Naturart N.20

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N. 20 - Dicembre / December 2015

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Pistoia nel Mondo il Mondo a Pistoia - Pistoia in the World the World at Pistoia

Giorgio Tesi Editrice


È IN VENDITA IL NUOVO LIBRO THE NEW BOOK IS ON SALE AVVICINATEVI ALLA BELLEZZA Il fregio dello Spedale del Ceppo

“Avvicinatevi alla bellezza Il fregio dello Spedale del Ceppo” è un libro dedicato alla presentazione degli aspetti tecnici, storici, artistici e architettonici di una delle più importanti opere d’arte della città e agli ultimi lavori di restauro. I testi sono stati curati da Giovanni Capecchi, Maria Cristina Masdea, Valerio Tesi e Grazia Tucci. Il volume è arricchito da numerosi scatti fotografici inediti realizzati da Nicolò Begliomini. “Avvicinatevi alla bellezza Il fregio dello Spedale del Ceppo” is a book dedicated to a presentation of the technical, historical, artistic, and architectural aspects of one of the most important works of art in the city and of its restoration. The texts were edited by Giovanni Capecchi, Maria Cristina Masdea, Valerio Tesi and Grazia Tucci. The volume also contains many previously unpublished photographs taken by Nicolò Begliomini.

30 euro

Formato 24x33 cm 152 pagine tutte a colori

Pistoia in the World the World at Pistoia

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Comune di Pistoia

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IN COLLABORAZIONE

Il libro è in vendita on-line su www.discoverpistoia.it e presso la sede della Giorgio Tesi Group in via di Badia 14 - 51100 Pistoia The book is on sale on-line on www.discoverpistoia.it at the offices of Giorgio Tesi Group in Via di Badia 14 - 51100 Pistoia

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Pistoia

The Green Tuscany Per portare il Mondo a Pistoia ci siamo fatti in Tre!!! To bring the World to Pistoia, good things come in Threes!!! Pistoia in the World the World at Pistoia PROVINCE DI PISTOIA E PRATO

È on-line il portale di turismo e marketing territoriale più completo, più bello e con affaccio sul mondo. La vetrina delle bellezze e delle eccellenze del territorio pistoiese nasce dalle esperienze, dai contenuti e dal patrimonio di NATURART, dalla visibilità mondiale fornita dalla Fondazione Sistema Toscana e dai protagonisti del territorio rappresentati da Confcommercio e dai suoi Consorzi Turistici.

Consorzio Turistico CITTÀ DI PISTOIA Con il contributo di

The more complete and attractive portal on tourism and local marketing with a world view is on-line. This showcase of the Pistoia area’s beauties and highlights originates from the experiences, content, and wealth of NATURART, with international visibility provided by Fondazione Sistema Toscana and the area’s key players represented by Confcommercio and the local tourist boards.

I Consorzi Turistici di Confcommercio cureranno i rapporti con le aziende per soddisfare le richieste di itinerari e soggiorni provenienti da questa piattaforma: tour studiati ad hoc per ogni tematica, esperienze personalizzate e molto altro ancora, per accogliere sempre più turisti sul nostro territorio.

Confcommercio’s Tourist Consortia will look after the company relationships in order to meet the requests for itineraries and stays originating from this platform: specially designed tours for any subject area, experiences made to order, and much more to welcome the increasing number of tourists who want to visit our area.

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EDITORIALE

I colori dell’inverno D

Giovanni Capecchi

Direttore Editoriale - Managing Editor g.capecchi@discoverpistoia.it

opo la presentazione pubblica del precedente numero di NATURART, avvenuta il 17 ottobre scorso nello straordinario scenario di Villa Bellavista, sono accadute almeno tre cose delle quali mi sembra giusto informare i nostri lettori: la rivista è stata presentata anche ad Orsigna, durante un incontro promosso direttamente dagli abitanti di quel piccolo paese abbracciato dai monti e dai boschi, a testimonianza del sempre più forte legame tra le pagine che stampiamo (e che mettiamo sul web) e il nostro territorio; di NATURART si è parlato all’Università di Aix-en-Provence, all’interno di un Master sul turismo, con un gruppo di studenti la cui attenzione sottolinea il carattere extracittadino e internazionale di questa nostra rivista; è stato presentato – e questa è la terza cosa della quale vorrei informare i lettori – il volume Avvicinatevi alla bellezza - Il fregio dello Spedale del Ceppo, edito dalla Giorgio Tesi Editrice e nato dall’esperienza di visite ravvicinate all’opera in terracotta invetriata rese possibili – durante i lavori di restauro da poco conclusi – grazie ad una iniziativa promossa da soggetti pubblici e privati, tra i quali anche NATURART, che già aveva dedicato al fregio cinquecentesco la copertina del numero 18. Il fascicolo che presentiamo ha un colore dominante, anche se non esclusivo: quello dell’inverno. C’è la neve dell’Abetone (per gli sciatori, ma anche per chi vuole viverla in modo diverso) e c’è il riferimento (attraverso la Via Baiana e il paese di Baggio) ad un lavoro tipico del passato, quello dei carbonai, che in questi mesi lasciavano le nostre terre per andare altrove a far carbone; la Visitazione del Pontormo a Carmignano si collega, tematicamente, a questo periodo dell’anno (con Maria che porta in grembo Gesù e si reca a trovare Elisabetta), mentre a gennaio cade la festa di Sant’Antonio Abate, al quale è dedicata la chiesa del Tau di Pistoia. Le tonalità dell’inverno – ma anche i suoi suoni – dominano le pagine sul Padule di Fucecchio, in un numero più dedicato agli ‘interni’ che agli ‘esterni’, che torneranno a trionfare con la primavera: il calore delle acque di Grotta Giusti, i passaggi segreti del Palazzo Comunale di Pistoia, la gipsoteca di Libero Andreotti a Pescia, le sale dove aleggia la poesia in occasione del Premio del Ceppo. Le stagioni, che accompagnano la nostra esistenza e quella di tutti gli esseri viventi, scandiscono anche il ritmo di NATURART che chiude, con questo numero, il suo quinto anno di vita.

The Colors of Winter

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fter the public presentation of NATURART’s previous issue on 17 October in the extraordinary setting of Villa Bellavista, at least three things have happened that seem appropriate to report to our readers. The magazine was also presented in Orsigna at a get-together promoted directly by the inhabitants of this small town encircled by mountains and forests, evidence of the increasingly strong link between the pages we print (and put on the web) and the Pistoia area. NATURART was discussed at the University of Aix-en-Provence, in a Master’s course on tourism, with a group of students whose attention underlines the nonlocal and international nature of this magazine. The third thing I would like to report to our readers is the presentation of the book Avvicinatevi alla bellezza. Il fregio dello Spedale del Ceppo, published by Giorgio Tesi Editrice, a result of the experience of first-hand visits to view the glazed terracotta work that were made possible during the recently completed restoration thanks to an initiative promoted by public and private entities. This initiative also included NATURART, which had already dedicated the cover of its 18th issue to the frieze. The issue we are presenting has a dominant, although not exclusive color: that of winter. There is the snow of Abetone (for skiers, but also for anyone who wants to experience it in a different way) and there is a reference (through the Via Baiana and the village of Baggio) to a typical job from the past, that of the charcoal burners who would leave our villages during these months to go elsewhere to make charcoal. Pontormo’s Visitation in Carmignano is thematically connected to this time of year (with Mary, pregnant the unborn Jesus, who goes to visit Elizabeth). Meanwhile, January has the feast of Saint Anthony, to whom Pistoia’s Church of the Tau is dedicated. It is not just the shades of winter but also its sounds that dominate the pages on the Fucecchio Marsh, in an issue dedicated more to the “internal” than the “external”, which will triumphantly return with spring. Then there are Grotta Giusti’s warm waters, the secret passages of Pistoia’s town hall, Libero Andreotti’s plaster casts in Pescia, and the poetry-filled rooms during the awarding of the Ceppo Prize. The seasons that accompany our existence and that of all living beings mark the rhythm of NATURART that, with this issue, celebrates its fifth year of life.

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Trimestrale di Natura, Turismo e Arte sul territorio di Pistoia e oltre Registrazione Tribunale di Pistoia N°2/2010 del 28-05-2010 N. 20 - Dicembre / December 2015

Pistoia nel Mondo il Mondo a Pistoia - Pistoia in the World the World at Pistoia

Da oltre 20 anni S.i.D.A. opera nel Vending a PISTOIA con un intento specifico: offrire ad aziende, uffici, scuole, piccole e grandi comunità, o comunque dove ci siano persone che lavorano, studiano e non hanno il tempo o la possibilità di potersi regalare una pausa al bar più vicino, una zona ristoro ben organizzata e funzionale per soddisfare i piccoli bisogni alimentari; contribuendo a creare un clima di lavoro sereno e produttivo, una situazione di tranquillità e benessere che semplifica l’attività lavorativa quotidiana.

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S Giorgio Tesi Editrice

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Copertina: Scala nascosta del Palazzo del Comune di Pistoia che si arrampica per tre piani. Cover: Hidden staircase in Pistoia’s town hall that climbs for three stories.

Giorgio Tesi Group The Future is Green

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Giorgio Tesi Editrice S.r.l. Via di Badia, 14 - 51100 Bottegone - Pistoia -Italy Tel. +39 0573 530051 - Fax +39 0573 530486 www.discoverpistoia.it Per la tua pubblicità sulla rivista contatta la Giorgio Tesi Editrice o invia una e-mail a marketing@giorgiotesigroup.it via Zanzotto, 162 51100 Pistoia sidapt@tin.it

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Direttore Editoriale Giovanni Capecchi - g.capecchi@discoverpistoia.it

Direttore Responsabile Carlo Vezzosi - carlo.vezzosi@legismail.it

Art Director Nicolò Begliomini - n.begliomini@giorgiotesigroup.it

Comunicazione e Marketing Fabio Fondatori - f.fondatori@giorgiotesigroup.it

Segreteria Carolina Begliomini, Maria Grazia Taddeo contatti@giorgiotesigroup.it

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La chiesa di Sant’Antonio Abate o del Tau The Church of Saint Anthony the Abbot or of the Tau

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Una sorpresa chiamata Abetone A surprise called Abetone

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La Gipsoteca Libero Andreotti a Pescia Libero Andreotti Gallery of Plaster Casts - Pescia

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Eventi in Toscana Tuscany Events

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Padule di Fucecchio Uno spettacolo quotidiano A daily show

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Giardino Zoologico Il GZP si allarga The GPZ is expanding

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La Visitazione del Pontormo a Carmignano Pontormo’s Visitation in Carmignano

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Giorgio Tesi Group Piante da Capitale Capital plants

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Comitato di redazione: Leonardo Begliomini, Nicoletta Boccardi, Emanuel Carfora, Lorenzo Cipriani, Alessandra Corsini, Giuliano Livi, Martina Meloni, Maria Camilla Pagnini, Paolo Paolieri.

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Fondazione Giorgio Tesi Onlus Irma dai capelli rossi Red-headed Irma

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Profumo di altri tempi The fragrance of yesteryear

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Grotta Giusti CavitĂ sommerse Underwater caverns

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Passaggi segreti Secret passages

Hanno collaborato a questo numero: Nicoletta Boccardi, Emanuel Carfora, Cristina Ciappei, FAI Giovani Pistoia, Federica Freschi, Marcella Del Prete, Rolando Galli, Paolo Fabrizio Iacuzzi, Giuliano Livi, Eleonora Meneghiello, Saverio Melegari, Martina Meloni, Maria Camilla Pagnini, Pierluigi Palandri, Luciano Tanini, Valerio Tesi, Ambra Tuci, Stefano Veloci, Enrico Zarri.

Traduzioni: Studio Blitz - Pistoia

Fotografie: Nicolò Begliomini, Carpe Diem - Abetonesport, Archivio Grotta Giusti Diving, Archivio Centro RDP Padule di Fucecchio, Alessio Pacini, Riccardo Niccolai, Antonio Rescigno, Patrizio Matteini, Marta Colombo, Archivio Pistoia Basket 2000. Per le immagini pubblicate restiamo a disposizione degli aventi diritto che non si siano potuti reperire.

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Stampa Pacini Editore S.p.A. Ospedaletto (Pisa)

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Accademia Pistoiese del Ceppo

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Avvicinarsi alla bellezza I

Alessandra Marino

Soprintendente belle arti e paesaggio per le province di Firenze, Pistoia e Prato Superintendent of Fine Arts and Landscape for the Provinces of Florence, Pistoia and Prato

l nostro territorio, lo sappiamo bene, è uno dei luoghi in cui massima è la concentrazione di monumenti e opere d’arte, in uno stretto connubio tra paesaggio e arte che lo rende unico, quasi un museo diffuso e ininterrotto. Il nostro compito è proprio quello di proteggere, conservare e far conoscere questa splendida, ma inesorabilmente fragile, bellezza diffusa. La nostra azione può essere efficace solamente se condivisa e compiuta assieme alle comunità che vivono e abitano in questo paesaggio dell’arte, non solo e necessariamente insieme alle amministrazioni locali, ma ancor più cercando di coinvolgere nella misura più ampia possibile gli abitanti di questo territorio, perché siano cittadini consapevoli delle loro radici e quindi della loro identità. E’ proprio per questo che spesso e per quanto possibile i nostri cantieri di restauro si aprono ai visitatori e rendono accessibili i ponteggi di lavoro, come abbiamo voluto per il restauro prima del Battistero di San Giovanni in Corte e più recentemente del loggiato dello Spedale del Ceppo. Questo è stato possibile grazie anche alla fondamentale collaborazione con NATURART, che meritoriamente ha contribuito all’apertura di questi cantieri a tanti visitatori e turisti, un’iniziativa denominata con una formula felice ‘Avvicinatevi alla bellezza’. Ovvero avvicinare alla bellezza dei nostri monumenti e delle nostre opere d’arte, far provare l’emozione di un contatto ravvicinato con opere altrimenti visibili da lontano, e promuoverne la conoscenza. E’ un tema che ci coinvolge e ci appassiona, quello della promozione del nostro patrimonio culturale in una virtuosa collaborazione tra enti pubblici e soggetti privati. Gianfranco Ravasi ha scritto recentemente che “il mondo in cui viviamo ha bisogno di bellezza per non oscurarsi nella disperazione. La bellezza, come la verità, mette gioia nel cuore degli uomini, è il frutto prezioso che resiste all’usura del tempo, che unisce le generazioni e le congiunge nell’ammirazione”. In questa stagione è davvero importante trovare insieme nuove occasioni per avvicinarsi alla bellezza.

Approaching beauty

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s we well know, our area is one of the places where there is a maximum concentration of monuments and works of art, in a close union between art and landscape that makes it unique, almost a continual and dispersed museum. Our duty is to protect and preserve this beautiful but undeniably fragile beauty as well as to make it known far and wide. Our action can only be effective if it is shared and carried out together with the communities who populate and live in this landscape of art, not only or necessarily together with local governments, but especially by seeking to involve local inhabitants to the greatest extent possible because they are the ones who are mindful of their roots and consequently of their identities. This is why our restoration sites are opened to visitors as much as possible, making the construction scaffolding accessible, as we did first for the restoration of the Baptistery of San Giovanni in Corte and, more recently, for the arcade of the Spedale del Ceppo. This was possible thanks also to a essential partnership with NATURART, which commendably helped to open these sites to many visitors and tourists, an initiative fittingly designated with the signature phrase of “Approaching beauty. In other words, it means approaching the beauty of our monuments and our works of art, experiencing the thrill of seeing first-hand works that are otherwise visible only from afar, and promoting knowledge. The subject of promoting our cultural heritage in a worthy partnership of public and private entities is one that engages and fascinates us. Gianfranco Ravasi recently wrote, “This world in which we live needs beauty in order not to sink into despair. Beauty, like truth, brings joy to the human heart, and is that precious fruit which resists the erosion of time, which unites generations and enables them to be one in admiration.” It is truly important in this season that we find other opportunities for approaching beauty.

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La chiesa di Sant’Antonio Abate o del Tau

Avvolti dagli affreschi Fondata alla fine del 1360, la chiesa presenta il più importante ciclo pittorico tardogotico di Pistoia TESTO Valerio Tesi FOTO Nicolò Begliomini 10


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Pagine di apertura: gli interni della Chiesa del Tau; in alto a sinistra: Natività della Vergine Maria; a fianco: Gerarchie angeliche, particolare; in basso a sinistra: il Vescovo Teofilo ammansisce alcune fiere; a destra: gli affreschi della Chiesa del Tau. Opening page: interior of the Church of the Tau; upper left: Birth of the Virgin Mary; to the side: Angelic hierarchy, detail; lower left: Bishop Teofilo taming some wild animals; to the right: frescoes in the Church of the Tau.

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’aula della trecentesca chiesa di Sant’Antonio Abate è interamente avvolta da un articolato ciclo di scene ad affresco, che in origine ne ornava senza soluzione di continuità tutte le volte, le pareti e gli imbotti delle aperture, così da presentare il più importante e narrativamente complesso ciclo di affreschi tardogotici nella città di Pistoia. Eppure, alla fine del Settecento, in una stagione del gusto qui e ora avversa all’arte ‘gotica’, l’antica chiesa fu sconsacrata, venduta e poi addirittura trasformata in abitazioni e suddivisa in tre piani, con la realizzazione di solai pareti finestre e porte, che non poche drastiche ferite provocarono alle pitture, nascoste sotto una nuova tinteggiatura da cui emergevano solo pochi frammenti. È solo nel secondo dopoguerra che iniziano le procedure per l’acquisto da parte dello Stato italiano dell’ex chiesa e nei primi anni sessanta la Soprintendenza ne avvia il restauro e il recupero delle decorazioni pittoriche, sotto la guida prima di Albino Secchi e poi di Francesco Gurrieri. E’ stato così recuperato lo spazio dell’antica chiesa

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e il grande e suggestivo ciclo di affreschi è tornato a essere leggibile, nonostante le lacerazioni subite e le non poche lacune. Ma riprendiamo la storia dalla sua origine. La chiesa di Sant’Antonio Abate fu fondata alla fine del 1360 per volontà del pistoiese Giovanni Guidotti, che alla metà del Trecento ebbe una brillante ascesa all’interno dell’ordine dei canonici regolari di Sant’Antonio e che fu attivo nella costruzione o ampliamento di precettorie antoniane a Pisa, San Miniato al Tedesco, a Firenze e poi in Campania e a Napoli. Il Trecento infatti è il secolo della rapida espansione dell’ordine antoniano, fondato in Francia alla fine dell’XI secolo e legato alla diffusione tardomedievale del culto per Sant’Antonio Abate, l’eremita della Tebaide alle cui capacità taumaturgiche (come si può leggere nell’approfondimento che accompagna questo articolo) ci si affidava per la guarigione dal ‘fuoco sacro’, ovvero l’ergotismo cancrenoso che appunto tra XI e XIV secolo si diffonde epidemicamente in quasi tutta l’Europa a causa di un fungo parassita che attaccava in particolare la segale.

Il fondatore della casa antoniana di Pistoia, Giovanni Guidotti, volle che l’aula della chiesa fosse interamente decorata da un articolato ciclo di affreschi, affidati al pittore fiorentino, Niccolò di Tommaso, allievo di Nardo di Cione e attivo tra il 1346 e il 1375. Proprio al religioso pistoiese si deve verosimilmente la definizione del complesso programma iconografico degli affreschi, che possiamo seguire nella recente lettura proposta da Ugo Feraci e Laura Fenelli. Sul fondo della chiesa è raffigurato il Paradiso, in cui le tre Persone Trinitarie sono attorniate da una teoria di santi, tra cui è riconoscibile Sant’Agostino, alla cui regola si rifacevano i canonici di Sant’Antonio. Sulle vele delle tre crociere che chiudono l’aula si distendono le scene della Creazione, del Peccato originale, descritto con particolare enfasi, e infine le Conseguenze del peccato, con l’omicidio di Abele e la costruzione della città di Enoch da parte di Caino e la sua uccisione per mano del pronipote Lamech. Le pareti della chiesa sono divise in tre fasce; nella più alta, corrispondente alle lunette sotto le volte, sono raffigurati episodi dell’Antico Testamento, che si aprono con la costruzione dell’arca di Noè, il diluvio universale e l’ebbrezza di Noè e proseguono poi con la costruzione della torre di Babele ed episodi della vita di Abramo e Lot, di Isacco e di Giacobbe, con una vivace narrazione figurativa ricca di dettagli, che restituiscono un’immagine quanto mai viva della vita


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medievale, come ad esempio nell’alacre famiglia di artigiani e nella vagliatura del grano raffigurate nella vela con il Dominio dei giganti sugli uomini, mentre nella lunetta che illustra il sacrificio di Abramo, Sara e le sue schiave sono ritratte in una laboriosa dimensione domestica. Il registro centrale è dedicato alla vita di Cristo, dall’annuncio a Gioacchino e Anna della nascita di Maria fino alla Trasfigurazione di Cristo, privilegiando le storie dell’infanzia. La ricorrente presenza della figura di Pietro (Vocazione di Pietro, la Tempesta sedata e la sua presenza nella scena della Trasfigurazione) può essere letta quale segnale del rapporto privilegiato tra gli antoniani e il potere pontificio, che favorì largamente l’ordine, tanto che già dalla metà del Duecento i frati antoniani gestivano l’assistenza ospedaliera della corte pontificia.

Pochi anni fa la chiesa ha accolto alcune sculture di Marino Marini Infine, nel registro inferiore sono raffigurate le Storie di Sant’Antonio Abate e la Leggenda della traslazione delle sue reliquie, secondo un racconto in cui il programma iconografico sembra accentuare l’attenzione per gli aspetti della vita comunitaria, tralasciando i più consueti modelli iconografici legati alla figura di Sant’Antonio, ovvero l’esperienza ascetica nel deserto della Tebaide e in particolare le tentazioni demoniache, che invece avranno una persistente e diffusa fortuna nella pittura europea. Qui le vicende del santo eremita sono descritte a partire dalla sua vocazione, che si compie nell’Ascolto del passo del Vangelo e nella successiva Elemosina ai bisognosi; l’ambientazione è in una piccola chiesa, dove sopra la mensa dell’altare con il Vangelo aperto è posto un trittico con al centro la Vergine, un vero e proprio polittico trecentesco ‘dipinto nel dipinto’. Il racconto prosegue con

episodi della vita del santo e dei compagni raccolti attorno a lui, l’incontro con Paolo di Tebe, la morte e la sepoltura ad opera dei suoi compagni, che qui sono raffigurati con l’abito antoniano. Una seconda serie di scene descrive il recupero del corpo di Sant’Antonio per volontà dell’imperatore bizantino Costante e il suo trasporto a Costantinopoli, dove si compie il miracolo della guarigione della figlia dell’imperatore, segno esplicito delle capacità taumaturgiche delle reliquie e quindi elemento fondativo dell’ordine antoniano, che proprio dalle reliquie successivamente traslate in Francia presso la casa madre di Vienne traeva la consacrazione dei medicamenti applicati ai malati di ‘fuoco sacro’ . L’ultima scena, posta al termine della parete sinistra della chiesa, descrive la vita dei canonici antoniani e la loro attività terapeutica; sulla sinistra, un gruppo di religiosi sostiene un giovane e applica sul suo corpo un unguento, mentre un altro religioso tiene in mano un’ampolla. È la raffigurazione, con tutta probabilità, delle terapie attuate dagli antoniani per i malati del ‘fuoco di Sant’Antonio’, ovvero l’applicazione del balsamo ricavato dal grasso di maiale e la somministrazione della pozione che veniva consacrata direttamente dalle reliquie del santo.

A destra, sullo sfondo di un tabernacolo in cui è raffigurato Sant’Antonio, un religioso antoniano mostra una cassa che contiene tre mani e due piedi, forse ex voto di malati miracolosamente guariti o invece veri e propri arti amputati dall’ignis sacer, testimonianza drammatica delle conseguenze della malattia e come tale esibiti, a titolo di duro ammonimento e di esortazione alla devozione per il santo eremita e i suoi religiosi. Il lungo e articolato racconto per immagini che si svolge sulle pareti del Tau si apre con le scene della creazione e si chiude dunque didascalicamente con l’illustrazione delle misericordiose attività dell’ordine antoniano. Insomma, una lunga e suggestiva narrazione trecentesca in cui si ripercorre il costante rapporto dell’uomo con Dio, dalla genesi appunto alla realtà attuale. Pochi anni fa l’antica aula ecclesiale si è arricchita dei grandi bronzi di Marino Marini di proprietà della Fondazione intitolata allo scultore pistoiese, opere dalle forme lacerate e tragiche, in cui la figurazione estremamente drammatica è espressione dell’ansia che l’artista manifesta per la condizione umana, in un mondo in cui ormai si è compiuta la rottura di ogni armonia tra l’uomo e la natura. Nonostante un allestimento di eccessivo protagonismo formale, che non appare definito per la migliore percezione dell’opera di Marino Marini né peraltro minimamente attento nell’accostarsi alle figurazioni trecentesche, si è però stabilito un dialogo davvero suggestivo tra stagioni e forme dell’arte così distanti.

Pagina precedente: il Paradiso, particolare con Santi e Beati; in alto: il Peccato originale; in basso: particolare delle Scene di vita antoniane, un canonico mostra una cassa con ex voto. Previous page: Paradise, detail with saints and blessed souls; above: the Original Sin; below: detail of scenes of the Antonine life, a canon displays a box containing ex-votos. 15


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The Church of Saint Anthony the Abbot, or of the Tau

Surrounded by frescoes Founded in late 1360, the church contains the most important late Gothic painting cycle in Pistoia

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he hall of the 14th-century Church of Saint Anthony the Abbot is entirely surrounded by an elaborate series of frescoed scenes that originally adorned all the vaults, walls, and intrados of the openings without interruption, thus presenting the most important, narratively complex cycle of late-Gothic frescoes in the city of Pistoia. Yet, at the end of the 18th century, in a period when tastes were hostile to “Gothic” art, the old church was deconsecrated, sold and even then transformed into housing and divided into three floors, with the construction of floors, walls, windows and doors, causing quite severe damage to the paintings, hidden under a new layer of paint from which only a few fragments emerged. Only after World War II were procedures initiated for the Italian State to acquire the former church. Under the guidance first of Albino Secchi and later of Francesco Gurrieri, the Superintendency began the restoration and recovery of the paintings in the early 1960s. The space of the old church was thus recovered and the large, impressive fresco cycle returned to being readable, despite the damage suffered and the many gaps. But let us continue the story of its origin. The Church of Saint Anthony the Abbot was founded in late 1360 by the Pistoian Giovanni Guidotti who, the mid-14th century, had a brilliant ascent within the order of the Canons Regular of Saint Anthony and was active in the construction or expansion Antonine preceptories in Pisa, San Miniato al Tedesco, Florence, and later in Campania and Naples. The 14th century was indeed a century of rapid expansion for the Antonine order, founded in France in the late 11th century and linked to the late medieval spread of the cult of Saint Anthony the Abbot, the hermit from the Thebaïd, whose miraculous abilities (as can be read in the discussion accompanying this article) were relied upon for healing the “sacred fire”, or rather, the gangrenous ergotism that, between the 11th and 14th centuries, spread like wildfire throughout most of Europe due to a parasitic fungus that attacked rye in particular. Giovanni Guidotti, the founder of the Antonine house in Pistoia, wanted the church hall entirely decorated with an elaborate fresco cycle. This task was entrusted to the Florentine painter Niccolò di Tommaso, a pupil of Nardo di Cione and active between 1346 and 1375. The definition of the complex iconography of these frescoes 18

is rightly owed to the monk from Pistoia, and which we can follow in the recent interpretation proposed by Ugo Feraci and Laura Fenelli. Paradise is depicted on the back of the church, where the three Trinitarian persons are surrounded by a row of saints, including a recognizable Saint Augustine whose rule was heavily influenced by the canons of Saint Anthony. Extending on the sides of the three crossings that close the hall are scenes of the Creation; of the Original Sin, described with particular emphasis; and finally the Consequences of Sin, with the murder of Abel, the construction of the city of Enoch by Cain and the death of Cain at the hands of his great-grandson Lamech. The walls of the church are divided into three bands. The highest one, corresponding to the lunettes in the vaults, depicts scenes from the Old Testament, starting with the construction of Noah’s Ark, the Flood and Noah’s drunkenness.

They then continue with the construction of the Tower of Babel and scenes from the lives of Abraham and Lot as well as of Isaac and Jacob, with a vibrant figurative narrative full of details that provide a lively picture of medieval life, such as the family of industrious artisans and the winnowing of wheat depicted on the side with the Dominion of the Giants over Men, while, in the lunette showing Abraham’s sacrifice, Sarah and her handmaids are portrayed in a bustling domestic scene. The central register is dedicated to the life of Christ, from Mary’s birth being announced to Joachim and Anne up to the Transfiguration of Christ, focusing on childhood stories. The recurring presence of the figure of Peter (the Calling of Peter, the Calming of the Storm, and his presence in the scene of the Transfiguration) can be interpreted as a signal of the privileged relationship between the Antonines and papal po-


Pagine precedenti: la Creazione degli animali; a sinistra: interno del tau con statua di Marino Marini; in alto a sinistra: la cacciata dall’Eden; in alto a destra: il dominio dei giganti sugli uomini; in basso a destra: la tempesta sedata. Previous page: the creation of animals; to the left: interior of the Tau with a statue by Marino Marini; upper left: Expulsion from the Garden of Eden; upper right: Dominion of the Giants over Men; lower right: Calming of the Storm.

wer that largely favored the order such that the Antonine monks managed the hospitals of the papal court beginning in the mid-13th century. Finally, the lower register depicts the Stories of Saint Anthony the Abbot and the Legend of the Translation of his Relics, according to a story in which the iconography seems to emphasize the focus on aspects of community living, aside from the more usual iconographic models related to Saint Anthony’s figure, i.e., his ascetic experience in the Thebaïd desert and in particular the demonic temptations that would instead have lasting and widespread success in European painting. Here, the story of the hermit saint is described starting with his vocation, which is carried out in Listening to a Gospel Passage and in the Alms to the Needy following. The setting is in a small church, where a triptych with the Virgin is placed in the center of the altar table with the Gospel open, a veritable 14th-century altarpiece “painting within a painting”. The story continues with episodes from the life of the saint depicting his companions gathered around him, the encounter with Paul of Thebes, his death and burial by his companions, who are seen here wearing the Antonine habit. A second series of scenes describes the recovery of Saint Anthony’s body by the Byzantine emperor Constans and its transport

to Constantinople, where the miraculous healing of the emperor’s daughter took place, an explicit sign of the thaumaturgic capacities of the saint’s relics and later a founding element of the Antonine order that, with the relics later translated in France at the mother house in Vienne, led to the consecration of medicaments applied to those suffering from the sacred fire. The last scene, placed at the end of the church’s left wall, depicts the life of the Antonine canons and their healing work. On the left, a group of monks supports a young man and apply an ointment to his body, while another priest holds an ampoule. In all probability, it depicts the therapies used by the Antonines for sufferers of Saint Anthony’s Fire, i.e., the application of a balm made from pig fat and the administration of the potion consecrated directly by the saint’s relics.

To the right, against the backdrop of a tabernacle on which Saint Anthony is depicted, an Antonine monk shows a box containing three hands and two feet, perhaps votive offerings from sufferers miraculously healed or real limbs amputated by the ignis sacer, dramatic testimony of the consequences of the disease and as such, exhibited as a stern warning and exhortation to worship by the hermit saint and his monks. A few years ago, the ancient ecclesiastical hall was embellished with bronzes by Marino Marini, property of the foundation named after the great sculptor from Pistoia. The torn, tragic forms of the works are an extremely dramatic representation that expresses the anxiety revealed by the artist for the human condition, in a world where the collapse of any harmony between man and nature has now been accomplished.

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L’udito

un bene prezioso di cui spesso non teniamo conto

The hearing

a precious necessity we should reckon with

Sant’Antonio

Il Santo del fuoco e degli animali A lui è intitolato il complesso del Tau TESTO Ambra Tuci

Qualità della Vita - Quality of Life Il nostro udito è un bene preziosissimo. Noi ci affidiamo al nostro udito per un infinità di motivi senza rendersene conto. Perdendolo, viene meno il contatto con le persone vicine, con gli altri e con il mondo che ci circonda. Grazie all’udito percepiamo lo spazio intorno a noi, ci percepiamo autonomi e ci possiamo tenere lontano dai pericoli.

Prenditi cura di te, controlla il tuo udito! Our sense of hearing is a very precious necessity. We entrust ourselves to our hearing for infinitive reasons without even realize. If we loose this sense we also might miss the contact with all the people and the world around us. We perceive the space around thanks to the sense of hearing, we feel confident and we keep ourselves free from dangers.

Take care of yourself, check your hearing!

dal 1982 nel Centro Storico di Pistoia

via Panciatichi,16 - 51100 PISTOIA Tel. +39 0573 30319 - www.uditovivo.com

S

ant’Antonio Abate fu un eremita egiziano, nato nel 251 circa e considerato il fondatore del monachesimo cristiano e il primo degli Abati. Sant’Antonio è invocato in Occidente come patrono dei macellai e salumieri, dei contadini e degli allevatori nonché soprattutto come protettore degli animali domestici; fu reputato un potente taumaturgo capace di guarire malattie terribili. Una comunità di frati dell’Ordine, la cui missione era l’assistenza ai malati poveri, si stabilì a Pistoia intorno alla seconda metà del Trecento e, fino alla fine del diciottesimo secolo, abitò nel Complesso del Tau, fatto edificare da Fra’ Giovanni Guidotti. L’ordine degli Ospitalieri confluì in seguito nei Cavalieri di Malta. Il 17 gennaio, per Sant’Antonio, tradizionalmente la Chiesa benedice gli animali e le stalle ponendoli sotto la protezione del Santo. La tradizione deriva dal fatto che l’ordine degli Antoniani aveva ottenuto il permesso di allevare maiali all’interno dei centri abitati, poiché il grasso di questi animali veniva usato per ungere gli ammalati colpiti da ergotismo, chiamato anticamente “fuoco di Sant’Antonio”, un’intossicazione alimentare dovuta all’ingestione di farina tratta da segala cornuta: e poiché il pane di segale era alla base dell’alimentazione medievale, si comprende la diffusione di questo flagello, che compariva più frequentemente nei periodi di carestia. I malati presentavano forti bruciori interni e la progressiva cancrena delle terminazioni, con conseguente mutilazione degli arti – soprattutto mani e piedi, come raffigurato anche negli affreschi pistoiesi del Tau – e spesso esiti letali. I canonici di Sant’Antonio si dedicarono alla cura dei malati di ignis sacer, le cui ferite erano lenite appunto con l’applicazione di un balsamo fatto con grasso di maiale. È per questo lo stesso animale diviene poi un attributo iconografico del santo eremita, assieme alla stampella a T, o tau, impiegata per dare aiuto ai malati e perciò riportata sulla veste dei canonici, detti appunto di Sant’Antonio Abate o del Tau. ‘I porci di Sant’Antonio’ venivano adornati da una campanella e potevano girare tranquillamente per le vie cittadine trattati come creature sacre e intoccabili, soltanto i monaci potevano macellarli per trarne poi il prezioso unguento curativo. Anche a Pistoia questa usanza è testimoniata da una visita pastorale del 1582 di Angelo Peruzzi, Vescovo di Sarsina, durante la quale si racconta di un rito di benedizione dal sapore pagano avvenuto proprio sul sagrato antistante alla Chiesa del Tau.


Sant’Antonio

The Saint of Fire and Animals The Tau complex is named for him

S

Il 17 gennaio in molte città e paesi italiani si celebra questa festa, con tradizioni assai simili. Spesso si usa accendere dei grandi fuochi che simboleggiano la purificazione e la fecondità, i falò segnano il passaggio dall’inverno e dalle giornate più buie alla primavera e alla luce. Si tratta di un’usanza che si perde nella notte dei tempi e si riallaccia al folclore popolare che affonda le sue radici fino ad ancestrali riti pagani. In Toscana, nelle nostre campagne, fino a pochi anni fa era possibile trovare delle immaginette sacre di Sant’Antonio nelle stalle. Sant’Antonio è stato infatti il Santo più amato dai contadini e dagli allevatori. La tradizione popolare narra l’affascinante leggenda di un sant’Antonio accompagnato dal suo fido porcellino che accogliendo le suppliche degli uomini che soffrivano il freddo per la mancanza del fuoco, andò a bussare alle porte dell’inferno. I diavoli lo respinsero, ma il maialino riuscì ad entrare e a portare scompiglio, così le creature infernali dovettero chiedergli di riprendersi il suo dispettoso animaletto. Una volta entrato all’inferno Sant’Antonio diede fuoco al suo bastone e riuscì così a portare la fiamma sulla terra. Tornato fra gli uomini accese una catasta di legna e da allora il fuoco non è più mancato. La storia di Sant’Antonio è ora raccontata anche in un libro di Carlo Lapucci, il cui testo è tratto da una conferenza letta al Palazzo del Tau il 17 gennaio 2014: “Antonio Abate, Santo del fuoco e ombra d’una divinità sommersa”, Ed. Fondazione Marino Marini, Pistoia, 2015. Il volume è reperibile presso il bookshop del Museo Marino Marini.

aint Anthony the Abbot was an Egyptian hermit, born about 251. He is considered the founder of Christian monasticism and one of the first abbots. Saint Anthony is invoked in the West as the patron saint of butchers, farmers, and especially as the protector of pets. He was considered to be a powerful thaumaturge, able to cure terrible diseases. Around the second half of the 14th century, a community of friars from the Order, whose mission was to care for the poor sick, settled in Pistoia, living in the Tau complex, built by Fra Giovanni Guidotti, until the late eighteenth century. The order of the Hospitallers later merged into the Knights of Malta. On 17 January, for the feast of Saint Anthony, the Church traditionally blesses animals and barns, placing them under the saint’s protection. The tradition stems from the fact that the Antonine order had permission to raise pigs in residential areas, as their fat was used to treat those suffering from ergotism, long ago called “Saint Anthony’s fire”, a type of food poisoning due to the ingestion of rye flour. Since rye bread was the basis of the medieval diet, the spread of this scourge, which appeared more frequently in times of famine, may be understood. Patients presented severe internal burns and a progressive gangrene of the extremities, resulting in the maiming of limbs, especially the hands and feet - as also depicted in the Tau’s frescoes in Pistoia. It was often lethal. The canons of Saint Anthony were dedicated to caring for those afflicted with ignis sacer, whose wounds were soothed by applying a balm made with pork fat. It is why the same animal later became an iconographic attribute of the hermit saint, together with a tau-staff, the T-shaped crutch used to give help to the sick and therefore repeated on the garment of the canons of Saint Anthony the Abbot, or of the Tau. Wearing a bell, the Anthony pigs could freely roam city streets as they were considered sacred, untouchable creatures. Only monks could

slaughter them so the precious healing unguent could then be obtained. This custom was also reported in Pistoia during the 1582 pastoral visit of Angelo Peruzzi, bishop of Sarsina, who recounted a pagan-flavored rite of blessing taking place in the very churchyard before the Church of the Tau. This festival is celebrated on 17 January in many Italian cities and towns, all with very similar traditions. Often, bonfires symbolizing purification and fertility are lit, as well as marking the transition from the darkest days of winter to springtime and light. This is a custom that has been lost in the mists of time and is linked to a folk tradition whose roots trace back to ancestral pagan rituals. Until just a few years ago, it was possible to find the holy cards of Saint Anthony in barns in Tuscany and in our countryside. In fact, Saint Anthony was the saint most beloved by farmers. Popular tradition tells the fascinating legend of Saint Anthony who, accompanied by his trusty pig, responds to the entreaties of the people suffering from the cold because there is no fire, by going to knock on the doors of Hell. The devils rejected him, but the pig was able to enter and to wreak such havoc that the hellish creatures had to ask the saint to retrieve his mischievous pet. Once inside Hell, Saint Anthony set fire to his staff and thus was able to carry the flame to earth. Back among the people, he lit a pile of wood and since that time, there has been fire. Saint Anthony’s story has now been told in a book by Carlo Lapucci, the text of which is taken from a lecture given at the Palazzo del Tau on 17 January 2014. The book is entitled “Antonio Abate, Santo del fuoco e ombra d’una divinità sommersa”, (Ed. Marino Marini Foundation, Pistoia, 2015) and is available at the Marino Marini Museum bookshop.

www.fondazionemarinomarini.it

In alto: interno del Museo Marino Marini e icona di Sant’Antonio Abate tratta dal libro “Antonio Abate, Santo del fuoco e ombra d’una divinità sommersa”; in basso: interno del museo con affreschi. Above: interior of the Marino Marini Museum and an icon of Saint Anthony the Abbot taken from the book “Antonio Abate, Santo del fuoco e ombra d’una divinità sommersa”; below: interior of the museum with frescoes. 21


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The potentialities of the Regional Museums Service

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Le potenzialità del Polo museale regionale TESTO Stefano Veloci - Direttore dei musei statali pistoiesi

A

nche quest’anno il museo Chiesa del Tau ed il suo personale partecipano con una apertura straordinaria alla manifestazione che viene svolta, ormai da diversi anni, dal Museo Marino Marini, in onore di Sant’Antonio Abate, santo a cui la chiesa ed il contiguo convento sono dedicati. Una occasione particolare, in sostanza un debutto, per la nuova struttura che ha preso il nome di Polo museale regionale della Toscana, in cui è confluito il complesso museale costituito dalla chiesa del Tau insieme alle altre realtà museali statali della città di Pistoia quali l’Oratorio di San Desiderio e la Fortezza medicea di Santa Barbara, riuniti sotto una unica direzione assieme al Museo nazionale di casa Giusti, di Monsummano Terme. Nel Polo museale regionale sono confluiti, sin dal 9 marzo dello scorso anno, gran parte dei musei statali della Toscana, secondo le indicazioni e prescrizioni della riforma del Ministero dei Beni e delle attività Culturali e del Turismo, andando a formare un insieme variegato e ricchissimo di realtà già attive, in grado così riunite di nuove ed importanti capacità di sviluppo culturale ed anche turistico. La nuova struttura in grado di gestire eventi e iniziative culturali, avrà possibilità maggiori di valorizzazione del patrimonio culturale esistente e, collaborando con le altre realtà culturali presenti sul territorio, potrà rispondere in modo concreto e attivo alle richieste provenienti dalla società. Quest’anno in modo del tutto eccezionale le manifestazioni in onore di Sant’Antonio Abate si terranno il 30 gennaio, anziché il 17, giorno

dedicato al ricordo del santo; la data prescelta consentirà di riunire in una unica soluzione tre eventi, il primo a cura della Fondazione Marino Marini, con una serie di iniziative indirizzate alla famiglia ed ai visitatori più piccoli, il secondo riguarda la presentazione dell’ultimo numero della rivista NATURART, edita della Giorgio Tesi Editrice, che riporta al suo interno le bellissime immagini fotografiche dei cicli pittorici presenti nella Chiesa del Tau, immagini arricchite da un saggio del collegha della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio, Valerio Tesi, già direttore della struttura; ed infine il terzo evento consistente nella possibilità di effettuare una visita guidata all’interno della Chiesa del Tau per ammirare dal vivo gli affreschi raffiguranti scene del Vecchio e del Nuovo testamento e dalla vita di Sant’Antonio Abate. Sarà possibile ammirare inoltre le grandi statue intitolate Il Miracolo, Il Cavaliere, Il Grande Grido, La Composizione di elementi, Una forma in un’idea, opere di Marino Marini realizzate nel periodo che va dal 1953 al 1965, installate nella antica aula già da qualche anno a dimostrazione della profonda collaborazione esistente tra enti diversi, che mi auguro, con l’avvio della gestione della Chiesa del Tau da parte del Polo museale regionale, possa essere incrementata sempre più negli anni a venire.

he Church of the Tau museum and its staff are participating again this year with a special opening for the event at the Marino Marini Museum that, for several years now, has been held in honor of Saint Anthony the Abbot, the saint to whom the church and the adjoining convent are dedicated. This special occasion is essentially the debut of the new organization that has taken the name of the Regional Museums Service of Tuscany. The museum complex comprising the Church of the Tau has been merged with such other state museums in the city of Pistoia as the San Desiderio Oratory and the Medici Santa Barbara Fortress, as well as the Giusti House National Museum in Monsummano Terme, all united under a single administration. Since 9 March of last year, many of Tuscany’s state museums have been merged into the Regional Museums Service, in accordance with the reform guidelines and requirements of the Ministry of Cultural Heritage and Activities and Tourism, which have led to the formation of a varied, culturally and artistically rich ensemble that is already active. Consequently, it is pooling new and important resources for both cultural and tourism development. The new organization will manage cultural events and initiatives, with greater opportunities to promote the existing cultural heritage. Working with other cultural institutions in the area, it will be able to respond practically and proactively to requests from the community. This year the events in honor of Saint Anthony the Abbot will instead be held on the 30th of January, rather than the 17th, the day dedicated to the saint’s memory. The date chosen merges three events into a single one. Organized by the Marino Marini Foundation, the first event is a series of initiatives aimed at families and younger visitors. The second event regards the presentation of the latest issue of the magazine NaturArt, published by the Giorgio Tesi Group’s publishing arm. The beautiful photographs of the series of paintings in the Church of the Tau, images contained in the issue will illustrate an essay by my colleagues from the Superintendency of Fine Arts and Landscape, Cristina Masdea and Valerio Tesi, the latter the body’s former director. Lastly, the third event will offer the possibility of a guided tour of the Church of the Tau, in order to see first-hand the frescoes depicting scenes from the Old and New Testaments and from the life of Saint Anthony the Abbot. It will be possible to admire the large statues entitled Il Miracolo, Il Cavaliere, Il Grande Grido, La Composizione di elementi, and Una forma in un’idea. Produced by Marino Marini between 1953 and 1965, these works have been installed in the ancient hall for some years, demonstrating the robust cooperation among the various bodies that I hope, with the Church of the Tau now being managed by the Regional Museums Service, will continue to expand in the years to come.

www.polomusealetoscana.beniculturali.it 23




La montagna d’inverno

Una sorpresa TESTO Rolando Galli

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FOTO Carpe Diem Abetonesport


chiamata Abetone 60 chilometri di piste in un paesaggio indimenticabile 27


S

iamo alla fine di marzo e come accade da trent’anni a questa parte va in scena il Trofeo Pinocchio, l’olimpiade dello sci giovanile, che ha fatto dell’Abetone la culla dei campioncini di tutto il mondo. Ho fissato di andare a cena con i ragazzi dell’Aspen Valley Ski Club, che oramai da alcuni anni vengono a farci visita grazie al gemellaggio che lega i nostri due Comuni. Nel frattempo l’Agenzia di promozione turistica regionale mi avvisa che un giornalista americano è in arrivo all’Abetone per fare un servizio sulla nostra stazione. È un’occasione perfetta per invitare anche lui a cena, così potrà registrare immediatamente alcuni commenti su come i suoi connazionali vedono la nostra stazione. Lo passo a prendere in albergo e raggiungo i ragazzi al rifugio dell’ovovia dove si svolge la serata a base di prodotti tipici della montagna. Qui, oltre all’allenatore, insieme ai ragazzi, è arrivato anche il padre di uno di loro, e per uno di quei casi del destino che succedono una volta ogni mille anni, Chris Davenport (questo è il suo nome) è amico per la pelle di Tom Winter, il giornalista che ho appena recuperato. Una normalissima serata si trasforma così, per loro, in una rimpatriata a 15.000 km da casa. Cosa volete, l’Abetone è un posto che sorprende. In cui succedono cose che non ti aspetti. Come fissare immediatamente per andare a sciare tutti assieme la mattina successiva. Niente di speciale, se non fosse che Chris Davemport è pluricampione del mondo di sci estremo, una specie di Tomba del freeride. Così, il giorno dopo, si parte tutti alla volta della valle del Sestaione, una valle incantata, cinta dal Monte Gomito da un lato e dall’Alpe delle Tre Potenze 28

dall’altro. Ci sono otto ragazzi, due allenatori, Chris e Tom; oltre, naturalmente, al sottoscritto. Insieme partiamo per una sciata meravigliosa in una giornata altrettanto bella. Due discese fuoripista, un pulmino a riprenderci in fondo alla valle, e, alla fine, tutti al rifugio per un bel pranzo. Rientrando a casa, Chris, che oltre ai due titoli mondiali vanta la discesa da tutti i cinquantatré 14.000 piedi del Colorado (ovvero le montagne più alte di 14.000 piedi o 4.267 metri), oltre che quella dal Monte Everest, mi dice: “Quello che mi aspettavo dalla Toscana era sciare tra delle colline, ma qui mi sono trovato in mezzo a delle montagne fantastiche e soprattutto a delle montagne vere!”. Cosa volete, l’Abetone è un posto che sorprende…

Quando gli americani si incontrano da noi... Non a caso, nelle ultime tre stagioni invernali, l’Abetone è stata per ben due volte la prima stazione sciistica ad aprire gli impianti di risalita (ghiacciai esclusi). Questo può sembrare strano, ma grazie alla sua particolare collocazione geografica, che la pone di fronte al mar Tirreno in posizione elevata, spesso le perturbazioni lasciano il loro prezioso carico di neve sulle prime alture che incontrano e che, per l’appunto, nei confronti del mar Tirreno, sono rappresentate dalle montagne che circondano l’Abetone, facendogli da cornice. Sono quattro le valli collegate tra di loro attraverso gli oltre 60 chilometri di piste da

sci: Val di Luce, Valle dello Scoltenna, Valle del Sestaione e Val di Lima. E sono servite da un articolato sistema di impianti di risalita: seggiovie, ovovie, sciovie di lungo tragitto, tapis roulant e baby-skilift, tutti collegati da un unico biglietto gestito dal consorzio Abetone Multipass. Sciare all’Abetone vuol dire spaziare su 60 km di piste che si snodano tra diversi versanti, con caratteristiche molto varie: gli ampi pendii del Monte Gomito con le “Zeno”, le foreste secolari delle Regine e della Selletta, l’ambiente alpino del-


la Val di Luce, i ripidi muri delle piste Coppi al Pulicchio, senza dimenticare i tre ampi campi scuola adatti ai più piccoli ed ai principianti. Il tutto servito da ventun impianti moderni e veloci con una portata oraria di 25.000 persone. E poi, pur essendo le precipitazioni nevose abbondanti per tradizione in questa parte di Appennino, in caso di inverni avari di neve l’innevamento programmato copre l’80% delle piste, in modo da coadiuvare le precipitazioni naturali, permettendo così di allungare una stagione che normalmente va da dicembre ad aprile. Ancora una volta, l’Abetone è un posto che sor-

prende… E sorprende anche per le numerosissime attività che si possono fare al di là dello sci tradizionale, attività che vanno dallo sci alpinismo, che grazie alla particolare morfologia dell’Appennino qui si può praticare in totale sicurezza, alle ciaspolate e alla corsa su neve. Per arrivare poi alla mountain bike con le speciali Fat Bike che permettono di pedalare anche sulla neve, e alla fine esagerare addirittura con le moto che ogni anno si danno battaglia alla fine di gennaio con una vera e propria gara, trasformando per una sera il parterre di arrivo dell’ovovia in una pista da motocross.

Pagine di apertura: pista da sci all’Abetone; pagina precedente in alto: il pluricampione Chris Davenport sulla neve dell’Abetone; in alto e sotto: altre immagini delle piste e degli impianti dell’Abetone. Opening page: ski slope at Abetone; previous page, above: champion Chris Davenport on the snows of Abetone; above and below: other images of Abetone’s slopes and facilities.

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NEVE AB

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BETONE

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The mountains in winter

A surprise called Abetone 60 km of slopes in an unforgettable landscape

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e were at the end of March and, as has happened for the last thirty years in this area, the Pinocchio Trophy was taking center stage. This junior ski Olympics has made Abetone, the cradle of young world champions. I had arranged to go to dinner with some young people from the Aspen Valley Ski Club that, for some years now, has come to visit us due to twinning that binds our two cities. Meanwhile the regional tourism promotion agency had told me that an American journalist was coming to Abetone do a story on the area. It was a perfect opportunity to invite him to dinner, so he could immediately record some comments about how his countrymen see our station. I went to get him at the hotel and reach the kids at the gondola cableway shelter where an evening based on typical products from the mountains was taking place. In addition to the coach and the young people, one of the children’s fathers came. It was one of those cases of fate that happen once every thousand years, Chris Davenport (that’s his name) was best friends with Tom Winter, the journalist that I just picked up. A very ordinary night thus became, for them, a reunion 15,000 km from home. What do you want? Abetone is a surprising place, where things happen that you do not expect. We immediately arranged to go skiing together the next morning. Nothing special except that Chris Davenport is the world champion of extreme skiing, a kind of free-riding Tomba. So, the next day, we all started for the Sestaione Valley, an enchanted area with Mount Gomito on one

side and the Alpe delle Tre Potenze on the other. There are eight teenagers, two coaches, and Chris and Tom. In addition to the undersigned, of course. Together we set off for a wonderful day of skiing on an equally beautiful. Two backcountry descents, a van to take us back down the valley, and in the end, everyone at the refuge for a nice lunch. Returning home, Chris – who boasts, in addition to two world titles, descents from all fifty-three of Colorado’s 14ers (i.e., mountains higher than 14,000 feet, or 4,267 meters), as well as one from Mount Everest – said, “What I expected from Tuscany was skiing in the hills, but here I found myself in the midst of fantastic mountains and, above all, real mountains.” What do you want? Abetone is a place of surprises... Not by chance in the last three winter seasons has Abetone twice been the first ski resort to open the lifts (excluding glaciers). This may sound strange, but thanks to its special geographical location, which has it facing the Tyrrhenian Sea from an elevated position, weather fronts often leave their precious cargo of snow on the hills they encounter and that, in

fact, in relation to the Tyrrhenian Sea, are represented by the mountains that form a frame encircling Abetone. Four valleys are linked together by more than 60 kilometers of ski slopes: Val di Luce, Scoltenna Valley, Sestaione Valley, and Lima Valley. They are serviced by a complex system of lifts: chairlifts, gondolas, long-haul ski lifts, a magic carpet, and beginner’s lifts, all using a single ticket managed by the Abetone Multipass consortium. Skiing at Abetone means having free run of the 60 km of trails that wind along the various mountainsides, with very different characteristics: the broad Mount Gomito with its “Zeno” slopes, the ancient Regine and Selletta Forests, the Val di Luce’s alpine environment, and the steep walls of the Coppi al Pulicchio slopes, not to mention the three large nursery slopes suitable for children and beginners. Everything is served by twenty-one fast and modern lifts with an hourly capacity of 25,000 people. Moreover, despite the traditionally plentiful snowfall in this part of the Apennines, for those winters with little natural snow, artificial snowmaking systems are programmed to cover 80% of the slopes, so as to assist the natural precipitation, allowing a season that usually runs from December to April to be extended. Once again, Abetone is a place of surprises... and it is also surprising because of the many other activities available besides traditional skiing, activities that, owing to the Apennines particular topography, range from downhill skiing in total safety to snowshoeing and, snow running. Finally, there is mountain biking with special fat bikes that also allows pedaling in the snow and finally, even going overboard with the motorcycles that do battle every year at the end of January with a real race, converting for one evening the arrival parterre of the gondola lift into a motocross track.

www.discoverpistoia.it www.abetoneapm.it


Pescia - Gipsoteca Libero Andreotti

Biografia scolpita nel gesso La collezione, costituita da oltre 200 gessi, è stata allestita nel 1992 TESTO Emanuel Carfora 34

FOTO Nicolò Begliomini


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Pagine di apertura: ingresso della Gipsoteca con Eroe nudo a cavallo e Vittoria alata con corona d’alloro (1924 – 1939 circa); a sinistra: gruppo di busti; sotto: Giovinetta che si tuffa (1914 circa); a destra: Africo e Mensola (1933). Opening page: entrance to the plaster cast gallery with a nude hero on horseback and a Winged Victory with a laurel crown (circa 1924 – 1939); to the left: a group of busts; below: Young Woman Diving (circa 1914); to the right: Africo e Mensola (1933).

G

li ambienti della Gipsoteca di Pescia rappresentano il felice rapporto fra Libero Andreotti (1875-1933) e la sua città natale: attraverso le sculture esposte nelle sale è possibile riscoprire i momenti più significativi della biografia artistica dello scultore pesciatino. Le opere donate alla città dagli eredi dell’artista consentono al visitatore di entrare letteralmente nello studio di Andreotti, superare il perimetro fra spazio pubblico e spazio privato, fra luogo di fruizione culturale e luogo di creazione artistica. La collezione proviene interamente dallo studio fiorentino dell’artista, poi allestita nel 1992 negli antichi ambienti del Palagio, edificio simbolo della città. La storia della collezione di gessi rappresenta il fattore poetico ed emotivo intorno alle vicende andreottiane e quindi dell’apertura al pubblico della Gipsoteca. Gli oltre duecento gessi – bozzetti, modelli, monumenti – realizzati come preparazione per fusioni in bronzo, costituiscono una rara testimonianza di arte scultorea: il visitatore rimane impressionato dalla capacità evocativa dei modelli, dalle sfumature di bianco che esaltano la complessità delle linee. Una collezione, merita ricordarlo, che più volte ha corso il rischio di andare perduta. Lupo Andreotti, figlio dello scultore e fautore della donazione, in una commovente memoria già rimarcava la reale esigenza di creare uno spazio culturale destinato a preservare e valorizzare la produzione artistica del padre. Dopo la morte di Andreotti la famiglia dello scultore trascorre periodi di grandi difficoltà, dovendo anche occuparsi della gestione dell’intera gipsoteca. Nel 1942 gli ambienti del grande locale di Viale Machiavelli a Firenze furono requisiti ed occupati dai soldati nazisti, che ammassarono le sculture per recuperare spazio, causando per fortuna solo 36

lievi danni alle opere. Dopo la guerra lo studio fu trasferito in un altro ambiente situato in Lungarno Cellini, dove nel 1966 a causa della tragica alluvione le opere furono danneggiate, mutilate e ricoperte di fango. Nonostante la drammatica situazione, ancora una volta la maggior parte delle opere della collezione era sopravvissuta ad eventi tragici della storia: solo alcuni gessi risultarono compromessi in modo irreversibile, perso per sempre, invece, tutto l’archivio fotografico dell’artista.

Le opere sono state donate a Pescia dai figli dell’artista Ancora oggi, osservando le opere, si possono rintracciare i segni di tali avvenimenti, sapientemente mitigati da accurati interventi di restauro. Avvicinandosi alle opere di Andreotti la sensazione è proprio quella di entrare nella cornice di colui che la critica ha definito come “scultorenarratore”: gli esordi, le nuove esperienze artistiche, la maturità, il rapporto con gli allievi. Il percorso espositivo diventa per questo motivo luogo della memoria e della consapevolezza, una apertura da dove osservare le creazioni di Andreotti. Al piano terreno si trovano numerosi bozzetti preparatori e modelli per i monumenti di Bolzano e Milano, mentre la Pomona (1912) al primo piano, simbolicamente distesa su un letto di frutta, invita a salire negli ambienti superiori. Le grandi sale del secondo e terzo piano raccolgono numerosi modelli realizzati nei primi

decenni del Novecento. Andreotti si muove fra tradizione e sperimentazione, attingendo dal repertorio etrusco e greco, intraprendendo però una strada personale che entra in contatto con esperienze artistiche europee a lui contemporanee (Rodin, Bourdelle, Medardo Rosso e altri). Il periodo trascorso da Andreotti a Parigi si riflette pienamente nel gruppo di sculture che rimandano al balletto russo, come Danzatrice con maschera di Medusa (1911-12) oppure Danzatrice con grappoli d’uva (1912), figure realizzate in pose di grande intensità fisica, ferme sulle punte dei piedi e con espressioni fortemente evocative. L’artista conduce il visitatore anche nelle strade e nelle piazze del suo tempo, attraverso i soggetti popolari del gruppo dei “venditori di frutta”, con La ciliegiara (1919), Venditrice di frutta (1917), Pesciaiolo (1916). Attraverso altri soggetti Andreotti racconta il tema dell’incomunicabilità fra gli esseri umani con Africo e Mensola (1933), oppure conduce al ricordo di storie mitologiche, fermate in un gesto dinamico come nel caso di Diana e Atteone (1913-14). Colpisce per sensibilità e scelta stilistica la nota Annunciazione Toeplitz (1931), esposta in questo momento nella versione in bronzo proveniente dalla Galleria di Arte Moderna di Firenze per la mostra di Palazzo Strozzi dal titolo “Bellezza Divina”. Nelle sale espositive della mostra di Firenze Andreotti trova la legittima collocazione accanto ad artisti come Chagall, Van Gogh, Munch e Picasso.


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Pescia - Libero Andreotti Gallery of Plaster Casts

A biography in plaster Set up in 1992, the collection has more than 200 plaster casts

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he rooms of the Gallery of Plaster Casts in Pescia represent the good relationship Libero Andreotti (1875-1933) had with his hometown. The most important periods in the artistic biography of the sculptor from Pescia can be discovered through the sculptures displayed in these halls. Donated to the city by the artist’s heirs, the works let visitors literally enter Andreotti’s studio, transcending the boundary between public and private spaces, into a place of both cultural enjoyment and artistic creation. Coming entirely from the Florentine artist’s studio, the collection was set up in 1992 in the traditional rooms of the Palagio, the iconic building of the town of Pescia. The history of this collection of plaster casts deserves to be remembered, even if concisely, and not only because this heritage has often run the risk of being lost. Lupo Andreotti, the sculptor’s son and champion of the donation, poignantly recalled that,

even before 1992, there was a need for such a cultural space where his father’s artistic output could be preserved and highlighted. After Andreotti’s death, the sculptor’s family went through a very difficult period, having also to deal with managing the entire collection of plaster casts. In 1942, the large premises on Viale Machiavelli in Florence where the artist had his studio were seized and occupied by Nazi soldiers, who stacked the sculptures to gain space, fortunately causing only minor damage to the works. After the war, the studio was moved to another room located on Lungarno Cellini where, because of the tragic 1966 flood, the works were damaged, disfigured, and covered with mud. Despite the dramatic situation, once again the majority of works in the collection survived the tragic events of history, with only some plaster casts being irreversibly damaged. On the other hand, the artist’s entire photographic archives were lost forever. Even today, observing the works, signs of these events, skillfully mitigated by careful restoration, can be discovered. The more than two hundred plaster casts – studies, models, monuments – made in preparation for bronze castings, are a rare example of sculptural art. The visitor is impressed by the evocative power of the models, in shades of white that highlight the complexity of their lines. Approaching Andreotti’s works, there is a feeling of having entered onto the set of an individual that critics have described as a “sculptor-narrator”, revealing his beginnings, new artistic experiences, maturity, and his relationship with the students. For this reason, the exhibition becomes a place of remembrance

Pagine precedenti: le sale della Gipsoteca; a sinistra: Brandano pescatore (1928-1929 circa); sotto: Fernanda Ojetti (1914 -1916) e gruppo di busti. Previous page: the rooms of the gallery of plaster casts; to the left: Brandano pescatore (circa 19281929); below: Fernanda Ojetti (1914 -1916) and a group of busts.

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tistic experiments (Rodin, Bourdelle, Medardo Rosso, and others). The time Andreotti spent in Paris is fully reflected in the group of sculptures that evoke the Russian ballet, as in Danzatrice con maschera di Medusa (1911-12) or Danzatrice con grappoli d’uva (1912), their figures in physically intense poses, frozen on their toes, with strongly suggestive expressions. The artist leads visitors out into the streets and squares of his time, through such commonplace subjects as the group of “fruit vendors”, including La ciliegiara (1919), Venditrice di frutta (1917), and Pesciaiolo (1916). With other subjects, Andreotti recounted the theme of incommunicability between human beings with Africo amd Mensola (1933), or he recalled mythological stories, stopped in a dynamic gesture, as in the case of Diana and Actaeon (1913-14). The famous Toeplitz Annunciation (1931) is impressive for its sensitivity and stylistic choice. The bronze version from Florence’s Gallery of Modern Art is currently on display in the Divine Beauty exhibition at Palazzo Strozzi. In the rooms of the Florence exhibition, Andreotti has taken his rightful place alongside artists like Chagall, Van Gogh, Munch, and Picasso.

Sopra: Libero Andreotti mentre realizza la Frise nuptiale (1910 circa) e Donna che si asciuga le spalle (1915 – 1920); in alto a destra: Angelo Annunciante, Annunciazione Toeplitz (1931); in basso a destra: scena d’insieme e momenti di didattica. Above: Libero Andreotti working on the Frise nuptiale (circa 1910) and Woman Drying Her Back (1915 – 1920); upper right: The Announcing Angel, Toeplitz Annunciation (1931); lower right: visitors to the museum.


La Gipsoteca Libero Andreotti si trova in Piazza del Palagio 7, a Pescia. Il museo è aperto martedì e giovedì dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18, mercoledì dalle 9 alle 12, venerdì e domenica dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 19, sabato dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 19. L’ingresso è gratuito e il museo è parzialmente accessibile ai diversamente abili. The Libero Andreotti Gallery of Plaster Casts is located in Piazza del Palagio 7, Pescia. The museum is open Tuesdays and Thursdays, 9-12 and 3-6; Wednesdays, 9-12; Fridays and Sundays, 9-12 and 4-7; and Saturdays, 9:30-12:30 and 4-7. Entrance is free. The museum is partially accessible to the differently abled. www.comune.pescia.pt.it La Gipsoteca organizza percorsi didattici rivolti alle scuole di ogni ordine e grado. Per saperne di più: The Gallery of Plaster Casts organizes courses directed at all types and levels of schools. To learn more: www.keras.it - didattica.gipsoteca@keras.it 43


Eventi in Toscana - Tuscany Events

A Firenze il nuovo The new Opera Domenica 27 marzo Museo dell’Opera del Duomo Museum Una Pasqua del Duomo in Florence all’insegna delle tradizioni in Toscana Ha aperto le porte a Firenze il nuovo Museo dell’Opera del Duomo uno spazio espositivo diviso in venticinque sale su tre piani che ospita 750 opere. Il museo è la maggiore concentrazione di scultura monumentale fiorentina al mondo con statue e rilievi medievali e rinascimentali in marmo, bronzo e argento dei maggiori artisti del tempo tra cui Michelangelo, Donatello, Lorenzo Ghiberti, Andrea Pisano, Antonio del Pollaiolo, Luca della Robbia e Andrea del Verrocchio. La novità più importante del nuovo allestimento è la spettacolare Sala dell’Antica Facciata che accoglie al suo interno in un colpo d’occhio spettacolare su un lato le monumentali porte in bronzo e oro realizzate per il Battistero di Firenze tra il 1330 e il 1452 e sull’altro lato la ricostruzione della facciata del Duomo realizzata da Arnolfo di Cambio nel 1296, mai finita e distrutta nel 1587. Nel nuovo museo trovano posto anche la Pietà di Michelangelo, la Maddalena di Donatello, le bellissime Cantorie di Donatello e Luca della Robbia. Al piano superiore si trova la galleria del campanile di Giotto con le cinquantaquattro formelle che adornavano il campanile. La visita si conclude con l’uscita su una terrazza panoramica con vista sulla cupola del Brunelleschi.

In Florence, the new Opera del Duomo Museum recently opened its doors. It’s an exhibition space divided into twenty-five halls on three floors, and housing 750 works. The museum has the world’s largest concentration of monumental Florentine sculpture, with Renaissance and medieval statues and reliefs in marble, bronze and silver, from masters of the period like Michelangelo, Donatello, Lorenzo Ghiberti, Andrea Pisano, Antonio del Pollaiolo, Luca della Robbia and Andrea del Verrocchio. One of the most important developments in the museum’s new layout is the spectacular Hall of the Ancient Façade—inside, it houses a spectacular look at both the monumental bronze and gold doors created for the Florence Baptistery between 1330 and 1452, and at the reconstruction of the façade of the Duomo by Arnolfo di Cambio in 1296, which was never finished and was ultimately destroyed in 1587. The new museum also holds Michelangelo’s Pietà, Donatello’s La Maddalena, and the beautiful choir lofts by Donatello and Luca della Robbia. On the top floor you’ll find the gallery dedicated to Giotto’s belltower, with the fifty-four panels that once adorned it. The visit concludes with a step out on to a panoramic terrace with a view of Brunelleschi’s dome.

www.ilgrandemuseodelduomo.it

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A Firenze la domenica di Pasqua va in scena da 350 anni davanti al Duomo lo Scoppio del Carro. La cerimonia inizia alle 10 del mattino, quando il Carro carico di fuochi d’artificio, sfila in processione con gli sbandieratori per le strade del centro storico e arriva davanti a Santa Maria del Fiore. Qui alle 11 la colombina, un razzo a forma di colomba che simboleggia lo Spirito Santo, vola fuori dalla cattedrale e va ad incendiare il Carro, dando vita a uno spettacolo pirotecnico straordinario. Tra le rievocazioni della Passione, da non perdere l’Antica Giudeata a Chianciano Terme, una processione che vede oltre 150 figuranti in costume sfilare per le strade del borgo, con i soldati romani a cavallo, il Cristo che porta la croce, le pie donne, il corteo di Ponzio Pilato con le ancelle e i dignitari. Molto suggestiva anche la Processione degli Scalzi che va in scena a Pienza con dodici figure incappucciate a piedi nudi che reggono una fiaccola in mano. A Grassina invece sono ben 500 le figure in costume del corteo storico della rievocazione della Passione: una vera e propria raffigurazione scenica molto potente.


Sunday, March 27

An Easter focusing on Tuscan traditions On Easter Sunday in Florence, the Scoppio del Carro, or ‘Explosion of the Cart,’ has taken place in front of the Duomo for 350 years. The ceremony begins at 10am, when the Cart , loaded with fireworks, processes through the streets with the flagthrowers and arrives in front of Santa Maria del Fiore. Then, at 11am, the colombina, a rocket in the shape of a dove, symbolizing the Holy Spirit, will fly out of the cathedral and then ignite the Cart, creating an extraordinary fireworks show. Among the different Passion re-evocation events is the Antica Giudeata in Chianciano Terme, a procession featuring more than 150 costumed figures moving through the streets of the town—complete with Roman soldiers on horseback, Christ carrying the cross, devout women, and the court of Pontius Pilate with servants and dignitaries. Also well worth seeing is the Barefoot Procession (Processione degli Scalzi) in Pienza, with a dozen hooded, barefoot participants carrying a torch in hand. Grassina’s Passion procession, on the other hand, features over 500 costumed participants: a very powerful interpretation of the event.

Le antiche camelie della Lucchesia

The camellias in the Lucchesia

I piccoli cortili, gli antichi portali, il verde tra le case, le ville, gli alberi di camelie: questi, e molti altri, i motivi per scoprire gironzolando a piedi la Pieve di Sant’Andrea di Compito durante i fine settimana della mostra Antiche Camelie della Lucchesia. La manifestazione si terrà quest’anno per tre fine settimana nei giorni 5, 6, 12, 13 e 19, 20 marzo 2016. Il programma prevede visite guidate alla scoperta delle antiche ville nobiliari: villa Borrini, villa Giovannetti, villa Orsi, villa Torregrossa, villa Di Vecchio, tutte con una caratteristica comune: i secolari alberi di camelia. Oltre allo splendido borgo delle camelie sulla strada per il Monte Serra in un luogo molto suggestivo si può visitare il Camelieto Compitese un parco naturale che raccoglie più di 500 esemplari diversi di camelie, nato dalla volontà di offrire ai visitatori un’occasione di conoscere questa pianta dal punto di vista botanico e storico.

The tiny courtyards, antique doorways, the beautiful green between the houses, the villas and the camellia trees: these are just a few of the many different reasons to mosey around the Pieve di Sant’Andrea di Compito during the weekend Antiche Camelie della Lucchesia event, a camellias showcase. The showcase will take place for three weekends this year—March 5–6, 12–13 and 19–20, 2016. The program will include guided visits through grand old noble villas: villa Borrini, villa Giovannetti, villa Orsi, villa Torregrossa and villa Di Vecchio, all with centuries-old camellia trees in common. In addition to the beautiful camellias on the way to Monte Serra, you can visit the Camelieto Compitese, a beautiful and inspiring nature park that has more than 500 different examples of camellias, which aims to showcase this plant to visitors from a botanical and historical perspective.

Eventi in Toscana - Tuscany Events

5-6/12-13/19-20 marzo/ March 2016

www.camelielucchesia.it

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Padule di Fucecchio

Uno spettacolo quotidiano Suggestioni invernali di luci, suoni e colori nell’area protetta TESTO Enrico Zarri

FOTO Archivio Centro RDP Padule di Fucecchio

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I

n questa gelida alba di gennaio, mi avvicino al Padule di Fucecchio attraversando uno spoglio Bosco di Chiusi e campi che biancheggiano per la brinata notturna. Dall’antico porto de Le Morette mi incammino verso il cuore della palude in un’atmosfera ovattata, che l’involo silenzioso dai pioppi di un ritardatario Barbagianni, pallido come un fantasma, non riesce a turbare. Costeggiando il canale del Terzo, colgo la sagoma scura di un barchino, di quelli ancora usati dai cacciatori, ma sto per varcare la soglia dell’area protetta, e già si sente in lontananza il canto delle Alzavole che costituisce la colonna sonora del paesaggio invernale. Pochi passi, accompagnati dallo scricchiolio del ghiaccio che cede sotto gli stivali, ed arrivo all’osservatorio faunistico de Le Morette; un tempo era il Casotto del Biagiotti, uno dei tanti ai margini della palude, utilizzato per le attività di caccia, pesca e raccolta delle erbe palustri.

Un percorso nella più grande palude interna italiana Saliti i gradini che portano al piano superiore, il panorama è di quelli che non si dimenticano: venti freddi hanno spazzato l’aria, ed il sole che sta sorgendo dal Montalbano illumina i borghi medievali di Larciano Castello, Montevettolini e Monsummano Alto, e poi quelli della Valdinievole, fino alla Svizzera Pesciatina. Sullo sfondo le cime delle montagne pistoiesi e delle Apuane, coperte di neve, e proprio di fronte all’osservatorio la mole imponente del Monte Serra, coronato in vetta da una selva di antenne e ripetitori che lo rendono inconfondibile. Più in basso, le colline delle Cerbaie, e verso

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sud si intravede anche l’abitato di Massarella, l’antica Massa Piscatoria, affacciata sull’area fiorentina del Padule; da quella terrazza naturale lo sguardo può abbracciare buona parte del bacino palustre, e nei periodi di piena si riesce quasi ad immaginare come doveva essere l’immenso Lago Nuovo creato dai Medici nel 1400

per rifornire di pesce la città di Firenze. Le voci degli uccelli reclamano attenzione e dalle feritoie inquadro con il cannocchiale le tante specie di anatre che affollano gli specchi d’acqua: una sinfonia di suoni e colori che emoziona ugualmente sia gli appassionati di birdwatching sia i visitatori più occasionali.


Difficile non ripensare all’inizio degli anni novanta, quando a gennaio gli uccelli acquatici erano poche decine in tutto il Padule di Fucecchio; dopo l’istituzione della Riserva Naturale su una porzione piccola ma significativa della palude, e dopo vent’anni di tutela attiva con interventi di ripristino e gestione ambientale, i censimenti invernali fanno registrare oggi più di diecimila presenze, concentrate per lo più nelle aree protette de Le Morette e La Monaca-Righetti. E intorno all’osservatorio la vita si manifesta anche in altre forme, per chi sa interpretare i segnali della natura: il rumore delle cannucce scortecciate da uno stuolo di Migliarini e Pendolini alla ricerca di semi e piccole prede, o l’inquietante richiamo, simile allo strillo acuto di un maialino, che tradisce la presenza dell’elusivo Porciglione. Man mano che il tiepido sole inizia a scaldare l’aria, si alzano in volo i grandi rapaci, sospinti dalle correnti ascensionali che si formano sul canneto: dieci falchi di palude volteggiano contemporaneamente sui “chiari”, provocando scompiglio fra le anatre e le pavoncelle. Una lieve brezza entra dalle finestre del casotto ed increspa appena le acque tranquille, e in certi momenti sembra di essere al mare; non mancano neppure le grida dei gabbiani, che nelle ore centrali vengono a riposare sulle rive e sugli isolotti della riserva. Per completare la giornata, nel pomeriggio c’è un altro appuntamento da non perdere, e stavolta i protagonisti sono gli storni, uccelli molto gregari che al calare del sole arrivano in massa, anche da

grandi distanze, per passare la notte al sicuro nei canneti dell’area protetta: centinaia di migliaia di storni, che si contendono i posti migliori in un concerto di fischi e suoni ronzanti. La presenza di una tale concentrazione di animali non passa inosservata, e sono pronti ad approfittarne abili cacciatori come il Pellegrino, un rapace specializzato nella cattura di uccelli in volo. E’ proprio quando il falco sferra l’attacco che i movimenti e le evoluzioni si fanno più spettacolari: l’intero stormo reagisce come un unico individuo, disegnando nel cielo figure cangianti che hanno lo scopo di disorientare il predatore, come farebbe un branco di pesci insidiato da uno squalo. Con un tramonto infuocato dietro ai Monti Pisani si chiude definitivamente il sipario, almeno per oggi; se lo trattiamo bene il Padule andrà in replica anche domani, come fa da sempre, regalandoci suggestioni diverse in ogni stagione.

Un anno insieme al padule

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lcune delle immagini presenti in queste pagine sono tratte dal Calendario del Padule di Fucecchio 2016 che ospita tredici splendide foto in grande formato di paesaggi, flora e fauna dell’area umida scattate da appassionati: Alessio Bartolini, Luigi Bellandi, Matteo Chiarello, Riccardo Niccolai, Patrizio Matteini, Alessio Pacini, Antonio Rescigno e Gino Santini. Il calendario ha lo scopo di far conoscere le bellezze dell’area palustre stimolando la visita di questo ambiente eccezionale ed è in vendita presso il Centro Visite della Riserva Naturale del Padule di Fucecchio a Castelmartini (Larciano – PT); il ricavato andrà a sostenere le attività gestionali e promozionali dell’associazione onlus.

A Year Together at the Marsh

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Pagine di apertura: la magica danza degli storni nell’area protetta de Le Morette (foto di Alessio Pacini); in alto: una insolita nevicata in Padule, nell’area de Le Morette (foto di Riccardo Niccolai); in basso: una maestosa Poiana nella pioppeta di Crocialoni, a Massarella (foto di Antonio Rescigno); in questa pagina: foto di gruppo degli autori con il Calendario Padule di Fucecchio 2016. Opening page: the magical dance of the starlings in Le Morette protected area (photo by Alessio Pacini); above: an unusual snowfall in Fucecchio Marsh, in the Morette area (photo by Riccardo Niccolai); below: a majestic buzzard in the Crocialoni poplar grove, in Massarella (photo by Antonio Rescigno); on this page: photo of the photographers for the 2016 Fucecchio Marsh calendar.

ome of the images in these pages have been taken from the 2016 Fucecchio Marsh calendar, that features thirteen large-format photos of landscapes, plants, and animals in the wetlands, all taken by enthusiasts: Alessio Bartolini, Luigi Bellandi, Matteo Chiarello, Riccardo Niccolai, Patrizio Matteini, Alessio Pacini, Antonio Rescigno, and Gino Santini. The calendar has been designed to raise awareness of the marsh’s beauty by encouraging visits to this exceptional setting. It is for sale at the Fucecchio Marsh Natural Reserve Visitor’s Center in Castelmartini (Larciano - PT). Proceeds will go to support the non-profit association’s administrative and promotional activities. Info Centro RDP Padule di Fucecchio Tel. +39 0573 84540 fucecchio@zoneumidetoscane.it Facebook “Padule di Fucecchio”

www.discoverpistoia.it www.paduledifucecchio.eu 49


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Fucecchio Marsh

A Daily Show The fascinating lights, sounds, and colors of winter in the protected area.

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his cold January dawn finds me approaching the Fucecchio March as I cross through a bare Chiusi Wood and fields whitened by the night’s frost. I am walking from the ancient harbor of Le Morette toward the heart of the marsh in a hushed atmosphere. From the poplars, a lingering barn owl silently takes off, pale as a ghost, without a disturbance. Along the Terzo canal, I make out the dark silhouette of a small boat, the kind still used by hunters. I am about to cross into the protected area, and already you can hear the teals singing in the distance, the winter soundtrack of this landscape. Accompanied by the ice creaking as it gives way under my boots, I reach the nearby Le Morette Wildlife Observatory. At one time, it was the Casotto del Biagiotti, one of many huts at the edge of the swamp used for hunting, fishing, and the harvesting of marsh grasses. Climbing the steps that lead to the upper floor, the view is unforgettable. Cold winds have swept the air clean, and the sun rising from Montalbano lights first the medieval towns of Larciano Castello, Montevettolini, and Monsummano Alto, and then those of the Valdinievole as far as the Svizzera Pesciatina. In the background are the snow-covered peaks of Pistoia’s mountains and the Apuan Alps. Right in front of the observatory is the imposing bulk of Monte Serra, its top crowned by a forest of antennas and repeaters, making it unmistakable. Lower down are the Cerbaie hills. To the south, the hamlet of Massarella and the ancient Massa Piscatoria can also be seen, facing the Florentine part of the marsh. From that natural terrace, your gaze takes in much of the marsh basin. In flood periods, you can almost imagine how the immense new lake must have looked that was created by the Medici in 1400 to supply fish to the city of Florence. The birdcalls are demanding my attention. Through the slots, I focus the telescope on the many duck species that throng the ponds. It is a symphony of sounds and colors that excites both birdwatchers and more temporary visitors alike. It is hard not to think back to the early nineties, when there were few waterfowl around the Fucecchio Marsh in January. After the Natural Reserve was set up on a small but significant portion of the swamp, and after twenty years of active protection via environmental rehabilitation and management measures, the winter censuses today have recorded over ten thousand visitors, mostly concentrated in the protected areas of Le Morette and La Monaca-Righetti. For those who can read nature’s signs, life around the observatory is manifested in other ways: the sound of reeds being peeled by a bevy

of buntings and penduline tits looking for seeds and small prey, or the haunting call, similar to a piglet’s squeal, which betrays the presence of the elusive water rail. As the sun begins to warm the air, the large birds of prey rise into the air, pushed by the updrafts that are formed in the reed-bed. Ten marsh harriers are circling simultaneously above the open water, causing a commotion among the ducks and lapwings. Barely rippling the calm waters, a light breeze enters through the hut’s windows. At times, it seems to be the seaside as the air fills with the cries of gulls that, in the middle of the day, rest on the banks and on the islets in the reserve. To complete the day, there is another event in the afternoon that is not to be missed. This time the stars are starlings, very gregarious birds that arrive en masse, even from great distances, as the sun sets to spend the night safely in the reed-beds in the protected area. Hundreds of thousands of starlings contend for the best seats in a concert of whistling and warbling. The presence of such a concentration of animals does not go unnoticed, with skilled hunters like the peregrine falcon ready to take advantage. This raptor specializes in capturing birds in flight. It is right when the hawk launches its attack that its moves and maneuvers are most spectacular. The entire flock reacts as a single entity, drawing ever-changing figures in the sky that are meant to disorient the predator, like a school of fish threatened by a shark would do. With a fiery sun setting behind Mount Pisani, the curtain finally goes down, at least for now. If we treat it the marsh well, this show will be repeated again tomorrow, with each season charming us as always in different ways.

Pagine precedenti: una gelida alba invernale sui “chiari” di Cavallaia, a Massarella (foto di Antonio Rescigno); a destra: forme fantastiche disegnate dagli Storni nel cielo del Padule (foto di Patrizio Matteini). Previous page: a frigid winter dawn breaks over the open water of Cavallaia, in Massarella (photo by Antonio Rescigno); to the right: starlings drawing fantastic forms in the sky above the marsh (photo by Patrizio Matteini).


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Il GZP si allarga Il Giardino Zoologico di Pistoia “diventa grande” con l’acquisizione di 7 ettari che raddoppiano l’attuale estensione. Il progetto è iniziato qualche anno fa con l’acquisto del terreno limitrofo, la sua conversione a giardino zoologico nel piano urbanistico della città e la progettazione di un masterplan che traccia il futuro per gran parte dell’area. Come si progetta un nuovo zoo? Per prima cosa è necessario partire da una storia: cosa volgiamo raccontare ai nostri visitatori, quale suggestione vogliamo dare, quale messaggio? Al Giardino Zoologico di Pistoia abbiamo scelto di mettere l’accento sul rapporto tra uomo e natura, rapporto spesso conflittuale, a volte di tolleranza reciproca, sempre meno di appartenenza. Eppure ciascuno di noi appartiene alla biodiversità del nostro Pianeta, ne fa parte in ogni azione, emozione e interazione. Non dobbiamo pensare all’uomo “e” la natura, ma all’uomo “con” la natura. Lo story telling tocca rapporti violenti come il bracconaggio o la deforestazione, ma anche, e sempre di più, ruota intorno alla meraviglia e al fascino che la natura può avere su di noi se ci avviciniamo con i giusti passi. Ecco nel tempo sorgere l’accampamento del bracconiere e quello del ricercatore che studia i lupi, l’incontro con i falchi e l’incanto della passeggiata nella walk-in dei lemuri dalla coda ad anelli. L’espansione dello zoo andrà in questa direzione: nuove pagine per rendere protagonisti i visitatori della storia più bella che sia stata mai scritta, fatta di colori e forme che mai da soli potremmo immaginare o progettare e che passano dal disegno 54

della venatura di una foglia alle sfumature policrome del piumaggio di un pappagallo, dalla forza sprigionata dal ruggito di un leone, all’eleganza dell’andatura di una giraffa. A che punto siamo? Possiamo dire al capitolo iniziale, quello che dà la struttura al tutto: la gestione del bosco e la recinzione… prepariamo lo sfondo per i nuovi scenari. La gestione del bosco si è resa necessaria perché la vecchia pineta, impiantata nel dopoguerra come fonte di reddito per legname, non si sosteneva più e soffocava la naturale inclinazione a bosco di querce e corbezzoli. L’operazione di riqualificazione dell’area è stata condotta lo scorso anno dall’Ecoistituto delle Cerbaie che si prenderà anche cura del nascente bosco per un avviamento ad alto fusto. I lavori hanno messo in luce ben due zone umide che ospiteranno già dalla prossima primavera rane e tritoni. L’area è stata preparata per la fruizione ora limitata solo alle scuole, in futuro a tutti i visitatori. La parte pianeggiante, delimitata dalla Via Pieve a Celle, sarà trasformata nella savana per ospitare in un unico ambiente giraffe, zebre e struzzi. La recinzione è tra le grandi opere dell’anno in corso: opere impegnative per mezzi e risorse che il pubblico non percepisce ma che permettono al Parco di crescere. Come potete partecipare a questa grande rivoluzione? Venendo a trovarci e sostenendo così i nostri progetti e la nostra mission: “rappresentare un centro per accrescere nel pubblico la conoscenza della biodiversità e il suo valore per la vita umana”.

Testo di Eleonora Angelini* Foto Archivio Giardino Zoologico

*Responsabile della didattica del Giardino Zoologico di Pistoia *Head of Education Department Zoological Gardens of Pistoia


PubbliNATURART

The GPZ is expanding The Pistoia Zoo is “growing up” with the acquisition of seven hectares that double its current surface area. The project started some years ago with the purchase of adjacent land and its conversion to a zoo in the city’s urban plan and in the master plan design that marks out the future for much of the area. How do you design a new zoo? The first thing to do is to start with a story. What do we want to tell our visitors? What idea, what message do we want to give? At the Pistoia Zoo, we have chosen to emphasize the relationship between humans and nature, a relationship that is often confrontational, sometimes mutually tolerant, and increasingly less of belonging. Yet each of us belongs to the biodiversity of our planet. It is part of our every action, emotion, and interaction. We must not think of humans “and” nature, but of humans “with” nature. The story-telling touches on such violent associations as poaching or deforestation. However it also and increasingly revolves around the wonder and fascination that nature can have for us if we approach it with the right steps. Here, there is the camp of a researcher studying wolves or of a poacher arise over time, an encounter with hawks, or a charming stroll among the ringtailed lemurs. The zoo’s expansion will go in this direction, with new events to make visitors the main characters in the most beautiful story ever written, full of colors and shapes that we could never imagine or design

by ourselves and that range from drawing the veins of a leaf, to the multicolored gradations of a parrot’s plumage and from the force unleashed by a lion’s roar to the elegance of a giraffe’s walk. At what point are we? We can say we are at the first chapter, the one that gives structure to the whole: the management of the forest and the enclosure. We are setting the stage for the new scenarios. Forest management was made necessary because the old pine forest was no longer being maintained. Planted after the war as a source of income from timber, it was inhibiting the forest’s natural inclination towards oaks and strawberry trees. The upgrading operation was carried out last year by the Ecoistituto delle Cerbaie, which will also take care of the nascent forest by establishing tall trees. The work highlighted two wetlands that will host frogs and newts as early as next spring. At the moment, the area has been prepared for a limited use only by schools. However, it will be open to all visitors in the future. The flat area delimited by Via Pieve a Celle will be transformed into a savannah to accommodate giraffes, zebras, and ostriches in a single setting. The enclosure is one of this year’s biggest and most challenging works because of the means and resources that are unseen by the public but which allow the park to grow. How can you participate in this great revolution? By visiting us and thereby supporting our projects and our mission “to be a focal point for increasing the public’s awareness of biodiversity and its value to human life.”

Giardino Zoologico Via Pieve a Celle, 160/A Pistoia Tel. +39 0573 911219 info@zoodipistoia.it

www.zoodipistoia.it 55


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Carmignano

Visitata dall’assoluto La chiesa dei Santi Michele e Francesco e la “Visitazione” del Pontormo, realizzata entro il terzo decennio del 1500 TESTO Maria Camilla Pagnini

FOTO Nicolò Begliomini

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a chiesa dei Santi Michele e Francesco a Carmignano deve la sua notorietà alla presenza della pala della Visitazione dipinta dal fiorentino Jacopo Carucci detto il Pontormo. La chiesa e l’annesso convento restano in secondo piano rispetto alla presenza di questo dipinto straordinario, ma dobbiamo ricordare che ragione e vita dell’insediamento fu proprio la presenza dei Francescani. La tradizione vuole che l’edificazione della primitiva chiesa dedicata a San Francesco avvenisse su di un terreno donato allo stesso Santo che si era recato a predicare in paese, mentre altri ritengono che fu il “beato frate Bernardo da Quintavalle” a fondare “in vicinanza” di Carmignano il primo nucleo dell’insediamento minoritico. Una piccola chiesetta fu costruita dalla comunità nel 1209: ampliata e successivamente trasformata è divenuta, dopo la soppressione settecentesca del convento, la sede parrocchiale intitolata ai Santi Michele e Francesco, per ricordare che in questo luogo fu trasferita l’antica pieve situata nel castello. Il convento fu stabilito lungo l’antica strada, fuori dall’abitato castellano, secondo una strategia insediativa tipica dell’Ordine che prediligeva per la fondazione dei propri insediamenti aree marginali rispetto ai centri urbani, ma nel contempo situate in prossimità di vie di comunicazione.

I Francescani determinanti nella storia dell’intero complesso L’aula di san Michele oggi ci appare ampia e caratterizzata da un linguaggio semplice e dominato dal color latte di calce degli intonaci e delle partiture architettoniche in arenaria. La redazione originaria dell’interno, nel XV secolo, fu riccamente arredata ed era caratterizzata dalla policromia; si articolava inoltre in cicli di affreschi disposti su più registri gerarchici, due e forse tre, in alcune aree della chiesa. In essi erano raffigurate storie

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della vita dei Santi, episodi evangelici ritmati e intervallati da figure di Apostoli e Profeti. Il segno unificante dell’aula era la ricca zoccolatura dipinta a trompe l’oeil, che alternava pannelli a finto marmo di vivaci colori, a riquadrature con scudi ornati da racemi e preziose cornici architettoniche con motivi geometrici e girali vegetali. Le celebrazioni nell’aula così qualificata dalle decorazioni murarie erano rese solenni dalla presenza di un organo collocato in una cantoria posta in alto in prossimità del presbiterio. Lacerti di questa redazione rimasero imprigionati al di sotto dei monumentali altari addossati alle pareti che furono apposti nel corso dell’intervento di ristrutturazione della chiesa concluso entro il 1642. Questo si articolò con l’apposizione di nuovi monumentali altari a edicola in pietra, di sei confessionali intagliati e, sulla parete destra, del pergamo. Nella definizione dello spazio sacro un ruolo determinante fu rappresentato dal patronage diretto di padri: Bruni, Serresi, Michelacci e Viviani sono alcuni dei Francescani che patrocinano impegnativi interventi architettonici in chiesa e nel convento. Sul lato sud ovest della chiesa monastica era collocato l’antico chiostro che in origine aveva due sole ali porticate: quella contigua alla chiesa e il braccio ortogonale nel quale era collocata l’aula capitolare. Nel XVIII secolo il loggiato fu completato con la realizzazione dei restanti due bracci grazie all’impegno di frà Lodovico Viviani. È su quest’assetto complessivo che intervennero le operazioni di restauro dell’aula attuate a partire dal 1963: è a queste che si deve l’attuale architettura dell’interno. A conclusione degli interventi l’aula ebbe una copertura con orditura lignea a vista costituita da capriate che rammentavano l’origine conventuale della chiesa. Le aperture barocche dell’edificio furono richiuse e sostituite da monofore, i due altari delle cappelle laterali e quelli in controfacciata furono rimossi e anche due confessionali furono smontati. Di una chiesa profondamente legata alla comunità per la presenza dei Frati il cui ruolo fondante era proprio quello dell’apostolato rivolto alla dimensione urbana, poco rimane se non la ricchissima dotazione di oggetti liturgici e devozionali, oltre che di parati legati non solo all’impegno degli stessi Francescani, ma anche dei fedeli e

delle famiglie patrizie fiorentine che avevano ampi possedimenti fondiari nella zona. L’esempio più clamoroso è costituito proprio dalla pala del Pontormo commissionata al pittore dalla famiglia Pinadori per la chiesa dei Francescani. I committenti nell’affidare la tela a Jacopo Pontormo scelgono di rivolgersi all’artista prediletto della famiglia Medici che lavora per loro alla villa di Poggio a Caiano, dipingendo la lunetta con Vertumno e Pomona. La pala della Visitazione di Carmignano, la cui fortuna critica è tutta Novecentesca, anche se pare impossibile che una simile tela “i cui panneggiamenti sono bellissimi” sia passata tutto sommato inosservata fino al 1904 quanto Carlo Gamba la riconobbe, fu dipinta da Pontormo probabilmente entro il terzo decennio del 1500. La tela narra l’episodio della visita di Maria a Elisabetta secondo quanto descritto nel Vangelo di Luca. Il pittore fiorentino costruisce l’incontro tra le due donne in una atmosfera a-temporale: il silenzio eloquentissimo degli sguardi delle due protagoniste sottolinea la straordinarietà dell’evento enfatizzato dall’uso sapiente della luce e dalle volumetrie dei manti dai colori “rari e cangianti”. L’avvenimento è descritto nei suoi elementi essenziali per privilegiare l’intento didascalico, proprio della spiritualità francescana. La scena è ambientata in uno scenario urbano animato da “brani di realtà quotidiana”: in esso si notano due figurette, poste in lontananza, in prossimità di un portone. In una di esse la storiografia ha voluto riconoscere proprio l’autoritratto di Pontormo, che da lontano “mira l’opera sua”.

Pagine di apertura: particolare della Visitazione del Pontormo; in alto: la Chiesa dei Santi Michele e Francesco a Carmignano e il paesaggio circostante; a sinistra e pagina a fianco: un particolare e l’intera pala della Visitazione. Opening page: detail of Portormo’s Visitation; above: the Church of Saints Michael and Francis in Carmignano and the surrounding countryside; to the left and on the opposite page: a detail and the entire altarpiece of the Visitation.


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Carmignano

Visited by the eternal

G

The Church of Saints Michael and Francis and Pontormo’s “Visitation”, painted in the third decade of the 1500s

T ENOTECA GIOVANNI

GOURMET CUISINE & FINE WINE VIA GARIBALDI, 25/27 51016 MONTECATINI TERME (PISTOIA) TEL. +39 0572 71.695 - FAX +39 0572 73.080 INFO@ENOTECAGIOVANNI.IT

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he Church of Saints Michael and Francis in Carmignano owes its fame to the altarpiece of the Visitation painted by the Florentine Jacopo Carucci, known as Pontormo. The church and its adjoining convent remain unobtrusive before this extraordinary painting but we must remember that the reason for the existence of this settlement was due specifically to the Franciscan presence. Tradition has it that the original church dedicated to St. Francis was built on land donated to the selfsame saint who had gone to preach in that town. Others believe it was the “blessed Friar Bernard of Quintavalle” who founded this early Minorite settlement “in the vicinity of” Carmignano. The small chapel built by the community in 1209 was enlarged and subsequently modified. After the suppression of the 18th-century convent, it became the parish church dedicated to Saints Michael and Francis, recalling that that the seat of the old parish church was transferred to this location from inside the castle. In keeping with the Order’s typical settlement strategy, the monastery was established outside the castle village along the old road, preferring to found their settlements in fringe areas as opposed to urban centers but that, at the same time, were located near communication routes. Today St. Michael’s hall appears spacious, distinguished by a simple language and dominated by the milk-of-lime color of the plaster and the sandstone architectural divisions. In the 15th century, the original interior was richly decorated and distinguished by polychromy. In addition, it was divided into fresco cycles on multiple hierarchical registers, with two and possibly three in some areas of the church, depicting the stories of the lives of the saints, and episodes from the gospels regularly interspersed with figures of apostles and prophets. The hall’s unifying element was a richly painted trompe l’oeil base on which brightly colored square faux marble panels alternated with shields decorated with rinceaux and elegant architectural frames with geometric motifs and botanical spirals. The celebrations in a hall with such distinguished wall decorations were made impressive by the organ in the choir placed on high near the presbytery. Pieces of this version remained hidden behind the monumental altars that were placed against the walls during the restructuring of the church that was completed by 1642, expressed through the place-


ment of new monumental niche altars in stone, six carved confessionals, and, on the right wall, the pulpit. A decisive role in defining the sacred space was represented by the direct patronage of such Franciscan fathers as Bruni, Serresi, Michelacci, and Viviani, patrons of the challenging architectural changes to the church and the convent. Set on the southwest side of the church was the ancient monastic cloister, which originally had only two porticoed wings, with one adjacent to the church and an orthogonal wing containing the chapter house. In the 18th century, the arcade was completed with the construction of the remaining two wings thanks to Brother Lodovico Viviani’s efforts. Restoration work on the overall structure was begun in 1963, and to which we owe the current interior architecture. At the conclusion of the restoration, hall had an open wooden framework roof covering with trusses recalling the church’s Conventual origins. The building’s Baroque windows were closed and replaced with single-lancet windows. The two altars in the side chapels and those in the counter-façade were removed in addition to two confessionals being dismantled. Little remains of a church so closely connected to the community of friars whose founding role was that of the apostolate directed at the urban dimension, other than the lavish array of liturgical and devotional objects as well as sets of vestments tied not only to the commitment of the Franciscans themselves, but also that of

the faithful and of the noble Florentine families who had extensive land holdings in the area. The most striking example of this is precisely Pontormo’s altarpiece commissioned to the painter by the Pinadori family for the Franciscan church. In entrusting the canvas to Jacopo Pontormo, the clients had chosen to contact the favorite artist, a of the Medici family. At the time, Pontormo was painting the lunette with Vertumnus and Pomona at the villa in Poggio a Caiano. Probably carried out by Pontormo by the third decade of the 1500s, the Visitation altarpiece in Carmignano found critical success only in the twentieth century, despite the seeming impossibility that a painting “whose draperies are so beautiful” would have gone completely unnoticed until 1904 when Carlo Gamba recognized it. The painting tells the story of Mary’s visit to Elizabeth as described in the Gospel of Luke. The Florentine painter constructed the meeting between the two women in a timeless setting. The eloquent silence of the looks between the two main figures emphasizes the extraordinary nature of the event emphasized by the skilful use of light and by the volumes of the mantles in “rare and iridescent” colors. The event is described in its essential elements by favoring the didactic intent of Franciscan spirituality. The scene is set in an urban setting animated by “bits of everyday life”. Two small figures can be seen in the distance, near a door. Historians like identifying one of them as a selfportrait of Pontormo who “is admiring his work” from afar.

Pagina precedente: il chiostro della chiesa e del convento di Carmignano; sopra: l’interno della chiesa dei Santi Michele e Francesco con la Visitazione. Previous page: the cloister of the church and convent in Carmignano; above: interior of the Church of Saints Michael and Francis with the Visitation. 61


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Storia del vivaismo

Piante da Capitale Nel 1865 le piante dei vivai di Pistoia arredano Firenze proclamata capitale del Regno d’Italia TESTO Nicoletta Boccardi

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È

il 1864 quando hanno inizio i lavori di ampliamento e riorganizzazione della città di Firenze in occasione dello spostamento della capitale del nuovo stato italiano. A poche decine di chilometri, negli anni precedenti, Pistoia, già famosa per la qualità dei suoi ortaggi e frutti, inizia il proprio percorso verso quella trasformazione della produzione agricola che con l’avvento del XX secolo la porterà a ricoprire il ruolo di principale polo produttivo di piante ornamentali in Italia. Alla metà dell’Otto-

cento i fiorentini sono considerati i veri maestri del settore: sono infatti rinomate le pepinières del Nutini, del Gelli, del Fiorelli, del Pucci. Insieme a loro, i vivaisti lucchesi come i Cortopassi, i Marchetti, i Petri ed i Francesconi, costituiscono i depositari di una consolidata tradizione legata al giardinaggio, alla coltivazione ed uso delle piante ornamentali. Pistoia, geograficamente posta tra Firenze e Lucca, non può non risentire

I primi orti nascono nel centro cittadino alla metà dell’800 e beneficiare dell’influsso dei due centri limitrofi. Come è noto e riportato dai principali studiosi locali, il vivaismo pistoiese ha inizio nei giardini dei palazzi delle ricche famiglie dei Bozzi e dei Bracciolini all’interno del centro storico cittadino dove il giovane Antonio Bartolini, verso la metà dell’Ottocento, lavora come giardiniere. Iniziata la sua produzione, ben presto i due giardini non sono più sufficienti a contenere tutte le piante prodotte e tra il 1849 e il 1853 il Bartolini allestisce il primo vero vivaio appena fuori città, in un terreno lungo la via Provinciale Lucchese: l’orto delle Ghelardini. Il grande successo ed i buoni guadagni ottenuti in tutto il Granducato, spingono altri, per lo più giardinieri come lui, ad imitarlo: ha inizio così un vero e proprio commercio

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di piante ornamentali il cui centro di produzione è costituito dal sistema degli orti cittadini posti a ridosso delle mura urbane. A questo sviluppo contribuisce la costruzione di nuove vie di comunicazione che, nella seconda metà dell’Ottocento, uniscono la città di Pistoia con Lucca, Prato, Firenze, Modena e Bologna. A partire dal 1860, inoltre, sopravvengono eventi politici di vasta portata che favoriscono e danno ulteriore impulso allo sviluppo e diffusione del vivaismo non solo regionale, ma anche cittadino. Primo


tra tutti i lavori per la sistemazione di Firenze capitale del cui piano di trasformazione viene incaricato l’ingegnere e architetto Giuseppe Poggi. Il piano di trasformazione redatto da Poggi (che prende anche a modello interventi realizzati a Parigi, Vienna e Barcellona) prevede la creazione di un sistema urbano di verde pubblico basato su un anello di viali alberati in grado di collegare le aree collinari in riva sinistra dell’Arno con il parco delle Cascine che, ceduto al Comune, diviene il primo grande parco pubblico della nuova

capitale. Abbattute le mura, vengono quindi realizzati i nuovi quartieri residenziali lungo tutto il perimetro ed una nuova viabilità che solo in parte interessa il centro storico con lo sventramento attorno al mercato Vecchio, l’attuale piazza della Repubblica. Si tratta di un progetto di respiro europeo concepito non come una somma di singoli episodi, ma come un sistema di verde urbano in grado di collegare la “vecchia” e la “nuova” città ed al contempo di conferire decoro e bellezza: i viali infatti oltre a costituire un’infrastruttura viaria, formano uno splendido passeggio pubblico alberato lungo il quale si sviluppano parterre e giardini. I lavori sono eseguiti in meno di un decennio, dal 1864 al 1877. La rapidità e l’elevato livello qualitativo delle realizzazioni si devono alla presenza di maestranze ed operatori di grande professionalità, capacità tecniche e competenza nell’ambito della sistemazione del verde. La grandiosità dell’operazione impone ai giardinieri e vivaisti fiorentini, incaricati dal Poggi di alberare i viali e di ornare i giardini e le piazze pubbliche, di rivolgersi anche ai colleghi pistoiesi per farsi fornire le piante ormai esaurite nella loro zona. Secondo quanto riportato dagli storici pistoiesi, i vivai di Pistoia e Pescia vengono letteralmente presi d’assalto e così il Bartolini, il Bianchi e gli altri contribuiscono ad abbellire con i loro prodotti il viale dei Colli, il piazzale Michelangelo ed ad alberare i viali di circonvallazione. Il contatto con la grande cultura orticola, botanica e di giardinaggio dei fiorentini serve inoltre da stimolo per i vivaisti pistoiesi: la varietà di piante ornamentali coltivate nel circondario pistoiese, rimasta fino a quel momento piuttosto limitata, viene notevolmente ampliata e vengono applicate nuove tecniche di coltivazione. In breve tem-

po le piante prodotte a Pistoia acquistano una qualità ed un vigore superiori e, a causa della crescente domanda, i vivai escono dal perimetro delle mura urbane occupando la fertilissima pianura a sud della città, dando inizio all’operazione di rimodellamento delle campagne che conduce durante il XX secolo alla radicale trasformazione del paesaggio agrario pistoiese.

Pagina d’apertura: Veduta panoramica del progetto del parterre a Firenze Capitale; in alto: vivaio all’interno delle mura urbane di Pistoia a inizio ‘900 e parco pubblico delle Cascine; in basso: materiale per innesti, innesto della vite a tavolino, “pane di terra” rivestito con paglia di segale. Opening page: Panoramic view of the parterre design for the capital of Florence; above: plant nursery inside Pistoia’s city walls in the early 1900s and the Cascine public park; below: material for grafting, grafting grapevines at a table, root ball covered with rye straw. 65


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History of the nursery industry

Capital plants In 1865, Pistoia’s plant nurseries furnished Florence, declared capital of the Kingdom of Italy

T

he year was 1864 when work begun to expand and reorganize the city of Florence for the transfer of the capital by the new Italian state. A few dozen kilometers away, Pistoia, already famous for the quality of its fruits and vegetables, was beginning its transformation away from agricultural production that, with the advent of the twentieth century, would lead is becoming the main ornamental plant production center in Italy. In the mid-19th century, the Florentines – with the renowned Nutini, Gelli, Fiorelli, and Pucci nurseries – were considered to be the real masters of this field. Together with nurserymen from Lucca like Cortopassi, Marchetti, Petri, and Francesconi, they were the keepers of a well-established tradition tied to gardening as well as to the cultivation and use of ornamental plants. Geographically situated between Florence and Lucca, Pistoia could not help but be affected as well as benefit from the influence of these two nearby towns. As key local scholars have known, and reported, Pistoia’s nurseries began in the gardens of the palaces of the rich Bozzi and Bracciolini families in the historic city center where the young Antonio Bartolini worked as a gardener in the mid-19th century. With production underway, the two gardens were soon no longer sufficient to contain all the plants produced. Consequently, between 1849 and 1853, Bartolini set up the first real nursery in the Ghelardini garden, located just outside of town in an area along the provincial road to Lucca. The great success and good money earned in the Grand Du68

chy pushed others, mostly gardeners like him, to imitate him. Thus, a true commerce in ornamental plants was set in motion, with the production center being the system of urban allotments sheltered by the city walls. This development was helped by the construction of new roads that, in the second half of the 19th century, linked the city of Pistoia with Lucca, Prato, Florence, Modena, and Bologna. Starting in 1860, far-reaching political events also occurred that encouraged and gave further impetus to the development and spread of the nursery industry not only regionally, but also within the city. First, there was the work to organize the capital of Florence, with responsibility for its planned metamorphosis given to the engineer and architect Giuseppe Poggi. The plan drawn up by Poggi (who used Paris, Vienna and Barcelona as models for his work) saw the creation of an urban system of public green areas based on a ring of treed boulevards that connected the hilly areas on the left bank of the Arno with the Cascine Park. The latter had been transferred to the city, becoming the first large public park in the new capital. The city walls were torn down and new residential neighborhoods were constructed along the perimeter as well as a new road system that only partially involved the old town with the demolition

around the Old Market, the present-day Piazza della Repubblica. It was a design with a European outlook conceived not as a sum of individual events, but as a system of urban green areas that connected the “old” and “new” cities while, at the same time, conferring dignity and beauty. In fact, besides being a road infrastructure, the avenues formed a beautiful tree-lined public promenade along which gardens and parterres were developed. The works are carried out in a little more than a decade, 18641877. The speed and high quality of their accomplishments were due to the presence of highly skilled workers, technical skills, and landscaping expertise. The grandeur of the operation required Florentine gardeners and nurserymen, directed by Poggi, to plant trees along the avenues and beautify the public gardens and squares, turning also to their colleagues in Pistoia to provide the plants that by then were unavailable in their area. As reported by Pistoian historians, the nurseries in Pistoia and Pescia were literally besieged and so Bartolini, Bianchi and others contributed their products to the beautification of Viale dei Colli, Piazzale Michelangelo and to planting trees along the ring roads. The contact with the celebrated Florentine culture of horticulture, botany, and gardening also served as a stimulus for Pistoia’s nurserymen. Until then, the variety of ornamental plants grown in the Pistoia district had been quite limited. It was then greatly expanded and new cultivation techniques were put into operation. In a short time, the plants produced in Pistoia acquired a superior quality and vigor and, as a result of increasing demand, nurseries moved away from the city walls to occupy the fertile plains south of the city and began to reshape the countryside, leading to the radical transformation of Pistoia’s agricultural landscape during the 20th century.

www.discoverpistoia.it Pagine precedenti: piante nel piazzale di carico della Giorgio Tesi Group; in alto: vivaio a vasetteria e sede della Giorgio Tesi Group in notturna; in basso: potature degli alberi in vivaio con l’ausilio di macchine specifiche e coltivazioni in vivaio di esemplari di cipresso toscano. Previous pages: plants in the Giorgio Tesi Group loading area; above: container nursery and the Giorgio Tesi Group headquarters at night; below: tree pruning at the nursery using special equipment and nursery cultivation with Tuscan cypress specimens.


Plant Nurseries today

With head and heart The Giorgio Tesi Group, rooted in the past and looking towards the future

A Vivaismo oggi

Con la testa e con il cuore La Giorgio Tesi Group, radici nel passato e sguardo al futuro TESTO Carlo Vezzosi

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opo un periodo di stagnazione produttiva dovuta alle guerre e una successiva ripresa economica è soprattutto negli anni 70 e 80 dello scorso secolo che il vivaismo inizia un processo di cambiamento profondo. L’arrivo della coltivazione in vaso muta tecniche consolidate e amplia orizzonti di mercato. Il tempo per effettuare le operazioni agricole viene elasticizzato consentendo di lavorare tutto l’anno, con notevoli benefici anche per quel che riguarda le spedizioni e con maggiori garanzie da dare al cliente per l’attecchimento delle piante. Compaiono, così, le prime “vasetterie” che diventano elemento caratterizzante della campagna pistoiese. La coltivazione in vaso apre un mondo nuovo sotto l’aspetto tecnico: aumenta la necessità, per esempio, di ottimizzare la risorsa idrica e di maggiore conoscenza dei substrati sotto gli aspetti fisici e nutrizionali. Ne risentono in positivo anche i cataloghi delle aziende vivaistiche, con un incremento notevole di specie e varietà coltivate. Il mercato pistoiese, così, può offrire piante di diverse forme e dimensioni, seguendo le esigenze di nuovi mercati sempre più esigenti. Una delle aziende protagoniste in questa stagione di crescita del vivaismo è stata la Giorgio Tesi Vivai, che ha conosciuto un picco di sviluppo dagli anni 80 ad oggi passando da pochi ettari di superficie coltivata a 500 ettari complessivi distribuiti tra il territorio pistoiese e le sedi distaccate di Piadena, Orbetello, Grosseto e San Benedetto del Tronto. Con la crescita della vasetteria si sviluppano, per questo e non solo, collaborazioni con centri di ricerca e università (la Giorgio Tesi Vivai ha instaurato rapporti con CNR-IPP e università di Firenze). Oggi la Giorgio Tesi Vivai esporta in 54 paesi, è leader nelle certificazioni ambientali e di qualità (ha recentemente acquisito la classe A nella certificazione Mps, ed è l’unica azienda

vivaistica a livello europeo ad avere la certificazione Emas) e produce tutte le specie e le varietà di piante (oltre 1500) che richiede il mercato europeo ed extra europeo, dalle giovani piante agli esemplari di grandi dimensioni, dalle forme geometriche agli alberi per le città e i viali, piante per i garden center e la grande distribuzione, per tutte le zone climatiche, per le varie tipologie di aree a verde pubblico e privato. Un’azienda leader a livello internazionale, quindi, che però poggia su solide radici col territorio, avendo dato vita ad iniziative editoriali come Naturart e Discover Pistoia che promuovono le bellezze di Pistoia nel mondo, ad una Fondazione che aiuta i bisognosi e ad attività di sostegno dello sport e della cultura. Testa dedicata al lavoro e cuore dedicato alla famiglia e alla comunità dove si vive, come nella migliore tradizione contadina.

fter a stagnant period of production due to the wars and a subsequent economic recovery, the nursery business began to undergo profound change particularly in the 1970s and 1980s. The arrival of container production transformed deep-rooted techniques and expanded market horizons. Agricultural time is flexible, enabling work able to be carried out year-round, with significant benefits also as regards shipments and with more guarantees to be given to the customer for plants taking root. Thus, the first vasetterie, or container production fields, appeared, becoming a distinctive feature of the Pistoia countryside. Container growing opened up a new world from a technical point of view by, for example, increasing the need to optimize water resources and expanding substrate knowledge from a physical and nutritional standpoint. There was also a positive effect on the nursery catalogs, with a considerable increase in species and cultivars. Hence, the Pistoia market can offer plants of varying shapes and sizes in line with the needs of the increasingly demanding new markets. One of the leading companies in this expansion was the Giorgio Tesi Nurseries, which has seen a period of intense growth from the 1980s until today, passing from a few hectares of cultivated area to a total of 500 hectares distributed among the Pistoia area and the branch offices in Piadena, Orbetello, Grosseto, and San Benedetto del Tronto. With the growth in container production, various partnerships to address this matter and others have been developed with research centers and universities (one example being the relationships Giorgio Tesi Nurseries has established with CNR-IPP and the University of Florence). Today Giorgio Tesi Nurseries exports to 54 countries. It is a leader in environmental and quality certifications, recently having acquired MPS Class A certification; it is the only European nursery company to have EMAS certification. It produces all the plant species and varieties (more than 1500) requested by markets in Europe and elsewhere, from young plants to large specimens, from geometric shapes to trees for cities and streets as well as plants for garden centers and supermarkets, suitable for all climatic zones as well as for various types of public and private green areas. Thus, this international industry leading has solid local roots in the Pistoia district, having launched publishing initiatives like Naturart and Discover Pistoia that promote Pistoia’s charms around the world; a foundation to help the needy; and activities that support sports and culture. With a head for work and a heart for family and the community in which it lives, this company exemplifies the best of a rural tradition.

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PubbliNATURART

Regional Flavors and organic products Eight local companies are behind the Medici Multipurpose Agricultural Center Project

Sapori del territorio e prodotti bio Otto aziende locali alla base del progetto Centro Multifunzionale Agricolo I Medici È stato inaugurato solo il 3 settembre 2015, ma il Centro Multifunzionale Agricolo I Medici è già una realtà consolidata e apprezzata del territorio pistoiese. Con una sede di ben 650 metri quadri, realizzata con tecnologie ecocompatibili e collocata nel Comune di Quarrata a pochi metri dalla Villa medicea La Magia, il centro è una perfetto esempio di polifunzionalità: negozio, piattaforma di distribuzione, cella frigorifera, laboratorio e aula didattica, permettono a chi varca l’ingresso di acquistare beni agroalimentari di prima scelta, ma anche di vivere esperienze formative e didattiche. Il negozio è il punto vendita accessibile alla clientela, che quotidianamente qui trova olio e vino, carni, salumi e formaggi, prodotti da forno, frutta e verdura nati dal lavoro delle otto aziende della rete, tutte distribuite in un raggio non superiore ai 70 km. L’accordo con la catena d’eccellenza Bottega Ita-

liana e con Coldiretti, mette poi a disposizione del Centro anche specialità provenienti dai quattro angoli del Belpaese. Il laboratorio multifunzionale è un altro dei fiori all’occhiello de I Medici: qui avviene la trasformazione delle materie prime, con il mulino per la produzione di farine, il forno per la preparazione di dolci e salati, la gelatiera, la macchina per la pasta e le attrezzature per il confezionamento di conserve. Il laboratorio accoglie quotidianamente scolaresche e bimbi accompagnati dalle mamme che, in tutta sicurezza, possono muovere i primi passi in cucina e alla scoperta della natura e delle sue risorse, guidati dallo staff qualificato del Centro Agricolo. Al primo piano del polo l’aula didattica dotata di impianti audio-visivi, ospita corsi di formazione, seminari e incontri sui temi del benessere psico-fisico e del vasto mondo della corretta alimentazione.

Open only since 3 September 2015, the Medici Multipurpose Agricultural Center has already become well established and valued in the Pistoia area. Set in the municipality of Quarrata a short distance from the Medici villa of La Magia, the 650-m2 center was built using environmentally friendly technologies. It is a perfect example of multi-functionality, with a store, distribution platform, cold room, workshop, and classroom. It is a place where anyone who enters can buy top-quality foods as well as take part in training and educational experiences. The store is the sales point open to all customers, with daily offerings of oil, wine, meats, cold cuts, cheeses, baked goods, fruits and vegetables produced by the eight-company network, all located within a maximum 70-km radius. The agreements with the excellent Bottega Italiana chain and with Coldiretti also make available at the Centre specialties from all corners of Italy. The multipurpose workshop is another of the Medici Center’s highlights. Here, raw materials are transformed, with a mill for making flour, an oven for preparing sweet and savory items, an ice cream maker, a pasta machine, and equipment for packaging preserves. on a daily basis, the workshop welcomes classes and children accompanied by parents who can, in complete safety, take their first steps in the kitchen and towards discovering nature and its resources, guided by the Agricultural Center’s skilled staff. Located on the center’s first floor, the classroom is set up with audio-visual equipment, and is used to host training courses, seminars and meetings on issues of psychological and physical well-being and the vast world of proper nutrition.

Per maggiori informazioni: For more information: Centro Agricolo Multifunzionale I Medici Via Vecchia Fiorentina I Tronco 109 51039 Quarrata (Pistoia) Tel. +39 0573 735953 - info@agrimedici.it

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Giorgio Tesi Group The Future is Green

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un racconto scritto e illustrato da Cristina Palandri

Irma dai capelli Rossi Giorgio Tesi Editrice

Fondazione Giorgio Tesi Onlus

Irma dai capelli rossi Scrivi anche tu una storia. Un gioco per i bambini dell’Ospedale S. Jacopo TESTO Carlo Vezzosi

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a Fondazione Giorgio Tesi onlus ha sostenuto questo progetto destinato ai bambini ricoverati nel Reparto di Pediatria dell’Ospedale S.Jacopo di Pistoia. Si tratta di un libro intitolato “Irma dai capelli rossi” illustrato con i disegni di Maria Cristina Palandri, una struttura in legno con calamita e tavolette di legno da inserire nella struttura, secondo un certo ordine che può essere come la storia del libro oppure un’altra storia a scelta di ciascun bambino in base alla sua fantasia. Durante la degenza i giovani pazienti possono vivere momenti di allegria, di serenità ed un rapporto con il personale medico di amicizia e tranquillità giocando con le tavolette illustrate e costruendo una loro storia, oltre a leggere il testo e ad osservare i personaggi illustrati dalla Palandri. Il 6 novembre scorso è stato inaugurato questo gioco alla presenza di alcuni bambini ricoverati, del primario dell’ospedale, delle autorità sanitarie e della stessa Fondazione.

Red-headed Irma You too can write a story A game for children admitted to San Jacopo Hospital

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he non-profit Giorgio Tesi Foundation supported this project for children hospitalized in the Pediatrics Unit of Pistoia’s San Jacopo Hospital. It concerns a book called “Red-headed Irma”, illustrated with Maria Cristina Palandri’s drawings, a wooden structure with a magnet, and wooden tablets to be placed on the structure in an order that follows the book’s story or another story from the imagination of each child. During hospitalization, young patients may experience moments of peace and joy as well as friendships with the medical staff and peace of mind that comes from playing with the illustrated tablets and making up their own stories, in addition to reading the book and looking at Palandri’s illustrations of the characters. On 6 November, this game was unveiled before some hospitalized children, the hospital’s head, and dignitaries from the health service and the Foundation itself.

www.fondazionegiorgiotesi.it

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Visto con gli occhi dei bambini

Profumo di altri tempi La Via Baiana, Baggio e il Museo del Carbonaio

TESTO Federica Freschi Marcella Del Prete FOTO Nicolò Begliomini

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atura, cultura e tradizione, questo il contesto all’interno del quale sorge la scuola dell’infanzia La Favola di Villa di Baggio, i cui bambini ci accompagnano in una passeggiata nel verde di Baggio, attraverso la via Baiana fino al Museo del Carbonaio, svelandoci, attraverso i loro occhi e le loro parole, uno spaccato poco conosciuto della nostra collina. L’interesse dei bambini per le cose vecchie ha alimentato il desiderio di scoprire la storia e le storie del loro paese, andando così a intrecciare un filo invisibile fra la via Baiana, il Museo del Carbonaio e la loro scuola. Un filo che si collega all’operosità di un’intera comunità, che lavora intorno a percorsi rivolti alla tradizione, alla cultura locale, alla volontà di conservare e preservare forme di vita e di pensiero che potrebbero altrimenti diventare sbiadite e lontane nella memoria.

Come Gianbattista Vico chiamava rottami dell’antiquità usi, costumi e tradizioni del passato, utili a comprendere il presente, anche i bambini, nelle loro esplorazioni del Museo del Carbonaio colgono, con i loro sguardi e le loro parole, il valore degli oggetti conservati, che testimoniano storie di uso quotidiano: gli oggetti – dicono – sono un po’ vecchini, arrugginiti, un po’ rotti, anche delicati. Sono oggetti usati, non per sempre e sono al museo perché non sono più usati!

I bambini di Villa di Baggio incontrano gli antichi mestieri A colpire il loro immaginario è stata proprio la scoperta di una quotidianità altra rispetto a quella in cui vivono oggi: il museo è importante perché ci sono cose vecchie, possiamo vedere delle cose diverse! Attraverso la loro curiosità e i loro pensieri, che guardano con stupore alle tracce del passato, si sono create le premesse per coniugare saperi e tradizioni, per tener viva la memoria di un luogo, delle sue storie e dei suoi antichi mestieri. I bambini hanno potuto dare spazio, nuovo respiro e nuovo profumo alle piccole storie, ai racconti di un’epoca passata, alle suggestioni di un profumo di altri tempi, come dice Alberto Nesi, ideatore del progetto di realizzazione del Museo. Il Museo del Carbonaio è diventato luogo di conoscenza e di formazione, che ha fatto riflettere sull’utilizzo di utensili e attrezzi del passato ed ha sollecitato connessioni con il presente: sono oggetti usati fuori, nel bosco. Per fare la carbonaia e poi il carbone. Ci si può anche disegnare con il carbone. Prima che inventassero i pennarelli forse i bambini disegnavano con il carbone. L’ascia serve per tagliare gli alberi e la legna. La usano ancora ma ora usano anche la motosega.

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La scarpina del Meo, il piccolo assistente dei carbonai, ha richiamato l’attenzione dei bambini, stimolando i loro interrogativi e le loro riflessioni: si usava tanto tempo fa? perché ha i chiodi sotto? il bambino forse andava nel bosco a raccogliere i funghi e le castagne? non andava a scuola e all’asilo? forse andava al lavoro? Il percorso intrapreso con i bambini è diventato un’occasione di conoscenza e di ‘sperimentazione’ del territorio in cui la loro scuola è collocata, in dialogo con l’ambiente circostante. Lungo il percorso dell’antica via Baiana, la mulattiera che anticamente univa Baggio a Pistoia, è stato possibile inoltrarsi nel bosco, osservare i tratti caratteristici del luogo e del paesaggio, e fare anche un ricco bottino di castagne, foglie, rami e bacche: la strada è fatta di sassi, è un sentiero. Serviva per camminare, non esistevano le macchine. Usavano il carro, o un cavallo, o un asinello. La Rosa mi ha detto che ci passava la contessa Matilde a cavallo! Nei pensieri dei bambini le storie del quotidiano si sono intrecciate con quelle di personaggi illustri, su cui fantasticare, lasciando impronte per costruire un senso di appartenenza ad un mondo contrassegnato da attività operose, dal rapporto con la natura come dispensatrice di vita e di sostentamento, dalla cura della propria comunità e della propria storia. Hanno partecipato i bambini della scuola dell’infanzia La Favola di Villa di Baggio, accompagnati dalle insegnanti Federica Freschi e Marcella del Prete.

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Pagine di apertura: Gelsomino Nesi davanti alla capanna del carbonaio; pagine precedenti, in alto: bambini lungo la via Baiana; in basso: l’arrivo al Museo del Carbonaio; in questa pagina: i bambini con Gelsomino all’interno e di fronte al Museo; in alto: veduta di Baggio. Opening page: Gelsomino Nesi in front of the charcoal-burning hut; previous page, above: children along Via Baiana; below: arriving at the CharcoalBurner Museum; on this page: the children with Gelsomino inside and in front of the museum; above: a view of Baggio.

Seen Through The Eyes Of Children

The fragrance of yesteryear Via Baiana, Baggio and the Charcoal-Burner Museum

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ature, culture, and tradition are the context in which Villa di Baggio’s La Favola kindergarten stands, as the children accompany us on a walk through verdant Baggio, across Via Baiana as far as the Charcoal-Burner Museum, revealing, through their eyes and their words, a little known glimpse of our hills. The children’s interest in old things fueled the desire to discover the history and stories of their town, weaving an invisible thread between Via Baiana, the Charcoal-Burner Museum, and their school. This thread connects the industriousness of an entire community, working along paths directed towards tradition and local culture, a desire to conserve and preserve ways of life and thought that might otherwise fade away and become distant memories. Gianbattista Vico described the customs and traditions of the past as remnants of days gone by, which are also useful to help children understand the present. As they explore the Charcoal-Burner Museum with their eyes and their words, the children understand the value of the objects stored there, which tell stories of their everyday use. These things are a little old, rusty, rather broken, even delicate. They’re used, but not always. They’re in the museum because they’re no longer used! Their imagination was captured by the discovery of an everyday life different than the one they are living today. The museum is important because they’re old things and we can see different things! Through their curiosity and their thoughts, they

look with amazement at these traces of the past, an opportunity to combine knowledge and traditions, to keep alive the memory of a place, its history, and its age-old crafts. The children were able to give new importance, life, and flavor to these small stories, to tales of a bygone era, to suggestions of a fragrance of yesteryear, says Alberto Nesi, originator of the project to build a museum. The Charcoal-Burner Museum has become a place of learning and knowledge, it makes one think about how these tools and equipment from the past were used and prompted connections with the present. They’re objects they used out in the woods, to make the charcoal kiln and then charcoal. You can even draw with charcoal. Before felt-markers were invented, maybe children drew with charcoal. They used axes to cut trees and firewood. They still use them but now they also use chainsaws. The children’s attention was drawn to a shoe belonging to a meo, the little charcoal-burner’s helper, which encouraged their questions and thoughts. Was this long ago? Why are the nails underneath? Did the boy maybe go into the woods to pick mushrooms and chestnuts? Didn’t he go to school and kindergarten? Is he going to work? The path undertaken by the children has become an opportunity for learning about and “experiencing” the area in which their school is located and interacting with the surrounding environment. Along the route of the ancient Via Baiana, the mule track once linking Baggio and Pistoia, it was possible to enter the woods, observe the characteristic features of the place and the landscape, not to mention to collect a ton of chestnuts, leaves, branches and berries. The road is made of stones; it’s a path where they used to walk because there weren’t any cars. They used a wagon, horse, or donkey. Rosa told me that Countess Matilde used to ride past here! In the children’s minds, the stories of everyday life are intertwined with those of famous people, dreaming up stories that leave impressions on which to build a sense of belonging to a world marked by hard work, a relationship with nature as giver of life and sustenance and caring for their communities and their own history.

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The Charcoal Burners and Their Museum

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I carbonai e il loro museo TESTO Martina Meloni

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n’arte, più che un lavoro, quella del carbonaio, che per decenni ha rappresentato la maggior forma di sostentamento delle popolazioni della montagna pistoiese. Un lavoro duro, che portava gli uomini lontani dal loro paese e dalle loro famiglie per molti mesi dell’anno, un lavoro che si imparava fin da piccolissimi, quando, in veste di meo, i bambini accompagnavano gli esperti carbonai nelle lunghe e faticose migrazioni, per occuparsi della cucina e delle pulizie. La posizione della legna nella carbonaia, la sua qualità, il suo odore, la conoscenza dei venti, erano tutte strategie fondamentali per la buona riuscita del lavoro, che dovevano essere apprese fin dalla giovane età. Le zone più battute dai carbonai della nostra provincia erano la Maremma, l’isola d’Elba, ma anche la Sardegna, la Corsica ed il Lazio, dove i gruppi di carbonai si stabilivano nei mesi invernali, trovando rifugio in piccole capanne fatte di legna e paglia. Una memoria non sempre felice, come ci raccontano gli anziani che per tanti anni hanno portato avanti questa attività, ma che rappresenta senza dubbio una fetta importate della tradizione delle zone montane pistoiesi. Un ricordo che si è voluto preservare e tramandare in molti modi, realizzando, ad esempio, il piccolo Museo del Carbonaio di Baggio, un vero tesoro nascosto nel verde della nostra collina. Un’ambientazione realistica e ben strutturata

guida il visitatore fino all’ingresso: una carbonaia in sezione e ad una capanna accessibile al suo interno e minuziosamente allestita con utensili e attrezzi aprono la visita al museo, all’interno del quale sono documentati la vita e il lavoro delle popolazioni della zona attraverso scritti, oggetti e testimonianze di chi ancora può raccontare uno spaccato di storia e tradizione della vita della nostra montagna. Per visitare il Museo chiamare: To visit the Museum: Tel. +39 0573 46422, Mob. +39 338 7866205;

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ore an art than a job, working as a charcoal burner was for decades the leading source of income for the people of Pistoia’s mountains. It was a tough job that took the men away from their village and families for many months each year. It was a job that was learned by the very smallest when, during the long and difficult migrations, the expert charcoal burners were accompanied by children, the mei, who did the cooking and cleaning. The position of the wood in the charcoal kiln, its quality, its smell, a knowledge of winds were all skills fundamental to the success of a job that had to be learned from a young age. Charcoal burners from our province were found extensively in the Maremma and on the island of Elba as well as in Sardinia, Corsica, and Lazio, where groups of charcoal burners went during the winter months, finding refuge in small huts made of wood and straw. As recounted by the old men who pursued this activity for many years, it is not always a happy memory. Nonetheless, it is unquestionably an important slice of the tradition of Pistoia’s mountain areas. For example, one of the many ways to preserve and hand down this memory was the creation of the small Charcoal-Burner Museum in Baggio, a true gem hidden in our hilly green countryside. A realistic and well-organized setting guides the visitor to the entrance. the visit to the museum begins here, with a cutaway charcoal kiln and a hut meticulously furnished with utensils and tools that is open to visitors. It documents the life and work of the local population through writings, objects, and testimonies of those who can still describe the history and traditions of life in our mountains.

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Il personaggio – Alberto Nesi

Il maestro calzolaio Ha ideato il Museo del carbonaio e con i suoi libri ha raccontato la vita della valle TESTO Pierluigi Palandri

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Via Pablo Neruda, 36 - Zona Ind. S. Agostino Tel. +39 0573 939488 Fax +39 0573 934191 info@pistoiaceramica.it - www.pistoiaceramica.it

l Museo del Carbonaio nasce nel 2001 da un’idea di Alberto Nesi, maestro, giornalista e scrittore nato a Baggio, ultimo borgo dell’alta Valle della Bure a nord di Pistoia, 83 anni fa. Alberto ha iniziato giovanissimo a lavorare per giornali e riviste. Negli anni ‘60 ha collaborato al quotidiano di Firenze Il Giornale del Mattino pubblicando anche articoli e racconti per la terza pagina ed è stato per diversi anni corrispondente da Pistoia dell’Agenzia Italia. Maestro elementare fino alla metà degli anni ‘80, si è laureato in pedagogia all’Università di Firenze nel 1977 con una tesi su Lettera ad una professoressa e sul pensiero pedagogico di Don Milani, frutto di una lunga ricerca su giornali e periodici. Numerose le sue pubblicazioni, quasi tutte dedicate alla Valle della Bure di Baggio: Profumi di altri tempi. Usanze e mestieri che scompaiono (1988); Il Beccacendere. Vocaboloario della povera gente (1995); Fai la nanna coscine di pollo. Un racconto e 10 poesie (1997); Baggio e la Via Baiana (2000); Lavori affettivi. Venti storie straordinarie (2003); Il nuovo Beccacendere. Vocabolario dei carbonai (2010). Ho conosciuto Alberto sul finire degli anni ‘80, chiamato nella scuola elementare in cui insegnava per una serie di incontri di educazione ambientale con i suoi alunni e quasi senza volerlo finimmo per parlare dell’ambiente incontaminato della sua Valle della Bure, del Poggione, della Badia a Taona, dell’Acquifredola, porte di accesso a quell’altrettanto integro territorio (La valle della Limentra) sul quale, con il WWF Pistoia, stavamo facendo ricerche e pubblicazioni. E quello che mi colpì fin da subito, oltre al suo linguaggio chiaro e asciutto, fu la profonda conoscenza storico-ambientale di quella valle e la nostalgia ed il rispetto per i suoi abitanti, protagonisti, in altri tempi, di una vita durissima. Vita povera e sofferta, che Alberto aveva concretamente sperimentato quando, dopo le elementari, aveva iniziato a


Individual - Alberto Nesi

Master Shoemaker He came up with the idea for the Charcoal-Burner Museum and recounted the valley’s life in his books

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fare il calzolaio in paese, seguendo le orme del nonno, del quale conserva ancora il panchetto, le lesine ed altri attrezzi che servivano – come mi ha detto – a fare quelle scarpe che bastavano ai montanari, periodicamente risuolate, una vita intera. Storie di vita, molto lontane dalla percezione comune del nostro tempo, che Nesi ha appreso nelle lunghe sere di inverno quando andava a veglia attorno al fuoco dei camini nelle case degli anziani del paese o controllava il fuoco dei canicci ove si essiccavano le castagne. Ed è appunto dalla volontà che la memoria di quella vita grama o di quegli antichi mestieri ormai quasi scomparsi, perduri nel tempo che Alberto ha scritto i suoi libri, testimonianza di un mondo popolato da volti segnati dalla fatica che sembrano raccontare le partenze autunnali per andare a far carbone in maremma o a tagliar boschi. Testi ambientati in un territorio ancora oggi integro, che conosce e descrive attentamente dal punto di vista storico e che vorrebbe veder valorizzato compiutamente dal punto di vista ecoturistico. Vado a trovare Alberto appena il tempo me lo consente, nel borgo di Mengarone (media Valle della Bure) in cui oggi vive e ogni volta mi sorprende perché scopro, nel suo discorrere misurato, che ci sono momenti in cui la sua vita si è intrecciata con significativi avvenimenti storico-sociali e culturali della nostra società, momenti che non conoscevo. E questi per me sono i regali più belli che una amicizia può dare. Naturalmente questo personaggio straordinario non ha ancora finito di sorprendere chi conosce i suoi libri: è ancora una fucina di idee e chi sa se presto non vedrà la luce un’altra sua pubblicazione.

stablished in 2001, the Charcoal-Burner Museum was the brainchild of Alberto Nesi, the teacher, journalist, and writer who was born 83 years ago in Baggio, the last village in the high Bure Valley, north of Pistoia. Alberto started working for newspapers and magazines at a very young age. In the 1960s, he worked for the Florence newspaper Il Giornale del Mattino. He also published articles and short stories for the culture page and was Agenzia Italia’s Pistoia correspondent for several years. An elementary school teacher until the mid-1980s, he graduated with a degree in pedagogy from the University of Florence in 1977; his thesis was on Lettera ad una professoressa (Letter to a Teacher) and Father Milani’s educational ideas, the result of extensive research in newspapers and periodicals. He published numerous works, almost all of which were dedicated to Baggio’s Bure Valley: Profumi di altri tempi. Usanze e mestieri che scompaiono (1988); Il Beccacendere. Vocaboloario della povera gente (1995); Fai la nanna coscine di pollo. Un racconto e 10 poesie (1997); Baggio e la Via Baiana (2000); Lavori affettivi. Venti storie straordinarie (2003); and Il nuovo Beccacendere. Vocabolario dei carbonai (2010). I met Alberto in the late 1980s at the primary school where he taught. I had gone there for a series of meetings on environmental education with his students and almost instinctively ended up talking about the unspoiled environment of his Bure Valley, Poggione, Badia a Taona, and Acquifredola, gateways to an equally untouched area, the Limentra Valley, on which we were carrying out research and publications with the Pistoia WWF.

Besides his clear and blunt language, I was immediately struck by his profound historical and environmental knowledge of the valley in addition to his nostalgic respect for its people and their very difficult lives in the past. Alberto actually experienced this poor and difficult life when, after elementary school, he began working as the village shoemaker, following in his grandfather’s footsteps. He still has the bench, awls, and other tools that he used to make those shoes that, with periodic re-solings, lasted the mountain people a lifetime. Nesi discovered the stories of a life bearing little semblance to the common perception of our times, during the long winter evenings when he went to sit around the fireplace in the houses of the village’s elderly residents or when tending the fire in the canicci, the structures in which chestnuts were dried. Because of this very desire to ensure that the memory of that wretched life and those ancient, now almost vanished crafts was not lost, Alberto wrote his books, testaments to a world populated by faces marked by fatigue that seemed to recount the autumn departures to make charcoal in the maremma or to cut forests. His works are set in a land still today honest, a world that Alberto knows and carefully describes from a historical point of view and which he would like to see fully developed in terms of ecotourism. Whenever I can, I go to visit Alberto in the village of Mengarone (mid-Bure Valley) where he now lives. Each time I am surprised because I discover, in his measured discourse, that there are times when his life has been intertwined with significant historical, social, and cultural events of our society, moments with which I was unacquainted. For me, these are the most beautiful gifts that a friendship can give. Naturally, this remarkable man has not stopped surprising those who are familiar with his books. He is still a hotbed of ideas. Who knows if another publication will not soon see the light of day?

Pagina precedente: Alberto Nesi da giovane; in questa pagina: copertina di uno dei suoi libri e i nonni di Alberto Nesi con i figli. Previous page: a young Alberto Nesi; on this page: the cover of one of his books and Alberto Nesi’s grandparents with their children. 81


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Grotta Giusti - Monsummano Terme

CavitĂ sommerse Immergersi nelle acque che hanno la stessa temperatura di quella del nostro corpo TESTO Luciano Tanini

FOTO Archivio Grotta Giusti Diving

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ei primi anni 80 alcuni giovani subacquei pistoiesi iniziarono l’esplorazione della parte sommersa della Grotta Giusti, già conosciuta come importante centro termale italiano. Metro dopo metro si aprì un ambiente straordinario dove concrezioni fantastiche si presentarono in tutta la loro bellezza. Ma un ambiente così fantastico non poteva non suscitare anche l’interesse scientifico. Numerosi studi spiegarono il meccanismo di formazione di quelle che a prima vista sembrano stalagmiti ma che scientificamente sono “coni gravitazionali subacquei”. Si tratta di accumuli subacquei di cristalli di calcite che galleggiano sulla superficie dell’acqua termale nei vari laghetti sotterranei. L’acqua termale di Grotta Giusti, come per tutti i sistemi termali, proviene dalla pioggia. È la pioggia che cade sul colle di Monsummano Alto e in parte si infiltra nelle rocce calcaree che lo costituiscono. Quest’acqua la ritroviamo calda (35°) nella Grotta Giusti a causa di un fortunato contesto geologico. Cioè parte dell’acqua di pioggia che cade sul colle di Monsummano Alto si infiltra nelle rocce calcaree, raggiunge lentamente la profondità di circa 900 metri, viene scaldata a contatto con le rocce circostanti e risale, meno densa, lungo la faglia fino alla Grotta Giusti. Per compiere questo circuito sotterraneo è stato ipotizzato che l’acqua di pioggia infiltrata sul colle di Monsummano impieghi circa 50 anni per riemergere, riscaldata, nella Grotta. Questo gioiello naturale unico ha portato la cittadina di Monsummano Terme ad essere conosciuta nel mondo anche per le immersioni in queste cavità sommerse. Migliaia di subacquei

Pagine di apertura: immersione nelle cavità di Grotta Giusti; sopra: uno dei laghetti sotterranei; a sinistra: percorso benessere per chi non è in possesso del patentino; a destra e nelle pagine seguenti: altre immagini di immersioni a Grotta Giusti. Opening page: diving in Grotta Giusti; above: one of the underground pools; to the left: well-being course for those who are not qualified divers; to the right and on the following pages: other images of diving in Grotta Giusti. 84

italiani e stranieri hanno potuto effettuare questa esperienza in sicurezza per mezzo della attività di un centro immersioni che opera in sinergia con il centro termale da oltre venti anni.

Un percorso ideale contro lo stress Più che di immersioni si tratta di un corso di specialità, chiamato Spa Diver, che non vuole essere assolutamente un corso di speleo-subacquea, semmai propedeutico a questo in quanto cura principalmente la parte mentale del subacqueo, ma una esperienza formativa in un ambiente unico: temperatura dell’acqua uguale a quella corporea, visibilità eccezionale, assenza di rumori e penombra fanno sì che l’acqua sembri assente. Se ci mettiamo anche lo spostarsi a piedi (senza le pinne) con attenzione e lentamente tra due pareti di roccia abbiamo una esperienza introspettiva ai limiti della meditazione con tutti i benefici che ne consegue. Gli istruttori sub danno quindi molta importanza alla tecniche di respirazione, alla attenzione e al

rilascio delle tensioni fisiche, in modo che i subacquei accompagnati possano avere la mente libera e godere delle splendide concrezioni durante l’immersione. I gruppi dei sub accompagnati da due guide/istruttori sono formati al massimo da quattro sub a cui viene fornita tutta l’attrezzatura necessaria per effettuare il percorso che ha la durata di oltre un’ora ad una profondità massima di 12 mt alla prima immersione e 18 mt alla seconda. Mente libera, presenza a se stessi, cioè consapevolezza di quello che sta accadendo intorno a noi. Energia che permette di recuperare dallo stress persone particolarmente interessate da questo fenomeno. Dall’impegno dell’originario gruppo di subacquei che esplorò la parte sommersa di Grotta Giusti sono scaturite grandi opportunità di conoscenze in molteplici campi: da quello delle tecniche subacquee, alla medicina, alla geologia, alla biologia, allo yoga, all’utilizzo della respirazione con un approccio conoscitivo aperto. L’incontro con tantissimi subacquei, ognuno con il suo mondo interiore e tecnico, che in tanti anni si sono immersi in Grotta Giusti ha contribuito alla crescita del gruppo e a restituire le emozioni cumulate insieme al caldo abbraccio dell’acqua termale.


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Grotta Giusti Monsummano Terme

Underwater Caverns Diving into water that has the same temperature as our body

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n the early 1980s, some young divers from Pistoia began exploring the underwater part of the Grotta Giusti, already known as a major Italian spa center. Meter by meter an extraordinary setting opened where fantastic concretions presented themselves in all their beauty. All the same, such a fantastic setting could not help but arouse scientific interest. Numerous studies have explained the formation mechanism of what, at first glance, seem to be stalagmites, but that are known scientifically as “subaqueous gravitational cones”. These are underwater accumulations of the calcite crystals that float on the surface of the thermal water in the various underground lakes. Like all thermal systems, Grotta Giusti’s thermal water comes from the rain that falls on the Monsummano Alto hill and seeps in some way into the limestone rock that makes up the hill. The hot water (35°C) we find in Grotta Giusti is due to its fortunate geological context. Specifically, a proportion of the rain that falls on Monsummano Alto’s hill seeps through the limestone, slowly reaching a depth of about 900 meters.

As a result of contact with the surrounding rocks, the water is heated and, now less dense, rises along the fault as far as Grotta Giusti. This unique natural jewel also became famous worldwide the town of Monsummano Terme for the dives in these underwater caverns. Thousands of Italian and foreign divers have safely enjoyed this experience through the diving center that has worked in partnership with the spa for over twenty years. In addition to the dives, there is the unique Spa Diver course, which is by no means a course in cave diving. If anything, it serves the diver mainly as a approach to a mental preparation. However, it is also a educational experience carried out in a unique environment with the water at body temperature, exceptional visibility as well as an absence of the noise and gloom that seem to do away with the water. If we also began to carefully and slowly walk (without fins) between the two rock walls, we undergo an introspective experience that verges on meditation with all the ensuing benefits. The diving instructors thus place great emphasis on breathing techniques, being alert, letting go of physical tension, so that the escorted divers will have an open mind, and be able to enjoy the splendid concretions during the dive. Accompanied by two instructor-guides the groups are made up of a maximum of four divers who are supplied with all the equipment necessary for a dive that lasts over an hour at a maximum depth of 12 meters for the first dive and of 18 meters for the second. A clear mind, self- awareness (i.e., a knowledge of what is happening around us), and the energy to overcome stress are the ways in which people have been particularly affected by this event. The commitment of the original group of divers to explore the underwater part of Grotta Giusti resulted in great opportunities for many fields of knowledge including technical diving, medicine, geology, biology, yoga, and the use of breathing with an open cognitive approach. The encounter with the many divers, each with their own inner and technical world, that, over the years, have dived in Grotta Giusti has contributed to the group’s growth and to returning the combined thrills in the warm embrace of the thermal waters.

NATURAL SPA FLOATING Per coloro che non hanno il brevetto subacqueo, è possibile effettuare un percorso di rilassamento nella grotta termale. Sempre guidati da un istruttore subacqueo, si potranno scoprire possibilità che non si pensava di possedere. Quattro le fasi per liberarsi dalle tensioni e raggiungere un rilassamento profondo. Si inizia con la visita guidata della grotta (terra), per proseguire con esercizi di respirazione e rilassamento (aria). Si prosegue poi in (acqua)con un trattamento di percezione e rilascio delle tensioni, per finire con la percezione del respiro con l’aiuto dell’erogatore subacqueo distesi in superficie del lago termale sotterraneo.(fuoco) Come in un sogno si scopre una nuova dimensione nel silenzio, nel tepore e nella penombra della grotta. For those without a diving license, there is a relaxation course in the thermal cavern where, under a diving instructor’s guidance, you can discover possibilities that you never thought you had. There are four steps to becoming stress-free and achieving a maximum state of relaxation. It begins with a guided tour of the cavern (land), continuing with breathing and relation exercises (air), followed by a aquatic treatment (water) regarding perception and tension-release, to finish with an awareness of breathing using a diving regulator while floating on the surface of the underground thermal lake (fire). As in a dream, a new dimension of silence is discovered in the Grotta’s warmth and penumbra.

Grotta Giusti Resort, Golf & Spa Via Grottagiusti, 1411 51015 Monsummano terme (PT) - Italy Tel. +39 0572 90771 - info@grottagiustispa.com Mob. +39 335 5296717 - info@meditonline.it

www.grottagiustispa.com www.discoverpistoia.it 87



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Where luxury and serenity come together Three spa resorts in Tuscany and a beach resort in Sardinia for the new all-Italian hotel group

Dove lusso e benessere si fondono Tre resort termali in Toscana e un beach resort in Sardegna per il nuovo gruppo alberghiero tutto italiano Del gruppo Italian Hospitality Collection fanno parte alcuni dei resort più conosciuti, suggestivi e apprezzati d’Italia: Grotta Giusti, Fonteverde e Bagni di Pisa, in Toscana, e il Chia Laguna, in Sardegna, a pochi chilometri da Cagliari. Grotta Giusti dall’Ottocento rappresenta una tappa fissa per gli amanti del benessere e del termalismo, in una struttura d’epoca curata in ogni suo particolare. Dietro tutto ciò c’è il lavoro certosino di uno staff medico al top nel suo settore, che per il Grotta Giusti Resort ha elaborato il programma anti-aging Longevity, insignito dell’Innovation Award 2015 dall’ESPA, l’Associazione Europea delle Terme e delle Spa. In un altro angolo di Toscana, altrettanto incantevole e fiabesco, sorge Fonteverde, nella Val D’Orcia, nella rinomata San Casciano dei Bagni. Fonteverde offre molteplici spazi per il relax e i trattamenti, coniugando l’architettura rinascimentale e l’eleganza degli ambienti con il fascino paradisiaco del territorio circostante. A Fonteverde

è possibile sottoporsi al programma Equilibrium, studiato appositamente dal centro per combattere lo stress e le sue espressioni sul corpo. A completare il quadro dei percorsi elaborati dalle strutture del gruppo Italian Hospitality Collection c’è DIT - Dimagrire in Toscana, messo a punto per Bagni di Pisa, il resort di San Giuliano Terme, per la cura dei problemi legati al peso e al sovrappeso. Bagni di Pisa ha il suo cuore in un Palazzo settecentesco, circondato dai bagni, detti di Ponente e di Levante, che ospitano la Spa, riportata all’antico splendore dopo un attento restauro. L’offerta del gruppo Italian Hospitality Collection è completata in grande stile dal Chia Laguna, la meta ideale per una vacanza all’insegna di relax, divertimento, sport e benessere nel Sud della Sardegna, a pochi chilometri da Cagliari, nella baia incantata di Chia. Il resort offre soluzioni ideali a tutte le esigenze, grazie ai quattro hotel che lo compongono: Laguna 5 Stelle, Spazio Oasi 4 Stelle prestige, Village 4 Stelle e Baia 3 Stelle, oltre che nelle ville private.

The Italian Hospitality Collection group includes some of the most popular, picturesque and premium resorts in Italy: Grotta Giusti, Fonteverde and Bagni di Pisa in Tuscany, and Chia Laguna, in Sardinia, a few kilometers from Cagliari. Since the 19th century, Grotta Giusti has been a stop for lovers of wellness and spas, in a vintage structure whose every detail has been cared for. Behind all this is the painstaking work of a top-notch medical staff that has developed for the Grotta Giusti Resort the anti-aging Longevity program, awarded the 2015 Innovation Award by the, the European Association of Thermal Baths and Spa (ESPA). In the Val d’Orcia, another, equally enchanting corner of Tuscany, stands Fonteverde in the famous San Casciano dei Bagni. Fonteverde offers many areas for relaxation and treatments, combining Renaissance architecture and elegant rooms with the heavenly charm of the surrounding district. Fonteverde offers the Equilibrium program, specifically designed by the center to combat stress and its effects on the body. Completing the picture of the courses prepared by the facilities of the Italian Hospitality Collection Group is DIT - Dimagrire in Toscana, the program developed for Bagni di Pisa and the San Giuliano Terme resort for the treatment of weight-related problems. The heart of Bagni di Pisa is an 18th-century palace, surrounded by the thermal pools known as Bagno di Ponente and Bagno di Levante, which house the spa, now returned to its former glory after a careful restoration. The offer of the Italian Hospitality Collection Group is completed in grand style at Chia Laguna, the ideal destination for a holiday dedicated to relaxation, entertainment, sports and wellness along the enchanting Chia Bay in southern Sardinia, a few kilometers from Cagliari. The resort offers the ideal solutions to all needs, through its four hotels, Laguna - 5 stars, Space Oasis - 4 stars Prestige, Village - 4 stars, and Baia - 3 stars. Private villas are also available.

Per conoscere meglio il gruppo e i quattro Resort, è possibile consultare il sito: To learn more about the group and its four resorts, visit our website:

www.ihchotels.it

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BREVETTO DEPOSITATO PATENT PENDING N° FI2015A000066

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In alto serra completata in Medio Oriente. Al centro serra in costruzione in Italia Above greenhouse completed in Middle East. Central a greenhouse under construction in Italy

COMBILUX

NOVITÀ ASSOLUTA PER LA TUA SERRA NEL TEMPO AN ABSOLUTE NOVELTY FOR YOUR GREENHOUSE OVER THE YEARS

Il futuro oggi The future today Molte colture stagionali traggono vantaggio dalla alternanza di coltivazione in uno spazio coperto riscaldato (invernale/autunnale) ed una coltivazione en plein air (primaverile/estiva). Tale alternanza ha bisogno di due cose basilari, la gestione della luce e dei sistemi di areazione. Da questi presupposti nasce il progetto Combilux, una serra che fa della luminosità, della flessibilità e della resistenza i suoi punti di forza. Le altre caratteristiche salienti sono: - Completamente o parzialmente apribile - Ampia scelta di materiali per il tamponamento (polietilene, vetro, ETFE) - Vasta gamma di dimensioni ( larghezza di metri 8,00 – 9,60 – 12,00 e passo di metri 4,00 o 5,00) - Possibilità di ombreggio esterno o interno Ad oggi sono già stati realizzati circa 3 ettari e gli splendidi risultati hanno già evidenziato la bontà del progetto incoraggiandoci a proseguire nel continuo miglioramento e sviluppo delle nostre idee. Il design della Combilux è inoltre nelle fasi finali di riconoscimento di brevetto internazionale.

Many seasonal crops benefit from the alternation of cultivation in a covered heated space (winter / autumn) and a cultivation en plein air (spring / summer). This alternation needs two basic things, the management of light and ventilation systems. This is precisely the reason behind the project Combilux, a greenhouse that makes brightness, flexibility and strength his pillars. The other salient features are: - Completely or partially openable - Large selection of materials (polyethylene, glass, ETFE) - Wide range of dimensions (width 8,00 - 9.60 12.00 meters and wheelbase of 4.00 or 5.00 meters) - Possibility of exterior or interior shading To date, we have already realized about 3 hectares and the wonderful results have already highlighted the quality of the project, encouraging us in the continuous improvement and development of our ideas. The design of the Combilux is also in the final stages of recognition of international patent.

By di Virgilio Cardelli S.r.l. Via Francesca Vecchia, 23 Santa Lucia Uzzanese (PT) 51010 Italia info@artigianfer.com Tel: +39 0572 451197

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Palazzo del Comune di Pistoia

Passaggi segreti Nel 1637 viene realizzato un sovrappasso per collegare il Palazzo alla Cattedrale TESTO Cristina Ciappei Eleonora Meneghello FAI giovani Pistoia

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FOTO Nicolò Begliomini


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ede ancora oggi del potere cittadino, il Palazzo Comunale di Pistoia, la cui costruzione prese il via nel 1295 per volontà del Podestà fiorentino Giano della Bella, è un raro esempio di edificio che ha mantenuto la sua originaria funzione, conservando le memorie e le testimonianze civiche della città. Edificato sul limite della cinta muraria altomedievale, esso va a definire la suggestiva quinta scenografica di Piazza del Duomo insieme alla vicina Cattedrale

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e al Battistero di San Giovanni. A differenza dei coevi palazzi pubblici toscani, il Palazzo degli Anziani non presenta caratteristiche difensive ma piuttosto una conformazione che richiama le residenze nobiliari: luminose bifore e trifore gotiche scandiscono elegantemente la facciata ed un imponente porticato aperto crea un continuum unico con la grande piazza. L’attuale aspetto medievaleggiante del palazzo è in realtà frutto di una serie di restauri novecenteschi che hanno

voluto recuperare lo stile originario dell’edificio, andando a rimuovere parte degli interventi di rinnovamento e adeguamento che si erano succeduti nel corso dei secoli. Ad un osservatore più attento, però, è il palazzo stesso a raccontare l’avvicendamento dei diversi poteri che hanno governato la città sin dal periodo comunale, non solo attraverso le pitture e i decori che conserva al suo interno ma anche grazie alla presenza di due curiosi “passaggi segreti”. Sospeso sopra Ripa del Sale, si sottrae alla vista dei passanti, schiacciato tra la maestosa cattedrale e il Palazzo Comunale, un piccolo corridoio su cui si ritagliano due finestrelle che permettono di osservare senza essere notati la piazza e la sottostante via. Questo sovrappasso fu realizzato nel 1637 dall’architetto pistoiese Pantaleone Quadri per permettere di collegare i due più importanti edifici della città e consentire ai Priori di accedere direttamente alla Cattedrale senza entrare in contatto diretto con la città. La costruzione di questo passaggio privilegiato è emblematica perché riflette non solo un’esigenza pratica, ma anche la distanza sempre più netta che si era creata tra governanti e cittadini, considerati ormai come sudditi. Il piccolo sovrappasso è decorato con bisanti che rievocano lo stemma mediceo, ribadendo il potere della casata dei Medici sulla città e la sua annessione al Granducato di Toscana. Attualmente è possibile percorrere il corridoio entrando da una piccola porta rialzata presente in Sala Maggiore, ma l’antico accesso in Cattedrale è stato chiuso.


Il secondo “passaggio segreto” è invece ben celato all’interno del palazzo: entrati nel cortile della Magnolia, dietro una piccola porta, è nascosta una scala a chiocciola che si snoda per i tre piani dell’edificio. Realizzata da Pierfrancesco Silvani nel 1681 all’interno del programma di rinnovo e miglioramento della residenza dei Gonfalonieri, questa scala veniva utilizzata per collegare in modo discreto l’anticamera della Cancelleria, posta a piano terra, con le stanze del Gonfaloniere, al piano nobile, e il dormitorio posto al secondo piano.

C’è anche una scala nascosta, che si arrampica per tre piani Pierfrancesco Silvani, uno dei massimi rappresentanti del barocco fiorentino insieme al padre Gherardo, scelse il modello della scala a lumaca, che fin dall’antichità veniva utilizzato all’interno di torri o campanili, o addirittura nello spessore delle murature per il loro minimo ingombro, per sfruttare il poco spazio disponibile. Sin dal Rinascimento si assiste alla distinzione tra scala nobile e di servizio per cui questa non è più solo un elemento fondamentale della composizione planimetrica, ma assolve nella progettazione un ruolo importante per la distribuzione degli spazi e per la divisione dei percorsi tra nobiltà e servitù. Nei progetti che sono tutt’oggi conservati presso l’Archivio di Stato, è possibile vedere come il Silvani si impegni in una ricerca di una elegante soluzione anche per quello che risulta essere un elemento di servizio: non solo raccorda accuratamente la scala ad ogni piano già esistente dell’edificio, risolvendo tecnicamente il problema funzionale, ma con la scelta di una tipologia ad “occhio aperto” ottiene anche un raffinato gioco prospettico apprezzabile da chi percorre la scala.

Pagine di apertura: il gioco prospettico della scala a chiocciola vista dall’alto; in alto a sinistra: scorcio di Piazza del Duomo dal sovrappasso; in basso a sinistra: l’interno del piccolo corridoio oggi chiuso; a destra: vista del passaggio segreto da Ripa del Sale. Opening page: the perspective illusion of the spiral staircase seen from above; above left: a glimpse of Piazza del Duomo from the covered walkway; below left: interior of a small hallway, now closed; to the right: a view of the secret passage from Ripa del Sale. 95


La storia in bottiglia

Municipality of Pistoia

Cinquanta anni di professionalià e genuinità in una conduzione familiare

Secret Passages In 1637, a covered walkway was built to connect the palace to the cathedral

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n 1295, by will of the Florentine podestà Giano della Bella, construction began on Pistoia’s town hall, still today the seat of civil power. A rare example of a building that has retained its original function, it preserves the city’s local memories and testimonies. Built along the boundary of the early medieval walls, it forms the strikingly spectacular backdrop of Piazza del Duomo together with the nearby cathedral and the Baptistery of San Giovanni. Unlike coeval Tuscan public buildings, the Palazzo degli Anziani has no defensive characteristics. Instead, it recalls the structure of a noble residence, with the facade elegantly punctuated by luminous Gothic double- and triple-lancet windows and its imposing portico creating a unique continuum with the large square. The building’s current medieval look is actually the result of a series of twentieth-

History in a Bottle Fifty years of professionalism and authenticity in a family business

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century restorations that wanted to recapture the structure’s original style, removing some of the renovations and improvements made over the centuries. To a more careful observer, however, it is the palace itself that tells of the succession of the various powers that have ruled the city since the communal period, not only throu-

gh the paintings and decorations that it houses but also thanks to the presence of two curious “secret passages”. Unnoticed by passers-by below is the small corridor suspended above Ripa del Sale, wedged between the majestic cathedral and the town hall. Two small windows are cut into its sides,

from which the square and the street below can be observed unseen. This covered corridor was built in 1637 by the Pistoia architect Pantaleone Quadri to connect the two most important buildings in the city and to allow the priors direct access to the cathedral without coming into direct contact with the city. The construction of this special passage is representative because it reflects not only a practical necessity, but also the increasingly marked distance that had arisen between rulers and citizens, by then considered subjects. The small, covered corridor is decorated with bezants that recall the Medici coat-of-arms, reaffirming the power of the Medici family over the city and its annexation to the Grand Duchy of Tuscany. Currently, it is possible to walk along the corridor, entering through a small raised door in the Sala Maggiore. However, the ancient entrance to the cathedral has been closed. The second “secret passage” is rather well hidden inside the palace. Hidden behind a small door in the courtyard of La Magnolia is a spiral staircase, three stories tall. Made by Pierfrancesco Silvani in 1681 as part of the renovations and improvements to the gonfalonier’s residence, this staircase was used to unobtrusively connect the Chancery antechamber, located on the ground floor, with the gonfalonier’s rooms on the piano nobile, and the dormitory on the second floor. One of the leading exponents of Florentine Baroque, Pierfrancesco Silvani, together with his father Gherardo, chose the spiral staircase model that, since ancient times, had been used in towers or campaniles, and even within thick walls because of their small footprint, to exploit the little space available. Since the Renaissance, a distinction is seen between a noble and a service staircase, for which it is no longer just a basic element of the planimetric composition. Nonetheless, it plays an important role in planning space distribution and in separating routes between nobles and servants. From the plans, still kept in the State Archives, it can be seen how Silvani sought an elegant solution for what appears to be a service element. The staircase not only carefully links each floor of the existing building, technically resolving the functional problem, but also achieves a sophisticated perspective illusion, with the choice of a sort of “open eye”, appreciated by those who use the stairs.

www.discoverpistoia.it In alto a sinistra: la corte interna del Palazzo del Comune con l’opera “Erode” di Iorio Vivarelli; in alto a destra: vista su Ripa del Sale dal sovrappasso; in basso a sinistra: l’ingresso al passaggio sopraelevato dalla Sala Maggiore; in basso a destra: l’affaccio sulla corte interna dalla Sala Guelfa, attuale ufficio del Sindaco. Upper left: the internal courtyard of the town hall with Iorio Vivarelli’s work “Erode”; upper right: view of Ripa del Sale from the covered walkway; lower left: entrance to the elevated passage from the Sala Maggiore; below right: looking on to the internal courtyard from the Sala Guelfa, the mayor’s current office. 97


Accademia Pistoiese del Ceppo

Premiato ‘900

Nato nel 1956, il Premio Internazionale Ceppo Pistoia per racconti e poesie compie sessant’anni TESTO Paolo Fabrizio Iacuzzi Giuliano Livi

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l Premio Letterario Internazionale Ceppo Pistoia festeggia nel 2016 sessant’anni di primati culturali e educativi. Da sempre sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, con la collaborazione del Consiglio Regionale della Toscana e del Comune di Pistoia, sono oltre 5000 i libri di poesie e di racconti esaminati dalla Giuria Letteraria e dalla Giuria dei Giovani lettori under 35, che assegnano rispettivamente il Premio Selezione Ceppo e il Premio Ceppo: in tutto si sono avvicendati circa 700 giurati che hanno premiato più di 150 vincitori. 98

Indetto e organizzato dall’Accademia Pistoiese del Ceppo, il nome deriva da quello dell’ex Ospedale del Ceppo di Pistoia, che, secondo la tradizione, venne costruito grazie ai contributi dei cittadini che depositavano le proprie donazioni dentro un grande ceppo di alloro. Da qui la missione del Premio che al miraggio della “laurea” e della gloria unisce lo spirito di porsi in primo luogo al servizio della comunità, sintetizzato dal motto “Ex unitate florescit”. Avviato nel 1956 per promuovere il racconto, dal 1967 è dedicato anche alla poesia ad anni alterni;

e per gli astri è stato creato della letteratura nasce anche il Premio Ceppo Proposte (oggi Ceppo Giovani Under 35 Luca Giachi) che ha lanciato personalità di rilievo. Ponendo al centro il racconto e la poesia, il Premio vuole promuovere due generi letterari considerati minori rispetto al romanzo e al saggio, e tuttavia di antica tradizione, legati alla fondazione della nostra lingua italiana. Tra i grandi autori del Novecento premiati annovera nomi come Bevilacqua, Rea, Banti, Ortese, Chiara, Parise, Caproni, Bertolucci, Giudici, De Angelis, Spaziani. Ma anche scrittori e poeti


che ha contribuito a scoprire: Zanzotto, Ramat, Mussapi, Carifi, Van Straten, Doninelli. Senza dimenticare i premi dedicati alla natura, vinti da personalità come Celati, Guccini e Quilici.

Tra i premiati, grandi nomi della poesia e narrativa internazionale Il Ceppo per l’Infanzia e l’Adolescenza dedicato alla letteratura per ragazzi ma “non vietata” agli adulti ha visto premiati scrittori del calibro di Denti, Schneider, Tumiati, Ziliotto, Sgardoli, mentre nel 2016 viene premiata Silvana De Mari. A questo è collegato il Premio Laboratorio Ceppo Ragazzi che coinvolge più di 1000 studenti ogni anno con recensioni scritte o multimediali di libri degli autori premiati o di classici da loro consigliati: le migliori recensioni vengono premiate con buoni libro. Il Premio internazionale Bigongiari per la poesia, anticipato dal riconoscimento assegnato nel 2009 a Mario Vargas Llosa, ha tra i premiati Bennis (Marocco), Tavares (Angola), Yongming (Cina), Graham (USA), Carvahal (Spagna), Subramaniam (India).

ll Premio Ceppo supera i confini pistoiesi: i poeti stranieri tengono, presso il Consiglio Regionale della Toscana, le “Piero Bigongiari Lectures”, mentre alla Fiera del Libro per ragazzi di Bologna vengono presentate le “Ceppo Ragazzi Lectures”. Un premio quindi tra i più importanti in Italia, innovativo nel solco della tradizione, recependo novità culturali ed educative per restare al passo con i tempi, continuando a promuovere valori etici e civili. Negli anni l’Accademia ha avuto l’importante sostegno di enti pubblici e privati che hanno reso possibile la realizzazione di numerosi progetti. Oltre a Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia, Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e CONAD Tirreno, anche Giorgio Tesi Group e Fondazione Giorgio Tesi Onlus sostengono il Premio, specie il Ceppo per l’Infanzia e l’Adolescenza. Mentre il Premio Laboratorio Ceppo Ragazzi è sostenuto da Banca di Pistoia - Credito cooperativo. Notevole è il successo di critica e di pubblico ottenuto dal Premio Ceppo, che non è un “festival” ma un “laboratorio” capace di durare ogni anno ben oltre le cerimonie di premiazione, che si svolgono nella settimana intorno al 21 marzo. E ogni anno, grazie alla collaborazione con la Galleria d’arte Vannucci, il manifesto è illustrato da un grande artista di fama internazionale, mentre il “ceppo di legno” è simboleggiato da un cofanetto

di libretti delle prestigiose Edizioni Via del Vento che viene consegnato ai vincitori. Tre ricordi fra tutti? La voce roca e solenne di Giuseppe Ungaretti che, invitato al Ceppo poco prima della sua scomparsa, legge una delle ultime poesie dal Taccuino del Vecchio; la tenera commozione di Gianna Manzini, anche lei invitata, nel rievocare gli anni della giovinezza a Pistoia, quando abitava nell’allora Via del Vento; l’emozione di Mario Vargas Llosa, primo premio Ceppo Internazionale, che di lì a poco avrebbe vinto il Premio Nobel per la letteratura, nel confessare il suo sviscerato amore per Pinocchio.

Pagina precedente: la giuria del Ceppo negli anni Sessanta; in alto: quattro premiazioni, in senso orario la premiazione degli anni Settanta, la giuria con Ungaretti nel 1959, Guido Sgardoli al Ceppo ragazzi 2012, i vincitori del Ceppo 2015. Previous page: the Ceppo jury in the 1960s; above: four prize-giving ceremonies, clockwise, a ceremony in the 1970s, the jury with Ungaretti in 1959, Guido Sgardoli at the 2012 Young People’s Prize, and the 2015 Ceppo winners. 99


Pistoia’s Ceppo Academy

20th-century Prizewinners Created in 1956, the International Pistoia Ceppo Prize for short stories and poems celebrates six decades

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n 2016, the Pistoia Ceppo International Literary Prize is celebrating six decades of cultural and educational pre-eminence. Always under the high patronage of the President of the Republic, with the collaboration of the Regional Council of Tuscany and the City of Pistoia, over 5000 books of poetry and short stories are examined by the Literary Jury and the Jury of Young Readers Under 35 that, respectively, award the Ceppo Selection Prize and the Ceppo Prize. About 700 jurors in all have served, awarding prizes to more than 150 winners. The prizes are announced and organized by Pistoian Ceppo Academy, whose name derives from the former Ospedale del Ceppo in Pistoia. According to tradition, the latter was built thanks to townspeople’s contributions who deposited their donations in a large laurel tree stump (ceppo di alloro). Hence, the prize’s mission is to unite the hope of “laureate” and glory with the spirit of putting service to the community at the forefront, as summarized by the motto Ex unitate florescit. Launched in 1956 to promote short stories, it has also been dedicated to poetry in alternate

Via Pietro Borgognoni, 2/I Pistoia 51100 • Italy Tel. 0573/22160

years since 1967. The Ceppo Proposte Prize (today the Luke Giachi Ceppo Prize for Young People Under 35) was established for rising literary stars, launching major figures. By focusing attention on fiction and poetry, the prize seeks to promote two genres considered minor with respect to novels and essays. In spite of this, they are an ancient tradition, linked to the foundation of our Italian language. Among the great authors of the twentieth century who have received prizes are names like Bevilacqua, Rea, Banti, Ortese, Chiara, Parise, Caproni, Bertolucci, Giudici, De Angelis, and Spaziani. Moreover, the prize has led to the discovery of such writers and poets as Zanotto, Ramat, Mussapi, Carifi, Van Straten, and Doninelli in addition to prizes dedicated to nature, whose winners include Celati, Guccini, and Quilici. Devoted to children’s literature, but “not prohibited” to adults, the Ceppo Prize for Childhood and Adolescence has given prizes to writers like Denti, Schneider, Tumiati, Ziliotto, and Sgardoli, with Silvana De Mari receiving the prize for 2016. Connected to this is the Ceppo Young People’s Workshop Prize that involves more than 1,000


In alto: con Erminia dall’Oro e del Ceppo 2008, con Pietro Grossi; in basso: Gianni Celati al Ceppo 2010 e Francesco Guccini al Ceppo 2008. Above: with Erminia dall’Oro, and from Ceppo 2008, with Pietro Grossi; below: Gianni Celati at Ceppo 2010 and Francesco Guccini at 2008 Ceppo.

students each year with written or multimedia reviews of books by the prize-winning authors or classics recommended by the latter. The best reviews receive book vouchers as prizes. First won by Mario Vargas Llosa in 2009, the International Bigongiari Prize for Poetry has also been won by Bennis (Morocco), Tavares (Angola), Yongming (China), Graham (USA), Carvahal (Spain), and Subramaniam (India). The Ceppo Prize reaches beyond Pistoia’s city limits. Foreign poets have the Piero Bigongiari Lectures at the Regional Council of Tuscany, while the Ceppo Ragazzi Lectures are presented at the Bologna Children’s Book Fair. Thus, it is one of the most important prizes in Italy, following an innovative tradition that incorporates new cultural and educational ideas to keep pace with the times and continues to promote ethical and civil values. Over the years, the academy has had the invaluable support of public and private institutions that have made possible its numerous projects. In addition to the Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia, Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia and CONAD Tirreno, the Giorgio Tesi Group and Giorgio Tesi Founda-

tion Onlus also support the prize, especially the Ceppo Prize for Childhood and Adolescence, whereas the Ceppo Young People’s Workshop Prize is supported by Banca di Pistoia - Credito cooperativo. A great success with critics and the public, the Ceppo Prize is not a “festival” but a “workshop” that lasts well beyond the yearly ceremonies that take place in the week around 21 March. Every year, in collaboration with the Vannucci Art Gallery, a poster is illustrated by a great artist of international renown, while the laurel tree stump is symbolized by a boxed set of books from the prestigious Edizioni Via del Vento that is given to the winners. Among all the memories, three stand out: the hoarse, solemn voice of Giuseppe Ungaretti, invited to the Ceppo shortly before his death, reading one of his last poems from the Taccuino del Vecchio; the touching emotion of Gianna Manzini, another invitee, in recalling her youth in Pistoia when she lived in the former Via del Vento; and the excitement of Mario Vargas Llosa, first International Ceppo prizewinner who shortly afterward won the Nobel Prize in Literature, confessing his deep love for Pinocchio.

Cos’è l’Accademia

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’Accademia Pistoiese del Ceppo, nata nel 1954 da un gruppo di appassionati alla letteratura formato da Silvano Gestri, don Carlo Migliorati, Gino Bonacchi, Egisto Berti e Vittorio Brachi, ha oggi come presidente Giuliano Livi. Non ha fini di lucro e promuove la lettura attraverso il Progetto educativo Lettori Uniti del Ceppo, rivolto soprattutto alle giovani generazioni. Ha dato vita a conferenze, convegni, concorsi fotografici, serate musicali, spettacoli teatrali, mostre d’arte, gite turistiche, oltre a pubblicazioni a stampa. L’iniziativa più importante è il Premio Letterario Internazionale Ceppo Pistoia, istituito nel 1955 col contributo del critico Leone Piccioni alla formazione della Giuria, composta da intellettuali tra i più importanti del Novecento: Carlo Betocchi, Nicola Lisi, Mario Luzi, Piero Bigongiari, Leone Piccioni; poi Carlo Bo, Geno Pampaloni, Luigi Baldacci, Margherita Guidacci, Giulio Cattaneo, Adelia Noferi. Tra le pubblicazioni, nel 1997 è uscito il volume che raccoglie tutti i racconti e una selezione delle poesie premiate nel corso degli anni: Il tempo del Ceppo. Dialogo fra racconto, poesia e critica (Giunti 1997), a cura di Paolo Fabrizio Iacuzzi, attuale presidente della Giuria e direttore artistico dell’Accademia.

What the Academy is

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istoia’s Ceppo Academy was founded in 1954 by a group of literary enthusiasts that included Silvano Gestri, Father Carlo Migliorati, Gino Bonacchi, Egisto Berti and Vittorio Brachi. Its current president is Giuliano Livi. This non-profit organization promotes reading through the academy’s Readers United Educational Project directed mainly towards the younger generation. It has organized conferences, meetings, photo competitions, musical evenings, theatrical performances, art exhibitions, and tours, in addition to printed materials. Its most important initiative is the Pistoia Ceppo International Literary Prize, established in 1955, with the critic Leone Piccioni helping to put together a jury made up of the most important intellectuals of the twentieth century: Carlo Betocchi, Nicola Lisi, Mario Luzi, Piero Bigongiari, Leone Piccioni; poi Carlo Bo, Geno Pampaloni, Luigi Baldacci, Margherita Guidacci, Giulio Cattaneo, and Adelia Noferi. In 1997, a book was published containing all the short stories and a selection of the prizewinning poems over the years: Il tempo del Ceppo. Dialogo fra racconto, poesia e critica (Giunti, 1997), edited by Paolo Fabrizio Iacuzzi, current jury president and the academy’s artistic director. www.facebook.com/iltempodelceppo

www.iltempodelceppo.it 101


Giorgio Tesi Group Pistoia Basket

Coltiviamo 102


con successo

La bella storia di un fenomeno sportivo che sta facendo vivere una nuova primavera alla cittĂ TESTO Saverio Melegari

FOTO Nicolò Begliomini Marta Colombo Archivio Pistoia Basket 2000

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“Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di suscitare emozioni. Ha il potere di ricongiungere le persone come poche altre cose. Ha il potere di risvegliare la speranza dove prima c’era solo disperazione.” (Nelson Mandela)

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o sport, come la musica, è qualcosa di universale, qualcosa che è compreso in tutto il mondo, indipendentemente dalle differenze sociali, etniche o religiose. Non solo lo sport è universale, ma anche i suoi valori. E quando, come sta avvenendo a Pistoia, lo sport coltiva ed esprime i migliori valori di una città e di una comunità, allora accade il miracolo. Succede che la città vive emozioni positive, trova nell’entusiasmo di un movimento sportivo la forza e l’orgoglio per affermarsi e combattere le sfide della competizione globale. Quanto sta succedendo a Pistoia con il basket è qualcosa di incredibile. C’è chi parla di magia, chi di congiunzione astrale, chi, forse più giustamente, di lavoro che viene da lontano. Sta di fatto che la società e la squadra della Giorgio Tesi Group – Pistoia Basket stanno facendo vivere a questa città una nuova primavera. Non solo per i successi sportivi che hanno portato que-

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sta squadra tra le migliori 8 d’Italia ma anche, e soprattutto, per l’atmosfera che ruota intorno a questo movimento sportivo. L’entusiasmo, la passione, l’attaccamento con i quali migliaia di persone accompagnano le vicende sportive della Giorgio Tesi Group sono la cura più poderosa contro crisi e depressione. Sono il miglior ricostituente di capitale sociale di una città che, come tante altre, ha vissuto negli ultimi anni gli effetti della crisi economica e del relativo aumento della disgregazione sociale. Lo sport, quindi, come motore della rifioritura di una città. Nella storia di Pistoia un fenomeno simile si verificò con la Pistoiese degli anni 80 quando in pochi anni passò dalla serie D alla serie A. Per una città di provincia questi fenomeni sportivi sono iniezioni di ottimismo e occasioni eccezionali di promozione. I risultati ottenuti fino ad oggi hanno messo Pistoia in copertina: anche attraverso il basket è possibile far conoscere una città, rammentata in tutte le principali testate sportive, in onda sulle televisioni nazionali. E la città si è stretta intorno alla squadra, riempie il Palazzetto ogni domenica, segue i giocatori nelle trasferte, partecipa a questo sogno divenuto realtà, esprimendo il meglio di se stessa, fatto di spirito di

collaborazione, di amicizia, di voglia di incontrarsi, di entusiasmo. I giocatori, tutti quelli che sono stati a Pistoia negli anni, sono innamorati di questo rapporto al punto che, non s’era mai visto in un palazzetto, in una delle ultime partite hanno fatto uno striscione per ringraziare i tifosi. Così si fa la storia. Raggiungendo traguardi inaspettati. Risultati incredibili per una “provinciale” come Pistoia nel massimo campionato della Serie A italiana di basket. Questa è la realtà del Pistoia Basket 2000, targato per il quinto anno consecutivo Giorgio Tesi Group. Ed ha ragione chi dice che il successo viene dal lavoro e da lontano. La sintonia che si è creata tra gli imprenditori soci del Pistoia basket, i dirigenti, lo staff tecnico, i giocatori e i tifosi è qualcosa di unico e di irripetibile. C’è un campione come Giacomo Galanda che trasmette professionismo, un coach come Vincenzo Esposito, il primo italiano a giocare in NBA, che è rimasto affascinato, un presidente come Maltinti che è un simbolo delle migliori stagioni dello sport pistoiese e un dirigente come Giulio Iozzelli che negli anni ha dimostrato di essere un talent scout straordinario. Due giocatori sono stati convocati nell’All Star Game e uno di loro, Alex Kirk, è stato votato come l’MVP


della partita tra i migliori giocatori italiani e stranieri del campionato. Perché Pistoia è anche un trampolino di lancio per gli atleti d’oltreoceano; molti stranieri che sono passati dal Pistoia Basket lasciano a malincuore e chi va via, come nel caso di Wanamaker, va a giocare l’Eurolega. Chi ne capisce dice che adesso Pistoia deve osare, perché nessun traguardo è precluso. Comunque vada è stato un successo. Una stagione bellissima per la città, per la società Pistoia Basket e per l’azienda Giorgio Tesi Group, che ha accompagnato con la sua presenza quotidiana e i suoi valori questa escalation incredibile di vittorie e di emozioni che sono serviti per salire in Serie A, per rafforzare la base societaria e per far sentire, allenatori e giocatori, come se fossero a casa propria. Perché non ci saranno i soldi e le risorse economiche di Milano, Reggio Emilia o Venezia, però a Pistoia e presso la Giorgio Tesi Group si vive come in una grande famiglia. In aperta campagna, in mezzo a piante ornamentali e rose, i giocatori ed in particolar modo gli americani vivono a stretto contatto con la natura e si sentono come a casa. Perché Giorgio Tesi Group non è solo azienda vivaistica fra le più importanti, ma è anche ospitalità, rispetto delle persone e dell’ambiente, valori e rapporti personali da coltivare ogni giorno. E’ per questo che davvero si “coltiva con successo”. Emozioni uniche, fatte di sacrifici della società e di successi ottenuti tutti assieme. Con il collante della “famiglia” Tesi Group che non solo coltiva piante e fiori ma anche valori e passione. Quella che poi, ogni domenica, finisce su tutti i campi di Serie A con il nome di Pistoia.

www.pistoiabasket2000.com Pagine d’apertura: la squadra al completo nei vivai della Giorgio Tesi Group; pagina precedente, in alto e in basso: una raccolta dei momenti più importanti della stagione; in alto a destra: il coach Vincenzo Esposito. Opening page: the complete team in the Giorgio Tesi Group’s nurseries; previous page, above and below: a selection of the season’s most important moments; upper right: Coach Vincenzo Esposito.

Coach da NBA

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l coach della Giorgio Tesi Group, Vincenzo Esposito, è stato il primo giocatore italiano a giocare e segnare punti in NBA. Dopo aver vinto uno scudetto in Italia con la JuveCaserta, Esposito nel 1995-96 firma per la NBA con la franchigia dei Toronto Raptors con i quali disputa una trentina di partite alla media di 9,4 minuti e 3,9 punti per gara. Esordì il 15 novembre contro gli Houston Rockets campioni Nba in carica, quelli di Olajuwon e Drexler: non fu il primo italiano a mettere piede in campo, preceduto di tre giorni da Stefano Rusconi, ma fu il primo a segnare, con un tiro libero. Il suo incontro di maggior impatto è contro i New York Knicks al Madison Square Garden, nel quale mise a segno 18 punti. Come coach è al secondo anno di serie A ed è il più grande artefice dello straordinario campionato che sta facendo la Giorgio Tesi Group. La salvezza che, a gennaio, di fatto è già stata quasi raggiunta e l’ingresso alle Final Eight di Coppa Italia, per la prima volta nella storia del basket pistoiese. Merito di un coach che ha plasmato al meglio un gruppo granitico. Lo stesso Esposito, a più riprese, ha ripetuto quello che oramai è un “mantra”: «Questi ragazzi hanno dentro di sé qualcosa di speciale e lo stanno facendo vedere con i risultati». Giocatori che non saranno da primi posti ma che fanno divertire. “Con il main sponsor la squadra e lo staff vivono un clima davvero unico e positivo - spiega il coach, Vincenzo Esposito - Il fatto di avere un punto di riferimento anche extra-campo dove poter trascorrere del tempo è sicuramente qualcosa di importante e serve per accrescere ulteriormente la “chimica” all’interno del gruppo. In più siamo anche a stretto contatto con i dipendenti dell’azienda, che alla domenica sono nostri tifosi sugli spalti del PalaCarrara, e ci fanno sentire il loro calore. Quando sono arrivato a Pistoia e mi hanno presentato la sede dell’azienda, sono rimasto davvero colpito da questo clima che è sicuramente bello e che rende merito agli investimenti fatti dalla Giorgio Tesi Group”.

NBA Coach

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he Giorgio Tesi Group’s coach, Vincenzo Esposito, was the first Italian player to play and score points in the NBA. After winning a championship in Italy with JuveCaserta, Esposito signed up for the NBA in 1995-96 with the Toronto Raptors franchise for whom he played in thirty matches for an average of 9.4 minutes and 3.9 points per game. He debuted on 15 November against the Houston Rockets, the reigning NBA champions with Olajuwon and Drexler. He was not the first Italian to set foot on the court; Stefano Rusconi preceded him by three days. However, Esposito was the first to score with a free throw. His most important game was against the New York Knicks in Madison Square Garden, where he scored 18 points. This is his second year as a coach in Serie A and is the biggest architect of the extraordinary championship that the Giorgio Tesi Group is making. In fact, salvation was already nearly reached in January with entry into the Italian Cup Final Eight, for the first time in the history of Pistoian basketball. All thanks to a coach who has done his best to form a rock-solid group. On several occasions, Esposito himself has reiterated what is now a mantra, “These guys have something special inside and they’re doing it to see the results.” The players are not doing it to be in first place but to have fun. “With the main sponsor, the team and staff are living in a truly unique and positive climate,” says the coach Vincenzo Esposito. “The fact that you have a point of reference off the court where you can spend time is definitely important and serves to further boost the group’s “chemistry”. In addition, we are also in close contact with the company’s employees who, on Sundays, are our fans on the sidelines of PalaCarrara, and make us feel their affection. When I arrived in Pistoia and they took me around the company’s headquarters, I was really struck by this atmosphere, which is definitely supportive and is a credit to the investments made by the Giorgio Tesi Group.” 105


Giorgio Tesi Group Pistoia Basket

Cultivated with success The uplifting story of a sports miracle is bringing about a new flowering in the city “Sport has the power to change the world. It has the power to inspire. It has the power to unite people in a way that little else does. Sport can create hope where once there was only despair.” (Nelson Mandela)

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ports, like music, are something universal, something that is understood around the world, regardless of social, ethnic, or religious differences. Not only is sports universal, but also its values. When, as is happening in Pistoia, sports grows and expresses the best values of a city and a community, then a miracle happens. It takes place when a city experiences positive feelings and finds in the enthusiasm of a sporting activity the strength and pride to combat and prevail over the challenges of global competition. What is happening in Pistoia with basketball is incredible. Some speak of magic, of the stars being in alignment, and, perhaps more appropriately, of work that comes from afar. The fact is that the company and the team of Giorgio Tesi Group–Pistoia Basket are bringing a new flowering to this city. Not only because of the success that has made this sports team one of the eight best in Italy, but also, and above all, because of the atmosphere that revolves around these sporting events. The enthusiasm, passion,

and devotion with which thousands of people follow the Giorgio Tesi Group’s sporting fortunes are the most powerful cure against crisis and depression. They are the best restorative of social capital for a city that, like many others, has experienced in recent years the effects of the economic crisis and the related increase in social breakdown. Sports are therefore the engine for a city’s second blooming. In Pistoia’s history, a similar phenomenon occurred with Pistoia’s soccer team in the 1980s when, in just a few years, it moved from series D to series A. For a provincial town, these sports miracles serve to introduce optimism as well as exceptional opportunities for promotion. The results to date have put Pistoia on the front page. It is possible to get to know a city also through basketball, with mentions in all the major sports publications and broadcasts on national television. And the city has rallied around the team, filling the sports arena every Sunday, following the players at away games, sharing this dream come true, and expressing the best of itself, built with a spirit of cooperation, friendship, enthusiasm, and a desire to be successful. The players, all those who were in Pistoia over the years and had fallen in love with this relationship, made a banner to thank the fans at one of the last games – something never seen before in a sports arena. Thus history is made by achieving unexpected goals and the incredible results of a “provincial” team like Pistoia in the top division of the Series A Italian basketball. This is the reality of Pistoia Basket 2000, branded Giorgio Tesi Group for the fifth consecutive year. Anyone who says that success comes from work and from afar is right. The chemistry that has developed between Pistoia Basket’s business partners, managers, technical staff, players, and fans is unique and unrepeatable. There is a champion like Giacomo Galanda who conveys professionalism; a coach like Vincenzo Esposito, the first Italian to play in the NBA, who was fascinated; a president like


Maltinti who is a symbol of the best seasons of Pistoia’s sports, and a manager like Giulio Iozzelli who, over the years, has proven to be an extraordinary talent scout. Two players were called up for the All Star Game, and one of whom, Alex Kirk, was voted MVP for the game between the best Italian and foreign players in the championship. For this reason, Pistoia is also a stepping stone for athletes from abroad. Many foreigners who left Pistoia Basket have gone reluctantly and those who leave, as in the case of Wanamaker, have gone on to play in the Euroleague. Those who understand this now say that Pistoia must be daring, because no goal is denied. However it goes, it has been a success, a beautiful season for the city, for Pistoia Basket, and for the Giorgio Tesi Group. With a daily presence and its values, the company has followed every step of this incredible escalation of the victories and emotions that led to this ascent into Series A, strengthening the social base as well as making coaches and players feel as if they were at home. Despite lacking the money and economic resources of Milan, Reggio Emilia or Venice, it is nonetheless possible in Pistoia and at the Giorgio Tesi Group to live like one big family in the countryside, amidst ornamental plants and roses. The players, and especially the Americans, live in close contact with nature and feel at home. Because the Giorgio Tesi Group is not only one of the most important nursery companies, but it is also hospitality, respect for people and the environment, personal values, and the relationships that are cultivated every day. That is why it truly is “cultivated with success”, unique emotions made from the sacrifices of the company and of achievements made together. The glue of the Tesi Group “family” grows not just plants but also values and passion. All of which, every Sunday, ends on every Series A court with the name of Pistoia

In alto: Wayne Blackshear che esulta; in basso: Michele Antonutti a canestro al Mediolanum Forum contro EA7 Milano Above: Wayne Blackshear cheering; below: Michele Antonutti at the basket in the Mediolanum Forum against EA7 Milano.


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Pistoia nel Mondo il Mondo a Pistoia - Pistoia in the World the World at Pistoia

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Pag. 10 Chiesa e convento di Sant’Antonio Abate Corso Silvano Fedi, 28, 51100 Pistoia - Tel. +39 0573 32204

Pag. 26 Abetone - Montagna Pistoiese www.discoverpistoia.it - www.abetoneapm.it

Pag. 34 Gipsoteca Libero Andreotti

Piazza del Palagio, 6, 51017 Pescia PT - Tel. +39 0572 490057 www.comune.pescia.pt.it

Pag. 46 Padule di Fucecchio 4

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Centro di RDP del Padule di Fucecchio Via Castelmartini, 115, 51036 Larciano PT - Tel. +39 0573 84540 www.zoneumidetoscane.it

Pag. 54 Giardino Zoologico di Pistoia Via Pieve a Celle, 160A - www.zoodipistoia.it

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Pag. 56 La “Visitazione” del Pontormo

Propositura di San Michele - Piazza SS. Michele e Francesco, Carmignano PO

Pag. 62 Giorgio Tesi Group

Via di Badia, 14 - Bottegone - Pistoia - www.giorgiotesigroup.it

Pag. 74 Museo del Carbonaio 7

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via di Baggio, 36/A - Baggio - Pistoia tel. +39 0573 46422 cell. +39 338 7866205 - www.museodelcarbonaio.it

Pag. 82 Grotta Giusti 9

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Via Grottagiusti, 1411 51015 Monsummano terme (PT) - Italy Tel. +39 0572 90771 - www.grottagiustispa.com

Pag. 92 Palazzo del Comune di Pistoia

Piazza del Duomo, 51100 Pistoia PT - www.comune.pistoia.it

www.discoverpistoia.it


Utilizzo della cartina concesso dalla Camera di Commercio di Pistoia

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7 Giorgio Tesi Group

The Future is Green

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Loc. Burchietti, Via Bolognese 164, 51100 Pistoia - Tel: +39 0573 480042 o 48422 - Fax: +39 0573 480991

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