/Agosto 2017 Editore MZK Lab S.r.l.s. Via Flaminia 670, 00191 Roma Direttore Responsabile Valeria Barbarossa Direttore Editoriale Andrea Paone Art Director & Progetto Grafico Jacopo Mancini Assistenza Legale Avv. Vanessa Ivone Collaboratori Vincenza Amoruso, Alessio Boccali, Simona Conte, Gianluca De Angelis, Gianluca Meloni, Carlo Ferraioli, Edoardo Montanari, Francesco Nuccitelli, Alessandra V. Monaco Sede Redazionale Via Emilia 82, 00187 Roma Sito & Contatti Tel. +39 3331785676 www.mzknews.com redazione@mzknews.com Stampa produzione@miligraf.it Via degli Olmetti, 36 Formello 00060 Marketing & Comunicazione Alice Locuratolo comunicazionemzknews@gmail.com Tel +39 / 3382918589
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MANNARINO LA RUA AINÉ GIANCARLINO NICOLAS JAAR (Rubrica “Generation”) #TIMEOFROCK (Blowin’ in the wind) ANALISI DEI TESTI DARIO FAINI VINCENZO CAVALLI LA MUSICOTERAPIA SENITH ROMA SUONA SPAZIO MUSICA AUDIO RANDOM (Educational)
Autorizzazzione rilasciata dal Tribunale Civile di Roma N°2 / 2017 del 19.1.2017
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SOMMARIO
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LIFE
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NERI MARCORÈ ANTONIO PALUMBO (Varichina) I CONSIGLIATISSIMI WONDER WOMAN COME NASCE UN FILM
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ALEX BRITTI E MAX GAZZÈ
IL PRIMO AGOSTO ALL’AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA
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copyright sulla proprietà e sull’autore, si intendono quindi usate in completa buona fede. Chiunque riconoscesse come suo uno scatto è pregato di segnalarcelo per un’immediata soluzione del problema. Contatta redazione@mzknews.com
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EDITORIALE
PENSIERI FISSI di Andrea Paone
Avete già scelto il vostro TORMENTONE DELL’ ESTATE?
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are, caldo, sabbia, jeans che si fanno sempre più corti, le partite a beach volley, tramonti, albe, drink e musica che esce da tutti i locali. Quando arriva l’estate non si può non parlare delle colonne sonore che tutti noi inseriamo nella nostra playlist estiva. I Tormentoni sono, volente o nolente, le hit che ci portiamo dietro per tutta la stagione, canzoni che sulle nostre librerie invernali di Spotify non entrerebbero nemmeno sotto tortura, ma che durante la bella stagione finiscono inevitabilmente nella nostra testa, in un loop infinito. Li sentiamo sempre, ovunque, dalla radio mentre vai a fare la spesa, li ascolti dentro il supermercato o mentre attacchi bottone con qualche ragazza e ovviamente nelle discoteche gremite di persone che ballano e cantano, solo ed esclusivamente, il ritornello. Non sappiamo mai dove l’abbiamo ascoltata per la prima volta, eppure la canzone del momento si ripropone ovunque insinuandosi come sottofondo diffuso delle nostre giornate e generalmente contro la nostra volontà. Ma come nascono i tormentoni musicali? Perché ce li propinano in ogni luogo?
Sostanzialmente è l’industria discografica che identifica il nuovo potenziale successo: esperti del settore selezionano le tracce che hanno le potenzialità per diventare virali in un determinato contesto, poi la diffusione del brano su tutti i canali fa in modo che arrivi ovunque e che riesca a fare breccia nella nostra mente. Quelli che potrebbero sembrare degli esperimenti di manipolazione di massa della CIA sono però in realtà degli accurati studi effettuati sulle nostre caratteristiche psichiche e sulle peculiarità delle composizioni musicali. I tormentoni sono costruiti per ricordarci altre canzoni di successo, devono evocare in noi una familiarità: il nostro cervello analizza a livello inconscio le caratteristiche del pezzo che stiamo ascoltando e le confronta con le canzoni che conosciamo; quindi se il ritmo, le parole o altri elementi ci riportano alla memoria una canzone che ci piace, tenderemo ad associare il ricordo positivo anche alla nuova traccia. Spesso basta una frase a far decollare un brano e fare in modo che ci attanagli nelle nostre giornate: basti pensare ad Andiamo a comandare di Fabio Rovazzi. Il problema, se così possiamo definirlo, non sono i tormentoni in sé, il problema è che queste canzoncine non se ne andranno più; rimarranno dentro di voi, per sem-
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pre! Sì, perché a distanza di anni, quando sarete decrepiti, vecchi e soli, vi faranno nostalgia, i tormentoni sono state le mie, le vostre colonne sonore dell’estate, per ogni stagione ne avete una, non ci credete? Provate a canticchiare “popo popopo popopo” cosa vi viene in mente? I tormentoni sono sempre esistiti, magari mutano, magari migliorano o precipitano come il volo 815 dell’Oceanic. Essi sono il passato che ritorna basta pensare alle lire in tasca, ai walkman, al Festivalbar, un evento musicale che molti di noi nati negli anni tra gli anni 80 e 90 rimpiangono e rivorrebbero, per quanto fosse il manifesto della tv generalista e commerciale. Il festival sanciva l’estate regalava emozioni da “Domani Smetto” degli Articolo 31 a “Il Grande Baboomba” di Zucchero passando da Brusco con “Sotto questo Sole” a “Tre Parole” di Valeria Rossi cantando a scuarcia gola “Vamos a bailar” di Paola e Chiara e “La mia signorina” di Neffa stringendo forte la ragazza conosciuta al campeggio sotto le note di “Latin Lover” di Cremonini o urlando al cielo “Rotta per casa di Dio” degli 883… I tormentoni sono la colonna sonora dell’estate che d’inverno non ascoltereste mai. Io devo ancora decidere il mio tormentone dell’estate 2017, voi l’avete già scelto?
MUSIC
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ANN
Alessandro Mannarino è un Cantautore con la C
maiuscola, uno di quei numeri dieci della musica italiana che unisce alla musicalità tanta sostanza. Ho avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con lui nel momento clou del tour promozionale dell’album “Apriti Cielo”
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iao Alessandro, benvenuto sulle pagine di MZK news. Inizio dicendoti che di recente ho avuto il piacere di conoscere personalmente Alberto Quartana colui che è stata la tua prima guida nel mondo della discografia; com’è stato quest’incontro? Tu già suonavi, ma con lui e la sua Leave Music fu proprio amore a prima vista… Sì guarda, io suonavo nei localini già da una decina di anni, lui l’ho incontrato a 28 anni. Avevo avuto già tante proposte discografiche, ma non mi fidavo perché temevo mi volessero portare lontano dalla
mia idea di musica per avvicinarmi ad un mondo più forzatamente pop. Quando, subito dopo una mia esibizione, ho conosciuto Alberto invece ho percepito subito la sua passione per quello che facevo e mi ha lasciato carta bianca, mi ha dato tanta fiducia e mi ha presentato Tony Canto con il quale ho confezionato poi quattro dischi. Come dicevi hai sempre basato la tua carriera sul contenuto dei tuo brani, senza mai essere pop a tutti i costi, eppure stai avendo un grandissimo successo. Come te la spieghi questa cosa?
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Ti faccio una metafora; quando vai al mercato e compri una mela bella fuori, perfetta, ma poi l’assaggi e non sa di nulla, non ci ritorni da quel banco di frutta. Così la gente ha ascoltato il mio primo disco e, vedendo che c’era contenuto, ne ha comprato un altro e poi un altro e così via perché quella “frutta” era buona. Prima della pubblicità c’è la qualità della merce. Io ho sempre puntato alla sostanza ed ho fatto quello che avevo in testa; penso che la gente mi segua per questo. Non mi piace fare paragoni, ma questo lo faccio perché sono sicuro ti farà piacere.
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O N I R A N
“Canto la speranza che sconfigge ogni tristezza” di Alessio Boccali
L’uscita dell’album “Apriti Cielo” è stata anticipata dall’omonimo singolo che su Spotify ha raggiunto il 1° posto della classifica dei brani più virali. Il disco ha debuttato al 1° posto della classifica Fimi dei dischi più venduti e su Spotify ha già superato i 6 milioni di streaming. Dopo pochi mesi dall’annuncio del tour la risposta del pubblico è stata straordinaria, sono 10 i SOLD OUT registrati tra cui le due date al PalaLottomatica di ROMA, quelle a TORINO, MILANO, BOLOGNA, FIRENZE e NAPOLI, tutte esaurite in poche settimane.
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MUSIC
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MUSIC
“Bisogna riempire la vita di emozioni” In te rivedo quella ricerca e quell’interesse per gli ultimi che vedo nei testi di Fabrizio De André. Anche in “Apriti cielo” tu canti “Apriti cielo su chi cammina solo…” Ti premetto che per me l’arte in ogni sua forma è rapporto col potere ed espressione di libertà umana ed anche di ribellione. Gli “ultimi” nei miei dischi sono cambiati; nel “Bar Della Rabbia” erano persone che mi facevano compagnia nella bettola in una ribellione autoghettizzante. Piano piano però questi ultimi hanno alzato la testa e in Supersantos, ad esempio, trovi due donne forti come Maddalena e Mary Lou che si ribellano al potere sempre in nome della libertà e della ricerca della vera identità umana.
un album pieno di suoni caldi e di temi tristi trattati con allegria, una scelta non nuova per la musica brasiliana, ma molto innovativa per la musica italiana. Sì, di solito da noi l’armonia maggiore equivale all’allegria e l’armonia minore alla tristezza. In Brasile invece trattano questi temi struggenti, queste lamentazioni in maniera molto ritmata, con armonie bellissime. Nel disco ho scelto proprio di prendere in prestito questo modus operandi per sdoganare l’idea secondo la quale il cantautore per cantare cose tristi debba fare per forza una canzone buia, cupa. In questo modo voglio far vivere le storie che racconto con la speranza che ci viene trasmessa dalla vitalità delle musiche.
Nei tuoi testi sono presenti anche molti personaggi misteriosi, molto fiabeschi. Penso a Babalù, Deija… Sì, la favola è uno strumento per raccontare la realtà. Sono metafore che nascondono dei pensieri che non posso manifestare apertamente.
A proposito di speranza, il mio pezzo preferito del tuo ultimo cd è “Roma” e mi ha colpito molto il verso che fa “Ma come sei finita amor all’incontrario?”. Ecco, qual è la speranza per Roma secondo te? La speranza è fare e vivere cose belle insieme. Quando passi una bella serata in allegria, in compagnia di gente, di musica,
Arriviamo all’ultimo disco “Apriti Cielo”,
di arte… la mattina dopo ti svegli col sorriso. Questo ultimamente manca a Roma: servono politiche che facciano vivere la bellezza dell’incontro, dell’arte… magari all’aperto. C’è bisogno di condivisione di ciò che non è solo lavoro o solo razionale. Bisogna riempire la vita di emozioni. Bisognerebbe snellire tutte quelle pratiche e quelle tasse che riguardano il fare musica dal vivo; non puoi togliere ad un localino più di mille euro per far fare musica. La politica dovrebbe incoraggiare la musica dal vivo con, per esempio, degli sgravi fiscali, perché il bello fa sempre bene all’anima. Passiamo agli aspetti un po’ più tecnici: l’incontro con uno dei più grandi sound engineer del mondo, Michael Brauer… L’avevo ascoltato in un disco dei Calle 13 e mi piaceva molto il suono che aveva tirato fuori: colto, ma molto prodotto. Si sentiva che era compresso, ma non sentivi le macchine. Poi mi ha colpito molto il gusto con cui l’aveva fatto; come si dice a Roma, il disco “aveva la pompa, ma non era coatto” ed avevo apprezzato molto anche il suo
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MUSIC lavoro con Angelique Kidjo. Solo quando ho deciso di contattarlo, ho scoperto che aveva lavorato con Bob Dylan, Coldplay ecc. Quando gli ho mandato la prima mail per farmi conoscere, con mio grande stupore, mi ha detto che già mi conosceva e che sarebbe stato felice di collaborare con me. Puoi capire tutto il mio entusiasmo in quei momenti, entusiasmo che si è leggermente spento quando io e il mio team abbiamo letto il preventivo del lavoro che Brauer avrebbe fatto. A quel punto abbiamo pensato di affidare a Michael solo i tre singoli più “importanti” del disco. Michael però si era appassionato così tanto al disco che per pochi euro in più ci ha dato l’onore di pensare lui a tutto l’album. Considera poi che Brauer ha scritto anche una mail personale a Vincenzo Cavalli della Sonoria Studio Rec di Scordia (CT) ringraziandolo per quello che, a suo giudizio, è uno dei migliori lavori di recording sul quale abbia mai lavorato. Beh, questo per un artista appassionato, un artigiano di un paesino della Sicilia è stato un riconoscimento enorme. E non è finita qui, Brauer si è offerto anche di far masterizzare l’album dal suo uomo di fiducia Joe LaPorta, un altro big internazionale che tra le altre cose ha masterizzato “Blackstar” di David Bowie. Restiamo tra gli addetti ai lavori: l’unione artistica inscindibile con Tony Canto… Beh, sì Tony è un grande. Nel primo disco mi ha aiutato a fare chiarezza, a trovarne il suono ed è stato fondamentale. Man mano mi sono preso io più responsabilità e abbiamo prodotto insieme, con una squadra che funziona perché viaggia sulla stessa onda. Oramai ogni volta che vado
in studio la prima cosa che faccio è chiamare Tony perché di lui ho una gran fiducia oltre che una grande stima artistica. Caro Alessandro, grazie mille per la chiacchierata. Vuoi aggiungere qualcosa? Sì, ti dò una chicca. Per questo “Apriti Cielo” abbiamo registrato i cori brasiliani a Rio De Janeiro, mentre le percussioni le
ha registrate a New York Mauro Refosco, un percussionista brasiliano che ha collaborato con David Byrne, con i Red Hot Chilli Peppers ed ora è in tour con me perché si è appassionato al disco. Insomma è un album che ha raggiunto pienamente anche quest’obiettivo che mi ero preposto: far incontrare Roma con Rio e anche un po’ con New York.
“Per me l’arte è rapporto col potere ed espressione di libertà umana” 12 | #musicazerokm | MZK News | mzknews.com
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MUSIC
LA RUA
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di Andrea Paone
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Dalla provincia di Ascoli sognando i Lumineers e Bob Dylan, ecco i LA RUA. I sei com
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ra il 2004 quando Federer diventava per la prima volta n°1 ATP, dopo 108 anni tornavano le Olimpiadi ad Atene, ci lasciava Marco Pantani e Roberto Baggio appendeva gli scarpini al chiodo, Facebook si appropinquava a rivoluzionare la nostra vita e nella provincia di Ascoli Piceno si formava una band pop/nu-folk: i La Rua. Determinati, positivi ed energici, così si definiscono i La Rua capitanati da Daniele Incicco voce del gruppo, William D’Angelo chitarra, il pianista Davide Fioravanti, alla batteria Nacor Fischetti, al banjo Alessandro Charlie Mariani e al basso e al contrabbasso Matteo Grandoni. Entrano nel panorama italiano nel 2012 essendo tra i 30 artisti più votati del web nel contest “Sanremo Social”, nello stesso anno vengono premiati a Sanremo dall’AFI. Nel 2013 aprono il concerto nell’unica data italiana degli Imagine Dragons al “Factory” di Milano. Con il loro brano “Non sono positivo alla
andame
nti dei LA rai altra b RUA and al di fuori dei L 2 Santific aRua. a i co 3 Non de siderare lo ncerti. strument 4 Non us o d’altri. are seque nze impu 5 Non uc re cidere la tua passio . 6 Ricorda ne. ti di celeb compone rare i nti della t ua band.
1 Non av
Awards. Nel 2015 escono con l’album “Sotto effetto di felicità” nato grazie alla collaborazione con Dario Faini, sempre nello stesso anno vincono il contest 1MNEXT al Primo maggio di Roma. Quest’estate invece gireranno l’Italia con “Tutta la vita Tour 2017”.
normalità” vengono selezionati nella categoria “nuove proposte” di Sanremo 2014 e ricevono la candidatura agli MTV Music
Ciao ragazzi, inizierei subito con il vostro “manifesto”, almeno così lo avete sempre definito, “Non sono positivo alla normalità”, come è nata questa canzone?
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È stato il primo singolo che ha inaugurato e dato il via al progetto “La Rua”. Un brano che ancora oggi ci rappresenta in pieno, grazie al sound e la dichiarazione di non appartenenza ai luoghi comuni
LA RUA
Semplicemente noi viviamo la musica come vocazione; non come un sogno, ma come un bisogno viscerale di comunicare quello che siamo attraverso il nostro sound e i nostri brani. Abbiamo voluto
l’ascoltatore capisce che vivete per la musica e riuscite a trasmettergli la vostra passione. Qual è, secondo voi, la vostra qualità principale? Perseveranza e determinazione sono qualità che abbiamo imparato a far nostre, soprattutto nei momenti più difficili. Queste caratteristiche, insieme alla positività e all’energia, sono elementi essenziali del DNA “La Rua”. Siete una band pop/nu-folk, quando avete iniziato, a quale gruppo o solista vi siete ispirati? Abbiamo preso spunto da tutto il filone nufolk nord-europeo e non solo, che ancora oggi ha grande appeal. Per citarne alcuni: i Lumineers, Of Monsters And Men, Mumford and Sons, Imagine Dragons, ma anche personalità di spicco che hanno fatto la storia della musica come Bruce Springsteen o Bob Dylan.
della società di oggi. Al suo esordio, ci fece arrivare alla candidatura degli MTV Music Awards! Sulla vostra pagina FB avete postato i vostri “comandamenti”, da cosa è nata questa idea e volete spiegarceli?
semplicemente rendere partecipi i nostri fan di quelli che sono i principi e colonne portanti del nostro progetto. Questo vostro bisogno viscerale si sente nel vostro sound allegro ed energico,
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Quest’estate avrete il vostro tour (Tutta la vita Tour 2017), dal vivo siete molto scenici, avete qualche novità per il pubblico? Ma soprattutto a settembre quali progetti inizierete? Sarà uno spettacolo concettuale, ma, allo stesso tempo, di grande impatto ed energia. In più ad ogni data stiamo regalando una sorpresa al pubblico che è sotto il palco a sostenerci. Non vi sveliamo di più, ma certamente vi invitiamo ai nostri prossimi live per scoprire di cosa si tratta. Dopo l’estate ci butteremo a capofitto nella rifinitura di nuovi brani del prossimo disco, a cui stiamo lavorando anche ora, tra una data e l’altra. Come descrivereste i La Rua in tre parole? Determinazione, positività, energia.
T E S J D & TUA ESTATE LIVE ELLA SICA D LA MU
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DAL QUARTIERE
AINÉ
Il nuovo punto di riferimento della scena RnB italiana di Andrea Paone
Dalle rive del Tevere alla Città degli Angeli ecco chi è Ainé la nuova voce RnB che avanza. 18 | #musicazerokm | MZK News | mzknews.com
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A
rnaldo Santoro in arte Ainé, è un giovanissimo talento con una solida esperienza alle spalle che esordisce con il suo primo singolo dal titolo Dopo la pioggia. Da un paio di anni sta riscuotendo ottimi apprezzamenti abbracciando sonorità nu-soul, hip hop, RnB diventando un punto di riferimento della nuova scena RnB italiana. Ma conosciamolo insieme… Ciao Arnaldo, sei partito con il tuo percorso di studi dalla Saint Louis di Roma fino ad arrivare a Los Angeles nella prestigiosa Venice Voice Accademy, scegliendo un percorso difficile ma, sicuramente, ricco di soddisfazioni. Cosa puoi dirci sull’insegnamento che hai ricevuto, anche se il linguaggio musicale è internazionale la cultura cambia da luogo a luogo, quale sono le più grandi differenze che hai constatato? È proprio vero il linguaggio musicale è internazionale… Ho avuto la fortuna di poter studiare a Los Angeles ed al Berklee College of Music questo ha sicuramente influito nel mio modo di lavorare, di scrivere di approcciarmi al linguaggio musicale americano. Quello che posso affermare con certezza è che la vera differenza tra l’Europa e gli Stati Uniti è proprio l’approccio alla musica. Credo profondamente che in Italia ci siano grandi talenti, grandi musicisti - sicuramente non possiamo invidiare la scuola americana - la vera è nel come viene percepita la musica. L’insegnamento principale che ho appreso suonando negli stati uniti e frequentando il Berklee college è la costanza e la metodicità nello studio e nella ricerca. Ad ogni modo voglio sottolineare che in Italia ho la fortuna di lavorare con musicisti incredibili che nulla hanno da invidiare ai migliori talenti americani. L’Italia è un grande bacino d’arte credo tra i più attivi in Europa per questo sono certo che anche qui stia nascendo qualcosa di molto interessante... Con il tuo singolo “Last Goodbye” hai ricevuto numerosissimi consensi e sei stato
primo per 3 settimane nella categoria “Jazz” su iTunes, qual è stata la formula vincente, secondo te? Last Goodbye appartiene ad una fase diversa rispetto a quella più recente di Generation One. E’ stato un pezzo ben riuscito piuttosto elegante sono stato davvero soddisfatto del risultato.
componenti più interessanti del mio mestiere.
In ogni percorso lavorativo ci sono sempre alti e bassi, puoi raccontarci degli aneddoti che hanno permesso la tua crescita artistica e umana? In ogni percorso lavorativo ci sono alti e bassi nella musica molto spesso i bassi sono momenti di riflessione e momenti in cui un artista può trovare un modo per trasformarli in alti. Credo che la cosa più importante è avere un obiettivo, sapere dove si vuole arrivare ed avere costanza per arrivarci. Un momento molto bello nell’ultimo anno è stato il periodo in cui sono stato in studio per registrare Generation One, in quei giorni c’era una energia pazzesca. Il tour di Generation One è stato speciale. Viaggiare e suonare credo che siano le
Potremmo parlarne per ore. In realtà la cosa importante prima del live è essere concentrati e focalizzati sulla performance, poi certo ci sono i dettagli, ci sono i particolari e i riti ma quelli non si svelano mai! Diciamo che ho alcuni portafortuna…
Ogni cantante o artista affronta il live e vive l’attesa nella propria maniera, c’è chi per un intero tour sale sul palco con la solita maglia o chitarristi che usano sempre il solito plettro, tu come affronti il pre-spettacolo?
Parlaci dei tuoi nuovi progetti, cosa farai quest’estate? Ci sono tanti progetti in cantiere ho terminato la produzione del mio nuovo EP che uscirà a settembre e sono già al lavoro per realizzare il secondo album. Ho tante idee e tanti stimoli che devo tradurre in musica. Questa estate suoneremo un po’ in tutta Italia per poi iniziare il tour promozionale del nuovo EP!.
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MUSIC
Giancarlino
L’Istituzione romana della musica elettronica
Che cosa è un’istituzione? Secondo il vocabolario Trecani
“È un’istituzione una persona o abitudine emblematica di un certo ambiente.” 20 | #musicazerokm | MZK News | mzknews.com
MUSIC
L’intervista esclusiva a Giancarlino,
uno dei più importanti Deejay italiani degli ultimi 25 anni.
di Andrea Paone
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n’ istituzione, è questa le definizione perfetta per descrivere Giancarlo Battafarano meglio conosciuto come Giancarlino. Cresciuto durante la Belle époque romana, quando tutti amavano il rock, lui seguiva l’elettronica, era il 29 ottobre del 1996, lì nacque la leggenda. Ma scopriamolo più a fondo…
Buonasera Giancarlo, non hai bisogno di presentazioni, sei un’istituzione e hai gestito molti locali, sei stato un grandissimo deejay com una lunga e invidiabile carriera alle spalle. Qual è secondo te la ricetta vincente? “La ricetta vincente è sicuramente fare e credere in tutto ciò che si ama e si fa. Cercare di trasportare i tuoi collaboratori nelle tue idee, farli innamorare di ciò che tu ami. Io ho sempre puntato al lavoro di squadra, ho scelto di fare una cosa che amo come con la musica e ho cercato sempre di trasmetterla ai miei collaboratori e ai più giovani. Inoltre penso che non vadano mai accettati
compromessi per non far sporcare un’idea. Quando ho iniziato a fare il deejay, lavoravo in un locale dove ero presente sei sere su sette e il proprietario era abituato a vecchi deejay; addirittura faceva lui la scaletta. Io invece ero abituato ad andare per la mia strada, certo ci discutevo ma gli ho fatto scoprire la prima House Music, che a Roma si stava affacciando in quel momento. Ha visto che la gente rispondeva e l’ho conquistato con un mio concetto di musica che poteva portargli successo. Quando ho iniziato il mio percorso avevo le idee chiare, dovevo dare al pubblico qualcosa di diverso e ne ho fatto una mia bandiera”. Parlaci della tua nuova avventura… “L’Hotel Butterfly è uno spazio, un’ex-caserma, rivalutata, che nasce in un vecchio villino degli ufficiali della caserma. Circondato dai vecchi capannoni dove prima stavano i militari e che ad oggi sono utilizzati per mostre, fiere o per la moda. Tutto ristrutturato, restaurato e ritrasformato per una destinazione tutta diversa. Questo villino è una mia visione, non è solo una discoteca ma un posto completo, visto che da diversi anni mi occupo di food e ho aperto anche dei ristoranti. Una struttura aperta a tutte le età. Ogni stanza ha la sua attività, dalla galleria d’arte al negozio di dischi vinili. L’hotel è in stile anni ’50, molto vintage e con attori che interagiscono con il pubblico. Facciamo rassegne di musica jazz e deejay set. Abbiamo cercato di dare
una location alle situazioni che piacciono a Roma. Una struttura fatta anche per me che alla soglia dei 53 anni, mi sono stufato dei soliti locali, club discoteche che chiudono alle 6 di mattino. Devo dire che il pubblico romano sta rispondendo benissimo”. Invece della direzione artistica te ne occupi tu da solo o insieme ad uno staff? “Abbiamo uno staff, io mi occupo di direzione artistica da 25 anni, ma da 2/3 mi sono circondato di persone più giovani. Perché quando intraprendi una via imprenditoriale ti dedichi molto al locale. Ho perso diverse novità, ci confrontiamo giornalmente. Per il Butterfly, invece, è tutto molto più naturale, è più fatto da amici. I giovani sono essenziali e ci credo tantissimo, mi piace dare lo spazio ai giovani, un po’ come è successo a me…”. Come ultima domanda, qual è il tuo consiglio per i giovani? “Dico di credere sempre in quello che si fa, di non trovare i compromessi, di studiare, viaggiare, di fare la gavetta, di fare tante ricerche, di accettare consigli da chi è più esperto e di rubare con gli occhi. Di usare tutti i metodi, non critico le nuove tecnologie, ma consiglio di partire dal vinile, capire come funziona è importante, poi per carità sono aperto anche alla musica elettronica, alle macchine, io non sono un fanatico del vinile. Dico sempre ai giovani di aprire più possibile la mente, di non sminuire questo lavoro solo perché si riesce a portare qualche amico ad un locale. I giovani devono credere tantissimo in quello che fanno con umiltà, determinazione e capire che serve tempo per affermarsi in questo lavoro”.
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MUSIC
N O I T A GENER ca Elettronica a di La rubric
Musi
Nicolas JAAR
Sorgente di altra musica
C’
è sempre qualcosa di “altro” nelle arti, che sconfina aldilà del noto, andando a sperimentare idee e realtà nuove. Non da meno, di certo, proprio quell’arte capace di liberare fuoco e serenità, passioni di ogni genere, e di slegare l’anima dal corpo, la mente dal suo involucro: la musica. Altresì la “nuova” musica, che nasce come ricerca continua: di ritmi nuovi, di altri strumenti, di diverse tecniche. Nicolas Jaar, artista appena ventisettenne dalle origini più variegate (mezzo cileno, mezzo francese), ma comunque americano per luogo di nascita (New York), ha saputo non solo ritagliarsi uno spazio all’interno del panorama elettronico dell’ultima decade, la seconda di questo strano millennio; ma, soprattutto, è stato capace di creare varchi nuovi, di percorrere sentieri non battuti ancora da ciò che più è noto all’arte del comporre musica. C’è riuscito, Nicolas, e come. L’ esordio, nel 2011, lo vede accostato al suo primo album da solista, “Space Is Only Noise”. Già da allora capace di attirare su di sé gli occhi della critica, con una linea di pensiero posta a guida delle sue articolazioni elettroniche,
di Carlo Ferraioli
che “induce a percepire lo spazio e l’universo quali unici veri diffusori sonori”, come qualcuno amò definire. Impossibile fu non concedergli una possibilità, aldilà delle personali attitudini; impossibile oggi non gratificarlo ancora per il successo di “Sirens”, il secondo da solista, uscito lo scorso 30 settembre. Quasi come ad essere preso e gettato nel successo di un mondo nuovo, quello d’oltreoceano, dopo una “prima vita” trascorsa sicuramente con maggiore tranquillità nel suo Cile, Nicolas ha l’aria del coniglio tirato su per il cappello, quale elemento destabilizzante, con traiettorie ad effetto, innovative ma mai banali, anzi. Punta spesso ad un’ eleganza studiata nella stratificazione dei dettagli, in un susseguirsi di elementi che combaciano perfettamente, e che richiamano e fanno riferimento alla sua virtù principale: l’eterogeneità. Jazz, classica, rock, psichedelica: non manca nulla nell’ultimo album di Nicolas, così ricco e vasto di spunti e suoni, di emozioni e sensazioni e pur così intrigante, inquietante, a tratti, ma sempre incalzante. Non sai mai cosa potrebbe accadere di lì a breve, semplicemente perché nelle sue tracce accade tutto e niente: sanno farti attendere, sanno inse-
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guirti, sanno farti rilassare e farti pensare, sanno essere musica, nel senso più profondo e melodico che siamo in grado di comprendere. Semplicemente. E così, sold out dopo sold out, in Italia e non solo, Nicolas è arrivato a detenere un suo personale primato: Jaar è il giovane sovrano di una remota e felice isola musicale. Un’isola dotata di un autonomo e funzionale ecosistema, nel quale è possibile trovare tutto il necessario per soddisfare le molteplici necessità dell’anima e del corpo. Insomma, almeno attualmente, nessuno come lui. Una formazione avveniristica, per nulla difficile constatare anche nell’ultima produzione, distribuita dalla Other People (sua etichetta). Un lavoro ricco di ricerca e sperimentazione musicale: le fonti sonore, i generi e gli idiomi si completano e si combinano sinergicamente in una particolareggiata architettura musicale. Lasciarsi andare a tutto ciò è d’obbligo, farsi colpire, farsi riempire, farsi trasportare è quanto meno necessario. Quella che prima era una stella in fondo al cielo di una musica così vasta di sfumature sta pian piano sorgendo nella chiarezza di un’alba che la mostra in tutta la sua unicità.
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: k c o R f O e m #Ti E di Andrea Paone
ra il 1962, la Nuova Zelanda otteneva l’indipendenza, Papa Giovanni XXIII scomunicava Fidel Castro, John Glenn diventava il primo statunitense ad orbitare nello spazio, Antonio Segni veniva eletto Presidente della Repubblica, la bellissima Marilyn Monroe veniva trovata morta nel proprio appartamento per presunta overdose, a Liverpool 4 ragazzi fondarono un gruppo di nome Beatles, e un giovane cantautore americano di nome Bob Dylan presentava uno dei singoli più famosi di tutti i tempi: Blowin’in in the wind. Semplice, incredibile, fantastico. Questo è Bob Dylan. Un poeta vero e proprio, e vincere l’importantissimo premio Nobel alla Letteratura è solamente il corona-
mento di una carriera sensazionale. Tante, tantissime le canzoni entrate ormai nel paradigma della musica. Da Like a Rolling Stone alla mitologica Blowin’ in the Wind. Ed è proprio quest’ultima ad essere l’inno alla pace. Una poesia che parla dei diritti civili e degli orrori della guerra.
Ma chi è Bob Dylan? Nato nel 1941 a Duluth, ma cresciuto a Hibbing, nel Minnesota, fin dagli inizi della carriera si affermò come il personaggio simbolo del Movement, il movimento di protesta americano. Bob Dylan ha spaziato tra moltissimi generi, dal country al blues, passando dal rock and roll, al jazz, fino allo swing. Nel 1965 pubblicò il video considerato da molti
addetti ai lavori come il primo videoclip assoluto della storia della musica, per il brano Subterranean Homesick Blues. Oltre al discusso premio Nobel, ha vinto un Grammy Award alla carriera (1991), il Polar Music Prize (2000), il Premio Pulitzer (2008), la Legion D’Onore (2013), un premio Oscar (2001) per la canzone Things Have Changed, colonna sonora del film Wonder Boys. Bob Dylan, è semplicemente l’Artista, il Genio. Dylan si appassionò alla musica a 15 anni, suonando in un complesso dal nome The Golden Chords, durante gli anni dell’Università inizia a suonare nei locali di Dinkytown, quartiere della città dove si ritrovano tutti i ragazzi appasionati di folk. Ed è proprio in quel periodo che Bob iniziò a farsi chiamare Dylan...
Siamo nel 1962: gli Stati Uniti sono in una poesia, che parla dei diritti civili e degli orrori della guerra…
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MUSIC
Blowin’
in the wind
n guerra e Dylan scrive una canzone, Ma il vero anno della ribalta, fu il 1962, quando Robert Allen Zimmerman alias Bob Dylan diede vita all’inno della Pace per eccellenza. Aveva solo 21 anni quando la scrisse. In un’intervista rilasciata al New York Time, Dylan disse: “Secondo me, i più grandi criminali sono quelli che si voltano dall’altra parte quando c’è un’ingiustizia. Ho 21 anni, e so che ci sono state troppe guerre, voi che siete tutti più grandi di me dovreste saperlo benissimo! Il primo modo per capire questa canzone è domandarsi se sia davvero così. La gente deve porsi delle domande, ma per farlo deve prima trovare il vento.“ In quel periodo Dylan non era ancora il cavaliere della giustizia, il paladino che metteva d’accordo tutti, era solo un ragazzo che iniziava un percorso, come
molti della sua epoca. Inizialmente Bob il brano aveva solamente due strofe, e la prima esecuzione in pubblico avvenne il 16 aprile del 1962 al Gerde’s Folk City, quella sera, ad insaputa dello stesso Dylan, il proprietario del locale registrò la performance del Menestrello e iniziò a circolare tra i fan e, sopratutto, tra gli addetti ai lavori. Pochi mesi più tardi, il 9 luglio, Bob Dylan registrò una seconda volta Blowin’ in the wind per includerla nel suo secondo album The Freewheelin’ Bob Dylan, pubblicato quasi un anno più tardi, maggio del ‘63. Dopo un successo planetario, è diventata il manifesto della pace, quasi un decennio più tardi il maturo Bob Dylan spiegò al mondo che per la
canzone, prese spunto da una canzone chiamata No More Auction Block, “entrambe sono singoli spiritual, hanno lo stesso feeling” così rispose al giornalista Marc Rowland. Con il passare dei decenni, la canzone diventò leggenda, Martin Scorsese ha più volte detto: “provo sempre stupore nell’ascoltarla, non posso crederci che un giovanotto bianco, abbia potuto scrivere ed esprimere il senso di frustrazione e le speranze delle persone di colore...” A distanza di 55 anni, Blowin’ in the Wind rimane il brano con il quale viene viene maggiormente identificato Bob Dylan, un pezzo immortale, simbolo della libertà, con la quale è riuscito ad aissarsi, per sempre, nella storia dell’umanità...
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MUSIC
ANALISI DEI TESTI di Alessio Boccali
NICCOLÒ FABI & MAX GAZZÈ – VENTO D’ESTATE
LANA DEL REY – SUMMERTIME SADNESS
Correva l’anno 1998 e questo pezzo impazzava nelle radio. Due giovani cantautori romani, agli albori della loro carriera, raccoglievano i frutti della loro amicizia e li trasformavano in una hit estiva. Ancora non si parlava di tormentoni, ma gli ingredienti per essere uno di quei pezzi che non ti si tolgono dalla testa per tutta l’estate questo brano ce li aveva già tutti. C’era e c’è, infatti, una melodia orecchiabile e un testo semplice da ricordare anche se per niente banale (ricordiamoci che stiamo parlando sempre di due cantautori di livello), c’era, e c’è sempre, la freschezza e la spensieratezza e il che, d’estate soprattutto, non guasta mai. Il suggerimento più schietto che i due vogliono dare con questo pezzo è quello di prendere la vita senza stress ed ansie strane aspettando, anche nei momenti di sconforto, che il vento cambi direzione e torni a soffiare a nostro favore. In particolare, i due parlano di un amore appena finito e già ritornato sotto altra forma, o magari altra persona “Ho lasciato scappar via l’amore, l’ho incontrato dopo poche ore, è tornato senza mai un lamento, è cambiato come cambia il vento”; questo cambio di vento ha quindi soffiato via il passato e in un baleno l’ha sostituito con il presente “Ho pensato al suono del suo nome, a come cambia in base alle persone, ho pensato a tutto in un momento, ho capito come cambia il vento”. A questo inno alla spensieratezza si somma quindi il desiderio di libertà, rivendicata senza vincolo alcuno. Mente e corpo sono liberi di andare, di pedalare liberi su di una bicicletta andando ovunque: in un campo di girasoli, in un’autostrada semideserta o in un percorso di montagna innevato. Proprio come fanno Fabi e Gazzè nel videoclip del brano. La soluzione allo stress della vita quotidiana sembra essere quindi proprio questo invito a perdersi, a lasciarsi andare dove soffia il vento, non come danteschi ignavi, sia ben inteso, ma come esseri umani in grado di rilassare la mente e lasciarla andare al suono di questo tormentone ante litteram “Vento d’estate, io vado al mare voi che fate? Non mi aspettate forse mi perdo. Vento d’estate io vado al mare, io vado al mare, non mi aspettate. Mi sono perso…”.
“Quando nasce un amore non è mai troppo tardi…” recitava una hit di Anna Oxa; nel caso della storia che si cela dietro alla celebre “Summertime Sadness” la parola amore può essere sostituita con una assai simile: amicizia. Lana e Judy frequentano le stesse scuole, hanno un carattere diverso, la prima così timida e l’altra così arrogante che finiscono il percorso scolare odiandosi. L’adolescenza è crudele con entrambe le ragazze ed entrambe finiscono in un giro di gente sbagliata. Qualche anno dopo le scuole, le due si rivedono e rimangono folgorate l’una dall’altra. Iniziano a frequentarsi, a conoscersi (stavolta per davvero) e le loro anime si scoprono assai affini. Insieme si iscrivono al college e formano un duo artistico inscindibile (Lana è già una cantante e Judy è una ballerina). Nell’estate del terzo anno di college Judy ha un’incidente stradale insieme al suo fidanzato e muore. “Summertime Sadness” è la poesia che Lana Del Rey aveva scritto per il funerale dell’amica, ma che in quell’occasione non è riuscita a leggere. Nel momento dell’ultimo saluto, la cantante avrebbe voluto ricordarle il suo valore “Kiss me hard before you go, summertime sadness. I just wanted you to know that baby, you the best / Baciami a fondo prima di andare, tristezza estiva. Volevo soltanto che tu sapessi che sei la migliore, tesoro”, la immagina bellissima, felice ed estremamente viva in quella ultima notte terrena “I got my red dress on tonight, dancin’ in the dark in the pale moonlight. […] High heels off, I’m feelin’ alive […] I know if I go, I’ll die happy tonight / Mi sono messa il vestito rosso stasera, ho ballato al buio, all’ombra della pallida luce della luna. […] Ho tolto i tacchi alti, mi sento viva […] So che se me ne andrò, morirò felice stasera” e prima di esalare l’ultimo respiro, secondo Lana, Judy avrà pensato sicuramente a lei, alla loro amicizia maturata solo da adulte “Later’s better than never / meglio tardi che mai” e all’amore della sua vita e a loro avrà dedicato queste parole “Think I’ll miss you forever like the stars miss the sun in the morning sky / Penso che vi amerò per sempre come alle stelle manca il sole nel cielo del mattino”. Un sentimento naturalmente ricambiato.
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MUSIC
D
ARIO
F
credit Alessio Panichi
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AINI
MUSIC
L’AUTORE e MUSICISTA di successo che ha cancellato i confini tra
INDIE e MAINSTREAM di Alessio Boccali
C
iao Dario, da anni le tue musiche occupano la parte alta delle hit parade nostrane in maniera costante, cosa si prova a stare lassù e ad essere diventato oramai un compositore garanzia di successo? E chi è l’artista con il quale sei cresciuto maggiormente in senso artistico? Dirti che è una grande soddisfazione potrà sembrarti retorico, però è così. Poi ti dico che mi piace molto muovermi tra il mainstream e l’indie con le mie composizioni e contribuire ad avvicinare questi due mondi, mai così vicini come negli ultimi tempi. Per quanto riguarda le collaborazioni, ti dico che fortunatamente mi trovo bene quasi con tutti. Mi piacciono le sfide e per questo ti cito quella intrapresa con Daniele Incicco e quindi con i La Rua, però mi sono trovato benissimo anche con Calcutta, con Tommaso Paradiso, con Emma, con Renga… Insomma, so adattarmi benissimo ad ogni contesto mantenendo la mia personalità. Oltre ad essere compositore, da sempre sfoggi il tuo nome d’arte “Dust” all’interno di progetti artistici molto interessanti in cui sei tu il vero e proprio protagonista. Mi riferisco ad Elettrodust prima e a Dardust ora… Sì, naturalmente quando sono io a salire sul palco ci sono meno filtri e mediazioni tra me e la musica, cosa diversa quando scrivo un brano che passa inevitabilmente attraverso vari step e magari viene modificato. Accade un processo simile a quello del gioco del telefono. Quando mi presento in prima persona sul palco sono più libero di essere me stesso in toto. I miei progetti nascono in maniera sana, libera, senza obiettivi ben definiti,
ma con l’urgenza di essere me stesso, essere sincero. Dopo dieci anni che scrivevo canzoni ho rinunciato alle parole ed ho pensato ad un progetto strumentale che unisse le mie passioni (il piano, il minimalismo, la musica elettronica…) in uno show live quasi magico, che fosse d’impatto, avesse dei visual ed un racconto scenografico e coreografico. Ultimamente c’è una nuova ondata in Italia che è quella dell’indie pop al quale tu hai legato il tuo nome grazie a grandi e belle collaborazioni. Che ne pensi di questo boom?
Guarda, come ti accennavo anche un po’ prima questo confine tra mainstream ed indie non è più così netto e questa è una grande opportunità per il mainstream che prende tanta energia nuova da questo mondo prima più sotterraneo ed innovativo chiamato indie. Naturalmente è ovvio che a questo punto anche l’indie deve alzare sempre di più il tiro e rinnovarsi continuamente. Sono sicuro che lo farà. Hai composto anche per artisti che hanno partecipato al festival di Sanremo.
Quale emozione si prova a sentire una parte di sé sul prestigioso palco dell’Ariston e hai mai pensato/provato a salirci da artista con i tuoi progetti? Guarda, sinceramente non ho un grande rapporto con Sanremo. È un periodo di grande pressione ed ansia, in cui sei continuamente sotto i riflettori ed io che amo conservare un profilo molto basso, non la ritengo una delle esperienze d’autore più belle che ho vissuto. Poi non sono stato nemmeno tanto fortunato a Sanremo, il meglio di me, per impatto e qualità, l’ho dato sempre fuori dall’Ariston. Uno dei pezzi più belli che ho com-
posto per Sanremo è “Il Cielo è Vuoto” di Cristiano De André, ma lui stesso l’ha quasi rinnegato sul palco. Naturalmente ho anche ricordi belli a Sanremo eh, penso a Giusy Ferreri o a Francesco Renga… Perfetto Dario, abbiamo finito. Grazie per la chiacchierata! Vuoi aggiungere qualcosa? Grazie a voi, vi aggiungo solo che sono in arrivo tante belle collaborazioni ed un super tour con il mio progetto Dardust. Ne sentirete e ne vedrete delle belle!
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MUSIC
Vincenzo
CAVALLI
“Quel piccolo grande artigiano del suono…”
di Alessio Boccali
V
incenzo Cavalli è un’ eccellenza tra gli addetti ai lavori della musica italiana. Un ingegnere del suono che, da un piccolo comune della Sicilia, è arrivato con i suoi lavori a stuzzicare le orecchie di professionisti del settore di tutto il mondo. Il suo SONORIA studio rec., oggi, è una garanzia di qualità per molti artisti.
so e fu in quel periodo che cominciai ad avere a che fare con la parte tecnica. Nel frattempo ho studiato pianoforte fino al compimento medio. Ho concluso i miei studi musicali studiando musica elettronica al Conservatorio di Catania, ma poi ho capito che la mia strada era aprire uno studio di registrazione. Così è nato il SONORIA studio rec.
Ciao Vincenzo, quando e come nasce in te l’esigenza di trattare di musica e come sei arrivato a fondare SONORIA studio rec.? Sin da bambino ho sempre manifestato un interesse per la musica e da adolescente ho cominciato a studiare chitarra classica. Poi è venuto il momento dei primi gruppi musicali nei quali suonavo il bas-
Come ci si sente a collaborare con grandi artisti, come ad esempio Alessandro Mannarino, e a ricevere i complimenti da loro e dai grandi addetti ai lavori che operano con loro? (penso, ad esempio, ai grandi complimenti ricevuti da Michael Brauer, uno dei più grandi ingegneri del suono al mondo). Beh, da quando è nato il SONORIA ho
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avuto modo di collaborare con tantissimi artisti. Tra questi appunto Alessandro Mannarino, del quale ho registrato i 4 album. Un altro artista importante per la mia crescita è stato poi Paolo Buonvino. Devo dirti che le soddisfazioni sono state tante e quando arrivano complimenti come quelli di Michael Brauer, che citavi tu, non puoi che essere stimolato a fare meglio. A tal proposito voglio riportarti il suo messaggio: “Btw, please tell the engineer that recorded this record what a great job he did!! Think the recording is absolutely brillant and the files come to us really well prepped. Beautiful work! It’s some of the best recording I’ve ever heard.” Insomma, in breve dice che la registrazione dell’ultimo disco di Mannarino è veramente ottima, anzi è uno dei migliori lavori che abbia mai ascoltato… È stata una grande soddisfazione leggere tutto ciò. Immagino, immagino… Hai mai pensato di trasferirti per lavoro da Scordia, questo piccolo comune in provincia di Catania, in una città più grande o pensi che la magia di SONORIA risieda proprio nel trovarsi qui, lontano dal caos delle grandi città? Qualche volta è capitato di scoraggiarmi, desiderare di mettere le ruote al SONORIA studio rec e portarlo altrove, magari anche in una grande città. Poi però ho pensato che sarebbe in qualche modo una perdita d’identità che porterebbe SONORIA ad essere una realtà come tante altre.
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MUSIC
Scopriamo la
Musicoterapia
Nella prima metà del ‘700 un medico/musicista inglese sviluppò il concetto, adesso è una disciplina a tutti gli effetti, scopriamola insieme.
di Vincenza Amoruso
N
el 1996 la World Federation of Music Therapy (Federazione Mondiale di Musicoterapia) diede una definizione alla musicoterapia: “La musicoterapia è l’uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) da parte di un musicoterapeuta qualificato, con un utente o un gruppo, in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità, l’espressione, l’organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive. La musicoterapia mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell’individuo in modo tale che questi possa meglio realizzare l’integrazione intra e interpersonale e consequenzialmente possa migliorare la qualità della vita grazie a un
processo preventivo, riabilitativo o terapeutico.” Musicoterapia letteralmente significa “curarsi attraverso la musica”: un processo che non vuol dire soltanto ascoltare passivamente la musica, ma anche cercare di esprimere la musica che noi stessi abbiamo dentro. L’uso della musica a scopi terapeutici è documentato in numerose civiltà dal mondo antico ad oggi, prevalentemente all’interno di un modello di pensiero magico-religioso o sciamanico. Il concetto di musicoterapia come disciplina scientifica si sviluppa solo all’inizio del secolo XVIII: il primo trattato di musicoterapia risale alla prima metà del Settecento a cura di un medico musicista londinese, Richard Brocklesby. I primi esperimenti di musicoterapia in Italia furono attuati nel Morotrofio di Aversa a partire dal 1843 da parte di Biagio Gioacchino Mi-
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raglia. La musicoterapia è una disciplina che si occupa del rapporto che lega strettamente il suono all’essere umano, con lo scopo di migliorare la salute psicofisica di coloro ai quali si rivolge. Può voler dire quindi anche cantare e suonare uno strumento. Questa disciplina oggi viene impiegata in tantissimi ambiti per il trattamento di moltissime patologie fisiche, psicologiche e psichiatriche. E gli esiti sono quasi sempre sbalorditivi. Ad esempio, nel trattamento dell’autismo nei bambini o sui malati di Alzheimer, l’effetto della musica ha dato in questi anni risultati eccellenti. Lo stesso per quanto riguarda anche soggetti affetti da depressione o esaurimento. Forse vi sarà capitato di recarvi dal dentista, e di udire durante una seduta della buona musica. Si tratta di un semplice modo per rilassare il paziente. Bisogna considerare che molte malattie, organi-
MUSIC
che o mentali, hanno origine nella sfera emotiva ed emozionale delle persone, che finiscono per dare origine a sintomi fisici somatizzati che possono diventare col tempo delle vere e proprie patologie. La musicoterapia parte proprio da questa considerazione: attraverso il suono e la musica si può agire sui due aspetti fondamentali della persona, fisiologico ed emozionale, per alleviare sofferenze e ansie e ridare quindi alla persona un benessere generalizzato. Il potere di questa pratica è provato empiricamente e numerose persone possono confermare i grandi effetti benefici del suono sul loro corpo. Pensate che addirittura la musica viene fatta risuonare anche all’interno delle stalle per stimolare la produzione del latte da parte delle mucche e anche dentro le serre per favorire la crescita delle piante!
camera da letto, o a casa di amici, per locali, dentro un negozio mentre facciamo shopping, a lavoro, ecc. A seconda dei nostri umori, delle varie situazioni… ci entra dentro nell’anima se ci abbandoniamo ad essa. Per riuscire a beneficiare in profondità della musica dobbiamo saper-
la ascoltare. Ecco come poter realizzare un “ascolto terapeutico”. -Innanzitutto tutto bisogna trovarsi in uno stato fisico e psichico propenso all’attività che ci apprestiamo ad affrontare. -Sarebbe meglio mettersi comodi, magari sdraiandosi sul letto o su un divano con gli occhi chiusi. È importante anche non indossare abiti troppo stretti, che condizionano la nostra postura. -Infine far partire la musica: possiamo scegliere quella che più ci piace e che più rispecchia i nostri gusti. Oppure provare una tra le musiche consigliate dai neuroscienziati, a tal proposito recentemente è stato condotto uno studio condotto per conto della Mindlab International i cui risultati hanno condotto ad affermare che Weightless,” dei Marconi Union, sia la canzone più rilassante al mondo. Non ci resta che provare e abbandonarci alla musica, anche perché essa è il più grrande equalizzatore di umore per gli alti e bassi della vita. Impossibile vivere senza.
Il musicoterapeuta è il professionista che crea un rapporto con il paziente attraverso un approccio di tipo musicale. Il compito dei musicoterapeuti è quello di aiutare l’individuo per portarlo sempre più vicino a un migliore concetto di sé e della sua esistenza. Il suono e la musica, quindi, divengono dei mezzi tramite i quali aprire canali comunicativi e sviluppare capacità relazionali. Esulando dall’ambito prettamente patologico, la musica fa indubbiamente parte della nostra vita, la ascoltiamo a casa nostra, nell’intimità della nostra
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MUSIC
A
L’intervista a Senhit Le mie radici, la mia musica
rtista di grande talento e grande classe, dalle origini italiane ed eritree. Due culture che hanno influenzato la sua musica rendendola perfetta per il panorama internazionale, pronta a scalare tutte le classifiche mondiali. Senhit, tra i suoi numerosi impegni, i suoi singoli, solo per citarne due “Higher” e “Living for the Weekend” e il suo album uscito il 30 giugno, ci ha concesso un’intervista. Origini e culture l’hanno influenzata, per un mix che la rende perfettamente internazionale, ma siamo ansiosi di conoscerla: “Io sono sempre stata una persona curiosa, sia nella musica che nella vita. Se dovessi darmi una definizione, senza alcuna presunzione mi definirei ‘artista’, poiché racchiude e a 360 gradi tutto il mio mondo, visto che ho fatto teatro, tv, musical e infine il palcoscenico con il canto”. Come già detto l’album uscirà a luglio, ma come sarà? Il pubblico cosa si dovrà aspettare? “L’album è autentico, spontaneo, vero e un po’ spudorato. Energico e vivo. Un album della quale sono veramente contenta, un album leggero da ascoltare ovunque, che ti fa sorridere e sarà anche da vedere visto che riprenderemo con il tour”.
Con un grande assist Senhit ci dà il via alla prossima domanda. Dopo l’album riprenderà il tour internazionale ’Hey Buddy Tour’ “Nel tour abbiamo girato gran parte dell’Europa, avevamo finito il 2016 con una data a Parigi e ripreso l’anno nuovo con date a Berlino e Manchester. Ora ci siamo presi una pausa per dedicarci all’album, per la promozione in Italia e nel mondo. Faremo date in Italia a Milano e nella mia Bologna, poi riusciremo oltre Oceano e poi chissà... Ovviamente parlo al plurale visto i numerosi e bravissimi musicisti italiani che mi hanno accompagnato e mi accompagneranno in questo tour”. Concludiamo con una domanda per i veri esperti del settore, qual è la differenza tra il pubblico italiano e quello inglese? “Ma io ci ho fatto molta attenzione, all’estero c’è più interesse nell’ascoltare qualcosa che non si conosce, mentre in Italia si fa un po’ di fatica, si è più diffidenti. Il calore però è invidiabile in Italia e non si trova da nessuna parte” e un piccolo saluto “Un grande saluto a tutti gli amici di MZKnews e mi raccomando comprate il mio nuovo album uscito a giugno, in un periodo pieno di sole, di primavera e di gite in macchina. Vi garantisco divertimento, energie e buonumore”.
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di Francesco Nuccitelli
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cornice dopo il Seconda data nella stessa meravigliosa e cantautoore L’aut gio. mag 16 del grande spettacolo i di una frutt i re albanese sta finalmente raccogliendo emo Sanr di ival Fest lunga e brillante gavetta. Dopo un sta al Erm ici, Am ad tv a da protagonista e l’esperienz . ioni isfaz sodd di o vivendo un tour pien
ROMA SUONA
Marilyn n Manso ck in Roma
Ro 25/7 – Postepay ) lle Capannelle (Ippodromo de irà sul palco più ilyn Manson si esib ar M ” I 10 AY “S um pubblico nostrano. scita del nuovo alb e scioccheranno il ch ow ne sh lia o ita A pochi giorni dall’u un te re da se e es in una delle du o che si preannuncia rock della Capitale ente a ruba per quell alm ter let o nd da an biglietti stanno a e stranezze. pieno di colpi di scen
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MUSIC
olcia s n o en C Della Musi
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The Divi ne
Comedy 29/7 Audit orium Parc o Della Mu sica
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cantanene”, la “ mente ir s i d o estrema trale “Ec rnée tea usicale sempre usicisti, Caru to a ll e m rca m usa d en 7 lli e Nella pa na alla sua rice oadiuvata da b i pezzi più be li r a C s to . ic a s n em t tessa” e raffina e sfumature mu rienza più che u te n a in c v e s uo affa n’esp rerà di n torio. U men coloivi del suo reper t significa certo. n o c plice
In occasione del The Divine C l’uscita del nuovo album “Foreverland omedy, il pro ”, cela uno dei ge migliori e più tto musicale dietro cui si gno Unito il n originali can tau or sportare il pu dirlandese Neil Hannon, tori del Rebblico roman è o all’interno pronto a trasfere squisitam delle sue atm ente retrò. o-
I L A C I S U M I GLI EVENT PERDERE! LE DA NON A IT P A C A L L E D
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di Alessio Bocc
The g OffsprinRoma
Rock in 2/8 - Postepay le Capannelle) (Ippodromo del delle band di torna in Italia una io con una i, in m Ri e no ila aordinar estate a M appuntamento str ccesso della scorsa si Dopo l’enorme su r tutti gli amanti del punk-rock; un genere che li ha re un ni ’an pe r quasi trent pe to za en flu in te maggior richiamo che ha maggiormen delle band anni ’90 il grande pubblico. per una pietra miliare
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MUSIC
SPAZIO a cura di Alessio Boccali e Francesco Nuccitelli
NOME: Blue Parrot Fishes GENERE: POP/ ROCK Ironico, folle, ma tremendamente azzeccato. “Totani su totem” dei Blue Parrot Fishes è un disco assolutamente da ascoltare; un viaggio surreale nel mondo dell’impossibile sotto la guida di una band innovativa che ha imparato la lezione dei grandi come Enzo Jannacci o Elio e Le Storie Tese e l’ha riletta in chiave moderna. Insomma, dietro a questo disco c’è un lavoro di ricerca non indifferente; infatti, anche se sembra che stiano scherzando, questi ragazzi fanno davvero sul serio. Fidatevi, visti i tempi, è veramente il momento giusto per prestare attenzione ad un progetto come questo. Provare per credere.
NOME: Claudio Sardu GENERE: ELETTRONICA Tutto è nato da quel 21/12/2012 in cui si vociferava dovesse finire il mondo. Un giovane musicista dalla Sardegna ha iniziato a pensare che quella paranoia, quella paura sarebbe dovuta esser messa in musica. Cinque anni dopo questa idea ha preso corpo in un progetto elettronico davvero interessante di nome “Sardus Patter”, che nella sua breve vita ha confezionato due pezzi degni di nota: il primo “Paranoia 21.12.2012” che riassume in chiave onirica, quasi extraterrestre, quell’atmosfera di timore della quale parlavamo in apertura e l’altro, “Danza Mannu Mannu”, molto più ballabile.
NOME: Lastanzadigreta GENERE: POP Un lavoro così interessante, che ha vinto anche il Premio Tenco non poteva non attirare la nostra attenzione. “Creature selvagge” è un lavoro che, nonostante sia un’opera prima, è frutto di una ricerca lunga e approfondita. Ciò emerge chiaro e limpido dai testi mai banali, sempre ben soppesati, e dagli accompagnamenti musicali chiaramente colti, ma non per questo inaccessibili ai più, anzi. Questo album sembra parlare al bambino che è noi in un’atmosfera ingenua, quasi favolistica ed è forse questa la forza di questo collettivo torinese: la semplicità, la bellezza nella semplicità.
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MUSICA
MUSIC “SPAZIO MUSICA” promuove i giovani talenti e le nuove produzioni
I nostri esperti selezioneranno i vostri nuovi progetti musicali promuovendoli sulle prossime uscite di MZK News Inviate il vostro materiale a press.spaziomusica@gmail.com
NOME: Schena GENERE: CANTAUTORATO “Canzoni ad uso interno”, il nuovo e sensazionale album di Schena. Un lavoro impegnativo, dove il giovane cantautore mette in mostra un repertorio da fare invidia a colleghi ben più longevi di lui. Non è il primo lavoro, ma è il primo progetto da solista per il giovane artista emiliano. Dal punto di vista musicale, ci buttiamo sul cantautorale “Old style” per un album ispirato e che ci fa tuffare nel periodo più florido della musica italiana, gli anni 70. Un album da gustare, interessante e di grande valore, ricco di ballate e di testi impegnati. IMPERDIBILE.
NOME: Clarissa GENERE: RAP/POP Un progetto interessante nato nel e col cuore della Capitale ed esploso con il brano “No Way”. Una carica rap che si mixa al pop e dà vita a brani graffianti e travolgenti, che vanno istantaneamente a stuzzicare i neuroni dell’ascoltatore. Clarissa è una bomba destinata ad esplodere, da tenere d’occhio, ma non da disinnescare perché sarebbe veramente un peccato limitare il suo estro. Il suo dono più grande, insieme alla grinta, è proprio la libertà dei suoi versi, a volte duri come pietre, ma sempre schietti e diretti; Clarissa non ha certo peli sulla lingua ed in musica riesce a sbatterci in faccia tutta la verità.
NOME: Vito Ferrantello GENERE: JAZZ/ROCK/BLUES Se la musica strumentale è la vostra passione non vi potete perdere il nuovo progetto di Vito Ferrantello: “Logical Matter”. Un album grandioso, potente, frizzante e impeccabile da parte dell’esperto artista polistrumentista. Tanti grandi brani che potranno colorare la vostra estate. Il compositore armeggiando con la sua chitarra riesce a sviluppare uno stile musicale raffinato ed elegante, riuscendo ad unire vari generi come: il Jazz, il Rock e il Blues. Un lavoro da gustare durante ogni ascolto, un grande lavoro per veri intenditori e amanti dello stile e del genere strumentale, un album da non perdere.
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MUSIC
Benvenuti nella nuova rubrica di AUDIO RANDOM.
Affronteremo insieme ed approfondiremo le tecniche di produzione nella musica elettronica, attraverso la manipolazione dei suoni, e la costruzione delle parti ritmiche attraverso launch pad, synth e drums maschines. Attraverso Ableton Live e Logic Pro si affronteranno tutte le fasi del mixaggio fino alla masterizzazzione finale del prodotto audio. Conoscere le tecniche fondamentali vi permetterà di avere più chiaro l’utilizzo degli strumenti applicati all’ Home Recording e all’ Editing dei vostri brani. Il lavoro in studio consisterà nel creare sessioni di registrazione e mix, con microfoni, pre amplificatori e tutti gli strumenti hardware / software utilizzati per la produzione musicale nel vostro Sound Design preferito.
ELECTRONIC PRODUCER EXPERIENCE
Il programma di formazione include lezioni di attività progressiva, teorico pratica con la più grande enfasi sull’esperienza di sala di registrazione. Questo è il nostro metodo di apprendistato tecnico certificato. SCARICA IL MODULO SUL NOSTRO SITO www.mzklab.com
I NOSTRI CORSI:
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I moduli sono strutturati in 15 appuntamenti da 2 ore che si terranno presso i nostri studi
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#1
A
KICK
MUSIC
QUALE SCEGLIERE PER LA NOSTRA TRACK
vete mai detto ascoltando la vostra track, questa cassa non è quella giusta? Bene! Succede spesso, e quindi in questo breve Tutorial vedremo come fare per scegliere il KICK più adatto, in base alla linea di basso che state montando, ed ovviamente in linea al vostro genere preferito.
Per prima cosa, dobbiamo procuraci una LIBRARY DI KICKS, ELECTRO, HOUSE, TECHNO DEEP ECC.. Una volta che avrete individuato la cartella all’interno della library di ABLETON (in questo caso), andiamo nella sezione INSTRUMENTS e portiamo in una traccia MIDI, IMPULSE. Per chi non lo conoscesse Impulse è fondamentalmente un lettore di campioni audio con otto caselle dove all’interno di ognuna possiamo inserire, semplicemente facendo Drug and Drop, il nostro sample, potendo lavorare così sui parametri delle nostre KIKS, scegliendo quella più giusta. In alto a sinistra nel menù a tendine andiamo nella sezione CREA e spuntiamo INSERISCI CLIP VUOTO, questa è la modalità che vi permette di creare una traccia MIDI. Avendo una tastiera o un launchpad potete così armare la traccia MIDI, con il tastino in fondo che diventerà di colore rosso. A questo punto siete pronti per suonare e registrare le vostre KICKS all’interno della sequenza MIDI da voi preparata.
insomma avete infinite possibilità di modellare i vostri sample. Sarebbe stato bello avere all’interno di Impulse le uscite separate di ogni sample, ma potete sempre caricarne altri e dedicargli i singoli campioni che volete. Così formerete una batteria con i vostri sample e con i vostri effetti preferiti.
Dentro ogni casella in basso a destra troverete un cerchio, se lo cliccate diventerà arancione, Fatto? Bene! Ora siete nella modalità dinamica di sostituzione. Al suop click vedrete che no solo diventa arancione ma si va a collocare dove avete messo il primo sample, cioè nella library dove avete tutte le kicks, sulla traccia di INSPECTOR a sinistra, quindi ora mettendo in play l’arrangiamento in loop, potete fare doppio click sulle KICKS e noterete che la sostituzione sarà immediata. Questa modalità vi permetterà di sostituire dalla vostra registrazione MIDI il campione della KICK potendo valutare l’ascolto in maniera più rapida ed efficace, trovando quale di queste si addice di più al vostro arrangiamento. E’ un modo molto veloce di andare al sodo, senza diventare pazzi con filtri compressori ed equalizzatori che spesso deteriorano il suono di base se non usati in modo appropriato. Oltre alla sostituzione dinamica, utilizzando lo strumento IMPULSE noterete che potete fare un mix ritmico di vari tipi di kicks ed avere su ogni casella un controllo dello start del campione, la durata, il transpose, filtro e pan-pot, il drive lo strech,
Scriveteci, per arricchire anche con i vostri suggerimenti le pillole di informazione che vi stiamo offrendo, sia per i neofiti che per i professionisti della musica elettronica.
ESSI RIMANETE CONN AL PROSSIMO ! AUDIO RANDOM mzknews.com | MZK News | #musicazerokm | 41
MOVIE
Neri Marcorè l’attore ideatore e promotore di RisorgiMarche
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iamo stati alla Casa del Jazz per la presentazione di “RisorgiMarche” con Neri Marcorè, attore marchigiano originario di Porto Sant’Elpidio, di cosa si tratta? Sono 13 concerti gratuiti dal 25 giugno al 3 agosto 2017 con tanti grandi artisti che si esibiranno gratuitamente per portare in questa terra ferita dal terremoto con le due scosse del 24 agosto e del 30 ottobre
il maggior numero di persone possibili e quindi creare una festa di solidarietà, di aggregazione e di appartenenza, considerando anche l’indotto economico che si può portare ad una regione che ha visto calare nettamente il turismo e il numero di prenotazioni, da questa situazione abbiamo pensato a qualcosa di aggregante che superasse la semplice raccolta fondi, il nome ha un’assonanza con Risorgimento
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ma è anche un’esortazione per dire “RisorgiMarche”!, sull’onda del festival “I suoni delle Dolomiti” che si svolge sempre all’aria aperta sui prati… Chi saranno gli artisti protagonisti dei 13 concerti? Si parte il 25 giugno con Niccolò Fabi e Gnu Quartet ad Arquata del Tronto (AP), poi il 7 luglio Malika Ayane a Cingoli
MOVIE alcune raccomandazioni come quella di lasciare i prati puliti, il mio rapporto con la musica è sempre stato molto stretto, ancora prima di fare l’attore suonavo la chitarra e cantavo per conto mio ma è prima di tutto un hobby, mi guardo bene dal definirmi un musicista pure se strimpello la chitarra, il mio mestiere è quello dell’attore e la musica è un elemento fondamentale della mia vita, non c’è momento che non leghi a un disco o a una canzone, per me fare questo mestiere e poter conoscere tanti artisti e condividere la loro stima e amicizia è una grande soddisfazione personale, così come magari per un bambino poter ammirare da vicino tanti campioni com’è capitato anche a me con la Nazionale Cantanti (Neri è un tifoso juventino, ndr.)
(MC), l’8 luglio il progetto Daiana Lou (duo formato da Daiana Mingarelli e Luca Pignalberi) a Montegallo (AP), il 9 luglio Ron a Bolognola (MC), il 12 luglio Enrico Ruggeri ad Amandola (FM), il 20 luglio Paola Turci a Fiastra-Sarnano (MC), il 23 luglio Bungaro a San Ginesio (MC), il 25 luglio Samuele Bersani a San Severino (MC), il 27 luglio Daniele Silvestri a Montefortino (FM), il 30 luglio Fiorella Mannoia e Luca Barbarossa a Camerino (MC), il 31 luglio Brunori Sas a Montemonaco (AP), il 2 agosto Max Gazzè a Sefro (MC) e infine il 3 agosto Francesco De Gregori con la FORM (Orchestra Filarmonica Marchigiana) e Gnu Quartet a Visso (MC), il fatto che non ci sia un evento unico ma tanti concerti rende protagonista il territorio più che i singoli artisti, con il palcoscenico naturale dei Monti Sibillini e delle varie colline marchigiane… Quali sono le caratteristiche principali di questo evento? Uno degli aspetti principali di RisorgiMarche è quello del rispetto della natura, i concerti inizieranno alle 17 anche per risparmiare sui costi legati alla luce artificiale sul palco, un altro aspetto importante è l’idea di lasciare le macchine lontane
affinché le persone possano raggiungere a piedi il luogo del concerto (per gli artisti e i tecnici sono previsti mezzi elettrici), sfruttiamo l’estate che ci permette di esibirsi all’aperto in mezzo alla natura, simbolicamente era importante riconciliare le persone con la natura, che come diceva Leopardi può essere “matrigna” ma in questo caso fa semplicemente il suo lavoro, il fatto di essere sui prati e che gli artisti si esibiscano allo stesso livello delle persone è un altro segnale importante, in caso di pioggia torrenziale i concerti non potranno essere recuperati quindi speriamo nel bel tempo, gli artisti si esibiranno gratuitamente ma ci sembrava giusto che i tecnici venissero pagati (grazie agli sponsor), sul sito www.risorgimarche.it verranno pubblicati tutti i dettagli della manifestazione…
Dopo tanti film e un Nastro d’Argento per “Il cuore altrove” di Pupi Avati nel 2003, l’ultimo uscito a giugno con Neri Marcorè è “Due uomini, quattro donne e una mucca depressa” di Anna Di Francisca con Serena Grandi, ce ne puoi parlare? Ho fatto parte di questa avventura che ha avuto varie peripezie dal punto di vista produttivo e che ora finalmente vede la luce, abbiamo girato in Spagna vicino Alicante, il mio ruolo non è di protagonista, ho apprezzato la delicatezza di questa commedia e il tocco magistrale della regista, sono molto contento dal punto di vista personale, Serena Grandi era legata come si può immaginare alle fantasie di quando eravamo giovani ed è stato molto bello ritrovarla sul set… di Alessandro Sgritta
Hai fatto degli spettacoli musicali su Gaber e De André, “Attenti a quei due” con Luca Barbarossa, “Beatles Submarine” con la Banda Osiris, ti vedi più come attore o come musicista e quale sarà il tuo ruolo durante i 13 concerti? Da ideatore e promotore non potevo abbandonare gli artisti e quindi introdurrò i loro concerti e rivolgerò al pubblico
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MOVIE
Antonio PALUMBO
racconta la vera storia della finta vita di “VARICHINA” di Alessandra V. Monaco
La vera storia della falsa vita di Lorenzo De Santis
è il film di Antonio Palumbo e Mariangela Barbanente che racconta la coraggiosa storia del “precursore di tutti i Gay Pride” (così definito dal giornalista Alberto Selvaggi, autore dell’articolo cui il film si è ispirato). Non a caso, è stato scelto per celebrare la Giornata Internazionale Contro l’Omofobia e la Transfobia nell’evento promosso dalla Commissione Diritti Umani del Senato. Per saperne un po’ di più abbiamo fatto una chiacchierata con il regista Antonio Palumbo.
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MOVIE Chi era Lorenzo De Santis, detto “Varichina”? Lorenzo De Santis è stato, tra la fine degli anni ‘60 e la metà dei ‘90, il primo omosessuale dichiarato che la città di Bari ricordi. Un personaggio sopra le righe, piuttosto pittoresco e volgare nel dare esibizione della sua “diversità”. Da piccolo vendeva porta a porta, nel quartiere popolare “Libertà”, i detersivi che sua madre imbottigliava nel cortile di casa. La gente lo chiamava “Lorenzo della Varichina”. Col tempo, è diventato per tutti “Varichina”. Come nasce l’idea di realizzare un docu-film sulla sua storia? Conoscevo il personaggio, avendo vissuto a Bari fino al ‘98. Lo osservavo nei suoi show da lontano. Capelli ossigenati e crespi, pancia prominente, occhiali da ipovedente, camicie colorate allacciate sull’ombelico, jeans tirati su fino all’estremo e zoccoli anche d’inverno. Nel 2013 mia sorella mi gira l’articolo di Alberto Selvaggi - giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno - in cui, in modo goliardico, si celebravano i fasti della vita di De Santis. Di lì lo spunto per raccontare con un film la vita di un antieroe. Ho contattato la mia amica Mariangela Barbanente e le ho chiesto se volesse aiutarmi nella scrittura del progetto: se ne è appassionata a tal punto da chiedermi di condividere anche la regia, mettendo a frutto la sua esperienza di documentarista. Così abbiamo deciso di raccontare Varichina con una docufiction. Perché avete scelto di ambientare il film nella Bari contemporanea? Perché lo spirito di Varichina ancora aleggia nella città. I testimoni del film parlano di Varichina con sguardo lucido; la sua memoria è viva in tutti coloro che hanno più di 35 anni, per cui abbiamo voluto mostrare il personaggio rappresentandolo fisicamente nel 2015, facendolo interagire con i cittadini, spesso ignari, per i quali Varichi-
na non era mai morto, ma semplicemente allontanatosi per un periodo. Come ha vissuto la città la “riscoperta” di Varichina attraverso le riprese? La città, il quartiere “Libertà” (dove sono state girate la maggior parte delle scene) e tutti i baresi, coinvolti direttamente o da semplici spettatori del set, hanno subito gradito il soggetto del nostro racconto. Nel tempo,
si è sviluppato un insano affetto per Varichina. Quando abbiamo girato la scena di Lorenzo che passeggia al tramonto sul lungomare, non potendo bloccare la strada, l’attore (Totò Onnis – ndr), improvvisando, ha interagito con gli automobilisti che – inaspettatamente - hanno cominciato a sfottere Varichina, proprio come succedeva quando era vivo. In quel momento realtà e finzione si sono fuse ricreando l’effetto di continuità che volevamo ottenere. Rispetto al tema dell’omosessualità oggi la città è cambiata? Varichina avrebbe vissuto le stesse situazioni?
Sicuramente oggi è molto più facile vivere pubblicamente la propria omosessualità anche in una città di provincia come Bari. Di certo qualche sacca di sottocultura permane, ma né più né meno di ciò che accade in qualsiasi realtà italiana. Varichina, oggi, sarebbe diventato un’icona del web. Il suo valore lo sta acquisendo oggi - post mortem - e, fieramente, dopo l’uscita del nostro film.
Credi, quindi, che il film riuscirà a riscattare la memoria di Lorenzo De Santis? Non lo sappiamo, ma di sicuro oggi lo conoscono in tanti e quelli che l’hanno conosciuto in vita come una semplice macchietta, oggi sanno qualcosa di più del suo aspetto privato. Abbiamo notato che, durante le proiezioni, la gente ride nel primo quarto d’ora, poi, man mano che la storia va avanti, arriva la commozione. La sensazione è che da quando il film è in giro per le sale, la vera storia della sua finta vita stia restituendo a Lorenzo quel po’ di dignità che, da vivo, non gli è stata riconosciuta.
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MOVIE
I CONSIGLIATISSIMI
Come in ogni numero, qui proveremo a consigliare i 5 film imperdibili che usciranno tra i mesi di Luglio e Agosto, tra sequel, remake e nuove produzioni, tanti sono i film da non perdere.
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rima scelta per: “Uss Indianapolis”, film basato su una storia vera, una delle grandi tragedie americane che vede come protagonista Nicolas Cage, nei panni del capitano ‘Charles McVay’ e che dovrà fronteggiare questa crisi divenuta in seguito parte della storia americana. Il film uscirà nelle sale cinematografiche il 19 luglio 2017. Come seconda opzione scegliamo un adattamento cinematografico di una delle serie più famose degli anni 70/80: “CHIP’s”. Le strade di Los Angeles non saranno più le stesse ma saranno più “sicure” grazie a John Baker (interpretato
di Francesco Nuccitelli
da Dax Shepard, anche regista) e Frank ‘Ponch’ Poncherello (Michael PeÑa). Nelle sale cinematografiche dal 20 luglio 2017. La nostra terza preferenza ricade su un film dalle caratteristiche fantasy – Horror -Western “La Torre Nera” con un cast importante da Idris Elba a Matthew McConaughey passando per Tom Taylor e tanti altri. Film tratto dalla saga di Stephen King, ricco di colpi di scena e di eroi in una versione noir. Un film da non perdere. Al cinema dal 10 agosto 2017. Quarta alternativa per un film d’azione con protagonista Charlize
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Theron “Atomic Blonde – Atomica bionda”. Perché salvare il mondo attraverso lo spionaggio non è solo una questione da uomini. Spionaggio, sensualità e tanta azione. Nelle sale italiane dal 17 agosto 2017. Come ultima scelta puntiamo al divertimento e all’animazione con “Cattivissimo Me 3”. Tra drammi familiari e super cattivi. Gru, Lucy, Dru, Margo, Edith, Agnes e i piccoli Minions dovranno stare sempre sull’attenti, con possibili sorprese. Nel cast dei doppiatori italiani troviamo: Max Giusti, Arisa e Paolo Ruffini. In uscita nelle sale cinematografiche dal 24 agosto 2017.
Cosa offriamo?
SALA PROVE PALCO ALLESTIMENTI REGISTRAZIONI IN PRESA DIRETTA
Dove ci trovi?
Via di S. Cornelia 11 Formello (Zona Industriale) +39 / 3357974533
Muziki è un’associazione culturale e fondazione volta a sostenere l’arte con particolare attenzione alla musica come forma di interazione collettiva nonchè crescita personale
WONDER WOMAN
LA RECENSIONE di Gianluca De Angelis
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ortare per la prima volta al cinema Wonder Woman non era un compito facile. Vuoi per il canone inculcato nel grande pubblico dalla celebre serie tv degli anni ’70 con Lynda Carter, vuoi, soprattutto, perché qui stiamo parlando di una vera e propria icona dell’emancipazione femminile e del progressismo: nata nel 1941, lo psicologo William Moulton Marston modellò i tratti da pin-up dell’eroina su una sua assistente con la quale lui e la moglie avevano una relazione aperta. Tanto per dire. In aggiunta poi, per alzare ancora un po’ la pressione, ricordiamo che Wonder Woman arriva dopo le critiche non proprio entusiaste riservate alle prime tre pellicole del DC Extended Universe, affibbiando così alla regista Patty Jenkins, al suo secondo lungometraggio (13 anni dopo Monster), la responsabilità di sfornare una pellicola che potesse finalmente soddisfare appassionati, critica e pubblico. Ecco, aiutata da un’ambientazione storica ben distante dal macrocosmo DC, il primo pregio di Wonder Woman è quello di non guardare al passato ma voler sin da subito ribadire la scelta di intraprendere una direzione abbastanza diversa, abbandonando i toni ecces-
sivamente seriosi di Batman vs Superman in favore di un intrattenimento più puro e, forse, più onesto. Il perno attorno al quale ruota tutta la pellicola è la dualità tra i mondi dei personaggi interpretati Gal Gadot e Chris Pine: si gioca su due realtà diverse che si toccano, contrapponendo la luminosa isola delle Amazzoni di Themyscira ai colori desaturati del fronte di Guerra. Anche l’alchimia dei due attori funziona molto bene, nonostante il risvolto romantico sia di una banalità sconcertante, e riesce a far risultare vincente soprattutto la scelta dello script di voler evitare un femminismo eccessivo (come era successo ad esempio nel recente remake dei Ghostbusters), rendendo il film estremamente femminile senza tuttavia ridicolizzare le figure maschili. Fila tutto liscio, quindi? Non proprio: se il primo e il secondo atto del film funzionano abbastanza bene, tutta la parte finale della pellicola ripiomba nella dimostrazione di come ancora una volta sia considerato impossibile sfuggire al cosiddetto canovaccio supereroistico della “boss fight” con il cattivone di turno. Lo scontro finale, oltre a ricordare veramente tanto quello che abbiamo visto, ahimè, in Batman vs Superman, arriva a casaccio e
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in alcuni punti rasenta il ridicolo, complici una CGI videogiocosa, una scelta di casting incomprensibile e alcune frasi dette qua e là nel corso della lotta decisamente risparmiabili. I difetti di Wonder Woman ci sono quindi, e non sono pochi, ma c’è da dire che per tutta una serie di fattori e per la struttura generale risulta forse più facile perdonarli qui che in altre occasioni, tanto da poter essere considerato sicuramente il film nel complesso più riuscito tra i quattro sfornati dalla DC fino ad ora. Il più grande merito è sicuramente quello di reggersi su un’interprete incredibile, attorno alla quale la pellicola è interamente modellata, dotata di una bellezza e di una grazia straordinarie. Onnipresente in ogni scena, la modella israeliana Gal Gadot riesce ad essere tanto efficace nelle sequenze di combattimento quanto magnetica in quelle dove veste i panni civili: spazzati via tutti i dubbi che ancora potevano rimanere sulla sua scelta di casting, per noi adesso lei è diventata veramente l’unica Principessa delle Amazzoni, e forse uno dei principali fattori che ci spinge ad avere ancora fiducia nel prossimo film sulla Justice League.
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IL SOGGETTO Parte 3 IL FINALE
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d eccoci arrivati a quella che è la parte più delicata e più difficile da scegliere nella creazione di un film: il finale. Già perché il finale, o meglio la chiusura di una storia, è d’importanza assoluta: un bel finale ha la qualità di far rivivere in pochi secondi tutta la storia che avete appena raccontato fissandola in modo indelebile nella memoria dello spettatore che uscirà, si spera, felice ed appagato. Un brutto finale, invece, lo farà erompere dalla sala esalando improperi che, benché spesso rivolti direttamente al regista, non vi dovrebbero far piacere. Ricordo a tutti, come prima cosa, che la morte del protagonista non equivale ad un brutto finale, pensate a Dragonheart del 1996 con Dennis Quaid. La morte del drago non è calata dall’alto, improvvisa, senza motivo, ma un sacrificio necessario per salvare il mondo dal male di Re Einon interpretato da David Thewlis. Potreste anche replicare che Draco non è il protagonista ma Bowen, l’ammazzadraghi. Vero, dal punto di vista della soggettiva, ma falso dal punto di vista della narrazione. Se non vi foste convinti, allora pensate a Rogue One prequel di Star Wars - Una nuova speranza. Muoiono tutti. Potreste
di Edoardo Montanari
obiettare, che però non si tratta di un bel film. E questo ve lo concedo. Ma allora bei film dove il protagonista muore, non esistono? Certo che sì: American Beauty del 1999, Philadelphia del 1993, Into the Wild del 2007, Il Padrino del 1972 per citarne alcuni. Non abusatene, ma ricordatevi che la morte del protagonista, di per sé, non è un tabù. Checché ne dicano i produttori dei film di intrattenimento e blockbusters, la morte del protagonista ha una valenza potente ma, come direbbe Spiderman “Da un grande potere derivano grandi responsabilità”. Un’altra opzione per concludere la storia è anche il così detto “finale aperto”. Cioè quando in assenza di immagini che ci mostrano la conclusione vera e propria, lo spettatore viene lasciato libero di decidere che fine farà il protagonista. Quando usiamo questo finale, ad esempio, in Ferro 3 di Kim Ki-Duk, otterremo un effetto narrativo molto potente. In Ferro 3, infatti, gli spettatori vengono lasciati con il dubbio che il protagonista possa essere morto in seguito al pestaggio della polizia e che la storia fisica sia quindi finita. Ma resta aperta anche l’interpretazione che il protagonista abbia fatto un salto in avanti nella sua capacità di na-
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scondersi nel mondo, e abbia raggiunto la trascendenza della corporeità per diventare puro spirito o amore puro. Il vero finale aperto, insomma, si addice principalmente alla poesia, al sogno, all’immateriale. Ma può essere usato anche per le chiusure comiche ed ammiccanti come nel caso de Il Buono, Il Brutto e il Cattivo di Sergio Leone quando il Tuco chiude l’ultima scena gridando “Biondo! Lo sai di chi sei figlio tu? Sei figlio di una grandissima putta..” fermo immagine e musica. Il Tuco si vendicherà? Non lo sappiamo, ma va bene così. Avete scelto di chiudere il film con una conclusione semplice e chiara? Va benissimo. Ma assicuratevi che sia plausibile e logica. Che non ci sia un Deus ex machina che arriva a sistemare tutto il caos che avete creato in precedenza perché, se non si tratta di un vero e proprio Dio, lo spettatore potrebbe sentirsi insoddisfatto. Come avrete capito da tutti questi articoli, non esistono regole meccaniche e assolute: una casa va costruita su alcune basi solide e comuni, ma, fatto questo, sbizzarritevi, divertitevi, ma soprattutto chiedetevi, io pagherei per vedere messo in scena quello che ho scritto? In bocca al lupo, Motherfuckers. Il cielo è il limite.
REDAZIONALE
DIMENSIONE DANZA:
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CHE SPETTACOLO!!
l 7 giugno a Roma, presso lo storico Teatro Olimpico, il pubblico ha potuto assistere ad uno spettacolo unico ed irripetibile. Gli alunni del Centro Dimensione Danza, coordinati in modo impeccabile dal direttore artistico Federico Vitrano, hanno finalmente potuto esprimere tutta la loro passione dopo mesi di lavoro e fatica. Il risultato ha portato ad una rappresentazione decisamente straordinaria. Giochi di luce e fantastiche coreografie ideate dai professionisti del centro, hanno accompagnato gli allievi durante l’esibizione. Tutto questo ha fatto sì che il pubblico li omaggiasse con interminabili applausi. Una serata degna di nota che ha mostrato l’importanza di un’istituzione come “Il Centro Dimensione Danza”.
ONDANOMALA WEEKEND DJ SET Tel. 06 / 66561201 Via Silvi Marina, 105 Fregene RM
C LIFE MOVIE
ASTING &
MODA
Racconti e aneddoti dal backstage dell’Alta Moda. Federica Mete (Casting Director Assistant)
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abito non fa il monaco e forse questo proverbio non è mai stato così calzante come in questo caso. Quanta disinformazione gira intorno alla moda? Tanta, forse anche troppa ed è proprio per questo che abbiamo interpellato Federica Mete, Assistent Casting Director che ci ha chiarito molte curiosità, per un mondo che non è tutto rose e fiori. Allora Federica, iniziamo subito con una domanda semplice, ma complessa allo stesso tempo: tu sei una casting director, in cosa consiste di preciso il tuo lavoro? “Sono un’assistente casting director, ho iniziato tre anni fa in un agenzia che si chiama ‘DM Fashion studio’, e lì ho fatto l’assistente ad un casting director tramite la mia scuola, sempre lì ho conosciuto questa ragazza con la quale lavoro. Qui nasce la disinformazione perché la gente pensa che sia solo il designer a scegliere il modello/a. Il Casting Director è molto importante perché, è più critico nella scelta vedendo tantissimi modelli/e in tutte le sfilate, le conosciamo tutte”.
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di Francesco Nuccitelli
LIFE Più in generale come si sceglie una modella, o un modello, per un servizio? “Beh dipende molto da quello che vuole il cliente, ci sono clienti che li vogliono più magri, altri li vogliono più formosi o palestrati. Dipende da quello che ti chiede il cliente o dal mood del servizio fotografico”. Tante sono le curiosità che girano nel mondo della moda, ma sicuramente una di quelle che supera tutte le altre è: come si comportano i modelli/e dietro le quinte? “Sono dei matti, mi ricordo che c’era uno che si arrampicò su un’impalcatura molto alta. Sono fuori di testa, magari li vedi tranquilli che camminano in passerella o quando posano, lì sì che sono veri professionisti. Ma dobbiamo ricordarci che fondamentalmente sono ragazzini, sono piccoli, quindi giocano tra di loro. Tra gli uomini non c’è molta competizione tra le donne si”. Vorrei fare un piccolo gioco con la nostra amica, musica e moda come si abbinano tra loro? Il Rock “Versace, Philippe Plein e Diesel” il jazz “ultimamente Gucci e Fendi” il Pop “Moschino e MSGM” e in fine la musica classica “Max Mara e Armani”. Vuoi dare un piccolo consiglio a tutte le aspiranti modelle e a chi vuole comunque entrare nel mondo della moda? “È molto complicato, qui a Roma è difficile non c’è molto, esistono molte agenzie ma poche sono serie, ti fanno spendere molto per il book e basta. Quindi consiglio di girare, andare a Milano, New York o Londra, consiglio anche di documentarsi sulle agenzie. Per quanto riguarda il casting anche, bisogna iniziare in una agenzia come assistente rubando con gli occhi, per capire è un lavoro complicato che non ha orari” Concludiamo con un’ultima domanda sulla disinformazione nella moda “Tutti lo vedono come un mondo patinato, ma non è così, non vedono i sacrifici delle modelle, partono dal nulla e si ritrovano in 10 in una casa per fare qualche sfilata o casting, lo vedono come una cosa stupida. Ovviamente se non ci lavori non lo puoi sapere”.
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LIBRI per l’estate... di Simona Conte
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e vacanze estive sono un ottimo momento per poter godere in tranquillità del piacere che ti procura la lettura; quindi, tra un tormentone estivo e l’altro non può certamente mancare un buon libro. Per aiutarvi a scegliere, ho deciso di darvi qualche consiglio. Iniziamo proprio dal mondo della musica, consigliandovi due titoli che soddisfano un po’ tutti i gusti letterari. Il primo libro è “Retromania – Musica, cultura pop e la nostra ossessione per il passato” di Simon Reynolds (Minimum Fax); un mattone di più di 500 pagine per i veri nerd della musica. Il saggio descrive il punto di vista del critico musicale britannico sul ritorno al passato e sulla moda del vintage che sta spopolando nei vari campi culturali, specie nella musica, non trascurando aneddoti sui grandi cantanti internazionali. Un’interessante e completa analisi sociologica per chi d’estate non vuole spegnere completamente il cervello. Il secondo consiglio è “Dove tutto è a metà” (Mondadori) di Federico Zampaglione (Tiromancino) e Giacomo Gensini; il romanzo, ambientato a Roma, mescola al suo interno due generazioni con differenti punti di vista sul modo di vivere l’attuale realtà musicale: da una parte vediamo il giovane e talentuoso Lodo che cerca di mangiarsi il mondo a suon di canzoni e allo stesso tempo di far breccia nel cuore della coinquilina Giulia;
dall’altro abbiamo Libero, un artista affermato, ma in declino, che sembra aver perso l’ispirazione e che di conseguenza teme di perdere anche sua moglie Luna. È una storia su come due uomini molto lontani tra di loro, incontrandosi, possano rivoluzionare le loro vite. Consigliato ai sognatori. Passando alla narrativa in generale, se invece siete alla ricerca di un po’ di adrenalina, non potrete lasciarvi sfuggire il must read dell’estate che sta spopolando sui social, in particolare su Instagram, ovvero “Il libro del mare – o come andare a pesca di uno squalo gigante con un piccolo gommone sul vostro mare” di Morten A. Strøksen (Iperborea). La trama è basata sulla storia vera di due amici, ovvero l’autore stesso e un pescatore eccentrico, che decidono di andare a caccia dello squalo della Groenlandia su un gommone. Il libro è molto più che una semplice avventura, perché al suo interno troviamo un compendio sugli squali ed un inno al mondo oceanico (si tocca anche il tema dell’ecologia); è anche un’aperta riflessione sulla natura dell’uomo che definisce ciò che gli è estraneo o oscuro come qualcosa di mostruoso o di cui aver paura. Per coloro che amano il sapore delle avventure alla “Moby Dick”. Per ultimo, “Exit West” di Mohsin Hamid (Einaudi), un libro che si rende necessario per l’attualità dei contenuti e per la chiave di lettura che fornisce del nostro tempo. In
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un territorio di guerra civile tra miliziani e forze governative, due giovani Nadia e Saeed si innamorano e per preservare il loro amore decidono di fuggire dal loro paese. Si vocifera dell’esistenza di alcuni portali, che trasporterebbero istantaneamente in altri luoghi, non si sa se più miseri o più prosperi, e Nadia e Saeed decidono di usufruirne. Seguendo la storia di una coppia di giovani innamorati migranti, che lottano per rimanere in vita e soprattutto per rimanere umani, il libro vuole darci una lezione di più ampio respiro sulla storia contemporanea. Un capolavoro a tutti gli effetti che necessita della tranquillità delle vacanze per essere letto.
IALS
Istituto Addestramento Lavoratori dello Spettacolo
Via Cesare Fracassini, 60 ROMA 06/3236396 / segreteria@ials.info
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LIFE
Le Web
Radio
Tra passato, presente e futuro,
S
e in principio, o per essere più precisi dai lontanissimi anni 20’ la radio è stata il motore della musica e delle informazioni, ad oggi possiamo affermare senza paura di essere smentiti che le web radio siano le sorelle più evolute e più ascoltate. Un tempo la radio la si poteva ascoltare in pochi posti, poi con l’avvento del transistor l’apparecchio poteva essere portato ovunque. Oggi il tutto è ancora più semplice, basta un semplice strumento, un comune smartphone o un tablet e si può ascoltare il proprio programma preferito ovunque si vuole, purché sia presente una connessione internet. Certo bisogna fare però una piccola
premessa, grazie al cellulare, non possiamo parlare più di semplici radio, ma di vere e proprie web radio. Negli ultimi anni, la mania di usare il computer per chattare, giocare o scaricare musica, ha portato i vari pc o i computer più tradizionali ad evolversi. Questa evoluzione, ha portato i computer a poter trasmettere tramite la connessione internet, le già citate web radio. Basta navigare su internet e con un semplice click la si può ascoltare come se fosse una radio normalissima, certo c’è sempre bisogno di un programma ad hoc per sentire questi format (uno su tutti il classico Windows media player) o basta andare sul sito di riferimento
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della nostra web radio preferita. Tuttavia, le web radio non sono totalmente nuove, anzi molte sono radio che visto i costi importanti si sono reinventate nella piattaforma digitale. Anche le grandi radio hanno aperto le porte al web, basti pensare a RTL a Radio Italia o a Radio Montecarlo e tante altre, che si sono gettate sul web per aumentare la loro competitività nel campo degli ascolti e per abbassare notevolmente i vari costi di gestione. Tra la radio e le web radio ci sono differenze, e riguardano ovviamente i tempi e i modi di ascolto. Ovviamente noi siamo nati e cresciuti con le FM, che però ci hanno creato differenti disagi, o il
LIFE Vi riportiamo quelle che secondo noi sono le web radio da non perdere: Radio Kaos - www.radiokaositaly.com Radio Godot - www.radiogodot.it Radio Libera Tutti - www.radioliberatutti.it Deliradio - www.deliradio.it Oltre Tutto Radio - www.radioltre.it We Want Radio - www.wewantradio.it Radio Roma Futura - www.radioromafutura.it Radioimmaginaria - www.radioimmaginaria.it Hi Five Radio - www.hifiveradio.com Radio Arca Italia - radioarca.snack.ws Radio Sapienza - www.radiosapienza.net Radio Remake - www.radioremake.com Radio OTM - www.radiootm.it Radio10.7Musicadamare - www.radio10punto7.it Roma Talk Radio – www.romatalkradio.it Radio Videomusic - www.radiovideomusic.info
Radio Futura New Generation www.radiofuturastation.it
Silver Music Radio
www.silvermusicradio.it
NeverWas Radio
www.neverwasradio.it RTL 102.5 - www.rtl.it Radio Italia - www.radioitalia.it Radio 105 - www.105.net
Radio Montecarlo
www.radiomontecarlo.net Radio Globo - www.radioglobo.it Radio Crik Crok - www.radiocrikcrok.it Reggaeradio.it - www.reggaeradio.it Radio L’Olgiata - www.radiololgiata.net Italia Dance Music - www.italiadancemusic.com
mille modi per sintonizzarsi di Francesco Nuccitelli
segnale era distorto o appena si andava fuori città bisognava risintonizzare il canale oppure se la radio in questione era solo a frequenza locale non si poteva più ascoltare. Beh con le web radio tutto ciò non sarà più un problema, perché con internet non ci saranno più incertezze di segnale e con il classico click il programma partirà. Non ci scordiamo che le web radio a differenza delle classiche radio hanno la possibilità di essere ascoltate in tutto il mondo, basta la classica connessione già citata. In gran parte dell’Europa, ci si sta già muovendo per sostituire la FM, se in Norvegia il segnale FM è già staccato, altri paesi passeranno entro i prossimi
anni al digitale il DAB+. In Italia non ci sono notizie in tal senso, ma la sensazione è che anche da noi le frequenza FM avranno vita breve, visto che già da luglio alcune zone dell’Italia del nord come l’Alto Adige darà il via alle frequenze della Digitalradio DAB+ che diverrà grande competitors della classica frequenza FM. Le radio digitali o quelle ibride analogico-digitali saranno il futuro dell’informazione e della musica in automobile. La dimostrazione ci è stata data dai nuovi modelli e dai nuovi prototipi che sono stati presentati al Salone dell’auto di Ginevra. La radio del futuro sarà la radio DAB+. Come successo per le
TV e per il digitale terrestre, è il gruppo Mediaset (Fininvest) il leader dei media radiofonici italiani, riuscendo ad acquisire il pacchetto totale di Finelco, acquistando così oltre alle radio FM Radio 105, Radio Monte Carlo e Virgin Radio, anche le diverse web radio e le diverse web tv. In tempi brevi si parlerà anche di una nuova regolamentazione radiofonica, che includerà il DAB+ e nuove norme. Un po’ come è già successo per le tv locali e le tv nazionali. Per tutto ciò ci vorrà ancora del tempo, ma non vi preoccupate la sostituzione dalle radio alle web radio è certo, il futuro digitale radiofonico è ormai prossimo.
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REDAZIONALE
Avv. Claudia Roggero Avv. Valentina Mayer www.dandi.media
Rimuovere le foto da Google? Axl Rose vuole cancellare una sua foto da Internet.
R
imuovere le foto da Google? Perchè? Rimuovere le foto da Google. Il caso di Axl Roses la dice lunga su quanto sia importante mantenere il decoro della propria reputazione online. Axl Rose vuole cancellare una sua foto da Internet. Il cantante ha chiesto a Google di togliere uno scatto del 2010 diventato un meme virale perché lo ritrae in sovrappeso. Nel 2010 uno dei fotografi del quotidiano canadese Winnipeg Free Press fece diverse foto ad Axl Rose durante un concerto. Le immagini vennero pubblicate sul giornale insieme a una recensione positiva del concerto. Successivamente furono notate dal sito di musica heavy
metal Gauntlet, che le ripubblicò con un titolo decisamente diverso: “Oh mio dio Axl Rose è ciccione“. L’inizio di “Fat Axl“ Fu l’inizio di “Fat Axl“, un meme nelle cui didascalie vengono riscritti i testi delle canzoni dei Guns N’ Roses per prendere in giro l’aspetto fisico di Rose di quel periodo.
una didascalia in linea con lo spirito del meme. In una delle immagini si legge: «Take me down to the bakery city/where the pies have cream and the cakes are tasty» (“portami in pasticceria/dove ci sono le crostate alla crema e le torte sono buone”, una parodia di un verso della famosa canzone dei Guns N’ Roses Paradise City).
Rose, però, sembra essersi stufato. Google ha ricevuto diverse notifiche di violazione del Digital Millennium Copyright Act – la legge statunitense sul diritto d’autore – in cui veniva chiesto alla società di rimuovere da Internet una delle immagini. Le notifiche, presentate per conto di Rose, riguardano diverse versioni tagliate della poco lusinghiera foto originale, e di altre a cui è stata aggiunta
Nelle notifiche, chiamate “Immagine coperta da diritto di autore di Axl Rose” si legge: “Non è stata concessa l’autorizzazione a pubblicare l’immagine coperta da diritto d’autore e pertanto non ci è possibile indirizzarvi a un esempio autorizzato della foto”. Le notifiche sono disponibili al pubblico nel database Lumen. Quanto conta la salvaguardia della reputazione online?
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