Naturart N.19

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N. 19 - Settembre / September 2015

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Pistoia nel Mondo il Mondo a Pistoia - Pistoia in the World the World at Pistoia

Giorgio Tesi Editrice


Con il patrocinio di - Supported by

Provincia di Pistoia

Comune di Pistoia

discoverpistoia.it

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Discover

Pistoia

The Green Tuscany Per portare il Mondo a Pistoia ci siamo fatti in Tre!!! To bring the World to Pistoia, good things come in Threes!!! Pistoia in the World the World at Pistoia PROVINCIA DI PISTOIA

È on-line il portale di turismo e marketing territoriale più completo, più bello e con affaccio sul mondo. La vetrina delle bellezze e delle eccellenze del territorio pistoiese nasce dalle esperienze, dai contenuti e dal patrimonio di NATURART, dalla visibilità mondiale fornita dalla Fondazione Sistema Toscana e dai protagonisti del territorio rappresentati da Confcommercio e dai suoi Consorzi Turistici.

Consorzio Turistico CITTÀ DI PISTOIA Con il contributo di

The more complete and attractive portal on tourism and local marketing with a world view is on-line. This showcase of the Pistoia area’s beauties and highlights originates from the experiences, content, and wealth of NATURART, with international visibility provided by Fondazione Sistema Toscana and the area’s key players represented by Confcommercio and the local tourist boards.

I Consorzi Turistici di Confcommercio cureranno i rapporti con le aziende per soddisfare le richieste di itinerari e soggiorni provenienti da questa piattaforma: tour studiati ad hoc per ogni tematica, esperienze personalizzate e molto altro ancora, per accogliere sempre più turisti sul nostro territorio.

Confcommercio’s Tourist Consortia will look after the company relationships in order to meet the requests for itineraries and stays originating from this platform: specially designed tours for any subject area, experiences made to order, and much more to welcome the increasing number of tourists who want to visit our area.

Migliaia di persone stanno per arrivare davanti alla tua vetrina su Discover Pistoia

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EDITORIALE

L’oltre e la cravatta P

Giovanni Capecchi

Direttore Editoriale - Managing Editor direttore@naturartpistoia.it

er chi ancora non conoscesse NATURART vorrei citare le righe che dedica a noi il Dossier scritto dal Comune di Pistoia, con il quale la città è stata selezionata tra le dieci finaliste come possibile Capitale italiana della Cultura negli anni 2016 e 2017. Si tratta di parole alle quali non aggiungiamo commenti, ma che certo ci fanno piacere: «Uno specifico progetto di promozione turistica (Naturart/Discover Pistoia) è già stato attivato da una delle più importanti realtà imprenditoriali locali (la Giorgio Tesi Group), ed essendo basato sulla sinergia fra strumenti comunicativi di tipo diverso (rivista a diffusione internazionale, sito web, pagine social) e fra contenuti ugualmente complementari (le bellezze del territorio, la vocazione verde di Pistoia, l’arte contemporanea) si presta fin d’ora ad essere impiegato in Pistoia Capitale della Cultura». Anche questo numero 19 crediamo che ben rappresenti il nostro territorio, dalla montagna (tra lo splendore delle stelle e il fascino della Valle dell’Orsigna) alla città di Pistoia (con l’ex chiesa di San Giovanni restaurata e una tela del Museo Civico), dalla Val di Nievole (le immagini della Villa di Bellavista parlano da sole) alle nostre colline (vigilate da una pieve come quella di Val di Bure). Senza trascurare quell’«oltre» che abbiamo indicato anche specificando l’ambito nel quale si muove la rivista (“Trimestrale di Natura, Turismo e Arte sul territorio di Pistoia e oltre”) e che, nel fascicolo che vi apprestate a sfogliare, è rappresentato da Vinci, luogo natale di Leonardo, facilmente visitabile partendo da Montecatini (la distanza è di 20 Km) o dal centro di Pistoia (24 Km). Non manca neppure la funzione propositiva (di pungolo, di riflessione) che la rivista vuole assumere, sottolineando per esempio la necessità di inserire il nostro territorio in tutti i materiali promozionali e i progetti riguardanti la Via Francigena: una strada di pellegrinaggi che da Pistoia – lo dice la storia, e lo ricorda NATURART – passava. In queste ultime righe permettete che mi tolga la giacca e la cravatta del Direttore. In maniche di camicia mi rivolgo a tutti, ma in particolare a quei quindici lettori che mi seguono abitualmente e che forse sono divenuti nel frattempo venticinque. La foto a fianco è stata scattata da Nicolò Begliomini nel Museo di Vinci, braccia in alto e gambe divaricate nella forma dell’Uomo Vitruviano realizzata dall’artista contemporaneo Mimmo Paladino. È troppo scherzosa? Mi farete sapere. Intanto buona lettura. O, se preferite: Wganst af aggsorto, agrip c difog… Ricordate? (i numeri precedenti sono comunque sfogliabili su www. discoverpistoia.it).

That “Something Extra” and a Change of Hats

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or those who still are not acquainted with NATURART, let me quote the lines dedicated to us in the dossier written by the city of Pistoia and with which the city was selected among the ten finalists to be a possible Italian Capital of Culture in 2016 and 2017. These are words for which no comment is necessary but that certainly make us happy: “One of the largest local companies (the Giorgio Tesi Group) has already launched a specific project (Naturart/Discover Pistoia) to promote tourism , and as it is based on the synergy between different types of communication tools (international magazines, websites, social media) and an equally complementary subject matter (local attractions, Pistoia’s green vocation, contemporary art), it lends itself straight away to being used in Pistoia, Capital of Culture.” We believe our nineteenth issue is also a good example of what the Pistoia area has to offer, from its mountains (the splendor of the stars and the charming Orsigna Valley) to the city of Pistoia (the restored former church of San Giovanni and a painting from the Civic Museum), from the Val di Nievole (the images of Villa Bellavista speak for themselves) to our hills (watched over by a parish church like the one in Val di Bure). Without forgetting that “something extra” that we also have recommended by specifying the sphere in which the magazine moves (“Quarterly on Nature, Tourism, and Art in the Pistoia area and beyond”) and which, in the installment you are about to leaf through, is represented by Vinci, Leonardo’s birthplace, easily reached from Montecatini (20 km away) or the center of Pistoia (24 km away). There’s also the proactive role (of stimulus and of reflection) that the magazine wants to assume, stressing, for instance, the need to include the entire Pistoia area in all the promotional materials and plans vis-à-vis the Via Francigena, a pilgrimage route that passed through Pistoia – whose history NATURART recounts and recalls. In these last few lines, let me to take off my editor’s hat and talk to everyone, but in particular to those fifteen readers who regularly follow me and who perhaps, in the meantime, have increased to twenty. The photo of me at right was taken by Nicolò Begliomini in the Vinci Museum, with outstretched arms and legs like the Vitruvian Man created by the contemporary artist Mimmo Paladino. Too playful? You’ll let me know. Meanwhile, happy reading. Or if you prefer, Wganst af aggsorto, agrip c difog... Does everyone remember? (Past issues are still browsable on www.discoverpistoia.it).

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Trimestrale di Natura, Turismo e Arte sul territorio di Pistoia e oltre

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Registrazione Tribunale di Pistoia N°2/2010 del 28-05-2010 N. 19 - Settembre / September 2015

Da oltre 20 anni S.i.D.A. opera nel Vending a PISTOIA con un intento specifico: offrire ad aziende, uffici, scuole, piccole e grandi comunità, o comunque dove ci siano persone che lavorano, studiano e non hanno il tempo o la possibilità di potersi regalare una pausa al bar più vicino, una zona ristoro ben organizzata e funzionale per soddisfare i piccoli bisogni alimentari; contribuendo a creare un clima di lavoro sereno e produttivo, una situazione di tranquillità e benessere che semplifica l’attività lavorativa quotidiana.

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Pistoia nel Mondo il Mondo a Pistoia - Pistoia in the World the World at Pistoia

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Copertina: Parco delle Stelle, Pian dei Termini, San Marcello Pistoiese. Cover: Park of the Stars, Pian dei Termini, San Marcello Pistoiese

Giorgio Tesi Group The Future is Green

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Giorgio Tesi Editrice S.r.l. Via di Badia, 14 - 51100 Bottegone - Pistoia -Italy Tel. +39 0573 530051 - Fax +39 0573 530486 info@naturartpistoia.it - www.naturartpistoia.it Per la tua pubblicità sulla rivista contatta la Giorgio Tesi Editrice o invia una e-mail a marketing@giorgiotesigroup.it via Zanzotto, 162 51100 Pistoia sidapt@tin.it

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Direttore Editoriale Giovanni Capecchi - direttore@naturartpistoia.it

Direttore Responsabile Carlo Vezzosi - carlo.vezzosi@legismail.it

Art Director Nicolò Begliomini - n.begliomini@giorgiotesigroup.it

Comunicazione e Marketing Fabio Fondatori - f.fondatori@giorgiotesigroup.it

Segreteria Carolina Begliomini, Maria Grazia Taddeo contatti@giorgiotesigroup.it

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Villa Feroni a Bellavista Villa Feroni at Bellavista

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Sulla Via Francigena On the Via Francigena

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La città in un’opera The city in a painting

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Eventi in Toscana Tuscany Events

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Dove le stelle brillano di più Where the stars shine brighter

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Giardino Zoologico ZOO 2.0

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Un vicino di nome Leonardo A neighbour called Leonardo

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Giorgio Tesi Group Il nuovo Giardino d’Ombra di Lourdes The new Shade Garden at Lourdes

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Comitato di redazione: Leonardo Begliomini, Nicoletta Boccardi, Emanuel Carfora, Lorenzo Cipriani, Alessandra Corsini, Giuliano Livi, Martina Meloni, Maria Camilla Pagnini, Paolo Paolieri.

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Montecatini Terme & la Valdinievole Da Leonardo a Pinocchio From Lornardo to Pinocchio

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La Pieve che guarda le valli The parish church overlooking the valleys

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Edoardo Salvi Avvolti dall’arte Surrounded by art

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Val d’Orsigna Quando i metati rimanevano accessi When the fires still smoldered in the drying-houses

Hanno collaborato a questo numero: Eleonora Angelini, Claudia Becarelli, Gian Piero Ballotti, Paolo Bardi, Andrea Bartolini, Rita Corrieri Becherucci, Roberto Cadonici, Emanuel Carfora, Lorenzo Cipriani, Nedo Ferrari, Giovanna Frosini, Gianluca Giovannelli, Ilena Ieri, Eleonora Maestripieri, Martina Meloni, Gruppo Astrofili Montagna Pistoiese, FAI Giovani Pistoia, Carlo Vezzosi.

Traduzioni: Studio Blitz - Pistoia

Fotografie: Archivio Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, Nicolò Begliomini, Riccardo Boccardi, Francesca Fabbri, Gian Luca Gavazzi, Lorenzo Marianeschi, Archivio Giardino Zoologico, Massimo Marianeschi, Simone Ridi. Per le immagini pubblicate restiamo a disposizione degli aventi diritto che non si siano potuti reperire.

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Stampa Pacini Editore S.p.A. Ospedaletto (Pisa)

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Ex Chiesa di San Giovanni Rinascimento pistoiese The Pistoian Renaissance

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Piqued Jacks Un sound americano made in Italy An American sound made in Italy

90 84 booking@rphotels.com

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Gioco di squadra N

Stefano Ciuoffo Assessore alle Attività produttive e Turismo Regione Toscana

atura e arte, paesaggio e cultura. Da tempo la rivista NATURART, grazie all’impegno lungimirante della “Giorgio Tesi Group”, costituisce un punto di riferimento, non solo pistoiese, per la valorizzazione e la promozione delle unicità e dei tesori della nostra regione. Un’iniziativa editoriale di pregio che nasce in un contesto preciso – il mondo vivaistico pistoiese – ma che ha saputo, numero dopo numero, guardare oltre e raccontare una Toscana in cui il verde è solo il riflesso cromatico di una passione e di un culto della bellezza che fanno del nostro territorio uno dei brand turistici più conosciuti e apprezzati a livello internazionale. Di fatto NATURART - con i suoi articoli, le sue storie, le sue collaborazioni, il suo grande patrimonio fotografico e la riscoperta di luoghi o itinerari spesso preclusi al grande pubblico - contribuisce a narrare una destinazione, ad alimentare l’immaginario collettivo, rappresentando in un gioco di squadra con le istituzioni locali uno strumento autorevole di marketing territoriale. E anche le ultime novità del progetto, con lo sbarco sul web e l’attenzione ai nuovi media, sono da guardare con grande interesse per le potenzialità espressive e promozionali messe in campo e per il rapporto di amore che lega un’azienda leader nel proprio settore con l’ambito sociale, economico e culturale in cui si trova storicamente ad operare. Come Regione ci piace pensare che anche questo magazine, in virtù delle sinergie messe in campo con il portale regionale del turismo – www.turismo.intoscana.it – e con Toscana Promozione e Fondazione Sistema Toscana, possa configurarsi sempre più come un’antenna al servizio del territorio, un soggetto attivo di una strategia più articolata, in cui ogni singola realtà, con le proprie specificità, possa sentirsi liberamente parte di una visione turistica organica di crescita e di sviluppo. NATURART, quindi, come compagno di viaggio, in grado di supportarci, anche nel nostro lavoro di amministratori, nella valorizzazione delle molteplici anime di un territorio in cui si integrano armoniosamente, da secoli, cura per il paesaggio, rispetto per l’ambiente e amore per l’arte e la cultura.

Team work

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ature, art, landscape, culture. For some time now, thanks to the forward-looking “Giorgio Tesi Group”, the magazine NATURART has been a point of reference – and not only for Pistoia – for the enhancement and promotion of our region’s individuality and unique treasures. This invaluable publishing initiative began within a specific context, that of Pistoia’s plant nurseries. Nonetheless, issue after issue, it has been able to look further afar and describe a Tuscany where green is simply the color of a dedication to and a veneration of the beauty that makes our region one of the most recognized and respected international tourist brands. Indeed, NATURART – with its articles, stories, partnerships, great photographic assets, and rediscovery of places or routes often inaccessible to the general public that describe a destination and feed the public’s imagination – has contributed to forming, in cooperation with local institutions, an influential regional marketing tool. And even the project’s latest news regarding its web presence and use of new media are to be regarded with great interest in terms of the expressive and promotional potential that have been put into play and the deep affection that binds this industry leader to the social, economic, and cultural context in which it has historically operated. As a region, we like to think that this magazine, by virtue of the synergies brought into play with the tourism portal www.turismo.intoscana.it and with Toscana Promozione and Fondazione Sistema Toscana, can be of increasing service to the region as an active player in a more articulated strategy in which each individual situation, with its own characteristics, can be unreservedly part of an organic vision of the growth in and development of tourism. Therefore, as a fellow traveler, NATURART can help us, also in our administrative work, to develop the various strengths of a region where taking care of the landscape, respect for the environment, and love for art and culture have harmoniously intermingled for centuries.

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Villa Feroni a Bellavista

Incanto barocco Un tesoro da riscoprire, edificato alla fine del 1600

TESTO Claudia Becarelli

FOTO Nicolò Begliomini Lorenzo Marianeschi

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oco a Sud di Borgo a Buggiano, in località S. Maria in Selva, si erge la villa di Bellavista, che da un colle appena rilevato domina la pianura circostante con la sua mole turrita: anche al viaggiatore più distratto, appare subito un ‘fuoriscala’ nel tessuto più minuto di campi, case coloniche e moderne villette. E’ un edificio eccezionale, come eccezionale fu la storia di Francesco Feroni (16141696), fondatore della fortuna familiare: di umili origini, il Feroni si era arricchito col commercio di schiavi in Olanda e lì aveva reso servigi al Gran Principe Cosimo de’ Medici, il futuro Cosimo III, che, asceso al trono granducale, gli vendette la fattoria di “Buonavista” (1673) con tutti i poderi annessi, affacciati sulle gronde occidentali del Padule di Fucecchio.

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Non solo, il Granduca conferì al fedele suddito prestigiosi incarichi e nel 1681 - potere del denaro e il Feroni ne aveva tanto - il sospirato titolo di marchese ‘corredato’ addirittura di poteri feudali. Il figlio Fabio, che era stato avviato alla carriera militare, la sola che si addicesse a un aristocratico, nel 1683 prese moglie d’antico lignaggio: Costanza Lotteringhi della Stufa. Nel 1695 la famiglia Feroni

L’antico splendore del giardino in una stampa del ‘700

venne riconosciuta “nobile di vera nobiltà generosa” ed allora si concepì il progetto - affidato al fiorentino Antonio Maria Ferri - di edificare, accanto alla fattoria, una grandiosa villa, segno tangibile del raggiunto status sociale. Naturalmente, furono chiamati pittori di gran voga da Firenze, primo fra tutti Pier Dandini, ad affrescarne le volte, che nel salone centrale e nell’ala nord celebrano le virtù militari e cristiane di Fabio Feroni, nell’ala sud raffigurano vari soggetti mitologici, fra cui immancabili allegorie amorose. In questa zona,


infatti, il rinomato Giovan Battista Ciceri allestì l’alcova del marchese a stucchi bianchi e dorati e comunicante con la camera della marchesa. In queste stanze, come nel grande salone delle feste, le pareti si popolano illusoriamente di uccelli, vegetazione, squarci di paesaggio a deliziare la villeggiatura. Nel corso del Settecento l’infradiciamento dei poderi, i dispendiosi investimenti e una lunga causa contro gli stessi granduchi, a esso conseguenti, provocarono il declino economico dei Feroni, costretti, nel 1829, a vendere la villa e i poderi rimasti alla locale famiglia Buonaguidi. Ancora la villa fu acquistata dall’ex generale pontificio Ermanno Kanzler, che, conducendovi una vita sfarzosa, fu costretto a una nuova vendita, con dispersione degli arredi. La proprietà passò di mano altre volte sino a essere comprata, nel 1938, dal Ministero degli Interni, che l’affidò all’Opera Nazionale Vigili del Fuoco quale colonia elioterapica. Durante la guerra ridotta a ospedale militare, prima tedesco, poi americano, la villa ha subito un progressivo degrado, soprattutto da quando nel

1968 è stata abbandonata anche dall’Istituto per Orfani di Vigili del Fuoco insediatovisi negli anni ’50 e ’60. Depredata delle grandi tele sulle pareti del salone centrale (1969), nonostante lo sforzo compiuto negli ultimi decenni, il prestigioso immobile attende ancora un restauro integrale e un’adeguata valorizzazione. Una stampa settecentesca di Giuseppe Zocchi ci testimonia l’antico splendore del giardino col viale bordato di siepi ben squadrate, piedistalli con vasi e statue allegoriche (fra cui la Giustizia e l’Abbondanza), popolato di dame, cavalieri, villani. Percorrendolo oggi il confronto è impietoso, giacché le statue sono erose dagli agenti atmosferici, la vegetazione non è più così curata; fra l’altro alcuni residui cipressi, certo piantumati più tardi, secondo una moda otto-novecentesca, oscurano in parte la facciata della villa che si dispiega maestosa giunti nel parterre, dove ci allieta la vista una vasca d’acqua zampillante. A destra, riconosciamo la cappella, intatta, perfettamente restaurata e ancora consacrata, a sinistra la fattoria, rialzata di un piano.

Pagine di apertura: la villa e la cappella gentilizia, sullo sfondo Buggiano castello; a fianco: la stampa settecentesca dello Zocchi; in alto e pagina a fianco: il viale di accesso alla villa con statue allegoriche erose dal tempo e dall’incuria; sopra: un putto della fontana. Opening pages: the villa and noble chapel, in the background, Buggiano castle; to the side: 18th-century print by Zocchi; above and opposite page: the approach to the villa with allegorical statues eroded by time and neglect; above: a putto on the fountain. 13


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Villa Feroni at Bellavista

Baroque charm Rediscovering a Baroque treasure built in the late 1600s

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ust south of Borgo a Buggiano, in S. Maria in Selva, stands Villa Bellavista, whose turreted mass sits on a small rise, dominating the surrounding plain. To even the most inattentive passerby, the building immediately seems out of scale against the smaller fabric of fields, farms, and modern houses. It is an exceptional building, like the story of Francesco Feroni (1614-1696), the founder of his family’s fortune. Of humble origins, Feroni was enriched by the slave trade in the Netherlands and had rendered service there to Grand Prince Cosimo de’ Medici, the future Cosimo III. Upon ascending to the grand ducal throne, Cosimo sold Feroni the Buonavista farm, its holdings and outbuildings (1673), overlooking the western channels of the Fucecchio Marsh. In addition, the Grand Duke gave his loyal subject various prestigious posts and in 1681, through the power of money – with which he was well endowed – Feroni received the longeddesired title of marchese, “complete” with feudal powers. In 1683, his son Fabio, who had begun his military career – the only one suited to an aristocrat – took as his wife Costanza Lotteringhi della Stufa, from an ancient family. In 1695, the Feroni family was recognized as “noble for its truly generous nobility”. At that time, as a tangible sign of the social status attained, the plan was conceived to build next to the farm a magnificent villa and the project was entrusted to the Florentine Antonio Maria Ferri. Of course, the most fashionable artists were called from Florence, with Pier Dandini being first and fore-

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most. He frescoed the vaults in the main hall and the north wing with celebrations of Fabio Feroni’s military and Christian virtues, while those in the south depict various mythological subjects, including the inevitable allegories of love. In this area, in fact, the famous Giovan Battista Ciceri carried out the gilded and white stuccos of the marchese’s bedroom, which adjoined that of the marchesa. The walls in these rooms, like those in the great ballroom, are deceptively populated with birds, vegetation, and glimpses of the landscape enjoyed during their long stays in the country. During the eighteenth century, the ruin of the holdings, wasteful investments, and a long-

running lawsuit against the same grand dukes, incidental to it, caused the Feroni family’s economic fortunes to decline. In 1829, the villa and the farms were forced to be sold to the local Buonaguidi family. The villa was purchased by the former papal general Ermanno Kanzler, whose lavish living also forced him to sell, with the furniture being dispersed at that time. The property continued to change hands until it was be bought in 1938 by the Ministry of the Interior, which entrusted it to the Opera Nazionale Vigili del Fuoco (National Fire Brigade Institution) as a heliotherapy center. It became a military hospital during the war, first for the Germans and then for the Americans. The villa continued to gradually deteriorate, especially after 1968 when it was abandoned by the Istituto per Orfani di Vigili del Fuoco (Institute for Orphans of Firefighters), which had taken it over in the 1950s and 1960s. Robbed in 1969 of the large paintings on the walls of the central hall, this prestigious property, despite efforts over recent decades, is still awaiting complete restoration and appropriate development. An eighteenth-century print by Giuseppe Zocchi testifies to the garden’s former splendor. The avenue is lined with carefully-trimmed hedges, pedestals with vases and allegorical statues (including Justice and Abundance), and populated by ladies, riders, and peasants. Going through the garden today, the comparison is merciless: the statues have been eroded by the elements and the plants are no longer cared for. In addition, some leftover cypress trees and others planted later, according to a fashion in the nineteenth-twentieth centuries, partly obscure the villa’s facade that unfolds majestically on the parterre where we are cheered by the fountain with its sprays of water. To the right is the unspoiled chapel, perfectly restored and still consecrated. To the left is the grange, with an additional floor.


Nelle pagine precedenti: veduta aerea della villa e del parco; pagina a fianco: in alto, volto di statua in stucco dell’alcova e particolare a fresco di un putto, in basso il salone delle feste; Sopra: lo stemma dei Feroni bipartito con quello Lotteringhi della Stufa affrescato nel salone; il salone con ‘sfondato’ della volta raffigurante ‘Il trionfo della Fede’; a fianco: scena mitologica; sotto: interno della cappella e particolare degli angeli marmorei reggiciborio. On the preceding pages: aerial view of the villa and the park; opposite page, top: face of stucco statue in the alcove and detail of a putto; below, the ballroom. Above: the Feroni coat-of-arms bipartite with that of the Lotteringhi della Stufa in the frescoed salon; salon with trompe l’oeil on the vault depicting “The Triumph of Faith”. To the side: a mythological scene; below: interior of the chapel and detail of the ciborium-holder with marble angels.

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Custode di storia e tradizione Museo storico del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco TESTO Ilena Ieri

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ll’interno della villa di Bellavista possiamo oggi ammirare il Museo Storico del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Al piano terra della residenza, sono esposti numerosi oggetti come mezzi storici, divise e cimeli appartenuti ai Vigili del Fuoco, insieme a documenti, epistole e pagine di giornale che aiutano a ricostruire la storia del Corpo. Una storia profondamente connessa alla Villa di Bellavista, ancora oggi di proprietà dell’Opera Nazionale di Assistenza: acquistata nel 1940 dal Ministero degli Interni e adibita a “Casa di riposo e cura per i figli dei Vigili del Fuoco”, nel 1942 vide nelle sue stanze la nascita del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, fino ad allora costituiti da corpi volontari comunali. Dopo essere stata usata come ospedale militare tedesco e poi americano durante il secondo conflitto mondiale, fu adibita, dal 1950 al 1968, a “Collegio per i figli dei Vigili del Fuoco caduti in guerra”. Una storia che ancora oggi si respira non solo ammirando le teche del museo, ma, soprattutto, ascoltando le parole del suo custode, ancora intimamente legato a quello che fu il luogo della sua infanzia.

Keeper of history and tradition

Its history can be experienced still today, not just by admiring the museum’s displays, but, above all, by listening to the words of its caretaker, still intimately connected to what was the scene of his childhood.

National Firefighters Historical Museum

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he National Firefighters Historical Museum can now be admired at Villa Bellavista. The ground floor of the residence hosts exhibits of many objects, such as historical vehicles, uniforms, and Fire Department memorabilia, along with documents, letters, and newspaper pages that help to reconstruct the history of the corps. Its history is particularly connected to Villa Bellavista, still owned by the National Assistance Association. Acquired in 1940 by the Ministry of the Interior, it was used as a “rest home for the care of firefighters’ children”. In 1942, the National Fire Service was created in its premises, a service previously performed by local volunteer units. During World War II, it was used first as a German and then an American military hospital. From 1950 to 1968, it was a “boarding school for the children of firefighters who died in war.”

www.discoverpistoia.it Info Villa Bellavista / Museo Tel. +39 0572 32026 cappellinigian@alice.it www.vigilfuoco.it/sitiVVF/pistoia/ In alto: elicottero dei Vigili del Fuoco di fronte alla Villa; a fianco: interni del Museo storico del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco; sotto: antichi automezzi in esposizione e riviste. Above: helicopter of the Fire Brigade in front of the villa; opposite: Interior of the National Firefighters Historical Museum of the; below: antique vehicles on display and magazines.

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Luoghi di pellegrinaggio

Sulla Via Francigena La cittĂ tappa di sosta lungo la via che conduce a Roma fin dal 1144

TESTO Lorenzo Cipriani FOTO Nicolò Begliomini

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ono più di mille anni che lungo tutta la penisola corre una via transitata da pellegrini, mercanti e viandanti in genere; la sua vetustà fu attestata circa venti anni fa quando si volle festeggiare il millennio della Via Francigena, cioè la strada originata dalla Francia. L’occasione venne dalla memoria del percorso che poco prima del Mille fece l’arcivescovo di Canterbury, Sigerico, per recarsi dalla sua chiesa cattedrale a Roma, dove avrebbe ricevuto dal Pontefice Giovanni XV il “pallio”, cioè il paramento sacro simbolo della sua dignità vescovile. Sigerico varcò la Manica, percorse il territorio francese e si affacciò, passate le Alpi, sulla penisola italica. Dopo il soggiorno nella città santa, durante il viaggio di rientro, tenne conto di tutte le soste che faceva e la loro mappa è segnata in una pergamena ancora conservata nella British Library, dalla quale si possono notare tutte le sue mansiones: cioè le stazioni di sosta che costellarono il suo viaggio. Era un signore della sua epoca; quindi avrà viaggiato a cavallo e con adeguato seguito, tuttavia gli occorsero circa 80 soste per tornare a Canterbury. La Via Francigena fu considerata il principale asse verticale delle diverse regioni italiane; in Toscana – sempre tenendo conto degli appunti di Sigerico e dopo i centri laziali – esso arriva nella Maremma, tocca Siena, Monteriggioni, San Gimignano, San Miniato, Lucca, Altopascio. A quel punto la Via Francigena classica s’indirizzava verso la costa e toccava i piccoli centri di Campmaior (ora Camaiore), Aguglia (cioè anguilla, oggi Aulla), poi su per l’Appennino verso Pons Tremulus (perché il Magra era varcato su un ponte d’assi, ora Pontremoli) e si riconduceva al passo della Cisa per scendere nella pianura Padana. Il percorso era diventato molto conosciuto e popolare soprattutto perché serviva in modo specifico ai pellegrini: quelli dal nord andavano ad limina Sancti Petri, cioè a Roma; quelli dal sud si sarebbero recati ad altri importanti centri religiosi, primo fra 24

tutti quello di Compostella dove era conservato e venerato il corpo di Sant’Iacopo. Però una reliquia di questo santo apostolo fin dal 1144 era stata portata a Pistoia, per iniziativa del vescovo locale; e i pellegrini in transito, quando arrivavano ad Altopascio (che allora aveva il

Occorre inserire anche Pistoia tra i luoghi della Via Francigena nome di Acqua Nigra per le estese paludi che lo circondavano) trovavano opportuno deviare verso la vicinissima Pistoia per avere un primo incontro salvifico con il sacro frammento. Nel Medioevo si riteneva che la reliquia irradiasse

benefici; bastava esserle vicini per ottenere le indulgenze. È da quel periodo che Pistoia diventa più ricca e importante grazie alla rete di ostelli, ospizi, alberghi, xenodochi e cambiavalute di cui si era arricchita. Naturalmente dopo la sosta e l’incontro con la sacra reliquia, i viaggiatori dovevano riallacciarsi all’antico tracciato; e per non tornare indietro usavano una via che, non a caso, è stata indicata come diverticolo della Francigena. Fu infatti chiamata via Francesca della Sambuca perché, uscita da Pistoia, prendeva la via dei monti e, attraverso la valle della Limentra e quindi il paese di Sambuca, si riconduceva al tracciato appenninico. A più riprese la memoria storica della Francigena


è stata usata anche a fini turistici: vent’anni fa i paesi allineati lungo il percorso compilarono una mappa, organizzarono convegni, pubblicarono testi lungo quello che fu detto l’iter compostellanum. Ma di recente la Regione Toscana ha ripreso in mano l’argomento in chiave di una più moderna politica turistica, compilando e diffondendo una guida del Touring Club Italiano che fa appunto riferimento alla storia, arte e natura di questa strada indicandone “quindici tappe ricche di atmosfere”, non comprendendo però la città di Pistoia, che sembra rimasta ai margini di un processo di valorizzazione culturale e turistica che ha invece raccolto molti altri comuni allineati lungo il tracciato, riuniti nell’Associazione Italiana dei Comuni della Via Francigena, che poi ha assunto un ruolo più internazionale divenendo Associazione Europea delle Vie Francigene. A Pistoia gli antichi documenti attestano che fin dall’arrivo della reliquia un costante flusso di pellegrini ogni anno compiva il sacro viaggio. Il 2 di febbraio, festa della Candelora, i partenti con una candela accesa in mano (simbolo della loro fede) si riunivano davanti alla cattedrale: il ve-

scovo li benediva ed essi intraprendevano il lungo e pericoloso cammino. Uscivano dalla porta nord della città, che portava il nome della chiesa di Sant’Andrea dove avrebbero visto, scolpita sull’architrave maggiore, la cavalcata dei Magi. Cioè dei primi pellegrini della Cristianità. Come si capisce bene, nella storia di Pistoia la presenza di Sant’Iacopo e dei pellegrinaggi verso la sua tomba hanno avuto sempre un ruolo molto importante; ed infatti non solo il santo apostolo è divenuto patrono della città, ma fin dal Medioevo veniva indicato come “barone e messere di Pistoia”. Quindi Pistoia ha tutte le carte in regola per accedere e partecipare al sistema di promozione turistica della Via Francigena in Toscana.

Pagine d’apertura: in vista dell’antichissimo ospizio di Pratum Episcopi (oggi Spedaletto); In alto: la chiesa di San Bartolomeo a Spedaletto; in basso a sinistra: lungo la via Francesca della Sambuca, il tratto ricostruito fino a Pavana; In basso a destra: particolari di viaggio presso Spedaletto. Opening pages: view of the ancient hospice Pratum episcopi (today Spedaletto); Above: the church of San Bartolomeo in Spedaletto; Bottom left: along the Via Francesca della Sambuca, the rebuilt stretch as far as Pavana. Bottom right: traveling to Spedaletto. 25


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L’udito

un bene prezioso di cui spesso non teniamo conto

The hearing

a precious necessity we should reckon with

Places of Pilgrimage

On the Via Francigena Qualità della Vita - Quality of Life Il nostro udito è un bene preziosissimo. Noi ci affidiamo al nostro udito per un infinità di motivi senza rendersene conto. Perdendolo, viene meno il contatto con le persone vicine, con gli altri e con il mondo che ci circonda. Grazie all’udito percepiamo lo spazio intorno a noi, ci percepiamo autonomi e ci possiamo tenere lontano dai pericoli.

Prenditi cura di te, controlla il tuo udito! Our sense of hearing is a very precious necessity. We entrust ourselves to our hearing for infinitive reasons without even realize. If we loose this sense we also might miss the contact with all the people and the world around us. We perceive the space around thanks to the sense of hearing, we feel confident and we keep ourselves free from dangers.

Take care of yourself, check your hearing!

dal 1982 nel Centro Storico di Pistoia

via Panciatichi,16 - 51100 PISTOIA Tel. +39 0573 30319 - www.uditovivo.com

In 1144, the city became a stopover on the road to Rome when Bishop Atto brought a relic of Saint James to Pistoia

F

or more than a thousand years, a road transited by pilgrims, merchants, and travelers in general has run the length of the peninsula. Its antiquity was demonstrated about twenty years ago when the Via Francigena, the road originating in France, celebrated its millennium. The occasion was in remembrance of the route that was used, a little before the year 1000 A.D., by Archbishop Sigeric of Canterbury to travel from his cathedral to Rome. Once there, he received from Pope John XV his pallium, the sacred vestment symbolizing his episcopal authority. Sigeric crossed the English Channel, traveled through France, and, once past the Alps, looked onto the Italian peninsula. After his stay in the holy city, Sigeric recorded all the stops he made during his return, marking on a parchment map, still kept in the British Library, all the mansiones, in other words, the way stations that dotted his journey. Being a lord in his era, he would have traveled on horseback and with a suitable entourage. Nevertheless, about 80 stops were made on the return to Canterbury. The Via Francigena was considered the main vertical axis of various Italian regions. Bearing Sigeric’s notes always in mind, , once past the Latian centers, the road enters Tuscany in the Maremma and continues through Siena, Monteriggioni, San Gimignano, San Miniato, Lucca, and Altopascio. At that point, the classic Via Francigena heads towards the coast, arriving at the small towns of Campmaior, (now Camaiore), and Aguglia, (i.e., Anguilla, today Aulla), to then go up the Apennines towards Pons Tremulus (as the Magra River crossing was a plank bridge, now Pontremoli). It then led back to the Cisa Pass, descending into the Po Valley. The route had become very well known and popular mainly because it was used specifically for pilgrims. Those coming from the North went ad limina Sancri Petri, i.e., to Rome, while those coming from the south might go to other important religious centers, chiefly to Compostela where the body of Saint James was kept and venerated.


However, a relic of this holy apostle had been brought to Pistoia in 1144, on the initiative of the local bishop. As a result, when the pilgrims reached Altopascio (at that time known as Acqua Nigra because of the extensive marshes surrounding it), they found it convenient to make a detour to nearby Pistoia for a salvific encounter with the holy fragment. In the Middle Ages, it was believed that the relic radiated benefits, and being in its vicinity was enough to obtain indulgences. It was during this period that Pistoia became richer and more important due to the network of hostels, hospices,

inns, xenodochia, and moneychangers located in the city. Of course, after the stop and an encounter with the holy relic, travelers had to return again to the old track. To avoid retracing their steps, they used a road that, not surprisingly, was indicated as a byway of the Francigena. Indeed, it was called the Via Francesca della Sambuca because it left Pistoia, taking the mountain road and, passing through the Limentra valley and then the village of Sambuca, to lead back to the Apennine track. On several occasions, the historical memory of the Francigena has also been used for tourism purposes. Twenty years ago, the countries along its route drew up a map, organized conferences, and published texts along what was called the iter compostellanum. Recently, however, the Tuscan Region has taken the issue in hand, in terms of a more modern tourism policy, with the Italian Touring Club editing and distributing a guide that refers to the history, art, and nature along this road, and indicating “fifteen stopovers full of atmosphere”. However, the city of Pistoia was not included, apparently remaining at the margins of a process of cultural development and tourism that instead included many other towns along the route and formed the Italian Association of Municipalities of the Via Francigena. The latter then took on a more international role, becoming the European Association of Vie Francigene. Ancient documents in Pistoia show that, after the relic’s arrival, a steady stream of pilgrims faithfully undertook the sacred journey every year. On 2 February, Candlemas, the travelers, holding a lighted candle (symbol of their faith), gathered before the cathedral, where the bishop blessed them before they began the long and dangerous journey. Leaving from the city’s northern gate, which bore the name of the church of Sant’Andrea, they saw, carved on the main architrave, the cavalcade of the Magi, namely, Christianity’s first pilgrims. One can easily understand how the presence of Saint James and the pilgrimages to

his tomb always played a very important role in Pistoia’s history. In fact, not only did the holy apostle become the city’s patron saint, but, beginning in the Middle Ages, he was proclaimed the “barone e messere di Pistoia”. Consequently Pistoia has the necessary requirements to join and participate in the tourism promotion system for the Via Francigena in Tuscany.

www.discoverpistoia.it Pagina precedente: l’antico castello di Sambuca P.se, nobile proprietà della famiglia Vergiolesi. Pagina a fianco, in alto: partenza da Pistoia, la pieve di Sant’Andrea. A fianco: La porta Santa della cattedrale di Pistoia, il cui architrave recita “Tu che giungi impara che cosa dice la curia di Cristo / chiunque tu sia evita il male e fai il bene e vivrai nei secoli”. Sopra: Il reliquario di Sant’Iacopo conservato in cattedrale, capolavoro realizzato da Lorenzo Ghiberti e dalla sua bottega. Previous page: the ancient castle of Sambuca P.se, property of the noble family Vergiolesi. Opposite page, top: from Pistoia, the parish church of Sant’Andrea. Opposite: The holy door of Pistoia’s cathedral, whose lintel reads “Tu che giungi impara che cosa dice la curia di Cristo / chiunque tu sia evita il male e fai il bene e vivrai nei secoli” (“You who come to learn what the curia of Christ does / whoever you are, shun evil and do good and you will live forever”). Above: The reliquary of St. James kept in the cathedral, a masterpiece by Lorenzo Ghiberti and his workshop. 29


La Romea Strata Pistoia al centro delle vie di pellegrinaggio internazionali TESTO Nedo Ferrari

L www.maraborchi.com

Via Cavour, 45 - Pistoia - Mob. +39 335 6247499 - info@maraborchi.com

e tombe degli Apostoli ed il Santo Sepolcro hanno fatto di Gerusalemme e Roma (a partire dal III sec. d.C.) e di Santiago di Compostella (dal IX sec.) le tre grandi mete di riferimento della cristianità. Dai più lontani paesi i pellegrini si mettevano in cammino utilizzando tratti delle rete consolare romana, strade longobarde, vie imperiali altomedievali e percorsi marittim e usufruendo, a distanza di una giornata di cammino, di hospitales, monasteria, pievi o semplici locande, dove trovavano alloggio e assistenza spesso gratuita. La Toscana era uno snodo essenziale sulle tre grandi direttrici, non solo per Gerusalemme e Roma, ma anche per Compostella perché i pellegrini del nord e dell’est europeo spesso preferivano scendere a latitudini più basse e proseguire il cammino attraverso l’Italia e la Francia meridionale. Ripercorrendo questa direttrice viaria l’Ufficio Pellegrinaggi della Diocesi di Vicenza, avvalendosi per questo grande progetto del contributo di associazioni e studiosi delle regioni attraversate, ha organizzato un grande sistema di antiche vie di pellegrinaggio internazionali


The Romea Strata Pistoia at the center of international pilgrimage routes

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che, sotto la denominazione di Romea Strata, provenendo dalla Germania, dalla Polonia e dai paesi balcanici, attraversando la Repubblica Ceca , l’Austria, l’Ungheria e la Slovenia, percorrono il Triveneto, l’Emilia e convergono verso la via Francigena in Toscana per proseguire verso Roma e Santiago. Il tratto toscano proviene dall’Abbazia di Nonantola presso Modena e, ripercorrendo il tracciato di probabile origine romana Mutina – Pistorium riaperto nell’ VIII sec. dal longobardo S.Anselmo, seguendo l’ipotesi di percorso dello storico pistoiese Natale Rauty, attraversa l’appennino a monte dell’Ospitale di Fanano per attraversare il Reno a Le Panche, lambire i ruderi del castello di Batoni, scendere alla pieve di Saturnana per poi immettersi lungo il corso dell’Ombrone fino a S.Giorgio e raggiungere Pistoia prima di immettersi sulla Francigena a Fucecchio. La Romea Strata riconosce alla nostra città un ruolo di tappa di primaria importanza, sia sul cammino verso Roma che verso Santiago, come “città jacopea” seconda nel mondo solo a Compostella. Il primo pellegrino, partito a settembre da Czestochowa, arriverà a Roma l’8 dicembre e inaugurerà il percorso in occasione dell’apertura del Giubileo Straordinario.

he tombs of the Apostles and the Holy Sepulcher have made Jerusalem, Rome (since the 3rd century A.D.), and Santiago de Compostela (since the 9th century) the three most important destinations in Christianity. Pilgrims journeyed from the most faraway countries, along stretches of the Roman consular network, Longobard roads, early medieval imperial ways, and sea routes. After a day of walking, they would make use of hospitales, monasteria, parish churches, or simple inns, where they often found free accommodation and assistance. Tuscany was an important intersection of the three major routes to not only Jerusalem and Rome, but also Compostela as pilgrims from northern and eastern Europe often preferred to descend to lower latitudes and continue their journey through Italy and southern France. Drawing on the contributions of associations and of scholars of the regions crossed, the Pilgrimages Office of the Diocese of Vicenza has retraced this route and organized a large system of ancient international pilgrimage ways under the name of Strata Romea. Starting in Germany, Poland, and the Balkans, passing through the Czech Republic, Austria, Hungary, and Slovenia, they go through the Triveneto (Friuli-Venezia Giulia) and Emilia and converge towards the Via Francigena in Tuscany, going on towards Rome and Santiago. The Tuscan section starts at the Nonantola Abbey, near Modena, and retraces the probably Roman Mutina-Pistorium, a route reopened in the 8th century by the Longobard Saint Anselm. Following the course conjectured by Pistoian historian Natale Rauty, it goes across the Apennines above Ospitale Fanano, crosses the Reno at Le Panche, sweeps past the ruins of Batoni Castle, descends at the parish church of Saturnana to then follow the Ombrone as far as S. Giorgio and reach Pistoia before joining the Via Francigena at Fucecchio. The Romea Strata recognizes our city’s primary role as a stopover on the way to both Rome and Santiago, and as the second most important “Jacobean city” in the world after Compostela. The first pilgrim left Czestochowa in September and will arrive in Rome on December 8, inaugurating the route for the opening of the Extraordinary Jubilee.

www.discoverpistoia.it In alto: I suggestivi paesaggi che si incontrano durante il cammino; a sinistra: S. Jacopo, particolare dell’altare argenteo (Cattedrale di Pistoia). Top: the evocative landscapes encountered during the walk; to the left: detail of St. James on the silver altar. 31


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La Madonna della Pergola

La città in un’opera Unico dipinto certo di Bernardino Detti, è databile intorno al 1523 TESTO Martina Meloni

FOTO Nicolò Begliomini 33


Q

uante volte ci siamo trovati a passeggiare per le sale di un museo ammirandone le opere e domandandoci quale fosse la storia di ciascuno di quei personaggi o il significato degli animali e degli oggetti rappresentati? Talvolta, osservando un quadro, se ne apprezzano immediatamente il soggetto, i colori, la maestria dell’autore, ma non sempre si riesce a comprendere pienamente il significato di tutte le sue parti. C’è un’opera, conservata nel Museo Civico di Pistoia, la cui lettura, a prima vista, può risultare assai complessa, ma nonostante questo è impossibile non esserne catturati, tentando di indagarne anche il più piccolo particolare. Ogni pistoiese che incrocia lo sguardo con quello della possente figura a destra della grande tavola, ci trova un po’ della storia della sua infanzia e della sua città: ci sono i nostri Santi, le erbe che siamo soliti trovare nei campi durante le passeggiate domenicali, i giocattoli che nei secoli hanno rallegrato tanti bambini e moltissimi oggetti che fanno parte della nostra tradizione. L’opera, denominata Madonna della Pergola, è una pala d’altare rappresentante una Sacra Conversazione, proveniente dall’oratorio dell’ospedale di San Jacopo alla Pergola, nella prima periferia della città. Unica opera certa di Bernardino Detti, è databile intorno al 1523 e riporta il nome dell’autore nel cartiglio sorretto da uno dei personaggi, sul quale è chiaramente visibile l’iscrizione B.D.P. (Bernardino Detti Pinxit). La rappresentazione si articola su tre livelli e la lettura procede dal basso verso l’alto. Il primo livello è occupato dalla Madonna in umiltà con il Bambino tra le braccia, icona assai cara alla tradizione pistoiese, accanto a loro San Giovannino, nell’atto di offrire doni al cugino. In secondo piano dominano maestose le figure dei due Santi forse più cari alla tradizione pistoiese: San Iacopo in veste di pellegrino e San Bartolomeo; tra loro una fanciullina dal volto livido e le vesti scure, una figura di difficile identificazione, certamente persona cara alla committenza, che a lei ha voluto dedicare l’opera o per la guarigione in seguito ad una malattia o, più probabilmente, in ricordo della sua prematura scomparsa.

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Spostando lo sguardo appena più in basso ecco la conferma di quanto ipotizzato: tra le braccia della giovane un cesto di frutta avvizzita e con le foglie appassite, l’immagine simboleggia la caducità della vita e la fragilità delle cose terrene, come anche il cardellino, che nell’iconografia sacra rappresenta la Passione di Cristo, o la presenza di una mosca sul braccio di Gesù bambino, ancora una volta simbolo di caducità. La narrazione si conclude sullo sfondo con il Giudizio di Salomone, a riecheggiare l’inevitabile Giudizio Universale.

Protagonisti della tela anche l’infanzia e i suoi giochi Accanto alla complessa allegoria della morte e della caducità è centrale il tema dell’infanzia e del gioco. L’imponente figura di San Bartolomeo, che sul lato sinistro dell’opera impugna il coltello simbolo del suo martirio, richiama, nella tradizione pistoiese, il mondo dell’infanzia. L’inserimento della figura nella composizione è molto significativo per la storia della città, che lo elegge protettore dei bambini, seppure le fonti non gli attribuiscano mai tale “ambito” di protezione. Interessante dunque il rapporto di Pistoia con San Bartolomeo, adottato dalla città come “Santo locale”, un po’ come San Iacopo che, in veste di pellegrino con bordone e galero, viene mutuato dalla tradizione spagnola ed eletto addirittura patrono della città. A Bernardino Detti dobbiamo anche la certosina cronaca della quotidianità infantile del 1500: l’opera è ricchissima di particolari e oggetti che ricordano le usanze e le abitudini dell’epoca, come le fasce dei bambini abbandonate sul pavimento o il mucchietto di ciondoli donati da San Giovannino a Gesù, amuleti che, come ancora oggi accade, venivano regalati ai bambini appena nati per allontanare da loro le influenze negative. Anche i giocattoli rivestono un aspetto interessante nella composizione: i sonagli costruiti con materiali di fortuna abbandonati sul pavimento, la bambola

della bimba in secondo piano, il carrettino trainato dal ragazzino all’estremità sinistra, di cui si intravede soltanto il manico e lo stesso cardellino, che, secondo questa chiave di lettura, non ha un significato religioso, bensì ludico. Nell’antichità i bambini erano infatti soliti legare sottili fili alle zampette degli uccelli per farli volare intorno. Da notare è anche la presenza di erbe, fiori e frutti nella composizione, tutti con un preciso significato simbolico. Tra i fiori troviamo la rosa canina, nel cesto e sul pavimento, con i suoi cinque petali, simbolo delle cinque ferite del corpo di Cristo, la rosa centifoglie in mano a San Giovannino, simbolo della purezza della Vergine perché senza spine, il garofano, simbolo dei chiodi della Croce. Anche la frutta nasconde un’infinità di significati: l’uva, rappresenta l’eucarestia, la foglia di peronospora malata è simbolo della morte che colpisce ogni essere vivente, la pesca simboleggia la salvezza, il fico l’albero di Giuda. Gli erbari antichi ci aiutano invece a comprendere il significato dei molti tipi di erbe: salvia e rosmarino ai piedi di san Giovannino, erbe aromatiche propiziatrici di lunga vita, ruta e iperico curative e utilizzate contro i malefici. Un filo narrativo unico e sottile unisce dunque tutti gli elementi di questa straordinaria opera d’arte, che rappresenta un universo unico da indagare con diverse chiavi di lettura nelle sue singole parti, che trovano compimento nella complessità del dipinto.

Pagine di apertura: particolare di Madonna col bambino e San Giovannino in atto di porgere doni al cugino; in alto e a sinistra: particolare del giudizio di Salomone e bambini che giocano; a destra: Madonna della Pergola, tempera grassa su tavola, Bernardino Detti, 1523. Opening pages: detail of Madonna and Child with the young Saint John the Baptist offering gifts to his cousin; above and to the left: detail of the judgment of Solomon and children playing; to the right: Madonna della Pergola, fat tempera on a wooden panel, Bernardino Detti, 1523.


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Madonna of the Pergola

The city in a painting Only certain work of Bernardino Detti, is datable around the 1523

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ow many times have we found ourselves wandering the halls of a museum admiring the works and wondering what the story of each of those characters was or the meaning of the animals and objects represented? Sometimes, looking at a picture, the subject, the colors, the artist’s skill are immediately appreciated but it is not always possible to fully understand the meaning of all its parts. There is a work, in the Pistoia’s Civic Museum, whose interpretation reading can, at first sight, be quite complex. Yet despite this, it is impossible not to be caught up in it, in an attempt to study even the smallest detail. Every Pistoian whose gaze crosses that of the mighty figure on the right of the large canvas, finds there a bit of the story of his childhood and of his city. There are our saints, the herbs that we usually find in the fields during Sunday walks, the toys that over the centuries have delighted so many children, and the many objects that are part of our tradition. Known as Madonna of the Pergola, the work is an altarpiece depicting the Holy Conversation. It came from the oratory of the hospital of San Jacopo alla Pergola, on the outskirts of the city. The only certain work by Bernardino Detti, it is datable to around 1523 and shows the author’s name in a scroll supported by one of the figures, on which the inscription B.D.P. (Bernardino Detti Pinxit) is clearly visible. The depiction unfolds on three levels, reading from the bottom upwards. The first level is occupied by the Madonna in humility with the child in her arms, an icon very dear to the Pistoian tradition. Beside them is the young Saint John, as he offers gifts to his cousin. The second level is dominated by the majestic figures of the two saints perhaps most beloved in the Pistoian tradition: Saint James as a pilgrim and Saint Bartholomew. Between them is a little girl in dark robes and with a bruised face. The figure is difficult to identify, though certainly someone dear to the clients, who wanted to dedicate the work to her, to her recovery from an illness or, more likely, in memory of her untimely death. Moving our eyes downward, this hypothesis is confirmed by the girl holding in her arms a basket with spoiled fruit and wilted leaves, an image that symbolizes the transience of life and the fragility of wordly things. So do the goldfinch, representing the Passion of Christ in sacred iconography, and the fly on the arm by the baby Jesus, again a symbol of transience. The narrative ends with the Judgment of Solomon in the background, echoing the inevitable Final Judgment. Next to the complex allegory of death and transience is the central theme of childhood and play. On the left side of the work is the imposing figure of Saint Bartholomew; he holds a knife, the symbol of his martyrdom, that recalls, in the Pistoian tradition, the world of childhood. The

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inclusion of this figure in the composition is very significant for the city’s history, which elected him protector of children, although sources have never attributed to him this “line” of protection. Consequently, Pistoia’s relation to Saint Bartholomew is interesting as the city had adopted him as their “local saint”, a bit like Saint James who, as a pilgrim with staff and scarlet hat, is borrowed from the Spanish tradition and was also designated the city’s patron saint. We also owe to Bernardino Detti a painstaking chronicle of the everyday life of children in 1500. The work is full of details and objects that recall the customs and habits of the time, like the swaddling-clothes abandoned on the floor or the various pendants donated by Saint John to

Jesus, amulets that, like still today, were given to newborns to ward negative influences away from them. Even the toys take on an interesting aspect in the composition: the makeshift rattles left on the floor, the doll of the girl in the background, the barrow pulled by the boy on the left of which only the handle can be seen, and the goldfinch that, according to this interpretation, has a playful, rather than a religious significance. In fact, in olden times, children used to tie thin wires to a bird’s legs to make it fly around them. Also to be noted in the composition is the presence of herbs, flowers, and fruits, each with a specific symbolic meaning. The flowers include the dog rose, in the basket and on the floor; its five petals symbolize the five wounds on Christ’s body. The pink milfoil in the young Saint John’s hands is a symbol of the Virgin’s purity because it has no thorns. The carnation symbolizes the nails of the Cross. Even the fruit hides myriad meanings. The grapes represent the Eucharist. The disease-blighted leaf is a symbol of death that affects every living being. The peach symbolizes salvation, while the fig tree signifies Judah. Ancient herbals instead help us to understand the meaning of the many types of herbs: the sage and rosemary at the feet of Saint John, herbs are favorable to a long life, while rue and hypericum are curatives and used against evil. A unique and subtle narrative thread thus unites all the elements of this extraordinary work of art, which represents a unique universe to be investigated with various interpretations of its individual parts, finding fulfillment in the painting’s complexity.

In alto: particolare del Volto di San Jacopo in veste di pellegrino; a sinistra: particolare di giocattoli e fiori recisi sparsi sul pavimento; a lato: particolare di volto della fanciulla al centro dell’opera. Above: Detail of the face of St. James dressed as a pilgrim; left: detail of toys and cut flowers scattered on the floor; to the side: detail of the girl’s face in the center of the work.

www.discoverpistoia.it

Museo Civico di Pistoia Civic Museum of Pistoia Il Museo Civico si trova in Palazzo Comunale (Piazza del Duomo, 1). Orario di apertura: dal giovedì alla domenica dalle ore 10 alle 18; festivi dalle ore 10 alle 18. The Civic Museum is located in the Town Hall (Piazza del Duomo, 1). Opening hours: Thursday through Sunday from 10 am to 6 p.m.; Holidays from 10 a.m. to 6 p.m. INFO: Tel. +39 0573-371296 www.comune.pistoia.it/museocivico 37


Eventi in Toscana - Tuscany Events

Da settembre/From september

In viaggio sul Treno Natura alla scoperta dei borghi delle Terre di Siena Dal 24 settembre 2015 al 24 gennaio 2016

Bellezza Divina tra Van Gogh, Chagall e Fontana a Palazzo Strozzi

Divine Beauty from Van Gogh to Chagall and Fontana at Palazzo Strozzi

Dal 24 settembre 2015 al 24 gennaio 2016 Palazzo Strozzi a Firenze ospita Bellezza divina tra Van Gogh, Chagall e Fontana, un’eccezionale mostra con oltre cento opere di celebri artisti italiani, tra cui Domenico Morelli, Gaetano Previati, Felice Casorati, Gino Severini, Renato Guttuso, Lucio Fontana, Emilio Vedova, e internazionali come Vincent van Gogh, Jean-François Millet, Edvard Munch, Pablo Picasso, Max Ernst, Stanley Spencer, Georges Rouault, Henri Matisse. La mostra ha l’obiettivo di analizzare e contestualizzare un secolo di arte sacra moderna, sottolineando attualizzazioni, tendenze diverse e talvolta conflitti nel rapporto fra arte e sentimento del sacro.

From September 24, 2015 until January 24, 2016, Florence’s Palazzo Strozzi will host Divine Beauty from Van Gogh to Chagall and Fontana, an exceptional exhibition featuring more than one hundred works by celebrated Italian artists, including Domenico Morelli, Gaetano Previati, Felice Casorati, Gino Severini, Renato Guttuso, Lucio Fontana and Emilio Vedova, along with international names like Vincent van Gogh, Jean-François Millet, Edvard Munch, Pablo Picasso, Max Ernst, Stanley Spencer, Georges Rouault and Henri Matisse. The show aims to analyze and contextualize a century of sacred modern art, emphasizing the updates, diverse trends and occasional tension found in art’s relationship with the sacred.

www.palazzostrozzi.org

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Da settembre torna nelle Terre di Siena l’appuntamento con il Treno Natura, l’antico convoglio a vapore per viaggiare lentamente tra le colline e i borghi delle Crete e della Val d’Orcia, alla scoperta degli eventi enogastronomici dedicati ai prodotti tipici del territorio. Si parte domenica 27 settembre da Siena, attraverso i vigneti del Brunello di Montalcino per arrivare nel borgo medievale di Buonconvento. Domenica 11 ottobre tappa a Vivo D’Orcia per assaggiare le specialità della sagra del fungo porcino, mentre il 18 ottobre si torna sull’Amiata per la Festa d’autunno nello splendido borgo di Abbadia San Salvatore. Domenica 25 ottobre il Treno Natura arriva ad Asciano dove i viaggiatori potranno partecipare al Mercatino d’Autunno, che vedrà protagonisti i prodotti di stagione del bosco: castagne e funghi. Da non perdere le due date a San Giovanni d’Asso l’8 e il 15 novembre per la rinomata Mostra mercato del Tartufo bianco. Partenza da Grosseto anche domenica 6 dicembre: la destinazione del convoglio a vapore sarà Siena, dove si potrà partecipare al Mercato nel Campo. Infine martedì 8 dicembre il Treno Natura partirà da Chiusi con Fermata ad Asciano alla volta di San Quirico d’Orcia, per la tradizionale Festa dell’Olio.


From September, the Nature Train will return to the Terre di Siena: it’s an old-fashioned steam train that takes you through the hills and villages of the Crete Senesi and the Val D’Orcia, stopping off at food and wine events focused on traditional regional specialties. The fun begins on Sunday, September 27, when the train leaves from Siena, crossing the Brunello di Montalcino vineyards to eventually arrive in the medieval town of Buonconvento. On Sunday, October 11, the train stops in Vivo D’Orcia, where you can sample specialties at the Porcini Mushroom Festival. On Sunday, October 18, the train heads back toward Amiata for the Autumn Festival in the beautiful village of Abbadia San Salvatore. On Sunday, October 25, the Nature Train will arrive in Asciano, where travelers can visit the Autumn Marketplace, picking up seasonal, locally grown specialties like chestnuts and mushrooms. Don’t miss the two stops in San Giovanni d’Asso on November 8 (leaving from Siena) and 15 (from Grosseto): this time, travelers will head to the White Truffle Festival and Marketplace. The train will depart from Grosseto on Sunday, December 6, too: this time, though, the steam train’s destination will be Siena, where you can take part in the Mercato nel Campo. Finally, on Tuesday, December 8, the Nature Train will depart from Chiusi with a stop in Asciano on the way to San Quirico d’Orcia, where you can enjoy the traditional Oil Festival.

www.terresiena.it/trenonatura

Dal 14 novembre al 6 dicembre

45° edizione della Mostra Mercato del tartufo bianco di San Miniato

45th edition of the White Truffle Festival and Marketplace in San Miniato

Dal 14 novembre al 6 dicembre torna l’appuntamento imperdibile con una delle eccellenze enogastronomiche della Toscana. Stiamo parlando del tartufo bianco di San Miniato. Nel corso degli anni la sagra si è ampliata sempre più, raggiungendo un livello internazionale. Oggi nel 45° anniversario di questa incantevole festa, San Miniato ha saputo conservare la ricchezza delle tradizioni popolari che ancora fanno vivere al turista emozioni d’altri tempi: viene premiato il tartufo più grosso e il tartufaio più anziano, i commercianti espongono i loro prodotti, le associazioni si occupano di “ristorare i viandanti” con vecchie ricette, gli agriturismi offrono alloggi confortevoli in vecchie case coloniche. Il visitatore vive un’esperienza unica immerso nella vita e nella cultura del territorio toscano a 360 gradi.

From November 14 until December 6, one of the most celebrated food festivals for one of the region’s most delectable specialties returns. We’re talking about San Miniato white truffles, of course. Over the years, this festival has expanded more and more, reaching an impressive level of international regard. Now, as the festival celebrates 45 years, San Miniato still maintains vibrant local folk traditions that transport tourists back to olden times. Prizes will be given out for the biggest and oldest truffles; merchants will showcase their products; local associations “feed the hungry wayfarers” with their old-fashioned recipes; and agritourism structures offer comfortable accommodation in old farmhouses. Visitors will enjoy a unique and complete 360-degree experience, fully immersed in Tuscan life and culture.

Eventi in Toscana - Tuscany Events

Traveling on the Nature Train, exploring the towns of the Terre di Siena

www.sanminiatopromozione.it

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Montagna Pistoiese

Dove le stelle Il basso inquinamento luminoso permette di vedere la straordinaria volta celeste

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brillano di pi첫 TESTO Gruppo Astrofili Montagna Pistoiese

FOTO Gian Luca Gavazzi

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’Astrofilo appassionato, colui che ama veramente il cielo, si trova spesso e volentieri con il naso alzato verso la volta

celeste. Un grande Astronomo, tanto bravo quanto modesto, amava iniziare le sue conversazioni divulgative di Astronomia ponendo ai presenti, soprattutto giovani, questa domanda: “Se all’improvviso, per cause sconosciute, vi trovaste su un treno che viaggia senza sapere, né voi né gli atri passeggeri, dove va e da dove viene, cosa fareste per prima cosa?”. Spesso l‘assemblea rimaneva muta o rispondeva in modo sbagliato. Solo qualcuno, ogni tanto, azzeccava un “mi affaccerei al finestrino”, che era poi la risposta giusta. Ed allora il bravo professore continuava dicendo: “Ecco, il Cielo, per noi abitanti della Terra, è come quel finestrino e la Terra è quel treno che viaggia. Ci siamo capitati sopra senza sapere il perché e il percome, non sappiamo da dove veniamo né dove andiamo. L’unico modo per tentare di saperne di più è osservare intorno a noi lungo il percorso del nostro treno; affacciarsi dunque a quel finestrino che è il Cielo e fare quindi dell’Astronomia”. Oggi è importante stimolare, specie i ragazzi e i giovani, a guardare il Cielo, a volgere il naso in su, ad affacciarsi a quel finestrino sia per capire meglio cos’è quest’Universo in cui la Terra, con l’uomo, si muove ad una velocità fantastica (30 Km al secondo), sia per capirsi e conoscersi di più. 42

E quale miglior luogo della nostra Montagna per guardare il cielo, dove il buio ancora domina la notte e il firmamento riluce solo della debole luce delle stelle e dove ancora è possibile vedere quella immensa striscia nebulosa che attraversa il cielo: la via lattea, la nostra casa in un universo senza fine posta tra mille e mille altre case simili?

Guardare il Cielo per capire la Terra Per quanti misteri del cosmo la scienza abbia svelato, rimangono ancora infiniti segreti da indagare e forse affacciarsi al finestrino del nostro treno può, seppur in qualche minima misura, contribuire a capire il nostro viaggio terreno e la nostra ultima meta. Oggi, purtroppo, l’uomo guarda raramente il Cielo, abbagliato dalle troppe luci che ha acceso (spesso inutilmente) e preso com’è dalle beghe e dagli egoismi della vita convulsa e frenetica di ogni giorno. Sicuramente, se volgesse di più il naso in su osservando ciò che di così immenso e meraviglioso sta sopra la sua testa, le cose andrebbero meglio, molto meglio, perché capirebbe che gran parte di ciò che si affanna a fare è di una meschinità e piccolezza infinite.

Pagine di apertura: il Parco delle Stelle a Pian de’ Termini, con l’opera di Silvio Viola “Via Lattea” e la galassia sullo sfondo; in alto: accampamento creativo in località Buca delle Luna, all’interno dell’Oasi Dynamo; a destra: suggestiva vista notturna della Croce Arcana, sul crinale appenninico. Opening pages: Park of the Stars in Pian de’ Termini, with Silvio Viola’s work “Milky Way” and the night sky in the background. Top: creative camp in Buca delle Luna, inside the Dynamo Oasis. Right: enchanting night view of Croce Arcana, on the Apennine ridge.


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Pistoia mountains

Where the Stars Shine Brighter The low light-pollution conditions allow seeing an extraordinary sky

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n enthusiastic amateur astronomer, one who truly loves the sky, often has his nose pointed skywards. A great astronomer, both accomplished and modest, loved to begin his popular talks on astronomy by asking those present, especially the young people, this question: “If, for some unknown reason, you suddenly found yourself on a train traveling where neither you or the other passengers knew where it was going or where it had come from, what would you do first? “. Often the crowd remained silent or would answer incorrectly. Every now and then, one person would hazard with an “I’d look out the window”, which was the right answer. And then the good professor would go on to say: “So, for those of us who live on Earth, the sky is like that window and the Earth is the moving train. We stumbled on it without knowing the whys or the wherefores; we do not know where we came from or where we are going. The only way to try to find out more is to look around us as our train continues on its way. In other words, looking out of that window is like looking at the sky, and thus being an astronomer”. Today it is especially important to encourage children and young people to look at the sky, to turn their noses skyward, to look out that window both to better understand what is this universe in which the earth, with man, is moving at a fantastic speed (30 km/second), as well as to appreciate and learn more about it. There is no better place than our mountains to look at the sky, where darkness still dominates the night and the firmament shines only in the faint light of the stars, and where it is still possible to see the immense nebulous strip crossing the sky that is the Milky Way, our home in a


universe without end, set amidst thousands and thousands of other, similar homes. For the many mysteries of the universe that have been revealed by science, there are still countless other secrets to investigate. Perhaps looking out the window of our train will, in some small way, help us to understand our earthly journey and our ultimate destination. Today, unfortunately, people rarely look at the sky, tricked by the often excessive illumination and wrapped up in the daily wrangling and egoism of a hectic and frenetic life. Surely, if more people would turn their noses upward, observing the immensity and wonderful stretching above their heads, things would be better, much better, because they would understand that much of what they worry about is largely petty and trivial.

www.discoverpistoia.it Pagine precedenti: il Monte Spigolino a Cutigliano durante il tramonto; nel cielo è ben visibile Venere, il pianeta più luminoso. In basso a sinistra: il borgo di Piteglio illuminato. In alto a destra: Nei pressi dell’Osservatorio Astronomico si può ammirare lo spettacolo della natura, come la stella cadente che si intravede in cielo. Previous pages: Monte Spigolino in Cutigliano at sunset; Venus, the brightest planet, is clearly visible in the sky. Bottom left: the village of Piteglio, illuminated. Top right: Near the Astronomical Observatory, where nature puts on a show with a shooting star visible in the sky.

Cos’è GAMP

What GAMP is

l Gruppo Astrofili Montagna Pistoiese è un’associazione culturale-scientifica di appassionati di Astronomia costituitasi intorno al 1980 per iniziativa di alcuni astrofili di San Marcello. Costituitosi all’inizio del tutto informalmente, nel 1997 si è dato uno statuto con validità legale. Ha promosso e gestisce fin dalla sua inaugurazione, avvenuta nel 1990, l’Osservatorio Astronomico della Montagna Pistoiese. Svolge attività di divulgazione e didattica presso l’Osservatorio Astronomico della Montagna Pistoiese. Ormai sono oltre 4000 le presenze di visitatori ogni anno. Il Gruppo, inoltre, svolge ormai da molti anni anche una importante attività di ricerca: in particolare essa si rivolge allo studio dei corpi minori del sistema solare come asteroidi e comete. Nel 1995, data di inizio dell’attività, ha ottenuto dal Minor Planet Center (MPC), il cui centro è presso Smithsonian Astrophysical Observatory (SAO) con sede a Cambridge, negli Stati Uniti, il codice osservatorio 104 – San Marcello. I risultati ottenuti in questo campo riguardano principalmente la scoperta di asteroidi della fascia principale. La notte del il 28 agosto 1994 dall’Osservatorio è stato scoperto, primo in Italia, un asteroide di tipo NEO – Near Earth Object – cioè con un’orbita che interseca quella terreste. Ad oggi sono più di 400 i pianetini scoperti e classificati.

he Gruppo Astrofili Montagna Pistoiese (Pistoia Mountains Amateur Astronomers Group) is a cultural-scientific association of astronomy enthusiasts that was established around 1980 by some amateurs from San Marcello. This initially informal group was incorporated in 1997. It has promoted and managed the Pistoia Mountains Astronomical Observatory the observatory since it opened in 1990. It conducts outreach and educational activities at the Pistoia Mountains Astronomical Observatory, with over 4000 visitors each year. For many years, the group has also carried out important research activities. Specifically, it has addressed the study of small solar-system bodies, like asteroids and comets. In 1995, the date its activity began, the observatory received “Observatory Code 104 - San Marcello” from the Minor Planet Center (MPC), a part of the Smithsonian Astrophysical Observatory (SAO) based in Cambridge, in the United States. The results in this field have mainly been the discovery of asteroids in the main belt. On the night of 28 August 1994, this Italian observatory was the first to discover a type of NEO (Near Earth Object) asteroid – namely, one whose orbit intersects the earth’s. To date, more than 400 minor planets have been discovered and classified.

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L’apertura al pubblico avviene nei giorni di Venerdì e Sabato sera (ore 21) (d’estate anche il Lunedì sera) di ogni settimana. Inoltre per le scolaresche (ma anche gli interessati) il Martedì e il Giovedì mattina per l’osservazione del Sole. It is open to the public each week on Fridays during the day and Saturdays at night (11 pm). (In summer, it is also on Monday evenings). In addition to school groups (and anyone else who is interested), it is open on Tuesday and Thursday mornings for sun-watching. Tel. +39 0573-621289

www.gamp-pt.net 47


Lo Zoo 2.0 E’ sempre più importante per qualsiasi azienda o attività comunicare attraverso il web, tanto è vero che il web 2.0 con Facebook, Google +, Twitter, Instagram (e chi più ne ha più ne usi) è ormai una specifica branca della scienza della comunicazione, un linguaggio con gergo e ideogrammi coniati appositamente, uno strumento usato, a volte abusato, indispensabile e non trascurabile. Ancor di più lo è per un parco come il nostro che ogni giorno ha notizie, immagini ed emozioni da condividere con chiunque voglia restare connesso con le storie dello zoo e dei suoi animali, ma anche essere informato sulle ultime notizie che provengono dal mondo in “materia” di natura. Negli ultimi anni sono nati così la pagina Facebook, il canale YouTube, poi Instagram, Twitter e Google+ e negli ultimi mesi, con il nuovo sito dello zoo (zoodipistoia.it) anche il blog. Grazie alle app degli smartphone i nostri fan ci seguono da ogni luogo: da casa, dall’ufficio nei momenti di pausa, mentre sono in fila al semaforo o alla cassa del supermercato. In ogni momento riceviamo commenti e like, domande e condivisioni dei contenuti: un gruppo sempre più nutrito di persone vive il parco da fuori o lo raggiunge per la prima volta proprio grazie all’emozione di un’immagine, alla gioia della notizia di una nascita o alla scoperta di un contenuto che aggiunge conoscenza al proprio percorso formativo. 48

Il web 2.0 è diventato lo strumento per coinvolgere sempre più persone nella mission dello zoo a tutela della natura: i post fanno da fermo immagine ai momenti della giornata allo zoo, annunciano eventi, raccolgono le ultime news provenienti dalla rete di istituzioni e associazioni che si occupano di conservazione. Nello stesso tempo gran spazio è dato al divertimento, alle attività quotidiane del parco, alle frasi dei bambini che frequentano le attività didattiche. Attraverso il blog è possibile leggere le storie degli animali e delle persone che se ne occupano, seguire i progetti di conservazione che sosteniamo in diverse parti del mondo e scoprire aspetti impensati dello “zoo dietro le quinte”, di quel mondo fatto di professionalità e impegno che spesso è sconosciuto a chi visita il parco. Grazie al web 2.0 è aumentato il sostegno allo zoo, come luogo di tutela della natura poiché è possibile raggiungere anche tutti coloro che non sono ancora venuti a trovarci ma che ci fanno sapere del loro appoggio con un semplice like. Allo stesso modo persone che conoscono il parco ma vivono lontano possono seguirci, sapere cosa accade, essere presenti. La “rete”2.0 è davvero un unico lunghissimo fil rouge che fa sentire tutti connessi: animali, persone con battaglie e sogni comuni, tutti per immaginare insieme un futuro diverso per il nostro Pianeta Terra!

Testo di Eleonora Angelini* Foto Archivio Giardino Zoologico

*Responsabile della didattica del Giardino Zoologico di Pistoia *Head of Education Department Zoological Gardens of Pistoia


PubbliNATURART

Zoo 2.0 It is ever more important that all businesses or activities communicate through the web. It is to the point that, with Facebook, Google+, Twitter, Instagram (and the more you have the more you use), Web 2.0 has now become a specific branch of communication science, a language with its own specifically coined lingo and ideograms, a tool used and at times abused – indispensable and inescapable. This is even more important for a park like ours, with news, images, and emotions to share daily with those who want to stay up to date with stories about the zoo and its animals as well as have the latest news from around the world on the “subject” of nature. Thus, in recent years, a Facebook page and a YouTube channel were set up, followed by Instagram, Twitter, and Google+ accounts. In recent months, there has been the zoo’s new site (zoodipistoia.it) and even a blog. Thanks to Smartphone apps, our fans can follow us wherever they are: at home, at work during breaks, waiting in traffic, or in line at the supermarket checkout. We are constantly receiving comments, likes, questions, and shared-content. A growing number of people are experiencing the park from afar or visiting it for the first

time thanks to a thrilling photo, joy at a birth announcement, or the discovery of content that adds to one’s own knowledge. Web 2.0 has become a tool for involving more people in the zoo’s mission to protect nature. The posts range from still images to scenes from a day at the zoo; they announce events and collect the latest news from a network of institutions and associations dealing with conservation. At the same time there is a lot of room for fun, information on the park’s daily activities, and comments by the children who attend our educational activities. Through the blog, you can read stories about the animals and the people who care for them, follow the conservation projects we support in different parts of the world, and discover the unexpected “backstage at the zoo” – a world of professionalism and dedication often unknown to those visiting the park. Thanks to Web 2.0, support has increased for the zoo as a place for nature conservation since we can now reach all those who have not yet visited us yet who let us know of their support with a simple “like”. Likewise, anyone who already knows the park but lives far away can follow us, keeping current on what is happening and being involved. Web 2.0 is really one very long common thread that connects everyone: animals and people with common dreams and battles, all together to imagine a different future for our Planet Earth!

Giardino Zoologico Via Pieve a Celle, 160/A Pistoia Tel. +39 0573 911219 info@zoodipistoia.it

www.zoodipistoia.it 49


Vinci e il Museo leonardiano

Un vicino di nome I luoghi nei quali è nato il Maestro del Rinascimento TESTO Emanuel Carfora

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FOTO Nicolò Begliomini


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el 1872 lo storico e scienziato Gustavo Uzielli assieme al pittore Telemaco Signorini, decidevano di intraprendere un viaggio a Vinci, alla scoperta dei luoghi di Leonardo: “Gita a Vinci” era il titolo del libro dedicato a questa avventura, pubblicato nel 1999 sulle trascrizioni del diario di Uzielli. I due amici, partiti da Firenze, arrivano nei luoghi natali di Leonardo per reperire fonti e manoscritti, scoprire qualcosa di nuovo intorno alla vita del Genio. Una vera e propria ricerca sul campo, che oggi possiamo annoverare come preziosa testimonianza di un interesse culturale e “turistico” di Uzielli e Signorini: il primo interessato alle vicende biografiche di Leonardo, il secondo impegnato a rappresentare scorci meravigliosi del borgo di Vinci. Di questo viaggio ci rimangono le opere di Signorini, come il dipinto “I discendenti di Leonardo da Vinci” (1874 ca.): ormai ridotti in miseria e rappresentati seduti sui gradini di una scala dell’antico borgo, davanti una porta con sopra “una terra di Luca della Robbia”. Uzielli era perfettamente consapevole che tutte le notizie sui luoghi di Leonardo “un giorno o l’altro si troveranno complete in qualche guida” (1872).

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Una visione, quella di Uzielli, che trova conferma in ciò che oggi è Vinci: un luogo che ha saputo valorizzare culturalmente il suo legame con Leonardo. “Nacque un mio nipote, figliolo di ser Piero mio figliolo a dì 15 aprile in sabato a ore 3 di notte. Ebbe nome Lionardo”. Con queste parole, presso la casa di Anchiano, il nonno Antonio annotava la nascita di colui che diverrà il simbolo del Rinascimento italiano. La casa natale, come il medievale Castello dei Conti Guidi e la più recente Palazzina Uzielli, oggi costituiscono le tre sedi del Museo Leonardiano, meta imprescindibile per molti dei turisti che arrivano da tutto il mondo per visitare la Toscana. Oggi come ieri, la “Gita a Vinci” permette al visitatore

Valdinievole e Montalbano in “Paesaggio con fiume”

di approfondire la conoscenza della sconfinata creatività leonardiana, la profondità concettuale dei progetti scientifici dell’inventore, la biografia artistica del Leonardo pittore. Dentro le sale è lo stupore ad accompagnare la visita, grazie ai modellini realizzati sui progetti e sui disegni: il carro armato, la macchina volante, la bicicletta e il sorprendente modello di scafandro per palombaro. La creatività leonardiana è restituita anche attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie, come nel caso della riproduzione interattiva dell’Ultima Cena del refettorio di Santa Maria delle Grazie di Milano. Oltre le sale espositive e gli incantevoli scorci di paesaggi, fra tutti la veduta del Montalbano che si può ammirare dalla torre del Castello Guidi, oggi il visitatore può anche apprezzare gli interventi di artisti contemporanei che hanno voluto omaggiare Leonardo: Mario Ceroli e Mimmo Paladino fra tutti, con le loro opere collocate


nei pressi delle sedi museali. La piazza realizzata da Paladino accoglie il visitatore in un percorso simbolico e iconografico fra Rinascimento e contemporaneità, fra percezione e rappresentazione dello spazio. Il legame tra Leonardo e il Montalbano è testimoniato soprattutto dalle opere e dai progetti da lui realizzati. Il più importante probabilmente è il disegno custodito presso il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi dal titolo “Paesaggio con fiume”, del 1473. È la prima opera datata e firmata, una testimonianza straordinaria per il territorio della Valdinievole e del Montalbano. Il disegno con ogni probabilità ritrae uno scorcio di paesaggio collinare con il Padule di Fucecchio sullo sfondo, luoghi molto familiari a Leonardo, il quale annota in alto la scritta “Dì di Santa Maria della Neve addì 5 d’aghossto 1473”. Al momento non è ancora chiaro da dove egli abbia rappresentato il paesaggio e quali siano i castelli medievali ritratti: in ogni caso, il disegno rappresenta il contatto diretto fra la vita dell’artista e i luoghi della sua infanzia. Dopo circa tre decenni, Leonardo tornerà a rappresentare la Toscana del nord per il suo progetto di un

canale navigabile Firenze-mare, per ovviare alla parziale percorribilità del fiume Arno nei periodi di siccità. I disegni permettono anche di leggere interessanti informazioni, come ad esempio la pressoché totale assenza antropica intorno alle sponde del Padule di Fucecchio, oppure la presenza dei castelli della Valdinievole e del Montalbano e l’indicazione delle città di Firenze, Lucca, Prato e Pistoia. Le due rappresentazioni del territorio toscano, attualmente custodite a Madrid e in Inghilterra (Castello Reale di Windsor), confermano le straordinarie conoscenze geografiche di Leonardo. I disegni sembrano in grado di avvicinare i territori rappresentati, quasi riescono ad unirli dentro un perimetro identitario. Oggi, pensando all’esempio di Uzielli, i disegni e i progetti del Genio sembrano invitare tutti coloro che vivono in questi territori a riappropriarsi culturalmente della figura di Leonardo. Un nostro vicino di casa…

Pagina di apertura: una veduta del borgo di Vinci. Pagina a fianco: Vinci, acquaforte di Telemaco Singnorini (1872) e paesaggio odierno. Sopra: la grande scultura in legno di Mario Ceroli L’Uomo di Vinci. Sotto: una delle sale del Museo Leonardiano e il primo disegno firmato di Leonardo Da Vinci, Dì di Santa Maria della Neve addì 5 d’d’aghossto 1473, Firenze. Opening page: a view of the village of Vinci. Opposite page: Vinci, etching Telemaco Signorini (1872) and the landscape today. Above: Mario Ceroli’s large wooden sculpture The Man from Vinci. Below: one of the rooms in the Leonardo da Vinci Museum and Leonardo’s first signed work, Dì di Santa Maria della Neve addì 5 d’d’aghossto 1473, Firenze.

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Vinci and the Leonardo da Vinci Museum

A neighbor called Leonardo The “neighborhood” where the Renaissance master was born

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n 1872, the historian and scientist Gustavo Uzielli and the painter Telemaco Signorini decided to begin a journey to Vinci, to discover Leonardo’s environs. Entitled “A Trip to Vinci”, the book dedicated to this adventure was published in 1999 based on transcriptions of Uzielli’s diary. Starting from Florence, the two friends reached Leonardo’s birthplace where they traced sources and manuscripts, to discover something new about the life of this genius. Today, through their fieldwork, we have an important expression of Uzielli and Signorini’s cultural and “tourist” interests. The former was interested in events from Leonardo’s life, while the latter depicted the wonderful views in and around the village of Vinci. One of Signorini’s works from this outing is the painting “The Descendants of Leonardo da Vinci” (ca. 1874). Now impoverished, they are depicted sitting on the steps of a stairway in the ancient village, before a door with “una terra di Luca della Robbia” above. Uzielli was certainly aware that all the information on Leonardo’s surroundings “would one day or another be found in a few guides” (1872). Uzielli’s vision has been confirmed in today’s Vinci, a place that has made the most of its cultural ties with Leonardo. “My grandson, the son of my son Ser Piero, was born today, Saturday the 15th of April at 3 o’clock in the morning. His name was Leonardo”. With these words, at the house in Anchiano, the elderly Antonio noted the birth of the man who would became the symbol of the Italian Renaissance. Together with the medieval Castello dei Conti Guidi and the more recent Palazzina Uzielli, the house where Leonardo was born is today one of the three venues of the Leonardo da Vinci Museum, a must-see destination for the many tourists from all over the world who visit Tuscany. As in the past, a “Trip to Vinci” helps visitors to learn more about Leonardo’s infinite creativity, the conceptual depth of the inventor’s scientific designs, and the artistic life of Leonardo the painter. Visitors to these halls are accompanied by sense of wonder, thanks to models based on his designs and drawings: a tank, a flying machine, a bicycle, and an amazing model of a diving-suit. Leonardo’s creativity has been re-


stored through the use of new technologies, like the interactive reproduction of “The Last Supper” in the refectory of Milan’s Santa Maria delle Grazie. Besides the exhibition rooms and sketches of landscapes, including the views of Montalbano that can be seen from the Castello Guidi tower, the visitor can also appreciate the work of contemporary artists, like Mario Ceroli and Mimmo Paladino, who wished to pay homage to Leonardo and whose works are located in the museum venues. The plaza created by Paladino welcomes visitors on a symbolic and iconographic journey from Renaissance to modern times, through the perception and depiction of space. The bond between Leonardo and Montalbano is seen especially in his works and drawings. Housed at the Cabinet of Drawings and Prints in the Uffizi, the most important is probably the 1473 drawing entitled “Landscape with river”. His first signed and dated work, it is an extraordinary testimony to the Valdinievole and Montalbano area.

The drawing almost certainly portrays a glimpse of the hilly landscape with the Padule of Fucecchio in the background, places very familiar to Leonardo, who wrote the following note at the top: “Dì di Santa Maria della Neve addì 5 d’aghossto 1473”. At this time, it is not yet clear from which vantage point he depicted the landscape and which medieval castles are portrayed. Regardless, the drawing is a direct link between the artist’s life and his childhood haunts. After nearly three decades, Leonardo returned to represent northern Tuscany for his plans for a waterway connecting Florence to the sea, and remedy the limited navigability of the Arno River during droughts. The drawings also show us such interesting facts as the almost complete lack of human settlements on the shores of the Padule or the presence of the castles in Valdinievole and Montalbano and evidence of the cities of Florence, Lucca, Prato and Pistoia. The two pictures of Tuscany, currently in Madrid and in England (Win-

dsor Royal Castle), confirm Leonardo’s extraordinary geographical knowledge. The drawings seem to bring the area depicted closer, that seem to succeed coalescing the area into a single contained identity. Today, recalling Uzielli’s example, Leonardo’s drawings and projects seem to invite all those who live in those areas to culturally reclaim the figure of our neighbor Leonardo...

Pagine precedenti: disegno di Leonardo che raffigura parte del territorio toscano. In alto: passeggiata tra gli olivi con indicazione per raggiungere la casa dell’artista e foto della dimora. In basso: ingresso della casa e interni. Previous pages: Drawing by Leonard depicting part of the Tuscan territory. Top: walking among the olive trees, with a directional sign to the artist’s house and a photo of the residence. Below: Entrance to the house and detail of the interior.

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The Leonardo da Vinci Museum and Birthplace

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Il Museo leonardiano e la casa natale

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l Museo Leonardiano di Vinci ospita nelle due sedi della Palazzina Uzielli e del Castello dei Conti Guidi una delle raccolte più ampie ed originali dedicate a Leonardo ingegnere, architetto e scienziato e, più in generale, alla storia della tecnica del Rinascimento. Nel primo edificio sono tra l’altro documentate le rielaborazioni leonardiane sulla base dei progetti del Brunelleschi per la costruzione della cupola del Duomo di Firenze: il giovane Leonardo, apprendista presso la bottega del Verrocchio, rimase infatti profondamente impressionato dalla complessità delle macchine di quel cantiere. Nel Castello dei Conti Guidi sono invece visitabili anche le sezioni dedicate alle macchine da guerra e al volo, mentre la terrazza panoramica sulla torre permette allo sguardo di spaziare a 360° sul paesaggio circostante. All’interno del Museo (che si affaccia sulla Piazza dei Guidi ridisegnata e arricchita dall’artista

contemporaneo Mimmo Paladino) vengono organizzati laboratori didattici per ragazzi di diverse fasce di età, in particolare dai 6 agli 11 anni e dai 9 ai 15. Il Museo è aperto tutti i giorni (con orario 9,30-19 da marzo a ottobre e 9,30-18 da novembre a febbraio). Per informazioni, anche relative ai laboratori: info@museoleonardiano.it, www.museoleonardiano.it, tel. 0571.933251. A tre chilometri di distanza da Vinci, raggiungibile in automobile oppure a piedi attraverso un percorso che si snoda tra campi di ulivi, si trova la casa di Anchiano, dove Leonardo è nato il 15 aprile 1452. Anche questo luogo, dal quale ha avuto inizio il cammino esistenziale di Leonardo, è visitabile (tutti i giorni dalle 10 alle 19 da marzo ad ottobre e dalle 10 alle 17 da novembre a febbraio: www.casanataledileonardo.it) ed è oggi arricchito da applicazioni digitali e da applicazioni interattive che presentano l’opera pittorica e grafica del geniale artista oltre che aspetti della sua biografia.

he Leonardo da Vinci museum hosts one of the largest and initial collections dedicated to the engineer, architect, and scientist Leonardo da Vinci and, more generally, to the history of Renaissance art in two venues, Palazzina Uzielli and the Castello dei Conti Guidi. Among other things, the first building houses Leonardo’s re-workings of Brunelleschi’s plans for the construction of the dome of Florence cathedral: as an apprentice in Verrocchio’s workshop, the young Leonardo was in fact deeply impressed by the complexity of the machines in the workyard. In addition, the Castello dei Conti Guidi has sections devoted to war and flying machines, while the tower’s rooftop terrace offers a 360° view of the surrounding landscape. Overlooking Piazza dei Guidi (redesigned and enhanced by contemporary artist Mimmo Paladino), the museum organizes workshops for children of various age groups, in particular for those 6-11 years of age and those 9-15 years of age. The museum is open daily (9.30 am-7.00 pm a day, March-October and 9.30 am-6 p.m., November-February). For information, including information on workshops: info@museoleonardiano.it, www.museoleonardiano.it, tel. 0571.933251. Three kilometers from Vinci, by car or on foot, along a route that winds through groves of olive trees, is Anchiano’s house, where Leonardo was born on 15 April 1452. this place – where Leonardo’s existential journey began – is also open daily (10 am-7 pm, March-October and 10 am-5 pm, November-February, www.casanataledileonardo.it) and it is now enhanced by digital and interactive applications that present this brilliant artist’s paintings and graphics as well as aspects of his life story.

www.discoverpistoia.it www.museoleonardiano.it

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Le piante Giorgio Tesi Group nel mondo

Il nuovo Giardino d’Ombra di Lourdes Inaugurato lo spazio allestito con gli alberi donati dalla Fondazione Giorgio Tesi Onlus di fronte alla Grotta di Nostra Signora di Lourdes TESTO Carlo Vezzosi

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n’esperienza bellissima ed emozionante. Da anni l’azienda realizza iniziative come questa perché siamo convinti che questo sia il miglior modo per portare Pistoia e i nostri valori nel mondo. Questa di Lourdes, però, ci ha commosso, perché per me e per la mia famiglia è stato un onore lasciare in quel luogo il ricordo dello zio Giorgio e le piante che noi produciamo”. Così Fabrizio Tesi, presidente della Fondazione Giorgio Tesi Onlus, ha commentato l’esperienza del pellegrinaggio al Santuario di Nostra Signora di Lourdes del 22 e 23 giugno, promosso da Fondazione Giorgio Tesi ONLUS e dall’Associazione Amici di Lourdes. Gli alberi donati dalla Fondazione Giorgio Tesi al Santuario di Lourdes sono frutto della straordinaria attività del pistoiese Diacono Luciano Bani,

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fondatore ed instancabile animatore dell’Associazione Amici di Lourdes, impegnato per quasi 58 anni nel condurre i fedeli in pellegrinaggio e della devozione della Famiglia Tesi nei confronti della Madonna. A Luciano Bani e a Giorgio Tesi è stata dedicata una targa in memoria presso il Giardino d’Ombra che precede l’ingresso alla Grotta delle Apparizioni: l’area verde è stata allestita e risistemata durante l’inverno con trenta frassini donati proprio dall’azienda vivaistica, che offriranno un fresco riparo a tutti i pellegrini in visita al Santuario. Si tratta di trenta piante di Fraxinus angustifolia “Raywood” ad alto fusto, con impalcatura della chioma a m 2 dal colletto, tronco di 22/24 cm di circonferenza, arrivate a Lourdes il 16 marzo e successivamente poste a dimora con sesto quadrato 10x10 m, nello spazio tra la Basilica ed il fiume fino ai margini della Grotta. Questi filari verdi “guidano” i pellegrini verso la Madonna in un’area di assoluto silenzio e di preghiera. Le piante, bellissime e ben attecchite, costituiscono un vero e proprio parco

che accompagna il percorso verso la Grotta, circondato da una parte dal fiume e dall’altra dalla parete rocciosa dominata dalla Basilica. Nel mese di giugno 2015, spinti tutti da un grande entusiasmo e voglia di andare alla Grotta, la Fondazione ha organizzato un pellegrinaggio di due giorni, con amici ed autorità. Erano presenti il Vescovo di Pistoia con altri sacerdoti della diocesi, l’Assessore Mario Tuci in rappresentanza del Comune di Pistoia e Fabrizio Tesi, presidente della fondazione con i propri familiari. All’arrivo a Lourdes il gruppo è stato ricevuto dagli “AMICI di Lourdes”, arrivati qualche giorno prima e accolto con grande calore umano da Padre Nicola Ventriglia, l’organizzatore dei momenti di preghiera e della stessa piantagione degli alberi. Il gruppo ha partecipato durante la serata alla fiaccolata e alle 23.00 alla Santa Messa presso la Grotta, momento straordinario per tutti, emozione e gioia unici, irripetibili. La mattina seguente arriva uno dei momenti tanto attesi, l’inaugurazione con la sco-


pertura della targa in memoria di Luciano Bani e Giorgio Tesi. Gli alberi si presentano bellissimi, ben attecchiti con chioma ricca di foglie lussureggianti. Al termine non poteva mancare la foto ricordo di gruppo per un viaggio che sicuramente rimarrà nel cuore e non sarà dimenticato. “Un ricordo indelebile del cuore e del lavoro di tanti uomini e donne pistoiesi che hanno reso possibile questo progetto” ha detto Mons. Fausto Tardelli, Vescovo di Pistoia presente al pellegrinaggio insieme al Vicario Generale Don Paolo Palazzi ed ai sacerdoti Don Piergiorgio Baronti e Don Luciano Tempestini. I fedeli pistoiesi (riconoscibili nelle foto con indosso l’impermeabile giallo), hanno preso parte con entusiasmo al viaggio voluto per am-

mirare i recenti lavori di ristrutturazione che hanno riguardato il Santuario, accompagnati dalle autorità della città francese e dal responsabile del complesso religioso. “Siamo venuti a Lourdes con sentimenti di rimpianto per la mancanza di Luciano, fondatore della nostra associazione “Amici di Lourdes” di Pistoia, ma con la gioia nel cuore per aver ancora una volta piantato radici in questa terra di Francia. – dice Marco Baldi, Diacono e rappresentante dell’associazione Amici di Lourdes - Accogliendo il desiderio di Luciano, continueremo l’impegno di portare ancora molti pellegrini davanti alla Grotta, in questa terra benedetta che sentiamo nostra”.

Pagine di apertura: inaugurazione del Giardino d’Ombra a Lourdes. In alto: arrivo degli alberi dalla Giorgio Tesi Group e piantagione. In basso a sinistra: la cerimonia per la targa in memoria di Luciano Bani e Giorgio Tesi; il gruppo Amici di Lourdes con Monsignor Fausto Tardelli. In basso a destra: il Giardino in tutto il suo splendore. Opening pages: inauguration of the Shade Garden in Lourdes. Top: arrival of the trees from the Giorgio Tesi Group and their planting. Bottom left: the ceremony for the plaque in memory of Luciano Bani and Giorgio Tesi; the Amici di Lourdes group with Monsignor Fausto Tardelli. Bottom right: the garden in all its glory.

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Giorgio Tesi Group’s green in the world

The New Shade Garden at Lourdes

Inauguration of the space set up with trees donated by the non-profit Fondazione Giorgio Tesi in front of the Grotto of Our Lady of Lourdes

“A

beautiful and emotional experience. For years, the company has carried out initiatives like this because we are convinced that this is the best way to bring Pistoia and our values to the world. This initiative at Lourdes, however, moved us because, for me and my family, it was an honor to leave in that place the memory of Uncle Giorgio and the plants that we produce.” There were the comments of Fabrizio Tesi, president of the non-profit Fondazione Giorgio Tesi, on the pilgrimage experience at the Shrine of Our Lady of Lourdes on 22 and 23 June, organized by the non-profit Fondazione Giorgio Tesi and by the Associazione Amici di Lourdes. The trees donated by Fondazione Giorgio Tesi to the Sanctuary of Lourdes are the result of the extraordinary activities of the Pistoian deacon Luciano Bani – the founder and indefatigable moving spirit of the Associazione Amici di Lourdes, committed for almost 40 years in leading the faithful on a pilgrimage – and of the Tesi family’s devotion to the Madonna. A plaque was dedicated to the memories of Luciano Bani and Giorgio Tesi at the Shade Garden that precedes the entrance to the Grotto of the Apparitions. The green area was set up and furnished during the winter. The thirty ash trees donated by the nursery company will offer a welcome respite to all the pilgrims visiting the shrine. The thirty tall trees of Fraxinus angustifolia “Raywood”, with the scaffold limbs of the canopy at 2 m from the branch collar and a trunk circumference of 22-24 cm, arrived in Lourdes on 16 March. They were subsequently planted in a square, 10x10 m arrangement, in the space between the basilica and the river at the edge of the grotto. These green rows “guide” the pilgrims towards the Madonna in an area of absolute silence and prayer. These beautiful, well-rooted plants constitute a veritable park that accompanies the route to the grotto, bounded by the river on one side and the rock wall overshadowed by the basilica on the other.

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In June 2015, with everyone taken by a fervent desire to go to the Grotto, the foundation organized a two-day pilgrimage, with friends and dignitaries that included the Bishop of Pistoia with other priests from the diocese; Town Councilor Mario Tuci, representing the City of Pistoia; and Fabrizio Tesi, president of the foundation, together with their families. Upon arrival in Lourdes, the group was met by the “Amici di Lourdes”, who had arrived a few days earlier and was welcomed with great warmth by Father Nicola, the

organizer of the moments of prayer and of the tree planting. The group participated in the evening candlelight vigil and attended the holy mass at 11:00 at the Grotto – an extraordinary time for everyone, with unique, indescribable emotions and joy. The following morning was the longawaited inauguration with the unveiling of the plaque in memory of Luciano Bani and Giorgio Tesi. The trees were beautiful, perfectly rooted with a full canopy of lush leaves. At the end was the notto-be-missed souvenir photo of the group for a trip that will unquestionably remain in our hearts and not be forgotten. “A lasting memory of the heart and of the work of the many men and women from Pistoia who made this project possible,” said Mons. Fausto Tardelli, Bishop of Pistoia, present on the pilgrimage along with Vicar General Fr. Paolo Palazzi and Frs. Piergiorgio Baronti and Luciano Tempestini. The faithful from Pistoia (recognizable in photographs by their yellow raincoats), took part enthusiastically in this much-desired journey to see the recent renovations at the Sanctuary, accompanied by the dignitaries of the French city and by the head of the religious complex. “We came to Lourdes heavy-hearted that Luciano, the founder of our association Amici di Lourdes in Pistoia, couldn’t be with us but with joy in our hearts for once again having planted roots in this French soil,” said Marco Baldi, deacon and representative of the Friends of Lourdes. “Fulfilling Luciano’s wish, we will carry on with the commitment to bring many pilgrims again to the Grotto, to this blessed land that we feel is ours.”

In basso a sinistra: il gruppo di Pistoia partecipa alla fiaccolata. In alto: foto di gruoppo di fronte alla Basilica. In basso: il giardino di notte e l’incisione sulla targa. Bottom left: the group from Pistoia participating in the candlelight procession. Above: group photo in front of the Basilica. Bottom: the garden at night and the engraving on the plaque.

Per informazioni - For information: Giorgio Tesi Group via di Badia, 14 - 51100 - Bottegone - Pistoia Tel. +39 0573 530051 - Fax +39 0573 530486 marketing@giorgiotesigroup.it www.giorgiotesigroup.it 65


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Montecatini Terme and the Valdinievole

From Leonardo to Pinocchio The Valdinievole on display in Milan, at Outside the Expo for the Tuscan Region with media partner Discover Pistoia Montecatini Terme & la Valdinievole

Da Leonardo a Pinocchio La Valdinievole in mostra a Milano, in occasione del Fuori Expo della Regione Toscana con Discover Pistoia media partner

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al 25 al 30 Agosto 2015 la Valdinievole si è presentata al Fuori Expo della Regione Toscana, organizzato a Milano negli spazi dei Chiostri dell’Umanitaria di Via Daverio. Una settimana ricca di appuntamenti di carattere culturale, artistico, turistico ed economico, che ha dato spazio ad approfondimenti e visibilità a tutta la Valdinievole. Da Pescia a Monsummano, dalla Valleriana al Montalbano, passando per il Padule di Fucecchio e per le Terme della Valdinievole. Migliaia i contatti web per il programma e gli appuntamenti pubblicati sul web dal media partner Discover Pistoia, in collaborazione con Fondazione Sistema Toscana, e molte le richieste di approfondimento ricevute dai vari soggetti interessati. Nell’occasione è stato realizzato anche un educational “off the beaten track” per 10 operatori selezionati interessati al segmento del benessere, del vivere bene, del movimento e del turismo attivo: molto interessati al territorio, hanno potuto gustare anche le specialità enogastronomiche, in particolar modo il prodotto SlowFood del territorio e le immancabili Cialde di Montecatini Terme, offerte da Bargilli.

Particolarmente apprezzate dal pubblico italiano di settore le presentazioni sul mondo della pianta e del fiore a cura del Mefit (Mercato dei Fiori di Toscana), sulle attività della Fondazione Collodi, che ha presentato l’importante progetto della Toscana di Pinocchio agli operatori turistici, e il Museo della Carta di Pietrabuona, che ha persino organizzato una bellissima dimostrazione con Mastri Cartai per la creazione della carta e la cucitura della Filigrana. Una settimana all’insegna di un territorio da scoprire, da Leonardo a Pinocchio.

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XPO 2015 turned out to be a unique chance for our land, the Valley of Nievole River, to show its own value: from Leonardo to Pinocchio is a project which is aiming to stay as a permanent description of such an incredible land, whose fines are designed by the presence of the Genius of Leonardo (South Eastern side, Montalbano area) and of the most loved wooden puppet, Pinocchio (North Western side, Collodi area) Natural Thermal springs, medieval thick walls, liberty glasses and quiet natural reserve; a magical place called “the Switzerland from Pescia” and a rock climbing brand new trail. Good food & Wine, Long and amazing bycicle and hiking tracks. During the week at the Expo – collateral event organised by Tuscan Region there have been many chances to “tell stories” about this land: the Sorana bean and its long time history; the Bargilli Cialde biscuit and its family “affair” since over 100 years now; the Fucecchio Marshland or the Paper Museum in Pietrabona, as well as many other important spots, such as the Terme di Montecatini and of Monsummano. One week to find out all about this incredible land, between Leonardo and Pinocchio

www.discoverpistoia.it www.daleonardoapinocchio.it

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La valle della Bure

La Pieve che guarda le valli Secondo la tradizione, fu la contessa Matilde di Canossa a farla edificare intorno al 1150

TESTO Paolo Bardi Andrea Bartolini Eleonora Maestripieri FAI Giovani Pistoia FOTO Nicolò Begliomini Massimo Marianeschi

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er arrivare alla pieve di Valdibure c’è, nell’ultimo tratto, una breve salita che punta dritta verso il cielo. In questo luogo si respira un’intensa spiritualità che concilia sentimenti di pace” (da “Frammenti di Infinito” di Paola Vivarelli). A Nord-Est di Pistoia, sulla cima di un poggio, limite estremo di una lunga catena appenninica che si protende verso la pianura, si erge la Chiesa di S. Giovanni di Valdibure, conosciuta anche come Pieve di Montecuccoli. La tradizione la include tra quelle che la contessa Matilde di Canossa fece costruire per devozione, lungo la strada che unisce la Toscana all’Emilia passando per la Badia a Taona, dove gli storici riferiscono che avesse il proprio confessore. La Pieve di San Giovanni a Valdibure, esempio di chiesa romanica, viene edificata probabilmente intorno al 1150 e, con la sua torre campanaria, domina le due valli della Bure. E’ situata su un terreno scosceso, tanto che i maestri costruttori furono costretti a seguirne l’andamento, ponendo campanile e presbiterio su un piano sopraelevato rispetto alla navata. La chiesa, a croce latina, presenta un’unica navata e il presbiterio rialzato, grazie alla presenza di una scalinata, che divide la parte riservata al parroco da quella di fruizione dei fedeli. In questa zona si apre il transetto, con gli altari della Madonna e di S. Sebastiano, quest’ultimo dominato dalla tela che rappresenta il martirio di San Sebastiano, con S. Antonio abate e S. Rocco del pittore Pietro Marchesini, oggetto di

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restauro nel 2008. Allo stesso periodo risalgono anche i due altari posizionati nella navata, uno dedicato alla Madonna del Rosario e l’altro a S. Margherita da Cortona, entrambi arricchiti da dipinti che hanno come soggetto i santi di riferimento degli altari.

Posta su un terreno scosceso, ne segue l’andamento A conclusione della navata vi è l’elegante abside, affrescata nella parte inferiore con scene riguardanti S. Giovanni Evangelista, dipinto risalente al 1518 e attribuito a Giovanni Battista Volponi, e ai lati i due Santi S. Giovanni e S. Antonio Abate; nella parte alta l’abside è dominata dal Cristo Pantocrator, con la mano destra alzata in segno benedicente e la sinistra che sorregge il globo terrestre. Di fronte vi è l’altare maggiore chiuso dal resto del presbiterio da una balaustrata continua in pietra serena. La chiesa è ricca di elementi tipicamente romanici: archi a tutto sesto, monofore e copertura a capriate, tutti restaurati di recente. Gli archi sono situati uno sul portone centrale, uno per parte ai lati del presbiterio e uno per ciascun braccio del transetto. Rivestono sia una funzione struttu-

rale che estetica, conferendo eleganza ai severi muri di pietra. Sotto il portico della chiesa sono murati i resti del pulpito o ambone realizzato in pietra e con facciate a bassorilievo istoriate. Risalente probabilmente al XII secolo, periodo in cui fu edificata la Pieve, fu demolito nei primi del Seicento. Di esso ci è pervenuto solo la parte centrale in cui sono ancora identificabili la sce-


na dell’Adorazione dei Magi, terminante davanti alla Madonna con il Bambino. Nella porzione di sinistra vi è una figura di difficile interpretazione: l’ipotesi più probabile è quella di una figura femminile, vista la pia posizione a braccia incrociate, probabilmente la contessa di Canossa, che si sarebbe fatta scolpire come committente dell’opera.

La Pieve di Valdibure, come altre pievi romaniche coeve situate nel pistoiese, è stata oggetto di interventi di restauro invasivi, volti a riportare l’interno ad un ipotetico aspetto originale tramite l’eliminazione delle sovrastrutture aggiunte lungo i secoli: venne demolito a nord-est un piccolo vano adibito a sacrestia che impediva la visione dell’abside e, sulla fiancata sinistra, la Cappella settecentesca della Madonna Addolorata, che copriva un fianco della chiesa e un lato della torre campanaria; sulla fiancata destra venne abbassata e ridotta la Cappella del Sacro Cuore per rendere luce alla Chiesa attraverso le monofore. Ancora sul lato destro fu demolita una parte della casa colonica che, addossandosi al transetto, ne copriva la visione. A causa dei problemi d’infiltrazioni dell’acqua che danneggiavano gli affreschi del Cinquecento, negli anni Duemila la chiesa è stata oggetto di nuovi restauri finanziati dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia.

Pagine di apertura: vista dall’alto del complesso della Pieve di S. Giovanni Evangelista a Valdibure. In alto a sinistra: Panoramica della Pieve immersa nelle colline di Valdibure. In alto: interno della cella campanaria. In basso a sinistra: vista del terreno scosceso su cui il complesso è stato edificato. In basso a destra: particolare della parte centrale del pulpito del XII secolo (con i bassorilievi raffiguranti l’Adorazione dei re Magi e la Madonna con il Bambino). Opening pages: view from the parish church complex of S. Giovanni Evangelista in Valdibure. Top left: Panorama of the parish church nestled in the hills of Valdibure. Above: interior of the belfry. Bottom left: view of the steep terrain on which the complex was built. Bottom right: detail of the central part of the XII-century pulpit (with bas-reliefs depicting the Adoration of the Magi and the Madonna and Child).

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The Parish Church of Valdibure

The parish church overlooking the valleys According to tradition, the Countess Matilde di Canossa had it built around 1150

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o get to the parish church of Valdibure, there is, in the last stretch, a short climb pointing straight towards the sky. This place exudes an intense spirituality that produces feelings of peace” from “Frammenti di Infinito” (“Fragments of Infinity”) by Paola Vivarelli). To the northeast of Pistoia, on the top of a hill, at the extreme end of a long Apennine chain jutting out into the plain, stands the church of S. Giovanni di Valdibure, also known as the parish church of Montecuccoli. Tradition has included it among those that Countess Matilde di Canossa had built for devotion along the road connecting Tuscany to Emilia, and which passed through Badia a Taona, a village that, according to historians, had its very own confessor. The parish church of San Giovanni in Valdibure is an example of a Romanesque church, and was probably built around 1150. With its bell tower, it dominates the two valleys of the Bure. The church is situated on terrain so steep that the master builders were forced to follow its progression, forced to add a story for the bell tower and presbytery with respect to the nave. The church has a Latin cross plan with a single aisle and, thanks to a staircase, a raised presbytery that divides the space reserved for the parish priest from use by worshipers. The transept opens in this area, containing the altars of the Madonna and of St. Sebastian. The latter is dominated by a painting depicting the martyrdom of Saint Sebastian, with St. Anthony Abbot and

St. Roch. A work by the painter Pietro Marchesini, it underwent restoration in 2008. The two altars placed in the nave date to the same period. One is dedicated to Our Lady of the Rosary and the other to St. Margaret of Cortona, both with paintings whose subjects are the saints for the respective altars. At the end of the aisle, there is an elegant apse, frescoed in the lower part with scenes regarding St. John the Evangelist. The painting dates from 1518 and has been attributed to Giovanni Battista Volponi. To the sides are Saints John and Anthony the Abbot. The top of the apse is dominated by a Christ Pantocrator, his right hand raised in blessing and his left holding a globe. At the front is the main altar separated from the rest of the presbytery by a continuous sandstone balustrade. The church is filled with typically Romanesque elements: lancet arches, mullioned windows, and a trussed roof, all recently restored. The arches are located at the main door, to the sides of the presbytery, and on each wing of the transept. They play both a structural and an esthetic function, giving elegance to the severe stone walls. Under the church’s portico are the walled remains of a stone pulpit or ambo and historiated bas-relief facades. Dating back to the twelfth century, the period in which the church was built, the portico was demolished in the early seventeenth century. Only the central part has survived with the scenes of the Adoration of the Magi and ending before the Madonna and Child still identifiable. In the left-hand section is a figure that is difficult to interpret. The most likely hypothesis is that this female figure, given its pious position with crossed arms, is probably the Countess of Canossa who, as patron of the work, would have had her image carved.


Una comunità e la sua anima: Don Ferrero

Like other contemporary Romanesque churches located in the Pistoia area, the Valdibure Parish Church underwent an invasive restoration intended to return the interior to a hypothetical original appearance by eliminating the superstructures added over the centuries. To the northeast, a small room used as a sacristy that prevented seeing the apse was demolished, as was the 18th-century Chapel of Our Lady of Sorrows, covering one side of the church, and one side of the bell tower, both on the left. On the right side, the Chapel of the Sacred Heart was made smaller and adapted to bring more light into the church through the mullioned windows. Again on the right side, a part of the farmhouse standing against the transept was demolished as it closed the view. Because of the water seepage damaging the 16th-century frescoes, the church has undergone new restorations funded by the Foundation Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia in the 21st century.

www.discoverpistoia.it Pagine precedenti: Affresco rappresentante il Cristo Pantocrator con gli angeli ai lati. In basso a sinistra: vista della zona absidale con gli affreschi del Cristo Pantocrator e delle scene riguardanti la vita di S. Giovanni Evangelista. In alto: interno della chiesa. In basso: particolare dell’affresco absidale, opera di Giovanni Battista Volponi. Previous pages: Fresco representing Christ Pantocrator with angels at the sides. Bottom left: view of the apse with frescoes of Christ Pantocrator and episodes from the life of St. John the Evangelist. Above: church interior. Below: detail of Giovanni Battista Volponi’s fresco in the apse.

Non si può parlare della chiesa di Valdibure senza ricordare la figura di Don Ferrero, parroco della Pieve per oltre cinquant’anni. È l’autunno del 1957 quando per la prima volta cerca di raggiungere la chiesa in sella alla sua moto, ma è costretto a proseguire a piedi a causa della strada mal messa. Una volta arrivato nei pressi della pieve, gli si prospetta davanti severa e maestosa, circondata dai cipressi, ma in stato di abbandono, come gli edifici annessi. Se oggi tutto il complesso si presenta come un piccolo gioiello, lo si deve al forte temperamento di don Ferrero e a tutta la comunità che lo ha sempre sostenuto in tutti i suoi progetti: i vari restauri della Pieve di Valdibure, a partire dagli anni ‘60 fino agli ultimi lavori terminati nel 2008; il restauro della chiesa di Santomoro; la realizzazione dell’acquedotto e della strada, che collega Valdibure a Lupicciano. Grazie al suo carattere e alle varie iniziative rivolte soprattutto ai giovani, le gite con i ragazzi e con gli scout, le cene, i campeggi al Monachino e gli innumerevoli viaggi, don Ferrero è stato l’anima della comunità di Valdibure, diventando negli anni un punto di riferimento ben voluto da tutti, tanto da essere considerato uno di famiglia.

A community and its soul: Father Ferrero One cannot speak of the Valdibure church without recalling the figure of Father Ferrero, its parish priest for over fifty years. In autumn 1957, when he tried, by motorcycle, to reach the church for the first time, he was forced to continue on foot because of the road’s poor condition. When he arrived, he found himself before the severe and majestic church, surrounded by cypress trees, as well as its annexes, all in states of neglect. If today the entire complex seems a small gem, it is due to Father Ferrero’s strong character and to the entire community’s everlasting support for all his projects: the various restorations of the Valdibure parish church, from the 1960s and continuing into 2008 with the completion of the last intervention; the restoration of the Santomoro church; and the construction of an aqueduct and of the road connecting Valdibure to Lupicciano. Thanks to his character and to the various initiatives aimed primarily at young people – outings with teenagers and with the scouts, dinners, camping at Monachino, and countless trips – Father Ferrero was the soul of the Valdibure community, a point of reference over the years and so well-liked by everyone he was considered a part of the family 75


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La Casa di Gello illustrata da Edoardo Salvi

Avvolti dall’arte I locali ospitano una comunità di soggetti autistici TESTO Roberto Cadonici FOTO Archivio Fondazione Cassa di Risparmio Pistoia e Pescia

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a Casa di Gello, situata in campagna ma in contiguità col paese e a due passi dalla città di Pistoia, ospita una comunità di soggetti autistici impegnata da circa tre anni in un progetto di farm community. E’ stata interamente realizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e affidata in gestione ad Agrabah (una Onlus costituita dalle famiglie dei soggetti con tale patologia). In quel contesto i ragazzi (tutti con età superiore ai 18 anni) sono immersi nelle attività tipiche del lavoro in campagna; in tal modo si trovano a contatto non soltanto tra di loro e con gli operatori, ma con la natura, con la manualità, con gli animali e con il paese.

Come soggetti anche personaggi usciti da racconti famosi Da oltre un anno la Casa di Gello è abbellita da una serie notevole di opere di Edoardo Salvi. Infatti la Fondazione, dopo l’avvio delle attività, ritenne che fosse opportuno affidare ad un unico artista la realizzazione di un allestimento, e la scelta cadde su di lui. Salvi ha lavorato con l’alacrità, la generosità, l’inventiva e la passione che lo contraddistinguono, cercando di interpretare al meglio, per quanto possibile, lo spirito del luogo. Ha frequentato la struttura, ha redatto un progetto di allestimento e per frenetici gradi l’ha portato a compimento, cercando di rispettare le diverse funzioni degli spazi ma senza per questo rinunciare alla propria idea di pittura, come sempre forte e complessa. Per darne conto verrebbe voglia di misurarla in metri quadri, tanto è vasta, come una tappezzeria, un rivestimento, un’amorosa e avvolgente fodera di segni e di colori. I soggetti evocano la mensa e gli animali, l’abitazione e la campagna, l’uomo e il suo fantoccio, il sogno e l’illusione, il corpo e la mente, il pieno e il vuoto, la velleità e la condivisione. Senza soluzione di continuità e con l’involontaria e spontanea disposizione d’animo di chi accetta più volentieri di essere osservato che di osservare; come un attore che per il buio non veda gli spettatori in platea. Tutti

i personaggi animali, uomini e bestie, interloquiscono tra di loro dentro la cornice nella quale sono confinati, senza affacciarsi veramente sulle scale, nelle sale e negli uffici. Sono presenti con un pudore contraddetto dalla forza dei disegni e dei colori e dalla dimensione talvolta smisurata delle superfici. Eppure, tutto avviene senza invadere gli spazi in alcun modo, salvo che per offrirsi alla vista di chi abbia voglia e spirito per contemplarli, desiderio di soffermarsi sull’insieme o su di un particolare; opere pronte al dialogo, che però parlano una lingua silenziosa e tutta interiore, un criptico e rispettoso omaggio agli ospiti, ora fin troppo vocianti, ora fin troppo silenti. Asini, galline e cavalli; il gatto e la volpe; anatre, pesci, buoi; caproni e uccelli di vario ordine e

grado; cani barbuti e levrieri; la tartaruga costante e il coniglio rosso. Un campionario approssimativo col quale interagiscono fate e acrobati, satiri e amorini, marionette e clown, personaggi usciti dalle pagine di libri famosi e tante figure femminili, nelle pose inverosimilmente rigide di una geometria coercitiva o in quelle altrettanto inverosimilmente flessuose di danzatori o di ragazze apule. Il mondo di Gello è frequentato da uomini e donne, da sogni e da sognatori, da un operare certosino e semplice ma anche da voli pindarici o donchisciotteschi, dal presente e dal futuro, da analfabeti e poeti. Altrettanto fa la pittura di Edoardo. Attraversa le stagioni dell’anno e quelle dell’animo, le sfumature della mente e quelle del colore. Alterna fondi neutri, impalpabili e talvolta inquietanti, a sfondi naturali o costruiti; dove sempre i personaggi galleggiano, contorcendosi o piegandosi, volanti o flettenti, in sonno o in veglia. E tutto il popolo della Casa di Gello, che si chiami Pinocchio o Pierrot, che sia un lento bove o Sancho Panza, dà il suo modesto contributo alla causa: l’amorino trascina i buoi e altrove dirige il canto degli uccelli, la buona donna porta le brocche d’acqua, cani volanti controllano gli esercizi delle acrobati, Ronzinante resta fedele al cavaliere dalla triste figura, le armature danno le loro gambe ai cavalli, la tartaruga trascina paziente sul suo guscio una porzione di mondo, chi scivola dalle scale trova braccia pietose che trattengono e così via. Fino a che un magico coniglio, figlio e fratello di tanto lavoro collettivo, non passa da ciascuno per svegliare dal letargo e fare accettare di buon grado le braccia che si protendono verso di noi.

Pagine di apertura: Il Risveglio; Pagina a fianco: La costanza della tartaruga. In alto: Lo scivolo; In basso: Chiamalo sonno. Opening pages: The Awakening; Opposite page: The Constancy of the Turtle; Above: The Slide; Bottom: Call It Sleep.

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Gello House illustrated by Edoardo Salvi

Surrounded by art The premises are home to a community of people with autism

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ocated in the countryside yet near the village of Gello and a stone’s throw from the city of Pistoia, Gello House is home to a community of autistic people that, for about three years, has been engaged in a farm community project. It was entirely made possible by the Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, with the project’s management

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entrusted to Agrabah (a non-profit organization of families of people with the disorder). In this context, the young people (all over the age of 18) are immersed in typically rural work activities. Thus they are in contact not only with each other and with the staff, but with nature, manual labor, animals, and the country. For over a year, Gello House has been embellished with a remarkable series of works by Edoardo Salvi. In fact, once everything was underway, the foundation felt that it was appropriate that the layout be entrusted to a single artist. The choice fell on Salvi who worked with the alacrity, generosity, creativity, and enthusiasm that distinguish him, seeking how to best interpret the spirit of the place. He spent time at the facility, submitted a draft and, step by frantic step, saw the project through, striving to respect the space’s various functions while remaining true to his idea of an ever strong and complex painting. In order to calculate what was needed, he was tempted to measure the vast space in square meters, like wallpaper or paneling, a friendly, comfortable lining with marks and colors. The subjects evoke the cafeteria and animals, a house and the countryside, a man and his puppet, dream and illusion, mind and body, positive and negative space, ambition and sharing. They behave without continuity and with the involuntary, spontaneous state of mind of those who more willingly accept being seen than seeing, like an actor who does not see the spectators in the audience because of the darkness. All the characters, human and beast, converse with each other inside the frame to which they are confined, not really looking out on to the stairs, halls, and offices. They are present with a modesty contradicted by the forceful drawing and colors – and sometimes by the immense size of the surfaces. Yet, it all takes place without invading the spaces in any way, except by offering themselves to the eyes of those who have the will and the spirit, the desire to linger over the whole or a detail. They are works ready to converse, yet speak a silent and wholly interior language, a cryptic and respectful homage to the guests, sometimes all too noisy, sometimes all too silent. Donkeys, chickens and horses; the cat and the fox; ducks, fish, oxen; goats and birds of various types and kinds; bewhiskered dogs and

greyhounds; a steady turtle and a red rabbit are a rough sample of those who interact with fairies, acrobats, satyrs and cupids, marionettes and clowns, characters from the pages of famous books and the many female figures in the improbably rigid poses of a coercive geometry or the equally impossibly supple poses of dancers and Apulian girls. The world of Gello is frequented by men and wo-


men, dreams and dreamers, by a simple painstaking operation but also by Pindaric or quixotic flights, by the present and future, by the illiterate and poets. The same holds true for Edoardo’s painting, passing through the seasons of the year and of the soul, the nuances of the mind and of color. He alternates neutral, intangible, and sometimes disturbing backgrounds with natural or fabricated ones, in which the characters always float, twisting and turning themselves, flying or bending over, asleep or awake. All the people of Gello House – whether called Pinocchio or Pierrot, whether a slow ox or Sancho Panza – make a modest contribution to the cause: a cupid drives the oxen and elsewhere directs the birds in singing, a good woman carries pitchers of water, flying dogs control the exercises of the acrobats, Rocinante remains faithful to the knight of the rueful countenance, suits of armor give their legs to the horses, a turtle patiently hauls a portion of the world on its shell, whoever falls down the stairs is caught in merciful arms and so on. Until a magical rabbit, son and brother of so much collective work, calls on each to awaken from hibernation and willing accept the arms stretched out towards us.

www.discoverpistoia.it In alto a sinistra: Equilibrio immaginario in rosso; a sinistra: Equilibrio immaginario in verde; in basso: scene di ragazzi al lavoro e mura della Casa di Gello; a destra: Riposo nel paesaggio. Top left: Imaginary balance in red; right: Imaginary balance in green; bottom: scenes of young people at work and the entrance wall at Gello House; Right: At Rest in the Landscape.

La Fondazione Giorgio Tesi Onlus sostiene l’Associazione Agrabah; ha donato le piante per realizzare il giardino della sede ed inoltre contribuisce ai progetti didattici per i giovani ospiti della struttura. The non-profit Fondazione Giorgio Tesi supports the Associazione Agrabah, donating the plants for the premises’ garden as well as contributing to educational projects for the facility’s young guests.

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Many seasonal crops benefit from the alternation of cultivation in a covered heated space (winter / autumn) and a cultivation en plein air (spring / summer). This alternation needs two basic things, the management of light and ventilation systems. This is precisely the reason behind the project Combilux, a greenhouse that makes brightness, flexibility and strength his pillars. The other salient features are: - Completely or partially openable - Large selection of materials (polyethylene, glass, ETFE) - Wide range of dimensions (width 8,00 - 9.60 12.00 meters and wheelbase of 4.00 or 5.00 meters) - Possibility of exterior or interior shading

COMBILUX by Artigianfer

To date, we have already realized about 3 hectares and the wonderful results have already highlighted the quality of the project, encouraging us in the continuous improvement and development of our ideas. The design of the Combilux is also in the final stages of recognition of international patent.

Molte colture stagionali traggono vantaggio dalla alternanza di coltivazione in uno spazio coperto riscaldato (invernale/autunnale) ed una coltivazione en plein air (primaverile/estiva). Tale alternanza ha bisogno di due cose basilari, la gestione della luce e dei sistemi di areazione. Da questi presupposti nasce il progetto Combilux, una serra che fa della luminosità, della flessibilità e della resistenza i suoi punti di forza. Le altre caratteristiche salienti sono: - Completamente o parzialmente apribile - Ampia scelta di materiali per il tamponamento (polietilene, vetro, ETFE) - Vasta gamma di dimensioni ( larghezza di metri 8,00 – 9,60 – 12,00 e passo di metri 4,00 o 5,00) - Possibilità di ombreggio esterno o interno Ad oggi sono già stati realizzati circa 3 ettari e gli splendidi risultati hanno già evidenziato la bontà del progetto incoraggiandoci a proseguire nel continuo miglioramento e sviluppo delle nostre idee. Il design della Combilux è inoltre nelle fasi finali di riconoscimento di brevetto internazionale. In alto e in basso serra completata in Qatar. Al centro serra in costruzione in Italia Above and below greenhouse completed in Qatar. Central a greenhouse under construction in Italy

Via Francesca Vecchia, 23 Santa Lucia Uzzanese (PT) 51010 Italia info@artigianfer.com Tel: +39 0572 451197 Fax: +39 0572 453444

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Val d’Orsigna

Quando i metati rimanevano accesi

La filiera della castagna nel ristrutturato Mulino di Giamba TESTO Rita Corrieri Becherucci FOTO Riccardo Boccardi

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N

ella Val d’Orsigna, Orsigna è il monte, Orsigna è il fiume, Orsigna è la Valle. Il nome Orsigna si riferisce, infatti, non a un paese ma a un territorio, ad una valle dell’Appennino Pistoiese di confine fra la Toscana e l’Emilia, fra Pistoia e Bologna. Al tempo dei romani il territorio di Orsigna era già citato come Alpis Ursina e vi scorreva una deviazione della Via Cassia, probabile collegamento secondario fra l’Etruria e la Gallia Cisalpina. L’attributo latino Ursina, cioè degli orsi, si trasforma poi in Orsigna: ciò dimostra che il nome Orsigna deriva dalla presenza di orsi nella valle. Questa tesi è confortata anche dal toponimo “Pian degli Orsi” che indicava fino a non molti anni fa, in vetta alla valle, il luogo dove nasce una delle due sorgenti del fiume Orsigna. Altre narrazioni fanno derivare il nome di Orsigna dalla famiglia Orsini o, più poeticamente, da una Principessa Orsina che avrebbe regnato sulla valle. Ma queste ipotesi non sono finora avvalorate da alcun elemento. Nell’Alto medioevo Orsigna faceva parte della giurisdizione demaniale del Comune di Pistoia fin dal secolo XI in cui fu costituito il Comune. Ma ancor più della storia della valle ciò che colpisce in Val d’Orsigna è la sua conformazione orogenetica, territoriale e naturale. La valle ha una forma teatrale: è uno scenario di montagne che compongono un’armoniosa e affascinante linea di cielo, un orizzonte che abbraccia il territorio sottostante. 86

Orsigna è composta da numerose “borgate” che sono insediamenti interessanti da visitare perché spiegano bene l’architettura dell’antica montagna caratterizzata principalmente da edifici in pietra, tetti in scandole, finestre strette, porte piuttosto piccole e soffitti bassi. Un’edilizia “ecosostenibile” anticipatrice delle attuali politiche di risparmio energetico.

Mentre le castagne seccavano, si raccontavano storie meravigliose Le borgate sono tutte abitate d’estate e anche d’inverno e soprattutto negli ultimi anni si è verificato nella Val d’Orsigna un fenomeno in controtendenza rispetto al diffuso spopolamento delle montagne, con l’arrivo di nuove famiglie. Nella Val d’Orsigna si parlava e tuttora si parla un italiano fluido e corretto tanto che Leopoldo II, Granduca di Toscana, volendo a corte per il primogenito maschio una balia che parlasse con termini appropriati e senza inflessioni dialettali la lingua della terra in cui egli, di famiglia austriaca, governava, scelse proprio una donna dell’Orsigna, certa Venturi Maddalena Annunziata Elisabetta, nata a Casa Santini.

Val d’Orsigna è la più tipica valle Appenninica della montagna pistoiese anche per la sua caratteristica vegetazione appenninica costituita da castagni fino ai 900 metri di altezza, da faggi fino ai 1500 metri e poi dall’alpeggio erboso che è stato per secoli alla base della pastorizia, cultura ancora presente in Valle. Orsigna è come una castagna dentro un riccio: per scoprirne e assaggiarne la sua autentica bellezza, occorre percorrere, con calma e fatica, la sua storia, il suo paesaggio, il suo biotopo. E la valle ricompensa


in tanti modi con numerosi spettacoli naturali e con i numerosi frutti che vi si possono raccogliere: mirtilli, lamponi, more e castagne. Fra questi spiccano proprio le castagne, frutto tipico della Valle dove si coltivano qualità pregiate dette “calaresi”, “pastinesi” e “ceppe”. I castagni sono un’importante risorsa dell’Orsigna anche perché l’intera filiera della castagna si svolge tutta nella valle in quanto la farina viene seccata nei metati della valle e macinata nel Mulino di Giamba, bella struttura costruita nel 1800 sul torrente detto Del Mulino e recentemente restaurato così bene da richiamare molti visitatori. La raccolta delle castagne nella valle in passato era talmente abbondante che bisognava farsi aiutare da braccianti che venivano da fuori; erano assunte soprattutto donne, dette “raccoglitore”, che in genere provenivano da Monsummano e dalle vicine montagne del Bolognese, soprattutto da Boschi, del comune di Granaglione. Le raccoglitore, che venivano regolarmente pagate, rimanevano a mangiare e dormire nelle case di chi le assumeva: ne venivano assunte molte nelle borgate dove c’erano più selve, come al Goraio, al Castello e a Casa Colonna. La stagione della seccatura delle castagne era anche tempo di veglie e balli. Nelle borgate di là dal fiume, al Goraio, al Castello e a Casa Riccio, tutti i sabato sera, venivano organizzate feste da ballo molto familiari, in cui si ballava al suono di una fisarmonica e di un violino e alle quali par-

tecipavano anche le raccoglitore. Si facevano i balli tradizionali della valle: il ballo del chiamo, la quadriglia, il ballo dello schiocco, il ballo del merlo, alcuni dei quali si usano ancora. Nei metati si vegliava quasi tutte le sere: si riunivano persone di più frazioni; si sedeva su panche basse per evitare il fumo; si mangiavano castagne cotte in vari modi, ballotte, tigliate e soprattutto bruciate, tutte cotte con grande maestria. Alla luce del fuoco da un “canzoniere” venivano raccontate storie, avventure vere o fantastiche, magie e fatti di paura per impressionare i ragazzi che poi difficilmente tornavano a casa da soli. C’era anche chi narrava novelle come quelle di “Le Mille e una notte” o recitava a memoria versi di Dante, come faceva Giovanni Catani che era capace, con le sue qualità di cantastorie, di trattenere l’attenzione di chi vegliava e si racconta ancora che i bambini si leticavano per sedere sulle sue ginocchia. Inoltre si parlava della vita quotidiana nel paese e nella valle e i giovani scherzavano fra di loro.

Insomma il tempo in cui i metati rimanevano accesi, si svolgeva una vera e propria vita di intensa relazione sociale e di trasmissione di saperi culturali e tradizionali fra le persone che abitavano la Val d’Orsigna ed era un momento di incontro e aggregazione fra generazioni ed anche fra i giovani delle varie borgate.

Pagine precedenti: la vallata dell’Orsigna. In alto a destra: il Molino di Giamba, recentemente restaurato. In alto a sinistra: lavorazione della farina e castagne essiccate. In basso: Scene di lavorazione delle castagne. Previous pages: Orsigna Valley. Top right: the recently renovated Giamba Mill. Top left: flour processing and dried chestnuts. Bottom: Scenes of chestnut harvest and processing.

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Da quattro generazioni per la QualitĂ Four generations of quality products

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Val d’Orsigna

When the fires still smoldered in the drying-houses The chestnut production chain at the renovated Mulino di Giamba

O

rsigna is not the name of just the valley but also of the mountains above and the river below. Moreover, the name Orsigna refers to a village and its surrounding area in this valley of the Pistoia Apennines, located along the Tuscan-Emilian border, between Pistoia and Bologna. In Roman times, the Orsigna area was already cited as Alpis Ursina, where a byway of the Via Cassia, probably a secondary connection between Etruria and Gaul, passed. The Latin attributive word Ursina, i.e., of the bears, later metamorphosed into Orsigna, showing that the name was derived from the presence of bears in the valley. This view is also supported by the place-name of Pian degli Orsi that, until a few years ago, indicated the place at the top of the valley where one of the Orsigna River’s two sources originates. Other narratives state that the name derives from the Orsini family or, more poetically, from a Princess Orsini who ruled the valley. However, these assumptions have so far not been substantiated by any evidence. Orsigna consists of numerous borgate, or villages, that are interesting to visit as they clearly illustrate the old mountain architecture, characterized mainly by stone buildings, shingle roofs, narrow windows,


rather small doors, and low ceilings—a form of “environmentally sustainable” construction that anticipated current energy-saving policies. The villages are inhabited in summer and in winter. Particularly in recent years, the Orsigna Valley has experienced a trend that bucks the widespread depopulation of the mountains, as new families have moved there to live. In the Orsigna Valley, a fluent and correct Italian has always spoken. Accordingly, Leopold II, Grand Duke of Tuscany, wanted at court for his first-born son a nurse who could speak, using appropriate terms and without dialectal inflections, the language of the land that he, from an Austrian family, ruled. Thus, he chose a woman from Orsigna, a certain Maddalena Annunziata Elisabetta Venturi, born in Casa Santini. The Orsigna Valley is the most typically Apennine valley in the Pistoia mountains also because of its characteristic Apennine vegetation consisting of chestnut trees and beech trees in elevations up to 900 meters and 1500 meters, respectively, and the grassy Alpine pastures that were, for centuries, the basis of the pastoral farming, still present in the valley. Orsigna is like a chestnut inside a hedgehog: to discover and sample its authentic beauty, one must pass calmly and carefully through its history, landscape, and biotope. The valley makes this worthwhile in various ways with many natural sights and the many fruits and nuts that can be picked: blueberries, raspberries, blackberries, and chestnuts. Known locally as calaresi, pastinesi, and ceppe, the typical chestnuts grown in this valley are of the finest quality. Moreover, the chestnut trees are an important resource for Orsi-

gna as the entire chestnut production chain takes place throughout the valley with the flour dried in the valley’s drying-houses (metati) and ground at the Mulino di Giamba, a beautiful structure built in 1800 on the Del Mulino River and recently restored so well to draw many visitors. The chestnut harvest in the valley was once so abundant that it was necessary to hire outside laborers. Known as raccoglitore, or gatherers, these workers were mostly women who generally came from Monsummano and the nearby Bolognese mountains, especially from Boschi, in the Granaglione district. The gatherers, who were regularly

paid, remained to eat and sleep in the homes of those who employed them. Many were hired in villages where there were more woods, such as Goraio, Castello, and Casa Colonna. The chestnut-drying season was also a time to party and to dance. In the villages across the river – Goraio, Castello, and Casa Riccio – very informal dance parties were organized every Saturday night, at which people danced to the sound of an accordion and a violin and which were also attended by the gatherers. They did the valley’s traditional dances: quadrilles, ballo del chiamo, ballo dello schiocco, ballo del merlo – some of which are still danced today. People from the surrounding hamlets got together and sat up most nights in the drying-houses. Sitting on low benches to avoid the smoke, they ate chestnuts cooked in various ways: ballotte (boiled with a pinch of salt), tigliate (peeled and boiled with wild fennel), and especially bruciate (roasted), all skillfully cooked. By firelight, a canzoniere, a songwriter, recounted magical tales of real or fantastic adventures, so scary as to impress the children who found it difficult to return home alone. Some narrated stories like those from “The Arabian Nights” or recited Dante’s verses, like Giovanni Catani. His qualities as a storyteller held the attention of those watching and it was said that children fought to sit on his lap. They also chatted about daily life in the village and the valley while young people teased each other. So long as the fires in the drying-houses continued to smolder, an honest life unfolded, one of heartfelt social relations and the passing-on of the cultural and traditional knowledge of the people who lived in the Val d’Orsigna. It was a time when generations as well as young people from the various villages met and came together.

www.discoverpistoia.it In alto: vista aerea dell’Orsigna. In basso: il Molino recentemente restaurato. Above: aerial view of Orsigna. Bottom: the recently restored mill.

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SAN GI

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Il restauro dell’ex Chiesa di San Giovanni Battista

Rinascimento pistoiese

IOVANNI

Terminata la prima fase dei restauri dell’ex chiesa cinquecentesca disegnata da Ventura Vitoni

TESTO Gianluca Giovannelli FOTO Nicolò Begliomini

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I

l Conservatorio di S. Giovanni Battista trae origine da diversi complessi monastici, costruiti lungo la strada ottenuta con l’abbattimento delle mura della seconda cerchia e il riempimento dei fossati (il cosiddetto “spianato”, ossia l’attuale Corso Gramsci). Questi furono caratterizzati dalla presenza della parte edificata sul fronte strada e da una vasta area verde sul retro destinata a orto e giardino, che si estendeva fino alla terza cerchia di mura. Oggi in quest’area del centro storico di Pistoia rimangono ancora sostanzialmente intatti nel loro rapporto fra pieni e vuoti solo i complessi di S. Domenico e di S. Giovanni Battista. La costruzione del monastero femminile francescano di S. Giovanni Battista risale alla fine del XIII secolo per volontà di Giovanni Ammannati. Il complesso religioso venne quindi ampliato tra il 1469 e il 1513 quando fu completata la chiesa dedicata a S. Giovanni Battista (iniziata nel 1500) su progetto dell’architetto pistoiese Ventura Vitoni. Dopo il 1783 le monache di S. Lucia e S. Chiara vennero riunite a questo monastero, trasformato poi dal Vescovo Ricci in Conservatorio.

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Il complesso di S. Giovanni Battista ha pertanto svolto nei secoli una funzione aggregante e di riferimento per le istituzioni monastiche femminili cittadine. Il Conservatorio iniziò la sua attività nel 1785 e si sviluppò costantemente mantenendo la sua operatività, con alterne vicende, durante il periodo del Granducato di Leopoldo II e fino all’Unità d’Italia.

Per l’intero complesso un importante progetto di recupero Nel 1911 si concluse la presenza delle suore oblate e il Conservatorio assunse il suo assetto istituzionale definitivo. Nel 1944 la chiesa rinascimentale andò in gran parte distrutta (rimasero in piedi solo alcuni muri perimetrali) poi ricostruita negli anni cinquanta secondo il progetto originale. Si trattò di una ricostruzione

che seguì i canoni tipici del periodo postbellico, operata dal Genio Civile sulla base dei disegni elaborati dalla Soprintendenza, rispettosa delle dimensioni e della morfologia originale, ma con il parziale ricorso a tecniche costruttive moderne (quali il cemento armato). I lavori furono interrotti nel 1957 e l’intero apparato lapideo, sia interno che esterno, non fu mai ricollocato nella propria sede, ma depositato sul pavimento della chiesa. Ancora oggi tale collocazione, alquanto insolita, risulta visibile ai lati del percorso espositivo, testimoniando in modo evidente i drammatici effetti della guerra. L’attuale configurazione spaziale presenta alcuni spazi di grande pregio, rimasti indenni a seguito degli eventi bellici. Si tratta del grande chiostro di S. Lucia, di forme rinascimentali e attribuito allo stesso Vitoni, ma anche di altri spazi più piccoli, ma di notevole valore, quali la canova, la cucina con il monumentale camino, e, nel giardino, l’edificio della cosiddetta “scala santa”. Si tratta, in quest’ultimo caso, di un antico edificio addossato alle mura, sul margine sud est del giardino, che rappresentava il punto terminale dei percorsi de-


vozionali e delle orazioni che venivano compiute dalle monache all’interno del giardino. I restauri da poco conclusi hanno interessato per adesso solo la chiesa. Si è trattato di interventi di restauro conservativo, al fine di garantire una migliore durabilità e fruibilità futura in condizioni di sicurezza. Sono state pertanto adottate soluzioni materiche e cromatiche compatibili con i criteri e le direttive per il restauro dei beni culturali sottoposti a tutela. Tutti gli interventi realizzati sono stati condivisi con la piena collaborazione del funzionario responsabile della Soprintendenza, arch. Valerio Tesi. Per la facciata si trattava di intervenire sull’avanzato degrado del paramento murario, in buona parte a vista (pietra e laterizio) e con ricorsi orizzontali ad intonaco. Tale paramento era da tempo soggetto a fenomeni di disgregazione e progressivo distacco di frammenti. In questo caso è stata effettuata un’accurata pulitura, sia delle superfici che dei giunti, con un successivo intervento di consolidamento. Particolare attenzione è stata data all’utilizzo di malte di calce idraulica naturale per la stilatura dei giunti che avessero le stesse caratteristiche materiche e cromatiche delle preesistenti, con inerti di granulometria adeguata. Gli interventi sulla facciata sono stati poi completati con un restauro del portale, ossia della parte della facciata che si presentava in condizione di maggiore degrado. Ulteriore intervento ha interessato anche la copertura dell’aula ed è consistito nel restauro e consolidamento della struttura lignea di copertura oltre che della volta a vela sottostante. I restauri da poco conclusi rappresentano solo una piccola parte del lavoro che sottende ad un recupero completo della parte storica più significativa del complesso, per il quale è stato elaborato un progetto su cui ci auguriamo possano convergere i necessari finanziamenti. Questo progetto prevede interventi tra i quali ci limitiamo a ricordare: il completamento del restauro dell’ex chiesa, sia per le parti interne, che per le parti di copertura non interessate dai recenti lavori; il restauro dei due chiostri di S. Chiara e S. Lucia (il più grande e rimasto per gran parte indenne dagli eventi bellici); il restauro di alcuni locali interni (canova, cucina, dispensa, ex refettorio, ecc.); il recupero del giardino storico con i pregevoli manufatti presenti (“scala santa”, cappelle). L’obiettivo finale – che per ragioni di spazio non è possibile illustrare nei dettagli – è quello di creare un nuovo polo culturale integrato, che punti alla valorizzazione del luogo e delle sue peculiarità, nella ricca e articolata interazione tra spazi interni e spazi aperti (chiostri e giardino), il tutto collocato in una posizione strategica nel cuore di Pistoia.

Pagine di apertura: Frammenti dell’apparato lapideo e dell’altar maggiore ammassati sul pavimento della chiesa; in alto da sinistra: Interno della cupola; Vista del complesso su Corso Gramsci da una importante terrazza; in basso a sinistra: immagini storiche dei danneggiamenti subiti a seguito del bombardamento del 1944; a destra: visione generale dell’interno della ex chiesa. Opening pages: Fragments of the stone works and the main altar in piles on the floor of the church; top left: inside the dome; view of the complex on Corso Gramsci from a nearby terrace; bottom left: historical images of the damage resulting from the 1944 bombardment; to the right: general interior view of the former church. 93


The Restoration of the Former Church of San Giovanni Battista

The Pistoian Renaissance The first phase has been completed in the restoration of this former 16th-century church designed by Ventura Vitoni

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he S. Giovanni Battista School for Girls was created from the various monastic complexes erected along the road constructed after the second circle of walls were demolished and the moats filled (the spiantato (clearing), known today as Corso Gramsci). These complexes were characterized by the part built facing the street and a large green area behind used for kitchen and ornamental gardens that stretched to the third circle of walls. Today, this relationship between positive and negative space in this area of the city of Pistoia remains substantially intact only in the complexes of San Domenico and of San Giovanni Battista. The construction of the female Franciscan monastery of San Giovanni Battista dates from the late thirteenth century at the wish of Giovanni Ammannati. The religious complex was then expanded between 1469 and 1513 when the church dedicated to St. John the Baptist (begun in 1500) and designed by the Pistoian architect Ventura Vitoni was completed. After 1783, the nuns of S. Lucia and S. Chiara were united in this monastery, which was later converted by Bishop Ricci into a school for girls. Over the centuries, the S. Giovanni Battista complex performed a unifying and referential function for the town’s female monastic institutions. The girls’ school opened its doors in 1785 and grew steadily, maintaining its operations, with ups and downs, throughout the period of Leopold II’s Grand Duchy and up until the Unification of Italy. In 1911, the community of Oblate Sisters came to an end and the school assumed its final institutional layout. In 1944, the Renaissance church was largely destroyed (only a few walls remained standing). It was later rebuilt in the 1950s according to the original plan. Performed by the Engineers Corps, the reconstruction adopted the canons typical of the post-war period, based on designs developed by the Superintendency and respectful of the size and morphology of the original complex, but with partial recourse to modern building techniques (e.g., reinforced concrete). Work was interrupted in 1957 and all the internal and external stonework was


never re-placed. Instead, it was deposited on the floor of the church, where this somewhat unusual arrangement is still visible today along the sides of the exhibition space, clearly demonstrating nonetheless the dramatic effects of the war. The current spatial configuration contains some areas of great value, untouched by the war. There is the great, Renaissance-style cloister of S. Lucia, also attributed to Vitoni, as well as other, smaller yet quite exceptional like the storeroom, the kitchen with its immense fireplace, and, in the garden, the building with the “scala santa” (“holy stairs”). This latter is an old building set against the wall on the southeastern side of the garden, and was the end point of the devotional itineraries and prayers performed by the nuns in the garden. For the moment, the recently concluded restoration has involved only the church. This restoration operation served to ensure better durability and its future enjoyment in safe conditions. Consequently, material and color solutions were adopted that were compatible with the restoration criteria and with the guidelines for cultural assets placed under protection. All the work carried out was shared in collaboration with the Superintendency official in charge, the architect Valerio Tesi. Work was required on the facade in order to address the advanced deterioration of the masonry, largely exposed (stone and brick), and with horizontal plaster courses. The wall surface had long been prone to crumbling, with fragments continuously detaching. In this case, a careful cleaning was carried out, both of the joint surfaces, with subsequent reinforcement. Particular attention was given to pointing the joints using natural hydraulic lime mortars, with graded aggregates, that had the same characteristics and colors as the existing materials. The work on the façade

was then completed with the restoration of the portal, or rather that part of the facade that was most deteriorated. An additional intervention also involved the roof of the hall, consisting of the restoration and reinforcement of the roof’s wooden structure as well as of the ribbed vault below. The recently concluded restoration represents only a small part of the work that is implicit in completely rehabilitation of the complex’s most important historical section, for which a plan has been drawn up with the hope of pulling together the necessary funding. This project anticipates various interventions including completing the restoration of the former church, both internally, and for those parts of the roof not involved in the recent work; the restoration of the two cloisters of S. Chiara and the larger S. Lucia (largely unscathed by the war); the restoration of some interior rooms (storeroom, kitchen, pantry, former refectory, etc.); and the rehabilitation of the historic garden with its invaluable artifacts (the “holy stairs” and the chapels). The ultimate goal – whose details cannot be listed for reasons of

space – is to create a new integrated cultural center, targeted at developing the site and its distinctive features in the rich and eloquent interplay between the interior and open spaces (cloisters and garden), and all strategically located in the heart of Pistoia.

www.discoverpistoia.it www.fondazionesangiovanni.it In basso a sinistra: tracce delle decorazioni originali della ex chiesa; In alto a sinistra: Tracce dell’apparato decorativo rimasto nella collocazione originaria; in alto a destra: Il crocifisso ligneo restaurato recentemente; in basso: Il chiostro di S.Lucia con la grande magnolia secolare. Bottom left: traces of the church’s original decoration. Top left: remnants of the decorative apparatus in the original placement. Top right: Recently restored wooden crucifix. Bottom: The cloister of S. Lucia with a centuries-old magnolia tree.

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Pinocchio si racconta attraverso i biscotti

Pinocchio’s Story Told through Cookies

Rita Berti è la proprietaria, l’ideatrice a l’anima creativa di Berit Arti, emporio in Piazza XX Settembre a Pescia dove la fantasia e il divertimento saltano fuori in ogni angolo, grazie alla varietà di gadget, abbigliamento e oggettistica per la casa esposta in negozio. L’anima di Berit Arti è pienamente rappresentata da un prodotto che Rita ha prima pensato, poi amato e infine realizzato: i biscotti di Pinocchio.

A line of goodies inspired by the story’s teachings

La linea di dolcetti ispirati agli insegnamenti della favola Non dei semplici dolcetti con le sembianze del burattino più famoso della storia, ma biscotti della tradizione toscana rivisitati con estro per raccontare gli insegnamenti della favola di Carlo Collodi. Solo per citarne alcuni, ci sono “I nasi di Pinocchio”, cantuccini aromatizzati all’anice e all’olio d’oliva pesciatino, “I baci della fata Turchina”, biscotti friabili a base di burro, nocciole e mandorle, “I bocconcini di Mangiafuoco”, delizie a base di miele, fichi e noci, “Le Promesse del Gatto e la Volpe”, all’aroma di cacao, fatti con un impasto di nocciole e noci e dalle sembianze visive apparentemente consistenti, ma friabilissimi al contatto con il palato, proprio come le inaffidabili parole dei due maestri della truffa. Berit Arti, chiamata dalla Fondazione Nazionale Carlo Collodi, è stata tra i protagonisti della settimana della Valdinievole al Fuori Expo di Milano (25 – 30 agosto): i milanesi e tutti i presenti alla manifestazione hanno avuto modi di gustare e apprezzare i biscotti di Rita, ambasciatori delle bontà culinarie del pesciatino e della creatività dei suoi abitanti. Per informazioni/ For information: Berit Arti Via Ricasoli 1 – Pescia (PT) Tel. 0572 478180 E-mail: beritarti72@gmail.com 96

Rita Berti is the owner, founder, and creative spirit Berit Arts, an emporium in Pescia’s Piazza XX Settembre where fantasy and fun jump out of every corner, thanks to the variety of gadgets, clothing, and household items on display in the store. The soul of Berit Arts is personified by a product that Rita first conceived, fancied, and then finally made: Pinocchio cookies. Not just simple sweets in the shape of the most famous puppet in history, but cookies in the Tuscan tradition, stylishly retelling the teachings of Carlo Collodi’s story. To name a few, there are the “Pinocchio Noses”, almond biscuits flavored with anise and olive oil from Pescia, the “Blue Fairy Kisses”, crumbly biscuits made with butter, hazelnuts and almonds, the “Fire-eater Treats”, delights made with honey, figs and nuts, the “Cat and Fox Promises”, with a cocoa aroma, made with a mixture of hazelnuts and walnuts that seems solid, but melts away to nothing, just like the unreliable words of these two con artists. Nominated by the Fondazione Nazionale Carlo Collodi, Berit Art was among the protagonists of the Valdinievole’s week (25-30 August) at Outside the Expo in Milan. Both the Milanese and everyone else at the event were able to enjoy and savor Rita’s cookies, ambassadors of Pescia’s culinary delights and its inhabitants’ creativity.



Pistoia nel Mondo: I Piqued Jacks

Un sound americano made in Italy La band di Buggiano reduce da un tour negli Stati Uniti

TESTO Emanuel Carfora FOTO Francesca Fabbri Simone Ridi

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ello studio di registrazione dei Piqued Jacks il volume della musica è alto, le vibrazioni sono intense, la band prova i brani del prossimo disco, il loro primo album acustico. I quattro musicisti toscani prendono una pausa: “A fine prove – esordisce il batterista Matteo “ThEd0g” Cugia – un caffè è obbligatorio”. Ovviamente americano, un caffè che arriva direttamente dal loro ultimo “Atlas Tour”. I Piqued Jacks sono rientrati da poche settimane dagli U.S.A, dopo il loro secondo tour negli States. “Abbiamo macinato oltre ventimila chilometri – afferma il chitarrista Francesco “Penguinsane” Cugia – e attraversato una dozzina di Stati. La scena musicale americana è incredibile, ci sono persone che per ascoltarti percorrono anche due ore in auto”.

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E’ proprio così: i Piqued Jacks fin dalle prime canzoni degli esordi cantano in inglese. Una scelta molto impegnativa ma che ha connotato il sound della band pistoiese, riconoscibile e apprezzato prima nella scena underground di Austin Texas e poi nelle numerose città toccate durante l’ultimo tour, concluso nel giugno 2015 con 45 esibizioni in 90 giorni. “Appena rientrati in Italia dopo il secondo tour in U.S.A. – prosegue il bassista Francesco “littleladle” Bini – abbiamo suonato in diversi festival, fra questi il Marea Festival di Fucecchio e MusicaW Festival, abbiamo appena aperto il concerto degli Interpol a Prato”. Una serata memorabile per la band: “Paul Banks ci ha ringraziato durante il concerto – racconta il frontman Andrea “E-King” Lazzeretti – e dopo abbiamo conversato a lungo con lui. Ha preso il nostro ultimo album e ci ha fatto i complimenti per il nostro sound”. La vocazione internazionale della band fondata a Buggiano nel lontano 2006 è una prospettiva diventata realtà. “Appena entrati sul palco – proseguono i musicisti – abbiamo visto davanti a noi migliaia di persone. Una sensazione bellissima: dopo i primi momenti di emozione abbiamo suonato, eravamo molto carichi perché è il pubblico a creare uno scambio di energia. Senza pubblico durante un concerto non esiste la musica, non esiste l’arte”.

I Piqued Jacks, dopo aver pubblicato singoli, EP e LP - ultimo fra questi “Climb Like Ivy Does” del 2015 - sono già a lavoro per il prossimo album: “Da tempo ci chiedono di incidere un album acustico – proseguono I Piqued Jacks - e probabilmente entro il 2015 pubblicheremo anche questo nuovo lavoro”. I giovani musicisti sono molto legati e raccontano la loro esperienza americana e italiana a quattro voci, sempre ben accordate fra loro, una sinergia preziosa e un sostegno reciproco che è fondamentale quando per settimane intere la band si sposta per migliaia di chilometri. “Negli Stati Uniti – raccontano i Piqued Jacks – ogni giorno percorrevamo 8 ore di auto per arrivare nel luogo del concerto. Suonavamo e al mattino seguente ancora altre 8 ore per raggiungere la nuova meta, siamo una band esperta e pronta a suonare in ogni contesto”.

Presto il loro primo album acustico Sono molti i riferimenti a tematiche ecologiche nei loro brani alternative/funk rock. Proprio come il titolo del loro ultimo album, i Piqued Jacks si arrampicano come l’edera, alla ricerca di uno spazio che ritengono vitale nel panorama della musica indipendente. “In Italia – continuano i Piqued Jacks - la cultura musicale è diversa rispetto agli Stati Uniti, probabilmente più limitata. Negli U.S.A. sono più esigenti, prestano molta attenzione alla scena musicale e soprattutto alle novità”. Almeno su un aspetto i Piqued Jacks non hanno dubbi: “Proprio sulla base di questa consapevolezza conclude “Penguinsane” Cugia – abbiamo deciso di cantare in inglese, in questo modo possiamo comunicare con tutto il mondo!”.


The Piqued Jacks

An American sound made in Italy The band from Buggiano is back from a US tour

O

rsigIn the Piqued Jacks’ recording studio, the music’s volume is high and the vibrations intense. The band is practicing the songs for their next album, their first acoustic one. The four Tuscan musicians are taking a break. “Coffee is required at the end of the practice,” begins drummer Matteo “ThEd0g” Cugia. Obviously it is American coffee, straight from their most recent “Atlas Tours”. The Piqued Jacks returned a few weeks ago from their second tour in the United States. “We clocked over twenty thousand kilometers and passed through a dozen states,” says the guitarist Francesco “Penguinsane” Cugia. “The American music scene is amazing. People travel two hours by car just to hear you.” That’s right. The Piqued Jacks have sung songs in English from the beginning – a very challenging choice but one that has marked the Pistoian band’s distinct sound, The band gained recognition first in the Austin, Texas, underground scene and later in the various cities visited during their latest tour, which ended in June 2015 with 45 performances in 90 days. Bassist Francesco “littleladle” Bini says, “As soon as we returned to Italy after our U.S. second tour, we played at several festivals, including the Tide Festival in Fucecchio and the MusicaW Festival. We just opened the Interpol concert in Prato.” It was a memorable evening for the band. “Paul Banks thanked us during the concert,” says front man Andrea “E-King” Lazzeretti. “Afterward, we talked with him at length. He got our latest album and complimented us on our sound.” Founded in 2006 in Buggiano, the band’s international focus was a possibility that became a reality. “Once we were on stage,” the musicians continued, “we saw thousands of people before us. It was a great feeling. After an emotional few minutes, we played. We were really psyched up because it’s the audience that generates the energy level. Without an audience during a concert there is no music, no art.” Among the singles, EPs, and LPs released, the Piqued Jacks’ latest release is the 2015 “Climb

like Ivy Does”, and they are already working on their next album. “For some time, we’ve been asked to record an acoustic album. We expect our next disc to come out probably by the end of 2015.” The young musicians are very close and talk about their American and Italian experience in four-part harmony, always in completely in tune with each other, with the fundamental synergy and mutual support that is essential for the band as it traverses thousands of kilometers for weeks at a time. “In the U.S., we drove eight hours by car every day to get to the concert venue. We then played and the morning after it was another eight hours to reach the next stop. We’re a seasoned band, ready to play anywhere.” Their alternative/funk rock tracks make many references to environmental problems. Like the title of their latest album, the Piqued Jacks have climbed like ivy, looking for a space they consider vital in the landscape of independent music. The Piqued Jacks say, “In Italy, the musical culture is different, probably more limited than in the United States. In the U.S., they are more demanding, they pay a lot of attention to the music scene and especially to originality.” the Piqued Jacks have no doubts on at least one thing, as “Penguinsane” Cugia concludes, “Based on this very fact, we decided to sing in English, so we could communicate with the whole world!”

www.discoverpistoia.it www.piquedjacks.com Pagine di aperture: I Piqued Jacks ritratti nella Biblioteca Ricciardiana di Firenze. Pagina a fianco: La band sulle colline toscane e nel loro studio di registrazione a Buggiano. Sopra: Concerto di apertura degli Interpol a Prato. Opening pages: The Piqued Jacks in Florence’s Ricciardian Library. Opposite page: The band in the hills of Tuscan and in their recording studio in Buggiano. Above: Opening of the Interpol concert in Prato. 101


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PubbliNATURART

Il segreto del successo è individuare i cambiamenti e saperli anticipare ToscoData, azienda nata a Pistoia nel 1984, è costantemente presente ed in attiva crescita su tutto il territorio toscano. La sua esperienza e la capacità di interpretare gli stimoli di una società sempre più mutevole e instabile, costituiscono indubbiamente la miglior chiave di lettura per comprendere la sua longevità, la sua solidità, la sua concretezza. In una parola, il suo successo. Guardando all’indietro nella storia trentennale di ToscoData, sono facilmente individuabili le fasi che l’azienda ha attraversato per giungere al suo attuale posizionamento e alla individuazione della sua Mission. L’attività di ToscoData è stata innovativa fin dall’inizio, quando dalle forniture generiche per ufficio, è passata al campo più ristretto e specifico delle tecnologie di stampa intese come hardware ma anche come assistenza alla ottimizzazione del flusso analogico. In questo ambito, ToscoData è divenuta partner accreditato di marchi come Canon e Kyocera e, per l’hardware di stampa in generale, un fornitore di eccellenza di servizi di noleggio e assistenza ai flussi di stampa. Con la grande esperienza acquisita e, soprattutto, con la scelta del “servizio alle imprese” come attività principale, l’azienda si è in seguito specializzata nella gestione digitale delle informazioni e dei processi aziendali. Un coraggioso e vincente esempio di investimento nel cambia-

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Marietta Sabatini da Massa e Cozzile alle cucine d’Italia

L’arte del mangiar bene E’ stata la governante e la cuoca di Pellegrino Artusi, autore del più importante libro di ricette italiano TESTO Giovanna Frosini

«L

’accontenterò, signora, sebbene io sia sempre restìa a parlare del signor Artusi. Perché egli era tanto modesto, tanto semplice che voleva rimanere nell’ombra». È grazie alle parole memori e affettuose di Marietta Sabatini, in una bellissima intervista pubblicata sulla «Cucina italiana» del 15 febbraio 1932, che possiamo entrare nella vita intima e raccolta, nell’ordinato sistema borghese della casa di Pellegrino Artusi. Nelle stanze luminose di quell’appartamento che affacciava su una delle nuove piazze di Firenze, si giocò fra il 1891 e il 1911 una partita di grande importanza non solo per la storia della cucina italiana, ma per le vicende complessive della cultura e per la storia stessa dell’italiano. Dall’abitazione di Piazza D’Azeglio 25 (un indirizzo che tutta Italia conosceva, perché lì si potevano chiedere le copie della Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene, che venivano poi spedite per posta) uscì un libro sensazionale, che un attempato gentiluomo, in passato uomo di commerci e anche letterato ma con poca fortuna, decise di stampare contro il parere di tutti. Fra le strade e le piazze di Firenze il libro cominciò a correre, simboleggiato dal leprotto rosso che compariva sulla copertina della prima e ormai rarissima edizione (1891); da lì e da allora destinato a entrare nelle case degli italiani e soprattutto delle italiane, libro di cucina, certo, ma anche libro di riflessioni amabili e accorte, di aneddoti e narrazioni, finendo per contenere (1911) quasi ottocento ricette suggerite e raccolte da tanta parte d’Italia; libro che poi percorse il mondo, donato alle fidanzate, trasportato nelle valigie degli emigranti, a ricordare agli italiani fuori d’Italia il legame con la terra d’origine, e che è stato infine tradotto in tutte le lingue più importanti. Di questa straordinaria avventura, che costruisce, propone, insegna una nuova cucina e una nuova alimentazione per una nuova nazione, per una nuova idea borghese della famiglia, per una nuova idea della donna, anche, motivata e consapevole, una donna è eccezionale protagonista: e la sua figura si delinea con chiarezza nel controluce del libro, delle sue ricette, della sua lingua perfino, ma soprattutto emerge da una serie di testimonianze non cospicue ma significative. Marietta Sabatini è stata per anni, per decenni, l’ani-

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ma della casa di Artusi: governante e cuoca, dirige, regola e dispone, appena un gradino sotto il «Signore Artusi», ben al di sopra dell’altro collaboratore, il cuoco Francesco Ruffilli, originario di Forlimpopoli come il riverito e temutissimo padrone, che dovette molto soffrire la chiara gerarchia domestica.

Pubblicato nel 1891, “l’Artusi” è tradotto in tutto il mondo Marietta era entrata giovane in casa Artusi: a poco più di venti anni, orfana e nubile, ma capace di lavorare e – cosa assai importante – di leggere e scrivere, aveva lasciato il paese di Massa e Cozzile e si era trasferita a Firenze, seguendo l’abitudine consolidata delle donne del popolo della Valdinievole di andare a servizio nelle agiate famiglie del capoluogo regionale. Così, tanti anni dopo poteva continuare a dire, nell’intervista prima citata: «Quando io lo conobbi, prese a volermi un gran bene. Mi trattava come una figlia. Mi teneva al corrente di tutte le sue cose, ed io, umile donnina, lo aiutavo come e più che potevo». Marietta diventa progressivamente il baricentro della casa: sorveglia la vita domestica, accompagna spesso Artusi nei soggiorni estivi sulla montagna pistoiese, ai Bagni di Montecatini o a Viareggio, lo sostiene nella realizzazione della Scienza in cucina, perché tutte le ricette venivano provate e riprovate nella moderna cucina di Piazza D’Azeglio, finché il risultato non era quello voluto: ed è questo, come tutti sappiamo, il segreto del loro successo. A lei si deve la testimonianza più bella su come è nato quel libro che ha portato nelle case degli italiani non solo una cucina moderna, ma una lingua affabile e elegante, un fiorentino bello, fluido e scorrevole quanto quello di Pinocchio: «L’unico suo divertimento era lo scrivere. Il libro lo cominciò quasi per ischerzo. Poi vide che gli veniva bene e vi si appassionò. A poco a poco venne ad avere una corrispondenza con persone d’ogni ceto e d’ogni parte d’Italia. Scriveva sempre. Si alzava la mattina

alle otto e si metteva a tavolino fino all’ora del pranzo. Poi riprendeva a scrivere per qualche ora. Ed era un continuo alternarsi fra lo studio e la cucina, la penna e le pentole». E a lei si deve la testimonianza più commovente sulla vita intima di quella casa, ritmata profondamente anche dalla cultura, dalla lettura, dai libri che Artusi possedeva in gran quantità e di gran qualità: i libri a cui anche Marietta ebbe accesso, grazie alla liberalità educativa di Artusi, i libri che lei continuò a leggere per lui, fino alla fine, sostituendo i suoi occhi e la sua voce agli occhi del padrone, affaticati e stanchi: «A parte la cucina gli piaceva leggere. Invecchiato però, gli si era molto indebolita la vista e per non farlo stancare ero io che leggevo per lui. […] Per lui nulla poteva essermi di peso. E poi lèggere mi piaceva [...]. Quando morì stavamo leggendo l’Eneide». Marietta è donna di piglio – lo testimoniano le lettere che di lei ci sono rimaste; è cuoca di valore – lo prova la ricetta del Panettone, alla quale Artusi non volle mai sostituire quella del dolce industriale; Marietta è donna di lingua, e da nativa toscana può offrire a Artusi una consulenza linguistica domestica e immediata: è a lei, a questa piccola Emilia Luti (la governante ‘linguistica’ di Manzoni), che si deve la presenza di ciocchetta e ciocchettina in espressioni come «alcune ciocchette di ramerino», «qualche ciocchettina di salvia» della Scienza in cucina, un uso che appare proprio dell’area fra Pistoia e Lucca, da cui proveniva Marietta, così come la madre di Carlo Lorenzini (è Collodi, appunto, l’altro autore che usa la parola in espressioni come «ciocca d’uva»). Marietta sopravvisse a lungo a Artusi (era nata il 4 ottobre 1860, morì il 22 dicembre 1940), e ci fu tempo per i ricordi, per vedere il successo del libro a cui tanto aveva collaborato, e anche per raccoglierne i frutti, giacché morendo Artusi aveva lasciato a lei e a Ruffilli i diritti d’autore: il segno della riconoscenza per la lunga fedeltà di una vita discreta e rispettosa, dominata dal riserbo di una dimora borghese, diventata però il centro di un colloquio vastissimo, di una rete di contatti, di idee, di parole, tanto intenso e forte, tanto vivo e continuo da aver generato un libro formidabile.


things, and I, a modest little woman, I helped him as much as I could.” Marietta gradually became the hub of the house, overseeing its domestic life. She often accompanied Artusi on summer holidays to Pistoia’s mountains, Montecatini, or Viareggio. She supported him in his work on Scienza Left: letters between Marietta Sabatini and Pellegrino in cucina because all the recipes were tested in the Artusi and portrait of Artusi; below: first edition of Science of Cooking and the Art of Eating Well by modern kitchen on Piazza D’Azeglio, until the dePellegrino Artusi, Florence, pei types of Salva- sired result was achieved, which, as we all know, was the secret of their success. tore Landi, 1891. She was responsible for the most beautiful declaration on how the book was born that brought into Italian homes not just a modern cuisine, but also a pleasant, elegant language, a beautiful, fluid, and articulate Florentine, like that of Pinocchio. “His only pleasure was writing. He started the book almost as a joke. Then he saw that it was turning out well and he became enthusiastic. Gradually he was corresponding with people from all walks of life and all parts of Italy. He was always writing. He got up at eight in the morning and sat at his writing desk until lunchtime. Then he continued writing for a few hours. And it was a continual back-and-forth between study and kitchen, pen and pots.” to her is owed the most moving evidence of the household’s private life, its rhythms very much determined by culture, reading, and the excellent books Artusi possessed in abundance: books to which Marietta also had access, thanks to Artusi’s edifying generosity, the books that she continued to read to him, until the end, her eyes and voice replacing the master’s weary and tired eyes. “Aside from cooking, he liked to read. However, growing old, his eyesight of perceptive and amiable reflections, anecdotes, was very weak and so as not to tire him; it was and stories. The 1911 edition ended up containing I who read to him. [...] He never wanted to be a nearly eight hundred recipes recommended by burden to me. And besides I liked reading [...]. and gathered from a large part of Italy. The book When he died, we were reading the Aeneid.” then traveled the world. Presented to sweethearts Marietta was a strong-willed woman—as evidenand transported in the emigrants’ suitcases, it reced by the letters she left. She was a skilled cominded Italians far from Italy of their connection to ok—as proven by her recipe for panettone, which their native soil and eventually was translated into Artusi never wanted to replace with the industrial all major languages. version. Marietta was an articulate woman and, as In this extraordinary adventure, which invented, a native Tuscan, she could offer Artusi ready advioffered, and taught a new cuisine and a new diet ce on domestic linguistics. Because of her, becauto a new nation, for a new middle-class idea of the se of this little “Emilia Luti” (Manzoni’s “linguistic” family, even a new idea of a motivated and aware housekeeper), words like ciocchetta and ciocchetwoman, one woman played an exceptional leading tina, meaning “sprig”, appear in Scienza in cucina, role. Her figure can be clearly read between the liin expressions like “alcune ciocchette di ramerino” nes of the book, its recipes, and even its language, and “qualche ciocchettina di salvia”. This usage but mostly she emerges from a series of humble arose precisely in that area between Pistoia and yet significant statements. Lucca from where Marietta, like Carlo Lorenzini’s Marietta Sabatini was for years, even decades the mother, hailed. (In fact, Collodi is the other author soul of Artusi’s house. As its housekeeper and who has used the word in expressions like “cioccook, she managed, controlled, and organized— ca d’uva”.) Marietta survived Artusi by many years just one step below “Mr. Artusi,” but well above (she was born 4 October 1860, and died 22 Dethe other servant, the chef Francesco Ruffilli. Like cember 1940). There was time for recollections, his revered and much-feared master, he was also to see the success of the book on which she had a native of Forlimpopoli and must have suffered worked so much, and also to reap its benefits. At greatly from the unmistakable domestic hierarchy. his death, Artusi had left the book’s royalties to her When she entered the Artusi home, Marietta was and Ruffilli: a sign of gratitude for the sustained loyoung, just over twenty years old, an orphan and yalty of a discreet and respectful life, dominated by unmarried. However, she was knew how to work the reserve of a middle-class home that, nonetheand—more importantly—how to read and write. less, became the center of a vast dialogue, a netShe left the village of Massa e Cozzile and, folwork of contacts, ideas, and words so intense and lowing the custom of working-class women from strong, so alive and constant to have generated a the Valdinievole to go into the service of wealthy remarkable book. families in the regional capital, she moved to Florence. Thus, many years later, she would go on to say in the interview mentioned above, “When I met him, he treated me very well. I kept track of all his www.discoverpistoia.it

A sinistra: lettere fra Marietta Sabatini e Pellegrino Artusi e ritratto di Artusi; sotto: Prima edizione della Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene di Pellegrino Artusi, Firenze, pei tipi di Salvatore Landi, 1891.

Marietta Sabatini from Massa e Cozzile to Italy’s kitchens

The art of eating well She was the housekeeper and cook of Pellegrino Artusi, author of the most important Italian cookbook

“I

l humor you, ma’am, although I’m always hesitant to speak about Mr. Artusi. Because he was so modest, so simple that he wanted to stay in the shadows.” in this wonderful interview published in the 15 February 1932 issue of Cucina italiana, Marietta Sabatini’s grateful and affectionate words allow us to enter the cozy and intimate life, the orderly middle-class arrangement of Pellegrino Artusi’s household. In the bright rooms of that apartment overlooking one of Florence’s new squares, between 1891 and 1911, a game was afoot that was of great importance not only to the history of Italian cuisine, but also for the overall vicissitudes of the culture and the very history of the Italian language. The house on Piazza D’Azeglio at no. 25 was an address known throughout Italy, because it was where copies of Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene (Science in the Kitchen and the Art of Eating Well) could be requested and then sent by mail. A sensational book emerged from that house, a book that an elderly, even cultured gentleman and former businessman, down on his luck, had decided to print against everyone’s advice. In Florence’s streets and squares, the book began to pick up speed, symbolized by the red rabbit that appeared on the cover of the first and now rare 1891edition. From that location and since that time, it has entered the homes of Italian women everywhere. While it is undoubtedly a cookbook, it is also a collection

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Visite al Fregio Robbiano

Visits to Della Robbia Frieze

Un successo A success for per tutta la città the whole city

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Un grande richiamo per la città di Pistoia a livello turistico durante tutto il periodo estivo è stato portato dalle visite guidate al restauro del Fregio Robbiano, la grande opera d’arte a cielo aperto presente sulla facciata d’ingresso del vecchio Ospedale del Ceppo. Un lavoro svolto grazie anche ad una perfetta sinergia fra pubblico, vista la presenza di enti come Comune di Pistoia, Asl 3 e Sovritendenza dei beni architettonici assieme ad Irsa che si è occupata della parte organizzativa e del Centro Guide Pistoia che ha accom pagnato i turisti sul ponteggio, e privato con la media-partnership di Discover Pistoia e Fondazione Sistema Toscana unitamente al sostegno di Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia e Conad. In termini di numeri e di visite si è andati oltre le 7.000 presenze grazie all’arrivo di numerosi turisti stranieri, in particolar modo francesi, tedeschi ed olandesi, mentre il periodo di prolungamento fra settembre ed ottobre è servito maggiormente per avvicinare le scuole pistoiesi, e non. Discover Pistoia, e Naturart, sono stati partner attivi con campagne pubblicitarie e manifesti affissi in città ed anche a Lucca, Montecatini Terme e Firenze, oltre che con una notevole mole di lavoro sul web e sui social network. Una esperienza importante che avrà un risvolto nei prossimi mesi con la pubblicazione di un volume dedicato a questa iniziativa grazie alla Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici che si occuperà, tramite gli architetti Valerio Tesi e Maria Cristina Masdea, di spiegare nel dettaglio in cosa sono consistiti i lavori di restauro ed il messaggio diffuso nel mondo dall’opera d’arte. Un volume che avrà una introduzione del direttore di Naturart, Giovanni Capecchi, per far capire quello che è il valore comunicativo del Fregio Robbiano.

A great tourist attraction for the city of Pistoia throughout the summer were the guided tours to the restoration of the Della Robbia frieze, the grand, open-air work of art set on the entrance façade of the old Ospedale del Ceppo. A work carried out thanks to a perfect synergy between the public – given the presence of entities such as the City of Pistoia, ASL 3 and the Architectural Heritage Superintendency, along with IRSA that took care of the organization and Centro Guide Pistoia who accompanied the tourists on the scaffolding – and the private with the media-partnership of Discover Pistoia and Fondazione Sistema Toscana with the support of the Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia and Conad. In terms of numbers, there were more than 7,000 visits thanks to the arrival of many foreign tourists, especially those from France, Germany, and Holland. Extending the period into September and October has served to bring in more schools from Pistoia and beyond. Discover Pistoia, and Naturart, were active partners in the advertising campaigns and posters distributed throughout the city as well as in Lucca, Montecatini Terme and Florence, in addition to a considerable amount of work on the web and social networks. An important experience with implications in the coming months will be the publication of a book dedicated to this initiative. Thanks to the Superintendency for Architectural, Landscape, Historical, Artistic, and Ethno-anthropological Heritage, the architects Valerio Tesi and Maria Cristina Masdea, will explain the restoration work in detail and the message that this work of art has spread throughout the world. The book will be introduced by Naturart’s editor, Giovanni Capecchi, who will help us to understand the communicative value of the Della Robbia frieze.

www.discoverpistoia.it


Libri - Books A cura di, Sandro Danesi OLOS, 2015, pp. 202 Prezzo, Euro 14,90

TESTO Gian Piero Ballotti

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andro Danesi, pistoiese nato nel 1973, economista, a seguito di uno studio sul turismo culturale realizzato nell’ambito del Dottorato di Ricerca in politica economica nell’Università Cattolica del Sacro Cuore sede di Piacenza, ha recentemente portato a termine un volume dal titolo Diario di viaggio nei territori disegnati da Leonardo da Vinci. Si potrebbe definire un “vademecum” che accompagna il viaggiatore sul territorio tra Pistoia, la Valdinievole, la Montagna pistoiese ed il Montalbano alla scoperta di luoghi, sapori, personaggi, colori, tradizioni ed emozioni che rimarranno impressi nel visitatore. L’obiettivo è evidenziare quanto il territorio pistoiese disegnato da Leonardo da Vinci (nell’opera “Paesaggio con fiume” del 5 agosto 1473 agli Uffizi) e riprodotto in copertina sia carico di cultura e di saperi tanto da potersi considerare un luogo ideale per un Grand Tour adatto a tutti, con un’attenzione particolare per i giovani. Il viaggiatore, nel racconto, viene accompagnato nella scoperta e nell’illustrazione delle bellezze e delle eccellenze presenti nel territorio pistoiese, compreso lungo l’area Firenze – Prato – Pistoia – Lucca, consentendogli di conoscere e ri-conoscere ciò che caratterizza e distingue questa parte di Toscana, con lo scopo di proporre un’esperienza del tutto nuova, che porti ognuno a scoprire con i propri occhi anche quello che non è stato ancora colto e scritto nel diario, che prende corpo dalla volontà di proporre un itinerario sia nello spazio, attraverso la visita dei territori pistoiesi, sia nel tempo, tentando di far emergere un ricco patrimonio culturale non solo materiale, ma fatto anche di saperi, di tradizioni e di intuiti locali esistenti da molti secoli.

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orn in Pistoia in 1973, the economist Sandro Danesi studied cultural tourism for a PhD in economics at the Catholic University of the Sacred Heart in Piacenza. He recently completed a book entitled Diario di viaggio nei territori disegnati da Leonardo da Vinci (A Travel Diary through the Lands Drawn by Leonardo da Vinci). One could call it a “travel guide” that escorts the traveler on a journey through the Pistoia and Valdinievole areas, the Pistoia mountains, and Montalbano, discovering places, flavors, people, colors, traditions, and sensations that will leave the visitor impressed. Its objective is to highlight the extent to which the Pistoia area, as drawn by Leonardo da Vinci (in the work “Landscape with river”, dated 5 August 1473, at the Uffizi) and reproduced on the cover, is brimming with culture and tradition – rightfully considered the ideal location for a grand tour suited to one and all, with a special focus on young people. Through the illustrations, the traveler in the tale discovers the beauty and delights that surround Pistoia, including the areas of Florence – Prato – Pistoia – Lucca, becoming acquainted and re-acquainted with the local features and distinctions of this part of Tuscany. It offers a whole new experience, a personal discovery of what was not captured and written in the diary. It exemplifies the wish to offer an itinerary in time and space, with visits in the Pistoia area. It presents a rich cultural heritage that is both tangible as well as formed by the local wisdom, traditions and insights that have existed for many centuries.


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Pistoia nel Mondo il Mondo a Pistoia - Pistoia in the World the World at Pistoia

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Pag. 10 Villa Bellavista

Via Livornese di Sopra, 28, 51011 Borgo A Buggiano - Tel +39 0572 32026

Pag. 32 Museo Civico - Pistoia

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Pag. 54 Museo Leonardiano 5 5

Piazza dei Conti Guidi, 1, 50059 Vinci FI - Tel. +39 0571 933251 www.museoleonardiano.it

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Pag. 60 Giorgio Tesi Group

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Pag. 62 Casa di Gello - Farm Community 7

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Via di Brandeglio - Gello - Pistoia INFO: Associazione AGRABAH - www.associazioneagrabah.it

Pag. 84 Val d’Orsigna Orsigna - Pistoia

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Fondazione Conservatorio San Giovanni Battista Corso Gramsci 37-39 - Pistoia - Tel e Fax 0573 21752 www.fondazionesangiovanni.it

www.discoverpistoia.it


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5 Utilizzo della cartina concesso dalla Camera di Commercio di Pistoia

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6 Giorgio Tesi Group

The Future is Green


Loc. Burchietti, Via Bolognese 164, 51100 Pistoia - Tel: +39 0573 480042 o 48422 - Fax: +39 0573 480991

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