Naturart N.22

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N. 22 - Luglio / July 2016

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Pistoia nel Mondo il Mondo a Pistoia - Pistoia in the World the World at Pistoia

Giorgio Tesi Editrice


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Pistoia

The Green Tuscany Per portare Pistoia nel Mondo e il Mondo a Pistoia To bring Pistoia in the World and the World at Pistoia

Pistoia in the World the World at Pistoia

È on-line il portale di turismo e marketing territoriale più completo, più bello e con affaccio sul mondo. La vetrina delle bellezze e delle eccellenze del territorio pistoiese nasce dalle esperienze, dai contenuti e dal patrimonio di NATURART, dalla visibilità mondiale fornita dalla Fondazione Sistema Toscana e dai protagonisti del territorio.

The more complete and attractive portal on tourism and local marketing with a world view is on-line. This showcase of the Pistoia area’s beauties and highlights originates from the experiences, content, and wealth of NATURART, with international visibility provided by Fondazione Sistema Toscana and the area’s key players.

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Presso


EDITORIALE

Quali confini? S

Giovanni Capecchi

Direttore Editoriale - Managing Editor g.capecchi@discoverpistoia.it

arà capitato anche a voi, negli ultimi mesi, di essere stati contattati da amici e conoscenti che vivono lontano e che dicono, più o meno, queste parole: “Sai, voglio venire a visitare Pistoia”. L’effetto della nomina della città a Capitale italiana della cultura 2017 sta già mobilitando quel turismo colto che ama le città d’arte, che predilige luoghi ancora da scoprire, che non ama il caos delle comitive ‘mordi e fuggi’, che ricerca luoghi immersi nel verde dove riposarsi, che cerca di scoprire i prodotti tipici di una determinata zona. Ma quali sono i confini di una Capitale della cultura? Nel precedente numero di NATURART abbiamo scelto di concentrarci sulla città di Pistoia; in questo fascicolo che iniziate a leggere abbiamo girato lo sguardo soprattutto sul territorio circostante. Se infatti è un singolo Comune – e la sua amministrazione pubblica – ad aver ottenuto l’importante riconoscimento, è un intero territorio ad esserselo meritato e, ci auguriamo, a potersi mettere in mostra, con discrezione, ora che le luci della ribalta sono puntate su di lui. Chi sfoglierà questo numero di NATURART potrà così spaziare dal Montalbano ad un paese aggrappato alle rocce come Lucchio, sul confine tra Pistoia e la Lucchesia; riuscirà ad arrivare a conoscere lo straordinario castello in stile moresco di Riola; avrà modo di percorrere la montagna, seguendo i sentieri dei sassi incisi in epoche remote e raggiungendo il Parco delle stelle. Ma potrà anche volgere lo sguardo ad Agliana e ai suoi progetti sulla street art, a Monsummano e al ciclo di affreschi di Giovanni da San Giovanni. Passando, certo, per la Piazza del Duomo di Pistoia, cuore della città, ricordata attraverso la storia del patrono San Iacopo. Ma riempiendosi soprattutto gli occhi – come si addice ad un fascicolo estivo – di verde: quel verde che circonda anche la casa-laboratorio-mostra dell’artista Giuseppe Gavazzi.

What borders?

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t may have happened, in recent months, that friends and acquaintances who live far away have contacted you and said essentially these words, “You know, I’d like to come visit Pistoia.” The effect of the city being designated 2017 Italian Capital of Culture is already mobilizing that cultural tourism which loves cities of art, prefers places that are yet to be discovered, is not partial to the “eat and run” chaos of groups, looks for places surrounded by green hills in order to take it easy, and works to seek out the typical products of an area. But what are the borders of a Capital of Culture? In the previous issue of NATURART, we chose to concentrate on the city of Pistoia. In the installment that you have just begun to read, we take a look at the surrounding area. If it was a single municipality – and its government – that achieved this important recognition, it was by the entire district and, with discretion, we hope to demonstrate this now that the limelight has been pointed in its direction. Anyone who leafs through this issue of NATURART can thus wander from Montalbano to the village of Lucchio, hugging the rocks along the border between Pistoia and Lucca. We can get to know Riola’s extraordinary Moorish castle and hike in the mountains, following the paths of stones carved in ancient times and arriving at Star Park. However, we can also look towards Agliana and its street art projects as well as towards Monsummano and Giovanni da San Giovanni’s fresco cycle. Unsurprisingly, we then pass through Pistoia’s Piazza del Duomo, the heart of the city, remembered by the story of Saint James, the city’s patron. Yet as befits a summer installment, our eyes are above all filled with green, the green that surrounds the house-workshopexhibition of the artist Giuseppe Gavazzi.

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Trimestrale di Natura, Turismo e Arte sul territorio di Pistoia e oltre Registrazione Tribunale di Pistoia N°2/2010 del 28-05-2010 N. 22 - Luglio / July 2016

Pistoia nel Mondo il Mondo a Pistoia - Pistoia in the World the World at Pistoia

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Da oltre 20 anni S.i.D.A. opera nel Vending a PISTOIA con un intento specifico: offrire ad aziende, uffici, scuole, piccole e grandi comunità, o comunque dove ci siano persone che lavorano, studiano e non hanno il tempo o la possibilità di potersi regalare una pausa al bar più vicino, una zona ristoro ben organizzata e funzionale per soddisfare i piccoli bisogni alimentari; contribuendo a creare un clima di lavoro sereno e produttivo, una situazione di tranquillità e benessere che semplifica l’attività lavorativa quotidiana.

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Copertina: Visione suggestiva dalle rovine della rocca di Lucchio. Cover: picturesque view from the ruins of Lucchio’s fortress.

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Giorgio Tesi Editrice S.r.l. Via di Badia, 14 - 51100 Bottegone - Pistoia -Italy Tel. +39 0573 530051 - Fax +39 0573 530486 www.discoverpistoia.it Per la tua pubblicità sulla rivista contatta la Giorgio Tesi Editrice o invia una e-mail a marketing@giorgiotesigroup.it via Zanzotto, 162 51100 Pistoia sidapt@tin.it

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Direttore Editoriale Giovanni Capecchi - g.capecchi@discoverpistoia.it

Direttore Responsabile Carlo Vezzosi - carlo.vezzosi@legismail.it

Art Director Nicolò Begliomini - n.begliomini@giorgiotesigroup.it

Comunicazione e Marketing Fabio Fondatori - f.fondatori@giorgiotesigroup.it

Segreteria Carolina Begliomini, Maria Grazia Taddeo contatti@giorgiotesigroup.it

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La Rocchetta Mattei a Riola The Rocchetta Mattei castle in Riola

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Trekking sul Montalbano Hiking on Montalbano

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Monsummano Terme Il santuario di Maria SS. della Fontenuova The Sanctuary of Maria SS. della Fontenuova

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San Iacopo e la Cattedrale di Pistoia St. James and the Cathedral of Pistoia

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Giardino Zoologico GZP@NATURE

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Giorgio Tesi Group I cipressi anima del paesaggio Cypresses enliven the landscape

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Un altro parco in cittĂ Another park in the City

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Fondazione Giorgio Tesi Onlus Giorgio Tesi Onlus Foundation

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Via Cavour, 45 - Pistoia - Mob. +39 335 6247499 - info@maraborchi.com


Comitato di redazione: Leonardo Begliomini, Nicoletta Boccardi, Emanuel Carfora, Lorenzo Cipriani, Alessandra Corsini, Giuliano Livi, Martina Meloni, Maria Camilla Pagnini, Paolo Paolieri.

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Lucchio Il borgo sospeso A village in the air

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Giuseppe Gavazzi quella semplice complessità That simple complexity

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Alta Val di Lima Le incisioni rupestri The cave paintings

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Street Art Agliana 2016

Hanno collaborato a questo numero:

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Eleonora Angelini, Claudia Becarelli, Leonardo Begliomini, Alessandro Bernardini, Giovanni Capecchi, Emanuel Carfora, Monica Cetraro, Cristina Ciappei, Maria Laura Contini, Pietro Giannini, Eleonora Meneghello, Martina Meloni, Giancarlo Sani, Carlo Vezzosi, Renzo Zagnoni.

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Traduzioni: Studio Blitz - Pistoia

Fotografie: Nicolò Begliomini, Andrea Dami, Carlo Degl’Innocenti, Gian Luca Gavazzi, Lorenzo Gori, Alice Sobrero, Archivio Cooperativa Keras, Archivio Giardino Zoologico.

Disegni: Bill Homes Per le immagini pubblicate restiamo a disposizione degli aventi diritto che non si siano potuti reperire.

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Stampa Pacini Editore S.p.A.

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Fotografa Pistoia dal Campanile Photograph Pistoia from Its Bell Tower

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Il Parco delle Stelle The Star Park

Ospedaletto (Pisa)

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Risorsa preziosa L

Prof.ssa Enrica Lemmi Coordinatore Area Turismo Fondazione Campus Presidente Corsi di Laurea in Scienze del Turismo

www.fondazionecampus.it

a Fondazione Campus di Lucca è impegnata da oltre dieci anni in attività di formazione universitaria, avanzata e professionalizzante, così come nella ricerca scientifica nel campo delle scienze del turismo. In qualità di Coordinatore dell’area turismo della Fondazione Campus sostengo l’originalità e l’innovazione di un modello di comunicazione come quello proposto dalla rivista NATURART e dal portale DiscoverPistoia, in particolare nell’ambito delle strategie di promozione territoriale ai fini turistici. Come ben noto, negli ultimi anni il turismo sta affrontando rapidi cambiamenti, quali la globalizzazione dei mercati, l’evoluzione di servizi ed infrastrutture, che rendono l’ambiente competitivo instabile e fortemente aggressivo, riducendo le cosiddette posizioni ‘di monopolio’ di importanti destinazioni. Tali cambiamenti, unitamente alla necessità di soddisfare le aspettative di una domanda sempre più diversificata, richiedono un’evoluzione e una costante innovazione nell’offerta, mediante un percorso di sviluppo turistico condiviso fra attori pubblici e privati. In quest’ottica la rivista NATURART rappresenta una risorsa preziosa per il riposizionamento strategico del territorio pistoiese rispetto ai mercati target, rafforzando la visibilità di aziende e stakeholder locali. La rivista, infatti, affrontando temi di natura, turismo ed arte, mette in risalto il prodotto turistico in termini di heritage culturale e allo stesso tempo i principali interventi di valorizzazione intrapresi negli ultimi anni; ne consegue una crescita del livello di attrattività dell’intero territorio gravitante sulla polarità urbana di Pistoia, non solo per i turisti italiani e stranieri (la rivista è distribuita in oltre quaranta paesi), ma anche per la comunità locale, stimolando da un lato la crescita dei flussi turistici e, dall’altro, la consapevolezza nei residenti della rilevanza del processo di branding territoriale. In sintesi, NATURART indica la rotta verso una strategia di marketing non convenzionale, ispirata alla destagionalizzazione dell’offerta turistica, all’attuazione di programmi educativi di conservazione ambientale e alla creazione di professionalità manageriali connesse alle filiere produttive locali.

Valuable resource

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or more than ten years, the Fondazione Campus in Lucca has been committed to university, advanced, and professional training as well as to research in the field of tourism. As coordinator of the Fondazione Campus’s tourism area, I welcome the originality and innovation of a communication model like the one put forward by the magazine Naturart and the DiscoverPistoia portal, particularly in the area of promotional strategies for local tourism. As is well known, tourism in recent years has been facing such rapid changes as market globalization and the evolvement of services and infrastructure, making for an unstable, highly aggressive and competitive environment and shrinking the “monopolistic” position of recognized destinations. These changes, together with the necessity of meeting the expectations of an increasingly diversified demand, require evolution and a constant innovation in the offer via a tourist development plan shared between public and private players. From this point of view, Naturart is a valuable resource for strategically repositioning the Pistoia area by targeting markets and increasing the visibility of companies and local stakeholders. In fact, the magazine addresses the topics of nature, tourism, and art. It has highlighted the tourism product in terms of cultural heritage as well as the major development projects undertaken in recent years. It follows an increase in the attractiveness of the entire area gravitating towards Pistoia’s urban polarity not only for Italian and foreign tourists (the magazine is distributed in over forty countries), but also for the local community, stimulating the increasing tourist flows on the one hand and, on the other, the awareness of the importance of local branding process among local inhabitants. To sum up, Naturart indicates a course of action towards an unconventional marketing strategy, inspired by seasonal adjustments of the tourism offer, the implementation of environmental conservation educational programs, and the development of those professional managerial skills related to local production chains.

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La Rocchetta Mattei a Riola

Un castello moresco nell’Appennino Il favoloso edificio realizzato dal conte Cesare Mattei, fedele di Pio IX e padre dell’elettromeopatia

TESTO Renzo Zagnoni FOTO Nicolò Begliomini

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DISEGNI Bill Homes


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decorazioni a muqarnas, tipiche dell’architettura araba e normanna. La costruzione avvenne per approssimazioni successive, secondo il gusto e il progetto del conte stesso. Non vi furono infatti architetti e nessun disegno progettuale è giunto fino a noi. Semplicemente egli consegnava le sue idee a Giulio Cesare Ferrari (1818-1890), pittore, disegnatore e scenografo bolognese, che gliele traduceva in disegni, realizzati poi sotto la guida di Sabbatone Mazzini di Labante, definito dal conte capomaestro superiore per ogni rispetto e superiore ad ogni eccezione, da maestranze locali: scalpellini che utilizzarono la pietra arenaria di questa montagna, falegnami che realizzarono il mobilio, per la maggior parte andato perduto, e fabbri che posero sulla cima delle torri bellissime ed elaborate cimase in ferro battuto.

Ai primi del ‘900 risalgono le aggiunte liberty

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uando nell’autunno del 1864 venne aperta la ferrovia Porrettana, i viaggiatori di tutta Italia e d’Europa, che iniziarono a percorrerla per giungere nel Centro-Sud dell’Italia dal Nord europeo, ebbero occasione di osservare il favoloso e bizzarro edificio del conte Cesare Mattei, che proprio in quegli anni si stava trasformandolo da castello medievale in una vera rocca moresca. La costruzione era iniziata nel 1850, proprio sui ruderi di un castello medievale posto alla confluenza della Limentra Orientale nel Reno. Un ricco borghese, in origine liberale ed in seguito papalino, sulla scia della sensibilità romantica volle costruirsi un vero castello. E Cesare Mattei, fatto conte dal papa Pio IX per la donazione della

fortezza di Magnavacca presso Comacchio, ne realizzò la prima parte in stile neo-medievale coi suoi merli, le sue mura e le sue torri. Nel periodo successivo egli scoprì però lo stile moresco, molto in voga nell’Ottocento, sicuramente sulla scia dei modelli londinesi realizzati in occasione dell’Esposizione Universale del 1851. Probabilmente il conte non vide direttamente quegli esempi inglesi, ma sicuramente vide e possedette il volume di Owen Jones The gammar of ornaments, vera miniera di modelli decorativi arabi e moreschi, sui quali avviò la costruzione del cortile dei Leoni, una imitazione in piccolo dell’omonimo cortile dell’Alambra di Granada, e della cappella, che ebbe il suo illustre modello nella moschea di Cordova. Nella sala Rossa egli utilizzò anche le

Il conte pose all’interno della Rocchetta moltissime decorazioni e simboli, che a qualcuno hanno suggerito una origine massonica. Dal punto di vista storico questa interpretazione risulta però del tutto contraria alla ricchissima documentazione. Il conte non fu infatti mai un massone, ma al contrario un vero papalino, suddito obbediente di Pio IX, dal quale aveva ricevuto anche il titolo di conte e l’onorificenza di cameriere segreto di Sua San-

Pagine di apertura: il cortile dei Leoni e la torre Pentagonale; in alto: il complesso della Rocchetta; in basso: l’ingresso con il cortile Centrale ed una delle cariatidi del XII sec; pagina seguente: torri in stile moresco. Opening pages: the Court of Lions and the pentagonal tower; top: the Rocchetta complex; bottom: the entrance to the central courtyard and one of the 12thcentury caryatids; following pages: a Moorish towers. 12


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tità. Tanto legato al papa da progettare una visita del pontefice alla Rocchetta e da realizzare a tale scopo la camera Bianca, poi definita camera di Pio IX. Del resto egli faceva dir messa ogni domenica nella cappella del castello e fu addirittura iscritto alla Lega antimassonica. La costruzione del più bizzaro castello, come lui stesso lo definì, è strettamente legata all’evoluzione dell’elettromeopatia, la medicina “nuova” che il conte cominciò a teorizzare ed a praticare fin dai primissimi tempi. Egli lo costruì infatti proprio per avere a disposizione un luogo in cui esercitare le sue funzioni di guaritore e realizzare un vero e proprio itinerario terapeutico, una felice espressione recentemente coniata da Bill Homes. Mario Facci, vero storico della Rocchetta, del conte e della sua nuova medicina, constatò la netta contrapposizione della medicina “nuova” del conte a quella ufficiale, come risulta dall’affresco della stanza della Visione, dove troviamo la nuova, bellissima e formosa, scacciare la vecchia, rappresentata da un mostriciattolo. Egli uti-

lizzò un po’ di omeopatia, fitoterapia, alchimia e magnetismo, richiamandosi agli antichi concetti umorali ed ai cosiddetti temperamenti. La guarigione di tanti malati spinse il conte sulla strada delle manie di grandezza e di persecuzione, nel timore crescente che qualcuno potesse carpirgli i segreti. La diffusione fu talmente vasta e capillare che anche Fëdor Dostoevskij, ne I fratelli Karamazov, ad uno dei personaggi fa dire: disperato ho scritto al conte Mattei a Milano, che mi ha mandato un libro e delle gocce, che Dio lo benedica. Anche Gioacchino Rossini, amico di famiglia del conte, fece ricorso ai rimedi Mattei e li diffuse soprattutto nel suo entourage parigino. Dal 1873 il conte non si mosse più dalla Rocchetta ed iniziò la parabola discendente che lo avrebbe accompagnato fino alla morte. Dopo il crac finanziario del 1886 prese le redini dell’amministrazione Mario Venturoli, uomo di umili origini, ma colto, di bella presenza, di tratto distinto, conoscitore delle principali lingue europee. Per i suoi meriti il conte lo adottò e lo fece suo erede universale.

Il conte morì il 3 aprile 1896 ed una folla immensa, di curiosi e di beneficiati, partecipò ai funerali, ben 7.000 persone. Fu sepolto nella cappella del cimitero della vicina Savignano e solamente nel 1906 le sue spoglie mortali vennero traslate nella bellissima tomba appositamente allestitagli da Mario Venturoli Mattei nella cappella del castello. La lite sulla sua eredità si concluse solamente nel 1904, quando il Venturoli entrò in possesso della Rocchetta ed iniziò a sua volta a produrre i rimedi elettromeopatici. Alla sua opera risale l’ultimo momento costruttivo e stilistico del castello, quello liberty, con la sala dei Novanta, la sala della musica e il camino in ceramica dei Fenicotteri su disegno di Giulio Casanova (1875-1961). La sala della Pace venne realizzata dopo il 1918, periodo nel quale vennero innalzate anche la Limonaia e il giardino Pensile in cemento e finto legno, oltre all’albergo ristorante, al cui ingresso venne collocato lo splendido pannello che rappresenta San Giorgio che uccide il drago. Più che eclettico dunque, come qualcuno nel passato affermava, possiamo dire, con Bill Homes, che siamo di fronte a tre distinti periodi di costruzione, quello neo-medievale, quello moresco e quello liberty, successivo alla morte del conte. Una vicenda costruttiva pluridecennale che percorse tutta la seconda metà dell’Ottocento e i primi vent’anni del secolo scorso.

Pagina precedente: le arcate del cortile dei Leoni; in alto a sinistra: l’ingresso del cortile dei Leoni; in alto a destra: la loggia Carolina; in basso: la sala dei Novanta. Previous page: the arches in the Court of Lions; top left: the entrance to the Court of Lions; top right: Carolina loggia; bottom: the Sala dei Novanta. 15


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Rocchetta Mattei in Riola

A Moorish castle in the Apennines The stunning building was carried out by Count Cesare Mattei, a follower of Pius IX and father of electrohomeopathy

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hen the Porrettana railway opened in the fall of 1864, travelers from all over Italy and Europe, who began using it to reach south-central Italy from nothern Europe, had the opportunity to observe the fabulous and quirky building that, in those years, Count Cesare Mattei was transforming from a medieval castle into a Moorish fortress. Construction had started in 1850, on the very ruins of a medieval castle situated at the confluence of the eastern Limentra with the Reno. Originally a liberal and later a papalist, this rich gentleman wanted to build a castle following a Romantic sensibility. Made a count by Pope Pius IX for his donation of Magnavacca fortress at Comacchio, Cesare Mattei had the first part, with its battlements, walls and towers, built in a neo-medieval style. Subsequently, however, he discovered the Moorish style that was very popular in the nineteenth century, undoubtedly after following the models built for the 1851 Universal Exhibition in London. The count almost certainly had not seen directly these British examples, but he certainly saw and owned Owen Jones’s work The Grammar of Ornaments. This veritable treasue-trove of Arab and Moorish decorative patterns were the start of construction for the Court of Lions, a small-scale imitation of its namesake courtyard in the Alhambra of Granada, as well as the chapel, whose illustrious model was Cordoba’s mosque. Muqarnas decorations, typical of Arab and Norman architure, were also used in the Red Room. Construction took place through successive approximations, according to the taste and design of the count himself. In fact, there were no architects and no design has come down to us. He simply presented his ideas to Giulio Cesare Ferrari (1818-1890), painter, illustrator and designer from Bologna, who translated them into designs for the count, and which then were carried out under the guidance of Sabbatone Mazzini di Labante, described by the count as capomaestro superiore per ogni rispetto e superiore ad ogni eccezione, a master builder great in all respects and above any criticism, he employed local workers: stonecutters who used sandstone from these mountains, carpenters building now, mostly lost furniture, and blacksmiths who placed beautifully elaborate wrought iron finials on top of the towers. Inside the Rocchetta, the count placed many decorations and symbols, that someone have suggested are Masonic in origin. From the historical point of view, however, this interpretation is totally contrary to the very rich documentation. Indeed, the count was never a Freemason, but rather a true papalist, an obedient subject of Pius IX, from whom he also received the title of count and the honor of cameriere segreto di Sua Santità . He was so bound to the pope that a visit by the Pontiff to the Rocchetta was


planned and, the White Room, later called the room of Pius IX, was carried out for this purpose. Moreover, he had Mass said every Sunday in the cartle’s chapel and even joined the anti-Masonic League. The construction of this most bizarre castle, as described by the count himself, is closely linked to the evolution of electrohomeopathy, a “new” medicine that the count began to theorize and to practice from the very beginning. He built it in order to have available a place in which to offer his healing services and achieve a true therapeutic program, a happy expression recently coined by Bill Homes. Mario Facci, the real historian of the Rocchetta, of the count and his new medicine, observed the sharp opposition to the count’s “new” medicine by the official one, as shown by the fresco in the Stanza della Visione, where we find the New, beautiful and well-shaped, chasing away the Od, represented by a monster. He used some homeopathy, herbal medicine, chemistry and magnetism, referring to ancient humoral concepts and the so-called temperaments. The healing of many sick people pushed the count on the road towards delusions of grandeur and persecution, in the growing fear that someone would wheedle out his secrets. His fames was so widespread and extensive that even one of the characters in Fyodor Dostoevsky’s The Brothers Karamazov states “desperately, I wrote to Count Mattei in Milan, who sent me a book, and some drops. God bless him”. Even Gioacchino Rossini, a friend of the count’s family, turned to Mattei’s remedies and distributed them above all among his Parisian entourage. From 1873 on, the count no longer left the Rocchetta and began a downward spiral that would accompany him to his death. After the financial 1886 crash, the reins of the administration were handed over to Mario Venturoli, a man of humble birth, but educated, good looking, distinctive, with knowledge of the main European languages. For his merits, the count adopted him and made him his heir. The count died 3 April 1896. His funeral was attended by 7,000 people, a huge crowd of onlookers and beneficiaries. He was buried in the chapel of the nearby cemetery in Savignano. It was not until 1906 that his remains were transferred to the beautiful tomb prepared especially for him by Mario Venturoli Mattei in the castle’s chapel. The dispute over his inheritance was only concluded in 1904, when Venturoli came into possession of the Rocchetta and started to turn to produce the electrohomeopathic remedies. His work dates to the castle’s last constructive and stylistic moment of the castle, the Liberty, with the nineties room, the music room and a tiled fireplace of the Flamingos designed by Giulio Casanova (1875-1961). The Hall of Peace was built after 1918, during which the lemon-house and the roof-top garden in concrete and faux wood were also erected. In addition, there is the entrance to the hotel restaurant which displays the beautiful panel of St. George slaying the dragon .

More than eclectic, therefore, as someone stated in the past, we can say, with Bill Homes, tha we have before us three distinct periods of construction: neomedieval, Moorish and Liberty, following the death of the count. A story constructive decades that went through the whole second half of the nineteenth century and the first decades of the last century.

Le informazioni storiche e storico-artistiche sulle quali questo scritto si basa sono tratte principalmente dagli amplissimi studi storico-scientifici di Mario Facci, dalla guida sulla decorazione e l’architettura della Rocchetta di Bill Homes e da un studio sul castello medievale di Savignano di Renzo Zagnoni. Quasi tutti questi volumi sono stati pubblicati dal Gruppo di studi alta valle del Reno. Historical and art-historical information on which this paper is based are drawn mainly from Mario Facci’s very broad historical studies, from Bill Homes’s guide on the decoration and architecture of the Rocchetta and a study of the medieval castle of Savignano by Renzo Zagnoni. Almost all of these volumes were published by the Gruppo di Studi Alta Valle del Reno. Pagina precedente: le volte della cappella simili a quelle della moschea di Cordova; di cornice alle pagine: alcune delle decorazioni presenti; a destra: la porta della sala della Visione; sotto: la tomba del conte. Previous page: the vaults of the chapel are similar to those in the Mosque of Cordoba; framing the page: some of the existing ornamentation; right: the door to the Stanza della Vision; below: the count’s tomb.

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The fortress is open to visitors today

La Rocchetta è oggi visitabile La gestione della Rocchetta da parte di Mario Venturoli, figlio adottivo ed erede del conte Mattei, continuò fino alla sua morte nel 1937, e nel periodo successivo subì un graduale degrado, accentuatosi nel periodo bellico, quando vennero asportati o distrutti pressoché tutti gli arredi. Nel 1959 quel che restava dell’antico splendore venne acquistato da Primo Stefanelli di Vergato, che tentò un’operazione in qualche modo lungimirante, poiché cercò di fare della Rocchetta un’attrazione turistica, anticipando in ciò gli ultimi avvenimenti. Ma il problema del degrado continuò e si aggravò. Venne risolto solamente nel 2006, con l’acquisto da parte della Fondazione della Cassa di Risparmio in Bologna, presieduta da Fabio Roversi Monaco. Subito dopo iniziarono i restauri, che hanno consentito, nell’agosto 2015, di aprire finalmente alle visite il favoloso castello del conte. Oggi la gestione è affidata al Comune di Grizzana Morandi e viene gestita col volontariato locale. La Rocchetta è visitabile nei giorni di sabato e domenica, dal mese di aprile al 16 ottobre, con orario 9,30-13 e 15-17,30. La prenotazione è necessaria. Per informazioni: tel. +39 051.916845 (da martedì a giovedì, ore 15-18);

Mario Venturoli, the adopted son and heir of Count Mattei, continued to manage the Rocca until his death in 1937. the building gradually deteriorated in the successive period, worsening considerably during the war when almost all its furnishings were removed or destroyed. In 1959, what remained of this ancient splendor was bought by Primo Stefanelli from Vergato, who attempted a somewaht far-sighted operation as he tried to make the Rocchetta a tourist attraction, anticipating what eventually has taken place. But the detrioration problem continued to worsen, being solved only in 2006, with its acquisition by the Fondazione della Cassa di Risparmio in Bo-

logna Foundation, chaired by Fabio Roversi Monaco. Restoration began soon afterward, with the count’s fabulous castle finally opening to the public in August 2015. Today management has been assigned to the municipality of Grizzana Morandi and is run using local volunteers. The fortress is open on Saturdays and Sundays, from April to 16 October, with 9.30 am-1 pm and 3-5:30 pm. Reservations are required. For information: tel. +39 051 916845 (Tuesday to Thursday, 3-6 pm);

www.rocchettamattei-riola.it www.discoverpistoia.it In alto: la Rocchetta ed il cortile centrale; sotto: la sala rossa e la vetrata della sala della Pace con vista sulla valle della Limentra orientale. Above: the Rocchetta and the central courtyard; below: the Red Room and the stained glass found in the Hall of Peace overlooking the eastern Limentra valley.

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PubbliNATURART

A Flormart more “eco” and trendy At the Padua’s trade show of horticulture (September 2016) landscapes, environmental sustainability and flower trends

Un Flormart più “eco” e di tendenza Al 67° salone di Padova del florovivaismo (settembre 2016) architettura del paesaggio, ecosostenibilità e mode floreali Basso impatto ambientale, innovazioni lungo la filiera e anticipazione delle tendenze floreali. Sono i temi portanti della 67^ edizione di Flormart, il salone professionale del florovivaismo, giardinaggio e architettura del paesaggio di Padova, in programma dal 21 al 23 settembre 2016. Nell’edizione 2016 si completa il riposizionamento avviato l’anno scorso con le seguenti iniziative ai confini del settore: la concomitanza col Sipac (Salone delle attrezzature per camping e outdoor) e l’introduzione della sezione Gpp Lab (Laboratorio di Green public procurement) sugli acquisti ecologici degli enti pubblici. Confermati i successi del 2015: il concorso di architettura del paesaggio Flormart Garden Show, le dimostrazioni sulle mode floreali dell’autunno-inverno di Master Flower e il premio nòva_green, che quest’anno lancia una menzione per i garden center. L’accentuazione “eco” attraversa molti eventi clou del 2016. Il Flormart Garden Show premierà in

una sezione i 3 migliori progetti di riqualificazione dell’area industriale in dismissione di Lozzo Atestino, contesto sensibile sul piano ambientale; nell’altra selezionerà e allestirà progetti di piccoli giardini temporanei. Ma l’eco-compatibilità è presente anche nel forum internazionale del verde tecnologico EcoTechGreen, che accoglierà come ospite ufficiale gli Emirati Arabi in vista di Expo Dubai. Uno degli eventi di punta sarà Master Flower – Autumn Winter Trends, a cura di Diade, che coinvolgerà di più i visitatori delle esibizioni dei floral designer di alcune delle principali scuole. Vi sarà infatti un premio per la foto di composizione più bella riservato ai fioristi visitatori che si pre-registreranno online. Ad essi verrà inviato in omaggio nel febbraio 2017 il “giornale delle tendenze della primavera-estate 2017” di Floraviva: un utile strumento per offrire ai clienti bouquet capaci di incontrare il gusto del pubblico.

Low environmental impact, innovation along the supply chain and anticipation of flower trends and flower trendsetting. These are the main themes of the 67th edition of Flormart, the International Trade Show of Horticulture, Landscape Architecture and Floristry of Padua, planned from 21th to 23th of September 2016. The new positioning of Flormart, begun last year, will be completed with the following initiatives at the borders of the horticultural industry: the integration of Sipac (Trade Exhibition for camping and outdoor equipment) and the introduction of GPP Lab section (Workshop of Green Public Procurement) on ecological purchasing by public authorities. The successful events of 2015 will be confirmed: the landscape architecture competition Flormart Garden Show, the floral demonstrations ‘Master Flower – Autumn Winter Trends’ and nòva_green award, which this year launches a mention for garden centers. The emphasis on “eco” crosses many key events of 2016. The Flormart Garden Show will reward in a section the 3 best regeneration projects for the Lozzo Atestino’s industrial area in dissolution, an environmentally-sensitive context; the other section will select and will set up small temporary gardens projects. But the eco-compatibility is also in the international technological gardening forum EcoTechGreen, which welcomes as official guest the United Arab Emirates in view of Expo Dubai. One of the key events will be Master Flower - Autumn Winter Trends, by Diade, which this year will involve more the visitors of the performances of the floral designers from some of the major schools. Indeed, there will be a prize for the most beautiful composition’s photo reserved for florists visitors who will preregister online. To them it will be sent for free, in February 2017, the “newspaper of the trends for spring-summer 2017” of Floraviva: a useful tool for flower shops.

www.flormart.it 22



Trekking sul Montalbano

A portata di cammino Il Comune di Lamporecchio ha ripristinato una rete sentieristica, tra bellezze paesaggistiche e luoghi attraversati dalla storia

TESTO Monica Cetraro FOTO Nicolò Begliomini 24


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hi cammina lungo i sentieri non ha fretta. È il turista “lento”, che si addentra nel luogo in cui soggiorna e curioso ne percorre i sentieri, soffermandosi sul dettaglio del muro a secco che lo guida o godendo del panorama da cui scorge i contorni di città lontane. È la persona del luogo che conosce la propria terra e ogni volta la riscopre con orgoglio e piacere. Entrambi sono accomunati dal desiderio di avere un territorio “a portata di cammino”, che si mostra lungo i sentieri nei suoi tratti più autentici, dove la storia, la natura e l’arte hanno lasciato tracce indelebili. Nel Comune di Lamporecchio il progetto per la realizzazione di una rete sentieristica, nato oltre un anno fa, è scaturito dunque da questo vivace desiderio collettivo e punta al recupero di alcuni percorsi già inseriti dal CAI – Club Alpino Italiano – nelle mappe prodotte nel corso degli anni: di questi sentieri, infatti, sono stati mantenuti i numeri identificativi e i tracciati, tranne per una o due piccole variazioni. Il progetto si è composto per gradi, dalla nuova verifica e selezione dei

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percorsi fino alla tracciatura GPS, necessaria alla realizzazione della cartellonistica verticale e della segnatura dei sentieri con i segnavia bianco-rossi. Sin dall’inizio, la preziosa collaborazione e supervisione della sezione CAI di Pistoia ha accompagnato l’intero percorso conclusosi in quest’ultimo periodo con la posa dei cartelli e la realizzazione di una prima mappa dei sentieri, realizzata grazie alla locale Associazione Culturale Orizzonti.

Una tappa per ricordare la storia di Baronto, monaco del VII secolo I sentieri, che possono essere percorsi anche in bicicletta o a cavallo, creano una rete che tocca e si snoda nei punti più suggestivi di questo territo-

rio, collegando borghi e luoghi storici: si può partire, per esempio, dal Teatro comunale a Lamporecchio o dalla Chiesa di Santo Stefano, passare per la sontuosa Villa Rospigliosi fino a raggiungere la Villa del Parco e San Baronto, affascinante terrazza sul Montalbano; oppure attraversare Porciano, intatto borgo medievale sulla strada che da San Baronto conduce a Vinci, attorniato da uno splendido paesaggio fatto di terrazzamenti e oliveti, con le sue torri e la trecentesca chiesa di San Giorgio, fino a costeggiare la suggestiva e solitaria Villa di Papiano, in cui aleggia ancora la presenza della nobildonna americana Laura Merrick, che alla fine dell’Ottocento scelse e amò questo luogo. A far da sfondo è sempre il Montalbano, imponente complesso collinare che abbraccia gli Appennini fino all’Arno, grande patrimonio naturale custode di storia millenaria. La parte che occupa il Comune di Lamporecchio è per lo più nel versante sud, più dolce nei pendii e mite nel clima per la benefica influenza dei venti provenienti dal mare. Nella storia, il Montalbano è stato un


importante snodo viario di pellegrini e mercanti, conteso prima dai signori feudali e poi dai comuni di Firenze, Lucca e Pistoia. Ma è soprattutto nel Medioevo che si è attestato come importante territorio di passaggio, collegando la valle dell’Ombrone, il Valdarno Inferiore e la via Francigena, e intercettando anche il movimento di quanti sceglievano i passi appenninici alternativi alla Cisa, come la Sambuca nell’area pistoiese o il valico di Montepiano in quella pratese. Numerosi dovevano essere i viaggiatori, soprattutto pellegrini, che utilizzavano questi valichi, come attestano il culto iacopeo a Pistoia e quello della Madonna della Cintola a Prato: una terra di cammino, dunque, su cui sorsero vari enti ecclesiastici con funzioni assistenziali, come l’abbazia benedettina di San Baronto, che aveva annessi vari “ospitali” destinati a dar cibo e alloggio ai viandanti. E a proposito di San Baronto, la sua storia è legata a un pellegrino, forse il più noto, che, raggiunti questi luoghi, vi si fermò. Stiamo parlando di Baronto, il monaco franco che nel VII secolo, di ritorno dal pellegrinaggio a Roma, decise di fermarsi sulle

colline pistoiesi per condurre una vita ascetica, circondato dalla fama di santità, dando origine al primo nucleo monastico sul Montalbano, che da lui prese il nome. Oggi dell’antica storia resta intatta la cripta, mentre la chiesa è stata ricostruita dopo il bombardamento avvenuto durante la Seconda guerra mondiale. La rete sentieristica del Comune di Lamporecchio non è stata dunque creata ex novo, ma attentamente recuperata e riorganizzata con la sensibilità e il desiderio di conoscere ciò che è stato, là dove la valorizzazione in chiave turistica si incontra con la conservazione del territorio, della sua storia e tradizioni. I sentieri che compongono la rete sono diversi fra loro: alcuni, più impegnativi per dislivello e lunghezza, serpeggiano fra i boschi sul crinale fino al Barco Reale Mediceo, aprendosi all’improvviso per far godere di stupendi panorami che sul versate a sud spaziano da San Gimignano e Volterra alle Alpi Apuane, da San Miniato ai monti di Pisa, dal Padule di Fucecchio all’Arno. Altri sentieri hanno tracciati più dolci, fra i campi lavorati con gli oliveti e i muri a pietra. Oggi il vivace

impulso turistico del nostro territorio è ben visibile dalle numerose aziende agricole, un campeggio, gli alberghi, gli agriturismi e i bed & breakfast che il camminatore trova sul suo percorso. Il progetto che ha portato alla realizzazione della rete sentieristica è stato un vero lavoro di squadra che ha catalizzato l’attenzione e la passione di un gran numero di persone, dalle locali Pro Loco di San Baronto e Porciano ai volontari e ai privati: tutti uniti dall’unico scopo di dare luce a un “territorio d’autore”, dalla lunga e prestigiosa storia. Pagine di apertura: una veduta di Villa Rospigliosi ed i nuovi cartelli della rete sentieristica; in alto da sinistra: una veduta di San Baronto, l’interno della cripta, uno dei tabernacoli presenti ed uno scorcio del Montalbano; in basso: i sentieri ed il panorama con la Villa di Papiano. Opening pages: a view of Villa Rospigliosi and the new signs for the trail network; from top left: a view of San Baronto, inside the crypt, one of tabernacles along the trail, and a glimpse of Montalbano; bottom: the trails and a view of Villa Papiano.

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Disegnare la Natura Drawing Nature

Hiking on Montalbano

Nearby walks The town of Lamporecchio has restored a network of trails that wander amid beautiful landscapes and places crossed by history

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Romiti e Giusti Agliana - Pistoia

Tel. 0574 675284 - www.romitiegiusti.it

nyone who walks along these trails does so unhurriedly. “Slow” tourists wish to discover the area in which they are staying, and travel these paths with a curiosity that focuses on the details of a drystone wall that serves as a guide or enjoying the view from which the outlines of distant cities can be seen. The locals know their own countryside, which they rediscover with pride and pleasure time after time. Both are united by the desire to have a “nearby walk” in the area that, in its most authentic stretches, shows the paths where history, nature and art have left indelible traces. In the town of Lamporecchio, the project to construct a network of paths, set in motion more than a year ago, thus came from this spirited, communal desire. It is directed at re-establishing some routes already entered by the Italian Alpine Club (CAI) on the maps produced over the years. In fact, the identification numbers for these paths have been maintained and tracked, except for one or two small variations. The project has moved forward gradually, from the re-verification and selection of routes to the GPS tracking necessary to producing vertical signage and marking the paths with red and white signs. From the beginning, the Pistoia CAI Section has worked together with and supervised the entire route, most recently ending with the installation of signposts and the creation of a new trail map, created thanks to the local Associazione Culturale Orizzonti. Open also to bikes and on horseback, the trails create a network that proceeds and wends through the most beautiful spots in this area, connecting towns and historic sites. For example, you can start from the Municipal Theatre in Lamporecchio or from the Church of Santo Stefano, passing by the grand Villa Rospigliosi until arriving at the Villa del Parco and San Baronto, the enchanting viewpoint on Montalbano. Or you can pass through Porciano, intact medieval village. Located on the road from San Baronto to Vinci, it is surrounded by a beautiful landscape of olive groves and terraces, with its towers and the 14th-century church of San Giorgio. You can even skirt the evocative, solitary Villa Papiano, where the presence of Laura Merrick still lingers, the American noblewoman who, in the late 19th century, came to know and love this place.


Info Tutte le informazioni riguardo alla rete sentieristica del Comune di Lamporecchio e, più in generale, sugli eventi, passeggiate e visite guidate che si tengono nel periodo estivo, sono a disposizione presso gli uffici turistici sul territorio ai seguenti contatti: All information about the Town of Lamporecchio’s network of trails and, more generally, events, walks, and guided tours that take place in the summer, are available at the local tourist offices by contacting: Montalbano is always in the backdrop, the imposing system of hills spans from the Apennines to the Arno, a great natural heritage and guardian of a millenary history. The part occupied by the Municipality of Lamporecchio is mostly on the south side, with its gently sloping hillsides and in the mild climate for the beneficial influence of the winds arriving from the sea. Historically, Montalbano was an important road intersection for pilgrims and merchants, contested first by feudal lords and later by the communes of Florence, Lucca and Pistoia. However, its importance as an area of passage was mainly during the Middle Ages, connecting the Ombrone valley, the Lower Valdarno and the Via Francigena. Traffic even arrived from those choosing an Apennine alternative to the Cisa Pass, such as Sambuca in the Pistoia area or Montepiano Pass in the Prato area. There were many travelers, especially pilgrims, who used these crossings, as attested by the Jacobean cult in Pistoia and the Madonna of the Girdle in Prato. Hence, in this land of ways and byways, there arose various ecclesiastical bodies offering charitable functions, such as the Benedictine Abbey of San Baronto, which had various “hospitable” annexes used to give food and shelter to travelers. Speaking of San Baronto, its history is linked to a pilgrim, perhaps the best known, who, upon reaching these places, remained here. We are talking about Baronto, the French monk who, in the 7th century, returning from a pilgrimage to Rome, decided to remain in the Pistoia hills to lead an ascetic life. Surrounded by a recognition of holiness, it gave

rise to the first monastic center on Montalbano, which took the monk’s name. Of this ancient story, the crypt remains intact today, as the church was rebuilt after it was bombed during the Second World War. The trail network of the Municipality of Lamporecchio was therefore not created from scratch, but has been carefully restored and reorganized with sensitivity and the desire to know what it was, there where tourism development meets the preservation of the local area, its history and traditions. The paths forming the network are different from one another. Some are more difficult due to gradient and length, meander through the woods on the ridge as far as the Barco Reale Mediceo, It then opens suddenly to offer the enjoyment of beautiful landscapes that, on the southern slope, range from San Gimignano and Volterra to the Apuan Alps, from San Miniato to the mountains of Pisa, from the Fucecchio Marsh to the Arno. Other paths have more gently sloping stretches among fields with olive groves and stone walls. Today, the lively tourist pulse of our district is clearly seen in the many farms, a campground, hotels, holiday farms, and bed & breakfasts that the walker finds along the way. The project that led to the creation of the trail network has been a real team effort. It captured the attention and passion of a great number of people, from the San Baronto and Porciano local tourist offices as well as volunteers and private individuals, who were all united by the single purpose of creating a “designer area”, with a long and prestigious history.

Ufficio turistico San Baronto San Baronto Tourist Office p.zza Fra’ Giuseppino Giraldi, San Baronto Tel. 0573 856008 Infopoint Lamporecchio via della Costituzione 13, Lamporecchio Tel. 0573 800660 turismo@comune.lamporecchio.pt.it Facebook: Ufficio turistico San Baronto - Lamporecchio Twitter: UffTurSanBaronto Presso gli uffici è possibile trovare le cartine in formato cartaceo dei percorsi sentieristici. Le cartine sono disponibili anche in pdf sul sito web del Comune di Lamporecchio Paper maps of path routes can be found at these offices. The maps are also available in PDF format on the town of Lamporecchio’s website

www.comune.lamporecchio.pt.it www.discoverpistoia.it Pagine precedenti: veduta panoramica di Porciano; in alto a sinistra: un camminamento; in alto: Villa Rospigliosi e la nuova cartina dei sentieri del Comune di Lamporecchio. Previous pages: a panoramic view of Porciano; top left: one of the trails; top: Villa Rospigliosi and the new trail map for the municipality of Lamporecchio. 31


Il santuario di Maria SS. della Fontenuova

Tutto cominciò con un miracolo Devozione e arte a Monsummano Terme

TESTO Claudia Becarelli FOTO Nicolò Begliomini

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a chiesa di Maria SS. della Fontenuova, primo edificio di Monsummano ‘basso’ e fulcro generatore della piazza, sorse a partire dal 1602 intorno al tabernacolo della ‘Madonna del piano’, posto ai piedi del colle di Monsummano Alto. L’immagine della Vergine circondata da quattro santi – una sacra conversazione quattrocentesca attribuita al Maestro di Fucecchio - era stata ritenuta artefice di vari miracoli, dei quali il primo avvenuto nel 1573, a dì 9 giugno (ancora oggi festa patronale di Monsummano Terme): la pastorella Jacopa Mariotti, fermatasi a pregare dinanzi alla ‘margine’ perse il gregge e, supplicando la Madonna, questo subito ricomparve. La devozione verso questa immagine crebbe tanto da edificare una cappella, sino a quando il 7 luglio 1602, durante la celebrazione della messa, la Vergine fece scaturire una fonte di acqua purissima ad alleviare la sete della popolazione. Ferdinando I dei Medici, con la consorte Maria Cristina di Lorena, decise di costruire un santuario, affidandone la progettazione e costruzione rispettivamente all’architetto granducale Gherardo Mechini e al capomastro Domenico di Cristofano Marcacci, ossia allo stesso team che fra 1597 e 1599 aveva lavorato alla villa di Montevettolini, eretta dal granduca in luogo dell’antica rocca. Peraltro nel gennaio 1602 egli aveva istituito in quel castello il mercato settimanale del lunedì e desiderava che la pianura, sino ad allora paludosa – ma che gradualmente la bonifica del Padule di Fucecchio da lui promossa stava strappando alle acque – venisse popolata. In quell’oramai fertile campagna nulla era meglio di un segno tangibile della grazia divina e del mecenatismo granducale, che cambiava la connotazione dell’acqua da insalubre a miracolosa. Ancor oggi ogni 7 del mese si può accedere alla ‘Fonte nuova’, sistemata con una più comoda cripta (1955), tramite scale situate sotto al portico della chiesa. Il 30 dicembre 1602 il Gran Principe Cosimo ne aveva posto la prima pietra e la decorazione era iniziata nel 1605 protraendosi in una prima fase sino al 1621, nonostante la consacrazione fosse avvenuta il 30 aprile 1616.

Sollevando lo sguardo si rimane colpiti dalla ricchezza del soffitto ligneo intagliato e dorato, nel quale sono incastonate tre tele a olio che educano il fedele sui misteri mariani: l’Annunciazione di Matteo Rosselli, l’Assunzione di Gregorio Pagani e Matteo Rosselli, l’Incoronazione della Vergine di Donato Mascagni. Il ciclo trova la sua conclusione ideale nell’imponente altar maggiore che ingloba l’antico tabernacolo: solo l’immagine di Maria col bambino emerge dagli ex voto in argento che lo ricoprono. Dietro l’altare si trova il coro con gli stalli lignei seicenteschi, dal quale si accede alla sagrestia e al Tesoro. Il pezzo più importante, dono del Granduca, oggi conservato nel vicino Museo della Città e del Territorio, è la corona aurea con gemme che tuttora viene posta sul capo della venerata icona nella ricorrenza patronale.

Nella chiesa importanti affreschi di Giovanni da San Giovanni Di impianto a croce latina tipico della Controriforma, circondata su tre lati da un portico con tanto di panche in pietra per comodo dei pellegrini, la chiesa accoglie il visitatore attraverso il portale centrale: sull’ architrave un bel busto marmoreo di Leonardo Marcacci (subentrato nel 1605 al padre Domenico nella conduzione del cantiere) raffigura Maria Cristina (devotissima alla Madonna della Fontenuova e prodiga verso il santuario ogni qual volta il cagionevole Cosimo II veniva risanato) come Carità, sullo sfondo della lunetta affrescata dal senese Bonaventura Salimbeni con le allegorie di Fede e Speranza. Varcando la soglia si notano i battenti seicenteschi intagliati, opera del legnaiolo pistoiese Iacopo Desideri, e appena entrati volgendosi alla controfacciata, il monumentale organo sulla cantoria, dono della granduchessa.

Tornati nell’aula si nota la ricchezza del rivestimento marmoreo (e in parte in stucco marmorizzato) delle pareti, sulle quali si aprono le nicchie di ben quattro confessionali bordate di viola, colore della Penitenza; in alto, in un fregio affrescato, si notano due paesaggi in prossimità della controfacciata: due vedute allusive da un lato all’erto colle di Monsummano, dall’altro alla Valdinievole. Sopra i confessionali un ciclo di quattro tele con santi, fra cui S. Sebastiano (presente anche nel tabernacolo) e Carlo Borromeo, santo ‘moderno’ il cui oratorio era stato realizzato all’inizio degli anni Venti a pochi metri dalla chiesa. Nei bracci del transetto due altari laterali, provvisti di grandi tele, risalgono al 1629: a sinistra l’Adorazione dei Magi di Matteo Rosselli , a destra la Madonna bambina con Gioacchino ed Anna di Cristofano Allori. La decorazione della chiesa trovò il suo compimento con l’intervento del pittore granducale Giovanni da San Giovanni: con linguaggio vivacemente narrativo affrescò la Trinità sul retro dell’altar maggiore (1633) e diciassette lunette – purtroppo deteriorate dalle intemperie – sotto al portico (1630-1632), corredate da didascalie. Partendo dal braccio sinistro del transetto il fedele, come il moderno turista, viene edotto sugli eventi miracolosi verificatisi fra 1573 e1602, sulle vicende di fondazione, sui prodigi che la Vergine avrebbe continuato ad operare. Fra questi si segnala sul fronte principale l’episodio raffigurante l’intervento mariano a favore di due muratori: sullo sfondo si scorge un fabbricato porticato con frasca d’ulivo, evidente riferimento all’Osteria dei pellegrini, locanda con regime di monopolio, edificata fra 1606 e 1610 da Leonardo Marcacci per volere granducale. Pagine di aperura: la lunetta col miracolo della pastorella; in alto: l’immagine miracolosa incoronata per la festa patronale; sotto: l’esterno della Chiesa col portico affrescato; pagina a fianco: l’interno del Santuario. Opening pages: lunette with the miracle of the shepherdess; top: the miraculous image crowned for the patron saint’s day; below: the church exterior with the frescoed portico; opposite page: inside the sanctuary.

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The Sanctuary of Maria SS. della Fontenuova

It all began with a miracle Devotion and art in Monsummano Terme

T Nel cuore di Pistoia In the heart of Pistoia

via Bozzi 6/8 - Pistoia Tel. +39 0573366698 info@artemuraresidence.com www.artemuraresidence.com

he church of Maria SS. della Fontenuova was the first building in “lower” Monsummano. The original heart of the square, construction was begun in 1602 around the tabernacle of the “Madonna of the Plain”, at the foot of Monsummano Alto’s hill. The image of the Virgin surrounded by four saints - a sacred 15thcentury conversation attributed to the Master of Fucecchio - had been considered the creator of several miracles. The first of these took place in 1573, on 9 June (still today Monsummano Terme’s patronal festival) when the shepherdess Jacopa Mariotti lost her flock while stopping to pray before a wayside shrine; upon imploring the Virgin Mary for help, the sheep immediately reappeared. Devotion to this image grew such an extent that a chapel was built. There, on 7 July 1602, during the celebration of the Mass, the Virgin caused a source of the purest water to spring forth, relieving the people’s thirst. Ferdinando I de’ Medici, with his wife Maria Christina of Lorraine, decided to build a sanctuary, entrusting its design and construction respectively to the grand ducal architect Gherardo Mechini and the master builder Domenico di Cristofano Marcacci. It was this same team that had worked between 1597 and 1599 on the villa in Montevettolini, erected by the grand duke in place of the ancient fortress. Ho-

wever, in January 1602 he had the weekly Monday market introduced inside the castle and sought to populate the plain that had been swampy until that time but whose development he supported through the gradual reclamation of the Fucecchio Marshes by removing the water. In the by then fertile countryside, nothing was no better than a tangible sign of divine grace and grand ducal patronage, that changed the connotation of water from unhealthy to miraculous. Even today, on the 7th of every month, this “Fonte nuova”, new source, can be reached through a more accessible crypt (1955), with stairs located below the church’s portico. On 30 December 1602, Grand Prince Cosimo laid the foundation stone with decoration begun in 1605 and lasting in an early phase until 1621, despite the consecration having taken place 30 April 1616.


With the Latin cross layout typical of the CounterReformation, it is surrounded on three sides by a portico with many stone benches for the convenience of pilgrims. The church welcomes visitors through the central portal. On the architrave is a beautiful marble bust by Leonardo Marcacci (replacing his father Domenico in 1605 in managing the worksite) depicting Maria Cristina (extremely devoted to Our Lady of Fontenuova and spending lavishly on the sanctuary whenever the poor Cosimo II was healed) as Charity, in the backdrop of the lunette frescoed by the Sienese Bonaventura Salimbeni, with allegories of Faith and Hope. Crossing the threshold, note its carved 17th-century doors, the work of Jacopo Desideri, a carpenter from Pistoia. Just after entering, turning toward the counter-façade, is the monumental organ

in the choir loft, a gift from the grand duchess. Looking up, one is struck by the richness of the carved and gilded wooden ceiling, in which three oil paintings are mounted, which instructs the faithful in the Marian mysteries: the Annunciation by Matteo Rosselli, the Assumption by Gregorio Pagani and Matteo Rosselli, and the Coronation of the Virgin by Donato Mascagni. The cycle finds its ideal conclusion in the imposing main altar that incorporates the ancient tabernacle. Only Mary’s image with the infant Jesus emerges from silver votive offering covering it. Behind the altar is the choir with the 17th-century wooden stalls, which leads to the sacristy and the Treasury. The most important piece, a gift from the grand duke, now kept in the nearby Museum of the City and Territory, is the golden crown with gems that is still placed on the head of the venerated icon during the patronal feast. Back in the hall, the richness of the marble (and partly marbleized stucco) revetment of the walls can be seen, with four confessional niches edged with purple, the color of penitence. Above, in a frescoed frieze, two landscapes near the counterfaçade can be seen. The two allusive views depict the steep Monsummano from one side hill and the Valdinievole from the other. Above the confessionals are four canvases (1625) with saints, including St. Sebastian (also found in the tabernacle) and Carlo Borromeo, “modern” saint whose oratory was built in the early 1920s a few meters from the church. The two side altars in the transept arms have large paintings, dating back to 1629. On the left is the Adoration of the Magi by Matteo Rosselli, and, on the left, the Madonna and Child with Joachim and Anna by Cristofano Allori. The decoration of the church found its consummation with the involvement of the grand ducal painter Giovanni da San Giovanni. With its vivaciously narrative language, the Trinity on the back of the high altar (1633) and seventeen lunettes - unfortunately deteriorated by the elements - under the portico (1630 -1632), are accompanied by captions. Starting from the north transept, the faithful, like the modern tourist, is informed of the miraculous events that occurred between 1573 and1602, on the foundational events, the mira-

cles that the Virgin would continue to perform. The episode depicting the Marian intervention in favor of two masons should be noted among those on the main front. in the background, a porticoed building with an olive bough can be seen, a clear reference to the Osteria dei Pellegrini, the inn with a monopoly system, built between 1606 and 1610 by Leonardo Marcacci at the behest of the grand duke. Pagine precedenti: l’”Assunzione della Vergine” di G. Pagani; in alto: particolare della lunetta di Giovanni da Sangiovanni; in basso: il busto di Maria Cristina di Lorena e l’accesso alla cripta; sotto: la fonte miracolosa. Previous pages: The “Assumption of the Virgin” by G. Pagani; top: detail of the lunette by Giovanni da Sangiovanni; bottom: the bust of Maria Christina of Lorraine and entrance to the crypt; below: the miraculous fountain.

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Summer to the “I Medici” Happy hour and summer show cooking at the Centro Multifunzionale Agricolo I Medici (Medici Multipurpose Agricultural Center)

Estate a “I Medici” Aperitivi e show cooking d’estate al Centro Multifunzionale Agricolo I Medici Estate ed un tempo, quando la campagna faceva da padrone, succedeva di passare le serate nell’aia, quello spazio in comune fra più casolari che di giorno era pieno di animali, bambini festanti, lavoratori agricoli e mezzi per lavorare e la terra che invece, al calar della sera, si riempiva di donne ed anziani per respirare un po’ d’aria fresca, scambiare quattro chiacchiere e godersi la luna e le stelle. Oggi il cortile più adeguato per rivivere un po’ di atmosfera contadina è quello del Centro Multifunzionale I Medici di Quarrata, per coinvolgere coloro che vogliono unire lo stare insieme e degustare un buono e sano aperitivo rigorosamente a chilometro zero. Le proposte del Centro Multifunzionale Agricolo I Medici sono sempre più golose e adatte ad ogni palato: da quest’estate infatti è possibile rigenerarsi e concedersi una pausa biologica an-

che all’ora dell’aperitivo. La creatività è servita quando lo chef Altobelli prepara in diretta i suoi piatti sfiziosi delizia i più esigenti con i suoi show cooking, e non solo. Numerose le serate a tema con le specialità della tradizione toscana in senso più ampio spaziando dalle delizie del Mugello a quelle della Montagna Pistoiese, ma anche i prodotti a chilometro zero, con le degustazioni di vini d’eccellenza del Montalbano e di birre agricole artigianali. Sempre più funzionale e specializzato questo Centro attrezzato di Quarrata, incentrato sui prodotti biologici e di filiera corta, che continua a divulgare con le attività settimanali creative e innovative la cultura della buona alimentazione per ogni età; l’approccio alla cucina sana ed equilibrata riproponendo i piatti della tradizione toscana fa del Centro Agricolo il vero polo d’attrazione sia per gli esperti che per i neofiti del mangiare sano.

MEDICI

Summer and once when the countryside predominated when people used to spend the evenings in the farmyard , the joint space between the houses men the morning was full of courtyard animals, joyful kids, hired man and agricultural machinery and, instead, at nightfall, it was crowded in women and the elderly to breathe a bit f fresh air, chat and enjoy the moon and the stars. Today the most appropriate place where you can re-experience the peasant atmosphere is the Centro Multifunzionale Agricolo “I Medici” court, that involves those who want to stay together enjoying a good and healthy local drink The activities at the Centro “I Medici” are increasingly delightful and suitable for every taste: every week starting from this summer you can regenerate and grant a healthy and organic break even at cocktail hour. Creativeness has served when the chef Altobelli cooks his special dishes for the most demanding delight. Numerous theme nights with traditional Tuscan specialties, from Mugello to the Pistoia mountains, and much more high quality local organic products with appetizers and tastings of excellent wines from Montalbano and agricultural craft beers. It is getting more and more functional and specialized this equipped Center in Quarrata, focused on organic produce and innovative cooking, and continues to spread the values of the good nutrition; what makes “I Medici” the main attraction for both experts and novices of healthy eating is an approach to healthy and balanced cuisine that reintroduces the most traditional Tuscany dishes.

Per maggiori informazioni: For more information: Centro Agricolo Multifunzionale I Medici Via Vecchia Fiorentina I Tronco 109 51039 Quarrata (Pistoia) Tel. +39 0573 735953 - info@agrimedici.it

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Eventi in Toscana - Tuscany Events

A Settembre, Prato è Spettacolo, con 17 giorni di eventi

A ottobre al via la nuova stagione dell’Orchestra della Toscana

Orchestra della Toscana’s new season kicks off this October

22 produzioni, 80 concerti in 20 città, 14 direttori, 15 solisti questi i numeri della nuova stagione dell’Orchestra della Toscana. Da ottobre a maggio ci sarà solo l’imbarazzo della scelta in un programma che unirà passato e presente con i capisaldi del repertorio sinfonico sette-ottocentesco con i grandi classici di Bach, Haydin, Mozart, Beethoven, Schubert, Mandelssohn, Schuman, Brahms, Bruckner, Čajkovský. Non mancheranno alcuni ospiti internazionali come la violinista britannica Chloe Hanslip, lo scozzese Garry Walker, l’australiano Daniel Smith, il danese Thomas Dausgaard, il pianista-direttore Alexander Lonquich, il violoncellista ventottenne Narek Hakhnazaryan, il franco-canadese Yves Abel, il direttore venezuelano Dietrich Paredes, il pianista israelo-palestinese Saleem Askhar, la violinista Veronika Eberle, il direttore tedesco Roland Boer e Francesco Lanzillotta che dirigerà la Filarmonica Arturo Toscanini. I prezzi sono gli stessi di sei anni fa: biglietti da 11 euro e abbonamenti da 65 euro. Si comincia il 21 ottobre con il tradizionale concerto di inaugurazione diretto dal maestro Daniele Rustioni.

22 productions, 80 concerts in 20 cities, 14 conductors, and 15 soloists: these are the numbers for the Orchestra della Toscana’s new season. From October to May, concertgoers will be spoiled for choice by a program linking the past and present, featuring the cornerstones of 18th and 19th century symphonic repertoire and grand classics by Bach, Haydn, Mozart, Beethoven, Schubert, Mendelssohn, Schuman, Brahms, Bruckner and Tchaikovsky. There will be numerous international guests like the British violinist Chloe Hanslip, Scottish musician Garry Walker, Australian Daniele Smith, Dane Thomas Dausgaard, the pianist-conductor Alexander Lonquich, 28-yearold cellist Narek Hakhnazaryan, French-Canadian Yves Abel, Venezuelan conductor Dietrich Paredes, the Israeli-Palestinian pianist Saleem Askhar, violinist Veronika Eberle, German conductor Roland Boer, and Francesco Lanzillotta, who will be conducting the Filarmonica Arturo Toscanini. The prices are just the same as they were six years ago: tickets from 11 euro and season passes from 65 euro. The concerts begin on October 21 with the traditional opening event, conducted by maestro Daniele Rustioni.

www.orchestradellatoscana.it

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A settembre Prato indossa il suo abito migliore con un festival con più di 50 iniziative dedicate a un pubblico di tutte le età. Dal primo al 17 di settembre le piazze della città offriranno arte, musica, laboratori, sapori e molto altro tutto da scoprire. Piazza Santa Maria in Castello sarà “La piazza dei Piccoli”, l’Arena di Piazza Mercatale ospiterà le quattro partite dell’antico gioco della Palla Grossa e molti altri eventi di sport tra cui la partita di Beach Soccer tra Italia e Brasile. Nel giardino di piazza Mercatale si svolgerà per la prima volta il Finger Food Festival. Infine, il grande palcoscenico di Piazza Duomo presenterà concerti di grande richiamo. Sarà la prima volta per Gianna Nannini a Prato, il 1 settembre con il suo Hitstory Tour in cui ripercorrerà la storia dei suoi più grandi successi. Il due settembre due dei gruppi italiani più rock in circolazione si divideranno il palco, stiamo parlando dei Marlene Kuntz e dei Verdena. Goran Bregovic e la sua Wedding and funeral band infiammeranno piazza Duomo il 3 settembre, mentre il 4 settembre la splendida cantantessa siciliana Carmen Consoli sarà a Prato per l’unica data toscana del suo tour. Elio e le storie Tese saliranno sul palco il 5 settembre. Gran finale con uno dei gruppi più attesi dell’estate italiana: gli Air gli inventori del french touch, saranno a Prato il 6 settembre. La stessa sera in apertura suoneranno anche i Public Service Broadcasting.

www.settembreprato.it


This September, Prato puts its best foot forward with a festival featuring with more than 50 initiatives dedicated to audiences of all ages. From September 1 to 17, the city’s squares will feature art, music, workshops, tastes and scents and plenty of other fun things to explore. Piazza Santa Maria in Castello will be a children’s hub; the Arena di Piazza Mercatale will host the four rounds of the traditional Palla Grossa game, along with many other sporting events, like the Beach Soccer game between Italy and Brazil. In the garden of piazza Mercatale the Finger Food Festival will take place for the first time. Finally, the grand backdrop of piazza Duomo will host major concerts. On September 1, Gianna Nannini will perform in Prato while on her Hitstory Tour, which will retrace some of her biggest successes. On September 2, two of the most “rock-and-roll” Italian groups out there will share the stage: Marlene Kuntz and Verdena. Goran Bregovic and his Wedding and Funeral Band will light up piazza Duomo on September 3, while the 4th will feature the brilliant Sicilian singer Carmen Consoli, making her sole Tuscan stop. Elio e le storie Tese will take the stage on September 5. The grand finale will be one of the most highly anticipated events of Italian summer: Air, the inventors of the “French touch,” will be in Prato on September 6. The Public Service Broadcasting will perform on the same night.

Riapre a Firenze completamente restaurato il Museo degli Innocenti

Florence’s completely restructured Innocenti Museum reopens

Riapre al pubblico dopo un restauro durato 42 mesi di lavori l’Istituto degli Innocenti. Sono 4900 metri quadri che comprendono il cortile degli Uomini e il cortile delle donne, oltre al Salone Brunelleschi. In tutto quattro piani collegati da scale e ascensori e una splendida caffetteria che abbraccia il panorama dalla collina di Fiesole alla cupola del Duomo, più un’area dedicata alle attività per i più piccoli. Il museo che ha un approccio multidisciplinare si divide in tre percorsi tematici: al piano interrato si racconta la storia dell’Istituto nei secoli dal 1419 al 1900, al piano terra si parla dell’Architettura, al terzo piano spazio alle opere d’arte e al quarto piano la visita si chiude alla caffetteria. Sono state raccolte e restaurate circa 80 opere di artisti come Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio, Bartolomeo di Giovanni, Pietro di Cosimo, Neri di Bicci, Luca della Robbia, Giovanni del Biondo. Per la prima volta saranno visibili in maniera ravvicinata tutti e dieci i putti di Andrea della Robbia, simbolo dell’Istituto degli Innocenti nei secoli. Fino a novembre saranno esposti nell’antico Coretto delle Balie che conserva i manufatti realizzati dalle donne per motivi devozionali.

After a 42-month restoration, Florence’s Innocenti Museum has reopened to the public. The structure is 4900 square meters, which includes the Cortile degli Uomini and Cortile delle Donne, in addition to the Salone Brunelleschi. In all, there are four floor connected by stairs and elevators, plus a fabulous café that vaunts an impressive view from the hills of Fiesole to the dome of Florence’s Cathedral. Additionally, there’s a children’s activity area. The museum has a multidisciplinary approach and is divided into three thematic areas. The bottom floor tells the centuries-long story of the Institute, which spans the years 1419 to 1900; the ground floor highlights its architecture; the third floor focuses on artworks and the fourth floor closes out the visit with a stop in the café. Around 80 artworks were gathered and restored for the reopening, pieces by artists including Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio, Bartolomeo di Giovanni, Pietro di Cosimo, Neri di Bicci, Luca della Robbia, and Giovanni del Biondo. For the first time, visitors can also get an up-close viewing of all ten of Andrea della Robbia’s famous “putti,” or cherubs, which have long served as a symbol for the institute. Until November they will be on displayed in the old Coretto delle Balie, which houses devotional items created by the institute’s women.

www.istitutodeglinnocenti.it

Eventi in Toscana - Tuscany Events

This September, Prato is Entertainment, with 17 days of events

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San Iacopo e la Cattedrale di Pistoia

Il Santo dal mantello rosso I bambini della scuola dell’infanzia “Il Melograno” parlano del patrono di Pistoia festeggiato il 25 luglio

TESTO Maria Laura Contini Martina Meloni FOTO Nicolò Begliomini

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Pagine di aprtura: I bambini della scuola dell’infanzia Il Melograno si nascondono sotto al mantello di San Iacopo; a sinistra: disegno della facciata della cattedrale di San Zeno realizzato dai bambini; a destra: i bambini osservano l’altare d’argento. Opening pages: The children of Il Melograno Kindergarten hide under St. James’s cloak; left: drawing by the children of the façade of the cathedral of San Zeno; right: children looking at the silver altar.

giostra dell’Orso. Tutti eventi che colpiscono fortemente l’immaginario dei bambini, creando un forte legame con la città. Nel mantello ci sono le conchiglie, che servivano come contenitore per dare il mangiare e il bere ai viaggiatori; Il bastone che lui tiene in mano è molto lungo e di ferro. L’esplorazione dei bambini prosegue all’interno della Cattedrale con la visita all’altare d’argento e al reliquiario del Santo, producendo suggestioni e risonanze sensoriali, che ammantano di stupore e nuova vitalità questi manufatti. Abbiamo visto l’altare di San Jacopo tutto luccichente, prezioso perché in argento. Era dentro ad una stanza piccola, ma interessante, dentro c’era molto silenzio e le nostre voci erano piccole. Ci siamo messi in ginocchio vicino all’altare per vedere meglio le figure, erano come fotografie dentro a un quadrato.

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’è una storia bellina su San Jacopo che dice che lui prometteva di pagare quando veniva il caldo, ma si metteva il mantello pesante, così quando arrivava la persona che voleva i soldi, lui gli diceva che era sempre inverno. In un attraversamento agile e naturale dei confini che separano il reale dall’immaginario, ciò che è in vita da ciò che non lo è, il vicino dal distante, i bambini di cinque anni della scuola dell’infanzia Il Melograno si sono così avventurati nella conoscenza della figura di San Jacopo, il patrono della loro città. Un incontro che sottolinea la capacità dei bambini di aprirsi a temi complessi e di ricondurli dentro una ricerca di costruzione di significati, attraversando la leggenda, la storia, la vita e la tradizione della città oltre che la loro esistenza quotidiana. A Pistoia il 25 di luglio è festa perché è la festa di San Jacopo e tutti sono in vacanza. Quel giorno tutte le persone vanno davanti alla Cattedrale e i Vigili del Fuoco mettono a San Jacopo un mantello tutto rosso di stoffa pesante con due conchiglie bianche sulla 46

spalle; Io credo che il rosso voglia dire sole, caldo, mantello, luglio, vigili del fuoco, festa di Pistoia. Il pensiero raffinato con cui i bambini mettono in relazione l’altezza alla quale è collocata la statua del Santo con la vicinanza alla città, con uno sguardo che può abbracciare anche chi è lontano, offre, in una dimensione famigliare, una restituzione vivace e pregnante della presenza del Santo nella città. San Jacopo è sopra la Cattedrale e guarda le persone, i bambini che giocano. San Jacopo saluta tutti quelli che vengono a visitare Pistoia; mi piacerebbe essere al posto di San Jacopo così potrei vedere meglio le cose. San Jacopo vede lontano perché è in alto e vede anche gli amici e i bambini che stanno in collina e in montagna. Da sempre la figura di San Jacopo ha catturato la fantasia dei più piccoli, affascinati non solo dalla maestosa statua che svetta dall’alto della Cattedrale, spesso raccontata dagli adulti durante una passeggiata in piazza del Duomo, ma anche da tutto ciò che le ruota intorno: i festeggiamenti iacopei del mese di luglio, le sfilate in costume, la

“L’altare dedicato al Santo è tutto luccichente” I bambini interpretano ciò che vedono alla luce delle loro esperienze, dando valore ad una dimensione prevalentemente narrativa, così le formelle d’argento diventano, ai loro occhi, moderne fotografie in cornice... Al centro della piccola stanza c’è una vetrina speciale, tutta trasparente, con una luce che illumina il castello e due angeli. Al terzo piano del castello, sopra un piccolo cuscino c’è un piccolo osso del cranio della testa di San Jacopo; È stata una bella passeggiata nella nostra città e vi diciamo di andare e di visitare la nostra Cattedrale con molta attenzione, come abbiamo fatto noi! Hanno partecipato i bambini della scuola dell’infanzia Il Melograno, accompagnati dalle insegnanti Monica Scartabelli, Angela Santini e Valentina Biondi.


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St. James and the Cathedral of Pistoia

The sophisticated thought with which children relate the level where the statue of the saint is placed with his proximity to the city, with a look that can also embrace those who are far away, offers, in a family way, a lively and meaningful return of the saint’s presence to the city. St. James is above the cathedral. He sees people and children playing. St. James says hello to everyone who comes to visit Pistoia. I would love to be in St. James’s place so I could see things better. St. James can see for a long Children from Il Melograno way because he is up high; he even sees friends kindergarten talk and children who are in the hills and mountains. The figure of St. James has always captured chilabout Pistoia’s patron saint, dren’s imagination, who are fascinated not only who is celebrated on 25 July by the majestic statue rising from the top of the cathedral that is often pointed out by adults duhere is a nice story about St. James ring a walk in Piazza del Duomo, but also by evesaying that he used to promise to pay whenever it was hot, but he put on his heavy cloak, so that whenever anyone came who wanted money, he always told that person that it was winter. In an nimble and natural crossing of boundaries that separate the real from the imaginary, what is alive from what it is not, the near from the far, the five-year-old children from Il Melograno kindergarten thus ventured to become acquainted the figure of St. James, the patron saint of their city. This meeting emphasized the children’s ability to be open to complex issues and to trace them back in a search that gives them meaning through legend, history, and the city’s life and traditions as well as their daily existence. In Pistoia, 25 July is a holiday because it’s the feast of St. James, and everyone’s on vacation. That’s the day everyone goes to the cathedral and the Fire Department dresses St. James in a heavy, red cloak with two white shells on the shoulders. I think the red stands for the sun, heat, cloak, July, firefighters, and Pistoia’s feast day.

The saint in the red cloak

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Via Pietro Borgognoni, 2/I Pistoia 51100 • Italy Tel. 0573/22160


rything that revolves him: the Jacobean festivities in July, the costumed parades, and the Giostra dell’Orso. All these events have a powerful effect on the children’s imagination, creating a strong bond with the city. There are the shells on the mantle, which were used to give food and drink to travelers. The stick he holds in his hand is very long and made of iron. The children’s exploration continued inside the cathedral with visits to the silver altar and the saint’s shrine, producing sensory impressions and attractions that these artifacts cloak in wonder and new vigor. We saw St. James’s altar, all shiny and important because it’s made from silver. It was in a small but interesting room. It was very quiet inside and we talked softly. We got on our knees near the altar to see the figures better. They were like photographs in a square.

Children interpret what they see in the light of their experiences, giving value to a predominantly narrative dimension. Thus, the silver panels become, in their eyes, modern framed photographs... In the center of the small room, there’s a special case, completely clear, with a light that lights up the castle and two angels. On the third floor of the castle, there’s a small bone from the skull of St. James’s head on a small pillow. It was a nice walk in our city and we’d say go and visit our cathedral, like we did! The children of Il Melograno kindergarten, accompanied by Monica Scartabelli teachers, Angela Santini and Valentina Biondi, participated.

www.discoverpistoia.it

In alto: disegni realizzati dai bambini; in basso: a sinistra i bambini raccontano la storia di San Iacopo ad alcuni turisti e a destra visitano l’interno della Cattedrale. Above: drawings by the children; bottom: on the left, the children tell the story of St. James to some tourists and, on the right, a visit inside the Cathedral.

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GZP@NATURE Agire per la conservazione

Il Giardino Zoologico di Pistoia è sempre di più una finestra aperta sulla natura per viverla, comprenderla, imparare a farne parte in modo corretto, un vero e proprio strumento per la conservazione della biodiversità grazie alle molteplici azioni portate avanti dallo staff del parco. Quando alle 8,00 del mattino iniziano le attività, ognuno ha un ruolo importante per far sì che la vita di questo parco sia davvero un contributo per aiutare le specie animali in difficoltà. I keeper si prendono cura di ogni singolo individuo: dopo aver preparato il cibo rispettando i protocolli delle diete, distribuiscono fieno e ciotole colme di frutta e pesce. Per leoni e tigri sono pronte razioni di carne e per i panda i fasci di bambù appena raccolto. Per garantire il benessere degli animali viene realizzato un programma di arricchimenti: scatole a sorpresa e ghiaccioli di frutta per gli orsi, tubi bucati pieni di camole per i suricati, sacchetti profumati per le tigri e le linci. A coordinare tutto questo ci sono Francesca e Cristina, naturalista e veterinaria; insieme mettono a punto i protocolli di gestione, si confrontano con i colleghi di tutto il mondo, inseriscono dati in un programma gestionale informatizzato e internazionale che permette di condividere ogni risultato con le persone che lavorano per la conservazione. Ad esempio i parametri di una anestesia o il ritrovamento di un parassita in un orso sono importanti informazioni per i medici veterinari che devono gestire gli orsi in natura per una traslocazione o per la diagnosi di una patologia. Il link con il network degli zoo permette di partecipare ai programmi eu50

ropei di riproduzione delle specie a rischio d’estinzione. Per ogni specie un coordinatore organizza gli scambi degli individui fra giardini zoologici per formare nuove coppie riproduttrici: mantenere geneticamente sana la popolazione di una specie contribuisce alla sua conservazione. Numerose sono le ricerche etologiche, piccoli pezzi del complicato puzzle della comprensione del comportamento animale, contributi alla ricerca di campo, quella fatta in natura, che spesso non potrebbe essere conclusa senza le informazioni raccolte in ambiente controllato. Il GZP è in continua evoluzione e una squadra di persone lavora ai nuovi spazi: la creatività e la preparazione tecnica giocano un ruolo fondamentale per costruire scenari e punti di vista inaspettati…in questi giorni tutti gli sforzi sono dedicati nuova area per i pinguini sudafricani! Giardinieri, tecnici, addetti all’accoglienza e alla ristorazione fanno sì la visita al parco sia un’esperienza positiva. A mediare l’incontro tra i visitatori e gli animali c’è la sezione didattica a cui è affidato il compito di coinvolgere ogni persona nell’amore per la natura, trasmettere passione e conoscenza, far meravigliare della moltitudine di colori e forme affinché la passeggiata al GZP sia fonte d’ispirazione per diventare attori di un’importante sfida: imparare a vivere in modo sostenibile. Eleonora, Riccardo, Veronica, Tommaso, Gemma, Silvia, Sara, Carolina e Federico, tanti educatori quante le diverse attività didattiche e di comunicazione: dai laboratori per le scuole agli incontri con il

pubblico, dai centri estivi alle visite notturne, dalla gestione dei social alla contemporaneità del sito. Le iniziative per la conservazione hanno un raggio d’azione oltre i confini del parco: numerosi i progetti di tutela degli habitat con il finanziamento di progetti nei Paesi che ospitano le specie minacciate: dal Madagascar per ripiantare in un’area deforestata bambù indispensabile per i lemuri, al Vietnam per la protezione dei Gibboni dalle guance rosa passando dal Nepal per garantire un futuro ai Panda minori. L’arca del GZP è guidata da Paolo, con pazienza ed esperienza, passione e coraggio: è grazie a lui che ognuno di noi può portare a casa la certezza di contribuire ogni giorno con il proprio lavoro alla tutela della biodiversità e la soddisfazione di fare del parco pistoiese un moderno giardino zoologico, finestra sulla natura.

Testo di Eleonora Angelini* Foto Archivio Giardino Zoologico *Responsabile della didattica del Giardino Zoologico di Pistoia *Head of Education Department Zoological Gardens of Pistoia


PubbliNATURART

Taking action for conservation The Zoological Garden of Pistoia is increasingly an open window on nature by experiencing, understanding, and learning to be a proper part of it. It is a real tool for conserving biodiversity thanks to the many actions carried out by the park’s staff. When the activities start at 8.00 in the morning, everyone has an important role to ensure that the life of this park is really a contribution to helping those animal species in trouble. The keepers take care of every single individual. After preparing the food in compliance with the diet protocols, they distribute hay and bowls filled with fruit and fish. Portions of meat are ready for the lions and tigers and freshly collected bundles of bamboo for the panda. To ensure the animals’ welfare, an enrichment program has been put together, with jack-in-the-boxes and fruit lollies for the bears, punctured tubes filled with grubs for the meerkats, scented bags for the tigers and lynxes. Francesca and Cristina, a naturalist and a veterinarian, coordinate all this. Together they are developing management protocols, asking colleagues around the world for advice, and entering data into a computerized international management program that shares results with people working for conservation. For example, an anesthetic’s parameters or the discovery of a parasite in a bear are important information for veterinarians who have to manage bears in the wild for a translocation or to diagnose a disease. The link with this network of zoos permits participation in European reproduc-

tion programs for species at risk of extinction. For each species, a coordinator organizes the exchanges of individuals between zoos to form new breeding pairs. Maintaining the genetic health of a species’s population contributes to its preservation. Various research in ethology, small pieces of the complicated puzzle of understanding of animal behavior, contributes to field research, the one carried out in nature that often could not be brought to a conclusion without the information collected in a controlled environment. The GZP is constantly evolving and a team of people is working on developing new areas, with creativity and technical expertise playing a fundamental role in building scenarios and developing unexpected points of view. These days all efforts are dedicated to a new area for South African penguins! Gardeners, technicians, catering workers, and the welcome staff ensure that a visit to the park is a positive experience. The educational section serves as an intermediary in the encounter between visitors and animals. It has been entrusted with the task of involving every person in a love for nature, conveying enthusiasm and knowledge, and marveling at the multitude of colors and shapes. Thus, a walk to the GZP is a source of inspiration for becoming players in the major challenge of learning how to live sustainably. Eleonora, Riccardo, Veronica, Tommaso, Gemma, Silvia, Sara, Carolina, and Federico are the many educators for the various educational and commu-

nication activities, offering workshops for schools, meetings with the public, summer camps, nocturnal visits, social media, and site modernity. The conservation initiatives reach beyond the park’s boundaries, with several projects to protect habitats that are financed in the countries home to endangered species: Madagascar, to replant deforested area with the bamboo that is essential to lemurs; Vietnam, to protect yellow-cheeked gibbons, and Nepal, to ensure that the lesser panda has a future. The GZP ark is guided by Paolo, whose patience experience, enthusiasm and courage let each of us go home confident of our daily contribution to the job of protecting biodiversity and the satisfaction of making the Pistoia park into a modern zoo, a window on nature.

Giardino Zoologico Via Pieve a Celle, 160/A Pistoia Tel. +39 0573 911219 info@zoodipistoia.it

www.zoodipistoia.it 51


I cipressi

Anima del paesaggio L’impegno della Giorgio Tesi Group per la produzione di nuove varietà di Cupressus sempervirens

TESTO Carlo Vezzosi FOTO Nicolò Begliomini

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e c’è un albero che ha un ruolo fondamentale ed insostituibile nei paesaggi dell’Europa meridionale e dell’Asia, questo è il cipresso. Si tratta di una pianta che qualifica anche l’Italia e che, nella penisola, è identificata soprattutto con le regioni centrali, tra Toscana, Umbria e Marche. Difficile immaginare, in queste zone, una collina, una strada di campagna, un gruppo di case coloniche che non veda anche la presenza di queste conifere sempreverdi, vera e propria anima del paesaggio, skyline irrinunciabile per ogni orizzonte. Queste piante sono state immortalate da fotografi, fanno parte del marketing dei territori che le ospitano e le mostrano al mondo, sono state rappresentate da celebri artisti (basterebbe pensare ai cipressi della Francia del Sud ai quali Van Gogh ha dedicato molte sue tele) e sono state celebrate da poeti, a partire da Giosuè Carducci, Premio Nobel per la letteratura nel 1906, che cantava i cipressi «alti e schietti» che congiungono Bolgheri a San Gudo, in Maremma. È proprio partendo da questa consapevolezza che la Giorgio Tesi Vivai ha sempre avuto al centro della propria produzione vivaistica i cipressi, cercando in particolare di trovare concrete soluzioni alle forme di malattia sempre più diffuse che hanno colpito questa specie vegetale. Negli ultimi anni, al fine di potenziare e migliorare la qualità delle piante, la Giorgio Tesi Vivai ha anche avviato un piano di lavoro in stretta collaborazione con l’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del Consiglio Nazionale delle Ricerche. E questo piano di lavoro ruota attorno a tre impegni. Il primo riguarda la coltivazione e la vendita di quattro 54

brevetti di varietà di Cupressus sempervirens resistenti al cancro costituite dall’Istituto, precisamente Cupressus sempervirens “Agrimed”, il Cupressus sempervirens “Bolgheri”, il Cupressus sempervirens “Mediterraneo” e il Cupressus sempervirens “Italico”. Il secondo prevede il sostegno all’Istituto per la ricerca di cloni di Cupressus sempervirens a bassa o nulla produzione di polline, per ridurre le allergie.

Una collezione con oltre 50 varietà di Cupressus presenti nel mondo Il terzo impegno che la Giorgio Tesi Vivai si è assunto è infine quello di impiantare una collezione delle specie di Cupressus presenti nel mondo e delle principali coltivazioni di Cupressus sempervirens e di altre specie di interesse colturale, una sorta di Campo-catalogo. Il Campo-catalogo, nel quale sono ad oggi presenti 50 differenti tipi di cipressi, ha prima di tutto lo scopo di conservare il germoplasma, ma ha anche ulteriori importanti finalità: una finalità didattica, come luogo da visitare per conoscere queste tipologie di piante, e una finalità più propriamente scientifica e botanica, come fonte di materiale di propagazione a scopo vivaistico e di studio.


Cypresses

Soulful landscape Giorgio Tesi Group commitment to producing new varieties of Cupressus

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f there is any tree that has had an indispensable and irreplaceable role in the landscapes of southern Europe and Asia, it is the cypress. It is a plant that also defines Italy and which, on the peninsula, is identified primarily with the central regions of Tuscany, Umbria and the Marches. It is hard to imagine a hill, country road, or group of farmhouses in these areas without these evergreen conifers, the true soul of the landscape, the obligatory skyline for every horizon. Immortalized by photographers, these plants play a role in the marketing for those areas in which they are found, displaying them to the world. They have been depicted by famous artists (think of the many paintings Van Gogh dedicated to the cypress trees of southern France) and celebrated by poets, beginning with Carducci, 1906 Nobel Prize in literature, who wrote of the “tall, straight” cypresses stretching from Bolgheri to San Guido, in Maremma. This very knowledge has always been the central starting point for cypress production at Giorgio Tesi Nurseries’, mainly seeking out concrete solutions to the increasingly widespread forms of disease that have hit this plant species. In order to boost and improve plant quality, in recent years, Giorgio Tesi Nurseries has also launched a work plan in close cooperation with the National Research Council’s Institute for Sustainable Plant Protection. This work plan is committed to three activities, the first of which relates to the cultivation and sale of four patented varieties of canker-

resistant Cupressus sempervirens developed by the institute, namely Cupressus sempervirens ‘Agrimed’, Cupressus sempervirens ‘Bolgheri’, Cupressus sempervirens ‘Mediterranean’ and Cupressus sempervirens ‘Italico ‘. The second is to support the institute’s research on Cupressus sempervirens clones that have little or no pollen production, in order to reduce allergies. Lastly, the third activity undertaken by Giorgio Tesi Nurseries is to plant a collection of the Cupressus species found around the world and the main cultivations of Cupressus sempervirens and other species of coltivation interest, creating a sort of field-catalog. Today consisting of 180 different types of cypresses, the main goal of this field-catalog is to preserve the germplasm. In addition, it has other important purposes including education, serving as a place to visit in order to learn about these types of plants as well as the more properly scientific and botanical function of serving as a source of propagation material for use in nurseries and for study purposes.

www.giorgiotesigroup.it Pagine di apertura: siepe potata formata da piante di “Agrimed n.1”; pagina precedente: in alto alcune varietà di cipresso toscano ed in basso colture sperimentali di cipressi; in alto: pianta di cipresso a forma compatta; a destra: campo-catalogo di cipressi. Opening pages: pruned ‘Agrimed no. 1’ hedge; previous page: above, some varieties of Tuscan cypress and bottom, experimental cypress crops; top: dense cypress plant; right: the cypress field-catalog. 55


Cupressus sempervirens ‘Agrimed n. 1’ La più versatile tra le varietà di cipresso resistenti al cancro. Brevettato nel 1990, è apprezzato come pianta ornamentale, ma anche per siepi TESTO Roberto Danti Ricercatore presso IPSP-CNR di Sesto Fiorentino

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a varietà di cipresso comune resistente al cancro denominata “Agrimed n. 1” è stata costituita a Firenze nel 1990, dai ricercatori dell’IPAF-CNR A. Panconesi e P. Raddi. ‘Agrimed n. 1’ è un clone ottenuto dalla propagazione per innesto di una pianta derivata per libera impollinazione da un esemplare di Cupressus sempervirens L. (Pianta Madre n. 70), selezionato come esente dal cancro in un grave focolaio della malattia, situato nel Comune di Bagno a Ripoli (FI). I test per la conferma del grado di resistenza e di adattabilità sono stati effettuati nell’ambito del 56

progetto Europeo denominato ‘AGRIMED’ (da qui il nome del brevetto) sviluppato in collaborazione con ricercatori francesi. ‘Agrimed n. 1’ ha un portamento più aperto rispetto al classico cipresso fastigiato, ed ha una chioma più espansa alla base, che ricorda una ‘fiamma’. Il fusto è monopodiale a sezione rotondeggiante, non visibile dalla base alla cima a causa della compattezza della chioma, dotato di buon ritmo di accrescimento longitudinale (oltre 70 cm all’anno). I rami, di diametro inferiore a 1/6 rispetto a quello del tronco, sono numerosi, fini, semi-eretti, rigidi e lunghi, con angolo di inserzione compreso tra 45° e 60°. Nella zona apicale della pianta tendono ad avvicinarsi al tronco ed accorciarsi. In ambienti più caldi la chioma tende ad assumere un portamento più ampio (dovuto a un maggiore angolo di inserzione dei rami principali sul tronco). I rami secondari sono piuttosto corti e ruvidi con colorazione verde giallastra nella parte in vegetazione e rossiccio bruna nella corteccia di un anno. Le foglie sono di colore verde scuro, strettamente embricate, con dorso convesso e ghiandola resinifera dorsale non evidente, non essudanti resina né emananti odori caratteristici. La chioma è di colore verde scuro, addossata al tronco nel terzo superiore ed espansa alla base. I fiori sono monoici e diclini, microsporofilli situati tendenzialmente nella parte più bassa della chioma. La selezione per la resistenza al cancro è basata sull’infezione artificiale delle piante con un ceppo virulento del fungo che causa il cancro (Seiriridum

cardinale), simulando quanto avviene in natura. Le infezioni vengono effettuate parallelamente in più località per valutare la stabilità della risposta dei candidati in condizioni ambientali diverse (comportamento stabile). Dopo un periodo di osservazione di 5 anni è possibile valutare con certezza la risposta dei cloni in esame. ‘Agrimed n. 1’ ha manifestato una spiccata e stabile resistenza al cancro. Tutte le piante hanno mostrato la capacità di espellere il fungo e riparare la lesione prodotta dall’infezione, in tutti gli ambienti di sperimentazione. ‘Agrimed n.1’ è apprezzato sia come pianta ornamentale, piantata singola o in piccoli gruppi, che come pianta per barriere frangivento o siepi. La sua particolare ramificazione lo rende adatto per costituire strutture vegetali dense e uniformi; inoltre risponde bene alle potature e può essere utilizzato in siepi forgiate. Tollera molto bene i venti freddi e salini.

In alto: siepe non potata di “Agrimed n.1”; pagina a fianco: in alto cartellino fermato alla pianta con il brevetto e pianta singola di “Agrimed n.1”, a sinistra esemplare di pianta più barriera frangivento realizzata con “Agrimed n.1”. Top: unpruned ‘Agrimed no. 1’ hedge; opposite page: top, label attached to the plant with the patent and a solitary ‘Agrimed no. 1’ plant, left more examples of windbreaks using ‘Agrimed no. 1’.


The most adaptable of the canker-resistant cypress varieties. Patented in 1990, it is prized as an ornamental plant, but also for hedges

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he variety of common cypress resistant to canker named ‘Agrimed no. 1’ was developed in Florence in 1990 by A. Panconesi and P. Raddi, researchers at IPAF-CNR. ‘Agrimed no. 1’ is a clone propagated by grafting a plant derived via open pollination of a Cupressus sempervirens L. specimen (Mother Plant n. 70), selected as being canker-free during a serious outbreak of the disease in Bagno a Ripoli (FI).The tests confirming the degree of resistance and adaptability were carried out as part of the AGRIMED European project (hence the patent name) developed in collaboration with French researchers.

‘Agrimed no. 1’ has a more open habit than the classic fastigiate cypress, and a more expanded crown at the base, reminiscent of a flame. It has a round monopodial trunk, not visible from the base to the summit because of canopy density, with a good rate of longitudinal growth (more than 70 cm per year). branches with a diameter less than 1/6 of that of the trunk at the point of insertion are numerous, thin, semi-erect, stiff, and long, with an insertion angle between 45° and 60°. At the top of the plant, they tend to be closer to the trunk and shorter. In warmer environments, the crown tends to assume a wider habit (due to the insertion angle of the main branches being larger on the trunk). The secondary branches are rather short and rough with yellowish-green vegetation and a reddishbrown bark at one year. The leaves are dark green, tightly scaled, with a convex back and an unnoticeable resiniferous gland that does not exude resin or emit characteristic odors. The dark green foliage is close to the trunk in the upper third and expanded at the base. The flowers are monoecious and diclinous, with micro-sporophylls tending to be located in the lower part of the crown. Selecting for canker resistance is based on artificially infecting plants using a virulent strain of the canker-causing fungus (Seiridium cardinale), simulating what occurs in nature. Infections are carried out in parallel at several locations in order to evaluate the stability of the candidates’ response to diverse environmental conditions (stable behavior). After a 5-year observation period, the response of the tested clones can be gauged with certainty. ‘Agrimed no. 1’ showed a strong, stable

resistance to canker. All the plants demonstrated the ability to expel the fungus and repair the lesion produced by the infection, in all the experimental environments. ‘Agrimed no. 1’ is prized as an ornamental plant, planted singly or in small groups used as windbreaks or hedges. Its distinct branching makes it suitable for creating dense, uniform plant structures. It also responds well to pruning and can be used in shaped hedges. It tolerates cold and salt winds very well.

Per informazioni - For information: Giorgio Tesi Group via di Badia, 14 - 51100 - Bottegone - Pistoia Tel. +39 0573 530051 - Fax +39 0573 530486 marketing@giorgiotesigroup.it

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Un altro parco in città

Giardino impossibile La quinta edizione si svolgerà Domenica 4 Settembre

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700 metri quadrati sono le dimensioni del giardino impossibile di Pistoia. Un giardino che oramai è diventato patrimonio comune dell’estate dei pistoiesi. E’ questa la magia di “Un altro parco in città” che domenica 4 settembre torna per la sua quinta edizione richiamando turisti e cittadini a trascorrere una giornata diversa dal solito in Piazza della Sala e Piazzetta degli Ortaggi che avranno un look decisamente particolare. E’ l’evoluzione di una provocazione messa in atto nel 2012 dallo studio di architetti “Un altro studio” assieme alla Giorgio Tesi Group che è l’Official Green Partner dell’iniziativa. Un verde che stupisce, un verde che lascia a bocca aperta, un verde che è segno di apertura della città alla sua tradizione e che richiama la “Green Tuscany”, la Toscana Verde ed autentica da ricercare anche nei vicoli e nelle piazze di una città, Pistoia, che ha tantissimo da offrire dal punto di vista turistico e culturale. Solo pensare che l’erba possa nascere dove ci sono le pietre è un qualcosa di unico: lì la natura non può alimentarsi, ma sotto c’è comunque una terra di commercio, quella del mercato di frutta e verdura. Un modo per identificare ancora di più Pistoia, la capitale europea dei vivai, ed una azienda che trasferisce il verde dai campi direttamente nel centro storico della città. La Giorgio Tesi Group, azienda leader del settore vivaistico che esporta in 54 paesi nel mondo, è fortemente legata a questo evento ed anche nel 2016, grazie al lavoro splendido dei propri dipendenti, in una notte cambierà volto al centro storico della città: non sarà un semplice giardino ma un inno alla qualità della vita e alla bellezza.


Another Park in the City

Impossible Garden Taking place for the fifth time on Sunday, 4 September

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In alto: il prato artificiale in Piazza della Sala; a fianco e sotto: la movida a “Un altro parco in città”. Above: the artificial lawn in Piazza della Sala; to the side and below: “Another Park in the City” by night.

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istoia’s impossible garden is 1700 square meters and has now become a familiar summer tradition for Pistoia’s inhabitants. The magic of “Another Park in the City” is returning for the fifth time on Sunday, 4 September, serving as an invitation to tourists and locals to spend a truly unique day in Piazza della Sala and Piazzetta degli Ortaggi, after taking on a very special look. It has developed from a challenge set in motion in 2012 by the architectural firm Un Altro Studio together with Giorgio Tesi Group, the initiative’s official green partner. The greenery is amazing, flabbergasting, a sign of the city’s openness to its tradition and which recalls Green Tuscany, the authentic greenery of Tuscany that is also found in the alleys and squares of Pistoia, a city that has much to offer from a tourism and cultural point of view. Just thinking that grass can grow where there are stones is somehow without comparison. There, where nature cannot be nourished, yet, underneath, there is a world of trade, the fruit and vegetable market. More than ever, it is one way to recognize Pistoia, Europe’s plant nursery capital, as well as to acknowledge a company that transfers plants from the fields directly into the city’s historical center. A leader in the plant nursery sector that exports to 54 countries worldwide, the Giorgio Tesi Group is closely tied to this event, with its employees working through the night once again in 2016 to transform the face of the city’s historical center. It will not be a simple garden but rather an anthem to its quality of life and beauty.

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Fondazione Giorgio Tesi Onlus

Impegno e passione sincera Istituita nel 2010 per volere della famiglia Tesi, decine i progetti realizzati

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Fragrante bontà!

Via dei Bonechi 5 - Loc. Bottegone - Pistoia Via Pratese 516E - Loc. Chiazzano - Pistoia Via Statale 297 - Loc. Olmi - Quarrata (PT) Tel. +39 0573 545924

ma il prossimo tuo come te stesso. Con questo spirito la Fondazione Giorgio Tesi Onlus opera da 6 anni in aiuto ai più deboli. E’ un impegno quotidiano e una passione sincera quella che anima questa piccola fondazione, senza dipendenti e senza spese, voluta dalla famiglia Tesi per aiutare le persone più bisognose e in situazione di disagio. In questi sei anni la Fondazione Giorgio Tesi Onlus si è fatta conoscere, ha realizzato decine di progetti proposti da istituzioni, associazioni e cittadini, quasi tutti a favore della comunità pistoiese ed è diventata uno dei soggetti di promozione sociale più riconosciuti ed apprezzati del territorio. I motivi di questa crescita del ruolo della Fondazione sono tanti ma il più importante è stato senz’altro il carattere di solidarietà concreta espresso dalle opere e dai progetti realizzati. Dalla donazione di un furgone per la somministrazione di pasti caldi all’associazione Raggi di Speranza in Stazione che si occupa dei senzatetto all’acquisto di arredi per le scuole e gli asili, dalla donazione di piante per parchi o giardini alle borse di studio per studenti, dai contributi alle associazioni che si occupano dei più deboli alla pubblicazione di volumi per la promozione della cultura. In generale, in un periodo caratterizzato della crisi economica e dall’allentamento delle reti di coesione sociale, la Fondazione ha cercato di rispondere, con i mezzi a disposizione, all’aumento delle situazioni di disagio e di solitudine.


La Fondazione è stata istituita nel 2010 in occasione del decimo anniversario della morte del fondatore dell’azienda, Giorgio Tesi, avvenuta il 26 Gennaio 2000 e vuole ricordare anche il figlio Franco ed il fratello Tullio prematuramente scomparsi. Lo scorso 26 maggio, nel 90esimo anniversario della nascita di Giorgio Tesi, è stata organizzata una serata di presentazione del volume di raccolta di tutti i progetti e le iniziative svolte dalla Fondazione nell’’ultimo triennio. In una sala conferenze particolarmente gremita erano presenti i massimi rappresentanti delle istituzioni locali e dell’azienda vivaistica pistoiese. Hanno partecipato, come relatori, il presidente della Fondazione, Fabrizio Tesi, il direttore del Comitato Direttivo, Carlo Vezzosi, il Vescovo di Pistoia, Mons. Fausto Tardelli, e l’Assessore Comunale alle Politiche Sociali, Tina Nuti ed il direttore generale della Giorgio Tesi Group, Marco Cappellini. Accanto a loro, hanno poi preso la parola anche altre autorità istituzionali e politiche presenti quali il Prefetto Angelo Ciuni, l’onorevole Caterina Bini, i consiglieri regionali Massimo Baldi e Marco Niccolai, oltre al presidente della Camera di Commercio di Pistoia e Prato, Stefano Morandi, e l’assessore al turismo del Comune di Montecatini Terme, Alessandra De Paola.

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The non-profit Fondazione Giorgio Tesi

Commitment and genuine passion Founded in 2010 by the Tesi family, it has accomplished dozens of projects

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ove your neighbor as yourself. For six years, the non-profit Fondazione Giorgio Tesi has worked to help the weakest with this message in mind. This daily commitment and a sincere passion has inspired this small foundation, without any employees or expenses, which was set up by the Tesi family to help people in difficult situations and who are most in need. Over these last six years, the non-profit Fondazione Giorgio Tesi has become well-known, carrying out the dozens of projects proposed by institutions, associations, and individuals, almost all in support of the Pistoia community. It has become one of the

district’s most recognized and respected players for social advancement. There are many reasons for the growth in the foundation’s role but the most important has undoubtedly been the pragmatic solidarity expressed by its actions and completed projects, which includes donating a van to the association Raggi di Speranza in Stazione that supplies hot meals to the homeless, purchasing furniture for schools and kindergartens, donating plants for parks or gardens, student scholarships, contributing to associations that deal with the weakest, and publishing books that promote culture. During this period of economic crisis and with cutbacks in social cohesion networks, the foundation has generally sought to respond to this increase in hardship and loneliness by using the means at its disposal. The foundation was established in 2010 to mark the tenth anniversary of the death on 26 January 2000 of the company’s founder Giorgio Tesi, as well as to remember his son Franco and brother Tullio who passed away too soon. On 26 May, the 90th anniversary of Giorgio Tesi’s birth, an evening was organized to present a book collecting all the projects and initiatives carried out by the foundation in the last three years. Top representatives from local institutions and the Pistoia-based nursery company filled a particularly jam-packed conference room. Speakers at the event included the foundation’s president, Fabrizio Tesi; executive committee director, Carlo Vezzosi; the bishop of Pistoia, Mons. Fausto Tardelli; the city councilor for social policy, Tina Nuti; and the Giorgio Tesi Group’s general manager, Marco Cappellini. Next to them, there were other institutional and political dignitaries who also took the floor: Prefect Angelo Ciuni, the Honorable Caterina Bini, regional councilors Massimo Baldi and Marco Niccolai in addition to Stefano Morandi, chairman of the Chamber of Commerce of Pistoia and Prato, and Alessandra De Paola, city councilor for tourism of the Municipality of Montecatini Terme.

In alto e di fianco: alcune iniziative ed eventi della Fondazione negli ultimi tre anni. Top and side: some of the foundation’s initiatives and events over the past three years. 61


Lucchio

Il borgo sospeso Suggestivo frammento di medioevo che da secoli sorveglia la Val di Lima, sulla strada tra Pistoia e Lucca

TESTO Cristina Ciappei Eleonora Meneghello Fai Giovani Pistoia FOTO Nicolò Begliomini

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tra roccia e cielo

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ppigliato ad uno sperone roccioso, circondato da boschi e castagneti, con la sue case di pietra addossate le une alle altre e la rocca sovrastante, il paese di Lucchio domina la Val di Lima, offrendo al visitatore uno scorcio suggestivo. Le prime testimonianze sull’insediamento sono riconducibili alla presenza della Chiesa di San Pietro, attestata in carte ecclesiastiche tra la fine del 1100 e gli inizi del 1200. Il castello, invece, viene menzionato per la prima volta solo nel 1327, anche se la prima fortificazione è sicuramente anteriore: l’origine del nome Lucchio, riconducibile al termine latino “lucus” (bosco), può suggerire una presenza romana di cui non sono rimaste testimonianze, per cui risulta più verosimile sostenere che una prima fortificazione risalga al periodo degli scontri longobardo-bizantini per il controllo dell’Appennino. La rocca assunse un ruolo importante a partire dalla sua conquista da parte di Lucca, nei primissimi anni del 1300. Per la sua posizione strategica Lucchio diventò uno dei più importanti baluardi difensivi dei confini lucchesi, perché permetteva di controllare, dall’altopiano delle Pizzorne, la strada che attraverso il passo dell’Oppio da Pistoia conduceva in Val di Lima e da qui, lungo la valle del Serchio, consentiva di raggiungere Lucca da un percorso alternativo alla Valdinievole. Uno degli eventi più significativi della sua storia è legato probabilmente alla figura del condottiero Castruccio Castracani, che quando divenne signore di Lucca utilizzò la rocca come avamposto per muovere guerra a Pistoia per il dominio dell’Appennino. Dopo la morte di Castruccio la rocca fu contesa tra Pistoia, Firenze e Lucca, fino a quando nel 1433 venne stipulato un trattato di pace che la riportò definitivamente sotto il dominio lucchese. Lucchio mantenne anche nel XV e XVI secolo un importante ruolo di sorveglianza dei confini lucchesi, ospitando fino alla metà del XVII secolo un presidio militare. Successivamente la rocca perse il suo ruolo strategico-militare tanto che nel 1826 venne venduta alla famiglia Pacini, che converti l’edificio in abitazione e i terreni

Pagine di apertura: il paese visto dalla fontana vecchia; pagina a fianco: le montagne dell’Appennino con una visuale unica; in alto: le rovine della rocca; di fianco: alcune delle tipiche vie del borgo. Opening pages: the town seen from the old fountain; opposite page: the Apennine mountains with a unique view; top: the ruins of the fortress; to the side: some of the village’s typical streets.

in orti. Oggi, tra le rovine della rocca raggiungibili attraverso un sentiero, si può ancora distinguere la cinta muraria che segue l’andamento irregolare del baluardo roccioso, mentre della sede della guarnigione rimangono solo i resti delle fondamenta e alcune murature, e la fortificazione si presenta come una sorta di grande terrazza da cui si gode uno spettacolare panorama. Ai piedi della rocca si trova il borgo medievale che si costituì probabilmente intorno al Mille a seguito delle truppe di soldati posti a difesa del castello, o di un gruppo di coloni portati in questi luoghi impervi per la costruzione della fortificazione. L’accesso alla parte bassa e più antica del paese avviene attraverso una porta posta in un torrione massiccio, nel quale si apre una finestra con vista su tutta la vallata. Entrando nel borgo ci troviamo nei pressi

della Chiesa di S. Pietro, con impianto a due navate, di cui quella minore è dovuta ad un ampliamento degli inizi del XX secolo. All’interno le volte azzurre definite da cornici dipinte a finto marmo sono frutto di interventi successivi volti a restituire un aspetto medievale; sono ancora presenti un pregevole altare e un fonte battesimale settecenteschi in pietra serena. Per motivi di sicurezza, dopo il furto di due dipinti del ‘500 avvenuto nel 2006, non viene esposta nella chiesa l’opera più importante di Lucchio: un crocefisso processionale in argento del XIV secolo attribuito a Andrea di Jacopo d’Ognabene, che figura tra gli autori del paliotto di Sant’Jacopo presente nel Duomo di Pistoia.

La ripidità delle strade anche nei modi di dire Camminando per le vie del borgo si possono notare i tipici edifici residenziali, realizzati in pietra locale e con notevole sviluppo verticale per sfruttare al massimo il pendio e lo spazio disponibile all’interno del paese. La ripidità delle vie che distribuiscono l’abitato viene ben descritta da alcuni modi di dire tipici di questa zona: “le galline di Lucchio hanno un paniere legato sotto la coda per impedire che le uova rotolino via” o “a Lucchio legano i figliuoli all’uscio”. Il sobborgo dell’Aie rappresenta la parte del paese costruita dopo il XVII secolo e ospita l’omonima chiesa, in passato primo oratorio del paese, che oggi viene utilizzata dalla comunità per le funzioni religiose. Immutata e pittoresca è la fontana vecchia, in uso fino agli anni ’30, composta da una fonte e una grande vasca di cui si hanno le prime notizie nel 1605, quando venne fatto divieto di “lavare i panni, arrotare gli strumenti e di oziare o fare guasti”. Il paese, dopo lunghi anni di abbandono sta cercando di rivivere e di tramandare uno spaccato di storia quasi intatto, immerso in un paesaggio naturale di rara bellezza. 65


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Lucchio

Village in the air A fascinating slice of the Middle Ages that, for centuries, has kept watching over the Lima Valley, on the road between Pistoia and Lucca

C Da quattro generazioni per la Qualità Four generations of quality products

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aught on a rocky outcrop, surrounded by woods and chestnut groves, with its stone houses huddled against each other and the fortress above, the village of Lucchio dominates the Lima Valley, offering visitors a fascinating glimpse. The first information on the settlement is attributable to the presence of the church of San Pietro, confirmed in ecclesiastical papers between late 1100s and early 1200s. The castle, however, is mentioned for the first time only in 1327, although the first fortification is definitely earlier. The origin of the name Lucchio, traceable to the Latin term “lucus” (forest), may suggest a Roman presence of which no other evidence has remained. Thus, it is more plausible to argue that an early fortification dates back to the period of the Lombard-Byzantine clashes for control of the Apennines. The fortress played an important role beginning with its conquest by Lucca, in the early 1300s. Because of its strategic position, Lucchio became one of the most important defensive strongholds along the Lucchese borders because, from the Pizzorne plateau, it controlled the road leading from Pistoia through the Oppio Pass to the Lima Valley and from there, along the Serchio Valley, where it reached Lucca from an route other than the Valdinievole one. One of the most significant events in its history is probably linked to Castruccio Castracani, the condottiere who, when he became lord of Lucca, used the fortress as an outpost to wage war for dominance in the Pistoia Apennines. After Castruccio’s death, Pistoia, Florence and Lucca fought over the castle, until a peace treaty was signed in 1433 that brought it definitively under the dominion of Lucca. In the 15th and 16th centuries, Lucchio also kept an important part along the Lucche-


se border under surveillance, housing a military garrison until the mid-17th century. Subsequently losing its strategic-military role, the fortress was sold in 1826 to the Pacini family, which converted the building into a house and the lands into gardens. Today, among the ruins of the fort, which can be reached by a path, the walls that follow the irregular pattern of the rocky stronghold can still be made out, while only the the foundations and some walls of the garrison headquarters remain and the fort looks like a sort of large terrace offering a spectacular view. At the foot of the fortress lies the medieval village that probably was established around the year 1000 after the arrival of troops of soldiers posted to defend the castle, or a group of farmers brought to these inaccessible areas to build the fort. Access to the lower and oldest part of the village is through a door in a massive tower, with a window looking across the valley. Entering the village, we find ourselves near the Church of S. Pietro, with a two-aisle plan. The smaller one is due to an early 20th-century enlargement. In-

side, the blue vaults are defined by painted faux marble frames, the result of subsequent actions to return a medieval look. There is still an invaluable 18th-century altar and a baptismal font in pietra serena. For safety reasons, after the theft of two 16th-century paintings in 2006, the most important work of Lucchio is no longer exhibited in the church. It is a 14th-century silver processional crucifix, attributed to Andrea di Jacopo d’Ognabene, among the artists of the frontal of St. James located in Pistoia’s cathedral. Walking through the streets of the village, the typical residential buildings in local stone with a marked vertical development to maximize the slope and the space available within the village can be seen. The steepness of the streets throughout the town is well described through some idioms typical of this area. “Lucchio’s hens have a basket tied under their tails to prevent the eggs from rolling away” or “ Lucchio’s children are tied to the door”. Aie makes up the part of the village built after the 17th century and is home to the church of the same name. In the past, it was

first the village’s oratory and today is used by the community for religious services. Used until the 1930s, the picturesque old fountain remains unchanged, made up of a spring and a large tank whose earliest information dates to 1605, when it was forbidden to “wash clothes, sharpen tools, laze or cause damage”. After long years of neglect, the village is trying to return to life and pass on an almost intact slice of history, surrounded by a beautiful natural setting.

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Pagina precedente: Lucchio domina la Val di Lima; a sinistra: le imponenti mura; in alto: la visione delle montagne circostanti; in basso: il borgo incastonato nella roccia e le abitazioni del paese. Previous page: Lucchio dominates the Lima Valley; left: the imposing walls; top: the view of the surrounding mountains; bottom: the village nestled in the rocks and houses in the village. 69


Giuseppe Gavazzi

Quella semplice complessitĂ Visita allo studio e al parco-esposizione dello scultore, a Pieve a Celle

TESTO Leonardo Begliomini FOTO Nicolò Begliomini

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Fiesole e la Certosa del Galluzzo. Ci sono poi sculture in resina di bambini arrampicati su un albero che si staglia contro il cielo: sono personaggi che con occhi inespressivi si rivolgono allo spettatore, oppure guardano nel vuoto, e il gioco infantile, che misteriosamente irrompe nella scena, ricorda gli enigmi di Henri Rousseau.

L’artista è anche un importante restauratore di opere dal ‘200 al ‘400

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rrivati a Pieve a Celle ed entrati nella sua cascina studio, lo scultore Giuseppe Gavazzi ci accoglie con calorosità e con fare alla mano, dandoci l’impressione di una persona gentile e solare tanto che ci sentiamo subito a nostro agio. Ci invita all’interno dello studio e da subito siamo attratti da uno scaffale pieno di ben ordinati vasi contenenti pigmenti di infinite gradazioni: “Questi li preparo io,” ci dice, “utilizzando pietre e terre naturali” e ci fa vedere con non malcelato orgoglio un pezzo di minerale con cui ottiene, seguendo un antico ricettario bolognese, il blu di lapislazzuli. Poi per confermare quanto ci ha illustrato ci parla delle prove di colore ad affresco che si trovano su una parte della facciata dello studio che gli servono per valutare brillantezza e durata nel tempo. Questa premessa è necessaria perchè Gavazzi è uno dei restauratori più quotati e richiesti di pitture italiane che vanno dal ‘200 al ‘400, e ciò giustifica la sapienza operativa che si scopre nella realizzazione delle sue opere. La visita prosegue quindi nel “fienile”, dove lo scultore ci fa scoprire il suo mondo espressivo: qui ci sono infinità di statue coperte da teli per proteggerle dalla polvere e anche perché, ci tiene a dire, “non mi vengano a noia”. E via via che le scopre è una sorpresa continua

ed entusiasmante, appaiono opere in legno, ceramica, stucco forte che rappresentano una galleria di temi cari all’artista: maternità, cavalli, bambini, dove appare con forza il suo mondo poetico e che ci sorprende per la sua aderenza al vero e una gioviale ed ironica visione della vita, “attraverso una tematica semplice, ma non semplicistica, mettendo in rilievo quei valori, che pur manifestati artisticamente, hanno tutto il sapore di un contenuto concretamente umano”. (L.B. Bartolini) Passiamo quindi a visitare il prato prospiciente lo studio dove si trova una mostra di grandi statue in legno che è stata allestita per mettere le opere a disposizione di tutti coloro che vogliano osservarle, ed è sempre aperta. Sono opere di grande dimensione destinate agli spazi aperti, i soggetti sono: donne, uomini e bambini che, come giustamente scrive M.C. Masdea, sono “poste in armonioso dialogo le une alle altre e tutte insieme con la natura che le circonda”. Sono sculture realizzate negli ultimi dieci anni scolpendo grandi tronchi di alberi, da cui sono nate opere di grande forza espressiva come la Grande Madre, la Lupa, Madre con bambino, Le amiche, Il cavallo con fanciulla, Il colpo di vento, L’incontro. Alcune di queste sculture sono già state esposte in sedi prestigiose come il giardino Bardini di Firenze, l’area archeologica di

La scultura di Gavazzi è un rimando continuo alla tradizione della plastica dipinta del Tre Quattrocento toscano (Desiderio da Settignano, Agostino di Duccio, Rossellino) guardandosi bene dal raffigurare direttamente la realtà moderna, ma attuali sono le emozioni trasmesse dalle sue opere con una narrazione di gusto popolare che rende, con vivezza e attualità, atmosfere di sogno, che lo legano con intendimenti e contenuti diversi e personali a figure importanti del panorama scultoreo e pittorico del Novecento come Balthus e Folon. Le sue opere ci stupiscono e affascinano per la ricerca di carattere primitivistico e arcaicizzante affiancata a raffinate texture pittoriche che ci impediscono di considerarlo un naif. Altra caratteristica che emerge dalla sua opera, come scrive M. Seidel “è la tradizione contadina della sua terra d’origine che qui parla attraverso l’artista. L’entroterra sociale di Gavazzi – il mondo di poveri contadini e carbonai che popolavano le propaggini dell’Appennino pistoiese – è un elemento fondamentale per la comprensione della sua arte. Le eminenti doti intellettuali del giovane Gavazzi furono plasmate e orientate non tanto dalla scuola, frequentata per breve tempo, quanto dal contatto e la convivenza con i contadini e soprattutto con i carbonai”. Da questo mondo ha anche acquisito la grande capacità lavorativa e la forza per superare la fatica. Non ultima come ragione della sua arte è la conoscenza (come tutti i più importanti scultori della città: Marini, Fabbri, Vivarelli) delle grandi opere che si trovano a Pistoia, come il pergamo di Giovanni Pisano e il fregio robbiano dell’ospedale del Ceppo. Giuseppe Gavazzi è nato, da genitori pistoiesi, a Marcoussis (Francia) nel 1936. Si diploma presso la Scuola d’Arte di Pistoia, quindi inizia l’attività di restauratore presso la bottega fiorentina di Leonello Tintori, che lo ha portato a essere uno dei più apprezzati professionisti del settore.

Pagine di apertura: Giuseppe Gavazzi all’interno del fienile dove custodisce le sue statue coperte da teli; in alto: l’artista nel suo studio davanti alla parete con i pigmenti da lui realizzati; a sinistra: particolare di una delle sculture all’interno del parco; pagina a fianco: Gavazzi di fronte alla facciata della casa-studio. Opening pages: Giuseppe Gavazzi inside the hayloft where he keeps his statues covered with dust sheets; above: the artist in his studio in front of the wall with pigments he has made; left: detail of one of the sculptures in the park; opposite page: Gavazzi before one facade of his house-studio. 72


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Giuseppe Gavazzi

That simple complexity A visit to the sculptor’s studio and exhibition-park in Pieve a Celle

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Dal 1990 a Pistoia

eaching Pieve a Celle and entering his farmhouse studio, the sculptor Giuseppe Gavazzi cordially welcomes us, giving us the impression of a nice, outgoing person who immediately makes us feel at ease. He invites us into the studio and at once we are drawn to a shelf full of well-ordered pots containing endless gradations of pigments. “I make them myself,” he says, “using natural earths and stones”. With not undisguised pride, he shows us a piece of the mineral with which he had made a lapis lazuli blue, following an ancient Bolognese recipe. Then, to confirm what he had shown us, he speaks to us of the fresco color tests found on a part of the studio’s facade that help him to assess brilliance and durability. This introduction is necessary because Gavazzi is one of the most respected and sought-after restorers of Italian paintings from the 1200s to the 1400s, which explains the practical knowledge that is discovered in creating his works. The tour then continues in the “hayloft” where the artist lets us discover his descriptive world and where there are countless statues covered with sheets to protect them from dust and also because, he makes sure to tell us, “I’m not bored”. It is a continuous, exciting surprise as he slowly uncovers these works in wood, ceramic, and stucco forte representing a gallery of themes important to the artist: maternity, horses, and children, from which his poetic world vividly emerges, surprising us with his faithfulness to reality and a goodhumored, ironic view of life, “via simple, but not simplified themes, highlighting those values that, although manifested artistically, have all the flavor of a concretely human content” (L.B. Bartolini) We now visit the lawn facing the studio where an exhibition of large wooden statues has been set up to so the works can be seen by anyone who wishes to view them, and which is always open. They are large-sized works intended for open spaces. The themes are those that are most important to the artist: women, men, children who, as M.C. Masdea written, are “placed in harmonious dialogue with each other and all together with the nature surrounding them.” Carved from large tree trunks, these sculptures have been created over the past decade, resulting in such works of great expressive power as the Great Mother, the SheWolf, and Mother and Child, Friends, Horse with the Girl, A Gust of Wind, and The Meeting. Some of these sculptures have been previously exhibited in prestigious venues like the Bardini garden in Florence, the archaeological area in Fiesole, and the Certosa del Galluzzo. Then, there are the resin sculptures of children climbing a tree that is silhouetted against the sky. With blank eyes,

these characters turn towards the audience or look into the void, and the children’s game, which mysteriously bursts into the scene, is reminiscent of Henri Rousseau’s enigmas. Gavazzi’s sculptures continually refer to the 14th- and 15th-century painted plastic tradition of Tuscany (Desiderio da Settignano, Agostino di Duccio, and Rossellini), carefully avoiding a direct depiction of modern reality. Nevertheless, the emotions conveyed by his works are modern with a narrative of popular taste that vividly and innovatively renders fantastic atmospheres that, with diverse, personal intentions and content, bind him to such important figures of the 20th-century sculptural and pictorial panorama as Balthus and Folon. His works fascinate and surprise us in the search for a primitivist, archaizing character side by side with sophisticated pictorial textures that keep us from considering him a naïf. Another feature that emerges from his work, as M. Seidel writes, “is the rural tradition of his place of origin that speaks here through the artist. Gavazzi‘s social hinterland - a world of poor farmers and coal miners who populated the offshoots of Pistoia’s Apennines - is a key element in understanding his art. The young Gavazzi’s outstanding intellectual gifts were shaped and oriented not so much by the school he attended for a short time, as by his contact and coexistence with peasants and especially the charcoal-makers”. From this world, he also acquired a great capacity for work and the strength to overcome fatigue. No less a reason for his art is his acquaintance (like all of the city’s most important sculptors: Marini, Fabbri, and Vivarelli) with the great works found in Pistoia, including Giovanni Pisano’s pulpit and the Della Robbia frieze at the Ospedale del Ceppo. Although his parents were from Pistoia, Giuseppe Gavazzi was born in Marcoussis, France, in 1936. After graduating from Pistoia’s Art School, he then began working as a restorer at Leonello Tintori’s Florentine workshop, which led to his becoming one of the most respected professionals in the field.

Pagina precedente: l’artista di fronte al suo ultimo lavoro; pagina a fianco e in alto: Gavazzi dentro il parco della casa-studio di Pieve a Celle. Previous page: the artist with his latest work; opposite page and above: Gavazzi in the park of his house-studio in Pieve a Celle.


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Alta Val di Lima

Incisioni rupestri Un itinerario di 10 chilometri, tra Cutigliano e la Cresta dell’Omo TESTO Alessandro Bernardini Pietro Giannini Giancarlo Sani FOTO Lorenzo Gori

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a Cresta dell’Omo è una delle dorsali che si staccano dal crinale principale dell’Appennino Tosco Emiliano, si snoda dal passo della Croce Arcana nel versante tirrenico e sul lato esposto a mezzogiorno si adagia alle sue pendici per far posto all’abitato di Cutigliano, mentre sull’altro diventa una successione di scoscesi pendii delineati dal torrente Volata, un affluente di sinistra della Lima le cui acque confluiscono nel fiume Serchio poco a monte del Ponte del Diavolo e raggiungono il Mare Tirreno dopo aver lambito Lucca e Pisa. Da alcuni anni questa zona è oggetto di interesse e di studio perché vi si sono trovate numerose incisioni rupestri. La Val di Lima e il territorio di Cutigliano si stanno rivelando un vero e proprio scrigno a riguardo. Notevoli scoperte sono state fatte anche nella zona di Piteglio fra le quali ricordiamo il Masso della Pescaia e il Monte di Limano con la parete incisa denominata il Balzo alle Cialde. Per incisioni rupestri s’intendono segni schematici, figurativi e simbolici lasciati dagli antenati sulle

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rocce fin dalla preistoria. Ne sono state individuate lungo antichi sentieri, in ripari, nascoste nelle pieghe delle valli, sui valichi e perfino sulle cime dei monti e in luoghi esposti e panoramici.

Nel 2009 il primo ritrovamento grazie ad un anziano pastore Vedere le incisioni rupestri, anche se già note, non è facile e in attesa di un adeguato progetto di valorizzazione e tutela può capitare che presto la natura torni a custodirle con il proprio manto vegetale. Chi volesse provare l’emozione della riscoperta di questi segni dell’uomo, non ha che da percorrere l’itinerario che parte dal Palazzo dei Capitani della Montagna

di Cutigliano e con un anello di circa 10 chilometri, e un dislivello di 500 metri, su antica viabilità di valico appenninico e di collegamento fra gli abitati storici di Cutigliano e Lizzano, collega i principali siti di incisioni presenti nella Cresta dell’Omo per ritornare al punto di partenza dopo 4 o 5 ore di cammino. Dapprima si scende verso il torrente Lima passando davanti alla Chiesa di San Bartolomeo e al Podere La Buca, giunti ai resti dell’Oratorio della Vergine di Pontelungo, che si specchiano nelle acque della Lima, ci si dirige verso il molino di Podilago, alla confluenza con il torrente Volata, per risalire con alcuni tornanti su un sentiero a tratti selciato, verso il viale e il punto panoramico del Poggio di San Vito. Da qui percorrendo il crinale si raggiunge il monte Cuccola, dove troneggiava una medievale torre di avvistamento, per riscendere a Cutigliano percorrendo un tratto del sentiero CAI n. 6, recentemente ripristinato, che passa dal Podere del Pianone, da’ Pra di Chiavello e giunge alla loggia e al Palazzo dei Capitani, punto di partenza, dove si potrà rifocillarsi con l’acqua freschissima che sgorga dalla fontana fiancheggiata dalla colonna con il Marzocco fiorentino.


Il monte Cuccola (1040 metri sul livello del mare) è il punto più alto dell’itinerario. È da qui che hanno preso avvio le scoperte. Nel settembre del 2009 grazie alle indicazioni di un anziano pastore di Cutigliano, Enzo Tonarelli (nato nel 1920 e recentemente scomparso), fu individuata una roccia disseminata di scritte, molte delle quali da lui realizzate negli anni ‘30. Ripulendo la roccia su un’area marginale, non interessata dalle incisioni moderne o forse rispettata da queste, sono emersi segni diversi, chiaramente più datati, alcuni cruciformi ed altri identificabili come antiche simbologie di tipo sessuale legate alla fertilità e di carattere apotropaico, realizzate per scacciare il maligno. Denominato Masso della Cuccola è diviso in quattro settori dei quali i due più piccoli sulla sinistra, gelosamente custoditi dai pungenti aculei di una pianta di ginepro, sono risultati i più interessanti dopo la fase di rilievo e delle foto notturne a luce radente. Le incisioni più rappresentative sono segni a “phi” e figure antropomorfe di tipologia arcaica. La ricerca si è intensificata permettendo ulteriori ritrovamenti. In particolare nel 2012 la “giovane esploratrice” Gemma, con lo sguardo acuto dei bambini, si accorge di un segno su un grande masso inclinato ricoperto dal muschio che una volta ripulito mette in mostra una fitta trama di

incisioni, coppelle, segni lineari molto profondi, piccoli fori a formare allineamenti e recinti. Da allora conosciuto come Masso di Gemma, contiene incisioni fra le più interessanti, forse antiche e enigmatiche di tutta la zona. Si tratta di un affioramento roccioso di notevoli dimensioni: circa 3,50 x 2,90 metri. La prima sensazione avuta è stata quella di essere davanti a una rappresentazione del territorio, una specie di mappa realistica o di fantasia. Le mappe topografiche graffite su massi sono un soggetto che ha visto la sua diffusione fin dall’età del bronzo. Testimonianze di tali manufatti sono presenti sul Monte Bego (Alpi Marittime) e in Valcamonica dove si trova la famosa mappa di Bedolina attribuita all’inizio dell’Età del Ferro. La maggiore concentrazioni di incisioni si trova in questa area, nel tratto di sentiero che risale dal molino di Podilago verso il viale di San Vito, non lontano si segnala la Roccia della Torre, una liscia e inclinata superficie di arenaria dove sono state rilevate alcune piccole croci e l’immagine di una Torre. Un graffito filiforme che rappresenta un unicum in questa regione e che trova pochi

riscontri in Italia, se non nella zona di Campanine in Valcamonica. Più in basso sulla stessa roccia è stata rinvenuta l’impronta di una mano sinistra a grandezza naturale completa di avambraccio e realizzata con una tecnica particolare (incisione di contorno e lisciatura interna). Lasciare l’impronta della propria mano è un gesto antichissimo. Testimonianze di tale segno sono note in ogni continente e di ogni epoca, sia incise sulle rocce alla luce del sole che nel buio delle grotte. Pagine di apertura: Il Masso della Cuccola con incisione illuminata da luce radente; pagina precedente: in alto panoramica di Cutigliano, in basso Masso di S.Antonio e delle Croci; sopra: un gioco rupestre; a lato: Palazzo dei Capitani a Cutigliano. Opening pages: The Masso della Cuccola with carvings illuminated from the side; previous page: top, panoramic view of Cutigliano, below Masso di S.Antonio and Masso delle Croci; above: a rupestrian game; opposite: Palazzo dei Capitani in Cutigliano.

Info Per chi fosse interessato ad approfondire questi temi si segnala la pubblicazione La Cresta dell’Omo – storia, archeologia, antica viabilità, incisioni rupestri nell’Appennino Toscano in alta Val di Lima, realizzata dagli autori dell’articolo con contributi di Andrea Reggiannini, Massimo Turchi e Simone Breschi, edita nel giugno 2014 dal Gruppi di Studi Alta Val di Lima, Centro arte rupestre Toscana e Gruppo di ricerca “Terre Alte” del C.A.I. Nella pubblicazione si tenta una prima interpretazione iconografica e cronologica delle incisioni rupestri rinvenute e si offrono al lettore ricostruzioni di archeologia sperimentale delle principali tecniche incisorie, utili a comprendere questa arcaica, affascinante e significativa forma espressiva dell’uomo.

For those interested in deepening these themes included the publication La Cresta Omo - history, archeology, ancient roads, petroglyphs of the Tuscan Apennines in Val di Lima, made by the authors of the article with contributions from Andrea Reggiannini, Massimo Turks and Simone Breschi, published in June 2014 by the High Studies Groups Val di Lima, rock art center Tuscany and “Terre Alte research Group” of the CAI The notice tries a first iconographic and chronological interpretation of the petroglyphs found and offers to experimental archeology player reconstructions of the main engraving techniques, useful to understand this archaic, fascinating and significant form expression of man.

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Upper Lima Valley

Stone carvings A 10-kilometer itinerary from Cutigliano to Cresta dell’Omo

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he Cresta dell’Omo is one of the backbones that are detached from the main ridge of the Tosco Emiliano, winds from the step of the Arcane Cross in the Tyrrhenian side and on the side facing south lies on its slopes to make way for the town of Cutigliano, while the other becomes a succession of steep slopes outlined by Flying stream, a left tributary of Lima, whose waters flow into the river Serchio just upstream of Devil’s Bridge and reach the Tyrrhenian Sea after skirting Lucca and Pisa. For several years this area is the subject of interest and study because I have found many petroglyphs. The Val di Lima and the territory of Cutigliano are proving to be a real treasure in this regard. Notable discoveries have also been made in the area of Piteglio among which we remember the Masso della Pescaia and the Monte di Limano with the wall engraved called Dodge to Waffles. For petroglyphs means schematic signs, figurative and symbolic left by ancestors on the rocks since prehistoric times. It has been identified along ancient trails, shelters, hidden in the folds of the valleys, on the passes and even on the tops of the mountains and in exposed places and scenic. See the rock carvings, although already known, it is not easy and waiting for a suitable project of enhancement and protection can happen that soon the nature returns to guard them with your plant cover. Anyone wishing to experience the thrill of rediscovery of these signs of man, has only to take the route that starts from the Palace of the Captains of the Mountain Cutigliano and with a ring of about 10 km and a vertical drop of 500 meters, on ancient roads of the Apennine mountain pass and the connection between the historic towns of Cutigliano and Lizzano, connects the main sites of incisions present in Cresta Omo to return to the starting point after 4 or 5 hours of walking. At first you go down to the river Lima passing by the Church of St. Bartholomew and the Podere La Buca, come to the remains of the Oratory of the Virgin of Pontelungo, which are reflected in the waters of Lima, we head towards the mill of Podilago, at the confluence Flying with the stream, to climb with some hairpins on a path sometimes the pavement, facing the avenue and the viewpoint of the Poggio di San Vito. From here along the ridge you reach the mountain Cuccola, where he towered a medieval watchtower, to fall back to Cutigliano along a stretch of the path CAI n. 6, recently restored, passing by the farm Pianone, from ‘Pra di Chiavello and comes to the loggia and the Palace of the Captains, the starting point, where you can refresh themselves with the fresh water that flows from the fountain flanked by the column with the Marzocco Florentine. Mount Cuccola (1,040 meters above sea level) is

the highest point. This is where we have commenced the discoveries. In September 2009, thanks to the instructions of a senior pastor of Cutigliano, Enzo Tonarelli (born in 1920 and recently deceased), was discovered a rock strewn written, many of which he made in the ‘30s. Cleaning up the rock on a marginal area, unaffected by modern engravings or perhaps respected from these, there were several signs, clearly older, cruciform and some other identifiable as traditional symbols of a sexual nature related to fertility and apotropaic character, designed to chase away the evil one. Called the Boulder Cuccola it is divided into four sectors of which the two smaller on the left, jealously guarded by the sharp spines of a juniper tree, were the most interesting after the relief phase and the nocturnal photos grazing light. The most representative recordings are signs to “phi” and anthropomorphic figures of archaic type. Research has intensified allowing further discoveries. In particular, in 2012 the “young explorer” Gemma, with the sharp eyes of the children, she notices a sign on a large boulder tilted covered


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Pagina precedente: persone in cammino lungo il crinale della Cresta dell’Omo; a fianco: il segno a “phi� dal libro “La Cresta dell’Omo�; sotto: il segno a “phi� sul Masso della Cuccola e operazioni di pulitura della pietra per riportare alla luce incisioni.

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Previous Page: people walking along the Cresta dell’Omo ridge; to the side: a phi-shaped sign from the book “La Cresta dell’Omo�; below: the phi-shaped sign on the Masso della Cuccola and cleaning the stones to bring the engravings to light.

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by moss that once cleaned up sports a dense network of engravings, cups, very deep linear signs , small holes to form alignments and fences. Since then known as Boulder Gemma, contains engravings of the most interesting, perhaps ancient and enigmatic of the whole area. It is a rocky outcrop of considerable size: about 3.50 x 2.90 meters. The first sensation had was to be in front of a representation of the territory, a kind of realistic or fantasy map. Topographic maps graffiti on boulders are a subject that has seen its circulation since the Bronze Age. Testimonials of those artifacts are present on Mount Bego (Maritime Alps) and in Valcamonica where the famous map of Bedolina attributed the beginning of the Iron Age. The increased concentrations of engravings are in this area, in the stretch of trail that dates from the mill of Podilago towards the avenue of San Vito, not far we note the Rock of the Tower, a smooth, sloping sandstone surface where some small were detected crosses and the image of a tower. A graffiti threadlike which is unique in this region and that finds few parallels in Italy, if not in Campanine area in Valcamonica. Further down on the same rock he was found the imprint of a left handsize complete with forearm and realized with a special technique (outline engraving and internal smoothing). Leave the imprint of their hand is an ancient gesture. Evidence of that sign are known in every continent and every age, it is engraved on the rocks in the sunlight and in the darkness of the caves.

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Delizia degli occhi, della mente e del palato Una gemma del nostro territorio, grazie ad un accurato lavoro di ristrutturazione, è tornata a splendere di nuova luce e oggi gli antichi opifici del 1700, noti come Cartiere San Lorenzo e Cerreto, ospitano un meraviglioso complesso turistico residenziale alle pendici del borgo di San Lorenzo. Un tempo, a dare notorietà a quella che era solo una “sorgente”, era una caratteristica chiesetta del 1500 che ancora oggi si può visitare all’interno del complesso di San Lorenzo e Santa Caterina la cui intera area era dedicata alle Cartiere e alla produzione. Un complesso unico nel suo genere, imponente e allo stesso tempo armonioso , che si trova lungo il corso del fiume Pescia, l’elemento chiave di questo luogo perché senza l’acqua non si poteva produrre energia idroelettrica e senza energia non si poteva fare la carta e passare alla fase della cosiddetta “asciugatura ad aria”. Ancora oggi si possono scorgere le medesime caratteristiche di un tempo, tant’è vero che la struttura del villaggio è concepita in chiave museale, conservando per lo più gli antichi macchinari a testimonianza delle lavorazioni passate e delle produzioni cartarie.

La formula offerta ai clienti è coinvolgente per chiunque si senta affascinato dal luogo e dal suo originale uso. Lasciarsi avvolgere dalla storia, in un’inusuale atmosfera che lega antico e moderno: la stessa storia che si respira fin da quando si percorre il ponte per accedere alla struttura, alle suites, in tutto 16, e alle camere, 57 totali. Così come per gli appartamenti, si tratta di location da sogno sul corso del fiume che scorre fragorosamente rinfrescando tutto il villaggio. Al Villaggio Albergo San Lorenzo e Santa Caterina l’eleganza dell’antica si mischia al gusto del moderno e si fonde, poi, con i prodotti tipici del territorio, esclusivamente controllati e locali, da gustare all’enoteca Antico Ristoro della Cartiera per offrire solo il meglio agli ospiti. Il Villaggio San Lorenzo e Santa Caterina non è solo una meta per trascorrere le vacanze o per le cerimonie importanti della nostra vita, ma è soprattutto un luogo che conserva l’identità di un territorio magico che incantò anche Sismondi che ridenominò la Valleriana la “Svizzera Pesciatina”.

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A careful restoration work has brought back this jewel to its splendor and today the old factories of 1700, known as Cartiere San Lorenzo and Cerreto, host a wonderful tourist residential complex just at the foot of the village San Lorenzo. Once there was only a 16th century church, which still today remains within the complex, giving reputation to the “source” dedicated to the Paper Mills. A unique place, impressive and harmonious at the same time, this complex right on the river Pescia, that is the key element for the paper production from the hydroelectric energy and the so-called “air drying” next stage. The same original features are still existing today, to the point where everything is preserved in the hole village as a museum, keeping mostly the ancient machinery as testimony of the papermaking production. A suitable holiday for anyone who is fascinated by this kind of place and by its original use. Being enveloped by history, in an unusual atmosphere that mixes ancient and modern: cross the bridge and history vibes, in the suites, 16 in all, or even in the rooms, 57 in total. Also the apartments enjoy the enchantment of the location on the river that flows loudly and refreshes the whole village. This is the place where the elegance of the past meets the modern taste of the territory itself, with many controlled and local products to taste at the wine shop Antico Ristoro della Cartiera, only the best provided for the guests the wine shop Old Paper Mill, as typical for the tasting of exclusively local production in food, wine and controlled to provide only the best to the guests. The village San Lorenzo and Santa Caterina, is not just a destination to experience for holidaying or for important ceremonies of our lives, it is a place that preserves the identity of the territory known as the Sismondi’s “Svizzera Pesciatina”.

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Street Art Agliana 2016

Moneyless essenza e semplicità della forma L’artista internazionale realizza ad Agliana uno dei murales più grandi al mondo

TESTO Emanuel Carfora FOTO Archivio Cooperativa Keras

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er l’edizione 2016 del progetto Street Art Agliana Teo Moneyless Pirisi ha realizzato due opere murali molto significative, sia per il percorso artistico del writer italiano, sia per l’evoluzione del progetto di riqualificazione urbanistica e promozione culturale promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Agliana. Il primo intervento di Moneyless è stato eseguito sul fianco destro dell’edificio che accoglie il Magazzino Comunale di Agliana in appena cinque giorni. Un’opera monumentale che oggi rappresenta il più grande intervento pubblico di Moneyless, nonché uno dei murales più grandi al mondo: 360 metri quadrati. L’artista è noto nella scena internazionale della Street Art per il suo astrattismo geometrico e la dinamicità delle forme che realizza: “Negli ultimi anni ho intrapreso una ricerca artistica basata sulle forme geometriche – afferma Moneyless – che mi ha portato a sperimentare diversi linguaggi: disegno, pittura, scultura, murales, installazioni”. Il murales del Magazzino Comunale documenta la versatilità di Moneyless e le grandi capacità di esecuzione: “I lavori di Agliana - prosegue Moneyless - risentono molto delle mie ultime scelte stilistiche intorno alla figura del cerchio spezzato, in modo particolare si rifanno alla serie di dipinti Frammentazioni”. Probabilmente per questo motivo la composizione cromatica e l’equilibrio delle forme non sembrano influenzate dalla grande superficie, intesa proprio come una tela da dipingere. L’artista ha prima realizzato il disegno preparatorio con proiezioni notturne, attraverso le quali è stato possibile definire le linee di contorno di ogni singola forma. Moneyless ha completamente ridisegnato l’aspetto dell’edificio e trasformato un quartiere che nella percezione comune si identifica solo come luogo di lavoro, assolutamente distante dall’arte. A prima vista non si distinguono più le caratteristiche originarie della facciata: punti luce, tubi, sensori. Persino il grande portale di ingresso sotto la tettoia è celato dietro i colori bianco e nero. Il murales è già perfettamente integrato nel 90

contesto urbano e quasi sembra la naturale scenografia del parco adiacente al Magazzino, quotidianamente frequentato dai cittadini di Agliana durante il tempo libero.

I due interventi nel magazzino comunale e nel giardino di una scuola Moltissime le persone che hanno assistito alla realizzazione dell’opera, compresi gli alunni della scuola secondaria di primo grado coinvolti in percorsi didattici incentrati sui linguaggi della Street


Teo Moneyless Pirisi Art e sulla differenza fra arte e vandalismo. La seconda opera di Moneyless, infatti, è stata proprio realizzata nel giardino della scuola paritaria Angeli Custodi, situata nel quartiere di San Michele. In questo caso l’artista ha utilizzato come sfondo dell’opera forme geometriche chiuse, disegnate dagli alunni della scuola nel contesto delle attività didattiche. Nei due giorni di lavoro l’artista ha coinvolto insegnanti e bambini nella stesura dei colori di base, realizzando quindi un’opera completamente condivisa. Il murales acquisisce grande dinamismo e tridimensionalità grazie alle linee bianche inserite da Moneyless, un tratto che caratterizza fortemente la sua ricerca artistica. “Per realizzare questi cerchi spezzati utilizzo un compasso da me costruito e che mi accompagna in tutto il mondo. Con me ho sempre una punta – continua Moneyless – trovata in una fabbrica abbandonata in Scozia e poi adeguata alle mie necessità. In Russia ho trova-

to la ‘pennellessa’ dalla forma circolare, perfetta per il tratto che ricerco”. Una pratica artistica che crea inaspettate relazioni fra Agliana, la Russia e la Scozia. Le stesse relazioni che creano le opere di Street Art fra il contesto urbano e i passanti. Pagine di apertura: Teo Moneyless Pirisi realizza una delle opere di “Street Art Agliana 2016”; pagina precedente: in alto l’opera disegnata in via Giorgio La Pira, in basso l’artista con gli strumenti di lavoro; sopra: l’opera murale alla scuola di San Niccolò; sotto: l’attività didattica dei bambini. Opening pages: Teo Moneyless Pirisi creating one of the works for Street Art Agliana 2016; previous page: top, work drawn in via Giorgio La Pira, bottom, the artist with the tools of his trade; above: the mural at San Niccolò school; below: teaching the children.

Teo Pirisi in arte Moneyless vive e lavora a Lucca. Noto a livello internazionale per aver valorizzato l’astrattismo geometrico nel panorama della Street Art, ha lavorato in tutto il mondo. Nelle giornate trascorse ad Agliana ha raccontato in prima persona il suo percorso biografico. “Nel mio percorso artistico ho sempre privilegiato una ricerca che potesse evolversi, dalle installazioni al disegno, dalla pittura su tela ai murales. Ho guardato con attenzione alle esperienze di Bruno Munari”. Molto interessante anche il suo rapporto con il paesaggio naturale e quello artificiale: “Le installazioni che mi hanno fatto conoscere in tutto il mondo avevano la caratteristica di essere totalmente immerse nella natura, mentre i miei murales compaiono nei contesti urbani. Il contatto fra queste mie opere è rappresentato dalla linea geometrica e gli accostamenti cromatici, dalla mia continua ricerca di creare composizioni geometriche”. Teo Pirisi aka Moneyless lives and works in Lucca. Known internationally for having raised the profile of geometric abstraction in the panorama of Street Art, he has worked all over the world. In the days he spent in Agliana, he personally discussed the story of his life. “In my artistic career, I have always favored an exploration that could evolve, from installations to drawing, from paintings on canvas to murals. I paid particular attention to Bruno Munari’s experiences”. His relationship with natural and artificial landscapes is also noteworthy. “The installations that have made me known worldwide were hallmarked by being totally immersed in nature, while my murals appear in urban environments. The connection between these works of mine is represented by the geometric line and color combinations, and by my ongoing experimentation in creating geometric compositions.”

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L’udito

un bene prezioso di cui spesso non teniamo conto

The hearing

a precious necessity we should reckon with

Qualità della Vita - Quality of Life Il nostro udito è un bene preziosissimo. Noi ci affidiamo al nostro udito per un infinità di motivi senza rendersene conto. Perdendolo, viene meno il contatto con le persone vicine, con gli altri e con il mondo che ci circonda. Grazie all’udito percepiamo lo spazio intorno a noi, ci percepiamo autonomi e ci possiamo tenere lontano dai pericoli.

Prenditi cura di te, controlla il tuo udito! Our sense of hearing is a very precious necessity. We entrust ourselves to our hearing for infinitive reasons without even realize. If we loose this sense we also might miss the contact with all the people and the world around us. We perceive the space around thanks to the sense of hearing, we feel confident and we keep ourselves free from dangers.

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Street Art Agliana 2016

Moneyless: essence and simplicity of form An international artist creates one of the largest murals in the world in Agliana

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or the 2016 Street Art Agliana project, Teo Moneyless Pirisi created two very significant mural works, for both the Italian graffitist’s artistic development and the evolution of this project to promote urban and cultural redevelopment sponsored by the City of Agliana’s Office of the Cultural Councilor. Moneyless’s first intervention was executed in just five days on the right side of the building housing Agliana’s municipal warehouse. Covering 360 square meters, this monumental work today represents the largest public work by Moneyless as well as one of the largest murals in the world. The artist is well-known in the international Street Art scene for his geometric abstraction and the dynamism of the forms he creates. “In recent years, I have embarked on an artistic exploration of geometric shapes,” says Moneyless, “which has led me to experiment with such different languages as drawing, painting, sculpture, murals, and installations.” The mural on the municipal warehouse documents Moneyless’s great workmanship and versatility. The artist continues, “The Agliana work had a significant effect on my most recent stylistic choices vis-à-vis the figure of a broken circle, referring specifically to the Fragmentations series of paintings.” It is most like for this reason that the color composition and the balancing of forms do not seem influenced by the large surface area intended specifically as a canvas on which to paint. The artist first carried out the preparatory drawing using nocturnal projections, through which it was possible to define the outlines of each individual form. Moneyless completely redesigned the building’s aspect, transforming a structure completely removed from art commonly identified as a simply a work area. At first glance, the façade’s original features - lights, pipes, sensors - do not stand out. Even the large entrance under the canopy is hidden behind the black and white colors. The mural is already completely integrated into this urban context and seems almost like the natural scenery of the park next to the warehouse, used daily by Agliana’s inhabitants during their free time.


There were many people who assisted in producing the work, including secondary school students involved in courses focusing on the languages of Street Art and the difference between art and vandalism. The second work by Moneyless, in fact, was carried out in the garden of the Angeli Custodi, a private school located in the San Michele district. In this case, the artist used closed geometric shapes as the work’s background, drawn by the school’s pupils as part of their course work. Over two days, the artist involved teachers and children in applying the basic colors, thus creating a fully collective work. The mural develops an impressive dynamism and three-dimensionality with the white lines introduced by Moneyless, a trait that strongly characterizes his artistic exploration. “To create these broken circles, I used a compass I made myself

and that goes everywhere with me. I always have a tip with me that I found in an abandoned factory in Scotland and then adapted for my needs,” continues Moneyless. “In Russia I found a small circular “brush” that’s perfect to create the line I’m looking for.” This artistic practice has created unexpected relationships between Agliana, Russia, and Scotland, the same relationships that the Street Art works create between the urban environment and passersby. Sopra: una fase della realizzazione di notte; accanto: attività di “Street Art” con i bambini; sotto: Moneyless con il sindaco di Agliana ed il gruppo di lavoro. Above: working at night to carry out the work; to the side: Street Art activities with the children; below: Moneyless with the mayor of Agliana and the work group.

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Un pieno di natura Load up on nature “Fotografa Pistoia dal Campanile”

Sguardo privilegiato Successo per il contest in collaborazione fra Discover Pistoia e il gruppo Facebook “Non sei di Pistoia se...”

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istoia può essere vista sotto mille sfaccettature e ognuno di noi anche se la osserva da una prospettiva condivisa con molti altri, può trovare angoli visivi particolari, soffermarsi su aspetti che magari altre persone non prenderebbero nemmeno in considerazione. Se questi angoli, però, decidiamo di fotografarli dall’alto dei 67 metri del Campanile del Duomo ecco che tutto assume una forma decisamente particolare. E’ questo che NATURART, con Discover Pistoia ed il gruppo Facebook “Non sei di Pistoia se…” che vanta quasi 9000 iscritti, ha voluto chiedere ai pistoiesi. In occasione della presentazione del numero 21 di NATURART presso il Palazzo Comunale di Pistoia, sono state organizzate le visite guidate al Campanile: oltre 150 gli iscritti e chi arrivava in cima agli oltre 200 gradini poteva immortalare l’angolo migliore di Pistoia, da quell’altezza, e partecipare al Contest “Fotografa Pistoia dal Campanile”. In tanti hanno aderito, con un numero di “mi piace” sulla pagina Facebook di Discover Pistoia molto importante e, come promesso in quell’occasione, abbiamo deciso di premiare coloro che hanno ottenuto più “like”. Trovate qui gli scatti di Franca Hong che ha dato due scorci diversi di città, uno col tetto del Battistero ed uno gettando lo sguardo verso la cupola della Madonna dell’Umiltà con Giaccherino sullo sfondo. Ma, altrettanto ricche di fascino, sono le foto di Rita Paccosi che ha voluto farci vedere lo skyline del Battistero sormontato da nuvole grigie e di Simone Magli che si è voltato verso Palazzo di Giano e Piazza San Bartolomeo per regalarci l’angolo sicuramente meno fotografato da lassù. Anche questo è un modo per avvicinarsi alla bellezza, toccarla con mano e con un flash.


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Pistoia

The Green Tuscany

“Photograph Pistoia from Its Bell Tower”

A special view Success for the contest shared between Discover Pistoia and the Facebook group “Non sei di Pistoia se...”

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istoia can be seen from a thousand different facets angles. Each one of us, even if all in the same place, can find special visual, artistic, and original points of view that other people perhaps might not even consider. However, if we decided to photograph these scenes from a height of 67 meters at the top of the cathedral’s bell tower, suddenly everything takes on a decidedly distinctive form. This is what NATURART, with Discover Pistoia and the Facebook group “Non sei di Pistoia se…” (“You’re not from Pistoia if ...”) with nearly 9,000 members, wanted to ask Pistoia’s inhabitants. During the presentation of NATURART’s twentyfirst issue at Pistoia’s town hall, guided tours of the bell tower were organized, with more than 150 people signing up. Those who climbed more than 200 steps to reach the top could immortalize the best shot of Pistoia from that height, and participate in the contest “Photograph Pistoia from Its Bell Tower”. Many showed their support with a substantial number of “likes” on the Discover Pistoia Facebook page. As promised at the time, we decided to reward those receiving the most “likes”. Franca Hong’s photographs give two different views of the city, one with the roof of the baptistery and another looking towards the dome of the Madonna of Humility with Giaccherino in the background. However, other photos are equally charming. Rita Paccosi has given us the baptistery topped by gray clouds and Simon Magli, shooting what is undoubtedly the least photographed view from above, turned his camera towards Palazzo di Giano and Piazza San Bartolomeo. This too is a way of approaching beauty, of seeing it for oneself, with a flash.

In alto e a sinistra: i due scatti di Franca Hong che hanno ottenuto più “like”; in alto a destra: la foto di Rita Paccosi; sopra: lo scorcio di Simone Magli. Top and left: the two shots by Franca Hong that got more “likes”; top right: Rita Paccosi’s photo; above: Simone Magli’s view.

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Parco delle Stelle

Il silenzioso TESTO Giovanni Capecchi

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FOTO Nicolò Begliomini Andrea Dami Carlo Degl’Innocenti Gian Luca Gavazzi Alice Sobrero


spirito del luogo Il Parco di Pian dei Termini, tra Gavinana e San Marcello, compie il primo anno di vita 97


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a storia affonda le sue origini nella notte dei tempi, quando si è formata la nostra montagna e, sulla montagna, è nato un luogo che gli uomini hanno battezzato come Pian dei Termini: un luogo che conserva ancora oggi la sua magia, un piano in leggero pendio circondato dai boschi, uno spazio aperto che permette allo sguardo di perdersi, verso l’orizzonte (dominato da una cornice di montagne) e verso il cielo. È proprio il cielo il protagonista di Pian dei Termini, nel Comune di San Marcello, nei pressi di Gavinana: quel cielo che, di notte, sembra popolato da un numero inverosimile di stelle, più numerose – ma anche più luminose e, apparentemente, più vicine – rispetto a quelle che l’inquinamento luminoso e atmosferico delle città ci permette di vedere. In questo luogo magico, è stato realizzato l’Osservatorio Astronomico, che ha iniziato le sue attività nel 1990 e che, con le sue due cupole e i suoi due telescopi, ha fatto conoscere i segreti del cielo a migliaia di persone e ha permesso al Gruppo Astrofili della Montagna Pistoiese di raggiungere alcuni primati tra gli osservatori amatoriali italiani: quello di aver fatto il numero maggiore di scoperte (ad oggi si contano 428 asteroidi), quello di essere stato il primo osservatorio sul territorio nazionale ad aver visto un asteroide di tipo NEA (Near Earth Asteroid: si tratta di oggetti che si avvicinano in maniera “pericolosa” alla terra) e quello di aver individuato il primo asteroide classificato come PHA (Potentially Hazardous Asteroids: vale a dire asteroidi potenzialmente pericolosi). Alcuni anni fa, per venire alla storia recente e all’oggi, è nata l’idea di realizzare, nei prati intorno all’Osservatorio, un parco scientifico-didattico, che si sarebbe dovuto dividere con i telescopi le 24 ore del giorno: per i telescopi la parte notturna, per il parco quella diurna. Finalmente, un anno fa, il progetto – che è stato realizzato e diretto dall’architetto Marco Cei – è divenuto realtà, grazie alla collaborazione tra Comune di San Marcello, Regione Toscana, forestali della Provincia di Pistoia e Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia: e il primo anno di vita del Parco

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delle stelle è stato salutato anche dalla pubblicazione di un numero speciale di NATURART, presentato poche settimane fa. Per realizzare il Parco dedicato al sistema solare, sono stati chiamati due artisti, Silvio Viola e Andrea Dami. Il primo ha realizzato l’opera “Portatrici di stelle”: una ventina di tronchi di albero decorticati, portatrici e non portatori in omaggio alla donna generatrice di vita, linee contorte e slanciate verso l’alto disegnate sull’orizzonte, figure in cammino – in una ideale processione – con il loro “carico” di stelle e di luce. Il secondo ha realizzato “Il giardino del Sole”: al centro del suo progetto c’è, appunto, il Sole, disegnato come lo rappresenta la fantasia di un bambino, colorato di giallo, arancione

e rosso grazie alla ceramica che lo riveste. Ha anche, questo Sole, una funzione pratica: è una base di appoggio, per montare apparecchiature utili ad osservare il cielo o per assolvere la funzione di piccolo palco per appuntamenti musicali e conferenze; ma è soprattutto il centro attorno al quale ruotano gli altri sette pianeti, il padre-fulcro del sistema solare, la cui grandezza è immediatamente visibile. Dami ha infatti collocato vicino al Sole (che ha un diametro di 7 metri) gli altri pianeti, rappresentati in proporzione, realizzati come piccoli gomitoli di metallo appoggiati su una base triangolare che ricorda le punte stilizzate delle montagne. Giove misura così 70 centimetri, mentre un minuscolo puntino raffigura la Terra.


Se il cuore del Parco delle Stelle si trova a Pian dei Termini, il suo inizio è collocato sulla strada che porta da Gavinana all’Osservatorio. Lungo la via, Dami ha collocato 7 cartelli informativi dedicati agli altri pianeti, posizionati in questo ideale cammino attraverso il sistema solare a distanze che, ovviamente in scala, rispettino la loro reale posizione nei confronti del Sole. Il primo cartello incontrato riguarda Nettuno: nella realtà è distante dal Sole 4,5 miliardi di chilometri, nel Parco delle stelle questa distanza si riduce a 2,4 chilometri. Facendo le dovute proporzioni, un passo di chi si metta in cammino per raggiungere il Sole di Pian dei Termini corrisponde all’incirca a un milione di chilometri. Vengono le vertigini

a pensarci: un passo e un milione di chilometri; un altro passo e un altro milione di chilometri. Ci voleva l’intervento della poesia per rendere possibile questo pellegrinaggio celeste restando con i piedi sulla terra.

Anche un numero speciale di NATURART dedicato al Parco Anche ciò che del progetto iniziale non è riuscito a concretizzarsi con esattezza merita di essere ricordato. Nel declivio di Pian dei Termini si era infatti immaginato di “disegnare”, con fiori colorati che crescono sulla montagna, le orbite dei pianeti del sistema solare. I semi sono stati collocati lungo studiati percorsi semicircolari. Ma sono intervenuti il Vento e la Pioggia, i semi sono stati spostati, i fiori sono sbocciati ma senza rispettare con precisione la volontà di chi li ha piantati; e poi il Caldo e il Freddo, il Gelo e il Sole hanno fatto germogliare alcuni di loro e ne hanno lasciati altri sotto il suolo, trasformandoli in terra. La Natura ha fatto sentire la sua voce, dolce ma anche imperiosa, con parole che, tradotte nel nostro linguaggio, dovrebbero più o meno suonare così: “Cari uomini, benvenuti in questo luogo magico. Sono felice che abbiate costruito l’Osservatorio per ammirare la mia bellezza sotto forma di stelle e che abbiate ora realizzato un parco per far conoscere il sistema solare e per far trascorrere in questa prateria sui monti che è come il mio grembo alcune ore rigeneranti ai vostri simili. Ma non dimenticate mai che sono io la Signora del luogo”.

Pagine di apertura: copertina dello speciale “Parco Stelle-Ecomuseo” con le “Portatrici di stelle” di Viola; in alto: panoramica dell’Osservatorio con il “Sole” e i pianeti di Dami; pagina precedente in basso: disegni preparatori del Parco ed il cartello “Venere”; sopra: una visuale del parco. Opening pages: Opening pages of the special “Star Park-Ecomuseum” with Viola’s “Star-Bearers”; top: panoramic view of the observatory with Dami’s “Sun” and the planets; previous page bottom: preparatory drawings of the park and the sign for Venus; above: a view of the park. 99


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Star Park

Suspended between heaven and earth The Pian dei Termini Park, between Gavinana and San Marcello Pistoiese, celebrates its first anniversary

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his story has its origins in the mists of time, when our mountains were formed, and the place that humans christened Pian dei Termini originated in the mountains. It is a place that still retains its magic, a gently sloping tract of land surrounded by forests, an open space that lets one’s view get lost towards the horizon (dominated by a mountain setting) and the sky. The sky is the real star of Pian dei Termini, in the municipality of San Marcello, near Gavinana. at night, that sky seems populated by an incredible number of stars, more numerous but also brighter and apparently closer than those that can be seen through the light and air pollution of the city. The Astronomical Observatory was built In this magical place, opening in 1990. with its two domes and two telescopes, it has revealed the secrets of the sky to thousands of people and has allowed the Gruppo Astrofili della Montagna Pistoiese to reach some records among Italian amateur astronomers. They have made the largest number of discoveries - 428 asteroids as of today. It was the first observatory in Italy to have seen a near earth asteroid (NEA), which are objects that come “dangerously” close to the earth). They have identified the determination the first asteroid classified as a potentially hazardous asteroid (PHA).

A few years ago, to approach recent history and today, there was the idea of creating a scientific-educational park in the meadows around the Observatory, which would have been shared with telescopes 24 hours a day: the night part for telescopes and daylight for the park. Finally, a year ago, the project - developed and directed by Marco Cei - became a reality, thanks to the collaboration between the Municipality of San Marcello, Tuscan Region, the Province of Pistoia Forestry Corps, and Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia. During its first year, Star Park was also welcomed by the publication of a special issue of Naturart, presented a few weeks ago. The two artists Silvio Viola and Andrea Dami were asked to create a park dedicated to the solar system,. The former created “Star-Bearers”, a work consisting of twenty of peeled tree trunks, carriers and non-carriers in tribute to woman


aks. Jupiter measures 70 cm whereas a tiny dot represents the Earth. If the heart of Star Parl is located at Pian dei Termini, its beginning is located on the road leading from Gavinana to the observatory. Along the way, Dami has placed seven information boards dedicated to the other planets, positioned along this ideal pathway through the solar system at distances, obviously to scale, and respecting their actual position relative to the sun. The first signposy encountered concerns Neptune, which in reality is 4.5 billion kilometers from the Sun, the distance has been reduced to 2.4 km in Star Park. Taking the proper proportions, one step by those who set off to reach the Sun in Pian dei Termini corresponds roughly to one million kilometers. It makes one giddy thinking about it: a step and one million kilometers; another step, and another million kilometers. It took a poem to make this heavenly pilgrimage by keeping one’s feet on the ground. What the initial project failed to carry out also deserves to be remembered. This included “drawing” the orbits of the planets of the solar system on the Pian dei Termini slope using the colorful flowers that grow on the mountain,. The seeds were placed along well thought-out semicircular paths. However, the wind and rain intervened and the seeds were moved, with the flowers blooming, but without respecting precisely the plans of those who planted them. then the heat and cold, frost and the sun made some of them grow and left others under the ground, turning them into dirt. Nature has made her sweet but also imperious voice heard, with words that, translated into our language, would more or less sound like this: “Dear people, welcome to this magical place. I am happy that you have built the observatory to admire my beauty in the form of stars and that a park has now been created to raise awareness of the solar system and to spend time in this mountain meadow that is like my womb a few hours regenerating your similar. But never forget that I am the mistress of this place.”

Pagina precedente: lo staff multietnico del Parco delle Stelle; in alto: scene di cantiere per “Le portatrici di stelle” di Viola; a sinistra: Andrea Dami all’opera e il suo “Sole”; sotto: il numero speciale di NATURART. Previous page: Star Park’s multi-ethnic staff; top: worksite scenes for Viola’s “Stars-Bearers”; left: Andrea Dami at work and his “Sun”; below: a special issue of NATURART.

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as generative force of life, slender, twisted lines towards drawn on the horizon, figures on the way – in an ideal procession - with their “cargo” of stars and light. “The Garden of the Sun” was the second to be created. in fact, at the center of his project is the Sun, drawn as a imaginative child would depict it, colored in yellow, orange and red thanks to the ceramics covering it. In addition, this Sun has a practical function: it is the base used to mount equipment to observe the sky or to serve as a small stage for musical events and conferences. However, it is mostly the center around which the other seven planets, the progenitor-heart of the solar system, the size of which is immediately visible. In fact, Dami has placed the other planets close to the Sun (which has a diameter of 7 meters), represented proportionally, designed as small metal balls placed on a triangular base that recall stylized mountain pe-

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Il futuro oggi The future today Molte colture stagionali traggono vantaggio dalla alternanza di coltivazione in uno spazio coperto riscaldato (invernale/autunnale) ed una coltivazione en plein air (primaverile/estiva). Tale alternanza ha bisogno di due cose basilari, la gestione della luce e dei sistemi di areazione. Da questi presupposti nasce il progetto Combilux, una serra che fa della luminosità, della flessibilità e della resistenza i suoi punti di forza. Le altre caratteristiche salienti sono: - Completamente o parzialmente apribile - Ampia scelta di materiali per il tamponamento (polietilene, vetro, ETFE) - Vasta gamma di dimensioni ( larghezza di metri 8,00 – 9,60 – 12,00 e passo di metri 4,00 o 5,00) - Possibilità di ombreggio esterno o interno Ad oggi sono già stati realizzati circa 3 ettari e gli splendidi risultati hanno già evidenziato la bontà del progetto incoraggiandoci a proseguire nel continuo miglioramento e sviluppo delle nostre idee. Il design della Combilux è inoltre nelle fasi finali di riconoscimento di brevetto internazionale.

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Flora Toscana al Flower Chelsea Show 2016 Lo scorso Maggio Flora Toscana ha partecipato per la prima volta al Chelsea Flower Show di Londra aggiudicandosi la Silver Gilt Medal al Chelsea Flower Show 2016, l’evento piu’ importante del Regno Unito ( e non solo) nel campo del “garden e floral design”. La cooperativa di Pescia alla sua prima partecipazione ha presentato una collezione di esemplari appartenenti alla famiglia delle Proteaceae con varietà di Leucadendron, Leucospermum, Protea e Chamelaucium coltivati in Toscana dai propri soci. Organizzata dalla Royal Horticultural Society (associazione fondata nel 1804 che conta oltre 415.000 membri) la manifestazione è giunta quest’anno alla sua 152a edizione. Si tiene ogni anno, nel mese di Maggio dal Lunedì al Sabato presso i giardini del Royal Hospital nel quartiere di Chelsea. Il Chelsea Flower Show oltre ad essere “LO SHOW “ del mondo botanico è anche l’evento che apre la stagione mondana e culturale estiva londinese con spettacoli, danze e concerti al quale partecipa la Londra bene, l’aristocrazia, personaggi dello spettacolo. Il primo giorno è dedicato alla giuria, alla stampa e naturalmente alla visita della Regina Elisabetta e ai membri della famiglia Reale. Il Martedì ed il Mercoledì la visita ė riservata ai

soci della Royal Horticultural Society: agronomi, botanici e semplici appassionati del verde, provenienti da tutto il Regno Unito e non solo. Dal Giovedì al Sabato è invece aperta al pubblico. 160.000 i biglietti disponibili, tutti Sold Out già’ tre mesi prima dell’evento ad un costo che va dalle 70 alle 100 sterline. Oltre 1.000 fra giornalisti, fotografi e video-maker accreditati. Le telecamere della BBC sono presenti con una postazione all’interno della mostra per darne copertura durante tutta la durata con circa 15 ore di programmazione. Questo rende l’idea dell’importanza che l’evento riveste per gli inglesi e della risonanza che assume per gli esperti del settore a livello internazionale. Lo show è organizzato in varie sezioni Show Garden, Artisan Gardens, Fresh Gardens, Great Pavillion solo per citare i più importanti. Le categorie vengono giudicate e premiate da una giuria composta da botanici, designers, progettisti professori universitari. Flora Toscana è stata premiata nella categoria Botanical Display nel Great Pavillion con una presentazione di Proteaceae in vaso e propria vera peculiarità della manifestazione. Una partecipazione ed un riconoscimento che rende tutti orgogliosi del livello raggiunto dalle produzioni dei soci di Flora Toscana.

MEDICI

Last May Flora Toscana participated for the first time in London’s Chelsea Flower Show – the most important event in the UK (and elsewhere) – where it won the 2016 Silver Gilt Medal in the field of garden and floral design. The Pescia cooperative presented a collection of specimens belonging to the family Proteaceae with varieties of Leucadendron, Leucospermum, Protea and Chamelaucium cultivated in Tuscany by its members. Organized by the Royal Horticultural Society (founded in 1804 and with over 415,000 members), the event is now in its 152nd year. It is held annually during the month of May from Monday to Saturday at the Royal Hospital Gardens in Chelsea. The Chelsea Flower Show as well as being the most important show in the botanical world is also the event that opens London’s fashionable and cultural summer season with shows, dances and concerts which are attended by London’s upper class, the aristocracy, and show business celebrities. The first day is dedicated to the jury, the press and of course the visit by Queen Elizabeth and members of the royal family. On Tuesday and Wednesday, visits are reserved to members of the Royal Horticultural Society: agronomists, botanists, and plant enthusiasts from all over the UK and beyond. While it is open to the public Thursday to Saturday. Although 160,000 tickets are available, they are all Sold Out already three months before the event at a cost ranging from 70 to 100 pounds. There are more than 1,000 accredited journalists, photographers and video-makers. BBC cameras have a position within the exhibition to give coverage throughout the duration with about 15 hours of programming. This gives an idea of the importance that this event holds for the British and the resonance that it takes on for the international experts in the sector. The show is organized into several sections – Show Garden, Artisan Gardens, Fresh Gardens, and Great Pavillion – to name just the most important. The categories are judged and awarded prizes by a jury composed of botanists, designers, planners, and academics. Flora Toscana was awarded a prize in the Botanical category Display in the Great Pavillion with a presentation of potted Proteaceae, a veritable oddity of the event. Participation and recognition at the event made everyone proud of the level reached by Flora Toscana members’ production.

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