SPECIALE NATURART - DISCOVER PISTOIA

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ITALIAN CAPITAL OF CULTURE 2017

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PISTOIA, CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA 2017 Pistoia è al centro di un’area che è regno indiscusso di cultura, con la quale da sempre ha un costante rapporto di scambio e comunicazione. Proprio questo è stato uno degli elementi di forza che hanno portato alla prestigiosa investitura a Capitale italiana della cultura per il 2017. Luoghi e paesaggi tra i più variegati, persone e personaggi più o meno fantastici hanno arricchito e fatto conoscere al mondo il centro storico e il vasto territorio della provincia: dal grande Leonardo da Vinci, all’indimenticato burattino Pinocchio, al maestro Marino Marini, dal folklore alle tradizioni enogastronomiche, dalle terme ad una natura incontaminata, fino all’arte e alle eleganti architetture dei palazzi e delle chiese cittadine. Tutto questo è stato sapientemente riassunto e argomentato nel documento che ha incoronato Pistoia capitale della cultura 2017. Eccellente la base di partenza che il territorio offre, ma esemplare anche il lavoro di tutti coloro che da questi presupposti sono partiti per costruire, proporre e dar vita ai centinaia di eventi che animeranno la città toscana durante tutto il 2017. Pistoia si è scoperta una città forte ed unita, supportata da un orgoglio civico che fino a questo momento poteva sembrare mero campanilismo, ma che, con la meritata nomina, è diventato un fatto oggettivo, riconosciuto dalle più altre cariche dello Stato. Il 2017 é sicuramente un anno da ricordare nella storia della città, ma è soprattutto un anno da sfruttare per vivere a pieno le mille opportunità offerte e migliorarsi ancora.

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WELCOME TO PISTOIA L’unicità di Pistoia è rappresentata dalla sua semplicità, dalla semplicità delle sue tradizioni e della vita che in essa si conduce. Una città di medie dimensioni, alle volte adombrata dai giganti che la circondano, ma che proprio da questo prende forza, mettendo in luce le sue peculiarità. È dalla vicinanza e dalle influenze delle grandi città toscane che Pistoia si arricchisce e cresce, supportata dalla ottimale posizione che occupa all’interno del panorama regionale. Crocevia fondamentale tra le grandi mete turistiche del territorio, conquista il suo posto e fa emergere la sua singolare eccezionalità, offrendo un ventaglio di possibilità e scelte davvero unico.

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Basterà chiedere a chi non è pistoiese, a chi vive a Pistoia solo da qualche anno, ma prima ha abitato altrove, per ricevere all’unisono la stessa risposta: da Pistoia è tutto a portata di mano! Ed è proprio vero! Grazie alla sua fortunata posizione nella Toscana del nord, la città si trova a pochi chilometri dalle principali città d’arte: Lucca e Firenze distano appena una quarantina di chilometri, Pisa circa 60 e Siena poco più di un centinaio. Questa centralità facilita non poco gli spostamenti; Pistoia è infatti servita da un’ottima rete ferroviaria, che la collega ai principali centri toscani, ma anche alle grandi città italiane, basta pensare che si può facilmente arrivare a Roma o Milano in meno di due ore.

Non da meno sono i collegamenti aerei, vicinissimi e facilmente raggiungibili l’aeroporto internazionale di Pisa e quello di Firenze.

PERCORRENDO POCHI CHILOMETRI DA PISTOIA SI RAGGIUNGONO LE PRINCIPALI CITTÀ D’ARTE DELLA TOSCANA Dalle grandi città che la circondano Pistoia ha ricevuto nei secoli importanti influenze culturali, artistiche e architettoniche, così da rivestire un ruolo fondamentale all’interno del tessuto culturale toscano, creando, insieme agli altri

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grandi centri, una mosaico che non può essere goduto a pieno senza una delle sue tessere. Al contrario dei grandi centri turistici Pistoia ha però una peculiarità tutta sua, che in un certo senso le dà un vantaggio da non sottovalutare: salvaguardata dal turismo di massa, mantiene intatta l’autenticità del suo territorio e delle sue tradizioni, regalandoci ancora una genuina toscanità. Ma non è finita qui, la centralità del territorio pistoiese offre panorami ed esperienze completamente diversi tra loro: dai pendii innevati delle vicine montagne, dove si può godere di una rilassante giornata di sci, alle assolate spiagge della Versilia, per chi preferisce il mare. Salendo su uno degli alti palazzi del centro storico, o ancor meglio sul campanile del Duomo, ruotando lo sguardo a 360 gradi si passa dalle alte cime dell’Abetone, al Serravalle, che ci separa dalle meraviglie liberty della Valdinievole e della Lucchesia, fino alla piana fiorentina dove, se siamo particolarmente fortunati e troviamo una giornata limpida, sarà possibile ammirare l’imponente sagoma del campanile di Giotto e la cupola del Brunelleschi. Insomma ce n’è per tutti i gusti... Basta solo decidere in quale direzione andare e vi assicuro, qualunque sia la scelta, non rimarrete delusi!


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UN VIAGGIO SENZA TEMPO Pistoia è una città in cui arte e storia si respirano in ogni angolo; il visitatore che quasi per caso si trova a passeggiare per le vie del centro, magari in una mezza giornata di pausa tra Pisa, Lucca e Firenze, ne rimane sorpreso. Una città affascinante, fatta di stretti vicoli nascosti tra possenti palazzi e grandi piazze popolate dalle maestose chiese policrome. Ma Pistoia è anche un centro che offre una grandissima varietà di eventi culturali, folkloristici e tradizionali durante tutto l’anno, per tutti i gusti e per tutte le età.

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Se decidessimo di dedicare una giornata alla scoperta della città di Pistoia, per svelarne i segreti e gustarne gli angoli più nascosti, vi assicuro che rimarremmo sbalorditi. Quante volte capita di passare dalla stessa strada, magari di corsa andando al lavoro, senza guardarci intorno? Se provassimo invece ad alzare gli occhi e a rallentare il passo, ci troveremmo incantati dai sottotetti decorati e dai portoni intagliati che spuntano ovunque nel centro storico cittadino. Ma invece di cominciare sempre con le imponenti chiese e i grandi palazzi, proviamo a vedere cosa c’è sotto... E sotto a Pistoia c’è un mondo! Da sem-

pre il nostro immaginario è sollecitato dalle narrazioni più o meno leggendarie di corridoi segreti che si sviluppano per tutto il perimetro della città.

IL PALCOSCENICO UNICO DELLA PIAZZA DEL DUOMO È UNA IRRINUNCIABILE TAPPA DEL TOUR Dalla fine degli anni Settanta, nell’area del convento di San Mercuriale, sono stati effettuati interventi di scavo ad opera dell’Istituto Ricerche Storiche

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e Archeologiche di Pistoia, che hanno portato alla luce un vero percorso ipogeo. A seguito della bonifica dell’area è nato l’itinerario Pistoia sotterranea, al quale si accede dall’interno dell’ospedale del Ceppo in piazza Giovanni XXIII. Il percorso, che corre proprio sotto all’edificio, si estende per circa 650 metri, il più lungo d’Italia. All’interno si scoprono interessanti testimonianze della storia pistoiese, come un ponte romano, due mulini e i lavatoi di epoca medievale. Allo studio c’è un importante progetto di ampliamento fino alla fortezza Santa Barbara, che porterebbe il percorso sotterraneo ad una lunghezza eccezionale di circa 1800 metri. Se il progetto andasse a buon fine, si sbucherebbe proprio all’interno della suggestiva fortezza cittadina, esempio di architettura militare cinquecentesca, che, in tutta la sua storia, fu protagonista di una sola battaglia nel 1643. L’originario nucleo trecentesco della fortificazione, di cui rimane il possente mastio centrale, fu inglobato, nel XVI secolo, all’interno del nuovo e più ampio impianto voluto da Cosimo I, oggi ben visibile dalla circostante piazza d’Armi. Se ai cunicoli sotterranei si preferisce invece un itinerario all’aria aperta si possono seguire le tipiche zebrature dei marmi bianchi e verdi delle grandi


chiese cittadine: da San Giovanni Fuorcivitas, a San Francesco, alla Cattedrale di San Zeno, al Battistero di San Giovanni in Corte, fino alla famosa pieve di Sant’Andrea, che conserva un tesoro davvero inestimabile: il pulpito di Giovanni Pisano. Di grande impatto, entrando in città, è la cupola della basilica della Madonna dell’Umiltà. Famosa per la leggendaria lacrimazione dell’affresco della Vergine, oggi collocato sull’altare maggiore. La basilica, nata sull’impianto di una piccola chiesa preesistente, ha pianta ottagonale, vestibolo e abside quadrata, il tutto sormontato dalla grande cupola progettata da Giorgio Vasari, ispirata a quella del Duomo fiorentino. Per gli appassionati di affreschi immancabile è una visita alla chiesa di San Leone, completamente dipinta e decorata con stucchi di epoca barocca. Non da meno le vele e le pareti della chiesa di Sant’Antonio Abate o del Tau, affrescati da Niccolò di Tommaso e da collaboratori pistoiesi, che raccontano storie testamentarie e della vita di S. Antonio Abate, mentre, nelle 12 vele del soffitto, sono rappresentati episodi della Genesi. Indimenticabile anche la parete di fondo della chiesa di San Desiderio, dove l’osservatore sembra sopraffatto dal grande affresco Il martirio dei Diecimila di Sebastiano Vini.

Pistoia vanta anche un’antica tradizione organistica che, fin dal Medioevo, vide attivi grandi maestri che realizzarono e restaurarono i preziosi organi delle chiese cittadine. L’arte organaria pistoiese vede nel XVII secolo la presenza in città del maestro fiammingo Williams Hermans, chiamato dal cardinale Giulio Rospigliosi per la realizzazione dell’organo della chiesa dello Spirito Santo. Su questi esempi nasceranno anche le scuole pistoiesi di produzione organistica Tronci e Agati, alle quali dobbiamo alcune mirabili produzioni. Ho lasciato per ultima, una delle meraviglie della città, quella che è considerata una delle più belle piazza d’Italia.

Un palcoscenico straordinario si apre agli occhi dell’incredulo osservatore che si trova ad entrare nella maestosa piazza del Duomo dalle anguste viuzze del centro storico. Un susseguirsi di edifici, colori, profili e forme danno vita ad uno scenario unico e suggestivo. Il cuore della città, il centro della vita e delle attività dei suoi abitanti, da sempre il luogo di ritrovo e d’incontro di pistoiesi di ogni età, anche solo per scambiarsi un saluto o dare un calcio al pallone all’ombra dell’alto campanile del Duomo. Collocata nella zona più elevata della città, la piazza nasce sul sito di un an-

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Paginad’apertura:IlcampaniledelDuomovisto dalla lanterna del battistero di San Giovanni in Corte. Pagina a fianco. In alto: Percorso Pistoia sotterraneaconvistasuipalazzicittadini/Interno dellachiesadiSanGiovanniFuorcivitasconpulpitodiFraGuglielmoeacquasantierainmarmo. Inbasso:PanoramicadellafortezzaSantaBarbara conmastiocentraleecamminamentidiguardia. Paginafrontale:MartiriodeiDiecimila,affresco diSebastianoVini,paretedifondodellachiesadi SanDesiderio.Inbasso:Facciatadellachiesadi SanBartolomeoinPantanoconletipichedecorazioni in marmo policromo.


tico castrum romano del II secolo a.C., considerato dagli storici il primo nucleo abitativo di Pistoia. Da allora l’area dell’attuale piazza del Duomo, ad eccezione della parentesi del dominio longobardo, durante la quale il potere politico si spostò in piazza della Sala, rimase sempre il fulcro della vita cittadina, assumendo nel corso dei secoli l’aspetto attuale. Sotto lo sguardo vigile di un marmoreo San Iacopo, che svetta dal tetto della Cattedrale, la grande piazza riunisce oggi al suo interno gli edifici simbolo dei poteri cittadini: quello politico, rappresentato dal palazzo del Comune o di Giano, il giudiziario con il possen-

te palazzo del Podestà, ancora oggi sede del tribunale e il potere religioso, con la cattedrale di San Zeno e il battistero di San Giovanni in Corte. Un’alternanza di stili architettonici e materiali che spaziano dalla possanza della pietra del palazzo del tribunale, alla tipica alternanza pistoiese dei marmi bianchi e verdi presente nell’intero corpo del battistero e sulla facciata del Duomo, alla tipica colorazione del laterizio del palazzo dei Vescovi, fino ad arrivare al lato nord della piazza, dove sorgono edifici di più recente realizzazione, come il palazzo Bracciolini e il palazzo del Governo. Pensando a piazza del Duomo però

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non ci vengono in mente soltanto i suoi meravigliosi edifici e la loro lunga storia, ma anche i molti eventi culturali e folkloristici che ne hanno scritto, e ne scrivono ancora oggi, una storia altrettanto importante. Dal X secolo si ha notizia di un grande mercato cittadino che si teneva ogni sabato in piazza; una tradizione che si mantiene ancora viva ai giorni nostri con il tradizionale mercato bisettimanale, diventato un appuntamento irrinunciabile per pistoiesi e turisti. Ogni anno la piazza è anche scenario di numerose manifestazioni culturali e musicali, che richiamano in città moltissime persone. Da ricordare la Giostra dell’Orso, il tradizionale palio di cavalli che si corre il 25 luglio in occasione dei festeggiamenti patronali di San Iacopo. La corsa, che si ricollega ad una gara documentata fin dalla prima metà del XIII secolo, vede i quattro rioni cittadini contendersi la vittoria tra sbandieratori e figuranti in costume storico, osservati da pistoiesi e turisti festanti. Per i più piccoli c’è poi la tradizionale discesa della Befana che il 6 gennaio si cala dall’alto del campanile per arrivare in una piazza festante, dove la attendono centinaia di famiglie. La piazza del Duomo di Pistoia è dunque un esempio di quanto una piazza possa descrivere l’anima di una città, un’anima che la rappresenta nelle sue istituzioni, nella sua arte e nelle sue tradizioni, forti e radicate in secoli di storia e di cura da parte dei suoi abitanti.

Inalto:VisualeaereadellacattedralediSanZeno e del palazzo dei Vescovi. In basso: Piazza del DuomoinnotturnainoccasionedeifesteggiamentidelpatronocittadinoSanIacopodel25luglio, con la tradizionale Giostra dell’Orso. Paginafrontale:Affreschidelleveleedellepareti della chiesa di Sant’Antonio Abate o delTau e opera bronzea di Marino Marini.


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Paginaafianco:PulpitomarmoreodiGiovanni Pisano nella chiesa di Sant’Andrea. Paginafrontale:Loggiatodell’ospedaledelCeppo e particolari del frego in terracotta invetriata.

TESORI IN MARMO E TERRACOTTA Il Pulpito di Giovanni Pisano ed il Fregio dello Spedale del Ceppo Scolpito nel marmo tra il 1298 e il 1301 l’imponente pulpito di Giovanni Pisano, collocato nell’ombra delle navate della Chiesa di Sant’Andrea, rappresenta uno dei maggiori capolavori della scultura gotica italiana. Con la sua struttura esagonale è formato da un parapetto sul quale sono rappresentate scene della vita di Cristo, poggiato su sette colonne in marmo rosso, sorrette da figure dal forte significato simbolico. Davvero unica è la suggestione che la grande opera suscita nell’osservatore,

che si trova incantato a girare intorno al pulpito per scoprirne anche il più nascosto particolare.

UN POMERIGGIO INDIMENTICABILE TRA LE POSSENTI PIETRE, I MARMI LUCENTI E LE TERRACOTTE SMALTATE

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Di non minor impatto visivo è il fregio in terracotta invetriata che corre lungo la facciata dell’ospedale del Ceppo. Si tratta di uno dei capolavori più significativi del Rinascimento toscano, tanto che, nel corso del tempo, è stato ed è considerato fra i simboli più prestigiosi della città. La storia del fregio ha inizio nella prima metà del Cinquecento, quando il monaco certosino Leonardo Buonafede commissionò a Giovanni Della Robbia la raffigurazione delle sette Opere di Misericordia per il fronte del nosocomio cittadino. L’opera fu realizzata tra il 1526 e il 1528 da Giovanni Della Robbia e dal suo allievo Santi Buglioni; a Santi vengono attribuiti i primi sei pannelli del fregio, mentre Giovanni avrebbe modellato i medaglioni con scene di Vita della Vergine e lo stemma dei Medici. Con la sua morte e l’avvento della peste l’opera fu abbandonata, per essere portata a termine cinquant’anni più tardi da Filippo di Lorenzo Paladini.


LA VIA FRANCIGENA E IL SANTO DAL MANTELLO ROSSO Lungo il cammino i pellegrini facevano tappa a Pistoia per il loro incontro salvifico con la reliquia di San Iacopo proseguendo sul diverticolo della Francigena, la via Francesca della Sambuca. Da più di mille anni lungo tutta la penisola corre una via transitata da pellegrini, mercanti e viandanti: la Francigena. E’ da considerarsi il principale asse viario tra le diverse regioni italiane: in Toscana arrivava in Maremma, toccava Siena, Monteriggioni, San Gimignano, San Miniato, Lucca e Altopascio. A quel punto la Via Francigena s’indirizzava verso la costa e toccava i piccoli centri di Camaiore, Aulla, poi su per l’Appennino verso Pontremoli, per arrivare al passo della Cisa e poi scendere nella pianura Padana. Il percorso divenne molto conosciuto perché serviva in modo specifico ai pellegrini: quelli che da nord andavano a Roma e quelli che da sud si recavano ad importanti centri religiosi, primo fra tutti quello di Compostella, dove era conservato il corpo di San Iacopo.

Proprio una reliquia di questo Santo venne portata a Pistoia nel 1144, per iniziativa del Vescovo locale; i pellegrini in transito sulla Francigena, passando per Altopascio, trovavano opportuno deviare verso la vicinissima Pistoia per avere un salvifico incontro con la reliquia. Naturalmente, dopo la sosta in città, i viaggiatori dovevano riallacciarsi all’antico tracciato e per non tornare indietro usavano una via che, non a caso, è stata indicata come diverticolo della Francigena, la via Francesca della Sambuca che, uscita da Pistoia, prendeva la via dei monti, passando proprio per il paese di Sambuca e riallacciandosi al tracciato appenninico. Ma torniamo un passo indietro a tale San Iacopo, originario di Santiago di Compostella in Galizia… L’arrivo della reliquia del Santo a Pisto-

ia fu accolto con grandi festeggiamenti, tanto da eleggerlo addirittura patrono cittadino. Alquanto insolito lo spettacolo, che in pieno luglio si offre a chi,


passeggiando per la piazza del Duomo, alza gli occhi verso il tetto della Cattedrale: una bianchissima statua avvolta in un pesante mantello di lana rossa svetta dall’alto. Una tradizione che apre i festeggiamenti patronali del 25 luglio, che cominciavano con le celebrazioni religiose in una piazza del Duomo decorata con festoni di fiori e frutti e proseguivano con la processione e il palio, la famosa Giostra dell’orso. La gara, ancora oggi riproposta proprio il 25 luglio, vede i quattro rioni cittadini sfidarsi in una corsa di cavalli per aggiudicarsi un palio riccamente decorato.

Ma la curiosità del turista che vede sventolare sopra la testa il mantello rosso della statua di San Iacopo non è ancora stata soddisfatta... Una leggenda narra che Iacopo (Giacomo il Maggiore), prima della conversione, fosse un sensale di cavalli, acquistava senza mai pagare, promettendo ai creditori di saldare il suo debito a tanto caldo, quindi non appena fosse arrivata l’estate; quando però i creditori si facevano avanti, Giacomo, in pieno luglio, si mostrava in giro ancora avvolto in un pesante mantello di lana rossa, lamentandosi del clima particolarmente rigido...

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www.viefrancigene.org Pagina a fianco. In alto: Statua in marmo di San Iacopoconiltradizionalemantellorosso,vestitoin occasionedeifesteggiamentipatronalidelmesedi luglio; sullo sfondo i palazzi cittadini. Pagina frontale. In alto: Altare d’argento di San IacopoconscenetestamentarieedellavitadiCristocollocatoinunadellecappelledellanavatadestra della Cattedrale di San Zeno. A fianco: Facciatadellachiesadisant’Andreacondecorazioni in marmo bianco e verde. Pagine in basso: Via Francigena: particolari dell’anticotracciato,deipercorsitrekkingedegli edifici che si incontrano lungo il percorso.


BIBLIOTECHE E MUSEI 2.0 Un titolo provocatorio? Forse… Ma veramente le biblioteche e i musei pistoiesi stanno andando sempre più verso una nuova concezione di se stessi: via l’immobilismo, via l’autocontemplazione! Una città viva, culturalmente attiva, che veicola idee e saperi antichi e nuovi attraverso le grandi biblioteche e la ricca rete museale, che fanno di Pistoia un luogo di scoperta e ricerca sempre nuovo, mai fermo e statico, ma di circolazione di pensieri tra luoghi diversi e tra diverse generazioni. Un esempio su tutti la biblioteca San Giorgio: provate a varcarne l’ingresso, vi immergerete con stupore nella viva quotidianità della cultura pistoiese che, in questo luogo come in molti altri in città, si articola in mille aspetti differenti, ma soprattutto è fruibile da tutti, dal bambino che sfoglia un libro nella biblioteca dei ragazzi, allo studente impegnato nella preparazione del prossimo esame, all’anziano che si gode una mezz’ora di relax, leggendo il quotidiano del giorno su una delle comode poltrone dell’ingresso… 20


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La biblioteca San Giorgio, la più grande della Toscana, inaugurata nel 2007, mutua il nome dalla vecchia fabbrica pistoiese di auto e treni di cui occupa alcuni spazi e di cui conserva la struttura dell’impianto originale del capannone industriale. Il concetto di spazio aperto caratterizza tutti i locali dell’edificio, che si aprono all’esterno con pareti vetrate che consentono alla luce naturale di invadere ogni angolo. La superficie, di più di 9000 mq, vede al centro il grande ingresso, con funzione di piazza pubblica, le sale di lettura, la caffetteria, il grande auditorium, le salette cinema, la biblioteca dei ragazzi.

Un luogo moderno, organizzato con tecnologie innovative, un punto di incontro e di scambio dove ognuno trova il suo spazio.

UNA CITTÀ VIVA, CHE VEICOLA ARTE E CULTURA ATTRAVERSO I SUOI MUSEI E LE SUE BIBLIOTECHE Numerose e varie sono anche le proposte che la San Giorgio offre alle più di mille persone che ogni giorno la visitano: mostre, presentazioni di libri, spettacoli per i più piccoli, corso per adulti,

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laboratori, ma anche proiezioni cinematografiche ed aperture notturne. Per chi al movimento ed alla modernità della San Giorgio preferisce un silenzioso e suggestivo pomeriggio di studio, a Pistoia non mancano le grandi biblioteche storiche. Tra le più antiche d’Italia si annovera la Forteguerriana. La sua fondazione risale al 1473, a seguito della donazione del Cardinale Niccolò Forteguerri. Forma e contenuto vanno a braccetto anche nella storica Fabroniana: una struttura di notevole interesse storico e architettonico, che raccoglie collezioni di tomi di grande pregio donati dal Cardinale Carlo Agostino Fabroni nel 1722. Ampia e variegata è anche la rete museale che la città vanta, le cui collezioni spaziano all’interno di un periodo storico molto esteso: dalle raccolte archeologiche, alle opere del periodo medievale, ai mirabili esempi di arte contemporanea. Il palazzo del Comune dal 1922 ospita il Museo Civico; la ricchissima collezione si articola su due livelli: al primo piano sono conservate opere databili dal 1200 al 1500, al terzo le opere del 1600 e 1700 e la Collezione Puccini(XIVXIX secolo).


Affacciati sulla piazza del Duomo ci sono anche i due musei del palazzo dei Vescovi: un percorso archeologico attrezzato con reperti di periodo etrusco e romano e il Museo della Cattedrale di San Zeno, che propone una collezione di pezzi religiosi e liturgici davvero pregevoli. Tra i musei pistoiesi più conosciuti nel mondo c’è sicuramente il Museo Marino Marini. Il palazzo del Tau, sede del polo espositivo, raccoglie l’opera del Maestro, letta e presentata nelle sue molteplici sfaccettature. In questa veloce carrellata sulle raccolte artistiche della città è impossibile non ricordare il grande polo di arte contemporanea di Palazzo Fabroni. Dagli anni

Novanta del secolo scorso lo storico palazzo cittadino è sede dell’esposizione permanente di arte contemporanea, che vanta opere di grandi maestri internazionali. Musei di dimensioni ridotte, ma non meno importanti sono quello del ricamo e dei ferri chirurgici, testimonianze davvero uniche per ricostruire importanti spaccati della tradizione cittadina. Un panorama ampio e variegato quello offerto dai musei pistoiesi, che sempre di più si fanno custodi delle ricchezze del passato e testimoni di una contemporaneità raccontata dalle grandi opere del presente.

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Pagina d’apertura: Biblioteca San Giorgio, sala diletturaconlagrandeoperadiKiefer,Ilgrande carico. Pagina a fianco. In alto: Antica sala di letturadellabibliotecaFabroniana/Statualigneadi AngelocontestadiGiovanniBattista,palazzodei Vescovi, museo della Cattedrale di SanZeno.In basso:Salaespositivadelmuseodelricamoconpezziestrumentioriginalidellatradizionepistoiese. Pagina frontale. In alto: Sala del museo Civico conoperedelXIIIeXIVsecolo/Divanod’erbadi Daniel Spoerri, uno dei pezzi della mostra Arte Natura Natura Arte di palazzo Fabroni. In basso: Nudo, Marino Marini, Olio su tela / Teatro anatomico dell’ospedale del Ceppo.


IL PARCO DI CELLE Incanto di arte contemporanea. Opere dei più noti artisti contemporanei esposte nel parco della villa Sulle colline che sorgono lungo la via Montalese, in località Santomato, si erge l’imponente villa di Celle ed il suo grande giardino. Il parco di Celle è diventato in pochi decenni una delle principali collezioni d’arte contemporanea della Toscana. Dalle prime opere, realizzate a seguito di un convegno di esperti e critici di fama internazionale convocati da Giuliano Gori nel 1981, oggi la collezione conta più di settanta opere d’arte collocate nei vari ambienti della tenuta. Negli anni la collezione ha visto l’accrescersi di opere e di eventi che hanno reso Celle un luogo di sperimentazione e di ricerca artistica proiettata nel futuro. Il progetto Spazi d’arte è infatti un lavoro in evoluzione che continua nel tempo, e quasi ogni anno vengono inaugurate nuove opere realizzate da nuovi artisti. Nasce con le prime installazioni inaugurate nel 1982 il termine Arte ambientale, una forma di arte integrata con il luogo che la contiene ed entra a far parte dell’opera stessa.

Siamo abituati a vedere opere esposte in musei e gallerie, spesso completamente diverse dal posto per il quale erano state progettate. Pensiamo alle grandi tele che i pittori del passato dipingevano per gli altari delle chiese, realizzate per essere illuminate dalla luce di una finestra laterale o da un lucernario, erano studiate per dialogare con altri lavori d’arte e d’architettura presenti nello spazio che le conteneva.

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L’arte ambientale riporta alla luce quest’antica dicotomia fra opera e luogo, fra natura e intervento umano, fra artista e committente. A Celle si respira la continuità di una consapevolezza che ha fatto della Toscana uno dei territori di maggiore sperimentazione artistica ed è in questo ambiente non solo paesaggistico, ma culturale, storico e antropologico che gli artisti si trovano ad intervenire.


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Pagina a fianco. In alto: Parco di Celle, installazionidiartecontemporaneaall’internodelparco e degli interni della villa. Giuliano Gori all’internodell’operadiDanielBurenLacabaneeclateeaux 4 salle. In basso: Katarsis di Maddalena Abakanowics. Pagina frontale. In alto da sinistra: Non dove di Emilio Vedova, Labirinto di Robert Morris, AnellovedediPratodiRichardLongGrandeferro di Alberto Burri.


UNA CITTÀ A MISURA DI BAMBINO Gli asili nido e le scuole dell’infanzia, per le quali la nostra città è tanto famosa, sono piccole comunità alle quali bambini ed adulti sentono di appartenere: sono luoghi familiari, dove ciascuno sente di essere a casa, ma sono al contempo luoghi collettivi dove bambini e genitori sperimentano il senso di “stare insieme”. E’ questo sentire che si è cercato di alimentare e trasferire nelle tante iniziative legate alla scoperta della nostra città dentro e fuori le mura. Negli ultimi anni si sono create sempre più occasioni rivolte ai bambini e alle loro famiglie, occasioni attraverso le quali scoprire o vedere con occhi nuovi i tanti angoli della nostra città e le bellezze che la circondano. Percorsi intensi, animati dal desiderio di coltivare un legame con il territorio, per amarlo ed aver voglia di prendersene cura.

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Passeggiare attraverso i vicoli stretti stretti e lunghi lunghi, attraversare piazze grandi e famose, ma anche quelle nascoste tra le case, percorrere strade con nomi buffi che fanno ridere, incontrare palazzi, chiese, musei, statue antiche e moderne per poi scoprire che ci sono tanti angoli curiosi e meravigliosi mai visti prima: queste sono occasioni uniche, per poter vivere la città camminando con il passo lento dei bambini e vedere attraverso i loro occhi curiosi e spalancati.

PARCHI, GIARDINI, STRUTTURE EDUCATIVE, LABORATORI DIDATTICI ED AREE ATTREZZATE PENSATE PER I PIÙ PICCOLI Luoghi d’incontro e di scambio sono anche le molte aree verdi che la città offre, dal grande parco del Villon Puccini a Scornio, al nuovo Giardino Volante di via degli Armeni, una commistione tra arte, natura e gioco, un parco pubblico dove le altalene e i dondoli sono opere di famosi artisti contemporanei, messe a disposizione dei bambini che quotidianamente visitano questo particolarissimo giardino. Appena fuori dal contesto cittadino si trova il Giardino Zoologico, un luogo unico in Italia, che ospita oltre 400 animali e si estende per 7 ettari.

Guardando sempre al vasto territorio oltre le mura della città troviamo l’insieme variegato degli agriturismi che accolgono i bambini con i loro laboratori didattici. Luoghi capaci di valorizzare la bellezza e le potenzialità produttive del nostro contesto naturale, luoghi dove i bambini imparano ad apprezzare e rispettare il valore della terra, intesa come risorsa indispensabile. Il senso dei laboratori è quello di far toccare con mano cosa vuol dire coltivare un terreno, raccogliere i frutti, occuparsi degli animali e magari provare anche a cucinare i prodotti ottenuti grazie alla propria fatica, la fatica, quella buona e sana, di aver fatto con le proprie mani! Negli agriturismi bambini e genitori possono condividere un’esperienza d’altri tempi e ritrovare, o talvolta riscoprire, il legame con la terra.

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Continuando il nostro viaggio attraverso il territorio e percorrendo la strada che porta a Pescia, precisamente in località Collodi, incontriamo il Parco di Pinocchio: un luogo dove le avventure di un bambino di legno scritte da Carlo Collodi si animano prendendo per mano piccoli e grandi visitatori. Sinergie buone e alleanze intelligenti coltivate nel tempo hanno fatto sì che si diffondesse un sentire comune di affezione nei confronti della nostra città, un sentimento provato da cittadini piccoli e grandi, aver offerto ai bambini e alle famiglie occasioni per conoscere i luoghi della propria città ha alimentato l’idea che si potesse davvero diventare insieme custodi di un bene che è di tutti.

Paginad’apertura:Ibambinidellescuoledell’infanzia della città giocano con il mantello rosso diSanIacoposullosfondopolicronodiunadelle chiese pistoiesi. Inalto:Giardinozoologico,particolaredellavita all’internodelparco/ParcodiPinocchioaCollodi,labalena.Inbasso:Plasticoinbronzopernon vedenti della piazza del Duomo. Paginaafianco:Pistoiaadondolo,opera-giocodi Gianni Ruffi, collocata nel Giardino Volante di via degli Armeni.


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CAPITALE DEL VERDE Dalla penombra dei chiostri di chiese e conventi all’ambiente strettamente privato dei palazzi nobiliari la cura del verde diventa a Pistoia una vera e propria attività commerciale, che avrà un ruolo centrale nella vita economica della città. Uno sviluppo senza precedenti quello che in pochi decenni ha caratterizzato il settore vivaistico, rendendo Pistoia famosa in tutto il mondo proprio per questa attività, che negli anni è arrivata ad un grado di specializzazione sempre maggiore, offrendo prodotti e tecniche assolutamente all’avanguardia.

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La storia di Pistoia Città del verde risale a molti secoli fa… L’essere uno tra i maggiori centri mondiali nella produzione vivaistica ha radici antiche e un po’ misteriose. Da sempre un’anima verde caratterizza la città di Pistoia. Quella fascia di piante coltivate che oggi troviamo fuori dalle mura urbane e che rappresenta la grande produzione vivaistica cittadina non è sempre stata lì…Era il centro storico a custodire l’originario patrimonio verde e tutte le sue meraviglie. Dobbiamo infatti agli istituti religiosi ed ai loro ameni chiostri fioriti il merito di aver tramandato e studiato

fin da tempi antichissimi un’arte tanto importante, grazie al prezioso lavoro ed alle sapienti mani dei monaci giardinieri. Tra i più importanti ricordiamo il chiostro di San Lorenzo e quello della chiesa di San Domenico, dove, ancora oggi, riletto in chiave moderna, è custodito il famoso Giardino delle rose. Ma il cuore verde di Pistoia non batteva solo nel silenzio dei chiostri; salendo su uno degli alti edifici del centro si scopre un mondo. Macchie di diversi toni di verde rallegrano la città sottostante: sono i ricchi giardini delle case private e dei grandi palazzi pistoiesi, veri gioielli

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di architettura e natura, che racchiudono le specie più rare e pregiate. Un patrimonio unico, che ha creato le basi per la moderna produzione vivaistica.

IL CUORE VERDE DELLA CITTÀ IN ORIGINE ERA RAPPRESENTATO DAI CHIOSTRI DELLE CHIESE E DAGLI ORTI PRIVATI DEI PALAZZI DEL CENTRO


L’attività vivaistica, come la conosciamo oggi, nasce nel 1849 con lo sviluppo delle prime piccole aziende a gestione familiare, che si dedicarono alle coltivazioni destinate al mercato. Il vivaismo cominciò ad espandersi interessando soprattutto i terreni a sud della città, favorito dalla disponibilità idrica e dalla vicinanza dello scalo ferroviario, formando una fascia attorno alle mura urbane. Alle soglie del 900 la superficie dei vivai cittadini occupava circa 50 ha, nei primi due decenni del XX secolo aumentò fino a raggiungere i 200 ha, negli anni 40 del 900 la troviamo addirittura raddoppiata.

Pagina d’apertura: Piazza della Sala trasformata in prato durante l’iniziativa “Un altro parco in città”. Paginaafianco.Inalto:Chiostrodelmonasterodi SantaMariadegliAngeliconcupoladellabasilica dellaMadonnadell’Umiltàsullosfondo.Inbasso:Fotografiastoricadiunvivaiodellaperiferia cittadina. Pagina frontale. In alto: Chiostro della chiesa di SanDomenico/Particolarediungiardinoprivatodelcentrostorico.Inbasso:Documentostorico sullastoriadelgiardino/Modernacoltivazione vivaistica di piante in vaso.

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PECCATI DI GOLA PISTOIESI I profumi sono capaci di veri miracoli nel recupero emozionale, ricordi d’infanzia, sensazioni, momenti vissuti, tutto si collega ad aromi e sapori, il cui ricordo rimane impresso nella nostra memoria, magari nascosto per anni, per ripresentarsi quando i nostri sensi provano di nuovo quell’esperienza. Una tradizione enogastronomica unica quella di Pistoia e della sua provincia, che raccorda sapori e profumi singolari, preservando da secoli le tradizioni e le lavorazioni popolari, che sono e sempre saranno alla base di tanto sublimi piaceri per la nostra gola.

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Avvicinando il naso ad un cucchiaio di olio I.G.P del nostro Montalbano si coglie, oltre all’odore fruttato, un sentore di mandorla, carciofo, frutta matura, verde di foglia. Se poi lo usiamo per insaporire una delle zuppe di legumi tipiche della zona, la sensazione è sublime! E non scordiamo la delizia del gusto che nasce dalle sapienti arti di coltivazione e spremitura delle olive Leccino, Moraiolo, Frantoio, Pendolino, Rossellino e Piangente. Parlando di fagioli, nel Pistoiese è normale che si ricordino di quelli di Sorana, presidio Slow Food, così come lo è il Pecorino della Montagna Pistoiese, rigorosamente a latte crudo. Se però si predilige il dolce potreste scoprire di essere arrivati nel Paese dei Balocchi, nella chocolate Valley Toscana. Tra Monsummano, la Valdinievole,

Agliana, Montecatini, Quarrata si possono trovare eccellenti produzioni di cioccolato, merito di maestri cioccolatieri di rara perizia, capaci di ammaliare regnanti di tutto il mondo, grazie all’altissima qualità dei loro prodotti.

FAGIOLI DI SORANA E PECORINO A LATTE CRUDO DELLA MONTAGNA PISTOIESE ELETTI PRESIDIO SLOW FOOD La pasticceria locale raggiunge il suo massimo punto di leggerezza con i brigidini di Lamporecchio, friabilissime cialdine dorate quasi trasparenti, un’ antica ricetta nata dall’insieme di uova,

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zucchero e farina, dal delicato sapore d’anice. Ancora un dolce tipico del territorio pistoiese, accanto alle famose cialde d’ostia di Montecatini, è il berlingozzo, una ciambella semi secca tipica del periodo di Carnevale, ma il cui impasto, leggermente modificato, è utilizzato anche per i pippi della corona di San Bartolomeo, il tipico dolce regalato ai bambini il 24 agosto, in occasione della festa del Santo. Dovrei raccontarvi ancora dei nostri salumi, dei mieli, degli incredibili vini, dei funghi, della ricotta, delle castagne, ottime per i necci da farcire con il pecorino del latte della pecora nera Massese.


Tra i prodotti più apprezzati della nostra montagna ci sono anche i frutti di bosco, in particolare il mirtillo. La grande diffusione di questa pianta è fatta risalire al turismo inglese presente sulla montagna tra il 1800 e il 1900, che ne svelò il segreto della marmellata agli abitanti, unitamente alle molte possibilità di utilizzo ed alle note proprietà benefiche del suo frutto. Di grande interesse anche l’antica cucina pistoiese che, seppur caratterizzata da prodotti poveri, trova una suo posto nel panorama gastronomico italiano con piatti come il carcerato, la farinata con le leghe o i maccheroni all’anatra di San Iacopo.

Paginad’apertura:Tipiciconfettipistoiesididiversa forma e gusto. Pagine. Dall’ alto in basso: Prodotti tipici dell’enogastronomiapistoiese:laraccoltadelle oliveelaproduzionedell’olio,ilpecorinoalatte crudo,ibrigidini,ilconfettopistoiesedurantela lungalavorazione,ivaritipidifagiolodiSorana, il cioccolato.

MAGIE DI ZUCCHERO I confetti brignoccoluti sono il simbolo gastronomico della città I brignoccoluti confetti di Pistoia, consistenti, tondi e dalla superficie gibbosa, sono da secoli uno dei simboli gastronomici della città. Lo zucchero bianco che avvolge il ripieno deve cadere goccia a goccia per 10 ore, per ricoprire il tradizionale ripieno all’anice, nel tempo affiancato dal coriandolo, la mandorla, il cioccolato, le nocciole e l’ arancia candita. Nel Trecento la funzione principale del confetto era quella medicinale, veniva infatti venduto nelle farmacie come digestivo. Più tardi, nel Settecento, si lanciava fra la folla nelle occasioni gioiose e durante la festa del patrono Iacopo o, bucati ad anello, erano inseriti all’interno della corona di San Bartolomeo. E’ noto che il prezioso dolcetto pistoiese ammaliò Papi, regnanti, scrittori e poeti, che nella sua dolcezza trovarono ispirazione.


ALLA SCOPERTA DELLA MONTAGNA Per regalarsi il giusto refrigerio durante le giornate di calura estiva o per mettersi gli sci ai piedi e godersi un weekend di relax invernale: la montagna pistoiese è splendida e adattissima in ogni occasione. Un territorio ricco di fascino, di turismo e di natura incontaminata da visitare in qualsiasi stagione, per scoprirne i tesori, il folklore, le tradizioni e la ricchissima gastronomia: da Piteglio a Sambuca, fino a San Marcello Pistoiese e Pracchia, lungo strade e sentieri che hanno fatto la storia dell’Italia intera.

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Itinerari fruibili attraverso sentieri naturalistici, alla scoperta di luoghi che hanno segnato il tempo e fatto la storia, come le vecchie Ferriere e la Ghiacciaia della Madonnina, restaurati e promossi dall’Associazione Ecomuseo della Montagna Pistoiese, una lunga camminata attraverso la Valle del Reno che scende verso Pracchia e raggiunge l’Emilia Romagna a Ponte alla Venturina. E’ lì che questo percorso immaginario attraverso la nostra Montagna si lega alla tecnologia, ai trasporti ed all’ingegno ottocentesco: la ferrovia Porrettana. Un patrimonio unico, da valorizzare a livello turistico, che in passato consentiva di collegare direttamente Pistoia con Bologna, prima dell’apertura della direttissima Prato-Firenze.

Al confine con l’Emilia, si può risalire verso Sambuca Pistoiese per avventurarsi in direzione di Pavana, Torri e Castello di Sambuca. Oggi questi percorsi sono stati adeguatamente segnalati e resi disponibili agli amanti della natura e delle camminate per capire, in prima persona, quanto nel passato fosse difficile e faticoso muoversi.

CHILOMETRI NEI BOSCHI E CARATTERISTICHE STAZIONI DA VISITARE, DOVE IL TEMPO SEMBRA ESSERSI FERMATO

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Per cercare tranquillità cosa c’è di meglio che rifugiarsi ad Orsigna, il piccolo e isolato borgo reso famoso dal suo legame con lo scrittore Tiziano Terzani? Basta scendere qualche chilometro verso Campo Tizzoro per trovarsi immersi nel mondo dell’ex SMI, la grande azienda che ha dato lavoro a migliaia di persone sulla montagna, adesso trasformata in un museo a cielo aperto e sotterraneo; un’area di storia e tradizione nel segno della polvere da sparo e delle armi, che hanno reso questo paese famoso nel mondo. Spostandosi più in alto ecco che si arriva a Pian de’ Termini, sede dell’Osservatorio Astronomico, che dal 2015


Paginad’apertura:Unsuggestivotramontosulla montagna pistoiese. Paginaafianco:Angolidellamontagna:Paesaggioautunnale,Orsignael’osservatorioastronomico con la sua sofisticata strumentazione. Pagina frontale. In alto: Le piste innevate di Abetone e Doganaccia. In basso: Le piste della Doganacciaduranteleaperturenotturnedegli impianti.

ospita il Parco delle Stelle. La struttura, realizzata dagli artisti Silvio Viola ed Andrea Dami, ha lo scopo di far conoscere il sistema solare da un punto di vista molto particolare. Da lì si ammira tutta la vallata ed il caratteristico borgo di Gavinana, che ospita cimeli legati alla vita del condottiero Francesco Ferrucci, giustiziato nell’agosto del 1530 proprio nel centro del piccolo paese, che deve essere assolutamente inserito nell’itinerario di visite di una montagna ricca di attrazioni e di luoghi da scoprire ogni giorno, innamorandosi dei suoi panorami mozzafiato.

NEVE E DIVERTIMENTO E’ la neve la grande protagonista della stagione invernale, quella che dà una fisionomia diversa ed unica alla montagna e che copre con il suo gelido mantello le maggiori località sciistiche dell’Appennino Pistoiese: Abetone e Doganaccia. Uno spettacolo impareggiabile quello che le suggestive piste innevate di Abetone offrono a chiunque le visiti per sciare, camminare o anche solo trascorrere una giornata di relax invernale.

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Moltissime le possibilità offerte dal vasto comprensorio sciistico dell’Appennino centro-settentrionale, tra le più suggestive la recente apertura notturna delle piste della Doganaccia . Dallo storico borgo montano di Cutigliano, situato a 1.600 metri di quota, a bordo di una moderna funivia in 8 minuti si raggiungono le piste della Doganaccia, dove sport, divertimento e natura sono godibili in ogni stagione e… ad ogni ora!


ECOMUSEO DELLA MONTAGNA Tutela e valorizzazione del territorio

L ’idea di costituire un sistema museale sulla Montagna Pistoiese nasce nel 1988, per opera della Provincia di Pistoia e dei Comuni del territorio. Il progetto è ambizioso e innovativo e trae ispirazione da realtà europee all’avanguardia in ambito museale, adottando appunto la formula dell’Ecomuseo: una strada molto conosciuta all’estero, soprattutto in Francia e nei paesi nordici, non altrettanto in Italia. Quando l’Ecomuseo della Montagna Pistoiese muove i primi passi, i progetti similari

in Italia si contavano sulle dita di una mano. Pluripremiato per l’idea di fondo (targa d’oro a Parma per il miglior progetto di valorizzazione dell’Appennino) nel corso degli anni l’Ecomuseo da progetto è divenuto realtà, fino a raggiungere la sua conformazione attuale. È stato il primo Ecomuseo attivo in Toscana. Diversamente dai cugini europei, l’Ecomuseo della Montagna Pistoiese non si presenta come un parco tematico o un’area circoscritta dove ricostrui-

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re artificialmente edifici e strutture del passato; l’Ecomuseo qui ha operato e opera come strumento per leggere il territorio, per far emergere il lavoro secolare dell’uomo sull’ambiente, lavoro di cui rimangono tracce e testimonianze diffuse su tutta la nostra montagna.

SEI ITINERARI ALLA RISCOPERTA DI ANTICHI MESTIERI. È VISITATO DA 10.000 PERSONE OGNI ANNO Il progetto ha recuperato queste testimonianze, restaurando edifici, percorsi, manufatti; le ha poi messe a sistema, strutturando una rete di sei itinerari, dotati di musei, luoghi del lavoro, punti


canti, svolta a tappeto su tutta l’area della montagna pistoiese. Inoltre è da poco collocato nel Palazzo anche il Centro di Documentazione sull’Emigrazione “Mario Olla”. L’Ecomuseo è frequentato da quasi 10.000 visitatori all’anno, sia adulti che ragazzi. Per le scuole offre specifiche proposte didattiche, gestite da qualificati operatori, su argomenti quali l’energia rinnovabile, la storia del territorio, flora e fauna, le tradizioni popolari, i vecchi mestieri, ecc.

informativi, che rendono evidente al visitatore e agli stessi residenti la propria storia e il processo di formazione del paesaggio che oggi caratterizza la Montagna Pistoiese. Dal 2011 l’Ecomuseo della Montagna Pistoiese è gestito dalla omonima Associazione, di cui fanno parte i vari Enti attuatori. La lettura storico-culturale proposta dall’Ecomuseo si articola

quindi in un sistema di sei itinerari che sono offerti alla fruizione del pubblico, alla riscoperta di antichi mestieri, fabbriche del ghiaccio, molini ad acqua e mugnai, ferriere e fabbri, transumanza e pastori, pietre e scalpellini. I sei itinerari tematici sono contraddistinti ciascuno da un colore-guida. Il Centro operativo a cui fa riferimento tutto il sistema museale ha sede a Gavinana, nello storico Palazzo Achilli, dove è ospitato anche l’Archivio sonoro dell’Ecomuseo, una ricerca di oltre 1000 documenti sonori, in prevalenza

Per contatti ecomuseo@provincia.pistoia.it Tel. +39 800 974102 www.ecomuseopt.it

Pagine in alto e in basso: Ecomuseo della MontagnaPistoiese:Natura,percorsitrekking,antichi mestieri e laboratori didattici per bambini. Pagina frontale. In basso: Cartina della montagna pistoiese con i principali centri turistici.


DA LEONARDO A PINOCCHIO Around Montecatini Terme In posizione strategica nel panorama toscano, a pochi chilometri da città d’arte, mare, alta montagna e natura incontaminata, il territorio della Valdinievole, fin dai primi anni del Novecento, ha conosciuto periodi di grande ricchezza intorno al bene più prezioso per l’uomo, l’acqua, nella sua accezione di benessere e cure termali. Ma questo è anche un territorio che ha dato i natali ad artisti, scienziati, poeti e personaggi più o meno fantastici, caratterizzato da un panorama variegato, ricco di borghi da scoprire e di esperienze da vivere… Magari percorrendo con lo zaino in spalla le seducenti strade di questa terra meravigliosa.

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Vi siete mai chiesti perchè si parla sempre più spesso di Grande Valdinievole? C’è chi sostiene che ciò sia giustificato dall’aver dato i natali a Leonardo Da Vinci, chi invece lo attribuisce all’essere terra di origine del burattino Pinocchio, al quale lo scrittore Carlo Collodi dette vita proprio in questi luoghi. Ma cosa offrono le terre di Leonardo e di Pinocchio per essersi guadagnate un titolo tanto altisonante? Per prima cosa possono sicuramente vantare una posizione geografica invidiabile, data dalla sua centralità rispetto a tutte le più famose città d’arte Toscane, si trovano infatti a pochi chilometri da Pistoia, Firenze, Pisa e Lucca.

Possiamo proseguire ponendo l’attenzione su un paesaggio vario per morfologia, storia, arte e natura, ricco di borghi e castelli medievali, che sorgono come antichi gioielli tra colline verdeggianti e rigogliose.

UN INVITO A PERCORRERE IL TERRITORIO CON LENTEZZA ALLA SCOPERTA DI ARTE E NATURA INCONTAMINATA

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Partiamo da Collodi con Pinocchio e la sua villa, attraversando Pescia e le 10 castella; proseguiamo per Uzzano con il suo castello e Buggiano, la cui Villa Bellavista è seconda solo alla Reggia di Caserta. Anche Massa si fa vedere dall’alto con il proprio castello, Ponte Buggianese invece custodisce un importante patrimonio artistico, gli affreschi di Annigoni. Chiesina Uzzanese ha una piazza importante, un tempo rifugio di pellegrini, Pieve a Nievole si riconosce per il casolare di caccia della famiglia Medici e Monsummano Terme per il castello situato nella parte alta del Comune, oltre che per la famosa Grotta Giu-


sti, così come particolare è il castello di Larciano. Lamporecchio, infine, si estende sulle pendici occidentali del Montalbano e lambisce l’area del Padule di Fucecchio, ai limiti orientali della Valdinievole. La località sicuramente più famosa per la sua secolare storia di centro termale è senza dubbio Montecatini Terme, caratterizzata dalle splendide architetture liberty degli stabilimenti. Montecatini rappresenta un esempio di vera città termale, con parchi, caffè, negozi, un punto di attrazione per i nobili nei primi anni del Novecento. Qui si trovano anche grandi opere d’arte: le ceramiche della Gal-

leria delle Bibite di Basilio Cascella, gli affreschi di Giuseppe Moroni, le decorazioni di Ezio Giovannozzi nella cupola della tribuna dell’orchestra coperta con tegole a squame in maiolica della Manifattura Chini. È un paesaggio intatto, autentico, che in mille anni non è stato quasi per niente modificato, scandito da catene di poggi coperti da verdi uliveti. Il territorio può essere percorso a piedi o in bicicletta, godendo di splendidi panorami, respirando i profumi della natura e gustando i sapori tipici della tradizione, diversi e unici in ogni paese o borgata che si incontra durante questo appassionante viaggio.

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www.tomontecatini.com Paginad’apertura:InternodelletermeTettuccio con i banchi di mescita e le ceramiche di Basilio Cascella. Pagine. In alto: Il ricco territorio della Valdinievole:PercorsotrekkingaLamporecchio conVillaRospigliosidiSpicchiosullosfondo/antichimestierinelpadulediFucecchio/L’arroccato borgodiCastelvecchio.Inbasso:VillaBellavista aBorgoaBuggiano/AffrescodiPietroAnnigoni nella chiesa di San Michele Arcangelo a Ponte Buggianese/VedutadeiborghidiMassaeCozzile /LastoricafunicolarecheunisceMontecatinicon Montecatini Alto.


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TRA ARTE E BENESSERE Montecatini Terme suggestivo percorso Liberty, Monsummano Terme gemma preziosa Montecatini Terme rappresenta da sempre la patria dello stile Liberty, che regala alla città una esposizione d’arte a cielo aperto, in ogni angolo che si decida di esplorare. Partendo da Piazza del Popolo, il cuore pulsante della città, il viaggio del Liberty ci porta lungo Viale Verdi o al palazzo del Municipio. Ma questo è solo l’inizio della risalita che ci guida verso gli stabilimenti termali, passando per il cinema Excelsior, con la tettoia in ferro e vetro e l’interessante soluzione della facciata curvilinea porticata. Lasciandosi sulla sinistra il verde della pineta, ecco spuntare il Padiglione Tamerici e lo stabilimento Excelsior, nato come caffè-concerto e poi trasformato in complesso termale nel 1915. Basta voltare di nuovo lo sguardo verso Nord per godersi le ultime due grandi strutture: le Leopoldine ed il Tettuccio. Proprio a fianco della sorgente del Tettuccio c’è lo stabilimento Regina, che ospita la fontana del Romanelli con la raffigurazione dell’airone e della rana, simbolo della città. L’ultima tappa del tour del Liberty è quella delle Terme Tamerici, all’interno della pineta, con le maestose opere di Galileo Chini.

Molte le tipologie di terapie offerte dagli stabilimenti termali, oltre alla famosissima la cura idropinica, ovvero per bibita, con il passare degli anni si sono affermate anche altre tecniche di trattamento che vanno dai massaggi ai fanghi, dalle inalazioni ai trattamenti estetici. Qualche chilometro verso sud-ovest ecco il paese di Monsummano Terme, che ci regala un’altra gemma preziosa, la Grotta Giusti, con la sua fonte termale che risale al 1849, quando fu scoperto un incredibile paesaggio: stalattiti e sta-

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lagmiti, corridoi e ambienti sotterranei e un suggestivo laghetto d’acqua calda, il tutto oggi trasformato in un moderno stabilimento termale.

www.tomontecatini.com Pagina a fianco: Lo splendore dello stile liberty all’internodellostabilimentotermaleTettuccio. Pagina frontale in alto: Fontana al centro del maestosocolonnatodellostabilimentoTettuccio. Inbasso:GrottaGusti,MonsummanoTerme,la grotta e la piscina termale.



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Progetto editoriale DISCOVER PISTOIA Giorgio Tesi Editrice, Pistoia www.discoverpistoia.it Impaginazione e foto Nicolò Begliomini Giorgio Tesi Editrice, Pistoia

Testi Martina Meloni Traduzioni Studio Blitz, Pistoia Impianti e stampa Industrie Grafiche Pacini, Pisa


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